MOOB Magazine / Issue No.11

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ANNIVERSARY ISSUE


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Editor & Creative Director_ Mattia Attanasio

Art Director_Vincenzo Del Vecchio Photo Editor_Giuseppe Morales Marketing & Advertising Director_Giuseppe Granata Graphic Studio Direction_Francesco Caricati

Caporedattore_Francesco Li Volti Editorial Content Manager_Fabrizio Pinci

Redazione

Francesco Li Volti, Fabrizio Pinci, Chiara Pizi, Vittoria Pinto, Noemi Gesuè, Andrea Di Giorgio, Flavio Russo, Martina “Liz” De Santo, Chiara Landi, Sarah Galmuzzi, Francesco Cotugno.

Illustratori Francesca Pannone, Pasquale Angerame, SistoAntonio Amato, Valerio Scarpitti.

WWW.MOOBMAG.COM moob@moobmag.com Copyright © 2014 MOOB magazine inc. All rights reserved.Reproduction in whole or in part without permission is prohibited. The name MOOB magazine and the logo, there off are registred marks. 4


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8dove vai se lo spot gay friendly non lo fai? Sarah Galmuzzi

10 What About?

Shanghai is the new Paris Chiara Pizi

12 Adidas come non l’avete mai vista Fabrizio Pinci

16 il mio nome è Gigi, Gigi Hadid Martina Liz De Santo

indiCE

18 Gorillaz never say never Flavio Russo

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i 5 smartphone più costosi del mondo Francesco Li Volti

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#9 sett/ott

44 stussy style

26 Waves,l’album-evento

The life of Pablo L’album-evento di Kanye WestWest di Kanye

Il marchio espressione dello streetwear Chiara Landi

Francesco Cotugno

46 urban strangers

30 the Hateful Eight

Sonorità tutt’altro che italiane

L’ottava fatica di Quentin Tarantino Andrea Di Giorgio

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Cinema, musica, poesia: in poche parole James Franco

ian Connor: the King of the Youth

36 Winter is coming

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Fabrizio Pinci

Vittoria Pinto

Andrea Di Giorgio . .

Humans of new York, il Blog della vita Fabrizio Pinci

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S H A M E L E S S Sarah Galmuzzi

Dove vai se lo spot gay friendly non lo fai?

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o spot della Zuppa Campbell che cavalcando il fortunatissimo trend Star Wars porta sugli schermi una famiglia non convenzionale (due papà strafighi, e un cucciolo d’uomo) è solo l’ultimo in ordine di tempo. In un momento storico in cui le battaglie dei diritti si combattono a suon di Pirelloni che invocano il Family day e piazze d’Europa che si illuminano dei colori dell’arcobaleno, la pubblicità, costantemente attenta ai bisogni dei consumatori, che sempre per prima si fa interprete di orientamenti e tendenze, raccontandole, sembra essere l’unico vero attendibile specchio della società. Che si strizzi l’occhio a unioni civili e figli in provetta per far cassa, piuttosto che per umano sentire, l’imperativo è categorico: basta che se ne parli o in alternativa che si riesca a far parlare di sé. È quello che deve aver pensato anche l’ufficio marketing di Montezemolo, salito anch’esso –è il caso 8

di dirlo- sul treno dei diritti civili, peccato solo che abbia sbagliato direzione. Per tutti coloro che marciavano su Roma in occasione dello scorso Family day, Italo offriva una percentuale di sconto sull’acquisto del biglietto, una scelta che ha fatto saltare dalle sedie il popolo della rete e offerto uno straordinario assist al dott. Trenitalia che subito ha rilanciato col biglietto scontato ai viaggiatori a spasso per l’Italia il giorno di San Valentino, meglio se gay. Ma facciamo un salto indietro, precisamente al 1996, anno in cui i pubblicitari cominciano a capire che gay e advertising sono una miscela esplosiva: la compagnia aerea Qantas sceglie come testimonial dei sui viaggi una coppia di maschioni che si tiene saldamente per mano mentre passeggia su una spiaggia corallina. Da quel momento in poi è tutto un gioioso, disinvolto proliferare di spot gay friendly che interessa-


no gli ambiti più vari: dai Burger King ai profumi, passando per automobili, case di moda, fino al supermarket del mobile per eccellenza: Ikea salva tutti. In Italia bisogna aspettare il 2014 per sentir parlare di omosessualità: tra un tagliolino e un risotto, Luca racconta che si è fidanzato con Gianni, ma naturalmente la mamma -che tutto sa e tutto intende- già lo aveva capito da lunga pezza. Lo spot è firmato Findus non i bastoncini, fortunatamente, ne sarebbe scaturito un gioco di parole e ammiccamenti infinito, ed è ben accolto dalla comunità laica, meno da quella cristo-catto-osservante che dalle pagine virtuali di culturacattolica.it si prende addirittura la briga di lanciare gli hashtag #boicottafindus e #boycottfindus, anche in inglese, per essere certi che nessun filetto di merluzzo resti impunito. Iniziativa debolissima, comunque, che ha fatto giusto una manciata di proseliti a giudicare dalla popolarità dell’hashtag sui social più comuni. All’azienda di surgelati seguono a ruota Twingo, Vodafone, Sammontana, Pasta Garofalo, Vitasnella, Dorelan, tutti garbati narratori di piccole storie di ordinaria omosessualità. Ma sarebbe mai passato per la mente degli italici pubblicitari di lanciare sul mercato spot ammiccanti e morbosetti se il re della pasta, Guido fascinosissimo Barilla non si fosse apertamente schierato contro le famiglie non convenzionali? Apena pochi mesi prima, infatti, Mr. Rigatone dichiarava non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale. Il numero delle polemiche scatenate all’indomani

di queste impopolari dichiarazioni si perde nella notte dei tempi, anche se a dirla tutta, avrebbe dovuto muovere l’ira delle suffragette più che dell’universo gay. E per un Barilla pronto ad assumere una discutibilissima -ancorchè autentica posizione- c’è subito un Garofalo che coglie la ‘pasta’ al balzo e realizza un advertising pieno di penne e farfalline suggerendo un’ampia gamma di gioiosi abbinamenti sessuali. Una scelta decisamente smart, ma che ci porta al cuore di tutta la faccenda: e cioè che infilare una manciata di gay in una pubblicità a caso sembra essere diventato più o meno un spo(r) t nazionale che consente a chiunque lo pratichi di attingere di continuo -e a piene mani- da quel fecondo bacino che è la polemica, operazione assai premiante ma che purtroppo allontana dal vero fulcro del problema, quello cioè del riconoscimento dei diritti civili. Non c’è nessun messaggio sociale nelle due farfalline che danzano ammiccanti, ma solo una risposta virale al molto virile Barilla, così come non c’è nel bacio tra i due ragazzi dello spot Sammontana o tra le fanciulle che si rotolano sul materasso Dorelan, ma solo un allinearsi ad un trend fortunato, e che poco abbia senso, non importa. Il riconoscimento dei diritti, è questione assai delicata, specie in un paese come il nostro, drammaticamente sorvegliato dalle sentinelle in piedi, e la strada da percorrere dovrebbe essere quella della sensibilizzazione e non del marketing fine a se stesso. Non deve essere un caso che gli unici spot che sollevano una riflessione garbata, non furbetta sul tema, fanno capo a delle aziende straniere (Vodafone, Ikea) di paesi dove i diritti civili sono sì acquisiti e come tali non oggetto di una strumentalizzazione volgarotta. Per l’Italia, a quanto pare, la strada è ancora lunga.

