MOOB Magazine / Issue No.9

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Editor & Creative Director_ Mattia Attanasio

Art Director_Vincenzo Del Vecchio Photo Editor_Giuseppe Morales Marketing & Advertising Director_Giuseppe Granata Graphic Studio Direction_Francesco Caricati

Editorial Cordinator_Francesco Li Volti Editorial Content Manager_Fabrizio Pinci

Redazione

Francesco Li Volti, Fabrizio Pinci, Chiara Pizi, Vittoria Pinto, Noemi Gesuè, Andrea Di Giorgio, Flavio Russo, Martina “Liz” De Santo, Sara Esposito, Ilaria Pesenti, Leonardo Ciccarelli.

Illustratori Francesca Pannone, Lorenza Bruno, Vincenzo Del Vecchio

WWW.MOOBMAG.COM moob@moobmag.com Copyright © 2014 MOOB magazine inc. All rights reserved.Reproduction in whole or in part without permission is prohibited. The name MOOB magazine and the logo, there off are registred marks. 4


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fabio marino francesca gnocchi giuseppe cotugno giorgia villa juan bautizta Luiza Lehtinen Miglè Golubickaite’ 5


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8what about? Scientology Chiara Pizi

10 Holi festival of colours

la vita dovrebbe essere sempre cosĂŹ, piena di colori Vittoria Pinto

14 Flakka

Storia di ordinaria follia Noemi Gesue

32 Signore e signori vi presento Galileo! Francesco Facchinetti è il creative director di Stonex One Francesco Li Volti

INDICE 6

16 The Weeknd

Il nuovo fenomeno musicale

Francesco Cotugno

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I 29 anni sotto i riflettori delle Olsen

Martina Liz De Santo


#9 sett/ott

24 Obiettivo Disclore!

40 Gianni Morandi

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44 GAIA TRUSSARDI

a 100 all’ora su Facebook Noemi Gesuè

Flavio Russo

Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità Le scarpe che hanno cambiato per sempre il nostro modo di vestire Fabrizio Pinci

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Valentina Nappi ha ragione su tutta la linea. Chiara Pizi

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la vera anima del levriero

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Ma gli sceneggiatori hanno esaurito le idee?

Perché va’ di moda l’usato sicuro? Andrea Di Giorgio

Macklemore

il ribelle che ha imparato la lezione Fabrizio Pinci .

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Scientology: “Se vuoi fare soldi, inventati una religione”. Chiara Pizi

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uando ci accostiamo a filoni di pensiero molto estremi, per sentito dire o per semplice conoscenza, spesso avvertiamo una sensazione singolare. Ci sembra quasi come se quella particolare forma di culto o corrente filosofica sia molto lontana dal nostro modo di pensare, e di vivere. Con un po’ di ironia, ci chiediamo come sia possibile che dopo migliaia di anni di progresso della civiltà, un essere umano si lasci ancora suggestionare dai deliri di un pazzo, mettendo in discussione la sua stessa esistenza. Insomma, ci sembra che a noi, di essere disposti a morire per un concetto astratto, proprio non potrebbe capitare. Accade a chi è cresciuto in un contesto di oppressione, a chi è predestinato alla sofferenza; queste, ci diciamo, sono cose che succedono agli altri. Altrettanto frequentemente, però, ci dimentichiamo che i leader di movimenti di opinione radicale, e i loro seguaci, sono persone comunissime. Come lo era Ron Hubbard, il fondatore della Chiesa di Scientology. Hubbard, per sbarcare il lunario, scriveva manoscritti di fantascienza. E proprio in questi, ben presto, cominciò a trasfondere le proprie idee sull’evoluzione dell’umanità. 8

Lo scrittore riteneva che l’uomo dovesse spingersi oltre i limiti della sua natura per conseguire ricchezza, gioia e vittorie di ogni tipo; solo attraverso l’assenza di conflitto interiore, egli avrebbe creato una civiltà pienamente pacifica. Ben presto, le sue idee confluirono in Dianetics, l’opera in seguito elevata a testo sacro. E, da quel momento in poi, le credenze dello scrittore cominciarono ad attrarre un numero spropositato di persone in cerca di aiuto, convinte di ritrovarlo nella fede, quella professata dalla nascente Chiesa di Scientology. L’unico modo per accedere alla salvezza, secondo lo scritto, consisterebbe nel liberarsi di qualsiasi ricordo traumatico, poiché è sua la colpa se l’uomo rimane bloccato nel passato, e non progredisce. E per purificarsi da questo stato di negatività, bisognerebbe sottoporsi a moltissime sedute di auditing, nelle quali una sorta di psicologo, in compagnia di un congegno elettrico, tenterebbe di rimuovere i ricordi del paziente con meccanismi simili all’ipnosi. Procedendo per i gradi di una gerarchia di consapevolezza, si perverrebbe allo stato di Clear, quello di assoluta capacità di usare le proprie memorie per ottenere gratificazioni personali.


Il successo di Hubbard, negli anni ’50, crebbe a tal punto che egli stesso cominciò a ritenersi un visionario. I suoi seminari costavano cinquecento dollari a persona, e la gente finiva per indebitarsi per ascoltare le sue parole; per non parlare delle pressioni esercitate sugli adepti più benestanti, che sborsavano milioni di dollari per sostenere la fondazione. Chiunque mettesse in dubbio la veridicità delle credenze, veniva imprigionato in un edificio per una decontaminazione. E questa consisteva nel lavorare ventuno ore al giorno senza cibo e acqua, riposando su materassi bagnati e mollicci, costretti a minacce, torture e pratiche umilianti di ogni tipo, come pulire con la lingua il pavimento del bagno. Le donne erano allontanate dai propri figli, i quali venivano lasciati morire in stanzoni affollati. Molte ragazze erano costrette ad abortire, e queste lo facevano, convinte che fosse necessario rimuovere qualsiasi ostacolo al loro processo di riconversione. Gli scalini più alti della gerarchia ti avrebbero permesso di accedere alla verità assoluta, contenuta nei manoscritti inediti del fondatore: la causa di ogni male dell’uomo, sta nel fatto che il suo corpo sia pervaso da spiriti maligni di cui ci si deve liberare. Secondo Hubbard, miliardi di anni fa, sarebbe esistito un pianeta molto simile all’America negli anni ’50. Un dittatore la dominava incontrastato, il malvagio Xenu. Questi, per risolvere il problema della sovrappopolazione, avrebbe radunato un gran numero di uomini, li avrebbe ibernati e gettati nei vulcani del pianeta Terra, ancora non abitato da esseri umani. La sofferenza dell’uomo, quindi, deriverebbe dal fatto che le anime di chi è stato gettato nella lava si impossesserebbero del suo corpo, rendendolo preda di sofferenze e debolezze. Lo scientologo non dovrebbe far altro se non liberarsene; e il suicidio, a chi spesso si suggestionava di esser posseduto da forze maligne e distruttive, pareva inevitabile. Alla morte di Hubbard, le redini del movimento furono prese da David Miscavige, il direttore generale. Miscavige ha trasformato Scientology in una vera e propria potenza. Ha convinto tutti i seguaci a fare causa all’agenzia dell’entrate, minacciandola per il riconoscimento come associazione no-profit; è riuscito a far entrare nelle casse della Chiesa miliardi di dollari, tra donazioni sotto costrizione e la totale assenza di tasse; si è servito dei grandi del mondo dello spettacolo per fare della

propaganda del movimento, spesso sotto intimidazione. John Travolta è stato più volte ricattato affinché, per il movimento, avesse sempre una buona parola, o tutte le dichiarazioni potenzialmente compromettenti rilasciate durante l’auditing sarebbero diventate di dominio pubblico. Un trattamento diverso, invece, ha ricevuto Tom Cruise, il quale ha sempre decantato le meraviglie di Scientology, e per questo meritava che per soddisfare i suoi capricci, come quello di correre su di un prato con Nicole Kidman, centinaia di adepti venissero costretti a lavorare in condizioni pietose, ovviamente dopo che gli fosse stato intimato di stamparsi “un c***o di sorriso sulla faccia”. E di certo si meritava che la sua religione gli trovasse una fidanzata, adescando, con la scusa di un provino per un film, una giovane seguace a caso, costringendola a firmare un accordo di riservatezza, a lasciare il suo fidanzato, rimuovendole l’apparecchio e tingendole i capelli come preferiva l’attore; obbligandola a condividere il cibo e il letto con uno degli uomini più conosciuti al mondo, e che era un perfetto estraneo. La stessa compagna che, quando la relazione volse al termine, osò confidarsi con un’amica, e per questo motivo venne spedita in un centro di Scientology in Florida, dove fu costretta a pulire i servizi igienici con uno spazzolino da denti, a scavare buche in piena notte, a lustrare le piastrelle del bagno con l’acido, a vendere le opere di Hubbard agli angoli della strada. Il tipico trattamento riservato ai sovversivi. Quando veniamo a conoscenza dell’orrore, forse per istinto, reagiamo come se fossimo degli spettatori distaccati, dei critici d’arte; come se noi, dall’altra parte del sipario, non potessimo mai trovarci. Ma dimentichiamo che il biglietto da visita di movimenti religiosi come Scientology sta nella ricerca della gioia, dell’abbondanza, di una vita degna di esser così definita. E chi è in preda alla disperazione, spesso, non è in grado di affrontare il proprio demone con chi di competenza. Ha paura di essere additato come debole, come pazzo. E non trova appiglio in altro se non nel credo. Non giudichiamo chi, in questa brutta storia, è stato solo una vittima; prendiamocela con chi sfoga le proprie frustrazioni e la propria bramosia di denaro, di potere, sulla sofferenza della gente, e spesso con la sua morte. “Odia il gioco, non il giocatore”. Potrebbe accadere anche noi; pur di non sentirci malati, potremmo preferire di ammalarci sul serio.

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Holi festival of colours:

la vita dovrebbe essere sempre cosĂŹ,piena di colori.

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ra i tanti modi che esistono per festeggiare l’arrivo della stagione più bella dell’anno, in India ne hanno sicuramente uno tra i più colorati del mondo. All’avvicinarsi dell’equinozio di primavera, infatti, il popolo induista si raccoglie in un giorno speciale per partecipare alla festa Holi. Questa tradizione ha origini religiose molto antiche; l’esplosione di colori che la caratterizza ha un significato che trascende il mero festeggiamento per la fine dell’inverno e per l’inizio delle stagioni calde. La religione Hindu, infatti, è tra le più diffuse e senza dubbio la più antica al mondo; il miliardo di fedeli, la cui maggior parte si trova proprio in India, osserva durante l’anno diverse ricorrenze per onorare tantissimi aspetti della vita terrena e spirituale che spesso tutti diamo per scontato. Il festival comincia dalla notte precedente al “giorno Holi” -la prima notte di luna piena del mese Phalgun, secondo il calendario induista, durante la quale viene acceso un falò che prende il nome di Holika Dahan, un demone delle scritture Hindu e Veda, in suo onore. Il giorno dopo hanno inizio i veri e propri festeggiamenti, che si svolgono dall’alba al tramonto e che esplodono in un vero e proprio carnevale colorato. Tutto il popolo si riunisce per lanciare polveri colorate verso il cielo che, dopo essersi mischiate tra loro, ricadono su tutti i partecipanti imbrattando pelle e vestiti. Nel frattempo tutti si uniscono in giochi, danze e banchetti festosi per dimenticare ogni tipo di preoccupazione, almeno per un giorno intero. Lo spirito della festa Holi ha attraversato letteralmente tutto il pianeta ed è sbarcato in Europa grazie all’attività di tre organizzatori di even12

ti. Jasper Hellmann è nato e vive a Berlino; dopo una visita a Delhi nel 2011, è rimasto così tanto impressionato dalla partecipazione a un festival Holi da avere l’idea geniale di portarlo in patria tedesca -ovviamente semplificandolo dal significato più religioso. Il primo Holi festival of colours ha avuto luogo proprio a Berlino nell’estate del 2012, e il successo, nemmeno a dirlo, è stato enorme. Il pubblico ha accolto questa divertente iniziativa in maniera completamente attiva e, nonostante fosse la prima occasione, i partecipanti erano stati quasi tremila. Nello stesso mese il festival ha entusiasmato Dresda, Hannover e Monaco, sganciando una nuvola di polvere colorata su tutta la Germania. Più di un milione di partecipanti ha mandato in sold out i biglietti per le successive tappe già dopo le prime ore. Da qui nasce la vera e propria associazione Holi Concept GmbH, creata insieme a Max Riedel e Maxim Derenko, altri due organizzatori di eventi tedeschi che si sono uniti, spinti in primo luogo dalla vasta popolarità che da subito ha avuto il festival. Da quattro anni ormai il festival dei colori Holi spopola con tour e nuove tappe in tutta Europa, persone di ogni età non vedono l’ora di unirsi per ballare e divertirsi mentre si colorano del puro spirito della vita. Ma perché un’aria così magica e festosa pervade questo giorno? Basta fare due passi tra la gente completamente ricoperta di colori confusi dalla testa ai piedi per rendersi conto di quanto questa particolare attività sia così coinvolgente. Anche se solo per qualche ora, la singolare ricorrenza Hindu impone che si festeggi la rivincita del bene sul male, che si gioisca tutti insieme, abbattendo le barriere di diversità che ogni giorno da tempo immemore dividono la comunità. Infatti, camminando tra le strade di Delhi durante la festa Holi si possono incontrare persone diverse, appartenenti alle più svariate caste sociali e di tutte le età, che festeggiano insieme, mangiano alla stessa tavola e bevono dallo stesso bicchiere. E potrebbero non riconoscersi, sporche come sono di polvere colorata; è definita quasi una “polvere magica” grazie al suo potere di far sembrare tutti uguali. Vittoria Pinto


“Tutto il popolo si riunisce per lanciare polveri colorate verso il cielo che, dopo essersi mischiate tra loro, ricadono su tutti i partecipanti imbrattando pelle e vestiti� 13


