Riccardo Mazzi 3ªD
Il Pianeta Dimenticato Erano le sei della mattina nella colonia numero 4627 della Galassia. Jacob salutò sua moglie e i suoi tre figli, Jane, Clark e Amy. Uscì dal suo appartamento, al 1721° piano. Nei grattacieli moderni, come quello in cui viveva, non c'erano scale o ascensori che portassero a terra. La porta dalla quale si usciva dava su un piccolo terrazzo dove erano agganciate le macchine volanti. La sua era uno degli ultimi modelli, di colore rosso argentato; era una lightest998, nuovissima, acquistata due giorni prima! Salì sull'auto, la mise in moto e partì alla massima velocità infilandosi in un turbinio di macchine che volavano tutte insieme per le vie del cielo di tutta la colonia. Arrivò trafelato al lavoro: il terzo Sole, l'ultimo a sorgere e l'ultimo a tramontare nella giornata, si stava stagliando nel cielo azzurro. Salutò i colleghi e si sedette alla scrivania. Lavorava presso la E.C.S. (ExtremeColoniesSecurity). Lui e il suo team monitoravano la sicurezza delle colonie, pronti a contattare la base di agenzia in caso di emergenza. Quelli che stavano vivendo erano momenti di grande tensione. Molto tempo addietro, quando ancora vivevamo sulla Terra, un hard disk si era staccato dalla stazione spaziale di YouTube dove si trovavano milioni e milioni di video registrati su videogiochi. Questo hard disk aveva raggiunto per puro caso una nave aliena dopo aver fluttuato per mezza galassia. Gli extraterrestri, vedendo ragazzi uccidere e sparare nei videogiochi, pensarono che gli umani si stessero addestrando per una guerra contro di loro, e così iniziarono anch'essi un programma di addestramento forzato. Ormai, purtroppo, la guerra era imminente e sarebbe stata, secondo Jacob, veloce e distruttiva: nelle guerre interstellari vinceva solo chi riusciva prima a sganciare tutti i suoi missili e le sue bombe. Il direttore fece irruzione nella stanza e chiamò a sè i co-capi, compreso Jacob. Subito si allarmarono ma Carl, il direttore, li calmò:“ State tranquilli, non siamo stati attaccati...” “...almeno non ancora. Dovete andare insieme a questi signori. Vi aspettano alla Base.” Si incamminarono seguendo gli sconosciuti. Erano molto alti e corpulenti, probabilmente guardie del corpo. Uscirono dall'edificio e salirono sull'astronave che li aspettava con i motori accesi. Prima che il portello si chiudesse, Carl li salutò con un cenno della mano. L'astronave si sollevò da terra. Con loro c'erano altri co-capi provenienti da altre colonie. Un gruppetto di persone aveva la pelle blu. “Mendor,” pensò Jacob “Sono Mendor. Se non ricordo male si sono dovuti adattare ai loro due Soli, nocivi per la pelle di un uomo.” I motori dell'iperspazio si attivarono. Un suono sempre più acuto rimbombava nelle viscere dell'astronave, finché, con un botto e una vibrazione, si trovarono 600 anni luce più lontani. L'astronave si fermò con un rombo su una piattaforma gigante. Appena Jacob scese si trovò in un luogo molto buio. Guardò il cielo e vide che un sole si faceva spazio tra le nuvole; capì che la sensazione di buio era dovuta al fatto che i suoi occhi erano abituati ad una luce tre volte più potente. Vennero accolti e condotti dentro ad un edificio enorme. “Vi trovate nella Colonia 1. Ne avrete sicuramente sentito parlare. Questa è la Colonia più vicina al pianeta Terra, chiamato ora anche pianeta X, perché purtroppo è destinato...” “Cosa vorrebbe dire?” “Signor Jacob, significa che lo faremo esplodere. Abbiamo inviato, come lei ben sa, numerose astronavi per scaricare i rifiuti tossici delle nostre fabbriche su quel povero pianeta. Come si ricorderà, venti anni fa abbiamo perforato la crosta terrestre del pianeta X, chiamato anche pianeta Terra, perché l'atmosfera era satura di gas e non potevamo scaricarne altro. Abbiamo continuato a usare quel pianeta come pattumiera dopo che ci siamo insediati nelle colonie. Ormai non possiamo più farlo perché è saturo di anidride carbonica. E per non disperdere i gas e aiutare l’umanità, abbiamo deciso di farlo esplodere. Inoltre è anche l'opportunità per sperimentare l'ultimissima bomba creata dagli scienziati. Potremo vedere se sarà possibile usarla anche contro gli extraterrestri che ormai ci attaccheranno.” “Ma quello è il pianeta dove tutto è iniziato! Senza di lui noi non saremmo qui!! Quel pianeta è più importante di qualsiasi altro!!!” “No, signor Jacob, lo era. Preparate la bomba e controllate che sia tutto sicuro.” Jacob si sedette e cominciò a preparare i codici di sicurezza per attivare il gigantesco ordigno. Si sentiva una stretta allo stomaco; non era mai stato sulla Terra, eppure distruggerla era un po' come cancellare la storia. Sospirò. “Ormai si vive solo pensando al presente e al futuro.” Scrisse il codice privato che autorizzava la distruzione del pianeta X. Era riluttante adesso a chiamarla Terra: ora anche lui era complice nella sua distruzione. A malincuore inviò il codice al grande
computer che azionava la bomba; cinque minuti dopo era pronta a detonare e fu portata nel settore per il lancio. Un silenzio mortale dimorava mentre la gigantesca bomba saliva lentamente verso l'esterno. Fu posizionata. I motori a reazione plurinucleare, i più potenti mai costruiti, si accesero per la prima volta, e anche ultima. Un fuoco verde uscì dalla parte posteriore del potente ordigno. Era gigantesco, alto trecento metri e lungo cinquecento. Il fuoco e il rumore si fecero più intensi finché, all'improvviso, la bomba si sganciò. Il rumore si fece man mano più lontano. “Un minuto alla detonazione del pianeta X” gridò una voce metallica dall'altoparlante. Furono tutti portati dietro a un enorme pannello di vetro, al riparo da eventuali piccoli detriti causati dall'esplosione. “La bomba è stata predisposta per provocare grandi danni anche su aree estese, ma la sua particolarità è che dovrebbe ridurre la massa che incontra in piccoli detriti.” disse un tecnico. “Trenta secondi!” Vennero distribuiti occhiali di protezione per il bagliore provocato dall'esplosione. “Dieci secondi!” L'unico Sole stava per tramontare. “Cinque secondi!!” Una lacrima rigava il viso di Jacob. Si sentiva in colpa. “...Tre...due...uno….” Ci fu un lampo di luce accecante, poi un rumore assordante. Poi silenzio, silenzio assordante. Quando riaprì gli occhi, Jacob riuscì a vedere l'esplosione e i detriti della massa del pianeta X. Uno spettacolo spaventoso. Le persone intorno a lui cominciarono a complimentarsi con gli scienziati ideatori della “magnifica” nuova bomba, mentre lui continuava a chiedersi in silenzio: “Saremo così bravi solo a distruggere? Perché non proviamo ad applicarci anche in altri settori?” Non potè mai darsi una risposta: una telefonata, fu una telefonata a cambiare repentinamente l'umore delle persone nella stanza. “Aiuto! Gli alieni! Sono miliardi!!” Guardarono il gps, che si stava tappezzando velocemente di puntini rossi, rilevando centinaia di miliardi di nemici. Poi guardarono con rabbia i resti del pianeta X. L'unico pianeta che avrebbe potuto salvarli. Ma che loro avevano distrutto.