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DA SINISTRA, SCARLETT JOHANSSON, 36 ANNI, CON FLORENCE PUGH, 25, IN BLACK WIDOW.

CINEMA

SIAMO SORELLE PRIMA CHE EROINE

Scarlett Johansson torna in azione con tante attrici nel film Black Widow. E qui spiega perché il superpotere che rende invincibili le donne è fare squadra

di CLAUDIA CATALLI

Fare largo al cuore, senza rinunciare a imprese da supereroina. È questa l’essenza di un’attrice come Scarlett Johansson, 36 anni, tre matrimoni (con l’attore Ryan Reynolds, il giornalista Romain Dauriac e l’attuale marito, lo scrittore Colin Jost) e una figlia di 6 anni (Rose Dauriac). Dopo un lungo lavoro su personaggi introspettivi come la moglie in crisi di Storia di un matrimonio e la madre coraggio di Jojo Rabbit, la diva ha archiviato il passato da sex symbol per i panni «molto meno sessualizzati» di donne che hanno più da dire che da mostrare. Ne è esempio la sua nuova versione della Vedova Nera in Black Widow, film di cui è anche produttrice e che la vede tornare nel ruolo della spia letale Natasha Romanoff, svelandone aspetti sorprendenti.

Il progetto si era arenato. Come è ripartito?

«Lo hanno aiutato la determinazione a pensare a un cinema più centrato sulle donne. Con la regista Cate Shortland abbiamo voluto andare a fondo con coraggio nella storia di questa ragazza, scavando nelle sue ombre e nel suo passato».

Che cosa ammira di più in Vedova Nera?

«La sua forza è in se stessa. Non possedendo poteri speciali, come gli altri supereroi, sa di poter contare solo sulla sua mente, sulle sue strategie e le sue azioni. Nel film siamo quasi tutte donne (con Scarlett ci sono Florence Pugh e Rachel Weisz, ndr), eppure credo sia il film più “muscolare” di quelli targati Marvel. Mi sono sempre allenata per interpretare Natasha, l’ultima volta che sono stata Vedova Nera era il 2009 ma ho avuto la fortuna di essere circondata da stuntwoman tostissime, che non finirò mai di ringraziare. Da un punto di vista atletico dieci anni si sentono tutti».

Le dinamiche di famiglia sono uno dei temi del film.

«Mi sono chiesta che cosa significhi davvero la parola “famiglia” e che cosa comporti nella nostra esistenza, come il passato di fatto determini le persone che siamo e che diventiamo. Per un’attrice poter indagare il passato del proprio personaggio è un’opportunità preziosa, non potevo farmela sfuggire».

Sul set con le altre attrici è riuscita a stabilire un legame di sorellanza?

«Decisamente sì. In particolare con Florence Pugh è scattata una bella alchimia: nel film interpreta Yelena Belova, una sorta di sorellina minore per me, più emotiva e meno pragmatica, a tratti pericolosa, a tratti eroica. Ho scoperto una collega speciale, giocosa e profonda al tempo stesso, con una carriera luminosa davanti a sé».

BLACK WIDOW AL CINEMA E DAL 9 LUGLIO SU DISNEY+ CON ACCESSO VIP.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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PERSONAGGI

UN NUOVO TORMENTONE CI GUARIRÀ

Si intitola Unico l’album con cui Fred De Palma si prepara a conquistare l’estate.«La mia musica», dice, «vuole darvi la forza che serve a ripartire»

di DIEGO PERUGINI

L’hanno chiamato il “Love King” del reggaeton all’italiana. Perché Fred De Palma ha lo sguardo da “macho”, ma sa essere un gran romantico. Torinese, 31 anni, è partito dal rap e, poi, si è buttato nel reggaeton. «Perché amo cambiare. E rischiare», spiega. È un mago dei tormentoni estivi. Come Una volta ancora, con la cantante spagnola Ana Mena, che nel 2019 ha furoreggiato anche in terra iberica. L’anno scorso è stata la volta di Paloma, assieme alla star brasiliana Anitta, mentre pochi mesi fa è uscito Ti raggiungerò. Anche qui, numeri da record: disco di platino, con oltre 26 milioni di stream e 33 milioni di visualizzazioni su YouTube. Per questa estate Fred ha pronta un’altra hit, Un altro ballo, sempre con Anitta. E in questi giorni esce il nuovo album, Unico.

Fred, in che cosa si sente unico?

«Sono stato il primo in Italia a fare reggaeton. Ero il solo a crederci, anzi l’unico. E lo voglio dire. È una piccola provocazione, perché in realtà sono felice che oggi altri abbiano seguito la mia strada».

La sua è una musica allegra, che fa sognare. Con un immaginario di bella vita, amore e divertimento.

GRAZIA

IL CANTANTE FRED DE PALMA, 31 ANNI, CON ANITTA, 28.

