spagine della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0
Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri
Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A. L. Verri
spagine
Votare stanca
V
della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0
l’opinione
ma finché c’è chi vota bisogna votare
otare stanca, ormai si è capito che in Italia non c’è più voglia di votare. Un lettore del “Corriere della Sera” in una lettera a Sergio Romano (5 maggio) ha scritto che secondo lui il poco afflusso alle urne è da attribuire alla concomitanza della giornata elettorale (domenica, 31 maggio) con il ponte del 2 Giugno (anniversario della Repubblica). Ma la precisazione di quel lettore conferma il dato di fondo: andarsene al mare è meglio che votare e conferma un altro dato, questo un po’ più vergognoso, che gli italiani, che si piangono addosso perché non arrivano a fine mese con lo stipendio o con la pensione, in realtà sono dei “mangia e caca”, i coricondi, adusi al godimento fisico e del tutto privi di senso civico. Mussolini li nobilitava alquanto chiamandoli “panciafichisti”. Erano altri tempi! Molta gente non vota – si dice – perché è schifata dalle ruberie dei politici, dalla corruzione dilagante, dagli scandali che si rincorrono per superarsi, dalla delusione sistematica dei tanti che in questi anni si sono proposti come angeli del bene e poi, una volta al potere, si sono rivelati geni del male. A che vale votare se la schifezza politica non cessa e anzi si colora di nuove tinte? Qualcuno poteva immaginare che la Lega di Bossi, quella di “Roma ladrona”, arrivasse allo schifo dell’appropriazione di soldi dello Stato per ristrutturazioni di case private e lauree a citrulli padani? Qualcuno poteva immaginare che un Alemanno – Msi, neofascismo, croce celtica, An, promesso sterminatore di ladri e corrotti, genero di Pino Rauti – giunto al potere, mettesse in essere un’organizzazione come quella di cui non c’è giorno che non se ne parli, detta “mafia capitale”? Nemmeno se me lo avesse detto mio padre morto io personalmente l’avrei creduto! Ma chi è la gente schifata, che baratta il proprio voto, una delle più grandi con-
di Gigi Montonato
quiste politiche dell’individuo, con la corruzione altrui e dice: io non voto perché sono tutti corrotti. E’ un soggetto politico che si va espandendo a macchia d’olio fino a lambire spazi di una certa sensibilità civica e di una certa cultura umanistica. Ma è un soggetto politico che non sa guardare a sé stesso, che dimentica di avere dei doveri, che è in debito con la Società, con lo Stato e con la Nazione (con le iniziali maiuscole, sissignori). Contadini, artigiani, commercianti, in gran parte evasori fiscali, che godono dei servizi dello Stato, che vanno a scuola gratis, che godono della sanità gratis, che non sanno ancora – se mai lo sapranno! – che cos’è l’Irpef, sempre pronti alle scorciatoie, ai raggiri, agli imbrogli. Questi signori preferiscono il ponte vacanziero al voto; preferiscono soddisfare la pancia e il culo piuttosto che il pensiero civile, l’impegno, sia pur minimo, di dare un contributo alla vita del Paese, di non stancarsi di esperire tentativi per migliorarne la situazione. Bisogna sentirli, questi cittadini indegni. Io questa volta il mio voto non lo do a nessuno! Ti è, che si prendono dal sottoscritto! Basta, non vado a votare, vadano a fare in culo tutti! Forse le parole lette non danno il senso pieno delle parole sentite, perché dette con la mimica facciale e la gestualità della circostanza. Quel che vogliono significare è che loro, proprietari di un bene che è il voto non intendono più privarsene, concederlo a soggetti immeritevoli. E meschini non si rendono conto dell’inutilità del loro gesto, della mortificazione della rinuncia, della velleità di una scelta. Mentre essi non votano, nuova genia di ignavi, chi vota, siano essi in pochi o in molti, si erge ad arbitro politico del Paese, senza avere chiare credenziali, sulla base della rinuncia altrui. Prendiamo gli attuali “angeli del bene”, che soni i grillini. Chi sono? A quali valori fanno riferimento, a quale ideologia, a quale storia? Sono come libri intonsi, quei libri che una volta per leggerli era necessario aprirli col taglia-
carte pagina per pagina. Oh, che sono bravi e belli, i grillini! Come sanno parlare contro! Ma nel momento in cui dovessero andare al potere, basterebbero le parole generiche di libertà, di giustizia, di solidarietà, che non si stancano di propagandare? Chi farebbe da garanzia alle loro cambiali piene di propositi meravigliosi? Prima c’erano i partiti. Oggi c’è la rete, un fantasma inafferrabile. E’ proprio l’iperattivismo di queste minoranze populistiche che dovrebbe allarmare i cittadini, indurli al voto oggi più che mai. Finché c’è gente che vota, per gli altri è un suicidio politico non votare. Quando in un teatro quelli seduti in prima fila, che sono una minoranza, si alzano in piedi, quelli che stanno dietro, che sono la maggioranza, se vogliono godersi lo spettacolo, devono alzarsi in piedi a loro volta, se non lo fanno e continuano a starsene seduti come pelandroni rinunciano ad un loro diritto. Che non è il voto in sé, ma quello di decidere o di dare un contributo alle decisioni. L’astensione dal voto dovrebbe a questo punto indurre le istituzioni a far ricorso ad alcuni anticorpi, creare cioè una democrazia più consapevole e più tosta. E soprattutto la politica, intesa come organizzazione di uomini e di interessi, dovrebbe escludere da sé sistematicamente la componente marcia e preservarsi da contagi, commistioni e intollerabili “solidarietà” di appartenenza. Un sistema si salva con le sue stesse risorse. Chi crede nel voto e gli riconosce un valore in sé e un potere strumentale, dovrebbe servirsene per combattere i nemici e gli speculatori. Se politici impegnati ed elettori eticamente motivati non sanno o non possono difendere l’interesse comune, prima o poi la spallata al sistema debole e corrotto, sotto forma di aiuto, avviene dall’esterno; ma a quel punto nella polvere non finiscono solo i metodi (voto e democrazia) ma anche le finalità.
