3 minute read

BEAUTY

Anche nel campo della bellezza è in atto già da tempo una rivoluzione verde che la pandemia sembra aver accelerato. Come se il bisogno di natura si fosse acuito durante i lunghi mesi di confinamento, spingendoci da un lato a prestare più attenzione all’impatto della nostra beauty routine sull’ambiente (che è poi la grande

“casa” in cui tutti viviamo), dall’altro a prenderci cura della pelle associando istintivamente ai prodotti green uno stile di vita più sano.

Ma il mondo dei cosmetici verdi ha tante sfumature, quante le foglie, i prati e i boschi. Con il risultato di far spuntare nel vocabolario beauty dei termini che sarebbe bene conoscere. Sia per comprendere le caratteristiche di ogni formula sia per orientarsi meglio nella scelta, evitando di perdersi in una “selva oscura”.

MENO CHIMICA «Il problema è che a oggi non esiste una normativa unica per cui sul mercato si trovano prodotti che le persone percepiscono tutti come naturali, ma in realtà sono molto diversi tra loro», fa notare Roberto Gorni, responsabile dell’Area tecniconormativa di Cosmetica Italia, l’associazione che riunisce le imprese nazionali di settore. Il primo passo per fare chiarezza è quindi capire che cosa non deve contenere un cosmetico green o essere presente solo in piccole dosi. «Trovare formule naturali al 100 per cento è davvero difficile», spiega il cosmetologo Umberto Borellini. «Normalmente il massimo degli ingredienti naturali si aggira attorno al 98 per cento. Mentre la parte restante è composta da molecole di sintesi, come conservanti e stabilizzanti. Ma anche additivi che rendono più piacevole il prodotto a livello di texture e profumazione. Quello che, invece, un cosmetico green non dovrebbe includere sono le sostanze chimiche non biodegradabili, nel rispetto della pelle e dell’ambiente. E poi i petrolati derivanti dal petrolio perché rendono sì la pelle più liscia, ma tendono a occluderla, non facendola respirare. E ancora, parabeni e siliconi».

LE PAROLE DA CONOSCERE I tre termini più usati della bellezza oggi? Naturale, biologico (o bio) e vegan. Con il primo termine si indica un cosmetico che contiene almeno il 70 per cento di ingredienti non solo vegetali, ma anche minerali e di derivazione animale. Percentuale che però può variare molto a seconda del tipo di prodotto: per esempio, gli standard sono più stringenti per lo skincare, molto meno per make up e prodotti per i capelli. Per essere bio, invece, un cosmetico deve avere un’elevata percentuale di ingredienti provenienti da agricoltura biologica: almeno il 95 per cento di materie prime vegetali, di cui il 70 anche bio, cioè derivanti da coltivazioni che non prevedono l’uso di pesticidi dannosi per la pelle e l’ambiente. E quando si parla di coltivazioni biodinamiche? In questo caso si fa riferimento a princípi quali la biodiversità, la rotazione delle colture e l’osservazione delle fasi lunari per accrescere la fertilità della terra e produrre piante più sane. Ingredienti estratti compresi. «Diverso ancora è il concetto di cosmetico vegan, perché esclude qualsiasi ingrediente di origine o derivazione animale, ma non minerale», continua Borellini. «Quindi niente cera d’api, propoli o pappa reale, proteine della seta, lanolina, bava di lumaca. E anche alcuni tipi di collagene, se non sono estratti da piante». Attenzione poi alla parola “organico”: significa che le materie prime contenute possono essere, oltre che vegetali, d’origine animale (ma non minerale).

SIMBOLI DI GARANZIA E APP DI SICUREZZA A capire le differenze ci aiutano poi scritte e simboli sulle confezioni. Per riconoscere un cosmetico naturale basta leggere l’Inci, ovvero l’elenco degli ingredienti riportati sempre in ordine decrescente a livello percentuale. Perciò, tanto più numerose sono le sostanze naturali in cima alla lista, tanto più green è il prodotto. Per le formule bio, inoltre, si può contare sui loghi di certificazione emessi da enti appositi come Natrue, Cosmos ed Ecocert. Stesso discorso per i cosmetici vegani che riportano simboli come la “V” o scritte come VeganOK e Vegan accanto a un girasole. Anche la tecnologia, però, può venirci in aiuto. Sempre più numerose, infatti, sono le app specializzate nella lettura degli Inci: per esempio, EcoBio Control, Clean Beauty e Greenity. Basta scaricarle, inquadrare l’etichetta e loro, in men che non si dica, segnalano se la formula è effettivamente green e sicura. Per la pelle e per l’ambiente. ■

© RIPRODUZIONE RISERVATA

This article is from: