Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri
della domenica 09 - 22 dicembre 2013 - anno I n. 0
spagine
Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri
Lecce, 22 dicembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 09
Osservatorio I numeri dello Stato che diventa “biscazziere”
Ludopatie un affare a cui è difficile rinunciare
di Gianni Ferraris
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i gioco d'azzardo, ludopatie e della tragedia che sta minando la vita di molte famiglie, in particolari indigenti, comunque povere, si sta molto dibattendo in questi giorni. Da una parte uno Stato che diventa biscazziere e incassa dai giochi d'azzardo, dall'altro i gestori di gioco d'azzardo che non hanno regole. Questa deregolazione iniziò con la finanziaria del 2000, quando di fatto si liberalizzò il gioco d'azzardo dandolo in concessione ai gestori, in primis ad AAMS (Azienda dei Monopoli di Stato). Da allora si è assistito ad una vera e propria escalation dei giochi, ad una pubblicità continua, pressante, bugiarda nei fatti. Basti pensare che la pubblicità del tabacco è vietata, mentre quella del gioco d'azzardo è non solo sopportata, addirittura supportata. Per capire il fenomeno occorre guardarci dentro, capirne i numeri e interpretarli. Ultim’ora
Il governo accattone guidato da Enrico Letta ha inserito nella legge di stabilità una norma che precede l’apertura di 30 nuove sale bingo e 7000 per videolottery con l’obbiettivo di rubare 145 milioni di euro dalle tasche degli italiani. A questo aggiungiamo la scelta di costruire nuovi stadi. Evidentemente tutto indispensabile per uscire dal tunnel della crisi: Bingo e Stadi. Il turismo? Ma per favore, non facciamo i bacchettoni moralisti, qualche pezzo di intonaco (per altro vecchio) che cade a Pompei e la Reggia di Caserta ridotta a discarica e transennata non ne giustificano certo le spese del recupero. Potremmo venderle a qualche magnate russo, immaginate che cosa stupenda un bel casino alla Reggia? Di lusso.... lusso... lusso... Con tutta probabilità il sindaco d’Italia plaudirà alle decisioni.
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biocottati dagli enti preposti. Anticipo che i dati utilizzati sono relativi agli anni 2011 e parzialmente 2012. Il motivo è semplice, AAMS (Azienda dei Monopoli di Stato) dal 2012 non ha più reso noti i dati dei giochi come faceva prima, anche se forniva solo i dati nazional ie regionali, sollecitati più volte via mail da chi scrive e da organizzazioni che si occupano del fenomeno giochi d’azzardo, semplicemente e banalmente non rispondeva. Il motivo della cessazione della pubblicazione dati che è stato addotto da un funzionario della regione Lombardia è il seguente “non li pubblichiamo per evitare facili speculazioni” (Sic!). Il popolo bue non ha diritto di sapere. In un incontro a Lecce alla domanda “se il Prof. Veronesi chiedesse i dati della diffusione dei taNumeri e cifre bacchi, rispondereste che è un facidel gioco d’azzardo le speculatore e magar ineico della E allora parliamo di gioco d’az- patria?” il funzionario ha detto zardo, forse è bene entrare anche “Ni!!!” con i numeri nel fenomeno della piaga. Nel 2011 il mercato mondiale Per farlo utilizziamo dati dalle dei giochi (legali) è stato di 2214 seguenti fonti: Libera e Conagga miliardi di euro. L’Italia, con l’1% (Coordinamento Nazionale Gruppi della popolazione mondiale. RapGiocatori Azzardo) che hanno fatto presenta il 4,4% del mercato monin questi ultimi anni un egregio la- diale e il 15% di quello europeo. voro di ricerca e analisi, anche se
