Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri
della domenica 12 - 12 gennaio 2014 - anno 2 n. 0
spagine
Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri
La copertina del libro di Gianluca Conte per Musicaos Edizioni
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Lecce, 12 gennaio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 12
Beni Culturali L’inaugurazione, sabato 11 gennaio, della mostra dedicata al Castello Carlo V e dei nuovi spazi restaurati nei sotterranei
Lecce, una città IL CASTELLO CARLO V tracce, memorie, protagonisti
Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Lecce, Brindisi e Taranto
Info: www www.sbap-le.beniculturali.it .sbap-le.beniculturali.it
Le Lecce / Castello Carlo lo V gennaio - 23 febbraio 11 gen aio 2014
apertura da lunedì a v apertura e 9.30 - 12.30 venerdì ore sabat e 17.00 - 20.00 sabato e domenica ore
UNIVERSIT UNIVERSITA’ UNIVERSIT SITA A’ DEL S ALENTO SALENTO
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Città Cit tà di Le Lecce cce
disabilitata
Se la cultura non è per tutti allora di cultura non si tratta di Fabio A. Grasso
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'11 gennaio alle ore 17 si è inaugurata la la mostra sul castello di Lecce all'interno della stessa fortezza. E così pure sono state inaugurati una parte degli ambienti sotterranei del castello. L'11 gennaio 2011 alle ore 17 con l'inaugurazione di questa mostra si è perpetrato però l'ennesimo misfatto nei confronti della persone con disabilità. Gli spazi sotterranei presentati al pubblico con una enfasi sdolcinata e autocelebrativa fino al parossismo (è sempre di poco buon gusto chiedere alla platea di applaudire ora questo ora quel funzionario) sono inaccessibili e impraticabili ai disabili. Gradini, cordonate, passerelle che si interrompono all'improvviso così come certe strade che finiscono nel vuoto perché figlie della peggiore subcultura dell'era di tangentopoli. Come è possibile che, ancora oggi, quando Lecce vuole candidarsi a capitale europea della Cultura per il 2019 si inaugurino spazi pubblici non accessibili a tutti? Se la cultura non è per tutti allora di cultura non si tratta. Il Sindaco di Lecce, Paolo Perrone, intervenuto all'inaugurazione sappiamo essere persona sensibile alla tematica (basti considerare, infatti il caso del Sedile in via di risoluzione) della disabilità e siamo convinti che in tutte le prossime inaugurazioni la prima cosa che egli, primo cittadino, verificherà è che lo spazio pubblico da inaugurare garantisca l'accessibilità a tutti.
Castello Carlo V°, un’immagine dei sotterranei
Davvero strana questa inaugurazione, poi, perché il restauro del castello non è terminato. Perché le inaugurazioni non si fanno, come in tutti i paesi normali, a lavori compiuti? Questo non rispetto della accessibilità ai disabili è ancora più grave perché il progetto di restauro è stato seguito e forse addirittura redatto dall'architetto Giovanna Cacudi della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Lecce la quale a sua volta è un organo periferico del Ministero dei Beni Culturali. Ed allora se non è questo Ministero a tutelare il diritto alla cultura per tutti chi se ne dovrebbe occu-
pare? La Soprintendenza di Lecce con questo restauro (peraltro architettonicamente molto discutibile perché è la classica progettazione a catalogo) ha violato quello che è il principio fondamentale del Ministero cui appartiene. A dire il vero non ci sarebbe neanche bisogno di una legge che obblighi a rendere accessibili a tutti, anche ai ciechi, tutti gli spazi pubblici e a maggior ragione quelli della cultura. Siamo convinti che il Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, approverebbe questo nostro pensiero e visto che a questa inaugurazione per fortuna non è venuto, solleciti la So-
printendenza di Lecce e l'architetto incaricato del restauro a provvedere immediatamente perché gli spazi sotterranei del castello diventino accessibili a tutti, e venga poi, il Ministro, a verificare di persona Una cosa è chiara infine, chi non abbia dimostrato compatibilità con il buon senso, lo spirito innovativo di Lecce 2019 e del Ministero dei Beni Culturali venga rimosso subito e destinato ad altro incarico. Queste inaugurazioni fanno del bene solo alle carriere di chi le organizza. Abbiamo bisogno di menti nuove, fresche, oneste, il tempo di crescere è arrivato.
