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Federico GarcĂŹa Lorca
Sonetti dell’amore oscuro *
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Sonetti dell’amore oscuro e altri sonetti di Federico Garcìa Lorca traduzione di Silverio Tomeo
Spagine è un periodico di informazione culturale dell’Associazione Culturale Fondo Verri di Lecce
Se i sonetti conosciuti di Federico García Lorca sono ventitré, secondo un rilievo del compianto Oreste Macrì, la leggenda vuole che siano almeno trentacinque, quindi ce ne mancano alcuni, ormai smarriti, al computo totale. In ogni caso, oltre i sonetti giovanili e i pochi sparsi nell’opera come gemme, nei primi anni ’80 saltarono fuori i bellissimi Sonetti dell’amore oscuro. Si può dire senz’altro che si tratta di “sonetti gongorini”, tesi e drammatici. Federico García Lorca riteneva che la forma-sonetto fosse la più indicata per esprimere amicizia, amore, sentimento. Nelle mie versioni metriche i sonetti di Lorca mantengo lo schema originario e quando non salvo la rima la risolvo in un gioco di assonanze o consonanze. S.T.
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pagina 5
Federico Garcìa Lorca
Sonetti dell’amore oscuro
Traduzione di Silverio Tomeo
pagina 6
Sonetti dell’amore oscuro
Federico GarcĂŹa Lorca
pagina 7
Sonetto della ghirlanda di rose Presto con la ghirlanda, sto morendo! Tessila, presto! Canta, gemi, canta! L’ombra mi oscura la gola e mi incanta la luce di Gennaio che torna a splendere. Tra il nostro desiderio sta tremando vento di stelle ed alito di pianta, lo spessore d’anemoni che affranca tutto un anno che cupo va gemendo. Godi la mia ferita e il fresco corpo, spezza ruscelli e giunchi delicati. Sulla coscia di miele bevi un sorso del mio sangue, ma presto! Ché avvinghiati, bocca rotta d’amore e anima a morso, il tempo ci ritrovi consumati.
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pagina 8
Sonetto del dolce lamento La meraviglia temo di smarrire dei tuoi occhi di statua e il ritmo amato che la notte sul volto mi respira la rosa solitaria del tuo fiato. Su questa riva ho pena a rimanere un tronco senza rami, son privato d’argilla fiore e polpa senza offrire nulla al verme del mio soffrire muto. Se tu sei proprio il mio occulto tesoro, la mia croce e il dolore mio marcito, io solo il cane sottoposto, allora non far che perda quanto ho già acquisito e le acque del tuo fiume tu decora con foglie dell’Autunno mio impazzito.
Sonetti dell’amore oscuro
Federico Garcìa Lorca
pagina 9
Piaghe d’amore La luce, questo fuoco che divora. Questo paesaggio grigio che mi chiude. Questa pena per un pensiero nudo. Quest’angoscia di cielo, mondo e ora. Questo pianto di sangue che decora, torcia che sfugge, lira a suono muto. Questo peso del mare così crudo. Questo scorpione in me acquattato ancora. Letto ferito, amorosa ghirlanda, sono l’insonne e sogno tua presenza nelle rovine del mio petto in fondo; e se cerco una vetta di prudenza dal tuo cuore una valle mi risponde di cicuta e passion d’amara scienza.
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pagina 10
Sonetto della lettera Amor di viscere, morte vivente, l’attesa di un tuo scritto mi sfinisce, e penso, con il fiore che marcisce, di perderti se vivo con me assente. L’aria è immortale e la pietra non sente, non evita l’ombra né la conosce. Il cuor col ghiaccio più non si stordisce del miele che la luna dà per niente. Mi taglierò le vene, oh sofferenza, tigre e colomba, sulla tua cintura, tra morsi e gigli in lotta ed aspra danza. Placami la pazzia con la scrittura, o lasciami una calma penitenza nella notte dell’anima più oscura.
Sonetti dell’amore oscuro
Federico Garcìa Lorca
pagina 11
Il poeta dice la verità Voglio piangere sopra le mie pene, ché tu pianga con me questo dolore con un pugnale e baci, con ardore, in un tramonto d’ usignuoli insieme. Voglio ammazzare il solo testimone presente all’assassinio dei miei fiori, trasformare il mio pianto e i miei sudori in grano duro, in eterno covone. Quella matassa non si sciolga mai del nostro desiderio, sempre ardente, con sole spento e luna vecchia assai; ché quanto non mi dài non chiedo, niente, per la morte sarà e non lasci mai un’ombra per la carne sussultante.
