Focus 339 - Gennaio 2021

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339

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VOYAGER 2 L’ODISSEA NELLO SPAZIO DI UNA SONDA IMMORTALE


339 GENNAIO 2021

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Scoprire e capire il mondo PRISMA

8 Cani anticovid 10 Trono di spade e matematica 12 Prisma sonoro 16 Facciamo spazio 21 5 cose sulle mummie 24 La foto curiosa 27 Una mascella nuova

8

I cani che “annusano” il Covid-19

10

I pipistrelli malati... si distanziano!

dossier Sostenibilità 110 STIAMO DIVORANDO IL PIANETA

Le nostre attività lasciano un’impronta sull’ambiente. Oggi consumiamo l’equivalente di quasi due Terre. Perché? E soprattutto: per quanto ancora?

RIDURRE IL NOSTRO 116 COME IMPATTO AMBIENTALE

Un mondo più sostenibile? Dipende dalle scelte dei politici. Ma anche (e molto) da quello che facciamo noi fra le mura di casa.

30 VOYAGER 2 LA SONDA IMMORTALE

36 PREFERIAMO LA MANO DESTRA

42 LA PRIMA LINEA

spazio

È la navicella più longeva nella storia delle missioni spaziali. Ha esplorato pianeti mai raggiunti prima e comunica ancora con noi da oltre 18 miliardi di km.

scienza

Fin dalla preistoria, gli esseri umani sono in gran parte destrorsi: i mancini sono il 10%. Perché? Forse, la differenza è nei due emisferi cerebrali.

medicina

Come funzionano i reparti di terapia intensiva dove si curano i malati di CoViD-19.

In copertina: Foto portante: Colin Behrens/Pixabay; Sotto: Shutterstock; Getty Images.

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Molte aziende hanno compreso l’importanza dell’ambiente. Ecco alcuni esempi virtuosi Focus | 3


50 IL LUNGO DORMIRE

56 LE REAZIONI DEL CORPO AL FREDDO

58 A CHE GIOCO GIOCHIAMO?

64 SE NON CI FOSSE LO SPORT

74 IL MISTERO DEI CODICI

80 FOCUS LIVE REWIND

82 DOVE ABITI?

animali

In verità il letargo non è un sonno, ma uno stato straordinario in cui il corpo è “spento”. Così alcuni mammiferi affrontano l’inverno (e non solo).

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biologia

Una vita (perlopiù) da “destri”: perché?

Avete i brividi e la pelle gelata? Si sono attivate le difese dell’organismo. Contro un nemico insidioso.

società

Natale, tempo di partite a Risiko, Monopoly ecc. Due psicologi abbinano ogni “scatola” ai giocatori giusti.

sport

Saremmo più tristi, più egoisti, più malati, più presuntuosi, più maleducati, più soli.

storia

Non bastano la pazienza e la tecnologia: alcune lingue (e libri) resistono a ogni forma di decifrazione.

festival

102

Computer e qubit: intervista ad Anna Grassellino del Fermilab di Chicago

Ripercorriamo i quattro giorni del grande festival di Focus con i protagonisti della scienza e della tecnologia. Quest’anno, in streaming.

mondo

Quelli inventati, quelli più antichi, quelli che si possono comprare: curiosità e storia degli indirizzi.

58

Vi piace la tombola? La psicologia vi spiega perché

RUBRICHE

6 L’oblò 72 Tipi italiani 96 Domande & Risposte 143 MyFocus 148 Giochi

88 UNA GIUNGLA IN CITTÀ animali

Stop ai viaggi in lontane foreste? Un’esplorazione urbana ha mostrato una folla di insetti, ragni e...

102 IL MIO AMICO QUBIT

intervista

I computer quantistici elaborano dati a una velocità che supera quella di qualsiasi supercomputer classico. Come? Ce lo spiega una giovane italiana che dirige un nuovo centro al Fermilab di Chicago.