Di Fabio Antonio Grasso su Spagine un approfondito saggio sul Castello di Lecce http://issuu.com/mmmotus/docs/spagine_-_il_castello_carlo_v_-_di_?e=9256684/6311115
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Appuntazzi Una tavola di Gianluca Costantini con una citazione di Piero Ciampi
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Ludopatie Governi e gioco d’azzardo: nè di destra nè di sinistra
Tutti uniti
al casinò I
di Gianni Ferraris
ecc.) vediamo nel dettaglio: Multa da 2 miliardi e mezzo di euro per le dieci sorelle concessionarie di slot e giochi sanata con 500 milioni (sconto dell’80%) mai pagati. Proposta di legge della lega nord sostenuto da SEL e casaleggiani che prevedeva la moratoria di un anno su nuove aperture di locali per il gioco d’azzardo. Governo battuto in aula peer l’errore di molti PD che si sono giustificati così “Ops, ci siamo sbagliati”.
l gioco d'azzardo non è di destra nè di sinistra, la porcata appartiene a tutti. Il fatto che Berlusconi sia il più citato è solo perchè ha governato di più. Letta lo sta raggiungendo in fretta nel giro di pochissimi mesi. Ecco una brevissima cronistoria. 1997 Il governo Prodi introdusse la doppia giocata di Lotto e Superenalotto e le Sale scommesse. 1999 Il governo D’Alema fece nascere le sale Bingo. 2003 Col governo Berlusconi arrivarono le Slot machine. 2005 Sempre con Berlusconi vennero introdotte la terza giocata del Lotto e le scommesse Big Match. Ad illustrare, Un’opera di Riccardo Freddi, artista di Bee Live,
2006 Il governo Berlusconi introdusse i nuovi corner e (dette VLT, apparecchi simili punti gioco per le scommes- alle slot machine ma con premi molto più alti e soprattutto se. con la possibilità di spendere 2007 e 2008 Governo Pro- molto più denaro). di: vennero promossi i giochi 2011 il Governo Berlusconi che “raggiungono l’utente” (sms, telefonici, digitale ter- istituì il gioco del Bingo a direstre) e venne reso legale il stanza, l'apertura di ben 1.000 gioco d’azzardo on-line (sep- sale da gioco per tornei di poker dal vivo, l’aumento del nupure solo in forma di torneo). mero delle VideoLottery fino 2009 Governo Berlusconi: al 14%, l’apertura di 7.000 (decreto n.39 del 28/04/09) nuovi punti vendita di scomintrodusse nuove lotterie ad messe ippiche e sportive, amestrazione istantanea (gratta pliò l’offerta di giochi numerie vinci), nuovi giochi numerici ci, introdusse un nuovo gioco a totalizzazione nazionale promosso in ambito europeo, (come il Win for Life), e sancì poi un concorso aggiuntivo la nascita delle VideoLottey mensile del SuperEnalotto, e
infine sancì le modalità di funzionamento dei “giochi di sorte legati al consumo”, una specie di azzardo pensato per coloro che vanno a fare la spesa, a cui verrebbe proposto di non ritirare il resto ma di giocarselo. Il governo Monti, nel 2012, mise in “stand by” quest’ultima porcata. *** Il governo Letta invece si distingue in modo particolare per l’improvvisazione, l’approssimazione e la sciatteria (vedi vicende IMU TRASI TUC IUC, vedi la vicenda dei 150 euro che volevano scippare al personale della scuola
20 dicembre 2013: il governo ritira la proposta degli alfaniani che volevano penalizzare i Comuni contro il gioco d’azzardo. In pratica volevano fare una norma che diceva “i comuni che regolamentano il gioco d’azzardo non avranno più soldi dal governo centrale”. Norma fortunosamente ritirata in quanto talmente spudorata e ai servizi delle mafie che neppure un inetto come Letta ha osato. Ha inserito nella legge di stabilità una norma che prevede l’apertura di 30 nuove sale bingo e 7000 per videolottery con l’obbiettivo di scippare altri 145 milioni di euro dalle tasche degli italiani, possibilmente dai più deboli. Nel gennaio 2014, per sanare il buco della cosiddetta mini IMU i comuni italiani, tramite il presidente ANCI Fassino, chiesero al governo Letta di mettere una tassa una tantum sul gioco d’azzardo, la risposta fu un secco NO, l’IMU la paghino tutti, ma guai a chi tocca il gioco, le mafie e il malaffare!