Flakka Storia di ordinaria follia

In spagnolo il termine “flaca” indica una ragazza sinuosa e carina, il gruppo Jarabe de Palo nell’omonima canzone cantava: “per un bacio della Flaca farei qualsiasi cosa”. È una storia vecchia, una storia che risale ad Hotel California, meravigliosa e malinconica canzone degli Eagles che descrive l’aspetto conturbante e ammaliante delle droghe. Il lato tanto proibito quanto eccitante, come una bellissima donna ammiccante e mortale. Una facciata patinata, una tenda dorata che nasconde il più nero dei baratri. La Flakka viene da lì, dal termine “flaca”, dall’immagine rassicurante e maliziosa di una ragazza disinibita. Peccato che in realtà sia l’emblema della nuova frontiera delle droghe sintetizzate in laboratorio. Erroneamente creduta una droga americana (forse per l’altissimo tasso di consumo negli USA) è in realtà una droga di importazione cinese, con un costo 15 volte inferiore alla cocaina e con effetti prolungati e devastanti. Un tossicologo americano ha recentemente spiegato che l’assunzione provoca stati di delirio fortissimi, ma decuplica anche le forze e la tempra fisica di chi la assume. Impazzano i video su youtube di cittadini inglesi o americani che vagano come zombie per i parchi pubblici (la Flakka è stata anche chiamata “droga zombie” visto lo stato di apatia e abbattimento che segue l’euforia iniziale) o che cercano implacabili di copulare con alberi, idranti e cabine telefoniche. Certo, l’effetto potrebbe decisamente risultare grottesco e tragicomico, d’altronde lo spettatore medio, come me e come voi, è legittimamente portato a pensare: “colpa sua-se lo merita-chi lo ha obbligato-zero rispetto per la vita”. Però di video ce ne sono anche altri, che fanno passare la vo-

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glia di sorridere, e che mostrano tutti gli effetti di una droga devastante, scevri di qualsiasi lato goliardico. La Flakka porta nell’immediato ad un innalzamento della temperatura corporea fino ai 40 gradi, sensazione di pelle bruciata che spinge chi la ha assunta a denudarsi completamente, insofferenza per il contatto con qualsiasi tessuto, forme altissime di paranoia, aumento del battito cardiaco. La carica adrenalinica rende i soggetti praticamente incontrollabili, potenzialmente pericolosi anche per loro stessi. Per ora lo stato della Florida, in particolare Boward County, detiene il primato del maggior numero di casi, una stima che si aggira intorno alle 500 persone in un anno. Le autorità locali competenti parlano di un boom senza precedenti, garantito anche dai prezzi bassissimi, da una capillare diffusione, dall’altissima reperibilità e dalla semplicità nelle procedure di assunzione. Ovviamente l’obiettivo da salvaguardare sono i giovani, le vittime più a rischio. Giovani che chiedono la marijuana e che vengono convinti a provare “una droga nuova”, “una droga leggera”, “una droga nuova e leggera”, una droga che in realtà probabilmente li farà finire su youtube tra lo sdegno generale dell’opinione pubblica, schifata dall’ennesimo fallimento generazionale. E’ un problema lontano da noi? Forse. Ci sono situazioni più gravi nel mondo che meritano considerazione? Assolutamente sì. Queste persone che collassano sui marciapiedi tra lo sporco e i rifiuti non se lo sono forse meritato? Nì. Nessuno merita una cosa simile. Per cui non me la sento di non definirle comunque “vittime” di un mercato che, purtroppo, non conosce crisi e che continuamente, dietro nomignoli esotici e accattivanti, smercia sieri mortali. Non tutte le armi di distruzione di massa fanno rumore. Noemi Gesuè


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Il nuovo fenomeno musicale

The Weeknd

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l suo nome è Abel Tesfaye, in arte The di classe, e firma il pezzo di punta della colonna Weeknd, ed è considerato la nuova stella sonora di un blockbuster come Cinquanta sfumadel panorama musicale mondiale. Clas- ture di grigio (Earned It). Fino ad arrivare al 2015, se 90, di origine etiope ma nato e cre- anno dell’album che gli ha dato la consacrazione: sciuto in Canada, sin da bambino ascol- Beauty Behind The Madness. Il cuore pulsante ta diversi generi musicali, tra cui soul, del disco è la super hit Can’t Feel My Face, frutto hip hop, funk e indie rock, e incomincia della prestigiosa collaborazione con il gettonatisa scrivere canzoni all’età di 17 anni. simo Max Martin, che tutt’ora traina il successo Nel 2010, quando era un semplice incontenibile dell’artista. Una piccola miriade commesso di American Appareal, par- di sincopi su un giro basso da urlo caratterizza il te la sua avventura musicale col nome pezzo che ha fruttato ad Abel il clamoroso, e neThe Weeknd. L’ispirazione è da attribu- anche troppo blasfemo, accostamento a Michael ire al periodo preferito della settimana Jackson. Lo straordinario successo dell’album ha di Abel, in cui il cantante era solito fare regalato ad Abel il piazzamento contemporaneo baldoria a Toronto. A quei tempi gli pia- di 11 brani di Beauty Behind The Madness nella ceva divertirsi senza mai fermarsi, stando lonta- prestigiosa classifica Billboard Hot 100. The Weno da casa dal venerdì alla domenica, dormendo eknd è ormai riconosciuto come nuova icona di con i suoi amici su materassi sistemati dentro il una tendenza musicale chiamata dai giornalisti Van con il quale si spostavano. La “e” è stata tolta musicali PBR&B, una combinazione di soul ed per ragioni di copyright, dato che già esisteva una elettronica che caratterizza un R&B contempoband canadese con quello stesso nome. TWca- raneo, emergente e stilisticamente alternativo. ricò le sue prime canzoni su Youtube quando L’artista canta infatti con un registro falsetto ed era ancora un perfetto utilizza sample non consconosciuto, ma un si- La “e” è stata tolta per ragioni venzionali per la musica gnificativo slancio alla R’n’B, come brani tratti di copyright, sua carriera glielo diedal repertorio di grupde Drake, che nel 2010 pi punk e rock. Abel è dato che già esisteva una pubblicò nel suo blog i un songwriter abile a primi lavori completati band canadese con quello ritagliarsi un ruolo da dal connazionale. What badboy maledetto, fastesso nome. you need, Loft Music e cendolo però con una The Morning furono ben recensiti dalla critica, desolazione emozionale, resa vivida da testi spestanto da essere oggetto di un articolo sul presti- so spinti all’eccesso. Tra i suoi temi maggiormengioso “New York Times”. È solo la prima tap- te ricorrenti vi sono amore, sesso, e droga. Often pa di un percorso in sfolgorante ascesa, alla base per esempio è una raffinata ma sboccata ode della quale c’è una grande determinazione ma all’eiaculazione femminile, mentre Can’t Feel anche tanto buon fiuto nel circondarsi di persone My Face è un chiaro inno alla cocaina (uno dei e colleghi di un certo spessore, e nel partecipare a principali effetti collaterali dell’uso della suddetta featuring di successo. Abel si autoproduce con tre è infatti la perdita della sensibilità dal viso). Comixtapes tutti nel 2011, House of Baloons a mag- nosciuto come un ragazzo riservato, la star cagio, Thursday ad agosto ed Echoes of Silence a nadese non rilascia mai interviste, ma la stampa dicembre. Nel settembre del 2012, all’età di 22 non fa altro che parlare di lui e i riconoscimenanni, firma con l’etichetta “Republic Records”, e ti si susseguono ad un ritmo vertiginoso. Non è riunisce i tre mixtapes del 2011 nell’interessante impresa da tutti quella di riuscire a trasformarsi, album Trilogy, lanciato nel novembre del 2012 e con credibilità e umiltà, da promessa indie lodata diventato subito disco di platino. Nel 2013 pub- da webzine specializzate ed esperti del settore, a blca il suo primo album ufficiale Kiss Land, dal popstar globale apprezzata dalle masse. Ma lui è concept originale e cupo, che convince buona riuscito a farlo nel giro di quattro anni. Chapeparte della critica. Collabora poi con star ben col- aux. laudate quali Sia (Elastic Heart) e Ariana Grande Francesco Cotugno (www.francescocotugno.com) (Love Me Harder), senza rinunciare al suo tocco