108 LA PANDEMIA NON NUOCE A TUTTI

cifrario economico

I miliardari sono aumentati nonostante l’anno di crisi, e molti giganti americani si sono perfino arricchiti.

99

Gli edifici possono... sciare? Sì!

4 | Focus

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società

QUIZ QUANTE NE SAI SU GIOCATORI E GIOCHI IN SCATOLA? INQUADRA LA PAGINA CON LA APP INFO A PAGINA 5

Natale, tempo di partite a Risiko, Monopoly, Taboo ecc. Due psicologi statunitensi abbinano a ciascuna “scatola” i giocatori con la personalità giusta.

A che gioco di Raffaella Procenzano


I 5 TRATTI DELLA PERSONALITÀ

Questi sono i cosiddetti “big five”, i tratti caratteriali che delineano la nostra personalità. Ognuno di noi li possiede tutti, ma in quantità diverse. Estroversione persona estroversa, socievole Piacevolezza persona cooperativa, simpatica Coscienziosità persona organizzata, affidabile Neuroticismo persona ansiosa, sensazione di emozioni negative

dpa/picture alliance/Getty Images

Apertura all’esperienza persona curiosa, aperta a cose nuove

giochiamo? Focus | 59


E

anche le feste di Natale sono arrivate. Che ci si ritrovi in famiglia a cerchie ristrette o moderatamente allargate poco importa. Di sicuro, su molte tavole italiane, una volta ripuliti i resti di panettone e frutta secca, hanno fatto la loro comparsa i giochi da tavolo, un modo per continuare a stare tutti insieme.

Le partite non sono altro che simulazioni della realtà, per questo gli psicologi usano spesso i giochi da tavolo negli esperimenti 60 | Focus

SCEGLI LA SCATOLA GIUSTA PER TE Ecco, per lo psicologo Usa Corey Butler, a quali personalità sono più adatti alcuni dei giochi da tavolo più diffusi in Italia. Scacchi: persone con bassa estroversione e bassa piacevolezza. Trivial Pursuit: persone introverse. Tombola: persone molto estroverse e socievoli. Monopoly e Risiko: persone di elevata estroversione, ma bassa piacevolezza. Pictionary e Taboo: persone estroverse e con elevata piacevolezza. Giochi di ruolo come Dungeons & Dragons: persone che hanno grande apertura all’esperienza.

Shutterstock/Nazar Skladanyi

ESTROVERSI E PIACEVOLI Eppure, anche i giocatori “da feste natalizie” non sono tutti uguali e c’è chi si è occupato di capirne psicologia e abitudini. Corey Butler, psicologo sociale all’Università Southwest Minnesota, scacchista e hard gamer, conduce studi che hanno per oggetto proprio i giocatori da tavolo. «Ogni partita in fondo è una simulazione della realtà, e rende possibile osservare elementi molto interessanti per gli psicologi come l’autostima, la necessità di prendere decisioni, le motivazioni», dice Butler. Lo studioso ha messo in relazione i cinque tratti della personalità che gli psicologi chiamano “Big Five” (vedi riquadro all’inizio del servizio) e che servono proprio per caratterizzare ognuno di noi, con le preferenze dei giocatori, ottenendo così la personalità ideale per ogni “scatola”. Per questo, Focus ha chiesto all’esperto di caratterizzare le personalità più adatte ad alcuni dei giochi più diffusi nelle case degli italiani (il risultato nel riquadro in questa pagina). «In generale, tratti della personalità più correlati alle scelte di gioco sono l’estroversione e la piacevolezza. Che, attenzione, non sono la stessa cosa: si può essere introversi e piacevoli oppure estroversi e un po’ “carogne”. Le persone più piacevoli

