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La musica classica previene i reati?
Sembrerebbe di sì. A far propendere per questa tesi fu un esperimento condotto nei primi anni del Duemila dalla London Underground Limited, società britannica che gestisce la metropolitana della capitale. In alcune stazioni della metro di Londra, infatti, gli altoparlanti trasmisero per 18 mesi consecutivi solo musica classica, con una playlist che variava da Mozart a Vivaldi, da Rachmaninov a Beethoven.
Ottimi risultati. Al termine della sperimentazione, nelle fermate dove era stato adottato il provvedimento sonoro, si registrò un calo delle rapine del 33%, una riduzione delle aggressioni allo staff del 25% e una diminuzione degli atti vandalici di ben 37 punti percentuali. Secondo gli psicologi, il merito di questi risultati è da attribuire all’azione della musica sul nostro cervello. Quando si ascolta un brano distensivo, infatti, viene innescato il meccanismo di rilascio della serotonina, un ormone in grado di alleviare lo stress e prevenire stati d’ira. S.V.
Cos’è la “raining poetry”?
Èun tipo di street art che diventa visibile soltanto quando piove. Si tratta generalmente di poesie impresse sui marciapiedi con inchiostri estremamente resistenti all’acqua. Quando il suolo è asciutto i versi non compaiono, ma nel momento in cui viene bagnato dalla pioggia e si scurisce, il contrasto fa apparire le scritte. Le poesie attivate dalla pioggia sono un’idea dell’artista Peregrine Church di Seattle, negli Stati Uniti, che ha chiamato rainworks il suo metodo creativo.
Marciapiedi. Dal 2015 le installazioni si sono ripetute su molte strade degli Usa ma anche in altre città del mondo. E in alcuni casi la raining poetry unisce all’aspetto poetico un fine socialmente utile: come nel quartiere di Germantown a Filadelfia, dove sui marciapiedi di alcuni isolati si possono leggere messaggi sugli impatti delle inondazioni, sempre più frequenti in quell’area. Il Water Department cittadino collabora infatti con la comunità locale per stabilire il modo in cui costruire la resilienza alle inondazioni. E per richiamare l’attenzione sulle conseguenze della crisi climatica, gli abitanti del quartiere possono scrivere sul suolo le loro poesie, rese visibili dalla pioggia o dagli allagamenti. R .M.
Può una pianta data per estinta riapparire?
Certo, se si allea con i funghi. Le Thismia (foto) sono fra le piante più strane del mondo, l’unico segno della loro presenza sono i loro fiori, dalla forma di lampioncini, che emergono dal terreno: per questo sono dette “lanterne delle fate”. Ma ancora più strano è il fatto che non sono capaci di fotosintesi: per vivere si “accordano” con i funghi nel terreno, scambiando con loro nutrienti, acqua e ossigeno. Fra le tante specie, quella che cresceva vicino a Kobe (Giappone), la Thismia kobensis, si riteneva estinta: era stata scoperta nel 1992 in una foresta, e da allora mai più rivista. Senza luce. Ora un team di ricercatori giapponesi ha annunciato su Phytotaxa di averne ritrovato trent’anni dopo alcuni esemplari a 30 km dalla piccola foresta originaria. La cosa non è poi così strana: le Thismia, non avendo bisogno di luce, vivono per lo più sottoterra, e i loro fiori possono essere facilmente scambiati per funghi. A.S.
Qual è il Parco nazionale che... non si sa mai dov’è?
Si tratta del parco di Keibul Lamjao, all’interno del più grande lago d’acqua dolce nel Nord dell’India, il lago Loktak: è l’unico parco galleggiante al mondo e non ha una collocazione stabile perché consiste in isole di suolo, vegetazione in decomposizione e piante, chiamate phumdi, che si trovano solo qui e che si spostano sulla superficie dell’acqua come un enorme prato instabile, spesso da pochi centimetri a un paio di metri. A rischio. I phumdi, che si muovono soprattutto durante i monsoni mentre nella stagione secca assorbono nutrienti “poggiando” sul letto del lago, creano un ecosistema unico per la sopravvivenza di molti animali e non solo: la popolazione locale vive in piccole capanne sui phumdi dove coltiva piante acquatiche o si dedica alla pesca. Una stazione idroelettrica costruita negli anni ’80 ha però alterato l’ambiente, aumentando la portata d’acqua del lago e impedendo il ciclo vitale delle isole di suolo, che si stanno rompendo e stanno mettendo in pericolo uomini e animali: la perdita dei phumdi è stata ridotta bloccandoli al fondo con dei pali, ma si teme che questo non basti a salvarli. E . M .
Sono i mari che si alzano o le coste che si abbassano?
Accadono entrambe le cose, ma nelle regioni dei delta fluviali è soprattutto il secondo fenomeno a mettere a rischio la popolazione. I delta sono zone di confine dove i grandi fiumi incontrano i mari e depositano i loro sedimenti. Queste aree, nelle quali si concentra il 5,5% della popolazione mondiale, sono spesso solo pochi metri più elevate rispetto al livello del mare. Nuova terra. Di solito il lavorìo del fiume crea nuova terra costiera compensando l’effetto dell’innalzamento dei mari e lo sprofondamento naturale del suolo sotto il suo peso (subsidenza). Ma , per uno studio dell’Università di Stanford, la costruzione di dighe e bacini idrici altera questi equilibri, perché ostacola l’accumulo di sedimenti fluviali. Il pompaggio dal sottosuolo di acqua e idrocarburi contribuisce all’abbassamento del suolo, e la vegetazione che dovrebbe proteggere le coste è spesso cancellata per far posto a campi agricoli e a strutture turistiche. Tutto ciò potrebbe far scendere parti importanti dei più grandi delta fluviali sotto il livello dei mari entro fine secolo. E .I.