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“ Nel 2010, quando era un semplice commesso di American Appareal, parte la sua avventura musicale col nome The Weeknd. L’ispirazione è da attribuire al periodo preferito della settimana di Abel, in cui il cantante era solito fare baldoria a Toronto “

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I 29 anni sotto i

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riflettori delle

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ome la fenice risorge dalle ceneri anche le gemelle Olsen non mancano di rialzarsi dopo ogni caduta. Questa volta però sembra che le gemelle abbiano trovato la loro strada di mattoni gialli per la Città di Smeraldo: la loro linea di moda, the Row, festeggia i 10 anni di successi. Durante i CFDA Fashion Awards 2015 - la manifestazione organizzata dal Coincil of Fashion Designers of America e che premia i nuovi talenti e i marchi di pregio nazionali e internazionali - Mary Kate e Ashley Olsen sono state nominate per ben due categorie con il loro marchio The Row: la prima come Accessories Designer of the year (per la quale avevamo ottenuto una statuetta durante la scorsa edizione) e la seconda, in cui hanno trionfato quest’anno, come Womenswear designer of the year. Bel colpo. Ma facciamo un paio di passi indietro, precisamente al 2006 quando le appena ventenni Mary Kate e Ashley Olsen, lanciano il marchio nella città degli angeli dove trova un rapido successo che le porta a valutare la possibilità di un cambio location: New York, ovviamente. Nel 2007 nascevano Elizabeth e James e nel 2009 la Olsenboye e così via perché le gemelle, che ci crediamo o no, sono brave, molto brave nel loro lavoro e in breve tempo hanno saputo creare un’azienda dai fatturati stellari (secondo fonti industriali siamo intorno ai 50 milioni di dollari). A naso era chiaro sin da subito che non si trattava di un progetto costruito sulla sabbia dell’ennesima celebrità senza talento: The Row è garanzia di lusso e pregio. Secondo le Olsen è un minimal chic - un po’ rigido senza sembrare rigido - perfetto per le giovani 22

anime newyorkesi. Insomma uno stile homeless, bohochic che prevede poca cura dei dettagli e un quasi totale abbandono del fidato parrucchiere. Ma è solo apparenza perché in realtà tutto è studiato nei minimi dettagli e il prezzo non nasconde la fatica: una camicetta bianca può arrivare a costare anche 800 dollari. Ma Mary Kate e Ashley sanno il fatto loro anche in questioni di marketing e rispondono a esigenze ben precise (anche perché altrimenti non si spiegherebbe il fatturato): scelte giuste mirate a soddisfare una clientela mirata, il loro marchio è perfettamente a suo agio tra l’industria di Los Angeles e la modaiola New York dove ha messo radici solide. Il Council of Fashion Designers of America non poteva quindi non premiare (due premi in tre anni) dieci anni di stile pulito e minimal, di abiti dal design austero e di una rilassata eleganza senza tempo. Insomma, le tanto criticate gemelle Olsen che hanno collezionato critiche su critiche per il loro stile spesso troppo eccentrico (diciamo così) hanno finalmente messo a frutto i loro studi

“Adesso le gemelle sono delle vere e proprie icone di stile. Durante i CFDA Fashion Awards 2015 Mary Kate e Ashley Olsen sono state nominate per ben due categorie con il loro marchio The Row”


nelle scuole di stile frequentate tra gli 11 e i 12 anni. Sembrano essere lontani i bei (?) tempi delle collane tatuaggio, degli ombretti applicati su tutta la palpebra mobile e abbinati ad abiti abbinati tra loro. Decisamente molto - molto - lontani: adesso le gemelle sono delle vere e proprie icone di stile. Il 12 giugno le gemelle hanno festeggiato il loro 29esimo compleanno e a soli 29 anni possono già depennare molte esperienze dalla loro lista. Le Olsen hanno dominato la scena televisiva tra la metà degli anni ‘90 e l’inizio degli anni 2000 ottenendo a soli 18 anni una stella sulla Walk of Fame. Le gemelle hanno visto la loro carriera decollare a soli 9 mesi nella sit-com “Amici di papà” e dopo pazze giornate passate tra maggiordomi e giovani bellocci tra Roma, Parigi e Londra, la loro fama cinematografica crolla a picco sulla Grande Mela: “Una pazza giornata a New York” domina ai Razzie Awards del 2004 detenendo il record in negativo come il film che ha guadagnato meno nella storia del cinema. Flop colossale che segna la fine della carriera cinematografica per una delle due gemelle, Ashley, mentre l’altra, Mary Kate, stenta a capire quale fosse la sua vera vocazione. Anche se l’ultima apparizione al cinema risale al 2011 con Beastly, in realtà è dal 2005 che le gemelle hanno lentamente abbandonato le luci della ribalta per rintanarsi nei backstage delle sfilate di moda ottenendo subito l’attenzione delle persone giuste: il fallimento è sempre molto “in”. Sicuramente una scelta saggia. Una vera star del cinema del cinema in famiglia c’è e non è nessuna delle due gemelle ma Elisabeth Olsen che, tra l’altro, ha mostrato di che pasta è fatta sul red carpet dell’American Film Festival. Le sorellone non possono non accettare di essere state surclassate dall’innata bravura della piccola Elisabeth e forse nemmeno ne sono colpite, fatto sta che il loro abbandono del piccolo e grande schermo sembra essere definitivo: strana e dolorosa per i fan è stata la loro decisione di non prendere parte al sequel di “Full House”. Saranno rimaste traumatizzate? O è forse che le gemelline più famose del mondo peccano un po’ di superbia? Forse - ed è un peccato - la seconda.

Martina Liz De Santo 23


Obiet DISCLO

Il duo di fratelli britannici ha appena rila selvatici e film di James Bond noi di Moob qualcosa di piu’ dei nuovi feno

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ttivo: LOSURE!

asciato il nuovo album “Caracal�. Tra gatti b Magazine abbiamo provato a raccontarvi omeni della musica elettronica.