spagine
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Ad illustrare l’immagine di copertina del romanzo di José Sarmago, “Saggio sulla lucidità” (Ensaio sobre a Lucidez)
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I simboli e le radici dei popoli i è svolta venerdì 5 giugno a Lecce una conferenza, tenuta dal professore Massimo Cacciari, sulla funzione delle Università. Sin dal tempo della loro istituzione, dopo il Mille, ha esordito il relatore, i più importanti Comuni italici ebbero consapevolezza dell'aprirsi alla conoscenza universale, alla sinergia tra gli indirizzi, diremmo oggi, umanistici e le "arti" scientifiche, in un diretto confronto fra docenti e studenti e senza "pensieri unici". Il filosofo, ha ribadito l'essenza del comunicare, dell'educare, del formare, concetti, finalità e metodi ben diversi da quelli dell'informare o dall'istruire. Per Cacciari l'Università, comunque di massa e non di classe, andrebbe salvata come vero "bene comune", altro che "acqua bene comune", ha sorvolanto intanto su aspetti , trucchi e distorsioni, attribuiti alla burocrazia ministeriale. A proposito dei casi in cui tradita resta la funzione educativa, intervenuto nel dibattito, ho chiesto se questo avviene anche, quando ai mi-
pensamenti
nori, persone in "formazione", si somministra l'insegnamento della religione. Non ho ricevuto risposta. Cacciari fa parte del resto di pensatori, "preoccupati" della vulnerabilità del mondo occidentale, rappresentato dalle misconosciute "radici cristiane". Essi liquidano del tutto il tema della laicità come l'abnorme, diffusa presenza di simboli ed intestazioni religiosi, ed il crocifisso, Cacciari, affermò al tempo del ricorso alla Corte Costituzionale, per defiggerlo, (nov. 2008) che "Cristo sarebbe il primo a non volerlo”, per lui invece il problema restava secondario o da ignorare. In Italia provate a toglierlo o chiedere di toglierlo e finirà o con l'estromissione dalla Magistratura dell' ex giudice Luigi Tosti o con la sospensione per un mese di quel docente del Nord che l'aveva solo deposto durante l' ora della sua lezione. Giacomo Grippa (rappresentante D. A. Lecce)
C spagine
osa resta degli eventi trascorsi? Il passato è sempre vivo, vibratile, riposa nel presente, è una vela di barche ammarrate e serene. Ormeggiato passato sulle sponde di questa vita, che desidera solo cogliere fiori di campo, papaveri insanguinati d’amore. Una vita essenziale, che s’accontenta di mirare un’alba solitaria e fremente e il volo delle rondini anarchiche, una placida sera, un crepuscolo aranciato, una notte fruscio di stelle silenziose. Una vita che non insegue più fantasmi con la lattea mantiglia ingannevole, né si perde a elucubrare le magnifiche questioni vacue, ma s’affaccia a osservare, stupefatta, odore di cielo. E, allora, cosa resta degli eventi trascorsi? Rimane la scaturigine d’essenza, il midollo che agitò gli adolescenziali anni, che sono ancora scolpiti nella mente. Quelle corse sfrenate con i compagni nei campi sterrati del paese a inseguire un pallone, quei giochi infantili e selvaggi e fantasiosi. Rimane quel senso di sacralità dell’amicizia, che da piccoli abbiamo imparato a coltivare, baluardo contro le ingrate e volgari offese di certo mondo circostante. Il gioco veniva inteso non come semplice trastullo quotidiano, ma aveva un significato più alto: era il collante che ci teneva uniti, omogeneizzando le nostre esistenze proletarie. Il gioco era un potente mezzo di comunicazione, di disvelamento degli istinti, di aggregazione sociale. Ci sentivamo affratellati e potevamo consolare il caduco tempo. Quante arrampicate sugli alberi, quante scorrerie nelle compagne dei contadini a rubare la frutta. Ma il passato non è stato per alcuni di noi, fanciulli giocosi, solo gioie, passatempi, sollazzi. A volte, il passato ha lasciato anche un segno indelebile nelle carni, si è insinuato nelle membra, ci ha squassato l’interiorità. Alcuni di noi sono stati significativamente colpiti dal travaglio, scavati dalla sorte. Negli anni adolescenziali e postadolescenziali alcuni di noi hanno dovuto traversare i loro inferni di tribolazioni, coi ginocchi piagati hanno dovuto percorrere gli incerti cammini, selciati malagevoli e infuocati. L’ esistenza non è solo rose e giacinti, non è solo spasso e godimento: la vita può es-
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contemporanea
La vita essenziale
sere anche dolore. E va vissuta fino in fondo, è un ineludibile caleidoscopio di sensazioni. Ogni fatto che viene, dall’interno e dall’esterno, ha il suo passo, la sua ragione. Il passato, talvolta, ci ha procurato angustie di varia natura e pugnali di mestizia ci ha inferto nel petto. L’atteggiamento antropologico più costruttivo non è certo quello di stagnare nella sofferenza, di crogiolarsi con essa: tutt’altro; la sofferenza va metabolizzata, digerita, va trasformata in qualcosa d’altro. Dal disagio, soprattutto quello psicologico, bisogna saper uscire con delicatezza, in punta di piedi. È vero, è necessaria sovente molta fatica, applicazione d’intenti, per riuscire ad elaborare dispiaceri e ferite sanguinanti e ad approdare su lidi di serafica accettazione. Il lavoro deve essere costante, pervaso d’abnegazione e amore.
di Marcello Buttazzo
Cosa resta degli eventi trascorsi? Il piacere di essere state giovani anime erranti, alla perenne ricerca della buona stella. Personalmente, custodisco dentro, nelle ossa, anche le antiche melanconie; e finanche con gelosia una passata storia fanciullesca di patimento esistenziale, che fece vorticare i venti e scombussolò parzialmente le stanze dell’anima. Oggi, però, quel dolore, che così intimamente condizionò i giorni, è stato compreso, decodificato, scomposto, ricomposto. Oggi posso guardare i cieli di giugno con rinnovata fiducia, scaldarmi al sole del meriggio, aspettare la notte amica. Nonostante l’endemica precarietà economica e l’età che avanza, posso fermarmi ai bordi del mondo e sperare che una nuova aurora verrà.
Ottava edizione di PE(N)SA DIFFERENTE Lecce, 11/12/13 giugno 2015 Palazzo Vernazza, Lecce Si festeggia l'espressione creativa e la bellezza in tutte le sue forme con incontri, cinema, teatro, danza, mostre, performance e tanto altro
Storia di un amore
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Questo racconto ha ispirato l’illustrazione di Efrem Barrotta, divenuta l’immagine dell’edizione 2015 di Pe(n)sa differente
'accettazione della propria fragilità e della morte dona all'uomo quella consapevolezza e sicurezza che prima, travolto dall'impressione delle cose, egli ignorava. La fragilità non significa nullità: anche le cose più umili acquistano valore perché dall'uomo vivificate. La sua voce, oh, la sua voce soave mi scioglie l'anima, mi toglie via qualunque incertezza, qualunque possibile angoscia. La sua voce: un canto che si smarrisce nel più dolce dei sogni. I suoi capelli, tenere spighe di grano color oro con mille sfaccettature bionde che brillano al sole. E infine ciò che amavo più di lui: i suoi occhi, un mare tranquillo nel quale mi perdevo. Un'illusoria perfezione. Era il mio nord, il mio sud, il mio est, il mio ovest, la mia settimana di lavoro e il mio giorno di festa, il mio meriggio, la mia notte, la mia parola, il mio canto... Era il mio tutto, il mio universo. Mi scivolò dalle mani, scappato via come fugge un animale dal cacciatore, volato via come gli uccelli
d'inverno. Sbagliai a pensare eterno quest'amore e solo ora me ne rendo conto. Le stelle non servono più: spegnetele tutte, una a una; smontate il sole e imballate la luna; strappate le selve e scolate tutto il mare. Eliminate ogni suo ricordo. Il piacere è andato via e non potrà più tornare. Rimane solo il sapore amaro delle lacrime un vuoto interiore incolmabile; un vuoto infinito, un dolore nel petto che ad ogni suo ricordo si intensifica sempre di più come se il cuore stia per scoppiare. Fuori è tutto cupo, tutto scuro; tutto è un suo ricordo che mi uccide dentro. Un fumo di tabacco ha divorato l'aria, la stanza è un capitolo dell'inferno. Ed eccomi, seduta, il cuore dentro una corazza dura. Mi cacci come un animale selvatico, fuggi via da me ma a me non importa: il tuo amore è un pesante macigno che incombe su di me ovunque possa fuggire. Per te, per me altro mare non c'è che il tuo amore, altra tregua non esiste in questo mondo. Altro sole non c'è che il tuo amore benché io non
so dove o con chi tu sia. Se non fossi tornata da esso ci sarebbero altri suoni a riempirmi il cuore e non solo le mie urla strazianti e i miei gemiti. Dove sei? Non scappare da me. Non fuggire. Rimani qui, ad accarezzarmi i capelli come nelle notti d'estate. Sfiorami dolcemente le candide mani e sorridimi con quel tuo unico sorriso. Non andare via. L'amore non è nel bollire più sodo, non è nell'esser bruciati come carbone ma in ciò che sorge dalle montagne nei petti sopra le giungle di capelli. Amore significa correre in fondo al cortile e sino alla notte corvina con l'ascia lucente tagliare la legna, giocando con la propria forza. Amare è sciogliersi dalle lenzuola strappate dall'insonnia, gelosi di Copernico. Per noi l'amore non è paradiso terrestre, a noi l'amore annunzia ronzando che di nuovo è stato messo in marcia il motore raffreddato dal cuore.