Nei solo gratta e vinci nel 2010 siamo stati al primo posto a livello mondiale (19% dei biglietti venduti nel mondo intero). Per il gioco on line l’Italia si pone ai primi posti con il 23% del mercato. Nei primi otto mesi del 2012 ogni italiano (maggiorenne in quanto il gioco dovrebbe essere vietato ai minori) ha speso 1703 euro. Al primo posto ci sono Videolottery e Slot. Seguono il Gratta e Vinci, Lotto, Scommesse sportive, Superenalotto, Bingo e Scommesse ippiche. Evidentemente lo Stato incassa sempre più denaro dall’azzardo. FALSO, lo Stato, secondo la tabella che segue, incassa sempre meno in quanto è aumentato il payout (pagamenti di vincite) e sono aumentati a dismisura i profitti dei gestori dei giochi. Nell'anno 2004, la spesa complessiva è di 24.8 miliardi di euro, l'entrata erariale è di 7.3 miliardi = 29.4% Nel 2005 la spesa complessiva è di 28,5 miliardi di euro, l'entrata erariale è di 7.3 miliardi = 29.4%6,16 miliardi = 21,6% Nel 2006 la spesa complessiva è di 35.2 miliardi di euro, l'entrata
erariale è di 7.3 miliardi = 29.4%6.72 miliardi = 19% Nel 2007 la spesa complessiva è di 42.1 miliardi di euro , l'entrata erariale è di 7.3 miliardi = 29.4%.2 miliardi = 17,1% Nel 2008 la spesa complessiva è di 47.5 miliardi di euro, l'entrata erariale è di 7.3 miliardi = 29.4%7.75 miliardi = 16.3% Nel 2009 la spesa complessiva è di 54.4 miliardi di euro, l'entrata erariale è di 7.3 miliardi = 29.4%8.8 miliardi= 16,1% Nel 2010 la spesa complessiva è di 61,4 miliardi di euro, l'entrata erariale è di 7.3 miliardi = 29.4%8.7 miliardi= 14,1% Nel 2011 la spesa complessiva è di 79,9 miliardi di euro, l'entrata erariale è di 7.3 miliardi = 29.4%8,8 miliardi= 11 % Nel 2012 la spesa complessiva è di 94 miliardi di euro (stima), l'entrata erariale è di 7.3 miliardi = 29.4%7,9 miliardi = 8,4 % Come si nota più aumentano le giocate, più diminuiscono le entrate per l’erario, un vero scempio per la ragionevolezza, una enorme risorsa per le mafie. Chi gioca?
La deregolazione iniziò con la finanziaria del 2000, quando di fatto si liberlizzò il gioco d'azzardo dandolo in concessione ai gestori, in primis ad AAMS (Monopoli di Stato). Da allora si è assistito ad una vera e propria escalation dei giochi, ad una pubblicità continua, pressante, bugiarda nei fatti. Il rapporto 2011 della Corte dei Conti evidenzia come il consumo dei giochi interessi le fasce sociali più deboli. “Gioca il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti ai ceti medio basso”. (Eurispes 2007). Milton Fidman negli anni ’50 disse che il gioco d’azzardo è un vero business sulla povertà. Nel dettaglio le ricerche hanno evidenziato la platea dei giocatori abituali: Su un campione di questionari (1836 validi) fatto a Reggio Emilia, Vicenza, Modena, Bologna, Roma, Varese, Salerno, Cosenza, Verona, Parma e Prato nel 2012 sono emersi i seguenti dati sulle caratteristiche sui giocatori: Maschi:76,4%; Femmine: 67,6%. Meno scolarizzazione uguale a più giocatori: gioca il 75,6% di chi ha la licenza elementare; 80,3% licenza media; 70,4% diploma; 61,3% laurea. Meno lavoro più gioco: 70,8% di chi ha un lavoro fisso; 73% di chi è disoccupato; 80,2% di chi è precario e cassaintegrato; 73,7% degli studenti; 63,5% dei pensionati; 65,4% delle casalinghe; 75,2% Minorenni nonostante il divieto Dipendenze da gioco d’azzardo
Secondo recenti elaborazioni (fonte:CNR) emerge che: In Italia il 42% delle persone fra i 15 e i 64 anni ha giocato almeno una volta; nell’ultimo anno, equivalenti a 17 milioni di italiani; La maggior parte dei giocatori non è a rischio; 1,7 milioni di italiani sono a rischio; Poco più di 500 mila persone rispondono ai criteri diagnostici certificati come giocatori d’azzardo patologici. E’ aumentato il numero dei giocatori (i cosiddetti «giocatori sociali», che giocano senza essere a rischio; E’ aumentato però anche il numero dei cosiddetti giocatori problematici o a rischio (coloro in cui non si è ancora instaurata una dipendenza, ma con una possibile progressione verso una forma di malattia); E’ aumentato il numero dei «giocatori d’azzardo patologici»: coloro che hanno instaurato una dipendenza che compromette lo stato di salute fisica e psichica. La diagnosi di questa patologia si basa sulla rispondenza ai criteri diagno-
