Il Mosaiko Kids 2-2007

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Il Mosai K o un

ragazzo

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scrive

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un

ragazzo

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Anno 4 - n° 1, Febbraio - Marzo 2007 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004 Periodico mensile dell’Associazione Il Mosaiko Kids via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL) Direttore responsabile: Antonella Mariotti Stampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL)

Il Mosaiko Kids, mensile per ragazzi, si riceve tramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo: Associazione Il Mosaiko Kids, via C. Alberto 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018 e-mail: favola03@favolarevia.191.it ilmosaiko @tiscali.it

A. Boccassi

H

o insegnato per vent’anni alle superiori statali, negli anni ’70-‘80 e di bulletti ne ho incontrati tanti, senza scalpore, dati per scontati nel mondo della scuola. Non si usava quasi mai quest’espressione, relegata nel gergo o nel titolo di films come l’arcinoto “Bulli e pupe”. Però in concreto avvenivano tanti episodi simili a quelli di oggi; certo, senza la componente droga, non ancora del tutto radicata nelle scuole, senza la testimonianza dei video-cellulari, senza l’aspetto sessuale anche. C’era la maleducazione portata fino all’aspetto asociale, la rivolta contro la scuola, ambiente male accettato dai più insofferenti alla disciplina. C’era anche una scuola che ha sempre atteso avanguardie nel progetto generale, nei programmi, nel funzionamento, ma non ha attuato riforme che la adeguassero veramente. Negli anni scorsi, ad un giornalista bastava una conferenza stampa con alcuni professori, su qualsivoglia argomento ed immediatamente sentiva il clima scolastico, con i luoghi comuni e le ingenuità dell’ambiente, peraltro temperate dalle luminose presenze di moltissimi docenti, giovani e meno giovani. Oggi il bullismo è fenomeno sul quale non è più dato ridere, sottovalutandolo o relegandolo nel chiuso delle aule: una nota sul registro non basta proprio, sono necessari i tribunali. Lo capisco bene, ma, per altro verso, temo che la pubblicità estrema data al fenomeno finisca di convincere i ragazzi malati di protagonismo, asociali o altro, a farsi una bandiera della loro incapacità di vivere civilmente. Durante un’intervista televisiva dei giorni scorsi sull’argomento, una valente collega bella e giovanissima, si sentiva rispondere da un ragazzino: “Io sono un bullo!” Non so se il pezzo sia poi andato in onda, ma resta significativo di un modo di gestirsi oggi. Essere un bullo è quasi una professione, certamente un distintivo per moltissimi ragazzi, che così si sentono in gamba, più grintosi di altri, capi di un piccolo branco ammirato dai propri simili. Le mie considerazioni di giornalista, ex insegnante, non vogliono certo confrontarsi con le diagnosi di autorevoli personalità della psicopedagogia e altro, ma si permettono un piccolo suggerimento: evitiamo dall’origine, nella scuola, certi atteggiamenti dei più giovani, fin dalle elementari, e, se proprio capita il fattaccio che va in rete per via del videotelefonino, noi giornalisti non facciamone sempre un pezzo di attualità a tutti i costi: la cronaca è un diritto-dovere sacrosanto, ma questo tipo di divulgazione insistente è contagioso… come la scarlattina.

La

patente,

un

passo

da

gigante

Un volante per amico Marta Lamanuzzi

P

rima o poi arriva per tutti, o quasi, il momento di iscriversi a scuola guida. Può sembrare una consuetudine, una delle tante tappe della crescita, paragonabile alla prima comunione o al passaggio dalla scuola media a quella superiore, ma non è così. Si inizia ad assistere alle lezioni, a sfogliare il libro di teoria e a provare qualche test in vista della prova scritta, niente di diverso da quello che viene richiesto per la preparazione delle verifiche, all’Università e in molteplici situazioni della vita. Superata questa prima fase che offusca il fine ultimo del percorso, si apre la portiera, ci si siede sul sedile, cintura, chiave, via il freno a mano, uno sguardo allo specchietto, freccia e si parte. Non che prima nessuno si avventuri, munito di foglio rosa, nelle strade del mondo con il famigliare più paziente e temerario, ma credo che solo dopo aver superato il primo scoglio, l’orizzonte sembri davvero ad un tiro di schioppo, e

“l’abilità e l’indipendenza automobilistica”, uscite da una nube di sogno e fantasia, appaiano ragionevolmente raggiungibili. Imparare a guidare è come coltivare un rapporto amoroso: all’inizio c’è molto imbarazzo, non si sa come l’altro potrebbe reagire ai nostri gesti, a volte le incomprensioni e le incertezze ci spaventano e vorremmo lasciar perdere, ma, quando meno ce l’aspettiamo, scatta qualcosa, un’intesa, un’armonia, una confidenza che cresce, stimola entrambi e finisce per unire e fondere due in uno. Questa trasformazione graduale e inesorabile, tuttavia, diventa irreversibile solo con la benedizione del temutissimo e famigerato esaminatore. Ragazzi e signore, stranieri e suore, tutti quanti, i giorni che precedono l’esame di pratica, cercano di immaginare i lineamenti del suo volto, il tono della sua voce, il suo modo di gesticolare. Nella sua misteriosa figura confluiscono l’angoscia e i timori, tra le sue mani vacillerà la nostra sorte, i perfidi e oscuri progetti della sua mente diabolica costituiscono il passaggio obbli-

foto Controluce

E’ una novità il bullismo?

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pensa

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Mi accorgo che di fianco a me c’è un fantasma, che piano piano prende possesso del mio corpo, dei miei pensieri, della mia anima...