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REGOLE SEMPLICI Ma si fa presto a dire “gioco da tavolo”: ce ne sono di tutti i tipi, adatti a ogni sorta di giocatori. Sì, perché la scelta della partita sulla quale impegnarsi dipende soprattutto dalla personalità di ognuno di noi, come ha scoperto Nick Yee, studioso Usa di scienze sociali, che ha diviso i giocatori a seconda delle loro caratteristiche psicologiche (vedi riquadro nella pagina accanto). Va tenuto presente che la classificazione di Yee vale soprattutto per gli appassionati di giochi da tavolo, gli “hard gamers”, che li utilizzano tutto l’anno, mentre i giocatori occasionali, quelli “natalizi” insomma, usano soprattutto i giochi che Yee chiama “accessibili” (e che nel suo schema ricadono nel secondo sottotipo di giocatori), vale a dire quelli che non hanno regole complicate e che spesso sono adatti a ogni età, ovvero le scatole che tutti abbiamo in casa: Cluedo, Taboo, Risiko, Monopoly, Scarabeo ecc. «È normale che sia così, quando intorno a un tavolo si riuniscono persone poco esperte di giochi in scatola, o ci sono dei bambini, la scelta di titoli in cui la strategia non è molto importante è inevitabile», fa notare Dario De Toffoli, fondatore di Studiogiochi, esperto di discipline mentali e giocatore più volte medagliato alle Olimpiadi della mente di Londra.

I PEGGIORI ISTINTI Monopoly è tra i giochi più popolari anche in Italia e spesso attrae giocatori ipercompetitivi.


CHE TIPO DI GIOCATORE SEI? Lo studioso Usa Nick Yee identifica 4 tipi di giocatori da tavolo. I profili sono stati elaborati a partire dalle risposte sui gusti di oltre 90mila appassionati di giochi in scatola. Quelli che amano i conflitti Preferiscono rubare risorse a un altro giocatore, bloccarne il movimento o attaccare e distruggere direttamente le sue proprietà. Preferiscono i giochi in cui nessun risultato è certo finché tutte le azioni non si risolvono. Alcuni amano manipolare gli altri partecipanti nei giochi in cui è importante negoziare. ESEMPIO: Diplomacy, Game of Thrones.

Chi gioca per divertimento Apprezzano l’interazione sociale e soprattutto le risate condivise che i giochi di società possono suscitare. Per loro, i giochi da tavolo sono solo il mezzo per un divertente incontro sociale. Molti amano i giochi cooperativi e preferiscono fare squadra con altri giocatori invece di batterli. Altri amano la componente fortuna perché gli elementi casuali mettono allo stesso livello principianti e veterani, rendendo incerto l’esito del gioco. Quasi tutti desiderano la semplicità delle regole. ESEMPIO: Cranium, Taboo, Uno, Scarabeo, Cluedo, Pictionary.

Amanti delle ambientazioni fantastiche Si divertono ad assumere un ruolo in un mondo alternativo credibile, con tradizioni, storia, cultura e personaggi interessanti. Apprezzano la possibilità di personalizzare il proprio personaggio/protagonista del gioco. ESEMPIO: Lord of the rings.

Shutt

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Gli strateghi Si divertono ad affinare e testare le loro capacità intellettuali. Vogliono pensare e pianificare, per cui apprezzano i giochi che premiano le decisioni giuste, dove l’abilità (piuttosto che la fortuna) è decisiva per il risultato. Amano provare giochi nuovi. Molti hanno un alto bisogno di vincere e sono particolarmente felici quando il margine di vittoria è schiacciante. ESEMPIO: Antiquity, Monopoly, Risiko, Scacchi.


Greg Balfour Evans

ALTRO CHE “PASSATEMPO”….