AG con Gio Batta Bucciol, Fernando Pessoa, Wystan Hugh Auden, Vladimir Majakovskj
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Decadenza
’osceno del villaggio è a piede libero. Si aggira fra di noi, è il concentrato dei vizi e delle dissolutezze degli italiani, è il fenomeno da baraccone nel gran Circo Barnum della nostra nazione. È una maschera tragica e comica di quest’italietta lunga lunga e stretta stretta, è il mostro che aspetta al varco della nostra addomesticata e borghese serenità. L’osceno è lo “scemo più scemo” del villaggio globale degli anni duemila. Per Nonciclopedia (contraltare online satirico ed irriverente della più nota Wikipedia), “Lo scemo del villaggio è un individuo che rallegra la vita dei concittadini urlando e urinando per strada. Vive nelle piazze e dorme sulle panchine, ma a differenza del barbone non chiede soldi, ha una casa che non occupa mai e le gote di un acceso colore rossastro. Potrebbe sembrare che sia perennemente ubriaco, infatti è così”. Qui Italia “Ogni giorno la vita è una grande corrita”/ e la notte, sulle terrazze del centro è di scena la malavita,/ …/ e con la benzina alle stelle e guasto il motore,/ il mattino diventa nero, se la macchina non può partire…/ “tu ti guardi allo specchio e ti sputi in un ecchio”/ e decidi di tornare a dormire e “buonanotte al secchio!”/ ma intanto striscia, striscia, striscia la notizia e non si può più fermare:/ corre voce che “è asciuto pazzo o padrone!”/ striscia, striscia e serpeggia negli ambienti di potere,/ la situazione è grave e fa allarmare…/ …/ e fra una stangata che va e una stangata che viene,/ ci divertiamo con le discrasie di questa nostra nazione/ Come canta Renzo Arbore, in un Paese ormai allo sbando,/ “tu comandi fino a quando hai stretto in mano il tuo telecomando”,/ e davanti a quel totem domestico, fra “Porta a Porta” e “Annozero”,/ non distingui più l’opinione dai fatti, il falso dal vero…/ e “al contadino non far sapere/ quanto è buono il formaggio con le pere”/ che, in questo
di Paolo Vincenti
contesto, non c’entra un “casso”,/ ma mi piaceva la rima e ce lo ho messo./ …/ fra “L’isola dei famosi” e “La Fattoria”, è una situazione paradossale,/ che nessuno si sforza più di capire,/ è solo un prendi e scappa, “la trippa la trippa”,/ “vota Antonio!”, ma poi il meccanismo si inceppa/ e allora, sono dolori per la corte e per l’Imperatore,/ quando è tempo di consegnare il potere,/ e allora è triste, per il leader con i consensi in caduta verticale,/ e tutti pronti a saltare sul carro del vincitore/ “morto un papa se ne fa un altro”,/ e che ce ne fotte a noi, in questo paese così scaltro./ E’ facile aver voglia di fuggire/ giù dal Congo campano-lucano, è forte la tentazione,/ o ancora più a sud, dal Kenya calabro-pugliese, aumenta l’emigrazione,/ è facile aver voglia di fuggire/ e si lavora molto di fantasia/ quando proprio non si riesce ad andar via./ W Milano! Metropoli del calcio e delle televisioni/ W Milano! Metropoli della finanza e degli affari/ Milano- Tangentopoli/ Milano-Italia, Milano Vallettopoli: w la grande metropoli!”
“Poi comincia il lavoro e dimentichi il cuoro”/ e sei solo un’altra voce nel coro/ “ti distrugge lo stress e dimentichi il sess”,/ la voce dell’indecenza è solo “spetteguless”,/ e non c’è niente che ti tenga su,/ quando la voce dell’inclemenza non arriva più/…/ E fra una stangata che va e una stangata che viene,/ la maga pronostica sciagure per la nazione./ E se federalismo non vuol proprio dire fare quel che vuoi,/ io mi tengo stretti le mie mogli ed i miei buoi/e fra gli “Amici” di Maria e “Uomini e donne”, è una situazione surreale,/ che nessuno cerca più di spiegare/ ma intanto striscia, striscia la notizia e non si può fermare,/ la situazione è grave e fa allarmare/ un fil di voce diventa un boato/ e il caos esplode incontrollato/ corre voce che il Capo sia ormai “andato”,/ e fra i quadri dirigenti, il panico è subentrato/ corre voce che il Capo sia molto malato,/ e fra peones e franchi tiratori, c’è aria di sbraco./ Comincia un fuggifuggi, fra colombe e falchi/ e di colpo si
svuotano i banchi,/ chi prende il primo aereo, chi inizia a puntualizzare:/ “io c’ero ma solo per dovere”,/ e fra sottili distinguo e smaccate prese di distanza,/ gli animali iniziano una macabra danza/ sul corpo del leone, per potersi spartire/ quello che resta del suo potere/ E’ facile aver voglia di andare lontano,/ da questo Sud sempre più “pizza spaghetti e mandolino”./ W Milano! Metropoli del calcio e della moda/ W Milano! Metropoli della grande sfida/ MilanoTangentopoli/ Milano-Italia Milano Sanitopoli: w la grande metropoli!/ Radio Padania ci ricorda come siamo messi male/ e che il Sud è, per il Paese, come un grande bubbone,/ ma in questo Paese che è ormai ridotto ad un cesso,/ noi rispondiamo con quel gesto che è sempre lo stesso/…”.
In questo brano, scritto diversi anni fa, cercavo di fotografare, a mio modo, le debolezze e le manie italiane, i luoghi comuni, i tic. In particolare, riflettevo sulla caduta di consensi che iniziava a verificarsi nei confronti del partito di Forza Italia-Pdl e del suo leader Silvio Berlusconi e sul fuggi fuggi dei vari deputati e senatori, proprio come i topi che lasciano la stiva quando hanno sentore di naufragio per fare poi una fine ancora più veloce. Quella di abbandonare la nave quando sta per affondare è una oscena abitudine tutta italiana (Comandante Schettino docet) e allo stesso modo è una oscena propensione, specie della gattopardesca classe politica, quella di saltare sul carro dei vincitori, come si usa dire, anche quando questo carro (carretto, carroccio) è in corsa, anche col rischio di sfracellarsi a seguito di una rovinosa caduta. Molto italiano il vezzo di cambiar casacca, di voltar gabbana all’occorrenza, di stare insomma dalla parte della ragione, che sta poi sempre dalla parte del più forte. Purtroppo, il divario di cui parlavo nel brano, fra Nord e Sud del Paese, oggi è stato colmato in negativo da una crisi economica e finanziaria che rischia di spazzar
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“I funzionari dello stato italiano Si fanno prendere spesso la mano Inizian bene e finiscono male Capita spesso che li trovi a rubare E fanno cose che stan bene solo a loro A usufruire di vantaggi esagerati Così abbandonano ogni tipo di decoro E si comportano come degli impuniti Questa è la cumbia La cumbia di chi cambia La cumbia di chi cambia”
Do oscenità in oscenità xxxx
Jovanotti- Adriano Celentano
“In questa decadenza Le persone non hanno chance C'est la décadence C'est la décadence” Ivano Fossati
via tutto quanto. Ma certe turpi abitudini tutte italiote restano, e sono il portato di quella filosofia popolare del “tirare a campare”, che tanti danni ha procurato in questo Paese, che affoga nell’invidia e nell’ipocrisia. Osceno è chi predica bene e razzola male. Un esempio calzante di questa incongruenza logica ed etica fra un comportamento e quello precedente, oppure fra quello che si dice e quello che si fa, è Mario Capanna. Ormai un cult, il battibecco televisivo fra “Pancho” Capanna che rivendica la legittimità del suo vitalizio sulla base dei cosiddetti “diritti acquisiti”, e il “Cicciobello” Massimo Gilletti che si erge a difensore dei più deboli e degli oppressi, nella trasmissione domenicale “L’Arena”. Ma la storia è piena di esempi eclatanti, di personaggi famosi, papi, politici, attori, regnanti, musicisti, con una doppia morale, pubblica e privata. Certo, osceno è chi predica bene e razzola male, ma ancor più chi predica e razzola male. Osceno, il prete che va a puttane o a trans, che fa uso di droga, ancor di più se spinge i ragazzini dell’oratorio a fare lo stesso. In quest’ultimo caso, direi che se il prete razzola male ma predica bene è meglio. Cioè, si tratta di scegliere il male minore. Certo,
il “don” potrebbe smettere di essere un rotto in culo e divenire conseguente con quello che va predicando. Ma quando si tratta della chiesa, è proprio il caso di dire, come recitano alcuni cartelli satirici, che “per i miracoli ci stiamo attrezzando”. Osceni sono i cattivi maestri, i profeti di morte, i mammasantissima delle organizzazioni mafiose, gli ideologi criminali, ecc… Osceno è Silvio Berlusconi, un uomo che non accetta l’evidenza dei fatti e continua a vivere in un mondo ideale, quello che ha tentato di costruire nell’immaginario collettivo per tanti anni, senza riuscirci. Venditore di sogni. Sembra un disco rotto, un nastro riavvolto, un déjà vu. Come nel lontano 1994, ancora ho sentito l’altra sera il “cavaliere mascarato” parlare di un rassemblement dei moderati di centrodestra e di “rivoluzione liberale”. Quante volte Piero Gobetti si sarà rivoltato nella tomba? L’osceno del villaggio è il re del trash, il “catafratto” Andrea Diprè, un cretino molto seguito sulla rete. Si ritiene un talent scout perché lancia degli improbabili personaggi che non sanno fare nulla come lui. È il fondatore di una vera e propria religione, il dipreismo. Ultimamente è al centro dell’attenzione mediatica per il suo vero o
presunto fidanzamento con la pornostar Sara Tommasi. Il suo successo è iniziato da Youtube, dove pubblica una serie di interviste a personaggi famosi che spesso fanno notizia. Ma io lo ricordo giovanissimo che, ancor prima della notorietà fra i cibernauti, faceva il piazzista di quadri nelle televisioni private a tarda notte. Chissà quante croste avrà smerciato rifilandole per originali capolavori. Oscena è questa Italia da operetta attraversata da penosi barbagianni e “da gente infame che non sa cos’è il pudore”, come canta Battiato in “Povera Patria”; questa Italia popolata da “perfetti e inutili buffoni”, mostri e nuovi mostri. Attraversata sulla scena pubblica da personaggi velleitari, cialtroneschi, superficiali, come Borghezio e Calderoli, Alessandra Mussolini, mostri e nuovi mostri again, come Cruciani e Parenzo della Zanzara, Sgarbi, Santanchè, e poi i vari Razzi, Scilipoti, Buonanno, Renato Pallavidini, il professore nazista, la Tina Cipollari di “Uomini e donne”, e via con tanti altri campioni di questo bestiario umano. E di oscenità in oscenità, l’italia s’è rotta”, oppure “qui la vedo brutta, l’Italia è ormai alla frutta!”.
