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Francesco Bellizzi
Le previsioni sulle vendite per il periodo festivo non sono ottimistiche. I prezzi al consumatore si abbassano, mentre i costi di produzione continuano a crescere
di Francesco Bellizzi
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Un Natale agrodolce
Che Natale sarà per il florovivaismo italiano? La Federazione di prodotto di Confagricoltura ha fatto il punto della situazione produttiva e di mercato con una riunione a cui hanno partecipato, insieme al presidente Luca De Michelis, le regioni più importanti per il comparto. La produzione dedicata al periodo natalizio, in particolare le varie specie di abete, ha perso di importanza rispetto al passato. Lo conferma Luca Magazzini, presidente dei florovivaisti della Toscana. “Rispetto allo scorso autunno - ha detto durante l’incontro - registriamo un’importante riduzione delle attività. Siamo comunque ottimisti per la primavera prossima, vista la
I costi del gas incidono sui livelli di riscaldamento delle serre e sulla produzione delle specie più energivore come le Stelle di Natale vitalità e l’interesse degli operatori nazionali ed internazionali che visitano numerosi i nostri vivai. Nel comparto siciliano regna l’incertezza, a causa dei costi dell’energia destinata al riscaldamento. “Un fattore che - ha spiegato il presidente, Francesco Gurrieri - sta portando a modifiche sia nella scelta delle varietà, preferendo quelle più resistenti alle basse temperature, sia nelle modalità di produzione, con risparmi sui consumi, con effetti inevitabili anche sulla qualità”. L’importante flessione dei prezzi che si sta registrando rispetto al 2021 è dovuta non solo ai consumi, sempre più orientati verso i prodotti più economici. Grande peso lo ricoprono le dinamiche di mercato. “Le aste in Olanda, a cui partecipano garden center e Gdo, presentano prezzi non reali - spiega Gurrieri -. Comprare alle aste può costare anche 1,5 euro a stelo, ma vendere attraverso questo canale rende molto di meno, fino ad arrivare per lo stesso prodotto a un massimo di 25 centesimi”. Lo sbilanciamento è evidente. “A ciò si aggiunga che l’offerta ai consumatori finali viaggia su prezzi che sono pari alla metà di quelli delle aste”. Anche la domanda è calata in misura maggiore rispetto all’offerta, raggiungendo, per alcuni prodotti, la metà dei livelli 2021. Apprensione anche in Sardegna, dove si punta molto sulle nuove risorse messe in moto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Il mercato sardo è vivacizzato dai molti progetti di forestazione urbana - ha spiegato Raimondo Congiu, numero uno della federazione isolana -, come quelli presentati per la città di Cagliari, che prevedono la piantumazione di diverse migliaia di nuovi alberi. Il problema è la carenza sul mercato interno dell’offerta forestale, necessaria per lo sviluppo dei progetti per i quali è previsto l’uso di piante esclusivamente autoctone. “Riponiamo le nostre speranze sulla possibilità di acquistare fuori regione concessa dai progetti dedicati ai parchi urbani”. Stephan Kircher, presidente del comparto in Trentino, si dice pessimista sul periodo natalizio, vista la tendenza dei consumi a orientarsi più verso il tempo libero che verso l’acquisto di piante ornamentali e di fiori. Dopo la festa di Ognissanti, in regione, la domanda di recisi è calata drasticamente e i timori, adesso, sono
sulle produzioni particolarmente energivore. “I costi del gas stanno imponendo la riduzione del calore immesso nelle serre - ha spiegato Kircher - e questo incide su varie specie come talee e stelle di Natale”. A ciò si aggiunge il mancato arrivo, ancora ad oggi, degli aiuti per il comparto, messo in difficoltà anche dall’incremento del pellet, il cui prezzo è triplicato rendendo addirittura più conveniente il gasolio agricolo. Un quadro a tinte fosche in cui, però, spicca anche un dato. “L’incremento dei costi di produzione sta spingendo gli investimenti nella ricerca di soluzioni e modalità di riscaldamento più sostenibili”, ha spiegato il presidente regionale del comparto. Segnali positivi per il settore della manutenzione del verde arrivano dalla forestazione. “La disponibilità di prodotti sul mercato è bassa - ha detto Luigi De Grecis, presidente dei florovivaisti pugliesi - ma fortunatamente il PNRR e gli altri bandi stanno vivacizzando il comparto. Resta, però, il problema dei costi di produzione, la cui situazione è letteralmente impazzita”. Buone notizie anche dal Piemonte. “Abbiamo riscosso un importante successo con il corso di manutenzione a Novara, organizzato con il sostegno di Roma, sulla