i luoghi Patrimonio Unesco
Le Guide di Meraviglie del mondo
Vol.2
Arte e civiltà
HUÉ E LA SUA CITTÀ PROIBITA Nel cuore della residenza imperiale vietnamita
POMPEI La città dell’antica Roma dove il tempo si è fermato 2 | Focus
CHICHÉN ITZÁ Chi ha costruito le piramidi dello Yucatán?
PALMIRA La capitale della regina Zenobia pronta a rinascere
I TESORI DELLA CIVILTÀ SU 1.121 SITI PATRIMONIO DELL’UMANITÀ, 869 SONO CULTURALI, 213 NATURALI E 39 MISTI. LE TRACCE DI ANTICHI POPOLI E LE OPERE DELL’INGEGNO UMANO SONO STATI A LUNGO UNA PRIORITÀ PER L’UNESCO.
Palmira (Siria), le cui rovine sono state fatte esplodere da jihadisti dell’Isis nel 2015.
A
nche se fin dal 1978, anno della prima lista di patrimoni, l’Unesco ha tutelato sia luoghi di interesse naturalistico, sia testimonianze del genio umano, le seconde hanno finito per prevalere. I luoghi più noti e celebrati sono infatti siti archeologici con rovine antiche, borghi, castelli e palazzi storici. Questo secondo volume delle Guide di Focus è dedicato ai patrimoni mondiali più notevoli tra quelli legati all’arte e alle civiltà di ieri e di oggi.
Lo sposalizio della Vergine del Perugino (1482), nella Cappella Sistina a Roma.
Wikipedia
Genio umano. Il criterio numero uno già sintetizza il senso dell’espressione “patrimonio culturale”: rappresentare un capolavoro del genio creativo dell’uomo. Farebbe pensare a singole opere d’arte, ma per l’Unesco si tratta invece di un concetto più ampio: quindi, per esempio, nella lista si trovano centri storici di città italiane, Versailles e altre regge, ma anche un insieme di collezioni d’arte come l’Isola dei musei Focus | 3
L’Alhambra, in Andalusia (Spagna), unisce architettura araba e rinascimentale.
di Berlino, dove il meglio dell’arte antica e moderna converge – volente o nolente – fin dall’Ottocento. Ci sono i grandi siti archeologici di millenarie civiltà perdute (l’Egitto dei faraoni, le rovine di Atene, i templi precolombiani), ma anche luoghi che esistono soltanto da alcuni decenni, come Brasilia, la capitale del Brasile progettata dall’architetto Oscar Niemeyer. Dal punto di vista della distribuzione, prevalgono Europa e Nord America. E il grande patrimonio culturale e artistico italiano ha assicurato al nostro Paese il primato (condiviso con la Cina) nel numero di siti tutelati dall’Unesco: 55. La prevalenza di siti “occidentali” ha sollevato più di una perplessità sui criteri di assegnazione, che secondo i più critici sono troppo influenzati da aspetti diplomatici o economici. L’Africa e persino l’Asia (Cina a parte) sembrano infatti poco rappresentate. Questo però dipende anche dal fatto che per diventare Patrimonio dell’umanità un sito deve poter essere fruito dal pubblico, il che presume che alle spalle vi siano governi e amministrazioni in grado di conservarlo in sicurezza. Guerre e instabilità politica non aiutano di certo a entrare in lista. Immateriali. Oltre a quella dei patrimoni materiali (culturali, naturali o misti), dal 2003 esiste un’altra lista: comprende lingue parlate da una manciata di persone, arti e mestieri praticati da secoli, tradizioni alimentari che rischiano di scomparire a causa di mutamenti sociali ed economici o travolti dall’omologazione globale. Sono i beni intangibili del Patrimonio culturale immateriale. Ovvero saperi tradizionali, spesso tramandati in modo orale e non legati a nomi di grandi artisti o architetti. Ma anche questi sono espressione del genio umano. 4 | Focus
I 10 CRITERI DI SELEZIONE DELL’UNESCO Per diventare Patrimonio dell’umanità i siti proposti dagli Stati devono soddisfare almeno uno di questi 10 requisiti. Eccoli spiegati con le parole dell’Unesco stessa e con i nostri simboli, che ritroverete nella guida. Rappresentare un capolavoro del genio creativo dell’uomo. Mostrare un importante interscambio di valori umani in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi dell’architettura, nella tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio. Essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa. Costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico o di un paesaggio che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana. Essere un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale, dell’utilizzo di risorse territoriali o marine, rappresentativo di una cultura (o più culture) o dell’interazione dell’uomo con l’ambiente. Soprattutto quando quest’ambiente è divenuto tale per effetto delle trasformazioni irreversibili.