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scritture
Del codice
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Scendere è il sì ed è ancor poca fatica s’è non del salire o del chi monta per scale o se n’è carica e tempo o di chi, per esser l’omo n’è il vero, s’è il peso del levare.
hiamatelo Codice HammerLeicester e sono i 18+18 fogli in originale di 29 × 22 centimetri e lo sono solo se rilegati in pelle e se databili tra il 1504 e il 1508, per altri ancora tra il 1506 e 1510. In una sovrapposizione temporale
di Francesco Pasca
lo sfasamento è del due, poco e tanto per una storia da raccontare. Nella storia recente il Codice in oggetto nel 1994 fu acquistato per trentuno, circa, milioni di dollari, da Bill Gates, dal fondatore della Microsoft Corporation. Tralasciata la vita di un Codice passata per un’avventura intuita digitale, le domande sono: Ma che faceva Leonardo fra il 1504 e il 1508 o il 1506 e il 1510 quando lo vergava in seppia di inchiostri organici per profondità nei toni e con penna (appurato stilografica) e nel minuto dopo minuto e per Casi e su carta?
Ma soprattutto, che ci voglio fare io con il rievocarlo e dando priorità ad un nuovo ordine? Per la Storia di un inizio, per Leonardo, siamo in un quadriennio importante sia esso stato il primo o il secondo e occorre perciò spendere in pensiero, il tempo. V’è da precisare: che, s’è dal 1504 che s’ha da incominciare, l’anno è di un Leonardo occupato in fortificazioni (a Piombino) e in idraulica; che Michelangelo darà inizio al cartone della Battaglia di Cascina; che, nel 9 di luglio di quell’anno muore il padre, il ser Piero, che nel frattempo
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Ch’È del Sole e, dell’Acqua, la Luna
ha lasciato in vita dieci figli maschi e due femmine, naturalmente, fra i dieci lo stesso Leonardo. Via via nel proseguire: che nel 1505 Leonardo inizia gli studi sul volo degli uccelli; che alla fine dell’anno risultano a lui pagati i compensi per la sua Battaglia D’Anghiari; ch’è, importante, per un’altra datazione, conoscere di un Raffaello intento a riprodurre con uno schizzo la composizione della Gioconda e della Leda; che lo zio Francesco nel maggio del 1506 muore e lo nomina suo erede; che parte da Firenze diretto a Milano alla corte di Carlo d’Amboise; ch’è di quel periodo l’inizio della turbolenza giudiziaria contro i fratellastri per il lascito testamentario dello zio. Non è poco se, da un manoscritto conservato oggi al British Museum si evince a mano di Leonardo: “A dì 9 luglio 1504, mercoledì…”; se nel Codice Atlantico conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano v’è ripetuta la stessa data con:“A dì 9 luglio 1504, mercoledì …” Per meglio comprendere l’importanza psicologica di quel che scrive Leonardo in una data è utile far chiara una cosa, ch’è strano per un pignolo come Leonardo datare l’evento della morte del padre di mercoledì, s’era, per quel tempo in calendario e nel corretto esser invece di un martedì. Diremo nell’ovvio che, sarà stato per turbamento o per averlo ricordato come fugace ricordo, come rapido appunto o d’esser esclusivamente per nota da ricordare. In quel tempo d’arte e di scienza, per intenderci, v’era già il bianco gigante del David collocato innanzi al Vecchio e v’erano già stati molti non risparmi di “elogi” fra Leonardo e Michelangelo. Diremo ancor di più e meglio se ciò sarà stato per altro turbamento, ch’era del medesimo tempo e di quel che si è già detto. Non sarà stato digeribile per Leonardo sopportare che, la parete di fronte per la decorazione della sala del Consiglio a Palazzo Vecchio in Firenze fosse stata affidata proprio a tal Michelangelo e in un cimento d’affresco e di fronte alla sua e per altra battaglia e per esser consapevole nel troppo, nella diversità e per non esser solo d’Anghiari, ma d’essere l’altra, di Cascina. Il taciturno Leonardo suppongo che se ne arrovellasse. Fra grandi, non di età intendo, è bello il litigio, mette anch’esso ordine a cose quando son per essere del Due. L’importante è il giungere all’Uno della Storia, dell’Arte e del Pensiero.
Pare che, nel litigio e nei distinguo si accrescano le basi di una Storia e, per quell’Uno ch’è il Due, ch’è pure il dibattito del fare e ch’è e s’aggiunge alla fierezza dell’uguale, v’è sempre il tempo per porgere il pensiero in altro e per l’ancora. Leonardo dirà proprio del che fare, nell’ingiuria e nel dissenso: “… la pazienzia fa contra alle ingiurie non altramenti che si faccino i panni contra del freddo, imperocché se ti moltiplicherai li panni secondo la multiplicazione del freddo, esso freddo nocere non potra; similmente alle grandi ingiurie cresci la patienzia, e esse ingiurie offendere non ti potranno la tua mente” (Leonardo dal Codice Atlantico 115 v.) Per una narrazione si fa presto a passar da una lezione di etica del Leonardo e giungere all’aneddoto purché sia esso sempre nel circoscritto di quell’inizio d’appunti. Ma rieccoci all’ordine reclamato per una risposta, per come è l’uguale evinto da un scorrere numerato di pagine e titolate in Casi e per essere dapprima Codice, poi,per quel che è giunto a me nell’anastatico o nella sua copia fedele. Proseguo. Leonardo nel 1507 conosce Francesco Melzi e, nel frattempo, si celebra il processo che l’oppone ai fratellastri che ne contestano l’eredità. Si giunge così al biennio 1508-1510 e si intensificano gli studi sull’acqua e sulle sue geometrie. Nel frattempo Michelangelo inizia gli affreschi della Cappella Sistina e Leonardo prosegue i suoi studi d’anatomia con Marcantonio della Torre, poi ancora si interesserà d’idraulica e, importantissimo, nel 1509 viene data alla stampa, a Venezia, il De Divina Proportione del Pacioli e dello stesso Leonardo. Per concludere, nel 1910 muore Botticelli. Ho terminato la dovuta precisazione l’utile per iniziare a soddisfare la prima delle interrogazioni. Per la seconda o successive inizio a dar corpo col motivo ch’è l’altrettanto e ne sarà il seguire maestro per la mia scrittura. Dunque, così Leonardo ha attraversato il quadriennio e, a dir poco, è stato esplosivo e lo fu ancor piùper le vicende fra lui e il Michelangelo. (Ma l’ansia della mente non era la pacatezza del suo gesto, così come l’era in pittura). Al lume del sole di giorno e della candela la notte si consumava un errore da parte di Leonardo. La candela s’accorciava, consumava la sua luce e dava l’imperfetta soluzione alla non del tutto compresa legge di Archimede anche se
spiegata, suppongo, sapientemente a lui dal Pacioli. Per me fu così che Leonardo iniziò a riempiere pagine su pagine di diagrammi su diagrammi in geometria, soluzioni di più o meno per lenti travasi di bacini d’acqua in sosta o pronti a traboccare, di gocce da frangere, e acque da forzare in condotte o far scorrere piane per saper ancor più di astronomia, di Sole e di Luna e di musica per esser acqua da specchiare. Era per saper tutto sulla macchina pulsante ch’era la Terra, poi anche della Luna e per conoscerne il suo processo di rifrazione in luce e poi ancora per regolare l’Arno sia esso per renderlo navigabile con grandi navi o per inondare Pisa. Nel tanto Leonardo lascia sul Codice numerosissimi schizzi di idraulica e, contemporaneamente, altrettanti schizzi per la battaglia d’Anghiari su altri fogli e altrettanti per un mai riuscire a volare su altro Codice. Per Leonardo quindi più di un pensare e di un diversificare è il “per un sempre conoscere”. Per lui il poi dell’appuntare diventa, è l’assillo soprattutto dell’appurare. S’è di scienza che s’ha da parlare, in quel tempo, il metodo leonardesco non è della formula tipica di un matematico puro ma dell’applicazione di un’intuizione passata attraverso il fare sperimentale di una geometria costruita per la quadratura del cerchio. Riottenere dalla matematica pura il reso sperimentale e, scientificamente, da una certa equazione non è, non era per le idee dinamiche di Leonardo, non lo era altresì per il ri/formulabile in un “astratto” matematico da ricostruire, sebbene rispecchiato nel suo particolare. Probabilmente con un più corretto coefficiente angolare emme sarebbe stata individuatala corretta pendenza di una retta non verticale in un piano ben definito,nel cartesiano non solo per le acque ma anche per l’aria, per il volo. Di fatto quel che compare in una logica emme non compare nella sua se pur sempre complessa non equazione. Evidente ch’è solo il descrivere minuzioso e scientifico dell’osservato e lì c’è quel tratto mancino, v’è anche l’ammirevole confronto con le sagge argomentazioni di Cartesio combinate con le folli illusioni di un Leonardo scienziato. Leonardo comunque è turbine, è applicazione di un mezzo, meglio dire la turbina che macina vento e acqua. È scontro di fiumi in turbolenza, è goccia che cava il sasso e si trasforma,esattamente così come ne scrive e ne disegna, così com’è proprio e da lui voluta nel Foglio 5 del continua nella pagina successiva
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scritture
suo recto in: “questi libri contengano, in ne’ primi, della natura in sé, ne’ sua moti; li altri contengano delle cose fatte da e’ sua corsi, che mutano il mondo di centro e di figura.” (Leonardo) Infatti figura, rappresenta e ne fa e ne muta e lo fa per prova dell’onda e ne spuntellata i segni nei moti, nei riverberi, nelle superfici così come rappresentati per la Lunacon:“delli iscontri de’ fiumi, e lor frusso e refrusso; e la medesima causa lo crea nel mare.” (Leonardo) Sfogliare il CodiceHammer-Leicester è l’uguale dell’andare per acque in turbolenza e per calma di specchio. Per chi legge non importa possederlo nel suo vero, nell’originale, tuttalpiù non se ne sentiranno gli umori di un sudore e di un lasciare e del poi ritrovarne le impronte, non vi è il percorso sudato di quel tempo fra un pensare e il fare, non vi si trovano le esatte vibrazioni di uno scorrere d’inchiostro per seppia nello speculare, del motivo di un nuovo marginare, aggiungere o cancellare o voltar di pagina, sommare. Di contro nel virtuale di un anastatico si avvertono comunque le logiche di quel porre, del riporre, del precisare, del chiosare di due fiumi in: “Se 2 fiumi insieme si scontrano per una medesima linia, la qual sia retta, e poi infra 2 angoli retti piglino (lor corso), è seguirà il frusso r refrusso, ora a l’uno fiume, ora all’altro, avanti che sieno uniti…” (Leonardo) Avere fra le mani il primo foglio del Codice Hammer-Leicester di Leonardo è l’aprire il giorno dimostrando che, il Sole è nel mezzo e che gli uomini " ...moveranno di sotto al mezzo dello nostro emisperio e cammineran per qualunche linia a ritrovar l'ombrosa parte di Terra..." Foglio 1- recto (Leonardo) Eccone dunque il motivo del mio racconto e dello stare fra fogli. Nel termine corretto ho fra le mani Leonardo. Dirò del come e del perché sono io a sfogliarlo a leggerlo a goderne con in mano uno specchio: per l’esser pur’io di mancino insua scrittura, per trovar un diritto, un per me d’esser, in solo, per lettura. Non dal lontanissimo v’è la partenza da un presente, ma dalla mia [L]ISA appunti per viaggio con il viandante e i suoi colori (edizione in cinquanta copie numerate e personalmente rilegate). Un testo anch’esso per parlare di Monna Lisa e del grande Leonardo e con all’interno buona parte dell’aneddotica e della storia per un presunto viaggio avvenuto dopo la morte della madre Caterina in Milano e con la partecipa-
zione del Pacioli. [L]Isa è un Testo scritto per far nascere fantasie ed interrogativi. L’amico Maurizio Nocera,nonché poeta, storico e bibliofilo, in uno dei suoi tanti viaggi a Milano lo porta con sé,per un suo amico anch’egli bibliofilo, Alessandro Sandel Nistor. Allegato è il documento filmico con l’idea della sovrapposizione nel profilo di uno scorcio di montagna,di paesaggio per altre dolomiti,le lucane, e, per essere stato spunto per viaggio, per [L]Isa.Il testo sovrappone e per una singlossia, è altro profilo ese ne fa congettura. Per la “logica” dell’UNO+UNO fa UNO emerge il sottintendere di una conoscenza diretta del Leonardo del paesaggio lucano. La sovrapposizione rimanda ad uno studio di cui oggi si dibatte sull’appartenenza o meno del cosiddetto ritratto di Acerenza ad un Pixit mea, all’autoritratto di Leonardo ritrovato appunto ad Acerenza. Non conosco l’esito completo degli studi in itinere su quell’autoritratto, né ho l’opinione nel visionare quel mio filmato o nel aver fatto leggerela mia scrittura,so solo che l’amico Maurizio ritorna e, nell’inaspettato, mi porge in visione i testi anastatici sia del Codice HammerLeicester sia della Divina proporzione del Pacioli/Leonardo. Ghiotta occasione da non perdere. Avere fra le mani il Codice fedelissimo è, per chiunque ami Leonardo,comprendere la filosofia di scrittura nel succedersi dei suoi fogli. Con il Leicester tra le mani, personalmente, ne ho potuto studiare anche la mia percezione, la pretestuosamente comparata alla voluta disponibilità del Leonardo a scriverla, a volerla nel suo contemporaneo farla diventare multimediale. Analizzare i processi di un’esecuzione, per me che oggi ne scrivo, mi hanno portato, tuttora mi portano all’impaginare per riversare in un mio multimediale, ad immergermi in un digitale cinquecentesco. Leggere nell’attento guardare, immergersi in un Codice è la sensazione inversa del costruire leonardesco. Chiaro ed evidente quel processo. Prima l’immagine, poi l’adattare un testo all’immagine, poi seguirne i contorni, poi aggirare, poi puntare il compasso e verificare, poi accertare la chiosa e sortirla nell’evidente dell’adattare, anche correggere in un pensiero di taglia e incolla. Hammer-Leicester è la meravigliosa avventura da gustare nella totalità dove la differenza di un multimediale cinquecentesco, meravigliosamente, si sovrappone in un multimediale digi-
tale attuale. (Suppongo che, al di là delle possibilità economiche di Bill Gates, quel ricco magnate ne ha intravisto proprio quella modernità) In una pagina si ha il potere del fermarsi nello scoprire. In un foglio recto o verso si ha il potere di affermare e far diventare il persistere dell’attenzione. In un caso o più casi, su alcuni disegni, si ha lo stato di abbandono dell’immergersi nelle osservazioni e mettere ancor più in luce la grande capacità di concentrazione di Leonardo. In una somma di fogli si ha dapprima la frammentazione delle sue particole poi la comprensione dei fenomeni naturali così come voluti da lui per esprimerli(le) in energia. Il Codice è stato per me come uno grande schedario aperto alla conoscenza e per cose che non è dato vedere nel semplice o nel banale di un’osservazione. Ho avvertito che esiste un microcosmo di segno sovrapponibile ad un altrettanto microcosmo chiamato per quel ch’è nell’intimità della materia con la voce utilizzata, della cosiddetta particola e ne ha, io stesso ne ho, attribuito l’energia. Leggere è stata l’ulteriore sorpresa e sapere dell’ennesima intuizione,di una materia non inerte che s’aggrega e diventa pulsante, in grado di produrre altra materia per altra energia da fare corona in un infranto di goccia d’acqua. Contrariamente a come perviene tra le mani la scrittura dell’Hammer-Leicester non è del normale apparire e leggere nel fascicolato, bensì, di contro,è il seguire il suo vero verso così come voluto e scritto da Leonardo. È l’identica filosofia dello scrivere margine dopo margine, da destra a sinistra. La prima pagina del primo foglio è per noi la quarta, l’ultima è per noi la prima. Ilprimo segue il successivo dei fogli o carte, dunque,questi verranno dapprima distesi e, via via, compilati e sovrapposti come sopra descritto. Il 18esimo diverrà così il primo. Il Codice ultimato verrà poi piegato come se fosse fascicolato e la lettura dovrà invece seguire la filosofia di scrittura così come voluta dal Leonardo. Grandiosa manipolazione ch’è il più e l’oltre del formale, la voluta per l’ulteriore farci girare intorno nel comprenderla. Non nascondo di essermi ritrovato per l’ennesima volta nello smarrito di un dialogo da costruire. Infinita è stata la gioia nel rileggere il Codice. Altrettanta nell’averla avuta dall’amico Maurizio Nocera. Oggi non posso che esserne grato. La preziosa percezione che mi ha reso, sia per l’idea del chiosare per un inizio e per disegni nel