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l dolore

Giovanna Spantigati

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iorno dopo giorno, io, mamma, impiego tutte le mie energie per portare avanti una vita difficile, a volte impossibile. Emanuele un giorno ha smesso di camminare. Non riusciva a stare più in piedi. E’ stata un’involuzione crudele, drammatica. Botulino, gessi, tutori ed ora fisioterapia. Tutti i giorni, con costanza, esegue gli esercizi con coraggio e con speranza. Enormi sacrifici, per poter muovere un muscolo ogni giorno di più. E quel

millimetro guadagnato sembra un miracolo. E ne gioisco, e alimento la mia speranza, e quasi dimentico il passato. Ma ... un bel giorno mi sveglio e mi accorgo che di fianco a me c’è un fantasma, che piano piano prende possesso del mio corpo, dei miei pensieri, della mia anima. E i miei occhi non riescono più a vedere quello che c’è intorno, e tutto fa male. Non ascolto con le mie orecchie, non tocco con le mie mani, non respiro con il mio corpo. Tutto diventa di colpo estraneo. Ma io non lo capisco subito, è un fantasma subdolo, che mi accorgo di avere

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BULLI SI NASCE? di Elehanna Silvani FABBRICA DI BULLI di Davide Varni Atmosfere e profumi ci portano indietro nel tempo IL FAVOLOSO MONDO DEI NONNI

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Speciale Basket Castenuovo INTERVISTA AL PRESIDENTE MAGGI di Federica Marini e Riccardo Tosino Speciale Basket Castenuovo I PILASTRI DEL BCC Franco Balduzzi, Desy Cermelli, Alberto e Marco Pelizzari PIKKOLI - PIKKOLI

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EMANUELE LUZZATI di Sofia Falchetto DESERTO PADANO di Cecilia Mariotti

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m i s c e l a

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s c a t e n a

B u l l i . . . I d e n t i k i t

Elehanna Silvani

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uona la campanella dell’intervallo e alcuni alunni, ancora adolescenti ma già convinti di aver capito tutto della vita, si appostano per tendere un agguato a un loro compagno che – ignaro – si avvia verso di loro. Nella frazione di un secondo lo sventurato si trova sulla testa un sacchetto di plastica e – prima ancora di aver capito cosa gli stia succedendo - si accascia piegato dalle botte dei compagni. Quante volte ultimamente abbiamo appreso notizie di cronaca di questo tenore?Tante, veramente troppe!Alcune ci hanno toccato anche da vicino. Ma cosa scatena nella mente di questi “bulli” un tale comportamento? Difficile stabilirlo, ognuno di noi cerca di dare una propria interpretazione, gli esperti tentano di sviscerare il problema per inquadrare quel fattore che “a monte” può far scatenare tale violenza gratuita; tuttavia ritengo che l’origine del problema stia in un coacervo di cause e proprio per questo talvolta risulta imprevedibile, spesso difficile da estirpare e, quel che peggio, può recidivare. Se dovessi fare un identikit del “bullo” inizierei col rappresentarlo come un ragazzino all’apparenza molto sicuro di sé, intento ad agire con prepotenza per ottenere sempre ciò che vuole,

Il

d e l

b u l l o

convinto di essere tanto furbo e forte da guadagnarsi con sicurezza il rispetto degli altri. Questo almeno finché ha a che fare con altri ragazzini decisamente più miti ed inclini alla sottomissione, poiché incapaci di reagire. Ma qual’è la molla che spinge a voler prevaricare sui ragazzini giudicati più deboli? Un motivo a mio avviso potrebbe essere perché sotto quella finta coltre di sicurezza e di spavalderia, nella stragrande maggioranza dei casi, si nasconde una giovane persona insicura, alla disperata ricerca di “qualcosa” per affermarsi, per imporsi. Spesso si tende a dare la colpa – molto superficialmente – alla TV che tende ad influenzare in modo negativo lo sviluppo mentale e psichico del ragazzino, ponendogli modelli violenti da emulare. Non posso escludere che nel processo formativo di un adolescente anche la TV eserciti una sensibile influenza, ma occorre anche rendersi conto che la TV è solo uno strumento, un veicolo di informazioni e, come tale, presuppone sempre qualcuno che lo manipoli, che lo “metta a disposizione”. Mi riferisco, ovviamente, ai genitori in generale, ma soprattutto a quelli che tante volte – presi dai vari impegni quotidiani e dal lavoro (a volte, purtroppo, non sempre presenti in due) si “dimenticano” che la regola basilare per educare i figli è dar loro delle linee-guida per vivere la vita. Fare bene il genitore fino in fondo significa an-

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n a s c e ?

p r o v i n c i a

che responsabilizzare il proprio figlio, fare in modo che quel che egli ottiene sia sempre meritato. C’è un tempo per giocare, un tempo da dedicare agli impegni scolastici, uno per lo sport e uno per la TV, senza eccessi per ogni attività, ma non bisogna mai commettere l’errore di soddisfare ogni capriccio, solo per non dover sopportare lamenti. Il bambino che trova tutto ciò che desidera sempre a disposizione, sarà spesso un adolescente poco motivato ed annoiato, oltre che impreparato ad affrontare le difficoltà della vita. Ecco che per spezzare la noia, per corazzarsi a fronte di questa loro malcelata fragilità, in alcuni dei bulli scatta la tendenza ad organizzare scorribande ed aggressioni. Occorre rendersi conto, pertanto, che non sempre in casi come questi l’indole vivace del ragazzo gioca da sola un ruolo preponderante nello spingere verso un comportamento piuttosto che un altro, ma bisogna anche guardare cosa si nasconde dietro e scavare a fondo, per valutare quale parte in tutto ciò hanno sia i genitori, che i professori e/o gli educatori. Certo che quando i “bulli” sono proprio i genitori o i professori ( ricordiamo tutti il recente episodio di cronaca del preside malmenato in una scuola del meridione o quello della maestrina che taglia la lingua all’alunno) allora tutto diventa estremamente più difficile!!

Egon Schiele, Autoritratto con braccio piegato dietro la testa, 1910. New York - Collezione privata

Fabbrica di bulli

dolore

Davide Varni Attenzione: il luogo che sto per descrivervi è una vera e propria fabbrica di bulli, non imitate il loro comportamento a casa o a scuola.