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pagina 12
Il poeta parla al telefono con l’amore La tua voce la duna del mio petto bagnò nella cabina lignea, e intanto fu primavera al sud dei piedi e in alto per la fronte salì un fior diletto. Cantò un pino di luce in quello stretto spazio, senz’alba e seme, ed il mio pianto per una prima volta eresse in alto corone di speranze verso il tetto. Dolce e lontana voce a me gradita. Dolce e lontana voce assaporata. Lontana e dolce voce diluita. Come un’oscura cerbiatta ferita. Come un singulto sulla neve intatta. Lontana e dolce nel midollo infitta!
Sonetti dell’amore oscuro
Federico Garcìa Lorca
pagina 13
Il poeta chiede al suo amore della “Città inventata” di Cuenca Ti piacque la città che ha edificato a gocce a gocce l’acqua in mezzo ai pini? Hai visto i sogni i volti ed i cammini, mura tristi che il vento ha flagellato? Di luna rotta l’azzurro tracciato che il Júcar bagna in trilli cristallini? Ti hanno baciato le dita le spine, corone d’amor di roccia remota? Hai poi pensato a me mentre salivi al silenzio sofferto dal serpente prigioniero tra ceppi e ombre boschive? Non hai visto nell’aria trasparente la dalia di allegrie e pene vive che ti mandò questo mio cuor ardente?
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pagina 14
Sonetto gongorino in cui il poeta invia al suo amore una colomba Il piccione del Turia che ti mando, con gli occhi dolci e con la bianca piuma, sparge su un lauro di Grecia e raduna fiamma lenta d’amor che mi nasconde. La candida virtù, il suo collo blando, in doppio limo di bollente spuma, in tremore di brina, perla e bruma, la bocca assente tua va rimarcando. Passa la mano sopra il suo candore, vedrai quale innevata melodia sparge in fiocchi su tua bellezza pura. Col cuor che giorno e notte, in fede mia, piange d’amor nella sua cella oscura l’amore assente e la malinconia.
Sonetti dell’amore oscuro
Federico Garcìa Lorca
pagina 15
Voce segreta dell’amore oscuro Voce segreta dell’amore oscuro! Belato senza lana, mia ferita, ago di fiele, camelia sfiorita, onda senz’acqua, città senza muro! Notte immensa dal profilo sicuro, montagna celestiale, ansia impazzita! Cane nel cuore, voce perseguita! Silenzio senza fine, iris maturo! Calda voce di gelo, via, ti temo, non volermi perduto nel roveto, là senza frutto carne e cielo gemono. Via dalla mia testa, avorio indurito, spezzalo il mio dolore ed abbi pena! Sono natura e amor, voce segreta!
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pagina 12
L’amore dorme nel petto del poeta Non puoi capire mai che amore è il nostro perché dormi, su me tu stai dormendo, ti nascondo tra pianti, sta inseguendomi una voce d’acciaio come un rostro. La legge che scompiglia corpo e astro nel petto mi trafigge e va ferendo, torbide parole vanno mordendo del tuo spirito fiero le ali e l’estro. La gente salta a gruppo nei giardini, aspetta il corpo tuo e la mia agonia in cavalli di luce e verdi crini. Però non ti svegliare, vita mia. Senti il mio sangue rotto nei violini! E fa che non ci spiino, tuttavia!
Sonetti dell’amore oscuro
Federico Garcìa Lorca
pagina 13
Notte dell’amore insonne Notte alta, noi due. Su, la luna piena; piangevo e tu ridevi in quelle ore. Il tuo sdegno era un dio; il singhiozzare mio di momenti e colombe in catena. Notte bassa, noi due. Cristallo e pena, piangevi in un lontano singhiozzare. Un gruppo d’agonie il mio dolore, versato sul tuo cuor di sabbia fina. L’aurora sopra il letto ci trovò, le bocche sullo scorrere gelato di un sangue che da sempre diramò. Il sole entrò dal balcone serrato, corallo della vita riversò sopra il mio cuor nel sudario gettato.
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pagina 14
Sonetti dell’amore oscuro
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pagina 15
Altri sonetti
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pagina 16
Altri sonetti
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pagina 17
Canzone erotica e con tono di elegia lamentosa Di notti senza luna tutta l’oscurità nell’anima mi addensa un fiore deplorevole. Nel calice d’acciaio ha essenze di Mai Più, i petali il colore hanno di irrealizzabile. Sulla tua bocca rossa non sentirai il contatto delle mie labbra ormai stanche di baci e noia. Le mie mani assetate nel più dorato atto non lasceran violette nella tua carne poi. Sul roseto fiorito restò la mia agonia scorticata e ferita di Chopin e di piano, in un ritmo sessuale, in un sereno accordo. E lontana la dea della Malinconia tronca così il suo fiore con la sua calda mano innevando il mio capo con rose di ricordo.