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marginare,sia per quel che è stato il ristudiare mi ha ritrovato nell’utile della mia paziente ricostruzione di altro Codice. Naturalmente sono andato oltre la normale stesura dello stesso. Manipolare immagini e suoni e parole e proiezioni geometriche è stato come inseguire la possibilità di trovarmi in altra avventura, in altra e alta sensazione, in altra e diversificata opportunità per più profonda conoscenza di una grafia. Per il terminato dell’approccio, d’obbligo è, fu l’uso di specchio e non sostai solo sui margini
dell’anastatico ma ne precipitai per scannerizzarlo in un digitale mentale pagina dopo pagina, foglio dopo foglio. Del poi è stato il nuovo anastatico, il nuovo piacere di un illusione, del possedere financo la scrittura del Leonardo. Così è stato e in punta di seppia e per grazia di un amico, e per il nuovo. Su quel margine ho scritto:
Luna ch’è quel lume per far pur io commentario per fogli, per far pagine e per casie lìne sarebbe in gravità e quivi n’è per l’ideale. Saria varietà anco pe’ i siti e per velocità d’acque dentro alli sua fiumi per far movereinchiostro, per metter l’obliqua dei fondi, per far scorrere lumi e per far loro veloce il proseguire in valli. Poi il moveregrato è chi fu per causa, per quel Non v’è cosa che sia e non tira anco pe’ i Soli, che ho qui scritto e letto e per esser qui a racche il sia la potenzia del diaccio e per come il si contare. Francesco Pasca vede trascinar li massi in valle e sia puro la
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itinerari
Quel viaggio alle Tremiti...
É
con sosta a S. Giovanni Rotondo e una lettera a Padre Pio dal 1999 che sono solito inaugurare la mia personale stagione estiva concedendomi una settimana di vacanza alle Isole Tremiti. Inizialmente, mi portavo in macchina sino a Termoli e, da lì, m’imbarcavo sulla motonave per S. Domino, il fazzoletto di terra più esteso, giustappunto, delle Diomedee. Ultimamente, invece, ho apportato una modifica al programma del viaggio, uscendo dall’autostrada a Foggia e, da detto capoluogo, volando per circa venti minuti in elicottero, sino a guadagnare la medesima destinazione. Così, riguardo alle modalità di spostamento, a tutt’oggi. Sennonché, nell’anno 2000, non so dietro quale spinta, mi venne in mente d’inserire una sosta intermedia nella combinazione autovettura – motonave, cioè a dire: partire dalla natia Marittima subito dopo pranzo, quindi, una volta arrivato all’altezza della città dauna, compiere una deviazione verso S. Giovanni Rotondo, pernottare in tale località e, il giorno successivo, rendere di buon mattino, onde aggirare code e confusione, una rapida visita devozionale a Padre Pio (ora, come è noto, S. Pio) e proseguire, poi, in direzione di Termoli. Cosicché, in quell’occasione, intorno alle 17.30 mi trovai già a S. Giovanni Rotondo, un sito che, a onore del vero, non visitavo per la prima volta, essendovi già passato fugacemente, insieme con i miei famigliari, durante uno dei tanti tragitti Monza – Lecce. Guarda caso, per la cena e il pernottamento, avevo prenotato in uno dei numerosi nuovi hotel sorti nel paese sulla scia del richiamo del Frate di Pietrelcina, struttura dalla denominazione, non esattamente casuale, bensì, forse, influenzata dal misticismo del clima d’insieme lì aleggiante, di “Albergo degli angeli”. Avendo prestabilito di visitare il sepolcro del venerato religioso il mattino dopo, in at-
di Rocco Boccadamo
tesa del pasto serale e, a seguire, del riposo notturno, pensai di raggiungere a piedi il sagrato del Santuario. Si era a cavallo fra maggio e giugno e, in quel pomeriggio, faceva caldo; ad ogni modo, seduto all’ombra su una panchina, stavo e mi sentivo bene e, perciò, in certo senso, fui stimolato a sostare a lungo, osservando il consistente ma tranquillo e silenzioso flusso di pellegrini e/o visitatori in entrata e in uscita dal luogo sacro. Uno spettacolo, se si vuole, interessante e vario, spunto utile per riflession multiformi e variabili, a seconda delle figure e dei volti anonimi che avevo agio d’incrociare. E però, evidentemente, tali sequenze non dovevano appagarmi completamente, se è vero che, in un dato momento, sentii il bisogno d’entrare in una vicina rivendita di tabacchi – cartoleria e acquistare, niente poco di meno che, un foglio e busta. Nel taschino del giubbotto leggero, avevo di mio una penna, con il che presi a scrivere:
“Caro Padre Pio, come vedi, sono ritornato. Non per il desiderio, neppure minimo, di rivedere questa località, bensì per la voglia e il bisogno, irrefrenabili, di “incontrarti” nuovamente da vicino. Qui intorno, rispetto alla prima volta, ho notato forti cambiamenti, mi ha colpito, soprattutto, l’interminabile infilata di baracche e bancarelle, le cui esposizioni, camuffate come oggetti legati alla tua venerazione, si sostanziano, spesso, in mere paccottiglie inutili e pacchiane. Ma sia, pur non avendo potuto fare a meno di scorgerla, la scena, dentro di me, è scivolata indifferente. Piuttosto, caro Padre Pio, sto pensando, mi vado chiedendo, che cosa ti dirò, in silenzio, domattina, sfilando al cospetto delle tue spoglie. Ne avrei di debolezze, difetti, limiti e mancanze di cui farti cenno e confidenza! Mi soffermo a riflettere sul punto, ma è come se vagassi nel vicolo cieco dell’incertezza. Tuttavia, dai,
credo che, alla fine, non ti dirò proprio nulla, del resto, tu, sai già tutto di me”. Così, da cima a fondo, la scrittura sul foglio. Mentre, come effetto e seguito nella realtà, l’operazione compiuta sedendo sulla panchina del piazzale del Santuario ebbe una seconda parte: sul foglio piegato, l’apposizione della nota “t’invio una cartolina speciale da S. Giovanni Rotondo” e, sulla busta, l’indicazione del nome e cognome di mia moglie quale destinataria, completato con il relativo chiaro e preciso indirizzo postale. * * * Rientrato in hotel, consumai un pasto gustoso e insieme leggero, cui seguì un sonno pienamente riposante. Verso le cinque del giorno seguente, mi ritrovai sveglio e fresco, per le sei, già assolto al mio desiderio – dovere d’incontrarmi in modo ravvicinato con Padre Pio (solamente un gruppo di devoti salentini era stato più mattiniero di me), mi avviai in macchina con destinazione Termoli. Raggiunto l’arcipelago, ricevetti una telefonata da mia moglie, interessata a sapere come fosse andato il viaggio, la sosta a S. Giovanni Rotondo e l’arrivo nel villaggio turistico. Oltre a rassicurarla, con l’occasione, mi sembrò opportuno e gentile informarla che le avevo spedito una speciale cartolina dal paese di Padre Pio. Purtroppo, passarono giorni, settimane e mesi, ma quell’invio postale mai fu recapitato alla destinataria. Di disguidi del genere,.. ce ne sono e ce ne possono essere a iosa, però… giusto quella busta con una comunicazione personale al venerato Personaggio doveva finire così? Si vede che Padre Pio volle tenere le mie inespresse confidenze tutte per sé. A mia moglie, che non si dava pace, dovetti, quindi, riferire a voce il contenuto dello scritto colloquiale con l’attuale Santo; al contrario, non ho mai ritenuto di aderire all’invito di redigere materialmente, per la seconda volta, quella particolare lettera.