stici descritti nella Classificazione fatto, 65.000.000 di euro, al netto Internazionale delle malattie di quelli da 5 euro. dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (ICD10, F63.0) e nel Nel dettaglio: DSM-IV-TR dell’ American PsyBiglietti vincenti 5, la % sul venchiatric Association. duto è 0,0000167, i premi 500.000,00. Si sono inoltre valutati i costi soBiglietti vincenti 25, la % sul venciali delle ludopatie tenendo conto duto è dello 0,00008, i premi le seguenti voci: 100.000,00. Costi sanitari diretti (ricorso al Biglietti vincenti 250, la % sul medico di base del 48% più alto ri- venduto è delllo 0,0083, i premi spetto ai non giocatori, interventi 10.000,00. ambulatoriali psicologici, ricoveri Biglietti vincenti 5.000, la % sul sanitari, cure specialistiche per la venduto è dello 0,016, i premi dipendenza…). 1.000,00. Costi indiretti (perdita di perBiglietti vincenti 7.500, la % sul formance lavorativa del 28% mag- venduto e dello 0,025, i premi giore rispetto ai non giocatori, per- 500,00. dita di reddito…). Biglietti vincenti 55.000, la % sul Costi per la qualità della vi- venduto e dello 0,22, i premi 100,00. Biglietti vincenti 120.000, la % ta (problemi che ricadono sui familiari, violenza, rischio di aumen- sul venduto è dello 0,4, i premi 50,00 Biglietti vincenti 90.000, la % sul to di depressione grave, ansia, deficit di attenzione, bassa resistenza venduto è dello 0,3, i premi 25,00. Biglietti vincenti 270.000, la % ad altri tipi di dipendenze, idee suicidarie, ossessione per il gioco e sul venduto è dello 0,9, i premi 20,00. per i soldi necessari a giocare…). Biglietti vincenti 300.000, la % Dalla ricerca e dalle valutazioni si ipotizza un costo per la società sul venduto è dell’ 1,2, i premi 15,00 Biglietti vincenti 2.030.000, la % pari a una cifra che oscilla fra i 5,5 sul venduto è del 6,8, premi 10,00. e i 6,5 miliardi di euro. Biglietti vincenti 8.010.000, la % sul venduto è del 28,7, premi 5,00 Pubblicità dei giochi. L’etica dello stato che, con la finanziaria del 2000 ha liberalizzato Gioco illegale e mafie il gioco d’azzardo e dato carta La malavita organizzata vede il bianca ai gestori e ad AAMS ha ge- gioco d’azzardo come una fonte di nerato mostri. La pubblicità fuor- reddito pari alla vendita di sostanviante e falsa ne è uno splendido ze stupefacenti. Intanto gestisce il esempio, ricordiamo lo spot televi- gioco illegale, stimato in 10 misivo che diceva “Ti piace vincere liardi di euro annui, con scommesfacile?” o le vetrofanie nelle tabac- se clandestine, sale gioco illegali, cherie, edicole, bar ecc. che dicono addirittura con la stampa e vendita “Gioca oggi, diventa milionario. di gratta e vinci taroccati e in altre Questa è vera istigazione al gioco mille forme. ed è pubblicità assolutamente falPerò si inserisce nel gioco legasa. le con alcuni stratagemmi: Il gioca d’azzardo in Italia è vieCon la concessione, attraverso tato dalla legge. Per ogni lotteria o prestanome, di sale bingo e punti estrazione o gioco on line ed off li- scommesse; ne occorre un decreto ministeriale Con l’ imporre ai commercianti che lo consenta. il noleggio di videogiochi, in alcuDa un’analisi sul gratta e vinci ni casi, ma non sempre, truccati; de Il Miliardario autorizzato con Con la gestione diretta di bische DM in gazzetta ufficiale in data clandestine e il gioco d’azzardo, 14/9/2005 si evidenzia che venne- promuovendo il toto e il lotto nero, ro stampati 30.000.000 di biglietti e le corse ippiche clandestine; da 5 euro (valore complessivo Inserendosi nel segmento del 150.000.000 di euro. Questi gene- gioco d’azzardo on-line, in espanrarono “vincite” pari a sione e meno rischioso e che gra105.000.000 di euro. Queste “vin- dualmente sostituirà le bische e il cite” sono un dato falso. gioco in nero; Con il riciclaggio di Il 61,5% dei biglietti perde. denaro sporco, anche attraverso Il 28,7% vince 5 euro (il costo l’acquisto fraudolento di biglietti del biglietto, una partita di giro in legali vincenti; sostanza). Praticando prestiti ad usura nei Quindi lo Stato restituisce, di confronti dei giocatori incalliti.