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Il cuore della moda ha fatto le valigie: Shanghai is the new Paris! Chiara Pizi

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lla scoperta dello stile di una Cina in rinascita, molto lontana da come l’abbiamo sempre immaginata. Chiara Pizi Ci sentiamo profondamente offesi quando, all’estero, vediamo associare il nostro Paese alla pizza, alle vacanze al mare e alla mafia. Ci domandiamo come sia possibile che la complessità storica e culturale tutta italiana venga sintetizzata in luoghi comuni da strapparti gli occhi. Eppure, appena sentiamo parlare della Cina, le prime parole che ci balenano in testa sono: riso, bacchette e Mao Tse-tung. Quelle rare volte in cui non la confondiamo col Giappone. Colpa dell’ignoranza, colpa del pregiudizio? 10

O, semplicemente, non abbiamo interesse a guardare oltre la punta del nostro naso, tradizionalmente rivolto ad Occidente? Sto parlando della pigrizia del pensiero, quella che, nel caso di specie, ci rende ciechi dinanzi ad un universo che va ben oltre il concetto di involtino primavera. Un macrocosmo ormai stanco di essere associato al soffocamento di qualsiasi forma di ispirazione, alla repressione di ogni manifestazione di creatività, della propria vivacità d’opinione. Un mondo in cui emerge prepotentemente la figura di una donna emancipata, spregiudicata e colta, che ama viaggiare e mettersi alla prova costantemente. La stessa del tutto esausta di essere ricollegata ad una figura sottomessa, vittima dello


strapotere maschile, sul piano politico-sociale e tra tenuti della sua rivista, in particolar modo alle giole mura di casa. vanissime. Non a caso, è in cantiere il progetto di Concezioni, queste, così inattuali da far matu- Vogue Mini, che si rivolgerà ad un’utenza meno rare, nella stampa cinese, l’esigenza di esprimere matura, la stessa che ha portato il giornale a fare il concretamente il rinnovamento sociale, e dargli suo ingresso su tutte le piattaforme digitali. credibilità davanti al resto del mondo. E proprio E’ proprio su queste che, contro ogni nostra aspetperché soggette a minori limitazioni da parte del- tativa, sfavillanti fashion blogger made in Shanla censura, sono state proprio le testate di moda ghai raccolgono milioni di followers. Dopo decenlocali a prendere in mano le redini del disegno. ni di costrizioni da uniforme, nessuno sa da dove Lavorando affinché il processo iniziare per mettere insieme uno di rinnovamento si riproducesse stile personale; e chi meglio di Yang Sen, che ha creato sulle scelte di stile, che l’esterioriun’esperta all’avanguardia, e The Marginalizer solo tà riflettesse l’interiorità. a portata di click? Come Yang un paio di anni fa, e già E’ con Angelica Cheung che VoSen, che ha creato The Marginaconta 50.000 seguaci, gue China ha conseguito i livelli lizer solo un paio di anni fa, e già e sponsor che spuntano di serietà di Vogue Italia, Francia conta 50.000 seguaci, e sponsor da ogni angolo! o USA. A livello internazionale, che spuntano da ogni angolo! nessuno aveva la minima intenMa Modern Media, il gruppo zione di lavorare in Cina; le riviste di moda cinesi editoriale diretto da Shaway Yeh, non vuole che il si limitavano ad ispirarsi allo stile degli altri Paesi, processo di rinascita si manifesti soltanto attraverchiaramente occidentali, senza alcun interesse a so quello che si decide di indossare. Ha intenzione presentare al lettore proposte di stile che si confor- di mostrare al mondo un cittadino cinese dalle larmassero con il suo vissuto, con la sua personalità. ghe vedute, dotato di una conoscenza globale su Con Vogue, Angelica è partita da zero; ha messo qualsiasi tematica, in grado di discutere dal taglio insieme una redazione, partendo da pochi volen- di capelli di Kate Moss alla questione mediorienterosi, quanto alle prime armi, dilettanti locali. E tale. lo stesso si dica per lo staff di stilisti, fotografi e Riuscire a toglierci le lenti del pregiudizio ci permodelli. Con costanza e fermezza, l’editrice ha metterebbe di accedere a tutto questo. Oltre il baportato il mondo intero a fare la piacevole cono- vaglio, e la censura; quella di chi governa, e quella scenza di una figura femminile molto diversa da che ci poniamo da soli. quella che ha sempre immaginato. Una donna E nascondere con un velo un universo simile è il curiosa, eclettica, e perfettamente consapevole di maggior torto che possiamo fare a noi stessi. A quanto il pianeta abbia bisogno di lei; è questo che meno che quel velo non sia di Vera Wang! la Cheung ha intenzione di trasmettere con i con-

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ADIDAS

Come non l’avete mai vista

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“Tra consolidazioni e innovazioni, è ormai considerata dagli esperti “Le tre linee formano il brand di streetwear più una montagna CHE in voga del momento. simboleggia le Numerose sono state grandi sfide e gli le collaborazioni con obiettivi da superare” marchi e designer esterni all’azienda”

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egli ultimi anni il mercato globale ha aumentato enormemente la sua dinamicità. Con la globalizzazione sempre più avviata e l’avvento dell’internet veloce e dei social, tutti i tipi di aziende si sono ritrovati a dover competere addirittura contro sé stessi. Il neo-settore che più di tutti ha sfruttato l’andamento positivo dei tempi è senza ombra di dubbio quello dello streetwear, ed Adidas è stata la protagonista indiscussa di quest’ultimo anno. Nata nel 1949 dal tedesco AdiDassler, l’azienda porta nel suo logo la propria filosofia: tre linee che formano una montagna, la quale simboleggia le grandi sfide e gli obiettivi da superare. Tra consolidazioni e innovazioni, è ormai considerata dagli esperti il brand di streetwear più in voga del momento. Numerose sono state le collaborazioni con marchi e designer esterni all’azienda. All’inizio di quest’anno, il marchio tedesco ha ufficializzato la prima collaborazione con Pharrell Williams, uno dei produttori musicali più creativi dell’ultimo decennio. Insieme hanno rilanciato lo storico modello Superstar, dandogli vita nuova in 50 diverse colorazioni. La collezione rappresenta un vero e proprio elogio alla diversità e al gusto personale, “un colore per ogni singola personalità”. Lo stesso Pharrell ha poi ampliato il suo stesso progetto ideando la linea Supershell, una serie di Superstar ognuna con un suo personale design. Una grande strategia di comunicazione che ha fruttato milioni di dollari. In primavera arriva la collaborazione con Raf Simons. Il rapporto con lo stilista belga dura ormai da diversi anni, ed insieme hanno lanciato dei design davvero visionari. Questa volta l’obiettivo è stato reinterpretare la classicaStan Smithin chiave alta moda. Pelle di alta qualità, classica suola in gomma rigida e caratteristica R (iniziale dello stilista) sulla tomaia in diverse colorazioni pastello. Nonostante questi successi, Adidas Original era da tempo criticata del fatto di esser troppo legata alle proprie radici, di non riuscire mai a proporre qualcosa di innovativo. Si è allora deciso di lanciare nuovi modelli dal design e dai materiali ultramoderni, e ne sono un esempio le Ultraboost, le Tubular X e le più giovaniNMD. Con la tecnologia Primeknit, ad esempio, la tomaia viene completamente lavorata a maglia digital

Da Pharrell Williams a Kanye West, il 2015 è stato l’anno dell’azienda a tre strisce mente rendendo la scarpa resistente e flessibile allo stesso tempo. Vengono inoltre limitati gli sprechi e il peso della scarpa che risulta essere davvero leggera e confortevole. Altra grande novità è la tecnologia Ultraboost, inserita nella suola delle scarpe. Ideata per corridori agonisti, questa permette a chi la usa di sfruttare l’energia di ritorno dei propri passi per ottimizzare le proprie prestazioni. La consacrazione di Adidas è avvenuta solo in estate, grazie alla collaborazione con Kanye West, il quale era da tempo legato alla storica rivale Nike. Il rapper ha avuto l’opportunità di lanciarsi in un mondo completamente nuovo per lui supportato dalle potenti infrastrutture dell’azienda tedesca. Vestiti semplici e sobri, ispirati alla cultura hip-hop fatta di felpe e tute, ideati per il mondo moderno, dinamico e veloce. “For us by us” recitava Kanye al lancio della sua prima collezione. Nonostante le numerose critiche per i prezzi esorbitanti (capi che superano i 3000$) e per lo stile “homeless”, il suo operato ha completamente cambiato le carte in tavola nel mondo della moda ed ormai siamo sempre più vicini alla sua terza collezione. Il successo più grande è avvenuto in ambito sneakers, dove le YeezyBoost (in tre modelli: 350, 750, 950) sono state premiate Best Sneakers e MostValuable Sneakers del 2015 superando anche le rivali storiche targate Nike. Siamo solo ad inizio 2016 e già si prospettano tantissime novità in quello che, ormai, è uno dei settori più fruttiferi della nostra economia. Attenta Nike, Adidas sta arrivando!

Fabrizio Pinci


“Tra consolidazioni e innovazioni, è ormai considerata dagli esperti il brand di streetwear piĂš in voga del momento. Numerose sono state le collaborazioni con marchi e designer


Il mio nome è Gigi, Gigi Hadid. Super modella, musa del cantante e fidanzato Zayn Malik nel suo ultimo video, grande amica di Taylor Swift, desiderata dagli uomini di mezzo mondo, la bionda americana di origini palestinesi si consacra come una delle influencer più apprezzate dell’anno.

