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CLARETTA

La sua unica colpa è di aver amato un uomo”. Queste le parole pronunciate nel 1983 dall’allora presidente della Repubblica italiana ed ex partigiano Sandro Pertini a proposito di Clarice Petacci, detta Claretta, l’ultima, fedelissima amante di Benito Mussolini, colei che preferì andare incontro alla morte pur di stare vicino al proprio uomo. Così almeno vuole la “vulgata” comune: secondo le ricostruzioni ritenute ufficiali, Petacci sarebbe stata uccisa accidentalmente il 28 aprile 1945 a Giulino Mezzegra (Tremezzina, Como), durante l’esecuzione del duce. Pare che l’autore del gesto, Walter Audisio, nome di battaglia “colonnello Valerio”, abbia raccomandato alla donna di “togliersi di lì” prima di puntare il mitra contro Mussolini, ma lei non lo fece e venne colpita (per la ricostruzione dell’uccisione della coppia, v. articolo nelle pagine precedenti). Attorno a questo tragico epilogo è stata ricamata la leggenda di Claretta martire coraggiosa, travolta suo malgrado dalle sorti del regime fascista. Ma davvero la sua sola colpa fu quella d’aver amato l’uomo sbagliato? O dietro al suo omicidio, seguito dal vilipendio del cadavere in piazzale Loreto, si cela dell’altro?

GRAFOMANE SOSPETTA. Claretta Petacci, classe 1912, conobbe Mussolini “per caso”, sul lungomare di Ostia, all’età di vent’anni (lui ne aveva 49), divenendone ben presto l’amante prediletta malgrado il considerevole divario anagrafico. Devota al duce in modo quasi maniacale, a partire da quell’incontro la ragazza iniziò a trascrivere scrupolosamente in diari i dettagli di ogni singolo appuntamento con lui (dai colloqui a palazzo Venezia alle romantiche gite fuori porta, agli incontri sessuali), l’orario e il contenuto delle loro frequenti telefonate e persino qualche intima confidenza. I diari di Claretta (pubblicati nel corso degli anni Duemila) rappresentano insomma un corpus di documenti straordinario, tanto che Emilio Re, ispettore generale degli Archivi di Stato negli anni Cinquanta, li reputò di gran lunga più importanti delle memorie dello stesso Mussolini. «Quelle carte entrano nella quotidianità del dittatore, sia nella dimensione pubblica sia nella sfera privata», commenta lo storico Mimmo Franzinelli in Verso il disastro. Mussolini in guerra. Diari 1939-1940 (Rizzoli). «Assistiamo da dietro le quinte ai discorsi di piazza Venezia, apprendiamo gli antefatti di strategie politiche interne e/o estere, assistiamo allo scorrere dei giorni radiosi e a quelli tempestosi di un amore tenacissimo». Eppure, tanta accuratezza nell’annotare mosse e parole del suo “gattone” (così Claretta chiamava il duce, e a lui piaceva moltissimo) potrebbe apparire alquanto sospetta a un occhio diffidente. Qualcuno ritiene infatti che Claretta non fosse semplicemente una grafomane innamorata.

SPIA PER GLI INGLESI... Tra coloro che hanno sempre nutrito forti dubbi sulla verità tramandata dalla storiografia spicca il nome di Ferdinando Petacci (figlio di Marcello Petacci, fratello maggiore di Clara, anch’egli giustiziato il 28 aprile 1945), ultimo erede della famiglia. A suo dire, la zia era stata un’informatrice al servizio degli inglesi (quindi implicitamente antifascista) e a ucciderla sarebbero stati propri loro, poiché “sapeva troppo”.

L’ipotesi nasce nel 1956, a seguito della causa intentata dai Petacci contro lo Stato italiano per riavere i diari di Claretta, allorché il pubblico ministero dichiarò che la diffusione di quei documenti poteva “nuocere” ai buoni rapporti con altre nazioni. Si alludeva, naturalmente, alle potenze vincitrici del conflitto, tra cui il Regno Unito. «Se Clara fosse stata solo un’amante, l’affermazione del pubblico ministero non avrebbe alcun senso», spiega Fernando Petacci nella prefazione al volume curato da Mauro Suttora

Diari 1932-1938 2009). «Ma la situazione cambia completamente se mia zia fosse stata una spia al servizio degli inglesi, o un canale segreto di comunicazione fra Churchill e Mussolini [...]. Tuttavia, nelle carte rilasciate sinora non si è trovato nulla del genere. Il che vuol dire che esiste del materiale non ancora accessibile, o che alcuni documenti sono spariti». In breve, con questa scottante dichiarazione il nipote di Claretta sostiene che i diari contenessero dettagli scomodi (tempestivamente cancellati) che avrebbero confermato l’esistenza di un carteggio Churchill-Mussolini v. riquadro a destra).

...O DI HITLER? Le speculazioni sul ruolo di Clara Petacci non finiscono qui. Una biografia del 2021 a firma della giornalista

Mirella Serri, Claretta l’hitleriana: storia di una donna che non morì per amore

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