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L’ormone dell’amore è essenziale per il legame di coppia?

Il rilascio d ell’ormone ossitocina è stato per anni considerato determinante per l’unione di coppia (per formare e mantenere nel tempo un rapporto e favorire la fedeltà), oltre che per l’attaccamento materno. Proprio per questo, tale molecola si è guadagnata la definizione di “ormone dell’amore”. Ma un nuovo studio coordinato da neuroscienziati delle Università della California, a San Francisco, e di Stanford ha messo in discussione il suo ruolo di “collante” affettivo. Biologia. La ricerca ha avuto come oggetto le arvicole della prateria, roditori spesso studiati per comprendere la biologia delle relazioni perché instaurano rapporti monogami e fedeli che durano per tutta la vita. Gli scienziati hanno riscontrato che gli animali senza recettori per l’ossitocina mostravano gli stessi comportamenti di accoppiamento, attaccamento (stavano vicini, rifiutavano altri partner) e genitorialità degli altri. Di conseguenza, si ipotizza che l’attaccamento derivi da un programma genetico complesso, del quale la liberazione di ossitocina potrebbe essere solo una componente. M . Z.

Perché a tanti maschi etero piacciono le trans?

Molti uomini che si considerano eterosessuali sono attratti dalle donne trans, nonostante abbiano il pene. Spesso si pensa che si tratti in realtà di gay inconsapevoli, che risolvono la contraddizione facendo sesso con persone che mescolano i due generi. Non sembra però essere questo il punto centrale, come ha scoperto il sessuologo Brandon Andrew Robinson, dell’Università della California, analizzando migliaia di post su Reddit, in cui uomini discutono della loro attrazione per le trans. «Quello che emerge è piuttosto la solita misoginia maschile», spiega Robinson su Men and Masculinities. «Le donne cisgender a molti uomini non sembrano più abbastanza femminili, cioè sottomesse e in linea con le fantasie maschili». Le donne trans a questi uomini appaiono invece come delle “iperfemmine”, che accentuano ciò che per loro sono i “naturali caratteri femminili” nel corpo, nei vestiti e nel comportamento. Insomma recitano la parte della “donna come dovrebbe essere” per i loro fidanzati, amanti o clienti. Sempre di più. Il dover dimostrare di essere più femmine delle femmine è però, secondo Robinson, anche una “condanna” per le trans, necessaria, per esempio, per convincere autorità e medici del loro forte desiderio di essere donne. A.S.

Esiste una relazione fra dimensioni del pene e auto sportive?

Po trebbe sembrare un luogo comune, ma sembra esserci un fondo di verità: secondo i ricercatori dell’University College di Londra, infatti, gli uomini convinti che il loro pene sia più piccolo della media si sentono attratti dalle automobili sportive. Le auto appariscenti e altre vistose forme di consumo rappresenterebbero quindi un tentativo di compensare una bassa autostima della propria dotazione fisica. I ricercatori hanno studiato 200 uomini fra i 18 e i 74 anni. Considerando la scarsa affidabilità delle dichiarazioni sull e dimensioni del proprio pene, hanno convinto i partecipanti che il test riguardasse la valutazione della loro memoria in un ambiente multitasking, e che avrebbero quindi dovuto leggere delle informazioni online mentre visualizzavano degli annunci. Manipolati. Alcune delle informazioni inserite erano intenzionalmente fuorvianti sulle generali dimensioni dei peni, con lo scopo di convincere alcuni volontari di avere organi più piccoli rispetto alla media. Altri partecipanti sono stati invece manipolati in modo che le indicazioni riportate li facessero sentire più dotati degli altri. Ai due gruppi è stato quindi chiesto di valutare il loro interesse per dei prodotti di lusso e per delle auto appariscenti: i risultati hanno mostrato che a essere più interessati erano i soggetti che si sentivano meno sicuri riguardo alle dimensioni del loro pene. R . M .

Perché il rosa è “da bimbe” e l’azzurro “da maschietti”?

Colpa della Barbie. Infatti, non è sempre stato così, anzi: nel XVIII secolo i maschi indossavano spesso il rosa perché deriva del rosso, ritenuto più aggressivo del “calmo” blu, associato invece al femminile. Fino al secolo scorso, inoltre, gli abiti dei bambini erano per lo più bianchi, perché più pratici da lavare. Nei primi due decenni del ’900 furono introdotti i colori pastello negli abiti dei bimbi e ancora nel 1927 il Time notava che nei grandi magazzini americani si suggerivano vestiti rosa per i maschietti. Colori pastello. Lo “scambio” accadde nel secondo dopoguerra, secondo la storica del costume Jo Paoletti che al tema ha dedicato il libro Pink and Blue: con il boom economico i vestitini dei bimbi iniziarono a diventare abiti da minidonne e miniuomini, mentre la bambola Barbie spopolava e dipingeva il mondo delle bimbe di rosa. Che, da lì in poi, sarebbe stato ritenuto un colore femminile: una leggera flessione della tendenza si è avuta solo con il movimento femminista degli anni ’60-’70, che rifiutava il cliché del rosa, poi negli anni ’80 l’abbinamento si consolidò e solo oggi, secondo Paoletti, per le nuove generazioni un maschio che indossi il rosa non è ritenuto eccentrico. E.M.

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