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MODELLO L’ALLIEVO

Roma, 1650. Un viaggiatore inglese appassionato d’arte, Richard Symonds, sta visitando Palazzo Giustiniani, per studiare la collezione del padrone di casa, marchese ricchissimo e tra i più colti della città. Mentre si aggira nelle sale e segna le vertiginose quotazioni delle opere, scorge il dipinto Amor vincit omnia, del celebre Caravaggio, con un amorino nudo dalle ali nere, che pare un ragazzino irriverente e giocoso che sta ridendo. Nel suo diario annota allora una notizia appresa da qualcuno di casa Giustiniani: il Merisi in quel quadro aveva ritratto “Checco, his boy” (il suo ragazzo), e più avanti precisa “his owne boy, or servant that laid with him” (il suo ragazzo o garzone, che giaceva con lui).

“Checco” era Cecco del Caravaggio, allievo e modello di Michelangelo Merisi, detto appunto Caravaggio, e il suo volto appare in altri sei capolavori del genio lombardo, a diverse età. Il giovinetto menzionato dall’inglese, oltre a essere l’Eros bambino del quadro sopraccitato, è infatti anche il chierichetto urlante nel Martirio di san Matteo, l’angelo nella prima Conversione di Saulo, un San Giovanni Battista nudo e sensuale, ancora adolescente, Isacco nel Sacrificio di Isacco e infine David nel David con la testa di Golia, in cui la testa mozzata del gigante è, drammaticamente, quella di Caravaggio.

DAMNATIO MEMORIAE. Eppure quel ragazzo dal viso così riconoscibile nei sette quadri di Caravaggio realizzati tra il 1600 e il 1606 (due potete vederli in queste pagine) è il più misterioso del piccolo gruppo di artisti che lo seguirono sulla strada del crudo realismo e dell’innovativo uso di luce e ombra.

Ma chi erano quei seguaci? Secondo Giulio Mancini, medico e scrittore d’arte del tempo, facevano parte della “schola” del Merisi: Spadarino, Bartolomeo Manfredi, Jusepe de Ribera e “Francesco o Cecco del Caravagio”, che Mancini definiva come uno dei più dotati. Ma, tanto per complicare il lavoro degli storici dell’arte, il giovane pittore non firmò mai un 

Forza e originalità

San Giovanni Battista al fonte, di Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, 1618-1620. L'iconografia del Battista che si abbevera era assai diffusa, ma la completa nudità del soggetto, forte e sensuale, risultava probabilmene unica a quei tempi.

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