Di Gianni Ferraris sulle Spagine della domenica del 22 un saggio sul gioco d’azzardo
http://issuu.com/mmmotus/docs/spagine_della_domenica_09?e=9256684/6314848
Contemporanea La questione carceraria
L’indulto e l’amnistia potrebbero essere l’inizio d’una più radicale e strutturata riforma della giustizia
Cos’è un uomo? Q
uante volte l’esistenza umana viene oltraggiata, sporcata, violata? Quante volte viene umiliata e, con un approccio subdolamente riduzionistico, di essa s’interpretano solo alcuni aspetti? Quante volte sentimmo declamare la formula assiomatica: “La vita umana è sacra e inviolabile”. Ebbene, fuori da qualsivoglia complicanza etica, oltre ogni concezione dogmatica, vorremmo davvero che fosse così. Vorremmo che la vita fosse una possibilità da respirare a piene mani. Un arcobaleno che strazia il cielo e annuncia il sereno, un piatto di grano, un giorno di nuvole e sole. Vorremmo che la vita fosse l’insopprimibile occasione per tutti gli uomini. E vorremmo, soprattutto, che la politica, scienza dell’occorrenza e della mediazione, si adoperasse sempre per trovare risposte, soluzioni praticabili. La vita deve essere, per l’innanzi, degnamente vissuta. Sempre, in ogni circostanza, anche in condizioni di privazione della libertà. Migliaia e migliaia di detenuti sono costretti a stazionare stipati gli uni contro gli altri in celle asfittiche, sporche, con servizi igienici fatiscenti? Apaticamente, senza alcuna speranza, senza alcun decoro, agnelli sacrificali che misurano un nulla esistenziale. Il neosegretario leghista Matteo Salvini, enfatizzando la rozza vulgata securitaria e manettara del suo partito, ha sostenuto che il governo dovrebbe occuparsi di lavoro, di economia, e non di carcerati. Ma i più deboli della società non sono “materia prima”, che dovrebbe scuotere il fare politica? La praxis governativa non si può esimere dall’affrontare responsabilmente un anello debole. Da tempo, l’Unione europea condanna l’Italia per le invivibili condizioni in cui versa il sistema carcerario. Il sovraffollamento è solo l’aspetto più eclatante e terminale d’una situazione allarmante, di continua emergenza. Occorrerebbero misure risolutive e non pannicelli caldi per portar sollievo ad un’umanità do-
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di Marcello Buttazzo
Ad illustrare: Julian Beck e Judith Malina in prigione nel 1971. La prigione è quella del Dipartimento per l'ordine politico e sociale di Belo Horizonte
lente. L’indulto e l’amnistia potrebbero essere l’inizio d’una più radicale e strutturata riforma della giustizia. Alcune forze partitiche (Radicali in testa) e il vasto universo cattolico caldeggiano interventi drastici. Il mondo istituzionale non può più latitare e deve fotografare lo stato di disagio, deve destrutturare il contesto, apportando benefici fruibili. Scrupolosamente si sta muovendo Anna Maria Cancellieri che da tempo propugna “più sicurezza, più gratuità, meno carcere”, illustrando un piano trasversalmente condivisibile. Innanzitutto, il ministro della Giustizia ha sostenuto che verrà presto istituto un Garante nazionale delle persone private della libertà. Un provvedimento ineludibile, visto che il nostro Paese ha ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la Tor-