«Ed è per questo che piace così tanto. Il testo può anche parlare di cose tristi, ma la musica comunica spensieratezza e leggerezza. Di questi tempi ci vuole, no? E poi, io sono un po’ così. Amo godermi la vita. Però mi tengo stretto il privato, sui social non posto cose troppo intime. Un conto è il personaggio Fred e un conto sono io, Federico (fidanzato dell’attrice e modella Beatrice Vendramin, ndr). Meglio tenerli separati».

Sarà un’estate all’insegna della ripartenza?

«Lo spero. I segnali ci sono, i vaccini stanno funzionando: anch’io sono passato dal Covid, ma ne sono uscito. È tempo di ripartire, per non rimanere schiavi di quel che ci è successo. Non vedo l’ora di tornare live, comincerò con dei dj-set».

In una canzone lei cita Maison Margiela. Ama la moda?

«Sì. Hanno creato delle scarpe in cera. Le ho usate come metafora per dire: “Camminerò finché non mi si scioglierà la cera. Non conta quello che fai, ma dove vai e come pensi di superare i limiti”. La moda mi appassiona da sempre. Vesto Dolce & Gabbana e mi sono identificato nel loro stile».

Qual è il messaggio della sua musica?

«Credere in se stessi. Ragionare con la propria testa e andare avanti, senza farsi influenzare dagli altri. In fondo questa è la mia vera storia».

UNICO DI FRED DE PALMA (WARNER). © RIPRODUZIONE RISERVATA

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GRAZIA

LIBRI

EROI DI TUTTI I GIORNI

La vita di Gesù e quella di chi fa i conti con una malattia, quella di chi ha amato e di chi ha fatto scelte difficili: cinque romanzi che hanno protagonisti eccezionali

di VALERIA PARRELLA

Al femminile

❤ ❤ ❤ ❤ “Tutte le vite iniziano con una donna e così anche la mia”. Parte da qui la storia scritta da Giulia Caminito. Il libro finalista al Premio Strega è fatto di una lingua introspettiva, molto personale. Il lago del titolo è uno specchio in cui tutta l’esistenza si riflette: è un cratere spento, il lago di Bracciano, non distante da Roma, dove si rifugia una donna con un carico immenso sulle spalle. Un libro di donne, di coraggio, di determinazione, sopportazione della fatica, paura, rinascita.

L’ACQUA DEL LAGO NON È MAI DOLCE

Giulia Caminito, Bompiani, pag. 300, € 18 Appassionante

❤ ❤ ❤ A cura di Shaun Usher, che è il fondatore e custode del Museo online delle lettere, arriva una raccolta di lettere d’amore che, giustamente, il settimanale inglese Sunday News dice essere l’equivalente di una scatola di cioccolatini. Insomma da Ludwig van Beethoven a Frida Kahlo, da Nelson Mandela a Napoleone Bonaparte, tutti, scrittori, musicisti o condottieri, hanno perduto la testa per amore. È divertente e tenerissimo vedere con quali parole. Ed è anche un po’ indiscreto.

AMORE

Autori vari, Feltrinelli, pag. 123, € 12. Divino

❤ ❤ ❤ ❤ L’incipit di questo romanzo non lascia dubbi: “Sono nato a Betlemme, trent’anni fa”. È infatti la storia di Gesù. L’operazione letteraria però è un po’ quella che compì Marguerite Yourcenaur con le Memorie di Adriano, cioè quella di prendere un personaggio storico di cui tutti sanno molto e donargli il resto, quell’intrigo di sentimenti, pulsioni, dolori che muovono gli esseri umani, a prescindere dal luogo in cui sono nati e dall’epoca i cui hanno vissuto, e che nessuna fonte può testimoniare.

IO SONO GESÙ

Giosuè Calaciura, Sellerio, pag. 281, € 16. Fiabesco

❤ ❤ ❤ ❤ Ciccilla, soprannome della protagonista di questo grande affresco storico, è davvero esistita, viveva in quella terra calabra che non si poteva chiamare ancora Italia, in un momento in cui essere donna e povera richiedeva o grande sottomissione o grandi atti di coraggio. Ed è una storia di coraggio quella di Ciccilla, che si unisce ai briganti e vive in un bosco delle alture della Sila che sì, è documentato ed esistito anche esso, ma che vive della potenza linguistica e della fantasia fiabesca del suo autore.

ITALIANA

Giuseppe Catozzella, Mondadori, pag. 322, €19. Drammatico

❤ ❤ ❤ ❤ Bello, drammatico, scritto come un diario, quasi una cronaca dal dolore. La scoperta di una sclerosi multipla che chiama l’autrice, affermata giornalista inviata in zone di guerra, a riscrivere la sua vita e quella delle persone che la circondano. Il bianco è il colore dei globuli che mancano, delle pareti di un ospedale e dunque del danno a cui si riferisce il titolo. Ma è anche il colore della pagina su cui chi vive di scrittura, come Francesca Mannocchi, imprime i propri terrori per ripartire.

BIANCO È IL COLORE DEL DANNO

Francesca Mannocchi, Einaudi, pag. 210, € 17.

❤ trascurabile ❤❤ passabile ❤❤❤ amabile ❤❤❤❤ formidabile ❤❤❤❤❤ irrinunciabile

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