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e una modella indossa una taglia campionario 38/40 riempiendola di forme e grazia invece di navigarci dentro con spigolose ossa e niente più, si ritrova inevitabilmente bersaglio di critiche negative sul web e sui social network. Paradosso? No, pura realtà: chiedetelo alla bellissima ventenne californiana Gigi Hadid. Il caso è esploso dopo una sua apparizione alla Milano Fashion Week in un Versace bello striminzito. Io entro in una taglia normale. - risponde così su Instagram la top model - I vostri commenti cattivi non mi fanno venire voglia di cambiare e di sicuro non faranno cambiare opinione agli stilisti che mi scelgono. Sono arrivata, lavorando sodo, in un momento in cui il mondo della moda era pronto a cambiare.» Nata nell’aprile del 1995 a Los Angeles, Gigi Hadid incarna la perfetta California girl con la sua chioma bionda, il suo sorriso perfetto e quegli occhi azzurro mare. Figlia d’arte (la madre è un’ ex modella), ha esordito nel 2012 (anno del suo diploma al liceo di Malibu), sotto contratto con la IMG Models di New York, quando viene scelta come testimonial di Guess con la quale ancora collabora. Il 2014 è il suo anno: debutta in passerella per Desigual e prosegue l’anno partecipando alla Paris Fashion Week con Jean 16

Paul Gaultier, Sonia Rykiel e Chanel. Uno dei volti della Maybelline, alle sfilate autunno/inverno 2015 è praticamente onnipresente: Tommy Hilfiger, Michael Kors, Jeremy Scott, Tom Ford, Anna Sui, Dolce&Gabbana, e ancora Moschino, Max Mara, Emilio Pucci, Balmain e H&M. E, per non farsi mancare nulla, ha già in programma una capsule collection è una fragranza in collaborazione con Tommy Hilfiger. Cosa spinge tutti a volere Gigi Hadid? Magari si è solo trovata nel posto giusto in un momento di cambiamento per la moda o forse, più semplicemente, ci sono ancora persone che hanno il cervello e gli occhi ben collegati tra loro. Fortunatamente la bella Gigi sembra non fare molto caso alle battutacce e mostra di avere tutto sotto controllo, savoir-faire da vendere e un gran bel fegato, le critiche non la spaventano e non la fermano. Anzi, sono incentivo a fare di più. Gigi Hadid è sicuramente una top model dei nostri tempi che in pochissimi anni è riuscita a conquistare altissime vette. Come se poi una taglia 38 fosse un abominio nel mondo della moda. Che sia una cometa, una meteora o una super nova questo solo il tempo saprà dircelo, fatto sta che ad oggi è ovunque e la gente non sembra averne ancora a noia. Martina Liz De Santo


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Gorillaz

N e v e r S a y N e v e r.

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Ci avevano fatto credere che non li avremmo pi첫 rivisti e invece i Gorillaz tornano nel 2016 con un nuovo lavoro di studio e le aspettative per le scimmiette antropomorfe sono come sempre altissime.

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artisti più prolifici del panorama musicale mondiale, riuscendo a sfornare i risultati dei suoi numerosi progetti musicali con una continuità disarmante e una qualità media che non risente mai della celerità con cui questi lavori vengono prodotti, allo stesso modo le modalità con cui viene creato un disco dei Gorillaz racchiudono in sé un grado di complessità tanto grande da non permettere una eguale velocità di creazione. Prima di tutto c’è da considerare che la parte delle animazioni grafiche con cui vengono costruiti i video e tutto il materiale di supporto del progetto (si pensi solamente al fantastico sito web, a musica, e in generale tutto il mondo dello show che viene continuamente rinnovato con giochini in business, ha le sue regole. Artisti, cantanti, registi e stile arcade e video ad opera dello stesso Hewlett) sono spesso tanto volubili quanto convinti di loro non rivestono un’importanza minore rispetto alla stessi e si lasciano andare a dichiarazioni pubbliche produzione musicale. A questo riguardo i Gorillaz ci che poi a volte lasciano il tempo che trovano. E’ per hanno abituato ad un continuo rinnovamento, con questo che una delle principali regole dello spettacola creazione di ambientazioni sempre nuove e l’aglo è proprio quella di non prendere troppo sul serio giunta di personaggi da inserire nel piccolo universo avverbi come “MAI” e “SEMPRE”. creato dal genio di Jamie Hewlett. In una intervista dell’aprile 2014 rilasciata a Rolling In secondo luogo la band non presentando membri Stones Italia, Damon Albarn fece scrivere a chiare fissi, escludendo chiaralettere da chi lo intermente il solito Damon vistava che mai più lo Anche l’eterno David Albarn, necessita di avremmo sentito cantauna costante ricostruBowie, scomparso re e lavorare con i due zione ogni qual volta gruppi da lui fondati tragicamente lo scorso si pensi ad un ritorno e portati al successo: i in studio per un nuovo 1 1 g e n n a i o , s i è p r e s t a t o Blur e i Gorillaz. Allavoro. Questo d’altro ad una partecipazione barn aveva appena rilacanto seppur non rensciato il suo secondo (e per il disco in lavorazione. de più rapida la produbellissimo [ndr]) album, zione dei LP, permette “Everyday Robots” e la una versatilità di generi risolutezza delle sue pasconosciuta praticamente a qualunque altro gruprole non lasciavano molto spazio a interpretazioni e po sulla scena musicale, oltre che la possibilità per speranze sul futuro delle due band che hanno segnaAlbarn di avvalersi della collaborazione di grandisto l’ultimo ventennio della musica rock e pop monsimi artisti. A “Plastic Beach” ad esempio, l’ultimo diale. Ecco, manco a dirlo ma soltanto sette mesi album datato 2010, hanno lavorato nomi del calidopo la sopracitata intervista Albarn e i suoi erano bro di Lou Reed, Snoop Dogg e Paul Simon, con in studio a per lavorare al nuovo disco dei Blur, “The risultati chiaramente invidiabili. Proprio in tema di Magic Whip”, ottavo LP del gruppo, registrato tra collaborazioni pare inoltre che anche l’eterno David Londra e Hong Kong. Bowie, scomparso tragicamente lo scorso 11 gennaCon queste premesse anche i fan dei Gorillaz si sono io, si sia prestato ad una partecipazione per il disco sentiti in diritto di sperare in un clamoroso ritorno in lavorazione. della “virtual band” fondata da Albarn con il fumetDate le premesse c’è senza dubbio da aspettarsi il tista Jamie Hewlett, nonostante da più parti si rinmeglio dalla prossima creazione dei Gorillaz, che corressero i rumors di un litigio che aveva coinvolto difficilmente hanno deluso le attese negli anni pasi due. Ed infatti, puntuale a smentire come al solito sati. Perché se è pur vero che nel mondo della musivoci e precedenti dichiarazioni, lo scorso luglio è arca avverbi come “MAI” e “SEMPRE” sono spesso rivato l’annuncio che i Gorillaz avrebbero lavorato abusati, la musica di Damon Albarn e dei Gorillaz, ad un nuovo album di studio in uscita nel 2016. è stata “SEMPRE” fantastica e non ci ha “MAI” I lavori per il nuovo disco hanno preso il via soltandeluso. to nel mese di ottobre e si pensa possano durare a Flavio Russo lungo. Se infatti Albarn è noto per essere uno degli

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In lavorazione il nuovo disco della band di Damon Albarn e di Jamie Hewlett che uscirà quest’anno.

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I5 SMARTPHONE PI첫 COSTOSI DEL MONDO!

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Vertu signature touch for bentley

La scocca del nuovo Signature Touch è realizzata in titanio grado 5, un materiale estremamente resiliente che presenta una resistenza pari al doppio di quella dell’acciaio, ma con meno della metà del peso. Grazie al processore Qualcomm Snapdragon 810 octa-core a elevate prestazioni, ogni attività risulterà più rapida e più fluida. Il nuovo Signature Touch è dotato di una fotocadi Francesco Li Volti

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reare uno smartphone non è roba da tutti. Venderlo a cifre da capogiro è quasi una bestemmia, ma non per tutti. vertu signature touch for bentley, tonino lamborghini 88tauri, gresso regal gold, samsung w2016 blackberry porsche design p9983 graphite sono gli stereotipi degli smartphone fuori dal comune. Perchè? Perchè i materiali usati li rendono quasi indistruttibili, perchè le collaborazioni attuate fanno sì che diventino dei veri e propri cimeli da collezionare, un connubio perfetto tra la lavorazione artigianale più squisita, la tecnologia d’avanguardia e servizi esclusivi.

mera da 21 megapixel con acquisizione video 4k a ultra alta definizione. Sulla scocca posteriore del telefono è possibile ammirare l’incisione del marchio automobilistico che ha reso famosi i suoi sediolini in tutto il mondo. Utilizzando il processore del segnale immagine personalizzato di Vertu, la fotocamera è stata sviluppata per fornire una resa delle immagini superiore, mentre la fotocamera anteriore da 2,1 megapixel produce immagini di qualità in condizioni di scarsa illuminazione. Le lenti in cristallo zaffiro sono protette da rivestimenti antiriflesso e anti-impronte.