manutenzione del verde - ha detto il presidente, Marco Castelli, durante la riunione della FNP -. La partecipazione è stata così alta che abbiamo dovuto organizzare due lezioni in parallelo”. Vendite soddisfacenti, ma produzione più bassa in Lombardia. In particolare, per i crisantemi, “andati molto bene a Ognissanti”, commenta Massimo Mattavelli, che si accoda alle preoccupazioni degli altri colleghi riguardo all’offerta delle stelle di Natale. Bene anche le vendite dei fiori recisi e della vaseria. “Nel settore della manutenzione preoccupa il tema dei sottoprodotti delle lavorazioni, ossia sfalci e potature - ha proseguito il presidente -, che attualmente vengono smaltiti come rifiuto”. Una perdita di valore e “un aggravio di costi, visto che le discariche non sono sempre vicine ai luoghi in cui vengono prodotti gli scarti. Sarebbe molto meglio se venissero destinati alle caldaie delle serre”. Nella regione del presidente della FNP nazionale, la Liguria, si
registrano problematiche simili alle altre. A partire dai costi delle biomasse, con i gusci di nocciole passati da 10 euro a quintale a 20 euro. “Con il 90% della produzione ligure - ha commentato Luca De Michelis - destinata all’export, ci preoccupa molto il calo delle prenotazioni, passate dal 60-70% degli anni scorsi al 5% di oggi. Le ragioni derivano fondamentalmente dalla contrazione dei consumi e dalle dinamiche inflattive”. Forte richiesta per i fiori recisi e per le fronde, “ma ci rallentaLuca De Michelis presidente della FNP Florovivaismo no i cambiamenti climatici. Basti di Confagricoltura pensare alle mimose, già vicine alla fioritura, invece del naturale appuntamento di fine febbraioinizio marzo”. De Michelis è tornato anche su uno dei temi che aveva affrontato a settembre su Mondo Agricolo: i cambiamenti nelle scelte produttive. “Questo è un dato di fatto che non riguarda solo l’Italia. Abbiamo notizie che anche in Olanda e in Germania non si sta investendo a causa degli elevati costi di riscaldamento e del calo della domanda”. Uno dei rischi è che anche questi Paesi possano spostare parte delle produzioni su specie meno energivore come le piante aromatiche “creando nuova concorrenza per il comparto italiano”. nnn g BONUS VERDE, COSA C’È DA MIGLIORARE NELL’ATTUALE MECCANISMO Introdotto per la prima volta con la legge di Bilancio 2018, grazie all’intensa attività di lobby di Confagricoltura, il Bonus Verde è una detrazione fiscale concessa a chi sostiene spese di sistemazione del verde e di recupero del verde storico. Il credito d’imposta per la realizzazione di parchi e giardini è nato dalla volontà di incentivare il rifacimento del verde per combattere l’inquinamento, migliorare la qualità dell’aria, il benessere dei cittadini e, in generale, il paesaggio. Lo strumento però, oggi ancora poco utilizzato, potrebbe essere molto più appetibile se venissero migliorati gli elementi essenziali. Anche quest’anno Confagricoltura ha proposto alle istituzioni, tra le misure urgenti per lo sviluppo ed il rafforzamento del settore florovivaistico, il rifinanziamento della misura del “Bonus verde”, accompagnata però dalla richiesta di modifica dei principali elementi che caratterizzano l’agevolazione, in maniera da renderla più incisiva ed efficace. Tre le richieste della FNP florovivaistica: innalzare l’aliquota di detrazione dall’attuale 36% sino al 72%; portare il massimale di spesa ammissibile da 5mila a 10mila euro; ridurre il periodo di ripartizione delle quote a favore dei beneficiari portandolo da dieci a cinque anni. Marta Fiordalisi (Florovivaismo e ortofrutta - politiche di sviluppo economico delle filiere agroalimentari)
La serra sempreverde
A Borghetto Santo Spirito in provincia di Ravenna
Davide Michelini
porta avanti l’azienda di famiglia fondata
un secolo fa
dal suo bisnonno
di Elisabetta Tufarelli U n’azienda familiare frutticola con fattoria didattica che con il trascorrere delle generazioni si è trasformata in una realtà floricola che punta sulla qualità. La troviamo a Borghetto Santo Spirito, piccolo comune del Ponente Ligure, adagiato tra il mare della Riviera delle Palme e le pendici del Monte Piccaro, in provincia di Savona. “Io rappresento la quinta generazione - racconta Davide Michelini, titolare dell’attività -. L’azienda è nata ai primi del ‘900 con Giovanni e Antonio. Mio bisnonno e mio nonno selezionarono nuove varietà di pesche sviluppando, accanto alla floricoltura classica, anche il vivaismo di piante da frutto. Proprio nei terreni di famiglia, negli anni ’30, venne selezionata la rinomata Pesca Michelini. Il passaggio alla floricoltura è avvenuto nella metà degli