4 minute read
Anna Gagliardi
La produzione di latte soffre e il suo prezzo continua a salire. Le Fiere zootecniche cremonesi fanno i conti con le criticità di oggi, e si pensa a nuovi modelli. Giansanti: “La direzione è quella indicata dalle realtà che investono e diversificano”
di Anna Gagliardi
Advertisement
Le richeste del settore
La 77esima edizione delle Fiere Zootecniche Internazionali riporta a Cremona una ventata di freschezza e rinnovato entusiasmo: una crescita del 40% di presenze, con 400 aziende, 130 allevamenti con 650 capi provenienti da 8 Paesi, oltre 70 convegni e focus tematici. Al di là dei numeri, quello che spicca dalla fiera 2022 è la presenza di giovani e di donne più che in altri comparti. Una tendenza che agisce da spinta propulsiva per superare il momento difficile delle imprese agricole e zootecniche in particolare. Tendenza che si esplica anche con la grande attenzione degli espositori e degli operatori per l’innovazione, la tecnologia e la digitalizzazione, e anche per il contributo che il settore è in grado di dare sul fronte delle rinnovabili e della multifunzionalità. L’altro lato della medaglia è lo stato dell’arte del comparto lattiero caseario, che sta attraversando una fase di forte volatilità: il latte manca e il suo prezzo continua a salire. Ma sono aumentati enormemente anche i costi di produzione. Gli allevatori reagiscono cercando di contenere i costi, ad esempio riducendo il mangime acquistato ed eliminando le vacche meno produttive e a fine carriera. L’effetto è una minore disponibilità di latte vaccino, che subisce costanti aumenti di prezzo, fino a 60 centesimi, il 40% in più rispetto a un anno fa. Le preoccupazioni permangono, sia in vista della chiusura dei bilanci aziendali, sia per le prospettive, sulle quali incombe la riforma della Pac in vigore a gennaio, che andrà a diminuire progressivamente i contributi previsti. Di fronte alla crisi, a un’inflazione in crescita e una diminuzione del potere di acquisto, iniziano anche a calare i consumi: -3% di formaggi e latticini nei primi 9 mesi dell’anno, mentre il carrello della spesa per latte e derivati è aumentato di oltre il 4%. A ottobre, secondo l’Istat, i prezzi su base annua per formaggi e latticini sono saliti del
Le richeste del settore
14,8%. Positivo invece l’export, cresciuto in valore e in quantità. Il fatturato del settore del solo latte vaccino è di 16,7 miliardi di euro, incidendo per circa l’11% sul totale del fatturato industriale dell’agroalimentare, con una spesa delle famiglie annua dedicata al comparto di circa 21 miliardi di euro. In Italia i rincari pesano sulle famiglie ma, al contempo, sono insostenibili per gli allevatori e l’industria di trasformazione e distribuzione. I costi di produzione degli allevamenti da latte bovino sono aumentati ben oltre la media, con un + 29,3% su base annua ad ottobre. Un aumento anche superiore rispetto alla media del comparto zootecnico nazionale (+24,9%). Le principali voci di costo in crescita sono quelle relative alla mangimistica e all’energia, anche se, fortunatamente, per l’energia elettrica si registra una frenata al trend nell’ultimo mese. Le cause profonde di questa situazione si rifanno a un contesto internazionale: non solo la guerra tra Russia e Ucraina e la crisi energetica, ma anche la lunga siccità, che ha abbattuto i volumi produttivi dei foraggi e conseguentemente fatto schizzare i prezzi per l’alimentazione degli animali. In questo panorama, il settore zootecnico è chiamato ad agire su più fronti: impatto ambientale, contenimento dei costi, qualità delle produzioni, benessere animale. Non si deve però dimenticare che per attuare una sostenibilità ambientale, come già il comparto agricolo sta facendo, si deve prevedere una sostenibilità economica delle imprese e agire per limitare e invertire la rotta del rialzo dei prezzi delle materie prime e delle fonti energetiche, in modo da salvaguardare gli operatori della filiera e i consumatori dai rincari. Ma il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Gian-
Iniziano a calare i consumi di prodotti lattierocaseari: -3% di formaggi e latticini nei primi 9 mesi dell’anno con un aumento di oltre il 4% dei prezzi
da six: Daniele Rama (Università Cattolica), Antonio Auricchio (vicepresidente Assolatte), Riccardo Crotti e Massimiliano Giansanti (presidenti Confagri Lombardia e nazionale), e Giovanni Guarneri (Confcooperative)
santi, va oltre e, dal palco di Cremona, fa un ragionamento più ampio. “Oggi dobbiamo far capire ai consumatori che cos’è il tema zootecnico - ha detto -. La battaglia non si vince solo dicendo no al cibo sintetico, ma facendo una riflessione sui modelli nutrizionali. Rispetto a un mondo che sta cambiando il proprio modo di alimentarsi, occorre capire quale modello agricolo realizzare. Come Confagricoltura, pur guardando a un futuro diverso, partiamo dall’attualità e dal tema della competitività delle imprese. Per poter costruire economie di scala - ha proseguito il presidente - dobbiamo capire quale filiera dobbiamo realizzare per andare incontro al consumatore. Finalmente si inizia a discutere in Europa di scienza e di tecnica applicata, ma sui temi della sostenibilità ambientale dobbiamo necessariamente riflettere sul modello che ci viene richiesto. Ci sono realtà zootecniche che sono fortemente avanzate, hanno investito e diversificato anche i ricavi, contribuendo sul fronte ecosistemico. È in questa direzione che dobbiamo andare”. nnn