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Gresso regal gold

Tonino lamborghini 88tauri

Il nuovo 88 Tauri si distingue per il suo mix senza compromessi di funzioni esterne ed interne , mettendo in mostra una serie limitata che garantisce la sua autenticità . Un processore quad-core 2.3 GHz con 3 GB di RAM apre nuovi orizzonti per l’uso dello smartphone , dando performance fulminee. Lo smartphone 88 Tauri supporta le attuali tecnologie di comunicazione 3G e reti 4G . La sua eccezionale DSDA ( Dual Sim Active Technology ) per le operazioni simultanee è unico tra gli optional - smartphone di classe e non c’è bisogno di preoccuparsi della durata della batteria : 88 Tauri ha la capacità della batteria massima di 3400 mAh , che fornisce fino a 35 ore di chiamate e 1000 ore in modalità standby .

Il Gresso Regal Collection è composto da 3 modelli . Ogni modello è unico e ha una perfetta combinazione di materiali esclusivi e design. Gresso Regal R1 è completamente realizzato in titanio . Gresso Regal R2 e R3 sono in titanio con rivestimento PVD e hanno inserti di oro 18 carati . Gresso Regal oro è realizzato in titanio con oro Rivestimento PVD e inserti di oro giallo. Uno smartphone ultra-sottile in un corpo in titanio . Lo spessore dello smartphone è a soli 8,8 millimetri. Lo smartphone è costituito da una piastra di titanio grado 5 solida . I vantaggi principali di titanio sono le sue proprietà di protezione uniche e la leggerezza. Il titanio grado 5 è ampiamente usato nell’industria aerospaziale e nelle automobili sportive di alta gamma .. Il design unico di Gresso e lo stile sono incarnati da un logo sul pannello frontale in giallo 18K o oro bianco ( 3 grammi ) . Il pannello posteriore è decorato da un inserto da 18 carati giallo o oro bianco ( 3 grammi ) che viene timbrato col numero individuale dello smartphone. La fotocamera è di 13MP mentre quella frontale è di 5MP. Il display è di 5 pollici Full HD e offre immagini di alta qualità e video . È protetto dall’ultima generazione di Gorilla Glass.

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Blackberry porsche design p9983- 2

Samsung w2016

Dovrebbe essere il diretto successore del Galaxy Golden 2, uscito esattamente un anno fa proprio sul mercato cinese. Per il momento è stato presentato come W2016 , si tratta di un nuovo smartphone Samsung di fascia alta, contraddistinto da un design a conchiglia, che ancora piace e convince il pubblico asiatico. Samsung W2016 è stato concepito e realizzato come un vero e proprio top di gamma, a bordo troviamo infatti lo stesso processore del Galaxy S6, per la scocca vengono utilizzati materiali premium come metallo e vetro, mentre l’idea di montare due display speculari, rendono questo dispositivo ancor più elegante ed attraente. Per gli amanti dei telefoni a conchiglia, Samsung W2016 è ad oggi il miglior compromesso tra design, materiali e caratteristiche hardwere. Purtroppo anche questo modello non arriverà mai in Europa (nostalgici mettetevi dunque l’anima in pace). Le specifiche dello smartphone includono un processore Exynos 7420, 3GB di RAM e 64 GB di storage. La fotocamera posteriore è da 16MP, mentre quella anteriore è da 5 megapixel. Il dispositivo esegue la versione cinese di TouchWiz di Samsung, basata su Android 5.1 Lollipop. Disponibile anche la ricarica wireless, una batteria da 2000 mAh, e funzionalità dual-SIM LTE. A tutti gli effetti, il W2016 è un vero e proprio, se molto insolito, smartphone di punta Android.

Porsche Design e BlackBerry Limited hanno annunciato la versione “Graphite” del Porsche Design P9983, smartphone dotato di una tastiera QWERTY hardware e basato su sistema operativo BlackBerry 10. Porsche Design P’9983 Graphite offre tutte le novità incluse in BlackBerry 10, tra cui un sistema di comunicazione protetto e sicuro attraverso l’instant messaging BBM criptato, unPIN unico ed esclusivo di tipo 2AAXXXXX grazie a cui l’utente Porsche Design viene immediatamente riconosciuto, il BlackBerry Priority Hub per la gestione in un unico spazio delle conversazioni e delle notifiche e lo store virtuale BlackBerry World Il Porsche Design P9983 Graphite ha un telaio in acciaio inossidabile color grafite ed è dotato di un display da 3.1 pollici di diagonale con risoluzione di 720 x 720 pixel, un processore dual core Qualcomm MSM8960 da 1.5GHz, 2GB di RAM, 64GB di momenti integrata espandibile, fotocamera posteriore da 8 megapixel, anteriore da 2 megapixel, batteria removibile da 2100mAh, supporto alle reti LTE, Bluetooth 4.0 LE, Wi-Fi a/b/g/n dual band ed NFC. Le dimensioni sono di 119x67.1x10.6mm per un peso di 140 grammi.

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THE LIFE OF PABLO IL NUOVO ALBUM-EVENTO DI KANYE WEST

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“IL SUO SETTIMO ALBUM DOVEVA INTITOLARSI IN PRINCIPIO SO HELP ME GOD, NOME MODIFICATO SUCCESSIVAMENTE IN SWISH (TERMINE UTILIZZATO NEL BASEBALL PER DEFINIRE UN COLPO PERFETTO, MA ANCHE COME SLANG PER DEFINIRE UN APPREZZAMENTO AL PASSAGGIO DI UN SVENTOLA).”

#WHO

Kanye West è un rapper e produttore discografico statunitense. Nella sua carriera come rapper ha pubblicato sei album in sette anni, cinque dei quali hanno raggiunto il disco di platino negli Stati Uniti e sono stati premiati dalla critica e insigniti con ben undici Grammy Awards. Nelle vesti di produttore il suo lavoro più famoso è stato il disco di Jay-Z The Blueprint, e la sua vena creativa è stata la fortuna per molti nomi illustri, tra cui Alicia Keys, Ludacris, e Janet Jackson.. Nel 2013 la mossa più importante per la sua scalata nella moda: la firma di un nuovo contratto con Adidas, con cui lancia le Yeezy Season One. Un successo mondiale che ha portato West a ritirare il premio per la Shoe of the Year e ad essere eletto come Most Stylish Man del 2015 da Gq. Tra una copertina e l’altra Kanye ha trovato anche il tempo di sposare la bellissima Kim Kardashian, dalla quale ha avuto due bambine, North e Saint. 28

#WHAT

Il suo settimo album doveva intitolarsi in principio So Help Me God, nome modificato prima in Swish poi in Waves, termine che secondo il rapper Whiz Khalifa era stato ‘rubato’ al rapper Max B. Da questa accusa pubblica si era accesa tra i due artisti una discussione a colpi di tweet dai toni molto severi, tanto che ad un certo punto West aveva accusato Khalifa di essersi fatto incastrare da una stripper, Amber Rose, modella e attuale moglie di Khalifa ma in passato fiamma proprio del rapper. Il disco così cambia nuovamente in The Life of Pablo, titolo definitivo che inizialmente si pensava potesse fare riferimento a Pablo Picasso o Pablo Escobar, ma che invece è stato chiarito da West come quello di Paolo Apostolo, il “più poderoso messaggero delle genti del primo secolo, la cui parola vive ancora oggi venti secoli dopo”. Il nuovo lavoro è composto da 18 tracce, che sono stati incise nel corso di ben 4 anni


(2013-2016), nelle quali si fanno degne di nota i featuring di artisti come Frank Ocean, Rihanna, Kendrick Lamar, The Weeknd, Sia, e Chris Brown.. Mister West questa volta per presentare al pubblico il suo nuovo album si è superato: prima tramite un’anteprima in streaming sulla piattaforma Tidal dell’amico e collega Jay-Z, poi con una premiere grandiosa durante il maxi show tenutosi al Madison Square Garden lo scorso 12 febbraio. Uno spettacolo imponente a cui hanno preso parte tutti gli artisti presenti nel disco del rapper, oltre a 50 Cent e Jaden Smith. Tra la presentazione della terza collezione Yeezy Season 3 Adidas Originals e il lancio dell’album, il concerto-sfilata del musicista/stilista è stato seguito da circa 20 milioni di persone: preziosa mossa di marketing quella di aprire l’evento al pubblico, e in concomitanza, di proiettare la performance in alcuni selezionati cinema nel mondo oltre che online. Francesco Cotugno

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The Hateful Eight: l’ottava fatica di Quentin Tarantino

Dopo tre anni esce il nuovo film del regista cult. Ed è di nuovo un western. (E vai!)