anni ‘80 e si deve a mio padre Antonio, che ha trasformato radicalmente l’azienda aprendola alla vendita diretta di fiori, piante verdi e fiorite prodotte nelle serre di coltivazione. Io continuo a sviluppare, con il suo aiuto, quello di mia madre e di mia moglie questo percorso”. Oggi, l’azienda, in parte in serra e in parte a pieno campo, è specializzata in diverse coltivazioni: piante verdi, ornamentali e piante fiorite in vaso, 365 giorni l’anno. “Ogni stagione ha le sue fioriture e le sue peculiarità - continua Davide -. Ora siamo impegnatissimi con le piante di Natale: gli alberi, le Stelle di Natale e i ciclamini in primis. Con Viviana, mia moglie, la fattoria didattica svolge un compito fondamentale. Siamo genitori di Pietro e Perla e rite-
Davide Michelini imprenditore florovivaistico
niamo importante raccontare alle famiglie il nostro territorio e la nostra storia, attraverso laboratori, percorsi didattici e tante iniziative. Illustriamo l’agricoltura e il nostro contributo alla sostenibilità. In particolare, per gli abeti”. Gli alberi di Natale veri sono oggetto di promozione attraverso video e incontri informativi. “In azienda si coltivano principalmente abeti rossi e bianchi, che vendiamo senza o con radici lunghe o in zolla - aggiunge l’imprenditore -. Sono pronti dopo 5-7 anni di coltivazione e si mantiene un bilancio ambientale positivo, perché per ogni albero tolto ne vengono ripiantati 2 o 3 l’anno successivo. Forniamo abeti fino a 14 metri”. Oggi i cittadini cominciano a capire che la vera scelta ecologica è quella dell’albero vero, coltivato dai vivaisti proprio per diventare un albero di Natale, che dà profumo e crea l’atmosfera di festa. “Sono venticinque anni che lavoriamo a questo progetto e adesso, finalmente, stiamo recuperando. Nel 1995 vendevamo 1.500 abeti, poi il crollo. Negli anni 2000 siamo passati a meno di trecento e quest’anno arriveremo a 700. Siamo in pieno recupero grazie all’informazione incessante e ad un ritorno consapevole verso la natura”. Le tendenze di quest’anno per i ciclamini e le Stelle di Natale? “Della parte floricola se ne occupa principalmente mio padre. C’è stata meno produzione, ma si vende bene. Ovviamente i ciclamini preferiti sono i bianchi e i rossi, che rischiano di mancare, ma si sta affacciando con successo anche la varietà Indiaka, dai fiori con contrasti forti e luminosi insieme a delicate sfumature. Buoni i risultati di mercato anche per le Stelle di Natale, anche se gli aumenti dei costi non riescono a coprire le spese. A premiare è sempre la qualità del prodotto e dall’80% dei clienti viene richiesta la classica rossa, anche se si stanno facendo strada la Picasso, con il suo caratteristico rosso sfumato che vira fino al crema, e l’Ice Punch, con le foglie rosse all’esterno e bianche all’interno”. Progetti futuri? “In azienda - conclude Davide Michelini - non ci fermiamo mai e continuiamo ad investire. Costruiamo nuove serre e ombrai con bancali mobili di coltivazione e vengono anche razionalizzati i consumi idrici con nuovi impianti di irrigazione. Qui c’è molto vento e siamo riusciti a migliorare la coltivazione a pieno campo con numerose strutture antivento. E stiamo quasi per raddoppiare la superficie fondiaria aziendale, ingrandendo le nostre produzioni floricole e vivaistiche, a dimostrazione che, nonostante la crisi, i risultati ci sono”. nnn
Covid e guerra rallentano le supply chain Ue e Usa
Iprezzi dei prodotti alimentari a livello globale sono ancora superiori del 25% rispetto al periodo pre-Covid. Lo rivela l’indice delle Nazioni Unite, secondo cui a far lievitare i costi hanno contribuito le conseguenze della pandemia, interrompendo la produzione e i trasporti. Secondo fattore è l’impatto della guerra in Ucraina sull’energia, sui fertilizzanti e sui cereali. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale del commercio, quasi un quarto delle esportazioni alimentari globali ha ormai una componente estera. Proprio la catena alimentare ha contribuito alla globalizzazione. Per questo, secondo Susan Wachter dell’Università della Pennsylvania, “la sua maggiore complessità rende l’approvvigionamento alimentare estremamente vulnerabile agli shock di mercato”. Per il gestore patrimoniale Rabobank, i prezzi del cibo rimarranno volatili per la carenza di energia, dei problemi di approvvigionamento dei principali prodotti agricoli e degli alti prezzi dei fertilizzanti. A parere del Dipartimento dell’Agricoltura i prezzi dei generi alimentari negli Usa aumenteranno dal 3% al 4%. Mentre le importazioni di alimenti e bevande nel 2020 sono cresciute del 5,1% in valore rispetto al 2008.