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A volte gestendo i punti del compro oro spesso nelle vicinanze di sale gioco. Però siamo in periodo di crisi e di necessità di rientro, il governo attuale si è speso nel gioco d’azzardo in modo encomiabile. Ogni slot machine deve essere collegata telematicamente all’erario per stabilire le giocate e pagare le tasse relative. La Guardia Di Finanza scoprì come le 10 sorelle (i concessionari di Slot machine) avessero “scordato” di collegare le loro macchine mangiasoldi e vennero emanate sanzioni e multe pari a 2,5 miliardi di euro nei confronti di: Bplus, Lottomatica, Snai, Sisal, Cirsa, Codere, Cogetech, Gmatica, Gamenet, Hgb. In particolare si segnala che la proprietà di Bplus fosse di Francesco Corallo, latitante, arrestato nel 2013 per corruzione. Il governo Letta, nella necessità di fare cassa, pèortò queste sanzioni, con un vero e proprio colpo di mano, a 500 milioni di euro (sconto dell’80%). Di questi ne ha incassati solo 250 circa perchè le concessionarie dissero che era troppo esosa la cifra. Inoltre il governo è stato battuto su un emendamento della Lega Nord e altri che chiedeva una moratoria di un anno su nuove concessioni. Il governo diede parere negativo, venne però battuto perchè alcuni senatori del PD votarono contro, non certo per motivi etici, piuttosto perchè “ci siamo sbagliati”. *** Concludiamo questa carrellata di numeri dicendo che chi scrive è decisamente contrario al proibizionismo. Vietare il gioco d’azzardo altro non farebbe che riconsegnarlo tutto quanto nelle mani delle mafie. É tuttavia indispensabile che lo Stato riacquisisca l’etica lasciata nelle cifre del pareggio di bilancio in nome del quale ogni cosa è lecita, anche massacrare con tasse occulte come quella sul gioco. Occorre che si vieti ogni tipo di pubblicità, che si vieti il gioco ai minori effettuando controlli che non esistono allo stato attuale, magari obbligando i gestori di slot a mettere apparecchiature di verifica del codice fiscale come per i distributori di sigarette. Ed occorrono normative severissime per chi vende giochi d’azzardo, dai gratta e vinci in avanti.
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Contemporanea Il debito pubblico italiano, a fine ottobre 2013, ha raggiunto la cifra di 2085 miliardi d’euro
Il fardello
34.750 euro sul capo di ogni cittadino
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econdo le ultime statistiche ufficiali, il debito pubblico italiano, a fine ottobre 2013, ha raggiunto la cifra di 2085 miliardi d’euro. Pensare, che il sottoscritto serba ancora vivo il ricordo del momento in cui, intorno al 1980, la medesima risultanza arrivò a toccare la soglia di 516 miliardi (per l’esattezza, all’epoca si trattava di un milione di miliardi delle cessate lire), suscitando molti clamori e fiumi di commenti, ma, a seguire, nella sostanza, ahinoi niente altro. *** L’attuale esposizione, come è noto, corrisponde ad oltre il
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130% del prodotto interno lordo e, ragguagliandola alla popolazione del nostro paese, sarebbe come dire che, sul capo di ogni cittadino, gravi pressappoco un fardello di 34.750 euro. Da notare che su questo autentico «baratro» corrono anche gli interessi e, di conseguenza, viene quotidianamente a determinarsi una sensibile lievitazione. Eppure, di siffatto dato che caratterizza i conti dello Stato si sente parlare meno che di altre faccende (si crede forse che qualche grazia divina metterà le cose a posto?), laddove, abnorme spesa pubblica a parte, la più pesante palla al piede dell’Italia è rappresentata pro-
prio dal debito. Il guaio è che, oggi come oggi, non si discerne minimamente attraverso quali strumenti porvi rimedio, nemmeno proiettando e diluendo la soluzione del problema nell’arco dei decenni a venire. Per la verità, un percorso esisterebbe: visto che si va da sempre affermando che nel nostro Paese alligna un’enorme evasione fiscale (redditi non dichiarati per diverse centinaia di miliardi e, in correlazione, minori imposte riscosse dallo Stato stimate da autorevoli fonti nell’ordine di centotrenta miliardi all’anno), perché, una volta per tutte, non si focalizza l’attenzione su questo punto? In proposito, una mia piccola
personale idea: dal momento che intratteniamo, ormai in via consolidata, cordiali e amichevoli rapporti con gli U.S.A. ed essendo notorio che in tale Paese le tasse vengono pagate da tutti e su qualsiasi reddito, perché non ricorriamo alla collaborazione delle Autorità americane, facendoci aiutare ad organizzare e a mettere a regime un’efficiente macchina fiscale? Credo che basti volerlo, però volerlo veramente.