Essere direttamente o materialmente associati con avvenimenti o tradizioni viventi, idee o credenze, opere artistiche o letterarie dotate di un significato universale eccezionale. Presentare fenomeni naturali eccezionali o aree di eccezionale bellezza naturale o valore estetico. Costituire una testimonianza straordinaria dei principali periodi dell’evoluzione della Terra, comprese testimonianze di vita, di processi geologici in atto nello sviluppo delle caratteristiche fisiche della superficie terrestre o di caratteristiche geomorfiche o fisiografiche significative. Costituire esempi significativi di importanti processi ecologici e biologici in atto nell’evoluzione e nello sviluppo di ecosistemi e di ambienti vegetali e animali terrestri, di acqua dolce, costieri e marini. Presentare habitat naturali adatti per la conservazione in situ della diversità biologica, compresi quelli in cui sopravvivono specie minacciate di eccezionale valore universale dal punto di vista della scienza o della conservazione.
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IL PATRIMONIO CULTURALE E ARTISTICO ITALIANO DETIENE (CON LA CINA) IL PRIMATO DI 55 SITI UNESCO
Europa Roma pag. 6 •
Pompei pag. 8 •
Alhambra
Bocche di Càttaro pag. 15 •
Reggia di Versailles pag. 18 •
Palazzo di Schönbrunn
pag. 10 •
Mostar
pag. 12 •
Stonehenge pag. 13 •
Acropoli di Atene pag. 14
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Bruges
La Valletta
Dubrovnik
Cracovia
pag. 16 •
pag. 9 •
Westminster
Delfi
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pag. 19 •
La Barcellona di Gaudì
pag. 26 • pag. 27 •
La città vecchia di Baku pag. 28 •
pag. 20 •
Isola dei musei
pag. 21 •
Torre di Londra
La Piazza Rossa Carcassonne
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Il sito neolitico di Stonehenge si trova nello Wiltshire, in Inghilterra.
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EUROPA
ROMA E
ra il 1980 quando il centro storico di Roma entrò nella lista dei siti Patrimonio dell’umanità. Era la seconda località italiana, dopo le incisioni rupestri preistoriche della Valcamonica, tra le Alpi lombarde. Le ragioni sono ben note: una storia lunga 2.700 anni, le tracce del primo insediamento dell’Urbe sul Palatino, le rovine dei Fori, il Colosseo, il Pantheon, gli splendori del Rinascimento e le chiese barocche. Per gli stranieri, il cuore del sito Unesco italiano più famoso nel mondo (insieme a Venezia, iscritta nel 1987) è il Colosseo. I resti dell’Anfiteatro Flavio – costruito a partire dal 70 d.C. e inaugurato dall’imperatore Tito dieci anni più tardi – fanno capo a un Parco archeologico istituito nel 2017. Una novità organizzativa resa necessaria proprio dall’impressionante flusso turistico: gli ultimi dati pre-Covid, relativi al 2019, parlano di 7,5 milioni di visitatori, quasi il doppio degli Uffizi a Firenze o degli scavi di Pompei. Eppure, nonostante la fama, molti italiani non conoscono il Colosseo da vicino e l’hanno magari visitato soltanto da bambini in gita scolastica, o ammirato di passaggio. Oggi possono tornarci esplorandone anche i sotterranei, grazie a un nuovo percorso. Il Parco archeologico comprende, oltre al Colosseo, il Foro romano, il Palatino, i resti della Domus Aurea (con una nuova
Uno scorcio del Tevere con il Ponte Sant’Angelo e la cupola di San Pietro.