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pagina 18
La donna lontana. Sonetto sensuale Dalla tua bocca emanano a mille le fragranze, nubi odorose uccidono con la dolcezza pura. E’ un’anfora il mio corpo fatta di notte oscura che in te pazza divina dirama le sue essenze! I tuoi sguardi si perdono nei più dolci sentieri, Erebo con la Notte nel Nulla è scivolato. Febe si placa languida davanti a te, umiliata, e i riccioli di Eros si riempiono di fiori. In una notte azzurra, nel giardino silente, che tu vada sognando con regioni brumose e il piano stia avvizzendo la Canzone d’Oblio, la stella del mio bacio sarà sulla tua fronte, la sorgente dell’anima ti inonderà di rose, e il piano canterà vibranti melodie. 9 gennaio 1918
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pagina 19
Sonetto So che sarà tranquillo il mio profilo dentro il muschio di un nord senza riflesso. Mercurio a guardia, casto specchio terso, dove si spezza il polso del mio stile. Edera e lino furono l’asilo e la norma del corpo che ho dismesso, sarà un silenzio vecchio e senza eccesso, nella sabbia, segnato, il mio profilo. La lingua di colombe assiderate di fiamma forse non avrà sapore, ma gusto di ginestra desolato, libero segno senza normatore sarò nel collo del ramo seccato, tra le dalie nell’ immenso dolore.
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pagina 20
Sonetto Il vento esplora molto cautamente che vecchio tronco stenderà domani. Il vento: con la luna in alta fronte ha scritto per gli uccelli e per i rami. Il cielo si colora lentamente, muore una stella appesa sui balconi, nelle ombre lunghe e tese dell’Oriente il cuore con la mela si fa a brani. Come un arcangelo privo di storia sul grosso pioppo che a lungo ha scrutato, dopo l’agguato il vento avrà vittoria, mentre il mio cuor, nella luce gelata, lotta, ma nel miraggio della Gloria l’anima mia non viene decifrata
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pagina 21
Sonetto Largo spettro d’argento impietosito il vento della notte sospirando aprì con mano grigia una ferita antica e andò; stavo desiderando. Piaga d’amor che mi darà la vita sangue eterno e luce fina sgorgando. Crepa ove Filomela ammutolita bosco, dolore e nido va allestendo. Nella mia testa che dolce rumore! Starò vicino al fiore delicato dove la tua bellezza fredda affiora. Diverrà gialla l’acqua errante e a lato della sponda, bagnata e tutta odore, mentre il mio sangue va per lo sterpeto.
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pagina 22
Sonetto Nei miei giardini entrava dai cancelli quando era l’anima luce di luna. L’ho vista che guardava sulla cuna dove Lussuria morde i suoi capelli. E nell’ombra l’ho vista che pregava, sull’altare dei più sacri martirî, pallida e azzurra così come gli iris, la luce dal mio cuor la illuminava. Non la rividi più, l’anima allora entrò nel regno del piacere ombroso, giardino senza luna e senza fiori. La mia illusione. Si è appassito ora, via dalle voci, il fiore che qui poso, e il cuore s’è inoltrato nei dolori.
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pagina 23
Adamo A Pablo Neruda, circondato di fantasmi
Albero che di sangue l’alba investe dove geme l’appena partorita. Voce che vetri lascia alla ferita e un grafico di ossame alle finestre. Mentre la luce fissa le conquiste di mete bianche, favola smarrita nel tumulto di vene, ormai fuggita al fresco cupo di mela terrestre. Nella febbre d’argilla Adamo geme, sogna un bimbo che arriva galoppando, palpito doppio delle guance insieme. Ma un altro Adamo oscuro sta sognando, neutra luna di pietra senza seme dove il bimbo di luce andrà bruciando.