di Rocco Boccadamo
Diario politico
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La presunta trattativa tra Stato e mafia per le stragi del 1992: non è ancora chiaro come, quando e dove il Presidente della Repubblica intende testimoniare
Napolitano I
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Lecce, 22 dicembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 09
faccia solo il cittadino
n Italia conviene mordersi le labbra e la lingua prima di dir bene di qualcuno. Confesso di aver più volte elogiato le scelte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per almeno i suoi primi cinque anni di presidenza. Non mi pento di averlo fatto. Chi fa l’osservatore e l’analista politico così si deve comportare, senza pregiudizi e nella libertà di giudizio, da cambiare eventualmente col cambiare del fatto e dei protagonisti da valutare. Mi rendo conto che da almeno due anni Napolitano esercita il ruolo di Presidente in maniera difforme da quello che prevede la Costituzione e contro la stessa consuetudine. E’ vero anche – va detto a suo beneficio – che taluni suoi predecessori non si sono comportati molto meglio, Cossiga e Scalfaro, per esempio; e che oggi c’è un vuoto politico che lui cerca di riempire come può e come sa. Non è un compito facile né da poter delegare ad altri. Cossiga, con le sue esternazioni, incominciò a picconare il sistema del quale lui era il vertice. Scalfaro “autorizzò” i giudici a far notificare a Berlusconi un avviso di garanzia mentre questi era in un convegno internazionale a Napoli come Capo del Governo del paese ospitante. Gesti di natura eversiva, fatti passare come normali, anzi meritevoli di medaglie al valore. Perché qui in Italia il metro di valutazione non è quello degli altri paesi a democrazia liberale, che si fondano sul diritto. Rispetto a Cossiga e a Scalfaro, però, Napolitano almeno non ha compiuto gesti clamorosi; un po’ partenopei sì, facendoli passare come cose fatte alla buona e soprattutto a fin di bene. Si può dire che anche Cossiga e Scalfaro agissero a fin di bene; ma Cossiga era coinvolto nella questione assai grave di Gladio e Scalfaro in quella non meno grave della presunta trattativa tra Stato e mafia. Insomma la compagnia dei suoi due predecessori un po’ dovrebbe inquietarlo, tanto più che oggi lui è chiamato a pagare per l’operato sia del picconatore Cossiga e sia del machiavellico Scalfaro. Ha incominciato a farla di fuori, come volgarmente si dice, con la nomina di Monti a Senatore a vita nel novembre del 2011, poi con l’incarico allo stesso di fare un governo di tipo assembleare, che rispondesse più che alle Camere al Quirinale, ossia a lui. Ha continuato intervenendo in campagna elettorale agli inizi
di Luigi Montonato
Giorgio Napolitano
del 2012 genericamente contro i populismi, ma in specifico contro Grillo e Ingroia, poi facendosi rieleggere e dettando delle condizioni, quindi nominando dei senatori a vita di una ben precisa parte politica, ancorché non dichiarati, e continuando di fatto ad essere lui il referente del governo delle cosiddette “larghe intese”, ormai diventate una barzelletta con le varianti: sottintese, malintese e via in invenzioni lessicali parodistiche, di cui noi italiani siamo maestri. Oggi si pone il problema Napolitano. Con tutto il rispetto che si deve all’uomo va detto che la faccenda è grave, perché siamo in presenza di una persona anziana, la quale non si sente responsabile di fronte a niente e a nessuno. Questa coda presidenziale, da lui non voluta – almeno nelle dichiarazioni ufficiali – lo mette nelle condizioni, anche per la debolezza della politica, di comportarsi come vuole, senza preoccupazioni formali. La sua età lo preserva quasi da condanne – beninteso morali e politiche – perché la saggezza popolare dice che vecchi e forestieri possono dire e fare quello che vogliono. Napolitano è una cosa e l’altra:
vecchio per gli anni, forestiero per la sua condizione di sopravvissuto in territorio politicamente “straniero” e forse anche un po’ “nemico”. Cosa ha a che fare lui con le nuove generazioni di politici ormai abbondantemente presenti sulla scena dei partiti politici italiani? E’ un nonno, a cui finora gli manifestano rispetto, se non affetto. Non tutti, a dire il vero. Grillo e Brunetta lo minacciano di impeachment, mentre Marco Travaglio infuria con le sue critiche sul “Fatto quotidiano”. Non riusciranno a scalfirlo. Figurarsi, avevano minacciato sfracelli contro la Cancellieri! Poi i pifferai si sono silenziati. Ma c’è un punto che non si può assolutamente far passare come normale, anche se temiamo che, come per gli altri, non accadrà nulla. É la sua testimonianza al processo palermitano sulla da lui ereditata spinosa questione della presunta trattativa tra Stato e mafia per le stragi del 1992. Non è ancora chiaro come, quando e dove intende testimoniare. La faccenda è di estrema gravità. Solo un atto di coraggio, forte e chiaro, potrebbe restituire agli italia-
ni un minimo di fiducia dopo tutto quello che c’è stato e ancora c’è coi processi politico-mafiosi. Andreotti fu prosciolto da una certa data in poi; i reati degli anni precedenti riconosciutigli andarono in prescrizione. Il che significa che il processo, vero per certi aspetti, fu aggiustato per altri; e comunque Andreotti era colpevole di associazione mafiosa. Scripta manent. Se qui non si chiarisce il ruolo che ebbe Scalfaro e i suoi collaboratori in quella drammatica stagione, che vide massacrare i giudici Falcone e Borsellino, e attentare ad una serie di edifici simbolo in tutta Italia, la gente ha ragione di convincersi di essere rappresentata e governata da mafiosi. E potrebbe darsi che più che ad essere noi a chiedere l’uscita dall’Europa, sia propria l’Europa a sbatterci fuori perché indegni di stare nel consesso di democrazie che da secoli hanno fatto della legge e del diritto le loro bandiere. Napolitano può in questa non facile e drammatica situazione dire una parola di verità, restituire agli italiani la fiducia nelle istituzioni. Non il Presidente, perciò, non il re; ma Napolitano faccia solo il cittadino!
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Libri “É mia convinzione che non è necessario abitare nella giungla dei libri. Ma avere una esperienza diretta nella selva della vita. Pena: il critico atroce che, nella sua pomposa sufficienza e arroganza, deforma la sensazione artistica fino a renderla inconoscibile...”
Amor di lib «Tutto quello che ho scritto ora mi sembra soltanto paglia» diceva Tomaso D'Aquino sul letto di morte. E Ralph Waldo Emerson «Quando l'artista ha esaurito i suoi materiali, quando la sua fantasia non dipinge più, la mente non concepisce più pensieri, e i libri gli sono di noia - gli rimane pur sempre una risorsa, vivere». E ancora Honoré de Balzac «Io scrivo la Commedia Umana, però scrivere mi impedisce di vivere, ma non vorrei scrivere, perchè è faticoso, fa male, io vorrei vivere, amare... Chi mi definisce vanesio, superficiale, lunatico, eccentrico, ha la stessa ragione di chi mi giudica saggio, misurato, profondo. Niente mi stupisce ormai di me stesso, e niente mi stupisce ormai di voi». (Primum vivere, deinde philosophari! - Aristotele).