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IL CENTRO STORICO DELLA NOSTRA CAPITALE È STATO IL SECONDO SITO TUTELATO DALL’UNESCO IN ITALIA E IL PRIMO IN UNA CITTÀ D’ARTE.
passerella d’accesso dell’architetto Stefa- pa (27 a.C.) e riedificato dall’imperatore no Boeri), l’Arco di Costantino e i relativi Adriano (115 circa). È straordinariamente musei. Nella stessa zona (ma non collegati ben conservato e universalmente noto per direttamente e con una propria area ar- la cupola culminante nell’oculus, l’apertucheologica) si trovano i Fori Imperiali, con ra di 9 metri di diametro. Ma l’importanza il museo nei Mercati Traianei, vicino alla del Pantheon va ben oltre la dimensione romana: la sua architettura – con quella Colonna di Traiano. Un altro dei monumenti che ha garantito cupola in calcestruzzo che sfida i millenni un posto a Roma nella lista Unesco è il Pan- – ha fatto da modello a decine di edifici neotheon, tempio fondato dal generale Agrip- classici nel mondo occidentale. La Fontana di Trevi, completata nel 1762.
DUBROVNIK EUROPA
L’ANTICA RAGUSA, REPUBBLICA MARINARA CHE NEL MEDIOEVO RIVALEGGIÒ CON VENEZIA PER IL CONTROLLO DELL’ADRIATICO. UNA CITTÀ CHE HA RISCHIATO DI ESSERE CANCELLATA DALLA GUERRA NELLA EX IUGOSLAVIA.
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S
ituata sulla costa dalmata, questa antica città ha subìto un assedio di sette mesi. Non nel Medioevo, bensì nel 1991, durante la guerra nella ex Iugoslavia. Solo un meticoloso lavoro di ricostruzione, reso possibile anche dal fatto di essere fin dal 1979 patrimonio tutelato dall’Unesco, nel 1999 ha riportato in vita la città vecchia con i suoi splendidi edifici medievali, rinascimentali e barocchi. Il centro storico è dominato dalla collina di Srd (412 m), da dove si vedono anche l’isola di Lokrum e le isole Elafiti. Camminando per le sue viuzze si coglie la dimensione di borgo storico. Le mura più antiche furono costruite nel IX secolo, ma l’apparato difensivo fu rafforzato con una serie di fortilizi nel Trecento, quando cominciò il periodo d’oro di questa repubblica marinara indipendente e gli attacchi dal mare erano una minaccia concreta. Una passeggiata lungo le mura può cominciare dalla fortezza di Lovrijenac (tra l’altro, location della serie Il Trono di spade). Il centro storico di Dubrovnik. Parte della città fu bombardata durante l’assedio del 1991.
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Le porte di accesso alla città vecchia sono due, ma la più notevole è quella di Pile, con il suo ponte levatoio. Appena superata la porta si incontra la Fontana di Onofrio, costruita nel 1438 dal napoletano Onofrio Giordano come parte di una rete di cisterne per il rifornimento idrico che terminava nelle 16 cannelle di pietra della fontana. Tra le piazzette si succedono gli edifici storici, quasi tutti opera di architetti italiani, tra cui molte opere tardo medievali e rinascimentali. Per esempio il cinquecentesco Palazzo Sponza, già dogana, poi zecca della repubblica e banca. Oggi è l’Archivio di Stato, con i documenti sulla movimentata e ricca storia della Ragusa medievale (città dove la lingua ufficiale fu per secoli l’italiano). Mentre il gotico-rinascimentale Palazzo dei Rettori (1463 circa), un tempo il cuore del potere di Ragusa, oggi è il museo storico di Dubrovnik. Vale la pena di ripercorrere le fasi della storia di Ragusa, per comprendere le stra-
tificazioni culturali di questo crocevia mercantile. Inizialmente la città fu soggetta ai Bizantini, crebbe grazie ai suoi mercanti e passò sotto il dominio di Venezia per un secolo e mezzo, dall’inizio del Duecento. Ritrovò la propria indipendenza nel 1358, diventando spina nel fianco della Serenissima nell’Adriatico Meridionale. Fino al 1526, quando finì nella sfera d’influenza ottomana iniziando un inesorabile declino. Come repubblica sopravvisse fino al 1805, quando passò sotto il controllo della Francia napoleonica. Poi fu la volta dell’Impero asburgico e infine della Iugoslavia, dal 1919 fino alla guerra del 1991.
DOVE
Croazia
ANNO DI ISCRIZIONE PATRIMONIO CRITERI
1979
Culturale
EUROPA Alba su Stonehenge, uno dei luoghi più frequentati dai cultori del mistero.
