LO ZIO... Ero così arrabbiata. Non è possibile che nessuno si possa prendere cura di noi due educati fratellini, e per solo tre notti! Non volevo e non volevo entrare in quella casa, non volevo andare da quello strano zio. La sua casa la ricordo perfettamente: era terribile! Però non avevamo altra scelta, così andammo da lui. Forse me lo ricordo male perché a prima vista mi sembrava un uomo pacato, tranquillo insomma niente di cui preoccuparsi. Quando arrivò l'ora di andare a letto lo zio, con aria stanca ci raccomandò di chiudere la porta a chiave e di non uscire fuori dalla camera per nessun motivo al mondo. Ero stranamente ansiosa e vidi la mia stessa preoccupazione anche negli occhi di mio fratello. Quando ci fummo coricati e
stavo per addormentarmi, sentii uno strano fruscio, ma fuori non c'era vento. Sentimmo dei graffi alla porta, lo zio non aveva né cani né gatti. Poi udimmo uno strano ululato misto al pianto. Ma quella era una zona industriale della città e non c'erano lupi. Ad un certo punto ci dovemmo tappare le orecchie perché quel suono era lacerante. Marco iniziò a piangere ed io gli dovetti tappare la bocca altrimenti il mostro si sarebbe diretto nella nostra camera. Quei maledetti versi continuarono a tormentarci per tutta la notte. Ma quando fu mattina e parlammo allo zio della strana presenza inquietante disse di non aver sentito niente di ciò che gli raccontammo io e Marco. La giornata proseguì tranquillamente, infatti lo zio ci portò in barca e ci insegnò a pescare. Più volte lo guardai in volto e notai
profonde occhiaie e una evidente stanchezza; anche se in quel momento non ci feci tanto caso perché mio fratello prese un' enorme carpa. Quando arrivò la sera lo zio ci fece la sua solita raccomandazione. Ci chiudemmo la porta alle spalle e gli promettemmo che non saremmo usciti per nessuna ragione. Accidenti! Quei rumori si erano fatti ancora più intensi e terribili della notte scorsa. Si udirono ululati, scalpitii, graffi sulle porte e sulle pareti...silenzio... Per qualche minuti tutto si calmò...poi un urlo agghiacciante ci trapanò i timpani. Decisi di uscire. Avrei preso la torcia che tenevo a portata di mano ma Marco mi implorò: “ non farlo, ricordi ciò che a detto lo zio?”. La mattina seguente lo interpellammo e disse di non aver né visto né udito nulla. Tuttavia si comportò nello stesso modo pacato e dolce.
Ci portò al luna park, dove salimmo sulle montagne russe. Alcune telecamere nascoste ci fecero dei filmati nei quali si vedevano i nostri volti entusiasti e il viso stanco dello zio. Così mi venne l'idea di mettere delle telecamere nascoste nella sua stanza per vedere ciò che accadeva all'interno. Mentre lui faceva il solito avvertimento a Marco, io piazzai le telecamere. Inizialmente pensai che non servissero a nulla perché era tutto buio. Sentii però un urlo tremendo e qualcuno con le unghie affilate, denti sporchi di sangue e il viso pallido come un cadavere accese la luce. Saltava, correva, ululava e ringhiava come una creatura demoniaca. Ad un cero punto si fermò, si guardò intorno e si diresse verso la telecamera ringhiando e digrignando i denti. Io e Marco ci stringemmo forte, tutto ciò
sembrava un tremendo incubo. Lo zio prese a strattonare la videocamera, palava in modo incomprensibile, sembrava stesse pronunciando terribili bestemmie. Marco mi disse in preda al panico: “Cosa abbiamo fatto, cosa abbiamo fatto. Siamo morti!”. Io cerca di rassicurarlo : “Non ti preoccupare , qualcuno ci salverà!”. Ma nemmeno io credevo alle mie stesse parole. Ad un certo punto ci guardammo le spalle, i rumori si facevano sempre più vicini. Qualcuno aprì la porta e da quel momento vidi solo di sangue. Così finisce la storia mia e quella di mio fratello...ora vaghiamo come fantasmi in cerca di una risposta: chi era in realtà quello zio in apparenza gentile e pacato e quale segreto era nascosto dentro quella camera e in dietro ogni notte?