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Che Quentin Tarantino sia un personaggio al di fuori di qualsiasi schema credo sia chiaro a tutti, anche a chi non mastica pane e cinema. Basti pensare che, nonostante abbia solo 52 anni, vuole ritirarsi al suo decimo film; ed al momento è a otto (anche se in realtà sarebbero otto e mezzo ma il regista stesso non tiene conto de “L’uomo di Hollywood”, uno dei quattro episodi di “Four Rooms). L’intento è quello di tenere alta la qualità per renderli “rari, preziosi e unici; opere, non semplici lavori”. Tre anni dopo “Django Unchained”, il regista del Tennessee, porta sugli schermi “The Hateful Ei-

ght” e per la prima volta in carriera gira due film di seguito dello stesso genere, il western. Ma, secondo Tarantino, definire il film un “western” è quanto mai riduttivo; l’ambientazione, i cinturoni e gli speroni, fanno solo da sfondo, da contorno di quello che invece sembra più ricordare un giallo, un thriller che più che a Sergio Leone, strizza l’occhio ai “Dieci Piccoli Indiani” di Agatha Christie. Certo, stiamo parlando di Tarantino, che oltre ad essere un regista, è anche diventato ormai un marchio di fabbrica; quindi non mancheranno di sicuro violenza volutamente esasperata, un linguaggio “colorito” (gioco di parole voluto anche

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per sottolineare l’uso irriverente e ripetuto della parola “negro”) e le continue citazioni. Ed è proprio quest’ultima parola che lascia un dibattito sempre aperto tra gli amanti del cinema. Perché a volte ci si chiede se Tarantino “citi” semplicemente o addirittura “copi”.

L’intento è quello di tenere alta la qualità per renderli “rari, preziosi e unici; opere, non semplici lavori”. Nel corso degli anni il regista ha ampiamente dimostrato di avere una cultura cinematografica a dir poco immensa, pescando e rendendo omaggio alle più disparate opere che la storia del grande schermo ha partorito. Basta studiare la sua filmografia per vedere come abbia “saccheggiato” e “preso in prestito” molte immagini da diversi generi, ammettendo egli stesso, parafrasando Picasso: “un grande artista non copia, ruba”. Il punto è che gran parte della cultura, alta e bassa, che noi consumiamo, esiste solamente in riferimento ad una preesistente, e Tarantino ne è un ottimo esempio; è un maestro nell’arte di costruire un nuovo significato grazie a simboli e significati antecedenti e già contestualizzati nella cultura da cui attinge. E le polemiche non finiscono qui. Infatti, il regista è entrato in aperta controversia con la Disney, rea, a suo dire, di aver monopolizzato la programmazione cinematografica in concomitanza con l’uscita dell’ultimo episodio di Star Wars. A farne le spese per l’appunto è stato “The Hateful Eight”, che in America usciva proprio in quei giorni. E cosa succede se, a pochi giorni dalle votazioni dell’Academy ce la si prende con una delle major più importanti di Hollywood? Si corre il rischio di essere boicottati per la corsa all’Oscar,

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o almeno così dicono Tarantino ed i suoi fan. Realtà o suggestione, chissà, ma intanto “The HatefulEight” è considerato da tutti il grande sconfitto nelle nomination per gli Oscar, ricevendone solo tre (miglior attrice non protagonista per Jennifer Jason Leigh, miglior colonna sonora originale firmata da Ennio Morricone, e migliore fotografia). Mancano soprattutto quella per Samuel L Jackson come miglior attore non protagonista, miglior regia e soprattutto migliore sceneggiatura originale, data la maniacale cura con cui Tarantino scrive e riscrive innumerevoli volte i suoi film. Non manca però quella per la migliore colonna sonora originale, per la quale il regista ha “corteggiato” per molto tempo il grande compositore italiano Ennio Morricone. Un inseguimento durato più di dieci anni, da quando Tarantino usò per la prima volta un brano di Morricone in “Kill Bill 1” e poi continuato con il regista a pescare dalla produzione del maestro per riempire i suoi film, tanto che in “Bastardi senza gloria” i pezzi furono addirittura otto. E pensare che poco fa Morricone disse agli studenti di una classe di musica, cinema e televisione che non avrebbe voluto lavorare con Tarantino perché “è frustrante, colloca la musica nei suoi film senza coerenza”. Si è dovuto, però, poi ricredere tanto da arrivare a scrivere un’intera partitura originale per “The HatefulEight” perché “meritava una musica che fosse sua e basta”. Va bene essere in polemica con Tarantino, ma dopo aver sempre negato l’Oscar al compositore, da “Mission” agli “Intoccabili”, fatta eccezione per quello alla carriera, lo faranno anche quest’anno? Andrea Di Giorgio


Tarantino, oltre ad essere un regista, è ormai diventato anche un marchio di fabbrica

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James Franco

L'INCARNAZIONE DEL SOGNO AMERICANO

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L’

eclettismo è una dote che, nel mon- commedia di Judd Apatow, Strafumati, nei pando dello spettacolo, può definirsi ni di un tossico spacciatore, candidandolo per la tanto utile quanto rara. Ne abbia- seconda volta a un Golden Globe come migliore mo sentito e risentito di show-men attore; per la sua performance viene addirittura e show-girls che, dopo essere entrati di soppiatto definito “drogato dell’anno” dalla rivista High nel mondo del cinema, o in quello della musica, o Times, ed è sicuramente anche perché la commeancor più semplicemente in quello della tv, sono dia acquisisce il record mondiale di film con più poi diventati delle icone di stile, dei modelli da parolacce – solo la parola “fuck” viene ripetuta imitare, delle star da seguire; e questo perché era- 180 volte. no capaci di saltare da un ruolo all’altro, di svol- Ma, come dicevamo, la sua carriera non si fergerne più di uno contemporaneamente e di farlo ma soltanto al ruolo di attore. Oltre ad aver pubanche molto bene. blicato una raccolta di racconti e una di poesie, Con il passare degli anni e dopo aver visto il sus- comincia lentamente ad entrare nel campo della seguirsi dei suoi innumerevoli lavori, è stato im- regia. Nonostante i primi scarsi successi, si dedica mediato inserire nella lista anche James Franco. alla produzione di vari corto e lungometraggi, e Nato a Palo Alto quasi quarant’anni fa, Franco anche di diversi documentari. abbandona presto l’università, la riprenderà solo A breve nelle sale cinematografiche, il suo nuoin seguito, per iniziare la sua carriera da attore; vo lavoro Zeroville, ispirato al best seller di Steve comincia con piccoli ruoli in serie TV americane, Erickson, in cui ritroviamo un cast tra cui Megan che ricorda ancora come«una delle esperienze Fox, Seth Rogan, Craig Robinson, Joey King e più divertenti della mia carDave Franco. Il tuttofare Jariera». Già a vent’anni debutmes ha una bella sfida da porta sul grande schermo e da lì tare avanti, perché ad una priA breve nelle sale gli ingaggi cominciano a suscinematografiche, il ma occhiata la storia potrebbe seguirsi vorticosamente. essere limitata all’interesse di suo nuovo lavoro Sarà per il suo charme, la sua quelli che bazzicano il territobellezza o per le effettive doti Zeroville, ispirato al rio di Hollywood e dintorni, cinematografiche – o molto ma la sua intenzione è probest seller di Steve probabilmente per tutt’e tre prio ampliare questa sfera al Erickson le cose, svariati sono stati i vasto pubblico, parlandoci di ruoli decisamente importanti come il cinema e i film condi che ha ricoperto. Parliamo ad esempio di quello di James Dean nel documentario biografico di zionano completamente la vita di tutti i giorni. Mark Rydell, al fianco di Robert De Niro, oppure Neanche a dirlo, a marzo uscirà anche il nuovo quando ha interpretato Harry Osborn, il figlio di album della band musicale di Franco, Daddy, Goblin in Spider-man del 2002 di Sam Raimi. intitolato Let me get what I want; la musica è Il grande successo gli assicura il sequel due anni completamente ispirata a quella dei The Smiths, dopo. ma le dieci tracce sono basate sulle poesie delDa qui la strada di Franco è soltanto in discesa. la sua raccolta, “Directing Herbert White: PoeNel 2006 il successo finanziario della saga lo con- ms”. Ha partecipato al progetto lo stesso bassista segna ad un altro personaggio leggendario per la della band, Andy Rourke. A seguire, il progetto storia del cinema, quello del protagonista in Tri- di Franco si conclude con la realizzazione di un stano e Isotta di Kevin Reynolds; quale giovane lungometraggio che tratterà la storia di tre persodonna non ha sognato almeno una volta di tro- naggi rinchiusi nelle aspettative e nelle speranze varsi nei panni di Sophia Myles mentre ascoltava dei difficili anni del liceo. dichiarazioni di amore eterno da cotale cavaliere? Tra cinema, regia, poesia e musica -senza diMa è nel 2008 che arriva quello che può definirsi menticare ripetute nomination a uomo più sexy il suo più grande successo, che lo consegnerà al dell’anno, James si consacra come una delle star pubblico come il James Franco che conosciamo più complete di Hollywood; è l’incarnazione del tutt’oggi. Ricopre infatti il ruolo principale nella perfetto sogno americano. Vittoria Pinto 35


w i n t e r i s c o m i n g A r r i va a d A p r i l e l a s e s ta s ta g i o n e d i G am e O f T h r o n e s