tura. Abbiamo fino a maggio 2014 per seguire l’esempio di Paesi più virtuosi, come l’Inghilterra, la Francia, la Germania, la Spagna. Secondo Cancellieri, “serve un forte cambiamento culturale”. Effettivamente, è fondamentale guardare con occhi nuovi ad un mondo che, sovente, ha patito sofferenze inenarrabili. L’organismo penitenziario è gravemente malato, è in agonia, e necessiterebbe di accorgimenti adeguati. Tutti i cittadini ( e non solo gli addetti ai lavori) devono porsi con insistenza il quesito morale di base: cos’è un uomo? Per poter espiare doverosamente la pena, i detenuti dovrebbero essere messi in uno stato appropriato. Opportunamente il ministro Cancellieri prevede per essi più ore d’aria, lavoro, musica, attività culturali e sportive. Insomma, disposizioni che vanno nella direzione della rieducazio-
ne. In particolare, gli schieramenti parlamentari, spesso guidati da artificiose alchimie e da logiche interne di frammentazione, dovrebbe fare un acuto esame di coscienza. Quanti sono, nelle nostre prigioni, i povericristi che si sono macchiati di reati di scarsa o nessuna pericolosità sociale? Quanti sono i migranti, i tossicodipendenti, i piccoli spacciatori, le donne con bimbi piccoli al seguito, i malati di varie patologie, che riempiono le celle? Una oculata depenalizzazione e l’assegnamento in prova ai servizi sociali non gioverebbero? La legge Bossi- Fini sull’immigrazione e la Fini- Giovanardi sulle droghe non sarebbero da revisionare integralmente, dal momento che sono le principali responsabili della insostenibile bulimia carceraria?
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Scritture
Non dirò della pazzia e delle sue tante patologie. Non pronuncerò il lemma: malattia. Né vi dirò delle forme buone della follia. Che confina con la libertà e la saggezza… di Vito Antonio Conte
L
a prima volta l’ho incontrata che andava – gli occhi fissi, quasi sbarrati – verso un muro di conci di tufo a vista che ormai non esiste più. Come quel luogo. È diventato, come tant’altro, qualcosa d’irriconoscibile. Eppure familiare. L’ho incontrata per puro caso. Uscii da quella che allora era casa mia nel mentre lei, masticando parole incomprensibili (a me, allora), si dirigeva verso quel confine di pietra per toccarlo. Come di necessità. Il bisogno di stabilire un contatto con qualcosa di reale fuori di sé, ché dentro un altro confine – nell’evanescenza dei suoi pensieri - s’era sbriciolato. Ma anche quella consistenza – sotto le sue dita – era friabile, farinosa, ingannevole, come ogni costruzione quaggiù. Portarono via lei e i suoi capelli elettrizzati quasi subito. La rividi dopo qualche tempo, quando la mia infanzia crepuscolava, aprendo la tenue e incerta luce dello spazio e del tempo dell’adolescenza. La salutai come salutano i cristiani da queste parti. Dalla sua bocca dura uscì un suono che non modificò l’immutabilità del suo viso e del suo incedere meccanico ma che scosse il mio sentire ancora molto acerbo: quel suono era un ciao che puzzava di farmaci e di morte. Un olezzo che ho incontrato, poi, spesso. Un odore che, dal miasma alla maleolenza, a volte, è diventato anche profumo. Com’è accaduto stamane. Una strana aulenza. È entrato nel mio ufficio con inoffensiva irruenza: Buongiorno dottò. Buongiorno signor..., vabbe’ un nome vale l’altro, dirò che si chiama signor Effe. Vuole un caffè, dottò? No, grazie! Ah già, non si può muovere. Glielo lascio pagato al bar? None. Grazie. E poi, posso muovermi, vede? Sine, ma è meglio non dire. Lei adesso mi vede ma io non sto qua e se qualcuno
sia Ad illustrare un’opera di Ramon Trinca, “Pazzia sei tu la mia pazzia”, Ritratto, Acrilico, 25x20cm, 2011