Rosario Bergamasco

I benefici sono chiari: i giochi da tavolo esercitano la memoria, spingono a trovare soluzione ai problemi e influiscono sulla percezione della realtà. Per questo, i bambini abituati a giocare a carte e giochi in scatola fin da piccoli aumentano le loro abilità numeriche, come hanno scoperto i ricercatori dell’Università di Leuven (Belgio), mentre un’altra ricerca dell’Università di Edimburgo condotta su uomini e donne 70enni, seguiti ogni 3 anni, dimostra che chi gioca a scacchi, tombola e carte aumenta le proprie capacità cognitive. Non è tutto: uno studio della Baylor University (Usa) su 20 coppie (uomo-donna) ha evidenziato che nel corso di una partita i partner producono ossitocina, un ormone che rafforza i legami emotivi (sono stati presi in considerazione carte, dama, Monopoly e giochi di parole). E succede sia quando i partner sono alleati sia quando sono avversari. Ricerche neuropsicologiche più approfondite hanno interessato i giocatori di scacchi e hanno dimostrato che più si diventa bravi più si attiva il lobo frontale del cervello, la zona in cui risiede il pensiero cosciente. Gli scacchisti migliori, inoltre, hanno un modo diverso di guardare la scacchiera rispetto ai principianti: la colgono nella sua interezza, piuttosto che considerarne le singole parti e questo li aiuta a studiare le mosse successive. In ogni caso, tutti i giochi da tavolo possono essere usati a fini educativi: per insegnare a non fumare, per esempio, sono stati realizzati giochi ad hoc e alla facoltà di Geologia dell’Università del Texas un gioco in scatola è stato sperimentato con ottimi risultati per insegnare agli studenti la tafonomia, ovvero il processo di formazione dei fossili.

UN PO’ DI ACUME Per trovare l’assassino nel Cluedo occorre procedere per esclusioni e deduzioni, ma anche la fortuna conta.

amano i giochi cooperativi, quelli in cui non c’è un avversario da battere, quelle estroverse spesso apprezzano i giochi in cui la fortuna è una componente importante, per esempio in cui bisogna lanciare dei dadi», aggiunge Butler. QUEL CHE PIACE A LEI «Va considerato comunque che le correlazioni tra tipo di gioco e personalità del giocatore non sono molto forti. Esistono molte eccezioni: io stesso sono uno scacchista estroverso», scherza Butler. Le persone più competitive, per esempio, amano poco i giochi cooperativi (forse perché non danno l’opportunità di mettersi alla prova e sviluppare le proprie abilità), ma la correlazione è bassa. In realtà, gli individui ipercompetitivi non amano cooperare perché non possono vincere, ma non disprezzano questo tipo di giochi perché comunque non possono perdere. Allo stesso modo, si potrebbe pensare che le persone piacevoli non amino i giochi in cui è molto alto il conflitto e in particolare le simulazioni di battaglie (Risiko per esempio): «Le mie ricerche dimostrano però che, anche se non li preferiscono, non li detestano poi così tanto. Si tratta di persone piacevoli e alla fine si adattano ai gusti degli altri giocatori, per cui se si trovano di fronte un gioco di guerra non protestano più di tanto», fa notare Butler. Al contrario, i giocatori con un forte tratto di nevroticismo (una dimensione continua della personalità, che va da emotivamente instabile da un lato, a calmo o emotivamente stabile dall’altro) sono particolarmente motivati ​​a evitare di perdere. È probabile che tali esperienze inneschino dentro di loro una cascata di emozioni negative come frustrazione, delusione, rabbia e risentimento. TOMBOLATA La tombola è il gioco in scatola più popolare in assoluto in Italia perché basata unicamente sulla fortuna. E quindi è alla portata anche dei bambini.


E ci sono differenze tra gusti maschili e femminili: secondo le indagini di Nick Yee, le principali motivazioni di un uomo sono la necessità di vincere, la scoperta di qualcosa di diverso e la semplicità del gioco. Per le donne è importante la semplicità delle regole e il divertimento sociale, e solo dopo viene il gusto di vincere. Insomma, per Yee, la differenza più grande tra maschi e femmine sta nell’orientamento al conflitto, visto che gli uomini hanno 3,5 volte più probabilità di avere il conflitto come motivazione primaria quando si siedono per giocare.