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L a s e r i e t v t r a t ta d a i l i b r i d i G e o r g e R . R . M a r t i n è i n p o c o t e m p o d i v e n ta ta u n f e n o m e n o d i c u lt o , ta n t o d a “ v i n c e r e ” i l p o c o a m b i to p r e m i o d i “ s e r i e t v p i ù p i r a ta ta d e l 2 0 1 6 ”

è

ufficialmente partito il countdown della nuova stagione di Game of Thrones, che arriverà sui nostri schermi ad Aprile, precisamente il 24, in contemporanea con la messa in onda americana. La serie tv, tratta dai libri di George R. R. Martin, è in poco tempo diventata un fenomeno di culto, tanto da “vincere” il poco ambito premio di “serie tv più piratata del 2016”, confermando l’exploit dell’anno precedente. Il fotogramma finale della quinta stagione ha lasciato tutti di sasso (o quantomeno coloro i quali non hanno letto i libri), mostrandoci John Snow, uno dei protagonisti più amati, riverso sulla neve, sanguinante, dopo che i suoi “confratelli” lo avevano subdolamente pugnalato in cesariana maniera. Ma non è questo l’unico interrogativo lasciato aperto, ad arte, dagli autori. Quale destino attende Daenerys, la fiera regina dei draghi? Come verrà processata Cersei, l’odiosa regina? Riuscirà Sansa a scappare dalle grinfie di un marito perverso e violento? Non tutti sono stati in grado di attendere pazientemente l’uscita della nuova stagione, ed è partita la caccia allo “spoiler”. Si è arrivati addirittura ad analizzare il taglio di capelli dei vari attori per capire se questi avrebbero fatto parte o meno delle nuove riprese. Si è quindi arrivati ad una Game Of Thrones-mania vera e propria. La vera novità di questa nuova stagione è che sarà la prima non anticipata dai libri.Martin ha, infatti, iniziato a scrivere “Le cronache del ghiaccio e del fuoco” (questo il titolo originale dei libri) nel lontano 1991, arrivando a pubblicare il primo nel 1996. Questo ci fa capire come sia impegnativo e meticoloso il lavoro dello scrittore che deve tener conto di un intero mondo da lui creato e da un intrecciarsi continuo di storie e di numerosissimi personaggi. Con l’avvento della serie, e con il conseguente lavoro che lo stesso scrittore ha dedicato

ad essa, il tempo di lavoro per la stesura dei libri si è notevolmente dilatato rendendo impossibile tener il passo con l’uscita annuale del prodotto televisivo. Si è arrivato dunque a quello che tutti i fan-lettori temevano, il “sorpasso”. Martin ha si dato delle linee guida agli sceneggiatori, non lasciando loro carta bianca, e, come forma di “assicurazione”, ha comunicato loro il finale dell’intera saga (lo scrittore ha pur sempre 78 anni), ma sicuramente ci saranno delle novità inaspettate. E’ anche vero però che, già da Game Of Thrones 4, la serie tv si era notevolmente distaccata dalla storia cartacea, molto più di quei semplici e doverosi adattamenti televisivi avutisi nelle prime quattro stagioni, facendo storcere, e non poco, la bocca ai lettori più affezionati Il prosieguo della storia è dunque affidato a David Benioff e D.B.Weiss, i due sceneggiatori della serie, che forti del loro passato (Benioff ha scritto Troy, La 25esima ora), dovranno rispondere alle enormi aspettative che tutto il mondo di Game Of Thrones ripone in loro. Andrea Di Giorgio 37


Ian Connor

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THE KING OF T H E Y O U T H

TUTTE LE SFU MATURE D I UN A D EL L E P E RSONALITÀ PIÙ FO RTI D EL MO MEN TO , COLUI CHE G U I D A E D I RI G E TUTTE LE NOS TRE TEN D EN Z E

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robabilmente non l’avete mai visto, o addirittura mai sentito nominare. Forse lo avete notato durante la presentazione della Yeezy season 1 di Kanye West, il modello piccoletto completamente distaccato dagli altri che fuma e messaggia sulla passerella. IanConnor, di anni 22, è forse una delle personalità più forti ed originali che al momento possiate incontrare. Nato a New York, ma cresciuto da Atlanta, è una delle figure più influenti nel mondo della moda. Ha avuto enorme popolarità grazie ai social, in particolare Instagram e Tumblr. Non ha mai conosciuto il padre, ed ha un rapporto davvero particolare con la madre. Potete trovarla sul suo profilo Instagram (ianconnorsrevenge) come sua stalker, cercante attenzioni da quel figlio che la giudica troppo “diversa” da lui. Cosa faccia, nessuno lo sa, eppure mostra denaro e ricchezze che alcuni imprenditori sognano. Come ci riesce? Lui ci scherza su tutto ciò. Ormai i tabloid sono diventati petulanti al suono della stessa domanda ma Ian regge il gioco inventando un mestiere diverso ad ogni intervista. Per capire davvero bene il suo personaggio è importante sottolineare quali erano le sue ambizioni da ragazzino. Il sogno nel cassetto era fare lo psichiatra, ma l’idea del college e dello studio chiuso in quattro mura gli causava forti eritemi. Abbandonata la carriera scolastica decide allora di puntare su una nuova figura professionale, quella del sicario, il cui aspetto profondo e psicologico lo ha sempre affascinato. La sua curiosità più grande era analizzare i comportamenti delle vittime prima della propria morte. Aldilà dei vecchi obiettivi, si può comunque ritenere più che fortunato. Connor, infatti, è uno dei più giovani, geniali e ricercati direttori crea-

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tivi del momento. Sebbene sia giovanissimo, ha un curriculum da fare invidia a molti. Cresciuto al fianco di VirgilAbloh, ora cura l’immagine e il guardaroba di Wiz Khalifa, collabora con Asap Rocky, Kanye West, Stussy ed elargisce consigli a diversi protagonisti della moda mondiale, tra cui Guillermo Andrade. Lui ha sempre dichiarato di essersi trovato al posto giusto, nel periodo giusto. Proprio in questi ultimi anni, infatti, la sua dote naturale e il suo gusto spiccato nello streetwear sono i principali fattori di successo nel mondo della moda contemporanea. La sua passione all’età di 14 anni e da allora è diventata una vera e propria prerogativa di vita. Si racconta che una volta per strada pagò una cifra indefinita di dollari ad uno sconosciuto per una t-shirt vintage di Raf Simon. Il designer belga era considerato un vero e proprio dio per Connor, tanto da tatuarsi alcune delle sue illustrazioni sul corpo, anche se ora i suoi gusti sono leggermente cambiati. Attraverso le sue collaborazioni, è entrato in contatto con tantissimi e giovanissimi stilisti ed ha potuto assaporare il gusto dell’innovazione con le proprie mani. Ad oggi, il suo stilista preferito è Shane Gonzales del marchio MIDNIGHT. Il carattere sfrontato che lo caratterizza è sorretto da un ego spropositato che lo ha spinto ad autoproclamarsi King of the Youth. Si considera mentalmente avanti agli altri: più sveglio, più in gamba, più interessante. Proprio per questo motivo si tiene lontano dalle droghe, gli piace avere tutto sotto controllo e non ama perdere lucidità. Nonostante l’enorme notorietà del momento, però, non ama particolarmente le folle, tanto che cerca di tenersene il più lontano possibile. Questo suo disagio è ravvisabile anche nelle figure che porta come role model. The King of Youth prova, infatti, una forte ammirazione


per chi lavora “dietro le quinte”. Molto spesso vediamo personaggi pubblici, e non, prendersi meriti per un lavoro svolto in gran parte da altri, quelli che Ian considera una sorta di geni motivatori il cui impegno dà un enorme sostegno alle persone che essi seguono. In particolare, due esempi che richiama spesso sono Angelo di Supreme ed Eddie Cruz di Undefeated. Dove sarà

Ian Connor tra 10 anni? Lui spera morto. Il suo obiettivo è morire da nemico, odiato ed invidiato a tal punto da voler essere ucciso da qualche psicopatico che vuole prendere il suo posto. Non c’è niente di meglio che restare giovani per l’eternità. Fabrizio Pinci

C O ME S AR Ò TR A 1 0 AN N I? MO RT O .