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sisteva un tempo in cui riuscire a risalire al titolo di un brano ascoltato in radio o in un club era un’impresa titanica. Da qualche anno a questa parte però tutto ciò è divenuto storia, bastano uno smartphone ed una connessione ad internet ed il più è risolto (sia santificato Shazam!). Da quando esiste questa possibilità inoltre le applicazioni che svolgono questo lavoro registrano anche il numero di volte che un pezzo è stato cercato. I discografici non ci hanno messo molto a capire che quei numeri erano una fonte davvero molto preziosa per riscontrare l’apprezzamento del pubblico per un brano. Più delle visualizzazioni su Youtube o degli ascolti su Spotify, i tag di Shazam e affini indicano quando una cosa realmente piace. Per i produttori musicali l’atto di cercare una canzone è davvero molto più decisivo rispetto a quello di ascoltarla, magari passivamente. E se “Latch” dei Disclosure e Sam Smith risiede stabilmente nella Top 20 all-time dei pezzi più “shazzammati” , allora significa che è stato fatto un piccolo capolavoro. Dopo tre anni passati a suonare in giro per il mondo (l’anno scorso ospiti fissi dello Space di Ibiza, mentre in Italia li abbiamo ascoltati per una due giorni al Kappa FuturFestival), il duo di fratelli britannici sono appena usciti con un nuovo album, più che decisi a bissare gli incredibili risultati precedenti. Dire che poi sono già sulla buona strada è dovuto, dal momento che “Omen”, il primo singolo estratto dal disco appena uscito e cantato ancora una volta da quello che loro definiscono un amico fraterno, Sam Smith, è già un successo strepitoso. Il titolo del LP è “Caracal”, un nome che ha suscitato curiosità nell’ambiente 26

musicale. Il caracal, ha spiegato Howard il più piccolo dei due fratelli, è un gatto selvatico che vive in Asia e che lo ha molto affascinato a causa della particolare forma del suo muso, il cui disegno hanno infatti utilizzato come copertina del disco e come logo da inserire sui gadgets che sponsorizzano. L’album, uscito lo scorso 25 settembre, è un prodotto davvero ben costruito; pur non distinguendosi per innovazione, il sound riesce a trovare una sua collocazione precisa e non troppo banale: prendendo a piene mani dall’house degli anni ’90 e coniugandola a suoni più recenti, il risultato è qualcosa di assolutamente efficace e soprattutto spendibile sul mercato musicale. In una recente intervista tra l’altro hanno dichiarato che il loro obiettivo principale per il futuro è quello di diventare una “band” (dimenticatevi chitarre e batterie, le band moderne sono armate di laptop e consolle), e proprio per questo i Disclosure hanno costruito un disco in cui ogni singolo brano accoppia alla loro musica la voce di artisti eccezionali: da Lordem a Nao, da The Weeknd a Gregory Porter. D’altronde quella di farsi prestare la voce da cantanti di successo negli ultimi anni sembra essere diventata la formula vincente per i gruppi di musica elettronica, Daft Punk e Pharrel Williams insegnano. Nonostante l’accoppiamento di voce e di una base electro-house, qui però siamo ben lontani dallo stile trito e ritrito a cui i vari David Guetta e Calvin Harris ci hanno abituati negli ultimi anni. Sempre in tema di collaborazioni inoltre i ragazzi hanno portato a casa un grosso risultato per due british guys: con il solito Sam Smith infatti hanno firmato la colonna sonora del prossimo film di 007, diretto da Sam Mendes e intitolato “Spectre”, in cui tra l’altro vedremo per l’ultima volta l’attore Daniel Craig vestire i panni di James Bond. Insomma, pare proprio che il duo elettronico stia facendo di tutto per mantenere le attese che un nome tanto impegnativo comporta (in italiano disclosure equivale a divulgazione), riuscendo a diffondere la loro musica in lungo e in largo in giro per il mondo, e non dimentichiamo di dirlo, per due ragazzi di 21 e 24 anni questa è davvero tanta roba. Flavio Russo


E se “Latch” dei Disclosure e Sam Smith risiede stabilmente nella Top 20 all-time dei pezzi piu’ “shazzammati” , allora significa che e’ stato fatto un piccolo capolavoro. 27


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Valentina Nappi ha ragione su tutta la linea. Un bel giorno arriva una ragazzina di vent’anni, che si scaglia contro il femminismo su qualsiasi social network le capiti a tiro, additando il movimento come una manifestazione di repressione sessuale, come una palese forma di discriminazione di genere, e di razzismo

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tanche di essere vissute e raccon- che si è molto lontani dal rispetto per sé stesse, tate unicamente come degli esseri che tanto si decanta e rivendica, se ci si forza a sforna-cibo e sforna-figli, le don- non vivere liberamente le proprie emozioni e la ne del mondo occidentale hanno propria sessualità. E tutto per non essere classicombattuto a testa alta battaglie ficate come “facili” da quegli stessi uomini a cui, delle più complesse, e negli anni invece, fare sesso con chi gli pare è sempre legittiin cui vincerle pareva un’utopia. mato e, anzi, addirittura venerato. E’ grazie a loro che, oggi, il curri- Un’appassionata antimaschilista non può che riculum di una donna può esser preso in considera- manere sconcertata dinanzi a chi ritiene che se zione tanto quanto quello di un uomo, che anche una donna desse meno peso al rapporto sessuale, se non hai un solo cromosoma X puoi disporre lo vivrebbe senza inibizioni, in maniera naturale del tuo avvenire come meglio credi, che se la na- e appagante, riuscendo finalmente ad affermare tura ti ha creata con l’utero non devi sentirti fuori la sacrosanta facoltà di disporre della propria inposto se pensi. Le nostre nonne hanno messo in timità come più ritiene opportuno, al pari di ogni gioco sé stesse e la loro esistenza, per permettere esponente del sesso maschile. alle loro figlie, e alle loro nipoti, di fare della pro- Ma questo non l’avevano detto anche le femmipria vita tutto ciò che sognassero. niste, le quali si fanno partire l’embolo appena la A questo punto, viene spontaneo chiedersi chi sia Nappi posta uno status su Facebook? Non hanno questa fanciulla dalle idee così radicali; ma ba- sempre sostenuto l’intangibile diritto per le donne sterà fare una piccola ricerca su Google perché la di accedere alle stesse posizioni lavorative dell’uopropria curiosità venga mo, agli stessi privilegi soddisfatta. La donzella, quanto alle stesse secLa donzella, infatti, non infatti, non solo è molcature, di essere conto popolare nel mondo solo è molto popolare siderate non più solo virtuale, ma è elevata da mamme, non più solo nel mondo virtuale, ma è moltissimi a vero e procuoche, ma degli orgaprio guru personale! elevata da moltissimi a vero nismi liberi di riflettere, Valentina Nappi, annata di crescere, di decidere, 1990, è una ragazza di e proprio guru personale! di fare l’amore, di viveScafati, ed era un’adore come più reputano lescente quando è maturata in lei l’idea per cui giusto? il sesso, per una donna, dovrebbe essere vissuto Valentina esprime le sue opinioni in maniera molsenza limiti di sorta, senza alcuna costrizione o to forte, e farlo in maniera così radicale nel mapregiudizio. Ma Valentina non voleva tenere per crocosmo interattivo, dove ogni messaggio viene sé la sua filosofia, e ha affiancato la sua fioren- tirato fuori dal contesto ed estremizzato, specialte carriera di pornoattrice ad una vera e propria mente dai giovanissimi, è sicuramente contestabicampagna sulle piattaforme social più popolari, le. Ma è altresì doveroso biasimare chi si scaglia esprimendo le sue idee in numerose clip senza a priori contro le parole della ragazza, sentendole veli e senza peli sulla lingua. senza ascoltarle, guardandole senza leggerle. La ventiquattrenne della provincia di Salerno è Ci sarà un motivo per cui la Nappi invita le femstata spesso minacciata di morte per il contenuto ministe a rimuovere il bastone di scopa che nadei suoi video; e ad intimidirla è stata, spesso, la scondono tra le natiche; e, probabilmente, è lo sua famiglia, e delle donne proprio come lei. stesso per cui loro combattono. Deve essere, infatti, inammissibile, per una ferChiara Pizi vente femminista, che un essere umano dotato di ovaie si permetta di sostenere che non sia il sesso a mercificare il corpo di una donna, ma la donna stessa ad utilizzare, spesso, il sesso come merce di scambio per raggiungere delle garanzie, per ottenere quello che desidera. E’ chiaramente inconcepibile che qualcuno creda 31