Giovanna Spantigati, segue dalla prima

P

ensate a una grossa aula, piena di persone, ansiose non tanto di imparare quanto di far valere le proprie idee sopra tutte le altre, disturbando così anche le persone diligenti che vengono apposta per farsi un sonnellino in pace. Non gli interessano le impressioni del prossimo, non vogliono essere civili. Con la prepotenza, parola d’ordine di questi tempi, litigano e sbraitano, per avere quei cinque minuti di celebrità che devono ricevere per sentirsi importanti. Non gli interessano le lezioni o gli interventi, anzi, cercano di rovinarli in ogni modo con urla, strepiti e comportamenti antisociali. Convinti dell’impunità, si permettono di offendere chiunque gli capiti a tiro, senza rispetto. Sovente, scoppiano risse furibonde in cui vengono coinvolti un po’ tutti e di mezzo ci va sempre l’Italia, che giorno dopo giorno si merita sempre più le colonne di biasimo sui quotidiani europei. Stanno tranquilli solo a pranzo, tutti amici, ma quando il lavoro ricomincia, non c’è discussione che tenga, loro hanno sempre ragione, gli altri sempre torto, volano le parole grosse, le accuse e la rissa è servita. Si sentono importanti, forse sono importanti, visto che li vediamo spesso anche in televisione. Sto parlando dei politici. Se il bullismo tanto di moda in questi giorni nasce da qualche ambiente sociale, questo va cercato proprio tra costoro che reggono il paese, e mostrano il vero grado di civiltà raggiunta dai suoi abitanti. Paese che vai, politici che si merita.

dentro quando iniziano ad uscire le lacrime, quando tutto quello in cui credo, mi aggrappo ogni giorno, di colpo è esploso davanti a me e il grattacielo che ogni giorno lotto per innalzare sempre di più verso il cielo si sbriciola davanti al mio corpo freddo, immobile, impotente. Fantasma vigliacco che non ti presenti alla mia porta ma come un alito di vento mortale mi entri dentro e solo un urlo che mi deforma il viso, il corpo, il cuore può mandarti via. Ma poi, esausta, sconfitta, mi siedo sul bordo del letto, con il corpo ripiegato su me stessa, con la testa reclinata da un lato, con le guance che bruciano per le lacrime, con il cuore che fa male, e ti ascolto: sei il dolore. E se sei venuto qui con tutta la tua rabbia è perchè sei disperato, perchè vuoi essere ascoltato, vuoi semplicemente essere accettato. Chiudo gli occhi e con umiltà ti ascolto. Anche tu hai il diritto di esistere. Come una mamma ferita dal proprio bambino mi asciugo le lacrime, ti sorrido, ti lascio sfogare. E ti cullo con una ninna nanna per farti ritrovare la serenità e tu, come un angioletto, ti addormenti. Come una mamma che accetta e ama ogni suo figlio, io accetto anche te perchè sei, anche tu, parte di me. Pablo Picasso, Donna seduta - Olio su tela, 1908. San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage

P. S. Mi preme far notare come non sia il caso di fare “di tutta l’erba un fascio”: esistono molti politici onesti che i miliardi se li guadagnano con il sudore della fronte, passando ore e ore fermi su poltroncine scomode, costretti a votare a sangue fino a notte fonda, martoriati dall’opinione pubblica per un commento rilasciato sull’ultimo Festival di Sanremo, sempre col rischio di perdere il lavoro e trovarsi in mezzo a una strada tra una caduta di governo e l’altra, precari cronici perché ogni cinque anni rischiano il posto. I dipendenti di call – center di tutta Italia aspettano l’occasione per fare cambio


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Un volante per amico gatorio per raggiungere la salvezza. Come tutte le conquiste importanti, anche la patente dunque, prevede un arduo cammino, da percorrere con impegno e coraggio, e, come dopo ogni tempesta, anche dopo gli incubi e la frustrazione presame, e il morbo di parkinson che accompagna l’esame, il cielo diventa di colpo sereno. Ai tempi nostri, in cui tra i giovani le emozioni perseverano nella loro assenza o debolezza e la noia e la demotivazione regnano sovrane, credo che prendere la patente sia una delle poche gioie assolute ed elettrizzanti che ancora non rischiano l’estinzione e che, prima di sprofondare nel baratro dell’ordinario, sanno donare agli animi scettici e cinici di molti diciottenni un po' di entusiasmo.

foto Controluce

Marta Lamanuzzi, segue dalla prima

TASSONOMIA STRADALE l volante se ne vedono di cotte e di crude.

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La jungla del traffico cittadino, anche di un piccolo centro come Tortona, è quanto mai disseminata di pericoli, avversità e brutte sorprese. In particolare sottoponiamo alla vostra attenzione tre specie in rapida diffusione che stanno minacciando terribilmente l’equilibrio dell’ecosistema.

LA LAVORATRICE VELENOSA i tratta di una donna in carriera, o che pensa di esserlo (anche se ha un lavoro part-time un giorno sì e uno no). Si sente estremamente importante e “plurimegaimpegnata”. La fretta vive simbioticamente nel suo cervello come la flora batterica nell’intestino. Attacca qualunque tipo di preda nelle più svariate situazioni. Basta una piccola esitazione allo scattare del verde, un lieve rallentamento, un’impercettibile indecisione ad un bivio per scatenare uno strombazzamento acuto e insistente che fa da sfondo alle pa-

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Le coscritte di Castelnuovo Scrivia si allenano ad esercitare il loro diritto dovere di passare buona parte della vita a girare un volante...

rolacce più atroci e impensabili, schiamazzate con occhi iniettati di sangue e vene pulsanti. L’incontro con un esemplare simile può causare morte, perdita dell’udito o stordimento perenne.