Shutterstock/PicMy

CHE SCATOLA PRENDIAMO? Esiste allora il gioco da tavolo ideale, quello che mette tutti d’accordo? «Monopoly per esempio non lo è», dice De Toffoli, «dipende troppo dalla fortuna che un giocatore ha alle prime caselle. Chi si arricchisce all’inizio poi vince di sicuro, non c’è gusto». I giochi migliori, soprattutto per famiglie sono quelli più accessibili come regole e non troppo conflittuali: «Meglio Carcassonne di Risiko, per esempio. Devono dare l’opportunità di discutere con gli altri giocatori e di usare un minimo di strategia, così diventano divertenti», aggiunge Butler. In generale, secondo l’esperto, i giochi non devono richiedere troppe scelte al giocatore: al massimo quelli più complicati dovrebbero avere 7 opzioni diverse, altrimenti si rischia il sovraccarico cognitivo e ci si annoia. «Inoltre, quando si gioca tra non esperti una partita dovrebbe durare una o due ore, non di più», conclude Butler. L’importante è che la struttura del gioco non sia frustrante: vanno evitati quei giochi in cui, quando si è vicini alla vittoria, la sorte potrebbe far perdere tutto: «Ho verificato che in quei casi può montare la rabbia, guastando le feste a tutti. Un po’ come quando sei in coda e qualcuno ti si mette davanti: pensavi di essere arrivato e ti ricacciano indietro, risentirsi è inevitabile», dice ancora l’esperto. I giochi migliori sono quelli capaci di indurre il cosiddetto “flusso”, la totale immersione in ciò che si sta facendo, perché hanno ritmo e non annoiano. A questo punto… Dai venite tutti qui! Tiriamo fuori la tombola.

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Se non amate gli improvvisi ribaltamenti di sorte, meglio evitare alcuni giochi per non rovinare la serata

VUOI CONCENTRARTI? NIENTE MUSICA ROCK Gli uomini dovrebbero evitare di ascoltare la musica rock quando sono concentrati in un gioco da tavolo. A questa conclusione sono arrivati gli scienziati dell’Imperial College di Londra e del Royal College of Music: hanno chiesto a 352 persone di giocare all’Allegro Chirurgo (foto sopra). Il gioco consiste nel rimuovere gli organi interni da un finto paziente il cui naso lampeggia e ronza nel caso le pinzette tocchino i lati metallici del corpo. I ricercatori hanno dato ai volontari cuffie che riproducevano un brano di Mozart, Thunderstruck degli AC/DC o i rumori di una sala operatoria. Il team ha quindi calcolato il tempo impiegato dai partecipanti per rimuovere tre parti del corpo, valutando i loro errori. Risultato: gli uomini che ascoltavano gli AC/DC erano più lenti e facevano più errori dei maschi che ascoltavano Mozart o il suono di una sala operatoria. Thunderstruck ha provocato in media circa 36 errori, mentre gli altri brani ne hanno provocati 28. Le donne invece non si sono lasciate distrarre da nessun tipo di musica: impiegavano più tempo per rimuovere gli organi, ma facevano meno errori. Come si spiega? I ricercatori ipotizzano che la musica rock provochi più stress uditivo agli uomini.

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scienza

PREFERENZA INNATA? La predilezione per la mano destra (talvolta la sinistra) si manifesta fin da bambini: è, forse, una caratteristica innata.


PERCHÉ PREFERIAMO LA MANO

DESTRA? Fin dalla preistoria, gli esseri umani sono in gran parte destrorsi: i mancini sono soltanto il 10%. Perché? Forse, l’origine della differenza è nei due emisferi cerebrali.

P

di Elena Meli

rendete lo spazzolino da denti oppure una penna. Provate a svitare un barattolo, o a soffiarvi il naso. Quale mano avete scelto? Per nove su dieci sarà stata la destra: i mancini non si sono “estinti”, nonostante fino a pochi anni fa venissero spesso corretti, ma restano inchiodati al 10 per cento della popolazione, ovunque e in qualsiasi etnia. Una preferenza così spiccata per la mano destra non c’è in nessun altro primate, tanto da far supporre che essere destrimani sia una caratteristica distintiva per l’uomo quasi come il pollice opponibile: viene da chiedersi allora perché abbiamo scelto proprio la destra. È il risultato di un vantaggio evolutivo, perché ci ha regalato magari un cervello più efficiente? Oppure è successo nei millenni per motivi culturali, per esempio perché pian piano si è radicata l’idea che la mano sinistra fosse quella “del diavolo”? ANCHE I NOSTRI ANTENATI Intanto, pare certo che la predilezione per la destra sia comparsa presto nella storia dell’uomo: i primi fossili che lo suggeriscono risalgono a 1,8 milioni di anni fa. Non esistono abbastanza scheletri completi di quel periodo su cui poter