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Francesco Facchinetti e’ il creative director di Stonex One, una startup per smartphone che ha intenzione di stravolgere il mercato mondiale. 33


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orse non tutti lo sanno ma Francesco Facchinetti, oltre a essere il figlio di Roby Facchinetti- membro attivissimo dei tanto amati Pooh, un cantante affermatosi grazie allo pseudonimo Dj Francesco, oltre ad essere un ex inviato per l’Honduras per il celeberrimo programma televisivo L’isola dei Famosi, conduttore delle prime edizioni di X Factor, di Radio RTL 102.5 e di Scalo 76, coach per il programma The Voice e grande Talent Scout, avendo lanciato molte giovani star del web come Frank Matano, Chiara Biasi, e Francesco Sole, è anche (e forse soprattutto, adesso) un imprenditore con la passione per la tecnologia. Facchinetti Junior ha da sempre dimostrato di saperci fare con la popolarità e soprattutto coi soldi. Creò scalpore quando fece pubblicare la “copia” legale del suo album Il mondo di Francesca ed è sempre stato famoso per il suo fiuto per gli investimenti: ha inventato e finanziato una piattaforma sulla rete per commentare e aggregare tutto ciò che riguarda la TiVù, vendendola successivamente ad una software house americana per una cifra a sei zeri. E così mentre era in viaggio nella Silicon Valley con il suo amico Davide, ha avuto l’idea di fondare una startup grazie all’acquisto di una T-Shirt. Infatti nel momento dell’acquisto, il commesso gli ha chiesto quale fosse l’indirizzo in modo tale da potergli spedire una lettera di ringraziamento per aver comprato da lui. Questo singolare evento lo ha spinto a immaginare una azienda che funziona proprio così: la fidelizzazione del cliente prima di tutto! Francesco Facchinetti e Davide Erba avevano il capitale, il tempo, le persone creative e soprattutto l’idea di rompere le regole, come recita il loro slogan. Così, una volta individuato ciò che volevano fare, si sono anche chiesti come farlo sapere in giro. Hanno interpellato un centro media che gli ha chiesto dai 300 ai 500 mila euro di investimenti, decisamente troppi per una startup. Così hanno optato per un marketing nuovo, diverso, esclusivamente basato sui social network e, ovviamente, molto più economico. Questo gli ha permesso di abbassare il costo del loro cellulare fino a 275 euro Iva compresa: il prezzo finale di 299 euro fissa il loro guadagno a 24 euro al pezzo. Il resto l’ha fatto il “rush marketing”, un marketing aggressivo e parecchio virale.

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“una cosa che mi sorprende E’ quanto la gente identifichi il telefono, inteso come qualita’, col personaggio mediatore” Ed ecco quindi che nasce Galileo, il primo smartphone dell’azienda Facchinettiana Stonex One da 5,5 pollici con processore octa-core MediaTek da 2,0 GHz e fotocamere da 21 e 8 megapixel – con 32GB di memoria espandibile e 3GB di col sistema operativo Lollipop. Il ruolo di Facchinetti nel discorso Stonex One è sicuramente importante ma, una cosa che mi sorprende è quanto la gente identifichi il telefono, inteso come qualità, col personaggio mediatore. Il progetto Stonex è innovativo e da incoraggiare e va premiato anche solo per il tentativo di ristabilire una equità, nell’ambito del commercio smartphone, che per il momento è attuato solo dai marchi cinesi emergenti e dai soliti pesi massimi. In un paese europeo questo è ancora più difficile. Ecco perché, a prescindere dal risultato tecnologico, il talento di Francesco Facchinetti è da stimare. Francesco Li Volti


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Macklemore

il ribelle che ha imparato la lezione

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el 2013 tutti abbiamo cantato e ballato le sue hit. Per un anno intero è stata la rivelazione dell’hiphop, con musica dance correlata a testi profondi e ricchi di significato. Il suo album di debutto, The Heist, è uscito, a dire il vero, ben un anno prima, nell’Ottobre del 2012. A quei tempi lui, Macklemore, e il suo amico fidato nonché produttore, Ryan Lewis, stavano cercando di diffondere il più possibile il loro progetto musicale che però veniva denigrato dal mercato poiché prodotto in modo indipendente, senza l’appoggio di nessuna major. Alla fine però, sono riusciti ad arrivare fino alle prime posizioni della top Billboard. La capacità di sfondare senza l’aiuto e i finanziamenti di grosse aziende è stata un grande vanto per i due ragazzi, soprattutto con l’avvento del successo e le richieste dei primi contratti. Ancora più importante però, per Macklemore in particolare, era stato riuscire a trasmettere le proprie dure esperienze di vita, con l’intento di “educare” chi le ascoltava. Nel periodo immediatamente precedente a The Heist, infatti, il rapper era caduto in una forte e depressiva dipendenza da alcool e droga. A causa di tutto ciò il genio artistico era scomparso dal suo Io. I rapporti con la famiglia e l’amico Ryan andavano sempre più a deteriorarsi e la tenebrosa spirale della tossicodipendenza lo stava lentamente risucchiando nell’oblio, finché la sua ragazza Tricia non lo ha convinto a ripulirsi in ospedale. Per il 2015 era atteso il loro nuovo album ma purtroppo i problemi con la droga sono tornati, amplificati dall’arrivo del successo e della popolarità. Agli inizi di quest’anno abbiamo temuto il peggio, perdere quella musica e quei testi nei quali chiunque riusciva ad identificarsi, ma for-

tunatamente, ancora una volta, Tricia, diventata sua moglie, lo ha salvato regalandogli il dono della paternità. Macklemore è riuscito a ripulirsi e a mettersi al lavoro per il nuovo album. Questa volta lui e Ryan Lewis riceveranno il finanziamento dal parte di una major, avendo così l’opportunità di dare vita a tutte le loro idee, senza limiti di materiali e di budget. Questo lavoro sarà completamente diverso da The Heist, le basi musicali saranno completamente ispirate al rock degli anni ’70-’80. Le maggiori influenze, a detta di Ryan Lewis, saranno i Beatles, i Queen e i Pink Floyd. Il singolo che anticipa il ritorno di Macklemore è Growing up, brano dedicato alla nascita di sua figlia Sloane nata il 29 Maggio scorso. “Ero stressato, non dormivamo mai. Non sono in grado di reggere le televisioni, di non poter andare in giro da solo, la privacy… Volevo solo fuggire via. La sobrietà era la botta di cui avevo bisogno. Il momento in cui ho iniziato davvero a riprendermi, la musica è tornata. C’era sempre stata. Le canzoni si scrivono da sole. La mia etica del lavoro si è riaccesa e sono tornato ad essere felice.” Fabrizio Pinci

"Agli inizi di quest'anno abbiamo temuto il peggio, perdere quella musica e quei testi nei quali chiunque riusciva ad identificarsi" 37


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GAIA TRUSSARDI la vera anima del levriero. Dal 2013 è il direttore creativo dell’azienda di famiglia fondata da nonno Dante nel 1911 è portata avanti dal papà Nicola, Gaia Trussardi è la perfetta incarnazione dello stile della nota maison bergamasca: determinata e decisa, dinamica e razionale.