ANCHE GLI SPAGNOLI ALLE PRESE CON I RINCARI
Le famiglie spagnole sono alle prese con rincari del carrello della spesa, che a ottobre hanno toccato il 16% su base annua. “Ci si può aspettare un calo dell’inflazione alimentare, ma resta da vedere di quanto - sottolinea Miguel Cardoso, capo economista di BBVA Research -. Vanno considerati anche altri fattori che spingono verso l’alto i prezzi e che non sembrano invertire la direzione nel breve termine”. Tra questi, spicca l’aumento del prezzo dei fertilizzanti. L’ultima parte dell’anno sarà il momento peggiore e ci si aspetta una significativa ripresa dell’inflazione alimentare.
GERMANIA, SI RIDUCE IL CONSUMO DI PATATE FRESCHE
I tedeschi usano sempre meno patate fresche, mentre aumenta il consumo pro-capite di patatine fritte, insalata di patate o chips. Ne dà notizia la rassegna della stampa estera di Agra press. Nella campagna 2021/22 la produzione nazionale di patate ha coperto il 150% della domanda interna e sono stati esportati, complessivamente, circa 6 milioni di tonnellate di patate, come prodotto fresco o trasformato. Nello stesso periodo, le importazioni si sono attestate sui 2,5 milioni di tonnellate. La Germania è quindi un esportatore netto di patate e di prodotti derivati.
Parigi prova a frenare lo shopping di terreni da parte dei gruppi esteri
L’agricoltura dei cugini d’Oltralpe, costi quel che costi, non può essere ceduta ad investitori stranieri. La tentazione può essere forte, visto il notevole aumento dei prezzi dei terreni sul territorio francese, in particolare di quelli destinati alla vitivinicoltura. Per evitarlo il Senato intende ridurre il carico fiscale su donazioni e successioni. A parere del senatore e viticoltore Daniel Laurent, eletto in Charente-Maritime, “stiamo assistendo a una forte concentrazione del settore, a una progressiva scomparsa delle aziende agricole a conduzione familiare e all’aumento del numero di acquisizioni di aziende agricole e vitivinicole da parte di investitori stranieri e/o istituzionali. Questa misura - ha affermato - mira a proteggere le aziende agricole e i vigneti a conduzione familiare, riducendo la tassazione sulle donazioni e sulle successioni, nel caso uno o più eredi intendano rilevare l’azienda agricola e gli altri si impegnino a conservare i beni trasferiti e a lasciarli a disposizione dei cessionari per 25 anni”. Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Marc Fesneau, ha annunciato un disegno di legge con una misura specifica sui terreni agricoli.
TUNISIA, PRODUZIONE DI AGRUMI IN CALO
Il raccolto di agrumi tunisino dovrebbe mostrare un calo del 16% rispetto alla stagione precedente. La causa è la siccità che ha colpito i periodi di fioritura e allegagione degli agrumi, insieme all’aumento delle temperature a maggio e giugno e alla mancanza di acqua nelle regioni vocate. La produzione di arance scenderà del 30,6%, quella di clementine del 15%. I mandarini dovrebbero diminuire del 18%, i limoni di circa il 23%. In Tunisia gli agrumi occupano più di 28.000 ettari. Quasi il 68% degli agrumeti si concentra nel governatorato di Nabeul.
LA NUOVA PAC NON PIACE ALLA SPAGNOLA ASAJA
La nuova Pac non convince gli spagnoli. Pedro Barato, presidente di Asaja, la principale Organizzazione agricola, a proposito del mancato coinvolgimento dell’associazione negli incontri sulla politica agricola, ha ammonito il governo: “Questa non è la politica agricola che Asaja vuole, né ha mai voluto”. Agricoltori e allevatori sono preoccupati per l’inasprimento della condizionalità verde, in un contesto di impennata dei costi di produzione, soprattutto energetici, di elevata inflazione, di instabilità dei mercati internazionali; senza dimenticare gli effetti della siccità in Spagna.