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pagina 24
In morte di José de Ciria y Escalante Chi dirà che ti vide, e in che momento? Dolore di penombra illuminata! Due voci: l’orologio suona e il vento, senza te l’alba galleggia straziata. Un delirio di nardo invade, intanto, cinereo la tua testa delicata. Uomo! Dolore di luce! Memento! Fatto di luna e cuore desolato. Ritorna fatto luna: con la mano scaglierò la tua mela sopra il rio di rossi pesci estivi fitto e strano. E tu, lassù nel freddo e verde oblìo, dimentica del tutto il mondo vano, delicato Giocondo, amico mio. 1927
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pagina 25
A Manuel de Falla Cordial lira d’argento rifulgente di duro accento e nervo scatenato, voci e fronde della Spagna più ardente le tue mani amorose hanno svelato. Nel nostro stesso sangue sta la fonte che la tua mente i sogni ha germogliato. Algebra pura di serena fronte. Disciplina e passione del sognato. Otto provincie dell’Andalusia, l’olivo all’aria e verso il mare il remo, cantano te, Manuel, la tua allegria. Con i fiori e l’alloro che porgiamo, in questo giorno, amici in armonia, pura amicizia semplice ti offriamo.
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pagina 26
Epitaffio per Isaac Albéniz La pietra che vediamo qui levata sopra le erbe di morte e fango oscuro, veglia lira d’ombra, sole maturo, urna di canto sola e riversata. Dal sole di Cádiz fino a Granada, che erige in acqua il suo perpetuo muro, su cavallo andaluso, accento duro, geme la tua ombra per luce dorata. Oh dolce morto, piccola la mano! Musica di bontà tutta cosparsa! Pupilla di sparviero, cuore sano! Dormi cielo infinito, neve sparsa. Sogna inverno e luce e grigio agostano. Dormi in oblio della vita trascorsa! 14 luglio 1935
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pagina 27
Sulla tomba senza nome di Herrera y Reissig nel cimitero di Montevideo Tumulo di smeraldi e preziosismo come pagoda errante sotto il mare, rami di morte ed alba di sozzura ti fan pazzo il cipresso del lirismo. Anemoni con fosforo d’abisso il marmo del tuo teschio stanno a ornare e il vento intreccia una ghirlanda in aria sopra l’azzurro glabro del tuo crisma. Non giunge Salambó fredda di miele né postumo rubino d’oro intorto per la tua voce secca, ma, crudeli, solo un suono d’ipnotico concerto e una laguna torbida la stele sul tuo sudario soffiano di morto. 1935
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pagina 28
A Carmela Condón Di giacinto una luce mi illumina la mano quando scrivo il tuo nome d’inchiostro e chioma nera e nella notte cenere del mio verso s’invera, fischio di luce e argilla del torrido agostano. Apollo d’osso elimina il solco disumano dove il mio sangue tesse giunchi di primavera, l’aria di allume debole ed ago di chimera porta a pazzia di spighe il silenzio del grano. In questa lotta a morte per la pura poesia, tra numero e follia, tra rosa e rima pura, il tuo regalo è il sole e una vecchia allegria. O piccola brunetta dalla stretta cintura! O Perú, di metallo e di malinconia! O Spagna, luna morta sopra la pietra dura!
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Federico Garcìa Lorca
pagina 33
A Mercedes nel suo volo Una viola di luce aspra e gelata sei già in mezzo alle rocce dell’altura. Voce che suona senza gola, oscura, che in tutto e poi in nulla suona alata. Il tuo pensiero è neve scivolata nella gloria infinita del candore. Il tuo profilo è eterna bruciatura, il tuo cuore colomba liberata. Canta nell’aria senza più catene mattutina fragrante melodia, piaga di giglio e bagliori montani. Giorno e notte, raccolti in armonia, faremo nel cantuccio della pena una ghirlanda di malinconia. 1936
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pagina 34
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Federico GarcĂŹa Lorca
I titoli del magazzino di poesia Mauro Marino 01 Non c’è Elena Chigas 02 Scritti poetici e svergognati Gianluca Conte 03 28 strade Francesco Aprile 04 Grandine Gioia Perrone 05.1 Lettere lontanissime 05.2 Prepararsi a tutto 05.3 La razza della luce Paolo Vincenti 06 L’una e due Vito Antonio Conte 07 Naturalmente Maira Marzioni 08 Parto a novembre Lea Barletti 09 Racconto del cadere Massimiliano Manieri 10 Prima vera che non giunse Ilaria Seclì 11 Nel tempo dei comandi Eliana Forcignanò 12 D’abissi e rinascite Marco Vetrugno 13 I versi del panopticon Saggi Antonio Errico 01 Solo per amore Frammenti su Vittorio Bodini Rossano Astremo 02 Maledetti salentini Traduzioni Silverio Tomeo 01 Il cimitero marino di Paul Valéry 02 Sonetti dell’amore oscuro di F.G. Lorca
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spagine - magazzino di poesia traduzioni 02 Marzo 2014
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Silverio Tomeo è nato il 20 febbraio 1951 sull’Isola di Ponza (Lt) attualmente vive a Lecce
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