E
cco, scopo di questo articolo è di delineare un punto di vista sui libri, in quanto esperienza vitale; nel senso che essi rappresentano solo una esperienza, tra le tante, nella vita di una per-
sona. E il mio auspicio non è quello di vivere in questa giungla libresca - bensì quello di uscirne! La vita è già tanto una giungla... di per sé. Quindi considero la mia frequentazione libresca nella stessa misura in cui confluisco con altre manifestazioni della vita e del pensiero; tutte, però, connesse tra loro, e i libri ne rappresentano una parte, come il cielo, le stelle, la campagna o il letame. La conoscenza o saggezza la si attinge direttamente dalla fonte della vita stessa, e non attraverso i «maestri», in tutti i campi... salvo le eccezioni, che la eccedono , appunto, dalla vita che conosciamo oggigiorno. E mi dispiace per costoro che dovrebbero riscattarci e purificarci, ma purtroppo sono usati in vita, e dimenticati post-mortem. Mi persuade l'idea che non bisogna leggere tanto, ma concentrarsi su pochi lucidi libri veramente rivoluzionari - e cioè, ispirati e ispiratori, e dobbiamo ritenerci fortunati se ce ne capita una manciata in tutta la vita. E comunque, non sono certo questi i libri che fanno breccia tra la grande massa del pubblico. Solo i mediocri, gli scrittori di minor talento sanno richiamare l'attenzione dell'uomo della strada. E fino a che punto tale sovrabbondante fornitura di foraggio mediocre potrà arrivare... non è dato ancora saperlo. Ma una cosa oggigiorno è certa: gli illetterati non sono certo i meno intelligenti tra gli scrittori e i lettori. Io non nutro nessun riguardo o reverenza verso gli scrittori e i loro libri, son come gli altri... nè più nè meno, sono esseri umani. Per non parla-
re poi di quelli che s'inoltrano nella autobiografia, senza sapere che nessun autore è mai stato veramente in grado di darci la sua vita e i suoi pensieri. L'autobiografia è pura immaginazione. Tutta la nostra teoria dell'educazione è fondata sull'irrazionale premessa che dobbiamo imparare a nuotare sulla terra prima di entrare in acqua. E questo vale sia per praticare le arti che per ottenere il sapere. Si ostinano a trasmettere modelli educativi ritenuti adatti a tutti, senza tener conto dei singoli temperamenti e degli individuali tipi di intelligenza e tanto meno della personalità dell'unico. Attraverso lo studio di opere di altri viene trasmessa la creatività, fino agli assurdi e fecondi "corsi di scrittura creativa" di cui la nostra epoca è incauta vittima ritrovata; e come tale ne subisce i dolori. Vanno a scongiurare che qualcosa accada veramente, consegnando puerili stereotipi allo zelo negligente delle masse che ad altro non aspirano che a diventar scrittori, illudendosi, autoingannan-
dosi; come fosse possibile, scontato, esser autori di un qualche cosa, e per giunta attraverso una serie di lezioni oggi tanto in voga. E' comunque tempo sprecato. Quattro buoni scrittori in un ciclo generazionale bastano; ma quando gli scribacchini sono una serie infinita diventano zero. Si scrive in tanti per non dire niente. Così come si accede a tutto oggi per saperne sempre di meno. Non dobbiamo stupirci, quindi, se produciamo migliori ingegneri che scrittori, migliori periti industriali anziché pittori. E gli artisti, quelli veri, alla fine risultano veramente pochi; il resto va tutto al macero. Mi conforta comunque sapere che bisogna operare una severa selezione nel campo delle Arti e delle Lettere, per confermare quanto detto. Non che io abbia letto tantissimo, sono lontanissimo da uno studioso, un topo di biblioteca, un uomo "colto", e tuttavia anche lontano da tutta la saccenteria arrogante di cui il nostro tempo abbonda. Il mio restringimento a poche
“L'opera venga giudicata e analizzata, accettata e goduta in se stessa, senza l'ausilio di nessuno, senza intermediari. Un contatto diretto è quello che ci vuole, necessario e risolutivo, decretando così il tramonto definitivo della critica settoriale e della massa degli addetti ai lavori”...
bro...