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H u m a ns ofN e WYorK

F l as h s e m p l ici e c o nci si s u l l a v i ta di ci t ta di n i q ua lu nq u e 42


I L B LO G D E L L A V I TA

A

Al giorno d’oggi internet ha dato a chiunque la possibilità di esprimere la propria opinione o il proprio punto di vista su qualsiasi cosa. Tutto ciò ha numerosi aspetti sia positivi sia negativi. Se da un lato abbiamo la piena attuazione della libertà di espressione, dall’altro quest’ultima comporta un’enorme responsabilità che non tutti riescono a gestire. Tra le miriadi di siti, blog, post, status che ogni giorno ci troviamo ad affrontare c’è, però, chi è riuscito a fare di questo potere, uno dei progetti migliori di sempre. Brandon Stanton, un giovane fotografo americano, dopo una breve e sfortunata parentesi nel mondo della finanza decide, nel 2010, di trasferirsi a New York per dar vita ad una sua nuova idea. L’obiettivo era quello di fotografare 10’000 newyorkesi e creare una mappa con i loro ritratti. Il progetto è lungo e studiato, ma qualcosa cambia nella mente di Brandon nel momento in cui egli comincia a scambiare due chiacchiere con i propri modelli. Da qui la sua mente si apre, e l’idea iniziale si amplia enormemente aggiungendo una piccola storia riguardante i soggetti che egli fotografa sotto ogni foto. Una delle trovate più geniali di sempre! Stanton riesce a sfruttare l’immediatezza della fotografia per catturare l’attenzione delle persone, per poi tenersele strette grazie alla semplice ma diretta narrativa. Questo progetto, trasferito su Facebook quasi per caso, riesce ad ottenere immediatamente notevole successo raggiungendo ad oggi più di 16 milioni di follower. Nel 2013 Brandon Stanton ha pubblicato una prima raccolta dei suoi lavori e nel 2015, con la seconda edizione, è entrato nella classifica dei New York Times Best Seller restandoci per ben 28 settimane. Tutto ciò è portato avanti da filantropia e da un grande senso di entropia. L’iniziale progetto della

mappa si è trasformato in vere e proprie missioni di carità. Nel 2012 iniziò un viaggio di due settimane in Iran, per raccontare e dedicare il suo blog a tutte le persone, bambini in particolare, che si trovavano in enorme difficoltà per la guerra. Stanton creò un vero e proprio ponte telematico per coloro che non godevano della giusta esposizione mediatica che meritavano. Nel è partito il progetto 50 day World Tour, nel quale ha viaggiato in Iraq, Giordania, Israele, Congo, Kenya, Uganda, Ucraina, India, Nepal, Vietnam, e Messico in collaborazione con le Nazioni Unite. Lo stesso è accaduto a Settembre 2015, quando ha viaggiato in Europa per portare all’opinione pubblica le grandi disgrazie che i migranti stavano affrontando. Non sappiamo ancora quali sviluppi ci attendono per il futuro, il blog è, però, in continuo aggiornamento servendoci ogni giorno uno straordinario primo piano della nostra umanità. Fabrizio Pinci

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S t u s s y I L

S t y l e

M A R C H I O D E L L O

E S P R E S S I O N E

S T R E E T W E A R

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Una semplice parola a volte può an- luzione e trasformazione. che non esprimere l’ideologia e i va- La strada spesso viene indicata anche come luogo lori che sono celati dietro le “misere” più “basso” e umile, ma prima di tutto va intesa lettere. E’ il caso di Stussy. Uno stile come luogo di incontri, scambi, contaminazioni di vita più che un marchio. di culture, abitudini e gusti. Luogo d’ispirazione Shawn Stussy, era un estroso e talentuoso ragazzo e creazione. Lo streetwear, questo fenomeno di che negli anni 80 iniziò a farsi notare decorando costume a livello internazionale, abbraccia diversi tavole da surf con stili che richiamavano il punk- campi espressivi: dall’hip-hop alla musica elettrorock e il new wave. nica, dallo skateboard al surf, dai graffiti alla fotoIl successo delle tavole da surf artigianali spinse grafia. Shawn a trasferire il suo genio creativo su tappi, Stussy ha dato voce a questo mondo in maniera pantaloncini e T-shirt, che personalizzò con la sua autentica, diventando negli anni un grande brand firma stilizzata e vendette fuori dalla sua auto, nei perché mosso da passione prima che dall’esigenza pressi di Laguna Beach in Califordi fare i soldi. Shawn Stussy non nia, inconsapevole che quella sua STUSSY. era un esterno, non ha cercato di firma sarebbe ben presto diventacapire o studiare la street-culture, UNO STILE DI ta il simbolo di un marchio interlui l’ha vissuta da dentro. Questa nazionale. conoscenza viscerale della strada VITA PIÙ CHE L’incontro con Frank Sinatra ( non ha reso il marchio credibile e rapil cantante, un omonimo), impren- UN MARCHIO. presentativo, fresco e contemporaditore americano, da amicizia si neo. trasformò in collaborazione professionale. Sinatra Questa potrebbe essere letta solo come una steririmase impressionato dalla graffiante personalità le storia dell’ascesa di uno dei tantissimi marchi che trasudava dai disegni di Stussy, decise di cre- di abbigliamento che esistono nel mondo, me ne dere e di scommettere nella sua voglia di lavorare rendo conto. Vi invito, però, a guardarla da un’ale di creare. Una scommessa senz’altro vinta, dato tra prospettiva. che oggi dopo 32 anni Stussy è un marchio an- Shaw Stussy, non è altro che un nome qualsiasi, cora in auge, punto di riferimento per il mondo negli anni 80 non diceva niente a nessuno. Shaw, dello streetwear. Stussy rappresenta la possibilità, era un ragazzo che credeva nel suo talento e che per le diverse sottoculture dello streetwear di poter ha fatto della sua macchina il suo negozio ambuesprimere anche attraverso l’abbigliamento, il loro lante. Shaw potremmo essere tutti noi. Tutti noi modo di vivere. La parola “street” è una delle più potremmo essere detonatori per il cambiamento, inflazionate: la troviamo legata all’arte (street-art), con sacrificio, coraggio, forza, talento e volontà alla moda (street-style), ai media (street-blogs) e anche la “nostra macchina” potrebbe diventare il alla musica (street-parade). trampolino di lancio per il nostro sogno. L’insieme di atteggiamenti, movimenti e ideologie Perché si parte sempre da un sogno. che nascono “nella strada” vanno a determinare il fenomeno street-culture. Per strada si intende il Chiara Landi tessuto sociale più giovane, quello in continua evo45


“Are you gonna be like everyone else”? urban strangers. sonorità tutt’altro che italiane

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l bombardamento mediatico dei cosiddetti talent show oramai è cosa nota. Se gli anni ’90 annoverano per antonomasia il successo indiscusso delle fiction californiane, è indubbio che dal ventunesimo secolo a regnare incontrastato è il concetto di real tv. Ossia la tv reale, realistica, credibile, che dir si voglia. Questa almeno era l’idea di partenza, tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo la finzione televisiva e le strategie acchiappaudience. Accanto agli innumerevoli reality show che piovono a capofitto come gli uomini nella canzone di Geri Halliwell, si sviluppa e articola anche il progetto del talent, che si stacca notevolmente da illustri antenati quali la Corrida e simili. Se Beautiful era la regina delle soap, X factor è l’imperatore dei talent televisivi, ed affianca alla parte artistica e canora anche quella più “umana” dei concorrenti, permettendo allo spettatore di seguirli con l’occhio della telecamera nel loft, durante le prove, in momenti di relax o di concentrazione. Insomma, impossibile non scegliere un preferito. Scatta un meccanismo di affezione, sentimento, e coinvolgimento nello spettatore votante che rende anche le performance più emozionanti ed empatiche per chi guarda. A trionfare come “colui che detiene l’X factor” quest’anno è stato il barese Giosada, concorrente di Elio, ma si può dire che divida la corona ed il successo con un duo napoletano che forse, mai come nessuno, ha rappresentato una concreta spinta innovativa del programma; gli Urban Strangers. Alessio e Gennaro per gli amici. Direttamente da Somma Vesuviana, gli Urban hanno conquistato nell’immediato il pubblico della trasmissione. E non solo quello. Gli ingredienti? Semplicemente una chitarra e due voci incastrate con una tale armonia da risultare, a tratti, quasi anomale. Tra i tanti concorrenti ben inquadrati, racchiusi nelle linee definite del loro genere musicale, gli Urban si sono distinti fin dal primo provino. “Che genere fate?” chiede Fedez. “Non lo so” risponde Gennaro. E poi, dai primi accordi, silenzio tra pubblico e giudici. Il genere musicale e la scelta di un repertorio identificativo non sembrano più così importanti. Giovani, giovanissimi, classe 1995 e quasi nascosti dalla chitarra. Due volti particolari, che bucano lo schermo televisivo. Occhi che attirano l’attenzione senza nemmeno cercarla. Gennaro e Alessio si guardano, guardano a terra, guardano la chitarra. La spia rossa della telecamera neanche sanno dove sia. Concentrati al limite dell’alienazione sulla performance, distanti da tutto e tutti in una bolla musicale, sono lontanissimi dalla moderna idea di show man che coinvolge e sconvolge le platee. Tutto nel loro atteggiamento sembra dire: “noi facciamo questo. A noi questo,