STONEHENGE E
retto in più fasi tra 5.000 e 3.600 anni fa, il monumento megalitico più famoso del mondo sorge in mezzo alla campagna inglese, dalle parti di Salisbury. Visto dalla vicina autostrada A 303 non fa una grande impressione, ma basta avvicinarsi alla collina verde dalla quale sembra sorgere magicamente per cambiare idea. Le speculazioni sulla funzione di questa struttura si sprecano. In realtà, qualcosa sappiamo: è un cromlech, ossia un cerchio di blocchi di pietra monolitici, alcuni posizionati con la tecnica del trilite, a formare una serie di “porte”. Tra le altre pietre, una è detta “pietra dell’altare”, ma non si sa se il nome sia dovuto a qualche antico sacrificio o se si tratti soltanto di fantasie. Le pietre più grandi (25-30 tonnellate) e innalzate con un sistema primitivo di leve e incastri, furono estratte da una cava a una trentina di chilometri dal sito e trasportate fin lì probabilmente su slitte di legno. Altre, singole e più piccole (4 tonnellate), sono bluestones, tipiche del distante Galles. Sappiamo anche che nella zona sono stati trovati i resti di persone sepolte qui attraverso i secoli, alcune venute da lontano. Doveva essere un luogo di culto molto importante per le popolazioni del Neolitico. Contrariamente a quanto a volte si racconta, non furono i druidi a costruire Stonehenge, anche se potrebbero averlo usato per i loro riti; questo perché la loro civiltà, quella dei Celti, fiorì molto più tardi rispetto alla data di edificazione.
Stonehenge era probabilmente una sorta di calendario grazie al quale gli abitanti preistorici dell’isola britannica stabilivano i tempi della semina o scandivano le stagioni. Sta di fatto che ancora oggi, a ogni solstizio d’estate, quando il sole sorge sul cerchio di pietre folle di appassionati e cultori di movimenti New Age si radunano
qui, aspettando che il primo raggio di sole colpisca il centro di Stonehenge. Il centro visitatori espone circa 250 reperti archeologici e alcune repliche di abitazioni neolitiche di 4.000 anni fa. E non lontano da Stonehenge si trova Avebury Henge, un altro sito megalitico, raggiungibile a piedi o con una navetta.
DOVE
Wiltshire, Inghilterra (Regno Unito)
ANNO DI ISCRIZIONE PATRIMONIO
1986
Culturale
CRITERI
Vista notturna di Stonehenge, sito raggiungibile da Salisbury.
Focus | 13
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IL MISTERIOSO CERCHIO DI MONOLITI DELL’INGHILTERRA MERIDIONALE NELLA PREISTORIA ERA PROBABILMENTE UN CALENDARIO SOLARE E UN LUOGO SACRO. ANCORA OGGI È META DI PELLEGRINAGGIO.
La Statua della Libertà si trova sulla Liberty Island, di fronte all’isola di Manhattan, a New York.
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Americhe Chichén Itzá
Brasilia
Linee di Nazca
Independence Hall
Colonia del Sacramento
Statua della Libertà
Quito
Quebec City
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AMERICHE
CHICHÉN ITZÁ
L’
immagine della piramide a gradoni di Chichén Itzá è per molti sinonimo di civiltà maya. Eppure il sito archeologico più famoso e visitato del Messico conserva tracce di diversi popoli e nasconde più di un mistero. Quelle rovine grandiose, immerse nella giungla tropicale della penisola dello Yucatán, sono infatti il risultato di un intreccio di due civiltà, i Maya e i Toltechi. I Toltechi, insediati nell’altopiano messicano, furono scalzati dai più noti e agguerriti Aztechi e nel X secolo si trasferirono nello Yucatán, dando vita alla civiltà tolteco-maya. Le teorie per spiegare la nascita di questa “doppia civiltà” e dei suoi grandiosi edifici abbondano, ma nessuna è definitiva. Molti studiosi parlano di vera e propria invasione tolteca, ma probabilmente non sapremo mai con certezza come andarono le cose. Sappiamo invece che nel XV secolo la città era ormai stata abbandonata alla giungla. Quando si visita un sito famoso come questo, il rischio della delusione è in agguato.