IL TAMARRO DAL PELO LUCIDO enza troppa circospezione il suo arrivo si può intuire con ampio preavviso. L’asfalto inizia a palpitare e il martellamento di una musica tecno di infima qualità si fa sempre più intenso. Quando è a venti metri di distanza il rumore è già insopportabile e ad esso si somma il rombo della marmitta “ipertruccata” e un luccichio accecante sfavilla dalla fiancata nero corvino con tanto di fiamme fosforescenti posticce. Non è intenzionalmente aggressivo, ma può diventare seriamente pericoloso per le sgommate e le virate improvvise che la sua indole ebete ed istrionica lo induce a compiere, cercando con lo sguardo spettatori anziché scrutare attentamente la strada.

foto Controluce

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IL CENTENARIO LUMACA più lento di un bradipo zoppo, più cieco di una talpa astigmatica, più gracile di un toporagno anoressico, vivo per miracolo, ma accanito guidatore e disposto a difendere con tutte le sue forze (praticamente nulle) il suo diritto di esserlo. Quando lo si incontra in una strada con riga continua, non resta che lasciarsi impadronire dallo sconforto, non c’è soluzione, per ore e ore procederete dietro di lui senza riuscire a credere che non sia sul punto di accostare, ma che quella sia la sua andatura normale. Le vittime di queste curiose creature possono incorrere in disturbi di esaurimento nervoso o latte alle ginocchia.

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i sono poi esemplari che possono essere confusi con la specie appena analizzata, ma che meritano invece infinito rispetto e comprensione, si riconoscono dalla presenza di una “P” nera sul dorso, sono generalmente di tenera età e bisognosi solo di esperienza e affettuosa solidarietà.

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4 Atmosfere e profumi ci portano indietro nel tempo

Il favoloso mondo dei nonni L a

n o n n a

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erché mai la nonna guarda a quel modo la rosa appassita nel vecchio libro? Tu lo sai? Ogni volta che le lacrime della nonna cadono sul fiore, il colore diventa più fresco, la rosa si espande e tutta la stanza si riempie di profumo… (…) Al suo fianco è seduto un uomo così giovane, forte e bello, egli le porge la rosa e lei sorride. Ma sorride veramente a quel modo la nonna? Sì, ecco che sorride. Egli non c’è più, e tanti pensieri, tante immagini, le passano davanti: il bel giovane non c’è più e la nonna eccola di nuovo qui seduta, a guardare la rosa appassita nel libro.

foto Riccardo Torti

Hans Christian Andersen - La nonna

n o n n a B R U N A di Cecilia Crivelli

n o n n a F R A N C A

n o n n a L I N A

di Giorgia Bresciani

di Daniele Accatino

n o n n o D I N O di Cecilia Mariotti

Perché i nonni sono importanti in una famiglia?

Perché aiutano i figli che lavorano nella crescita dei nipoti.

I nonni sono importanti in una famiglia perché proteggono la famiglia, raccontano il loro passato, sostengono i figli con i propri sacrifici, danno un solido appoggio sia ai figli sia ai nipoti, aiutano figli e nipoti nelle difficoltà.

Le esigenze della vita moderna richiedono che entrambi i genitori contribuiscono, con il loro lavoro,al buon andamento dell’economia familiare. Ed allora la collaborazione dei nonni diventa indispensabile e il loro ruolo viene ritenuto “importante”.

Sono importanti perché danno sicurezza, appoggio, aiuto e buoni consigli.

Qual è il ruolo del nonno o della nonna?

La nonna è un aiuto importante in tutte le situazioni.

Il ruolo del nonno è mantenere la famiglia, lavorare l’orto, stare con i propri nipoti e figli, aiutare figli e nipoti nelle difficoltà dando consigli. Il ruolo della nonna è fare i lavori di casa (cucinare, pulire, lavare, stirare, cucire, ecc…), dedicarsi ai nipoti e ai figli.

In pratica sostituiscono i genitori quando questi sono al lavoro. Accudiscono i nipotini, soddisfano tutte le loro necessità con la loro presenza vigile e attenta. Li accompagnano a scuola, controllano il loro tempo libero…

Io sono un nonno tassista: ti vengo a prendere a scuola ogni giorno e se hai bisogno di qualcosa ti sono vicino sapendoti ascoltare. Inoltre credo di essere una persona di cui ci si può fidare .

Che differenza c’è tra nonna e mamma, tra nonno e papà?

La mamma è la prima persona che si occupa dell’educazione dei figli, mentre la nonna è come una seconda mamma.

La nonna consiglia alla mamma perché alle spalle ha molta esperienza, la nonna è anche mamma (ha due ruoli, la mamma solo uno). La mamma ha più responsabilità verso i propri figli (ha responsabilità su tutto) invece la nonna ne ha meno.

La mamma è la “mamma”. E’ la sola responsabile dell’educazione e di tutto ciò che riguarda la vita dei figli. Anche la nonna più presente non può sostituire la mamma, essa deve ritenersi, giustamente, solo una”delegata”.

Avendo vissuto entrambe le esperienze posso dire che da papà mi comportavo in modo più severo con le mie figlie e non avevo molto tempo per loro, mentre ora che sono nonno mi sento più affettuoso, paziente e disponibile.

Sono fondamentali nella nostra società?

I nonni contano molto nella vita di tutti i giorni specialmente nei primi anni di vita dei nipoti. I nonni dovrebbero vivere 200 anni e se non ci fossero bisognerebbe inventarli!

Sono le persone più adatte ad insegnare l’importanza di valori come la sincerità, la lealtà, la fiducia, lo spirito di sacrificio.

Io non so se i nonni sono fondamentali nella nostra società, sicuramente sono da tenere in considerazione perché possono mettere a disposizione il loro vissuto, le esperienze maturate nel corso degli anni possono servire ad evitare i loro stessi errori o ad affrontare i problemi che la vita pone, in modo diverso.

Certo! Senza i nonni non ci sarebbe memoria storica, non si potrebbero ascoltare importanti testimonianze sulla vita della propria famiglia e del proprio paese. Siamo noi che vi aiutiamo a capire gli errori del passato perché abbiamo fatto tesoro delle nostre esperienze e voi ragazzi dovreste ascoltarci di più anche se le cose che diciamo vi sembrano molto lontane dal mondo moderno.

Pensi che ci sia da imparare ascoltando i nipoti?

Sì, ascoltando i bambini si possono imparare cose che alla nostra età non sappiamo.