verificare se i nostri antenati fossero destrimani o mancini valutando differenze nella forma o nella grandezza delle ossa dei due arti; perciò David Frayer dell’Università del Kansas (Usa) e Luca Bondioli del Museo nazionale preistorico di Roma si sono concentrati sui denti, studiando la direzione dei graffi che gli uomini primitivi si procuravano cercando di tagliare con una lama di pietra brandelli da un pezzo di carne stretto fra i denti, per dedurre con quale mano impugnassero lo strumento. Analizzando la mascella di alcuni Homo habilis ritrovati nella gola di Olduvai sull’altopiano africano del Serengeti, chiamata la “culla dell’umanità” proprio perché da qui arrivano i reperti umani più antichi, gli archeologi hanno scoperto che già allora si usava per lo più la destra per afferrare gli utensili. Indagini simili su un numero molto maggiore di fossili di uomini di Neanderthal rinvenuti in varie aree di Spagna, Francia, Svizzera e Iraq da ricercatori dell’University College di Londra lo hanno confermato: anche questi ominidi vissuti più di recente (da centomila a trentacinquemila anni fa circa) erano raramente mancini. Peraltro è possibile che la scelta della mano destra risalga addirittura a quando siamo scesi dagli alberi, fra gli otto e i dieci milioni di anni fa: lo sostiene la psicologa cognitiva Stephanie Braccini dell’UFocus | 37


Bridgeman Images/Mondadori Portfolio

ABILI CACCIATORI Le testimonianze fossili suggeriscono che anche i nostri antenati fossero destrimani. D’altra parte, un’azione coordinata, per esempio, nella caccia, era certamente utile alla sopravvivenza.

Il lato sinistro del cervello (sede del linguaggio) controlla il lato destro del corpo. E viceversa niversità di St. Andrews in Scozia, secondo cui l’asimmetria nell’uso delle mani potrebbe essere comparsa quando abbiamo assunto la posizione eretta. «Lo suggeriscono anche esperimenti con gli scimpanzé: quando stanno su quattro zampe non mostrano preferenze per l’una o l’altra mano, se vengono forzati a stare su due emerge chiaramente la preferenza per un lato», dice Braccini. La teoria della “discesa dagli alberi” non è stata provata, ma c’è abbastanza accordo sul fatto che come minimo 1,8 milioni di anni fa siamo diventati per lo più destrimani. Restano però un mistero i motivi per cui è successo, anche se l’ipotesi più accreditata chiama in causa la cosiddetta lateralizzazione del cervello. «I due emisferi cerebrali non sono identici né nella microstruttura e nella morfologia, né soprattutto per le funzioni: attività diverse sono realizzate da regioni differenti dei due emisferi cerebrali, spesso soltanto da uno, talvolta in un modo che li coinvolge entrambi», spiega Luca Tommasi, docente di psicobiologia e psicologia fisiologica dell’Università di Chieti. «Il coordinamento è garantito da collegamenti nervosi crociati: in pratica, i movimenti della mano destra dipendono dalle aree motorie dell’emisfero sinistro, e viceversa. Manualità e lateralizzazione cerebrale sono quindi due aspetti intrinsecamente e obbligatoriamente legati tra loro». Secondo la cosiddetta ipotesi dell’Homo loquens del biologo evoluzionista William Fitch dell’Università di Vienna, quando siamo diventati bipedi abbiamo differenziato le funzioni nei diversi lati del cervello per migliorarne l’efficienza; quindi l’emisfero sinistro si è specializzato nel linguaggio, una delle funzioni più cruciali della nostra specie, e questo ha portato con sé come effetto collaterale la preferenza manuale per la destra, che da quell’emisfero è comandata. Trovare le prove non è semplice, visto che si dovrebbero fare test neuropsicologici ai nostri progenitori; in più il linguaggio non sempre accende l’emisfero sinistro, né c’è sempre una concordanza 38 | Focus