DOVE
Yucatán (Messico)
ANNO DI ISCRIZIONE PATRIMONIO CRITERI
34 | Focus
1988
Culturale
Sempre a scopo rituale i Maya giocavano Qui però non succede. Dopo avere camminato per qualche minuto tra gli alberi, si a Tlachtli, un gioco della palla a squadre di sbuca sulla spianata erbosa dominata dal cui restano la struttura con i “canestri” in Tempio di Kukulcán (il dio del serpente pietra e gli spalti: è il più grande campo da piumato), che in spagnolo chiamano El gioco di questo tipo. Sul lato opposto della Castillo, che si erge per 30 m ma sembra spianata si trova il Tempio dei guerrieri, a anche più grande. Nonostante abbia più di gradoni e circondato da colonne. La metà occidentale di Chichén Itzá ri1.000 anni, l’imponente struttura con 365 gradini (uno per ogni giorno dell’anno so- chiede più immaginazione, poiché le rovilare, che i Maya avevano saputo misurare ne sono più antiche e in peggiori condiziocon precisione) è in ottime condizioni. La ni. Ma è qui che ci sono le chiavi di molti tentazione di salire in cima è forte, ma dal enigmi. Sulle pareti del cosiddetto Con2006 è vietato, dopo che una turista è morta vento, si trova uno dei fregi meglio conservati, un intreccio di simboli maya. In cima cadendo dai gradini. Ma El Castillo non è l’unica perla di que- a una collina si trova invece la torre a custa città perduta. Dalla spianata centrale pola di El Caracol (“La lumaca”), uno dei in tutte le direzioni partono sentieri verso più antichi osservatori astronomici al altri templi ed edifici. A nord, un acciotto- mondo. Arte, religione e scienza, per i lato (assediato dalle bancarelle di souvenir) Maya erano una cosa sola. Come dimoporta al Cenote Sagrado. Si tratta di una ca- strano anche altri siti della zona, tra cui vità carsica, una delle molte doline di cui è Uxmal, a un’ottantina di chilometri da ricca la zona: è piena d’acqua e circondata Chichén Itzá, dove le piramidi a gradoni dalla giungla, e qui i Maya compivano i loro sembrano sul punto di essere inghiottite dalla giungla. sacrifici umani al dio della pioggia, Chaac. Il tempio a gradoni di Kukulcán, noto in spagnolo come El Castillo. Alto 30 m, fu eretto tra il IX e il X secolo.
© Adam Millward
LE PIRAMIDI DEI MAYA NELLA GIUNGLA DELLO YUCATÁN SONO L’EREDITÀ DI UNA CIVILTÀ AVANZATA MA ANCORA TUTTA DA SCOPRIRE.
AMERICHE Il modo migliore per osservare le linee di Nazca è dagli aerei turistici che decollano dalla zona.
LINEE DI NAZCA PISTE DI ATTERRAGGIO PER GLI ALIENI O SIMBOLI RITUALI DELLE CIVILTÀ PRECOLOMBIANE? QUESTI SEGNI MISTERIOSI DEL PERÙ ANTICO HANNO ALIMENTATO OGNI TIPO DI IPOTESI. ni: il sito si estende per più di 450 km2. Le linee sono state classificate in due grandi categorie: figure oppure linee e forme geometriche semplici. Le figure sono circa 70: ragni, scimmie e colibrì stilizzati, nonché alcune figure umanoidi. Le linee si distinguono invece per le dimensioni. Mentre la figura più grande (un uccello guanay stilizzato) è lunga circa 280 m, le linee corrono per chilometri. Rettilinee come autostrade, curve, ondulate... Ce ne sono di vari tipi, tra cui alcune che si intersecano disegnando triangoli. Lo studio delle linee è iniziato solo nel 1941 e la loro dimensione (oltre al fatto che si vedono meglio dall’alto) ha portato a ipotesi alternative sulla loro origine. Nel 1968 lo scrittore svizzero Erich von Däniken affermò che erano la prova di un contatto con una specie aliena e sostenne che le linee non erano altro che una pista di atterraggio per astronavi. La scienza dice un’altra cosa.
Gli studiosi sono concordi sul fatto che le linee e le figure avessero un significato rituale per il popolo che le realizzò. Un significato legato probabilmente all’osservazione della volta celeste e alla religione. Però, nessuno sa perché le figure abbiano una dimensione così notevole (forse per renderle visibili agli dèi?). Né quale fosse il loro scopo. Il fatto però che siano state elaborate per tanti anni, indica che sicuramente avevano un’importanza enorme per la civiltà di Nazca.