E’ importante ascoltare i nipoti perché è divertente e serve per stare meglio con loro.

Non penso ci sia da imparare dai nipoti, i nonni sono propensi a dare, a suggerire, a consigliare. Forse si potrebbe imparare da loro la spensieratezza ma è una qualità tipica dell’adolescenza e non si addice, certamente, a chi è in età matura.

Assolutamente sì! I ragazzi ti fanno entrare nel mondo moderno, aiutandoti anche con le nuove tecnologie per noi nonni davvero inaccessibili . Ma la cosa più importante è che ascoltando i ragazzi si può accedere al loro mondo interiore,capire le loro paure, le loro gioie e il loro modo di pensare: un universo tutto da scoprire!

I bambini cosa riescono a trasmettere ai loro nonni?

Noi nonni siamo pieni di acciacchi e i nipoti riescono, a volte, a farceli dimenticare.

Pensiamo che ci sia da imparare dai nipoti perché si possono scambiare le esperienze, ci si può confrontare e questo permette un arricchimento reciproco.

Sicuramente la serenità. Nei momenti di tristezza, la loro presenza è di conforto.Ti coinvolgono nei loro giochi, ti rivolgono tante domande, in tal modo, giocando e parlando, riesci a dimenticare i dispiaceri, le preoccupazioni, i pensieri tristi. Accanto a loro ritrovi la serenità.

Mia nipote mi trasmette la sua energia e la sua voglia di vivere facendomi sentire ancora giovane e facendomi dimenticare la tristezza. Le voglio davvero bene e mi rendo conto che senza di lei mi sentirei davvero solo!


iro libero al Mosaiko

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Parliamo del tifo a bordo campo. Abbiamo visto in televisione negli ultimi tempi episodi poco piacevoli. Anche il basket è interessato da questi eventi sgraditi?

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5 chiede molta psicologia e nervi saldi. Richiede inoltre decisioni e responsabilità in tempi molto rapidi anche perché il campo si attraversa velocemente; è uno sport di gambe e braccia, ma soprattutto di testa. Per questo è molto affascinante.

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astelnuo vo C t ke

L’unica cosa che posso notare è che bisognerebbe prima di tutto insegnare a taluni genitori a educare i figli e, prima ancora, a essere educati loro stessi. E’ giusto che ci sia il tifo ma trovo da persone ignoranti coprire di insulti dei ragazzi che si stanno divertendo. L’urlo di entusiasmo è ben diverso dalla parola sgradevole.

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Presidente

Per chiudere, ci può tracciare l’identikit del Presidente ideale? Il Presidente del BCC Marco Maggi

di Federica Marini e Riccardo Tosino

Presidente Maggi, da quanti anni lei è alla guida del basket castelnovese? Sono alla guida del Basket da cinque anni. Quanti ragazzi sono impegnati e quante squadre sono presenti? Quando sono arrivato alla carica di Presidente, a praticare questo sport erano circa settanta ragazzi; attualmente siamo arrivati a circa 140 presenze, quindi un numero quasi raddoppiato.

Direi più che altro quello che un Presidente non dovrebbe fare. Innanzi tutto non dovrebbe farlo per soldi perché lo sport a questo livello ha uno scopo non economico ma deve fare crescere e incentivare il legame di amicizia tra i ragazzi. La seconda cosa è che non deve mirare al risultato sportivo fine a se stesso, non creato col lavoro della ginnastica e del lavoro fisico quotidiano. Sarebbe “facile” investire del denaro per pagare dei ragazzi di alto livello al solo scopo di rendere forte la squadra, ma in questo modo non si costruisce nulla per i ragazzi di Castelnuovo. E’ molto meglio lavorare sul territorio incentivando i ragazzi, sapendo che col lavoro costante si possono raggiungere ANCHE GRANDI risultati come le ragazze prima citate. Le risorse esterne ci sono, ma devono essere contenute e in minoranza.

Federica Marini e Riccardo Tosino

Tutto questo rappresenta una grossa responsabilità e un grande impegno economico. Qual è il motivo che l’ha spinta ad assumere questo incarico?

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Qualche volta me lo chiedo anch’io!!!! A parte gli scherzi, all’inizio avevo voglia di provare un’esperienza che è diventata nel tempo avvincente e dalla quale non sono più riuscito a separarmi. Trovo molto bello partecipare a questa realtà sportiva in quanto sono a contatto con i giovani e riesco a trasmettere ma anche a ricevere da loro. Si sono creati un entusiasmo e una bella comunione di intenti, infatti il tutto è gestito da volontari grazie ai quali le spese sono molto contenute rispetto ai progressi ottenuti. La molla quindi è stata la voglia di fare qualcosa per i giovani del mio paese dove ho sempre vissuto e che ho sempre amato.

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Quale è la traccia che vorrebbe lasciare? Vorrei lasciare una società ben strutturata e economicamente sana; mi piacerebbe poter avere per i ragazzi un palazzetto in cui si possa praticare non solo il basket ma anche altri sport indoor. Questo sarebbe una grossa risorsa per i ragazzi di Castelnuovo.

Il Meglio degli Orti

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Nel suo ruolo di Presidente pensa di essere circondato più da amici o da cortigiani? Non credo ci siano cortigiani in quanto, essendo tutti volontari, non si mira a un guadagno economico ma a un risultato sportivo. Credo anche di essere aperto alle critiche, la persona del presidente non ne è immune. Io cerco di dare il massimo, spero che venga apprezzato.

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La sua è una delle poche società che portano avanti sia la squadra maschile che quella femminile. Non teme che, per questioni di bilancio, ci si trovi a dover lasciare una delle due?