le chiede se mi ha visto lei cosa risponde? Chi? Il signor Effe? No, non l’ho visto. Ecco: perché spesso noi di notte lavoriamo… e quella sentenza, dottò, che lui a me mi doveva pagare, che io mi sono solo difeso, che a ottantacinque anni, del ventinove sono, c’ho ancora forza… (stringe il pugno della mano destra e lo batte, senza sbatterlo, sulla scrivania). E quello mi voleva mettere sotto, tentato omicidio dottò. Che il postino sapeva, ha visto tutto, ma l’ho lasciato stare che tiene moglie e tre figli e non ho voluto fargli perdere il posto, però deve pagare almeno l’avvocato mio, che vuole ottocento euri, che poi non è l’avvocato mio, lo sai no?, l’avvocato mio è quell’altro, quello che non viene mai… Tranquillo signor Effe… Che me le dicevano pure in Vaticano: quello ti deve pagare. In segreto me lo dicevano. Vedi noi come facciamo? Non ci chiamiamo per nome, abbiamo dei numeri, un codice, che prima erano numeri,
adesso sto in pensione e sono lettere e il nostro codice mo’ finisce a vu, come Vaticano. Siamo uno e tre. Siamo uno solo perché abbiamo giurato di essere solo… Signor Effe le dà fastidio se accendo una sigaretta? No, noi non fumiamo, che al Vaticano una stecca da dodici, non da dieci come qua, sai quanto costa, tre euri costa. Che puoi entrare e prenderne una, una sola però. Lì puoi entrare e prendere tre cose, solo tre cose, ma prima devi farti lasciare la tessera. Arrivi lì, da Roma, ci sono tre scalini, tre vescovi in pensione, chiedi la tessera, ti controllano, da solo, che abbiamo giurato di essere sempre da solo, puoi entrare e prendere tre cose, solo tre cose, lo sai perché dottò? Per non rivenderle, credo. Eh, per non fare contrabbando. Vedi, io lo so ma non lo dico per vedere se lo sanno gli altri. Per questo abbiamo giurato di essere sempre solo, anche se siamo tre. Come la croce. La croce comanda. Lo vuoi
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Benedetta
la paza un caffè, dottò? (entra una neolaureata che fa pratica forense…) Buongiorno signora, o signorina?, lo vuole un caffè? Qui le donne hanno più potere adesso. Lo sa perché? Perché non fanno più figli. Ci hanno superato tutti in Europa. In Germania, in Francia, in Spagna, anche in Grecia fanno più figli di noi. Solo il Portogallo fa meno figli di noi. E lei, signorina, mi ha visto? Se le chiedono se mi ha visto cosa risponde? No si deve rispondere. Se succede un incidente stradale e le chiedono cosa ha visto lei dica: no! Così non ha mai problemi. Se dice che ha visto qualcosa poi non la finiscono più. Signor Effe, le hanno fatto giurare anche questo? In tutti i paesi dove sono stato, anche fuori dal Vaticano, in Austria, in Libia, non ho mai detto cosa ho visto… Ma dottò, lo sai, è storia, la Francia c’ha le montagne, e volevano invadere la Polonia entrando dalla Cecoslovacchia, che la Polonia e la Cecoslovacchia a tanto così stanno
(e segna col grosso pollice e l’indice della mano destra un piccolo spazio, tipo cinque centimetri), ma non sapevano che c’era lo stretto di Messina. È storia. Noi siamo storia. Mio padre aveva tredici figli. Mio nonno Felice ne aveva quindici. Mo’ siamo rimasti due. Io ho diciassette figli, ma solo uno sta dichiarato qua: che è invalido al cento per cento, ma gli ho fatto dare il settantacinque per cento (tanto è uguale, all’INPS noi abbiamo i servizi segreti), così tutto handicappato può guidare la macchina, e va in giro e si gioca tutti i soldi sul computer, che quello dottò naviga, tutto handicappato naviga e gioca… Poi ho una figlia che fa la psicologa fuori... E, signor Effe, gli altri quindici? Uno solo è dichiarato, poi mia moglie dopo un anno è morta di ernia al disco e li ho fatti in giro da libero, che adesso sono libero, non come quando stavo a Corleone che ho imparato che c’era la mafia, o a Crotone dove i servizi segreti americani portavano la droga coi sommergibili… ve-