DOVE
Deserto di Nazca (Perù)
ANNO DI ISCRIZIONE PATRIMONIO
1994
Culturale
CRITERI
Focus | 35
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I
l deserto che si trova a 400 km a sud di Lima, capitale del Perù, è un enorme spazio vuoto e roccioso. A prima vista non sembra esserci nulla di interessante. Poi, camminando, si cominciano a notare lunghe linee geometriche scavate nel terreno. Dal livello del suolo se ne ha solo un’idea vaga. Ma pagando un centinaio di dollari si può salire a bordo di un piccolo aereo turistico e capire di che cosa si tratta: dall’alto, questi segni (chiamati geoglifi dagli esperti) rivelano tutta la loro enigmatica grandezza. Sono linee e figure che risalgono a un periodo lungo mille anni, tra il 500 a.C. e il 500 d.C. La maggior parte furono realizzate semplicemente rimuovendo la superficie di terriccio e pietre, più scura, per lasciare emergere lo strato sottostante, roccioso e più chiaro. Anche in altre parti del mondo si trovano geoglifi, ma nessun luogo è paragonabile alle linee di Nazca, per dimensio-
Uno scorcio della medina di Marrakech, una delle città imperiali del Marocco.
Africa e Medioriente Fez
Lalibela
Marrakech
Palazzo del Golestan
Piramidi egizie
Petra
Timbuctù
Palmira
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42 | Focus
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AFRICA
FEZ F
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Una veduta serale della medina.
LA SUA MEDINA È TRA LE PIÙ BELLE DEL NORD AFRICA E LA SUA UNIVERSITÀ HA PIÙ DI MILLE ANNI.
ondata nel 789 d.C., Fez si trova nel Nord-est del Marocco ed è la seconda città del Paese, con una popolazione di circa 1,2 milioni di abitanti. È stata a più riprese (in alternanza con Marrakech e altre città, ultima Rabat) la capitale del califfato, poi del regno marocchino: nel IX secolo e ancora a metà del Duecento e nel Settecento. Per legge, ogni quartiere ha la propria moschea, il che fa sì che ce ne siano oltre 400 in città. Ma Fez è anche sede di una delle più antiche università del mondo, quella di al-Qarawiyyin, fondata nell’859 d.C. E ha un passato cosmopolita. Qui c’era un importante quartiere ebraico e qui confluirono i moriscos, i musulmani di Spagna convertiti a forza al cristianesimo dopo il 1492 e poi cacciati da Filippo II a inizio Seicento. Fez è Patrimonio dell’umanità grazie alla sua medina, (“città” in arabo, in pratica il centro storico). Ha mura robuste e un’architettura elaborata, palazzi e grandi porte d’accesso arabescate. All’interno delle mura della medina ci sono diversi mercati
e un pomeriggio passeggiando nei suk è il modo migliore per coglierne l’anima. In un labirinto di 10mila vicoli spuntano negozi di artigianato e bancarelle che vendono tappeti colorati, articoli in pelle, ceramiche e gioielli. Fin dal Medioevo, gli artigiani di Fez (ceramisti, conciatori, tessitori, armaioli... ) sono rinomati in tutto il Maghreb e non solo. Secondo alcuni storici la conceria Chouara è la più antica del mondo: vi si usano tecniche tramandate di generazione in generazione, in un ambiente allo stesso tempo affascinante e infernale. Fez vanta anche il più antico orologio ad acqua (più propriamente, una clessidra ad acqua) e il grande Musée des armes: 16 sale di armi e armature antiche. Fuori dalla medina si può visitare il Jnan Sbil, l’enorme parco della città, con fiori, palme e alberi tropicali. Faceva parte del palazzo reale, ma ora è pubblico e ospita concerti gratuiti. Il Festival internazionale di musica sacra di Fez, in giugno, è un’occasione per apprezzare l’antica tradizione musicale della “capitale del Nord”.
Copricapi maschili: in città si producono i fez originali (chiamati tarbush) di feltro, ma anche kufi per la preghiera.
Il mercato delle spezie a Fez.
DOVE
Marocco
ANNO DI ISCRIZIONE PATRIMONIO
1981
Culturale
CRITERI Focus | 43
Asia e Oceania
Samarcanda pag. 54 •
Forte di Ranthambore pag. 55 •
Taj Mahal pag. 56 •
Il tempio di Borobodur pag. 57 •
Malacca e George Town pag. 58 •
Le grotte di Ellora pag. 59
Angkor
La Città Proibita
Hué
L’esercito di terracotta
pag. 60 • pag. 62 •
pag. 68 •
Hoi An
pag. 69 •
Jaipur
pag. 70 •
pag. 63 •
Nara
pag. 64 •
Il palazzo Changdeokgung
pag. 66 •
Sidney Opera House
Palazzo del Potala Castello di Himeji pag. 67
pag. 71 •
pag. 72 •
Royal Exhibition Building pag. 73
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L’Hawa Mahal a Jaipur, in India.