Nel corso della sua presidenza, qual è stata la sua più grande gioia cestistica? Difficile dirlo, non c’è un episodio legato a un ricordo in particolare. La gioia più grande è il risultato globale che stiamo ottenendo coi ragazzi, vedere che dai più piccoli ai più grandi sono legati a questo ambiente e frequentano il basket con interesse. Qual è il suo pensiero su uno sport come il basket? Trovo che il basket sia uno sport estremamente spettacolare, che da sempre emozioni, dove ogni partita è una storia a sé e che può cambiare da un momento all’altro: quindi ri-

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Associazione Il Mosaiko Kids Via C. Alberto, 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL)

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Credo proprio di no. Quanto sono entrato avevo trovato una squadra maschile in C2 e quindi una situazione molto impegnativa per una realtà come la nostra. Poi siamo retrocessi e attualmente la squadra maschile ci porta a spese molto contenute perché è costituita da ragazzi provenienti dal territorio. Sul femminile abbiamo ottenuto risultati brillanti: ne sono un esempio ragazze come Giulia Leva e Alessandra Tava che giocano in nazionale e sono un vero lustro per il paese. Anche per la squadra femminile abbiamo costi contenuti in quanto le richieste economiche delle giocatrici esterne sono ridotte. Abbiamo ottenuto grandi risultati anche se il mio sogno sarebbe quello di portare un giorno una squadra (maschile o femminile) a giocare un campionato a livello nazionale. Questo sarebbe molto positivo in quanto porterebbe molti sponsor e sarebbe anche un incentivo per il comune al fine della costruzione del nuovo palazzetto, dimostrando l’impegno della nostra società sportiva.

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Vietato riprodurre senza autorizzazione testi, fotografie e impostazione grafica

Progetto grafico e impaginazione: Associazione Il Mosaiko Kids Fotografie: Riccardo Torti - Elena Pisa - Controluce. Redazione Direttore Resp.: Antonella Mariotti. Presidente: Mimma Franco. Giovanna Spantigati - Paola Maggi - Silvia Pareti - Marta Lamanuzzi Livia Granata - Simona Lucarno - Davide Varni - Elena Pisa - Giorgia Bresciani - Andrea Accatino - Claudio Bertoletti - Elio Pisa - Manuela Gandolfi - Paola Picena - Riccardo Torti - Sonia Bedeschi, Raffaella Grassi. Piccoli Piccoli Lisa R. Magnaghi - Cecilia Crivelli - Chiara Fossati - Alessandro Setti Cecilia Mariotti - Martina Ruta - Sofia Falchetto - Daniele Accatino - Federica Marini - Marta Chiapedi - Laura Mandirola - Marco Mandirola Irene Gavio - Andrea Marcone - Riccardo Allegrone - Chiara Ghibaudi Riccardo Tosino. Illustrazioni Mariuccia Bertoletti. Segreteria Elena Pisa.


Desy Cermelli

a cura di Marta Lamanuzzi

Desy Cermelli, istruttrice del BCC, mamma di Alessandra e Andrea, oltre a tenere corsi propedeutici al basket nelle ore pomeridiane per i bimbi dai 5 ai 7 anni, da due anni collabora con le insegnanti della scuola elementare, durante le ore scolastiche, nell’ambito di un progetto in collaborazione tra il BBc e l’Istituto Baxilo. Desy, come funziona in sostanza quest’iniziativa presso le scuole? L’iniziativa è partita dalla società che ha proposto alla scuola di fare corsi per tutte le classi, dalla prima alla quinta. La scuola ha aderito subito e abbiamo iniziato da un anno. un’ora alla settimana, sostituendo il maestro di ginnastica, propongo esercizi di ginnastica in unione a rudimenti di basket. Gli esercizi variano a seconda dell’età, per i bimbi di prima e seconda si tratta di giochi e “garette”, i più grandi a fine anno partecipano anche a qualche partitella. Il nostro obiettivo è quello di provare ad avvicinarli al basket. Come è stata la risposta delle istituzioni scolastiche e dei bambini? Positiva da parte di entrambi, anche dai bambini più piccoli. E al pomeriggio invece presso il “Palagiraffe”, come sono strutturati i corsi? I corsi sono rivolti a bambini dai quattro ai sette anni e si tengono il martedì e il venerdì, un’ora alla settimana è più che sufficiente. Utilizziamo il canestro abbassato e per i più piccini i canestrini. Tirare a canestro non è però la cosa principale, facciamo tanti giochi, con e senza palla, li abituiamo a stare insieme.

Alberto Pelizzari Alberto Pelizzari, 16 anni, figlio di Marco, gioca a basket da quando aveva quattro anni, aiuta a insegnare ai bimbi e negli ultimi anni si è avvicinato al mondo dell’arbitraggio. Perché hai scelto il basket? È uno sport di squadra, più strategico del calcio perché ha più schemi… Che scuola frequenti? Riesci a conciliare sport e studio? Frequento il Liceo scientifico biologico di Voghera. Tra allenamenti, arbitraggio e giocare spesso è difficile riuscire a conciliare tutto, ma per ora ce l’ho fatta. Come sei diventato arbitro e perché ti piace questo ruolo? Ho seguito un corso di venti lezioni da un’ora ciascuna e ho dato un esamino finale. Arbitrare ti permette di arrivare a categorie più alte che giocare, non è più facile, ma ti offre più possibilità, però deve essere una passione, devi avere lo spirito giusto. Forse giocando ti diverti di più, è impegnativo, ma ti permette di vedere la partita da un altro punto di vista. Qual è il tuo sogno nel cassetto? Da arbitro arrivare ad arbitrare alla massima categoria che si possa arbitrare, e da giocatore…lo stesso. (Ha collaborato Laura Mandirola)

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I del BCC I pilastri

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Marco Pelizzari Marco Pelizzari è l’unico istruttore castelnovese che ha ottenuto il riconoscimento dalla federazione di “istruttore minibasket” ed è responsabile di tale settore per il BCC. Marco, illustraci le finalità e l’importanza del minibasket per i bambini. Come ogni sport è salutare e sviluppa la capacità di rapportarsi con gli altri, insegna a conoscersi e a rispettarsi. Sono previsti dei campionati? Quest’anno è iniziato un campionato provinciale per le due squadre degli “aquilotti”, bambini del ’97 e del ’98. Quanti sono i partecipanti ai corsi e come sono divisi? Al momento abbiamo trenta aquilotti e ventidue femmine esordienti, per lo più tra i cinque e i sei anni. Il minibasket arriva fino ai dodici anni poi c’è il salto al basket.