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in agenda - un incontro
Oggi domenica 7 e domani lunedì 8 giugno, alle 20.30 all’Ammirato Culture House “anna” incontra i filmmaker Ernie Larsen e Sherry Millner
La ricerca di “anna”
“
anna” continua la ricerca sull'immaginario incontrando i filmmaker newyorkesi Ernie Larsen e Sherry Millner. Iniziando con una programmazione di film brevi la domenica e continuando il lunedì, il tentativo é quello di creare un inventario di film che apra ad una narrazione collettiva. I film che verranno proiettati fanno parte dell'archivio che i filmmakers portano in viaggio mettendolo in dialogo con luoghi e persone che incontrano nel loro cammino. Particolare attenzione a film che trasversalmente esplorano zone di conflitto, di confini e di inadeguatezza. Ernie e Sherry sono una coppia di artisti newyorkesi, videomakers sperimentali, filmmakers militanti, scrittori, ardenti anarchici e femministi, curatori di una serie di proiezioni video tra cui State of Emergency e Cinematic Ammunition: the visual impact of global unrest, a volte anche insegnanti, amanti del fotomontaggio, archivisti di film indipendenti. Insieme hanno realizzato diversi film situazionisti, tra cui Partial Critique of Separation, due antidocumentari che si interrogano sul ridefinire i confini del concetto di criminalità, e una serie di video semi autobiografici che si concentrano sull’analisi delle strutture autoritarie indispensabili al capitale. Per maggiori informazioni potete scrivere ad aannablume@gmail.com
in agenda - editoria
New Page, uscite di giugno 2015: Luc Fierens
New Page, narrativa, poesia, teatro, in store. Nelle vetrine dei negozi. Romanzi brevi, di cento parole. Nelle vetrine dei negozi. Nel respiro subliminale dell’ora. Un movimento letterario fondato nel 2009 d a Francesco S. Dòdaro, in Italia, con diramazioni e adesioni internazionali. Ultimo ad aderire al movimento è l'autore belga Luc Fierens. https://newpageinstore.wordpress.com/2015/06/04/np_28_fierens/
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in agenda
Entro il 15 giugno le iscrizione per partecipare al Salento Ciclocamp promosso dall’Associazione Città Fertile
C
L’arte della bicicletta ’è tempo fino al 15 giugno per partecipare a una settimana di laboratori tra gioco e tecnica dedicata ai ragazzi del Sud Salento. Conoscere tutti i segreti delle biciclette e scoprire gli incantevoli itinerari del loro territorio: tutto questo è il laboratorio Salento Ciclocamp, proposto dall’associazione Città Fertile in collaborazione con Salento Bici Tour, all’interno del progetto “SAC Salento di Mare e di Pietre”. Il laboratorio è rivolto particolarmente a ragazzi dai 14 ai 18 anni che avranno tempo fino al 15 giugno presentare la propria candidatura. Saranno selezionati in 15 e potranno partecipare gratuitamente a questa prima edizione, che si terrà dal 22 al 27 giugno a Sannicola. Per quasi una settimana i partecipanti impareranno a riparare la propria bicicletta, cambiare una camera d’aria, stringere i freni, ma anche abbellire la propria due ruote grazie alle tecniche di bike e light desgin. Ma non solo: in sella alle biciclette (messe a disposizione dall’organizzazione) scopriranno il territorio del SAC, apprendendo le tecniche di fo-
Guido Crepax - Valentina in bicicletta
tografia del paesaggio e dei beni culturali. L’esplorazione degli itinerari cicloturistici permetterà, infine, di realizzare la prima caccia al tesoro in bicicletta che sarà aperta a tutti e si terrà il prossimo Ottobre. Per iscriversi è necessario compilare entro il 15 giugno il modulo di iscrizione presente sul sito: http://www.cittafertile.it Il Salento CicloCamp conta con il patrocinio della Regione Puglia e dell’Unione europea, ed è rivolto in particolar modo ai ragazzi residenti nei comuni del Sac (Sistemi ambientali e culturali) “Salento di Mare e di Pietre”: Alezio, Alliste, Aradeo, Collepasso, Gallipoli, Matino, Melissano, Neviano, Parabita, Racale, Seclì, Sannicola, Taviano, Tuglie. Saranno comunque prese in considerazione candidature di ragazzi residenti in altri Comuni. Salento Bici Tour si occupa di mobilità sostenibile ed educazione ambientale. Città Fertile è un’associazione volta a promuovere l’inclusione e lo sviluppo di strategie urbane partecipate. Info: info@cittafertile.it
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musica - novità
In uscita per la Festa della Musica la compilation a cura di Alessandra Margiotta
Donne in black
M
usic in Black & il #NuovoMei2015 presentano Donne in black, la compilation che raccoglie le voci femminili italiane di black, soul e reggae music. La track list è formata da tredici brani, tredici voci cercate e selezionate da Alessandra Margiotta, giornalista salentina e redattrice del sito Music in Black con il quale
C’è
promuove tutta la black music. L’uscita della compilation è prevista per il mese di giugno 2015 in occasione della Festa della Musica del 21 giugno prossimo, sulla quale il MEI e la Rete dei Festival stanno organizzando in rete l’evento Buongiorno, Musica, che unirà territori, prodotti a kilometro zero, riprese web innovative con gli artisti indipendenti ed emergenti, e sarà presentata durante lo svolgimento del #nuovomei che quest’anno torna rinno-
vato e si svolgerà dal 1 al 4 ottobre a Faenza.
La track list sarà composta dalle voci, le migliori in Italia in ambito black, di: Azzurra, Francisca, Jahba, Jennifer Villa, La Marina, La Nena, Layla Jallow, Simple Momy, Sista Namely, Sistah Awa )nella foto) , Tizla, Vahimiti e Valentina Benaglia e presentano tutte brani originali e inediti.
La cultura dei Tao... al Fondo Verri, un audio libro che è necessario acquistare e conservare nella propria biblioteca per ascoltare la "fiaba" contadina di Antonio L. Verri... e per sostenere l'attività del Fondo a lui intitolato. La cultura dei Tao. l’immagine della copertina
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in agenda
A spagine
ndrà in scena al Fondo Verri, mercoledì 10 giugno, inizio dello spettacolo ore 21.30, “Palau Palau” spettacolo di Agostino Aresu che “indaga e riflette” sulla trasformazione dei luoghi: dei paesi come delle città, delle coste come delle campagne, dei quartieri come delle strade. Partendo dai racconti d'infanzia di un bambino, si ripercorre la storia di un paese, di un rione e di un crociale di vie in particolare, dove il protagonista incontra i suoi coetanei, tutti i vicini delle case intorno e attraverso il gioco e l'avventura viaggia da un rione all'altro per scoprire il paese, la vita. Dalle parole e dal suono prendono vita i personaggi, sospesi in uno spazio fisico e immaginario, si materializzano le voci e le frasi nella lingua del luogo, il gallurese, e il racconto diventa immagine e movimento. E' un periodo di trasformazione per il nord Sardegna, il turismo sta facendo prepotentemente il suo ingresso e il paese e i dintorni diventano, agli occhi del bambino, una Costa Smeralda in miniatura. Egli vede trasformare i luoghi della sua infanzia in un campo bombardato da mine che una ditta edile aveva posto in essere per scavare un terreno, prima luogo di giochi e scorribande e poi diventato complesso edilizio di appartamenti e negozi turistici. Una cartolina “dolceamara”, cruda e innocente come nella visione di un bambino, che parlando di sé racconta di un luogo, di un paese, di una zona che in pochi anni è diventata meta del turismo di massa, passando dalla strada bianca all'asfalto, da una catàddhara a Costa Smeralda. "Primma lu paesi era unu stagnu… primma di l’asfaltu, primma di divintà campu sportivu e primma ancora di divintà parcheggiu… E lu stagnu era stagnu primma di tuttu! E lu stagnu… divintàa mari." Lunedì 22 giugno al Fondo Verri nuovo appuntamento con Agostino Aresu (in veste di regista) che con Daniela Diuirisi (artista sonora) e Arianna Fumagalli (artista visiva) presenta “Viaggio Invisibile – Odissea Visionaria” un progetto artistico multidisciplinare che ha preso forma attraverso azioni di arte relazionale e partecipata che continuano ad essere alimentate. Un progetto che sotto forma di installazioni visive, sonore e azioni performative site-specific, ha portato l’arte in spazi inusuali.