Focus | 53
ASIA La facciata della madrasa Sher Dor (1619-36), una delle tre che si affacciano sul Registan, la piazza pubblica di Samarcanda.
SAMARCANDA S
amarcanda... Un nome che evoca la Via della seta, le steppe e i deserti dell’Asia Centrale. Ma anche la terribile fama del suo fondatore: Tamerlano. Tamerlano visse nella seconda metà del Trecento ed era uno spietato signore della guerra. Lo chiamavano “massacratore di eserciti” e lui si proclamava discendente di Gengis Khan. Fu un conquistatore capace di far rinascere, per un breve periodo, l’Impero mongolo e volle dare al suo regno una capitale degna della sua smisurata ambizione. Samarcanda, sorta sul sito di un antico snodo della Via della seta, sarebbe diventata un centro di cultura islamica: sapienti e artigiani (prima costretti, poi volontariamente) si trasferirono nella nuova città, che si arricchì dei suoi edifici più belli dopo la morte di Tamerlano (1402). I viaggiatori di ritorno da Samarcanda ne parlavano come di un luogo incantato, con edifici e giardini di uno splendore leggendario. L’Uzbekistan e la sua antica capitale sono stati a lungo avvolti nel mistero, irraggiungibili per via della distanza, ma anche per la geopolitica: fino al 1991 il Paese era una delle Repubbliche socialiste sovietiche, sigillata dietro la Cortina di ferro. Dopo la dissoluzione dell’Urss il Paese si è aperto 54 | Focus
sempre più al mondo, rivelando a un nume- verde che chiudeva la cripta di Tamerlano, rubandola. Subito il figlio del profanatore ro crescente di visitatori i suoi tesori. E che tesori! Il cuore di Samarcanda è la si ammalò, arrivando in punto di morte: possente Registan, la grande piazza pubbli- solo quando la lastra di giada tornò al suo ca, una sorta di “foro” orientale, circondata posto (dove si trova ancora, seppure danda tre splendide madrase, le scuole islami- neggiata dal tentativo di furto) il ragazzo che, costruite fra il Quattrocento e il Sei- guarì. L’interno è decorato con nicchie cento. Sotto le cupole blu e verdi, i soffitti turchesi e dorate a muqarnas, la struttura dorati e le piastrelle a motivi geometrici, “a nido d’ape” dell’architettura islamica. Samarcanda non è solo i suoi tesori di arte generazioni di giovani e di sapienti hanno studiato il Corano, la matematica e l’astro- islamica. È ancora oggi uno dei maggiori nomia, prodotto letteratura, poesia e arte, centri di produzione (affidata alle donne) riempito pagine di manoscritti miniati. La e commercio (prerogativa degli uomini) piazza e i suoi edifici, non tutti in perfetto dei tappeti in Asia Centrale. Poco frequentata dai turisti (anche prima stato di conservazione, rivelano tutto il loro fascino di sera, sotto il cielo infinito della pandemia) Samarcanda è collegata con la capitale uzbeka Tashkent e con altre dell’Asia Centrale. La memoria di Tamerlano (che il moder- città da una linea di treni ad alta velocità, no Uzbekistan continua a considerare il ma sono pochi gli stranieri che si avventuproprio padre della patria) è tramandata rano nell’immenso Uzbekistan. nel mausoleo di Gur-e-Amir (la Tomba del Re), un’architettura monumentale ma DOVE Uzbekistan semplice, sormontata da una grande cupola azzurra scanalata. Una leggenda (una ANNO DI ISCRIZIONE 2001 delle molte che si tramandano qui) narra di una maledizione che colpisce chi osa PATRIMONIO Culturale disturbare il riposo eterno del sovrano. La diceria nacque nel XVIII secolo, quando un CRITERI generale persiano ruppe la lastra di giada
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LA CITTÀ DI TAMERLANO, CAPOLAVORO DELL’ARCHITETTURA ISLAMICA SULLA VIA DELLA SETA.