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di dottò io lo so ma non lo dico, che pure Mario Merola andava alla televisione ma era dei servizi segreti e la sorella mo’ sai dove sta? A Lugano sta. E sai con chi sta? Con la sorella di Alberto Sordi sta. E tutt’e due sai con chi stanno? Con la grande Mina stanno. A Lugano. Ma io non dico niente perché so che tu lo sai ma se ti chiedono se sai dottò, qual è la risposta? No. Bravo dottò, se no, non la finiscono più. È come quando esci dal supermercato e c’è un africano, ma più bulgari, insomma zingari, che ti chiedono soldi e gli dai dieci centesimi, poi quando ti rivedono di nuovo al supermercato vogliono altri dieci centesimi e se non glieli dai ti guardano male. Se invece la prima volta non glieli dai non ti guardano proprio. Allora se dici no, non hai mai problemi. Per questo noi spesso di notte lavoriamo e di giorno diciamo no… Ma da venti notti mi succede una cosa strana: sogno, mi sogno, mi sveglio e ved il diciassette, guardo la sveglia e vedo diciassette, guardo il calendario e vedo diciassette, sempre ’sto diciassette… è la disgrazia dottò… E lo giochi no? Diciassette e quarantadue… li giochi lei dottò, io ho giurato, noi non possiamo giocare… E questo ci porta all’origine… Ecco: lasci stare il tu e il lei e mi dica dell’origine e poi ci salutiamo. L’uomo è nato in Africa orientale, dove ci sono gli scimpanzé, perché le cose succedono sempre al sud, dove c’è povertà, lì ci sono le cose vere… e bisogna capire che il segreto non sta a Roma ma a Firenze, che comincia per effe… Grazie signor Effe, arrivederci. È andato via, sorridendo sotto i selvaggi baffi sale&pepe, e, una volta ancora, dopo averne più volte discusso e anche incidentalmente scritto, mi son chiesto: cosa si porta dentro il signor Effe? Tutto quel che è uscito fuori stamane, sì. Ma anche chissà cos’altro… No, non aggiungerò nulla. Ché ha ragione lui: poi non la finiscono più! Né spenderò parole per la pazzia. Né per quel che è creduto un suo sinonimo: la follia. Non dirò della pazzia e delle sue tante patologie. Non pronuncerò il lemma: malattia. Né vi dirò delle forme buone della follia. Che confina con la libertà e la saggezza… Chiuderò, invece, questa incursione con un pensiero di Blaise Pascal: “Gli uomini sono così necessariamente pazzi che sarebbe essere pazzo, con un'altra forma di follia, il non esserlo”. Approfondite, se volete… Intanto, ascolto, per l’ennesima volta, Cantaloupe Island di Herbie Hancock, e, dopo oltre nove minuti, siccome non ne ho mai abbastanza di jazz, passo alla versione funky-rap degli US3, Cantaloop (Flip Fantasia), a tutto volume. E me la ballo pure. Da solo. Anche se siamo in tre. Sarò pazzo?
Copertina
Con i titoli di Pagano e Conte, una nuova avventura editoriale
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Lecce, 12 gennaio 2014 - spagine n° 0 - della domenica 12
La copertina del libro di Luciano Pagano per Musicaos Edizioni
C’è MUSICAOS:ED Per la copertina delle Spagine della domenica, due copertine! Sono i primi libri di musicaos:ed. Usciranno in febbraio per dare il via a una nuova avventura di musicaos. Da settembre 2012 sono stati pubblicati 10 titoli in formato ebook, questi sono i primi 2 che usciranno sia in formato cartaceo che in formato ebook. Il gruppo editoriale - formato da Luciano Pagano, Gianluca Conte, Mina Cuppone, Matteo Serafino, Giuliana Pagano - ha in cantiere nuovi titoli. In febbraio la prima presentazione del progetto editoriale di musicaos:ed, e dei primi due titoli, si terrà negli spazi del FondoVerri.