LA SCORCIATOIA "Jack vieni qui!" lo chiamò la madre. Jack si precipitò in cucina, in fretta e furia. "Senti questo articolo" disse la madre. "E' da un po' di tempo che nel bosco vicino al nostro paesino scompaiono bambini, che per divertimento e curiosità si addentrano in quel posto orribile..." lesse la madre. "Mi raccomando, non andare in quel posto, senza avvisarmi". Il giorno dopo le chiesi : "Posso andare dal mio amico?" "Sì, certo". "Ci vediamo alle 18 in punto". Uscii sapendo che le avrei disobbedito; perchè mia madre non lo sapeva, ma il mio amico Jack abitava in una casa vicino al bosco. Attraversando lo vidi che era fitto e oscuro, arrivai dal mio amico. Per tornare a casa passai da una
scorciatoia che mi portò fino alla zona boscosa oltre i binari della ferrovia. Era buio laggiÚ, perchè gli alti fusti degli alberi formavano una tettoia che il sole non riusciva a penetrare. Non aveva piovuto, ma l'acqua gocciolava dall'alto su di me. L'aria era umida, e le piante a terra sembravano enormi, alcune avevano foglie grandi come orecchie d'elefante. Nessuno si avventurava mai fin lÏ. Era inaccessibile. Ma ero in ritardo. Molto in ritardo. Si diceva ci fosse un tunnel che passava direttamente sotto il terrapieno della strada ferrata, che mi avrebbe permesso di risparmiare quindici minuti sul percorso per tornare a casa. Il sentiero si restringeva man mano che procedeva verso il basso. Ben presto le foglie e i rami dei cespugli mi graffiarono le braccia. E infine vidi il tunnel. L'apertura era buia e circondata da mattoni bianchi. Man
mano che mi avvicinavo, vedevo un intrico di radici pendere all' interno. Non distinguevo alcuna luce e pensai che la diceria non potesse essere vera. Il tunnel non aveva sbocco. Ma poi sentii soffiare su di me l'aria calda che proveniva dall' oscurità . Se arrivava dell'aria, allora doveva esserci un' apertura dall'altro lato. Controllai l'ora. Non c'era piÚ tempo. Entrai nel tunnel e mi chinai sotto le radici che pendevano. Il mio secondo passo si posò su qualcosa di morbido. Si muoveva e strattonava il mio piede da sotto. Caddi, e le mie mani toccarono la melma. Fu in quel momento che mi resi conto che non erano mattoni bianchi quelli che circondavano l' entrata del tunnel. Erano denti. Ero spaventato. Non sapevo come uscire e quello che sembrava un tunnel alto non era che il corpo di un mostro che, immobile
aveva aspettato pazientemente che entrassi dentro di lui. Venni inghiottito. Finii nello stomaco: era l'odore che si percepiva era nauseabondo e lercio, volevo uscire dallo stomaco di quel mostro. Così mi avviai in un cunicolo stretto e buio. Lì trovai tutti i bambini che erano scomparsi, ma c'era solo un problema: anzichè essere vivi erano scheletri che galleggiavano in un acquitrino puzzolente. Nel frattempo la madre di Jack si spaventò perchè suo figlio non tornava a casa, quindi chiamò la polizia e i carabinieri. Si informò con la mamma del suo amico e le chiese dove abitava e se aveva notizie di Jack , lei rispose che la sua casa era vicino al bosco e che Jack era rimasto lì fino alle 17:00. La madre si preoccupò tantissimo. Così chiamò anche le guardie forestali, che si affrettarono ad arrivare e incominciarono a
cercarlo, ma purtroppo non trovarono nessuna traccia del bambino. La polizia le aveva detto di stare calma, ma come poteva stare calma visto che suo figlio era scomparso nel nulla? Così, nel bel mezzo della notte, si avventurò nel bosco fitto e oscuro alla ricerca di suo figlio. Iniziò a piovere, vide un tunnel e si accampò lì per la notte. Il giorno dopo le guardie forestali, mentre cercavano ancora nel bosco il bambino, scorsero la madre morta avvolta da sangue e bava . Da quel giorno nessuno più si avvicinò a quel luogo di morte.