della parte del cervello che si attiva per parlare e per muovere la mano preferita. Come sottolinea Tommasi, «Nel 5 per cento dei destrimani il linguaggio attiva l’emisfero destro, nel 70 per cento dei mancini si attiva il sinistro, che comanda la mano destra. Linguaggio e manualità sono più spesso governati dalla parte sinistra del cervello, ma non sempre: queste due asimmetrie di funzioni quindi non per forza sono correlate. Inoltre esistono ipotesi di segno opposto, per cui il linguaggio verbale potrebbe essersi evoluto dalla gesticolazione manuale». I MANCINI: MINORANZA IMPORTANTE Difficile capire se sia nato prima l’uovo-linguaggio o la gallina-uso della destra, ma la necessità di sviluppare capacità

LE TANTE VIE DI MEZZO C’è chi fa tutto con la stessa mano e chi scrive con la destra ma calcia col piede sinistro, o ha una preferenza nell’uso dell’occhio o dell’orecchio sinistri: ci sono tante sfumature per l’impiego delle due metà del corpo e delle mani. Lo psicobiologo Luca Tommasi osserva: «Essere mancini o destrimani è una descrizione semplicistica dell’abilità manuale, che va misurata in maniera graduata: tutti possiamo svolgere compiti motori in modo più o meno preciso con entrambe le mani. Esistono quindi destrimani, ambidestri e mancini più o meno forti». PREFERENZE DI MAMMA. A quanto pare, c’è però qualcosa che facciamo sempre allo stesso modo: tutte le mamme cullano i neonati tenendoli sul braccio sinistro (v. foto a destra). Secondo Tommasi, che ha studiato l’argomento, una ragione c’è: «Questa posizione consente di trasmettere informazioni emotive più intense», spiega, «perché entrambi vedono meglio il lato sinistro del viso dell’altro che, per i collegamenti crociati con l’emisfero destro (che elabora le emozioni, ndr), è il più espressivo».


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manuali fini, appannaggio prevalentemente dell’emisfero sinistro, potrebbe aver anch’essa contribuito alla preferenza destrorsa: i nostri antenati costruivano strumenti da condividere con gli altri della tribù, che dovevano poterli usare facilmente. Non scegliere (quasi) tutti la stessa mano per impugnare una scheggia di pietra sagomata avrebbe complicato la vita, come sa bene qualunque mancino che abbia mai provato a usare un banale apriscatole: secondo la teoria sociale della manualità di Gordon Frost dell’Università della Georgia (Usa) la cooperazione tipica della specie umana, che fin dal passato più remoto si è riunita in gruppi più ampi rispetto agli altri animali, potrebbe perciò aver dato un’altra spintarella alla preponderanza dei destri. «I mancini non sono scomparsi e la loro distribuzione, circa il 10 per cento del totale,

DIRITTO! Novak Djokovic in un match contro Rafael Nadal (v. foto sotto). Gran parte degli atleti usa il lato destro del corpo.

CONTROLLO INCROCIATO BULBI OCULARI

NERVO OTTICO

EMISFERO SINISTRO

CHIASMA OTTICO

EMISFERO DESTRO Getty Images

MANCINI DI ZAMPA I pappagalli cacatuidi, come questo, per le loro azioni prediligono la zampa sinistra.

Shutterstock/Trendsetter Images

TIRO MANCINO Rafael Nadal in azione: i mancini come lui spesso spiazzano gli avversari, più abituati ai destri.