buone letture nel campo dei libri corrisponde esattamente allo sfoltimento nel campo delle relazioni sociali... Sono pochi quelli che vivono con saggezza e pienamente. Presumo che per il lettore questi articoli, come le prefazioni dei libri, sono quasi sempre una noia, ma la ragione per cui mi spingo a scrivere è proprio quella di evadere da tale sentimento; forse questa città, come la Recanati del Leopardi, non offre diversivi. Ora capisco i tanti monasteri, la clausura, il voto... c'era più vita là dentro, una vita spirituale certo, ma tangibile, per paradosso. É mia convinzione che non è necessario abitare nella giungla dei libri. Ma avere una esperienza diretta nella selva della vita. Pena: il critico atroce che, nella sua pomposa sufficienza e arroganza, deforma la sensazione artistica fino a renderla inconoscibile. Lo psicologo, con il suo schemino professionale, non fa che accentuare la sfocatura. Gli interpreti, coi loro ragli d'asino e crocettine estetiche pre-confezionate favorisco-
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di Antonio Zoretti
no solo confusione. Il presentatore, con il suo corso pre-matrimoniale, amministra e gestisce le serate mondane, annoiandoci e non poco, ecc. ecc. Tutto il mio sforzo va nella direzione opposta; io sono avverso a tutto ciò; sono dell'avviso che l'opera venga giudicata e analizzata, accettata e goduta in se stessa, senza l'ausilio di nessuno, senza intermediari. Un contatto diretto è quello che ci vuole, necessario e risolutivo, decretando così il tramonto definitivo della critica settoriale e della massa degli 'addetti ai lavori', vanificando ogni tentativo critico sull'esistenza. Ecceduta l'arte e gli artisti, il resto va da sé. Coloro che sanno come leggere un uomo sanno anche come leggere i suoi libri. Per coloro l'elenco parla da sé. Penso a Goethe e ai suoi «libri viventi>>. Per lo scrittore un libro è qualcosa che si vive, una esperienza, non un progetto da eseguire secondo leggi e capitolati. Penso a Céline, un gigante fra i contemporanei... Quando poi si viene a Dostoevskij, Maeterlinck, non si arriva mai a
dire l'ultima parola a loro riguardo. Poi, c'è il marchese di Sade, una delle figure più volutamente fraintese di tutte le letterature (la cui opera più sensazionale è ancora proibita in Francia). E ancora Yeats, Oscar Wilde, D. H. Lawrence... Nessun bibliotecario mi ha mai dato un aiuto diretto, perchè non mi sono mai rivolto a lui. Quindi, se la mia "vita letteraria" è un fallimento, non sarà certo colpa sua. Vorrei aggiungere altre parole ad altri autori di cui i loro preziosi volumi ho avuto il piacere d'incontrare ma, con discrezione, con tatto, umiltà e devozione tralascio. Mi mancano le parole. Mi rendo conto che questo articolo che tratta di libri, andrà in mano a gente che non ha mai letto autori coma Davila, Cioran, Céline, Pound, de Sade ecc. Il nostro mondo si sta consegnando alla fine. Se un nuovo mondo nascerà dovrà basarsi sui fatti quanto sulla fede. Il verbo dovrà farsi carne. Non vi è un libro, al momento, che possa segnalare l'immediato futuro, possiamo solo ascoltare noi stessi, e le differenze tra noi esseri terrestri sono nulla. Uniti nel silenzio e al di là del dolore - senza manifestazioni emotive, cuori sanguinanti, isterismi o frasi! Speriamo solo che Dio vegli sulle Sue creature. Ecco, se pur navighiamo nelle stesse acque e dormiamo sotto lo stesso cielo... ci rendiamo conto dei bisogni di tutti? Allora, se scrivere libri è restituire ciò che abbiamo appreso dall'esperienza della vita, dai nostri fratelli e sorelle, allora va bene che ci siano più libri; altrimenti... che vadano tutti in malora con le loro patetiche presentazioni e annesse colonne sonore, e tutti i luoghi che si prestano a tale scopo per ospitare e sorreggere le bretelle di tali presunti autori; ma vadano tutti in malora e non solo loro, ma le catene editrici e tutta la carta e i rotoli del mondo, se per la loro distribuzione è necessario che il 99 per cento degli "addetti ai lavori" si umili nelle fabbriche di montaggio necessarie per la produzione di tali oggetti, chiamati libri. Nel prossimo articolo, forse, parlerò degli autori sin qui appartati, ma che rappresentano anch'essi, nelle Arti come nelle Lettere, una eccezione. Tutta la storia dell'Arte, di tutte le Arti è solo eccezione; tutto il resto è noia e consolazione. Già, come la Recanati del Leopardi... «Io ero spaventato nel trovarmi in mezzo al nulla, un nulla io medesimo. Io mi sentiva come soffocare, considerando e sentendo che tutto è nulla, solido nulla..». diceva Giacomo Leopardi «pare un assurdo, e pure è esattamente vero, che, tutto il reale essendo un nulla, non v'è altro di reale né altro di sostanza al mondo che le illusioni» concludeva Giacomo. A presto, e buon esperire.
spagine
Lecce, 22 dicembre 2013 - spagine n° 0 - della domenica 09
pagina n° 8
Copertina In prima e in ultima due “Appuntazzi” di Gianluca Costantini da Luzzara
Il testo è un frammento di Giuseppe Semeraro - Su issuu.com/mmmotus la raccolta in un album degli Appuntazzi di G. Costantini