Rock attitude
L
a scena musicale negli anni novanta, sarà il tema dell’incontro “Torna la rassegna “Rock Attitude” ideata dal Cineclub Fiori di Fuoco, con “Gli anni novanta tra musica e cinema”, venerdi 19 giugno, alle 20.00, a Lecce, alle Officine Culturali Ergot (Ingresso con tessera Cineclub) Una serata di ascolti e di visioni per riesaminare a distanza di vent’anni l’ultima generazione di rocker prima dell’avvento degli MP3. Sulle ceneri del punk e della new wave, sbocciavano in quel decennio giovani disillusi, solitari, senza ambizioni e riferimenti politici ma capaci di produrre canzoni destinate a lasciare il segno. Dalla rivoluzione Grunge di Nirvana, Pearl Jam e Alice in Chains, alla scena Indie americana di Sonic Youth, Pixies, Violent Femmes, Jane’s Addiction, sino al Brit Pop di Oasis e Stone Roses, tanti dischi memorabili chiudevano il millennio. Grazie alle testimonianze degli ospiti e del pubblico alternate alle immagini di pellicole cult, si ripercorreranno le esperienze sonore nineties, con uno zoom su Salento e dintorni. Interverranno, tra gli altri, Mauro Marino, Marcello Nitti, Sergio Chiari, Dario Brandi, Sergio Luceri. Info: www.leccefilmfest.it Contatti: fioridifuoco@libero.it
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in agenda - teatro
Storia di un paese
Al Fondo Verri mercoledì 10 giugno, alle 21.30 lo spettacolo “Palau palau” di Agostino Aresu
Agostino Aresu
in agenda - musica
Il Cineclub Fiori di Fuoco presenta venerdi 19 giugno, alle 20.00 alle Officine Culturali Ergot a Lecce una serata dedicata alla scena musicale degli Anni Novanta
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della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0
in agenda
Il nuovo libro di Paolo Vincenti sarà presentato in prima assoluta a Tuglie mercoledi 10 giugno, alle 19.30 nel Frantoio Ipogeo (Museo della Radio) a cura della casa editrice Kurumuny e dell’Associazione “Amici della Biblioteca”
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C’è una linea obliqua che attraversa la vita. Una linea che interseca incontri e pensieri, andate e ritorni, aspettative e fallimenti. Su quella linea si incontrano i destini dei personaggi di questo libro. Il tempo danza con loro al ritmo delle occasioni perse”. Un noir - L’ombra della madre” di Paolo Vincenti - in cui si intrecciano in modo incredibile i destini dei protagonisti, Francesca, Riccardo e Fabrizio, sospesi tra la routine del quotidiano e i riti misterici di un passato che si perde nella notte dei tempi. Quale valore assume il culto della
Spagine Fondo Verri Edizioni
I destini e le occasioni perdute
Grande Madre Cibele nella vita disordinata della protagonista femminile dell’opera? Francesca è una docente di Storia delle religioni, una donna colta e intelligente, con molti nodi irrisolti nella propria vita, a partire da un complicato rapporto con la madre. E chi è davvero Fabrizio, suo ex amante e come lei adepto del culto di Cibele, che alla fine del racconto sarà al centro di una rivelazione sconcertante? A Riccardo il compito di dipanare il bandolo della intricata matassa, di ricomporre i pezzi di un quadro che si tinge di colori foschi, di mettere ordine nella vita di una donna che lo ha travolto, in un turbine di mistero e sensualità, scardinando ogni sua certezza, demolendo ogni equilibrio.
Una storia intrigante, narrata con una scrittura versatile, densa, impreziosita da un’interessante ricerca storico-religiosa che ci riporta molto indietro nel tempo.
Il nuovo libro di Paolo Vincenti sarà presentato in prima assoluta a Tuglie, mercoledi 10 giugno alle 19.30 presso il Frantoio Ipogeo (Museo della Radio), a cura della casa editrice Kurumuny e dell’Associazione “Amici della Biblioteca”. Dialogheranno con l’autore, lo scrittore Livio Romano e l’editore Gigi Chiriatti. L’attore Michele Bovino leggerà alcuni passi del libro ed eseguirà brevi interventi musicali. Introduce Paola Sperti.
Spagine è un periodico di informazione culturale dell’Associazione Fondo Verri esce la domenica a cura di Mauro Marino è realizzato nella sede di Via Santa Maria del Paradiso, 8.a , Lecce come supplemento a L’Osservatore in Cammino iscritto al registro della Stampa del Tribunale di Lecce n.4 del 28 gennaio 2014 Spagine è stampato in fotocopia digitale a cura di Luca Laudisa Studio Fotografico San Cesario di Lecce Programma delle Attività Culturali della Regione Puglia 2015 Artigiana - La casa degli autori
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della domenica n°78 - 7 giugno 2015 - anno 3 n.0
in agenda - agricoltura sociale
Ortoporto day
L’appuntamento sabato 13 giugno nei luoghi della CRAP Comunità Riabilitativa Assistenziale Psichiatrica “Villa Libertini” in via Antonio Miglietta 5 a Lecce
uarta edizione dell’Ortoporto day, manifestazione voluta per sostenere il progetto di agricoltura sociale che prevede il coinvolgimento dei pazienti psichiatrici che vivono all'interno della Crap "Villa Libertini", dove ha sede anche la locale condotta di Slow Food Lecce. L’appuntamento sabato 13 giugno nei luoghi della Comunità Riabilitativa Assistenziale Psichiatrica “Villa Libertini”, in via Antonio Miglietta 5, a Lecce. L'evento consente di finanziare e sostenere il progetto di agricoltura sociale che prevede il coinvolgimento dei pazienti psichiatrici che vivono all'interno della Comunità Riabilitativa Assistenziale Psichiatrica, dove ha sede anche Slow Food Lecce. Nell'orto (recentemente ampliato e rinnovato) si coltivano ortaggi vari, frutta, la cipolla rossa di Acquaviva (presidio Slow Food) e i pomodori fiaschetto che serviranno, anche quest'anno, per la realizzazione della salsa firmata Ortoporto. L’obiettivo del progetto è quello di incrementare le competenze dei pazienti psichiatrici, con la prospettiva di aprire all’ipotesi di una produzione a fini commerciali dei prodotti, con potenziale sviluppo occupazionale fino alla formazione di una cooperativa sociale di tipo B, ed un auspicabile reinserimento nel mondo produttivo, alla fine di un percorso riabilitativo psichiatrico. Nel corso della serata saranno degustati prodotti salentini grazie alla collaborazione con alcune aziende che sostengono il progetto (Campagna Amica - Coldiretti Lecce, La buona tavola a casa tua, Lilith golf Restaurant Masseria San Pietro), con Nobili Pasticci della chef Sara Latagliata e con la Comunità del cibo sostenibile le Cesine. In abbinamento i vini delle aziende Candido, Cantele, Cantina Sandonaci, Cantina Coppola 1489 e le birre artigianali di B94. I pazienti sforneranno inoltre pane e pizzi con lievito madre e cotti nel forno in pietra costruito all'interno del Crap. Il servizio sarà garantito dagli scout del gruppo Agesci e dagli studenti dell'Istituto professionale statale servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera di Otranto.
Spazio anche alla musica con il progetto "Beirut World Beat" di Salvatore de Simone e i sassofonisti Roberto Gagliardi e Alessandro Semeraro. Ortoporto ospiterà anche la graffiante ironia di Andrea Baccassino. Nella struttura è nata, infine, una piccola biblioteca per i pazienti e per i curiosi. A tutti i partecipanti all'Ortoporto Day sarà chiesto di donare un libro (di qualsiasi tipo) nuovo o usato per arricchire gli scaffali. Inizio ore 20.00 Ingresso 20 euro (menù completo - posti limitati) Info e prenotazioni 3476758177 - 3207003827 slowfoodlecce@gmail.com