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rentenne, due figli e una lunga esperienza lavorativa negli uffici del prestigioso marchio, la ‘piccola’ di casa Trussardi è azionista, membro del Consiglio di Amministrazione e responsabile dell’Ufficio stile delle collezioni uomo e donna del brand. Prima del grande balzo in avanti, Gaia Trussardi si è occupata a lungo delle linee Tru Trussardi e Trussardi Jeans e nel 2011 ha avuto anche il tempo di creare una propria linea, Ludicious, che è poi stata presa sotto l’ala protettiva del marchio pur mantenendo il suo stile. Una linea dedicata a una donna sbarazzina e indipendente (basti pensare che “ludicious” è la fusione del termine “ludicrous” - divertente - e “delicious” delizioso - rende bene l’idea) che mantiene lo stile della mano che l’ha creata. Non solo, Gaia si è sempre occupata delle campagne pubblicitarie. Al timone creativo dell’azienda, Gaia ha sempre cercato di far coincidere il suo stile personale con la potenza dello stile classico e tradizionale di Trussardi. La giovane direttrice creativa corre veloce come un levriero - simbolo del marchio bergamasco - verso sempre nuove opportunità lavorative e nuove collaborazioni di gran pregio e che le permettano di sperimentare nuovi lati del marchio e del suo carattere. Ultima partnership con il gruppo Coca Cola. Per i suoi primi cento anni, la storica bevanda ha chiesto al gruppo Trussardi di occuparsi di rendere più bella la famosa lattina rossa (e per la prima volta - proprio a sottolineare l’importanza delle 100 candeline - verrà vestita anche la bottiglietta del marchio Coca Cola che ancora non era stata sottoposta a nessun restyling). L’idea ha precedenti di tutto rispetto: Marc Jacobs, Moschino e Karl 44

Lagerfeld lo hanno fatto prima di Trussardi. Gaia ha accettato la sfida Coca Cola con il suo solito fare sfrontato ma consapevole e la bella lattina è stata “vestita” con gran maestria e con grafiche adatte a un compleanno tanto importante: il famoso levriero stilizzato e la stampa “lizard” - entrambi simboli iconici del fashion brand - sono inseriti in un mix di colori vivaci dal verde acido al ciliegia, tanto oro e tanto argento. Tante tonalità e tanta eleganza. Questo è il modo scelto dal direttore creativo della maison di celebrare la bevanda più famosa al mondo che sarà in vendita in limited edition presso Expo, Trussardi Scala e la regione Sicilia. E c’è lo zampino di Gaia Trussardi anche dietro l’istallazione approdata a Homi Milano, in calendario dal 12 al 15 settembre, per una nuova idea di “salotto milanese”: uno spazio dedicato di oltre 260 metri quadri suddivisi in due aree per uso e consumo diverso. Da un lato un open space arredato per ospitare pranzi veloci e informali e dall’altro un ambiente più comodo con poltrone Cip-Cip e coffee table e un maxi divano in velluto blu per rilassarsi in buona compagnia. Un ambiente chic condito di pelli, legni e marmi ricercati dalle tonalità che ricordano il cognac e il cacao. Un nuovo concept del Café Trussardi curato nello stile e nel design dall’architetto Carlo Colombo e la collaborazione con Alberto Vignatelli per Luxury Living Group. Gaia Trussardi è senza dubbio l’anello di congiunzione tra la tradizione e la sobrietà Trussardi e una boccata d’aria fresca, un’eleganza nuova, moderna. Sembra che tutto ciò che i fratelli Trussardi toccano diventi oro, che abbaglia ma sempre con discrezione. Martina Liz De Santo


“Al timone creativo dell’azienda, Gaia ha sempre cercato di far coincidere il suo stile personale con la potenza dello stile classico e tradizionale di Trussardi.�

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Milan Fashion Week SS16 ritorno al bon-ton

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i spengono dunque i riflettori sulla settimana della moda milanese, un calendario di eventi e passerelle fittissimo, slalom gigante tra una location e l’altra, fotografi, modelle, blogger, buyer e quanto altro il panorama ha da offrire. Dunque una settimana ricca di emozioni per la presentazione della nuova primavera estate 2016. Dalle proposte che ci arrivano dai catwalk è possibile riassumere tutto in un’unica parola: Vintage, visibile e chiara ispirazione di tutte le collezioni. Un ritorno ai 50’ 60’ e 70’ senza però tralasciare il ventennio successivo. Tanti gli appuntamenti patinati, passando da Prada a Gucci, da Etro a Missoni, Armani e i grandi dell moda italiana, fino alle nuove proposte dei più freschi avventurieri delle passerelle, come Cristiano Burani, Anteprima, Leitmotiv. Chiaramente vintage è il ritorno sulla passerella di Gucci che dopo il cambio di guardia alla direzione creativa esplode e si propone senza mezzi termini con uno stile nuovo per la maison, il direttore creativo Alessandro Michele reinterpreta quel sapiente bon-ton con lunghezze medie mai sopra il ginocchio, mantelline di lana lavorate ai ferri, guanti e grossi anelli tutto sapientemente miscelato. Non più tessuti tecnici per questa stagione, poche