fatto così, piace. Se a voi non piace ci dispiace. Non possiamo farci nulla”. Complice il loro giudice Fedez che ha avuto grande intelligenza e competenza nel capirli e rispettarli, gli Urban difficilmente sono scesi a compromessi. “Non cantiamo in italiano” è stato il loro mantra. E da qui sono partite le prime critiche dai puristi della lingua e dagli affezionati patriottici musicali. Il duo si è formato nel 2012 e ha pubblicato il primo EP poco dopo, conquistando già un notevole seguito grazie al singolo Empty Bed. Il mix tra un sound elettronico ed un hip hop acustico e molto pulito è stato conservato e preservato abilmente da Fedez ad X factor. Il singolo Runaway, presentato come inedito al programma, ma già scritto dal duo in precedenza, li ha poi resi celebri anche tra i profani. E’ in assoluto la prima volta che un talent show italiano, che di solito sforna anche futuri concorrenti al festival di Sanremo, viene plasmato dagli stessi concorrenti in modo così palese, acquistando una chiave di lettura proiettata all’universalità della musica, alla piattaforma internazionale. Non si tratta solo della scelta categorica di utilizzare l’inglese e di abbandonare l’attaccamento smodato e un po’ provinciale alla lingua italiana, le stesse sonorità, gli arrangiamenti, la formazione poliedrica, l’influenza di artisti come Ed Sheeran, Jay-Z, Beck, Arctic Monkeys, diversissimi tra loro, e la scelta interpretativa dei pezzi e dei testi proiettano gli Urban sicuramente al di fuori dei con-

“Che genere fate?” chiede Fedez. “non lo so” risponde Gennaro. E poi, dai primi accordi, silenzio tra pubblico e giudici. fini nostrani. E allora direi di sorvolare sull’emotività, le incertezze e le ansie da palcoscenico, se dall’altra parte c’è una tale sicurezza nelle scelte stilistiche e musicali, una versatilità artistica notevole (entrambi sono voce, chitarra e batteria elettronica) e un’ambizione feroce nel mantenere un’integrità professionale magari ancora incerta, ma difesa comunque con le unghie e con i denti. Se l’Italia è pronta (e dovrebbe esserlo davvero, su molte altre cose) può solo incoraggiare due talenti così giovani, hanno sempre scelto le origini, nonostante i buffet di occasioni materializzatesi con la notorietà (sono rimasti con l’etichetta discografica degli esordi; Casa Lavica), che sono indubbiamente figli del Vesuvio ma hanno un aspetto quasi british e che non rinnegano l’amore e l’affetto per una terra difficile, ma al tempo stesso sono privi di vincoli, proiettati verso il mondo intero, che sono frutto di un talent, un talent italiano sì, ma che, ad appena vent’anni, ci hanno ricordato che il più grande potere della musica è quello di appartenere a tutti. Di essere universale. Noemi Gesuè

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Jewels of Attraction Photography: Verena Mandragora Art Direction,Make up & Styling: Danka Topalovic Models: Fabienne @Fotogen; Dominik @One Time Managemen body: George Styler

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Hat: H&M Jacket: BERSHKA Shorts: SMEAKE Shoes: BATA

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Boots Fosco, Dress Jannica Stelander Design, Jacket Divided H&M, Hat Carlos S

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Snapback: ADIDAS Jacket: BERSHKA Shorts: SMEAKE Shoes: BATA

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A BAD DAUGHTER photographer:simon minardi fashion editor: stesy @cattura styling giovanna: mazzola make up and hair: erica mandelli models: noemi @nologo; jhonatan @urban model

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MAN Suit, tie and shoes: LES HOMMES Shirt: TOM REBL Sunglasses: RAY-BAN WOMAN Trench: CINZIA ROCCA Jacket: TOM REBL Pants: MESSAGERIE Shirt: LES HOMMES Shoes: ALBERTO GUARDIANI 63 Papillon: SILVIO FIORELLO


MAN Suit: LES HOMMES Shirt: TOM REBL Shoes: LES HOMMES Sunglasses: RAY-BAN WOMAN Jacket: TOM REBL Pants: EDWARD ACHOUR PARIS Shirt: LES HOMMES Tie: SILVIO FIORELLO Shoes: ALBERTO GUARDIANI Hat: PASQUALE BONFILIO


MAN Suit: LES HOMMES Shirt: TOM REBL Shoes: LES HOMMES Sunglasses: RAY-BAN WOMAN Pants: CINZIA ROCCA Jacket: ESEMPLARE Shirt: LES HOMMES Shoes: ALBERTO GUARDIANI Hat: PASQUALE BONFILIO



MAN Suit: LES HOMMES Shirt: TOM REBL Shoes: LES HOMMES Sunglasses: RAY-BAN WOMAN Suit: ALBERTO ZAMBELLI Shirt: Yes London Trench: ERMANNO SCERVINO Tie: SILVIO FIORELLO Hat: PASQUALE BONFILIO


Suit: LES HOMMES Shirt: TOM REBL Sunglasses: RAY-BAN



MAN Suit: LES HOMMES Shirt: TOM REBL Shoes: LES HOMMES Sunglasses: RAY-BAN WOMAN Trench: CINZIA ROCCA Pants: MESSAGERIE Top: YES LONDON Jacket: MESSAGERIE 70 Shoes: ALBERTO GUARDIANI Hat: PASQUALE BONFILIO


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MAN Suit: LES HOMMES Shirt: TOM REBL Shoes: MORESCHI Sunglasses: RAYBAN WOMAN Pants: MESSAGERIE Shirt: LES HOMMES Shoulder straps: YES LONDON

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Suit: MESSAGERIE Shirt: LES HOMMES Papillon and pochette: SILVIO FIORELLO


MAN Suit: LES HOMMES Shirt: TOM REBL Shoes: MORESCHI Sunglasses: RAYBAN WOMAN Suit: MESSAGERIE Shirt: LES HOMMES Papillon and pochette: SILVIO FIORELLO Sunglasses: RAYBAN


Jackets: TOM REBL Shirt: LES HOMMES Tie: SILVIO FIORELLO Pants: MESSAGERIE Shoes: ALBERTO GUARDIANI

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MAN Suit: LES HOMMES Shirt: TOM REBL Shoes: MORESCHI Sunglasses: RAYBAN WOMAN Trench: CINZIA ROCCA Suit: TRAHAMANTI 77 Tie: SILVIO FIORELLO Shoes: MORESCHI


MAN Suit: LES HOMMES Shirt: TOM REBL Shoes: MORESCHI WOMAN Hat: PASQUALE BONFILIO Suit: CINZIA ROCCA Shirt: LES HOMMES



K.T.M.-Psyco A-Nemesys Photograher: Giuseppe Morales Styling and Dress: Giuseppe Cotugno for amygdala model: natalia p.@2r comunicazioni; Carmen Auriemma make up: Nuny Capuozzo Hairstyling: Naomi liccardo Set assistant: Verena Balzamo

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skirt,DOUDOU shirt: 96DOUDOU


My woman is a super woman Photographer: Bianca Venturelli Styling: : Sofia Gradassi Model: Petra Make up: Alessia Finelli

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sweater, 98 N21. hat,: LIKA


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Hat: LIKA Sweater: N21 Pouch: ASOS Skirt: DOUDOU 102


Top: DOUDOU Skirt: DOUDOU

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Dress: DOUDOU Hat: DILIBORIO

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MOOB M

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