Lorenzo pieri

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PROLOGO Io affronterò questo compito cercando di prenderlo come una liberazione dai miei pensieri e, visto che neanche i miei migliori amici sanno perfettamente i momenti più felici o tristi della mia vita, decido di scriverli, così potranno conoscerli tutti.

CAPITOLO 1 La mia più grande sconfitta Parlo di due anni fa, più o meno. Ero nella mia casa in collina e, come al solito, io e mio fratello stavamo giocando a calcio uno contro uno con mio babbo in porta. Appena Alberto rinvia, prendo la palla di testa e me la abbasso ai piedi come faccio di solito. Ho tre anni in più di lui e sono più alto, e questo mi avvantaggia molto in questo gioco. Mi viene incontro in scivolata, ma riesco a schivarlo e mi dirigo verso la porta come un treno, senza fermarmi, poi tiro fortissimo e, non so come, ma mio babbo la para. Facendo un po’ lo sbruffone per avere fatto una parata così bella, rinvia vicino alla porta e mio fratello tira. Ero certo che mio babbo sarebbe riuscito a pararla anche perchè mio fratello tira piano e non bene, ma questa volta no. La palla entra in rete e io, impotente, ho “subito” tutti i modi di esultare che mio fratello conosce: era la prima volta che riusciva a segnare per primo.


In quel momento mi sono sentito deluso e amareggiato: non me lo sarei mai immaginato, davo per scontato che avrebbe perso, ma non è stato così. Non scorderò mai quella sconfitta.

CAPITOLO 2 Il mio primo grande successo Tutto iniziò l’anno scorso. Ero con alcuni miei amici in un piccolo campo da calcio e si stava disputando una partita. Ero in porta, pronto all’azione e la palla era al centro del campo. Toccava alla squadra avversaria iniziare con il possesso palla e…via! Si avvicinarono alla porta e lanciarono il tiro. Era difficile da parare: loro sono più grandi di me e riescono a tirare con molta forza. Il tiro era molto angolato e alto e sarebbe entrato in porta: mi sono lanciato sulla palla con un balzo spericolato, sono riuscito a toccare la palla quel tanto che bastava per non farla entrare in porta: un successo! Ma subito dopo è arrivata la caduta: mi ero concentrato solo sulla palla senza valutare le conseguenze della mia azione e sono caduto male. Ho sofferto, ma circondato dagli applausi dei miei compagni di squadra e dalle facce sbalordite dei miei avversari, mi sono rialzato, felice.


CAPITOLO 3 Il momento più significativo della mia vita In un caldo pomeriggio di primavera ho organizzato una gara di corsa con i miei amici Francesco e Tommaso. Dopo aver stabilito il percorso e le regole, la sfida ha avuto inizio. Sfidavo due miei amici più grandi di me, uno di un anno e l’altro di due. Ero in testa e mancava poco al traguardo quando un mio amico iniziò a strattonarmi per riuscire ad arrivare prima. Ho resistito un po’, poi sono caduto. Il mio amico Francesco non se n’è importato ed è andato a tagliare il traguardo, mentre Tommaso si è fermato e mi ha aiutato a rialzarmi. Mi ha anche permesso di attraversare il traguardo prima di lui, dimostrandomi la sua solidarietà. Questo episodio mi ha insegnato molto su come affrontare le sfide. Il mio amico Francesco non è stato leale, né sportivo, mentre Tommaso mi ha dimostrato vera amicizia: mi ha aiutato e ha dimostrato stima nelle mie capacità cedendomi il secondo posto. Anch’io vorrei essere un amico e un atleta come lui.


CAPITOLO 4 La prima volta che ho imparato ad andare in bicicletta Ero piccolo, avrò avuto quattro anni, ero a casa di mio nonno Guglielmo e mi annoiavo. Quindi, per passare il tempo, sono andato a curiosare in garage dove ho trovato una bellissima bicicletta rossa. Ero al settimo cielo. Era vecchiotta e un po’ scorticata, ma mi sembrava una meraviglia. Anche se non sapevo andare in bicicletta, desideravo moltissimo provarla, tanto più che era della mia misura. Il nonno poteva aiutarmi: lo chiamai e gli chiesi: ”Mi insegni ad andarci?” Lui rispose senza esitazioni: “Ma certo, Lorenzo. Sai, anche la mamma ha imparato ad andare in bicicletta col mio aiuto.” Portammo la bici in strada, poi mi fece salire sulla sella e mi disse di pedalare più forte che potevo. Fino ad un certo un punto riuscì a tenermi, ma poi dovevo andare da solo. Era arrivato il mio momento, ero emozionato e mi piaceva sentire l’aria che mi accarezzava il volto, ricordo ancora quella sensazione di libertà. Dopo poco le gambe iniziarono a stancarsi, rallentavo, l’equilibrio era precario e dovetti frenare. Era andata bene, ero riuscito perfino a non cadere! Quel giorno non mi volli più staccare da quella bici rossa e quando venne l’ora di tornare a casa mi dovettero trascinare con la forza.


Mi ero divertito un sacco, e soprattutto avevo provato una nuova emozione: sapevo andare in bicicletta senza ruotine e mi sentivo grande, forte e soddisfatto di me.

CAPITOLO 5 La mia prima vera grande amicizia Ero alla scuola dell’infanzia, al terzo e ultimo anno ed era già da un po’ che tra me e Lorenzo Pasolini c’era una simpatia. Iniziammo a parlare, giocare e ridere insieme sempre più spesso. Eravamo sempre in coppia e condividevamo i giochi che ci davano le maestre. Insieme facevamo anche qualche marachella e dopo, logicamente, tutti e due andavamo in punizione. Ma insieme era piacevole anche la punizione. Di pomeriggio insistevamo per vederci e spesso convincevamo i genitori a portarci ognuno a casa dell’altro. Eravamo molto amici e volevamo sempre stare insieme: ci divertivamo tantissimo. Poi però arrivò la fine della scuola materna e fummo costretti a separarci. Tutto da ricominciare, ma noi continuammo e continuiamo ancora a frequentarci: ad esempio, ancora oggi frequentiamo lo stesso gruppo scout, ci incontriamo a cena o in occasioni speciali e sempre e comunque facciamo marachelle, “disastri” o facciamo gli sciocchini. Infatti le maestre e anche i capi scout dicono che da separati siamo


buoni, mentre invece quando siamo insieme siamo “incontenibili”. Lorenzo è un mio grande amico: con lui sono a mio agio, mi diverto, sorrido e scherzo. Il tempo trascorso insieme scorre velocissimo e ci intendiamo con un’occhiata. Per fortuna, nonostante la classe diversa, riusciamo ancora a sentirci e frequentarci. Fra me e lui ci sarà sempre un legame speciale.


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