Franco Balduzzi Franco Balduzzi, allenatore e direttore sportivo del BCC, è considerato a buon diritto il “deus ex machina”del basket castelnovese. Un passato da calciatore, si è avvicinato alla pallacanestro quasi per caso, appassionandosi a questo sport in modo viscerale e competente, fino ad ottenere qualche anno fa al supercorso di Bormio la tessera di “allenatore”, qualifica che gli permette di allenare addirittura in serie A femminile e B maschile. Negli ultimi anni ha avuto il merito e la fortuna di aver avuto tra le sue allieve e di aver “plasmato” due atlete che sono giunte per ora alle nazionali giovanili, Alessandra Tava e Giulia Leva, e Dalisia Marciano, tortonese di nascita ma “cestisticamente” castelnovse, classe 1993 che attualmente fa parte della selezione “azzurrine del Piemonte”. Sicuramente per le sue qualità ed il suo “palmares” Franco quest’anno è stato contattato dalla Federazione Italiana Pallacanestro per allenare proprio la selezione femminile piemontese, ma gli impegni con il BCC e la nascita del primogenito Filippo l’hanno costretto a rinunciare a questo incarico prestigioso. Franco, come è nata questa tua passione per il basket? È nata per caso, è una storia lunga, ho sempre giocato a livello scolastico, seguivamo la squadra femminile di allora, per passione. Nel 1983 il basket maschile non c’era più, tutto trasportato a Tortona, così io e alcuni miei amici, per evitare che questa società chiudesse, abbiamo allenato la squadra femminile per permettere alle ragazze, tra cui mia moglie, di continuare a giocare. Sulla scia di questa squadra, dopo due anni, grazie a Franco Fornito e Roberto Fossati e altri appassionati, si era formata una buona società con un bel gruppo di giovani. Quest’anno la formazione neo promossa in serie B, nonostante la partenza temporanea di Alessandra Tava per Roma, al momento è seconda in classifica e sta ottenendo consensi e risultati al di là delle aspettative. O forse tu ci avevi sperato? Ci speravo perchè abbiamo inserito ragazze con un grande passato, come Gianna Gasparini, che ha giocato per parecchi anni in serie A, e Monica Cocciatori, permettendo alle più giovani di allenarsi con gente che ha giocato a livelli agonistici e ha grandi insegnamenti tecnici e umani da dare, anche in termini di puntualità agli allenamenti e serietà. La strada è ancora molto lunga. Ma in caso riusciste ad accedere alla B nazionale, la squadra sarebbe in grado di partecipare ad un tale campionato che richiederebbe risorse tecniche ed economiche notevolissime, oltre che una struttura più adeguata? La squadra così com’è potrebbe partecipare al campionato, forse non occupando i piani elevati della classifica, ma potrebbe fare una stagione a metà classifica, non solo grazie al fisico delle giocatrici che abbiamo inserito, ma anche per la loro costanza. Per restare in ambito femminile, per un discorso a lungo termine occorrono naturali ricambi alle giocatrici più “anziane”. Fermo restando che atlete come Giulia ed Alessandra, sono fortunate eccezioni, il settore giovanile è in buona salute? E per quanto riguarda il maschile? Oltre a due giocatrici in prospettiva di categoria superiore, abbiamo un buon gruppo di ’95/’96, anche se non c’è per ora nessuna personalità spiccata come Giulia e Alessandra. C’è la possibilità di inserire ragazze di Tortona che il Derthona è disposto a cedere. Mentre la squadra femminile ha la possibilità di arrivare e rimanere in B nazionale, nel settore maschile, con le risorse che abbiamo non possiamo superare un certo livello, siamo riusciti, qualche anno fa ad accedere alla C2 e restarci a stento due o tre anni. Abbiamo una squadra in prospettiva del ’91, con Alberto Pelizzari, Federico Testa, Andrea Accatino, Stefano Bassi, Lorenzo Carta, quasi tutti aggregati alla prima squadra e un buon gruppo del ’97. credo che i professori di ginnastica dovrebbero tornare ad insegnare atletica leggera, lavorare sugli atleti è più facile. Un altro problema è che una volta giocavamo anche nel tempo libero, oggi si preferiscono i videogames. Non è comune che sotto gli stessi vertici dirigenziali, in qualunque disciplina sportiva, coesistano settore femminile e maschile. Castelnuovo è un’isola felice o ci sono difficoltà di convivenza in questo senso? Tra i dirigenti e gli appassionati ci sono molti genitori che aiutano a proseguire in tutti e due i sensi. Nel femminile è più facile. C’è anche una possibilità di intercambio senza dubbio produttivo con la società di Broni. A livello societario di problemi ce ne sono, tutto è sempre migliorabile, si sta pensando ad esempio di rimettere in piedi uno statuto, ma quello che conta sono il lavoro e i sacrifici che molte persone hanno compito e continuano a compiere, e dei quali spesso chi arriva da fuori non si accorge, per tenere in vita la società.

Laura Mandirola, Alberto Pelizzari, Marta Lamanuzzi


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Sofia Falchetto

orse non tutti conoscono le opere di Emanuele Luzzati, io l’ho conosciuto fin da quando ero piccola, perché avevo, e ho, diversi libri illustrati da lui. La parola che meglio lo può descrivere è artista, perché nella sua vita è stato pittore, scenografo e scrittore. Purtroppo si è spento all’improvviso a ottantacinque anni sabato 27 gennaio, ma il suo ricordo in me sarà sempre vivo, e si rafforzerà ogni giorno quando, entrando in camera mia, vedrò i due suoi quadri che ho appesi al muro: uno raffigura l’arca di Noè, con il vecchio patriarca e tutti gli animali, l’altro rappresenta un episodio tratto da una storia del Decameron, quella di Chichibio cuoco e la gru. La carriera di Luzzati è stata lunga e ricca di successi; egli esordì nel mondo dell’animazione nel 1960 con il cortometraggio “I paladini di Francia”. Da allora ha realizzato più di 400 sceno-