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stampe, volumi morbidi e quell’ allure da educanda che taglia di netto le proposte passate, una femminilità più dolce e quasi rassicurante: basta con le scollature profonde e tacchi vertiginosi, un amore comune che ritorna ad emozionare con il flat o il mezzo tacco. Da Dolce e Gabbana il made in Italy è interpretato come un viaggio, con abiti cartolina che porgono i loro saluti dalle più belle località del bel paese ma anche Selfie mania con le modelle che arricchiscono i loro smartphone con preziosissime cover condividendo così l’emozione della passerella dal loro punto di vista. Prada, immancabile il suo nome, colei che tutto muove e tutto può quest’anno emoziona ancora questa volta con un capo immancabile nel guardaroba di una donna di tutto rispetto: il tailleur declinato in mille modi differenti, intarsiato, ricamato con lussuosi tranci di pelle di coccodrillo, pelli di camoscio e mix di tartan e tweed, un mix sempre ben riuscito, completano quindi il look abiti in organza dai colori caldi rimarcando quella velata femminilità di questa stagione. Da Etro invece si cambia musica, suonano le 4 stagioni di Vivaldi arrangiate con un sapiente mix da Max Richter, il tema è quello di un “giardino nomade” un giardino proibito che rivive ogni volta in luoghi differenti. Fluida e leggera è la silhouette che alterna pizzi e chiffon, jersey e ja-


cquard, preziose passamanerie e stampe floreali, immancabile il classico Paisley ricamato o dipinto a mano si integra perfettamente con le stampe provenzali e i decori balcanici. Cambia lo scenario da Moschino, divertente e irriverente Jeremy Scott immagina questa volta un cantiere con tanto di lavori in corso, abiti dalle grandi lavorazioni vengono interpretati con tessuti desueti, reti di protezione e stampe metalliche, colori fluo sul pizzo e tailleur “attenzione lavori in corso”. Cambia lo scenario, gli antipodi, Costume National, più che una sfilata un’ esperienza sensoriale, un’installazione realizzata in collaborazione con Riccardo Previdi “Maha Mantra”. L’artista quindi si appropria di immagini già esistenti, filmati amatoriali e tracce audio senza autore. Il significato è semplice e intuitivo, una denuncia o meglio un memento, di come le immagini oggi non ricordino più una sensazione o un emozione di un luogo visitato o di una storia vissuta, ma diventano semplici immagini saturate sullo schermo di un pc o un cellulare. Riguardo la collezione Ennio Capasa che ci ha fatto affezionare al suo stile minimal ci riconferma l’amore per l’essenziale, pochi colori: bianco, nero e rosso, tagli geometrici e orli sfrangiati, una moda per appassionati e cultori dell stile essenziale certamente una contrapposizione a tutto il vintage apparso fin ora.

Parlando di minimal e moderno veniamo ad Anteprima dove un viaggio di ispirazione vintage si collega nelle gonne e nei maglioni stile sicuramente bon-ton ma con un gioco di opacità e e trasparenza che svela poco la donna ma ne aumenta l’intrigo. Anche i nuovi talenti scoprono il vintage: Cristiano Burani per la sua PE 2016 propone un ritorno ai 90’ con camperos, mini abiti dai colori brillanti, short di pelle o di spugna quasi a ricordare una spiaggia californiana dei meravigliosi anni 90. Il sogno americano è interpretato anche da Leitmotiv con il loro “Arizona dream” una connotazione d’alta moda, gonne a ruota dagli ampi volumi doppiate in due colori, top bustier drappeggiati, tessuti lucidi e organze lavorate, ricchi ricami, cactus e rose del deserto si contrappongono poi ad un abbigliamento sportivo: tute e canottiere assumono però importanza grazie alle lavorazioni sensazionali sia su tessuto sportivo che raffinato e lucido, il tutto accompagnato ovviamente dal comperos. La settimana della moda è finita e ha portato con se tutto il fascino e la magia che hanno arricchito Milano in questi giorni. Memori dei dettami per la prossima stagione spulceremo negli armadi delle nostre nonne oppure nei mercatini per essere al passo con i tempi, in poche parole: Stay Vintage! Giuseppe Cotugno

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Milan Fashion Week Street Style for SS2016

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orna come ogni anno immancabile l’appuntamento glamour e patinato delle sfilate, una settimana pazza e frenetica come se la terra avesse smesso di girare attorno a se stessa per focalizzarsi sulle capitali della moda internazionale. Questa volta è capitato a Milano, nella settimana più cool di tutta la stagione, partando con le schiere di appassionati, addetti ai lavori, fotografi e curiosi di ogni genere. L’amore smisurato per questo mondo porta anche all’esasperazione dello stesso, da qui parte il lavoro dei fotografi di Street Style; le ultime tendenze del fashion interpretate ed enunciate da Fashion blogger, direttori delle più prestigiose riviste o anche semplicemente dagli Influecers diventano pane quotidiano per questi curiosi cacciatori di tendenze attenti e dallo scatto lampo sempre pronto ad immortalare colei o colui che tra la folla suscita l’emozione dell’apparenza. Proprio sull’apparenza si sorregge la macchina che chiamiamo moda ma ben altro c’è dietro un look studiato. L’evoluzione dello stile ma anche la sua ispirazione alle mode passate vede protagonista di questa stagione sicuramente l’occhiale, immancabile e sempre più grande dalle forme allungate o in contrapposizione la geometria quadrata di altre dalle montature lineari con vetri rotondi, a mascherina o alle forme più svariate, vintage remember con la classica goccia da aviatore, sicuramente una riconferma della passata stagione. Must immancabile è l’accessorio passando dalla bag esagerata nelle forme e sovrabbondante di decori rimangono quindi cult di stagione le borse Dolce e Gabbana ispirate alla tradizione popolare sicula, passando ai mille colori del pitone di Fendi accompagnato da mini bag e grossi accessori di pelliccia; in contrapposizione le mini po60

chette o clutches dalle dimensioni ridotte e dalle forme essenziali. Must have rimane sempre e comunque la personalizzazione, personalizzazione alle volte esagerata ma comunque “personale”. L’evoluzione dello stile passa dagli anni 90 con gli irriducibili amanti del bomber passando poi per la sneakers che concede la possibilità di essere fashion senza rinunciare alla comodità dopo una giornata frenetica. Su tutto regna però la Texture, tessuti lavorati o jacquard , intarsi, ricami e macramè il tessuto quindi ritorna protagonista della stagione, quasi un back to basic ipotetico dove il basico è rappresentato dal tessuto unico e solo artefice della sorpresa generale che accompagna gli outfit più stupefacenti. Protagonista ritorna assieme al denim la gonna dai volumi abbondanti e dalle forme palloncino, gonne a ruota e dal taglio morbido accompagnano t-shirt sblusate o camicie bianche ricavate dal guardaroba dei propri amanti. Altro must di stagione è il cappello, esagerato, elegante, a falda larga, borsalino, bombetta e quanto altro il mondo del accessorio immancabile per l’uomo elegante si adagia sulle fluenti chiome di delicate donzelle, senza nulla invidiare al gentiluomo che lo converte questa volta in chiave puramente rock accompagnato a pelle e borchie. In ultimo l’eleganza dell’uomo non passa inosservata un ritorno al tailoring al made to measure ai tessuti importanti e alle lavorazioni pregiate, un dandy allo stato puro o un dandy moderno con sneakers e t-shirt personalizzata, ad ogni modo seguendo le regole e i dettami della moda oppure interpretandole in base al proprio estro che si tratti di omaggi alle ultime collezioni degli stilisti oppure ricerca estrosa nel proprio armadio la chiave di lettura generica è sempre e comunque la personalizzazione, in poche parole Be yourself.


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little black dress: Dolce & Gabbana stole: Vintage Coture

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shirt kimono: Michele Esposito Creation bolt: Desigual garters, underpants & socks: Tezenis

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shirt kimono: Michele Esposito Creation

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Paola & Aika kimono: Michele Esposito Creation Paola lingerie: Tezenis Aika lingerie: Pompea

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A. dress: Michele Esposito Creation Aika shoes: Alberto Zago P. dress: Michele Esposito Creation Paola bolt: Desigual P. shoes: Steve Madden P. bolt: Desigual 102


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