Susan Mullane-USA TODAY Sports/Sipa USA/Mondadori Portfolio

Il cervello è diviso in due emisferi collegati tra loro, che si suddividono i compiti. Così l’emisfero destro controlla il lato sinistro del corpo e viceversa, come testimonia il parziale incrocio dei nervi ottici nel chiasma. L’emisfero sinistro è anche più legato al linguaggio, il destro all’emotività.

DALLA PARTE DEL CUORE Le mamme tengono i figli sul lato sinistro: forse per avere maggior contatto emotivo.


Anche i fattori culturali contano: spesso i mancini sono spinti a “correggersi” Quirky China/Shutterstock

costituirebbe un equilibrio stabile raggiunto nel corso dell’evoluzione», aggiunge Tommasi. «Questo rapporto probabilmente si manterrà a lungo, perché sembra quello ottimale fra individui che interagiscono in modo sinergico, quando devono condividere strumenti, e antagonistico, quando lottano. Nel nostro passato la competizione fisica era più frequente e in questa i mancini erano avvantaggiati, come tuttora vediamo negli sport di lotta o di contatto agonistico come tennis o calcio, per l’effetto sorpresa che rende le loro mosse più imprevedibili; con la massiccia diffusione della socialità e di una cultura condivisa è però prevalsa la necessità di coordinamento fisico, per usare tutti gli stessi utensili». Biologia e socialità sono state quindi la molla principale per diventare destrimani, poi è innegabile che pure la cultura ha contato, se non altro nei secoli più recenti: la sinistra è stata ritenuta a lungo la mano impura (non è un caso se Eva coglie la mela del peccato proprio con la sinistra) e così fino a pochissimo tempo fa i mancini venivano corretti nella scrittura a suon di bacchettate. CANI E GATTI, MANCINI PER CASO Oggi non succede più, ma non per questo pare che potremo arrivare a una distribuzione paritaria delle preferenze manuali, proprio perché essere destrimani affonda le sue origini nella nostra biologia evolutiva. Resteremo perciò l’unica specie con una spiccata propensione all’uso della destra: anche il cervello animale non è simmetrico nelle sue funzioni però, come spiega Tommasi, «Esistono preferenze per l’uso di un lato a livello individuale e di popolazione, ma in questo secondo caso le percentuali sono spesso meno spiccate rispetto all’uomo». Troveremo quindi gatti mancini o destri, ma il gatto come specie non ha una predilezione marcata come l’uomo; lo stesso vale fra i primati, gli scimpanzé per esempio sono destrimani solo per il 60-70 per cento. L’eccezione che conferma la regola? I pappagalli, in particolare quelli della famiglia dei Cacatuidi, i grossi pappagalli caratterizzati dal “ciuffo” sulla testa (v. foto nelle pagine precedenti): in molte specie c’è una preferenza per la zampa con cui afferrare gli oggetti che arriva all’85 o perfino al 100 %. Però, a differenza nostra, è la sinistra.

IL VERSO DELLE MOLECOLE La natura ha una preferenza perfino nei livelli più infinitesimali della materia: anche molte molecole, infatti, hanno un verso privilegiato. Sono quelle chirali (dal greco “mano”), che sono speculari l’una all’altra e quindi identiche per composizione in atomi ma non sovrapponibili, come le mani, e diverse al punto che una molecola “destra” può essere innocua e una “mancina” tossica: infatti, è proprio la forma assunta nello spazio a dare le proprietà ai composti biologici. DOV’È IL DNA “MANCINO”? ll mistero riguarda anche gli aminoacidi che compongono le proteine: sono tutti “levogiri”, cioè hanno lo stesso verso di una vite che avanza ruotando a sinistra. Il Dna, invece, è “destrogiro”, cioè come una vite che ruota in verso opposto.

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IN SINCRONIA! Una riunione di mancini in Cina, rara occasione in cui tutti impugnano nello stesso verso.

DNA LEVOGIRO

DNA DESTROGIRO

ADENINA TIMINA CITOSINA GUANINA STRUTTURA LATERALE



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