nno 2207.Quello che due secoli prima era un vasto territorio interamente destinato all’agricoltura,oggi si presenta come una distesa arida, un paesaggio lunare battuto dal vento: il Deserto Padano… Lo scioglimento dei ghiacciai ha provocato l’innalzamento del livello del mare e Castelnuovo Scrivia è diventato un grande centro balneare che offre ristoro agli abitanti della zona o ai turisti attratti dai coloratissimi pesci tropicali più che dal paesaggio desertico ormai uguale in tutto il mondo. La spiaggia, circondata da un cordone naturale di palme e costellata di ombrelloni colorati, si chiama “Oasi Beach” ed è poco distante dal centro del paese di cui è rimasto un castello che pare arabo perché sommerso dalla sabbia. Le case sono affascinanti capanne costruite con legno e bambù e vetri molto spessi per mantenere un po’ di fresco o per proteggersi dal vento. Le case sono solitamente a due piani e tutti possiedono un piccolo giardino con piante di frutti tropicali e fiori profumati e carnosi. L’uso

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Cecilia Mariotti

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grafie di prosa, lirica e danza per i più importanti teatri del mondo. Debuttò nell’opera lirica nel 1963 illustrando “Il flauto magico” di Mozart; qualche anno fa ho visto al Carlo Felice di Genova l’opera lirica “L’elisir d’amore” di Donizzetti ed ho potuto ammirare dal vivo le splendide scenografie di Luzzati. Inoltre ha disegnato le illustrazioni per molti libri per l’infanzia, tra i quali “Tarantella di Pulcinella” scritto da lui stesso, ma ha anche realizzato i titoli di testa per parecchi libri. Ha persino ricevuto due nomination all’oscar per i suoi film d’animazione “La gazza ladra” e “Pulcinella”. A me piacciono i suoi lavori perché Luzzati è molto originale nel modo in cui traccia le figure che sembrano fatte da un bambino, e anche perché affianca al disegno tradizionale la tecnica del collage. Vi invito ad andare a Genova al Porto Antico dove si trova un museo a lui dedicato per vedere dal vivo alcune sue opere e cartoni animati, e trovare ulteriori informazioni su questo indimenticabile, straordinario artista.

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di mezzi di trasporto, condizionatori o computer è stato vietato, l’unico elettrodomestico concesso è la televisione che trasmette solo telegiornali, che prospettano un futuro inquietante o addirittura la fine del mondo. Il problema più grave rimane però la mancanza d’acqua. Infatti dopo lo scioglimento dei ghiacciai, avvenuto un secolo prima, l’acqua non si trova più da nessuna parte e il torrente Scrivia è solo un lontano ricordo… Quindi l’unica possibilità è la desalinizzazione dell’acqua marina effettuata con tecniche molto avanzate! Alcuni ricercatori hanno trovato negli archivi foto e documentari di animali mai visti e sicuramente estinti come buffi esseri bianchi e neri chiamati pinguini e animali ancora più goffi e molto meno eleganti rispetto ai “moderni” cammelli, chiamati foche. L’habitat di queste creature appare agli occhi di tutti un paesaggio candido, misterioso e magico! L’unico abbigliamento è il costume da bagno e a scuola la storia non si studia più perché si considerano gli uomini del passato mostri che hanno rovinato per sempre il mondo con l’inquinamento e non sono degni di essere ricordati. E chi potrebbe dargli torto?

“Io credo nelle fate!” Il 28 dicembre 2006 sono andata a Milano al Teatro degli Arcimboldi per la prima volta. Ho visto Peter Pan, un musical con Manuel Frattini. Durante lo svolgimento della favola accade che Trilly, la fatina amica di Peter Pan, muore perché più nessuno crede in lei e più nessuno usa la fantasia e l’immaginazione. Peter Pan, disperato, guarda noi spettatori e ci invita ad alzarci e a gridare tutti insieme: “Io credo nelle fate!”. Che bello vedere tutto il teatro in piedi per aiutare la fatina e ancor più meraviglioso alzare gli occhi e vedere Trilly moltiplicarsi sopra di me: la fantasia aveva vinto! Che bello vedere Peter Pan volare e spargere polvere di stelle sopra tutto il pubblico! Giulia Marcone, Sc. El. M. M. Bandello, classe IV B

Periferia del Cairo. Foto Vittorio Megassini

MAI… ARRENDERSI

Abito in campagna Io sono “fortunata”, abito in campagna. Il mio cane è “fortunato”, abita in campagna. Io quando voglio fare una passeggiata vado in campagna. Io quando voglio portare il mio cane a fare una passeggiata vado in campagna. Tutti i miei amici della città mi invidiano la mia campagna. Ieri ho portato il mio cane in campagna ma ho faticato a trovarla, sepolta da sacchetti, bottiglie, sacchi di immondizia, plastica, carta, stracci, corde, lavandini, giocattoli, fili elettrici, cassette, stufe e mille altri rifiuti. Nuovi capannoni di cemento sorgono ogni giorno. Ma io sono “fortunata”, abito in campagna. Il mio cane è “fortunato”, vive in campagna. I miei amici della città mi invidiano la mia campagna. Mariuccia

La vita è un impetuoso labirinto che come tutte le cose ha un inizio e purtroppo anche una fine, si spera che sia gioiosa ma molte volte col passare del tempo i progetti fatti non si confermano e si possono ricevere anche delle delusioni o incomprensioni. Si presentano spesso delle insidie che bisogna superare con tanta forza di volontà e grinta, non bisogna arrendersi al primo ostacolo, ma lottare fino in fondo e sicuramente si otterrà qualche risultato. Nei labirinti rischi di perderti, proprio come accade nella nostra esistenza però se ci si ferma un attimo e si cerca nel nostro zainetto porta-tutto, sicuramente troveremo la cartina che con precisione ci indirizzerà la strada giusta da percorrere per andare verso il nostro futuro. Disegno di Mariuccia Bertoletti

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