Il Mosai K o
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Il Mosaiko Kids si riceve tramite abbonamento annuale, richiedendolo al seguente indirizzo: Favolarevia Editore, via C. Alberto 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL) - Tel. 0131 856018 e-mail: favola03@favolarevia.191.it ilmosaiko @tiscali.it
Essere figli, con il senno di poi…
Caro genitore, ti scrivo
Anno 3 - n° 9, novembre - dicembre 2006 Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004 Proprietà ed Editore: Favolarevia, via C. Alberto, 13 - Castelnuovo S. (AL) Periodico mensile Direttore responsabile: Antonella Mariotti Stampa: Tipografia-litografia Fadia, via Soldini 12 - Castelnuovo Scrivia (AL)
Shell Eco-Marathon, la sfida all’ultima goccia
Il giro del mondo in otto litri
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eicoli fantascientifici partoriti dalla mente inquieta di giovani studenti, 285 squadre da tutto il mondo, consumi che farebbero fallire tutte le compagnie petrolifere, compresa quella che sponsorizza la gara...
Le parole che non sono mai arrivate e le parole che non dovevano arrivare
Mimma Franco
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aro genitore ti scrivo, facendo finta che gli anni non siano passati e che tutte le pagine più intense della nostra vita siano ancora da riempire… Ti scrivo perché, ora che conservo ancora in me l’istinto di figlia ma ho conosciuto i tormenti dell’essere genitore, riesco a vedere con una certa chiarezza che tutto il dolore e la gioia del nostro crescere dipendono dalle parole che sappiamo scambiarci. Ho capito quanto la parola è importante, ho capito che alle parole devo sensazioni, emozioni, illuminazioni e delusioni. E allora voglio scriverti, perché so finalmente quanto sarebbe stato gratificante dirci le parole che non ci siamo detti. Di certi episodi si hanno ricordi nitidi e intensi, come se fossero accaduti da pochi istanti, con lo stesso carico di sofferenza che avevano quando li abbiamo vissuti. Dov’erano i miei genitori quando si trattava di portarmi a scuola? Dov’erano quando volevo dividere con loro l’emozione di salire sul palco davanti ai miei compagni e agli altri genitori per il rito della recita scolastica? Dov’erano quando mi sentivo una bambina incapace di difendersi? Ero sola e mi trovavo a piangere e pregare per avere dei genitori che si mettessero lì, tutti per me, a guardarmi negli occhi e a ragionare di tutto. Caro genitore, non ti spaventare, era solo un esempio piccolo piccolo, ma ci sono situazioni che possono ferire nel profondo anche se sembrano inezie. Ci sono situazioni che un bambino non sa gestire e di cui si sente tragicamente vittima. Ci sono pa-
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Pac Car II, il veicolo realizzato dall’ETH di Zurigo che ha polverizzato ogni record di consumo: 5385 Km al litro!
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Crescere insieme per un mondo migliore pag.2 Mauro Mainoli
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on è fantascienza - anche se i prototipi che girano ogni anno sul circuito di Nogaro, in Francia, sembrano astronavi in miniatura - ma scienza pura distillata dai sogni inquieti e geniali di studenti che sanno quanto il futuro di questo pianeta sia nelle loro mani. La sfida che il nuovo millennio impone a qualunque persona ragionevole, loro la prendono di petto: se la Scienza è causa di buona parte dei mali che affliggono la terra, dalla Scienza qualche risposta incisiva dovrà prima o poi arrivare. E da dove cominciare, se non da quel piccolo demonio di latta che ogni pubblicità ci insegna ad amare e che ogni giorno ci ruba l’aria da respirare, lo spazio in cui muoverci, il silenzio e il respiro dei luoghi, una buona fetta dei nostri sudati risparmi, centinaia di preziose ore perdute tra un semaforo e l’altro, il piacere di sentirci sani? Già, proprio l’automobile, geniale invenzione di fine ‘800 che in un secolo
ha reso irriconoscibile la terra. Non esiste città in cui l’aria non sia talmente avvelenata da imporre scelte drastiche di ripensamento della mobilità urbana. I tempi sono cambiati, dirà qualcuno, i motori sono diversi, ora ci sono “euro 3”, “euro 4”, le marmitte catalitiche e motori che non consumano quasi più nulla, insomma tutto il meglio della tecnologia disponibile. Il meglio? Quanto fa il vostro gioiello di casa con un litro? Diciotto? Venti? No venti no, non esageriamo, sarebbe troppo bello. Ebbene, nessuno ve l’ha detto, e questo è grave, ma siete al Paleolitico del motore, avete in casa dei fossili. Vent’anni fa due scienziati americani che lavoravano al laboratorio di ricerche della Shell in Illinois hanno pensato di inventare una gara a chi riduce al massimo i consumi. La Shell ha deciso di patrocinarla (e su questo ci sarebbe da riflettere a lungo) e nel 1985 è nata la prima edizione della Shell Eco-Marathon, che si disputa sul circuito di Nogaro, in Francia. Quanti chilometri fece con un litro di benzina il prototipo che vinse l’edizione di vent’anni fa? Provate a dire. Trenta? Addirittura sessanta? Aprite le orecchie: fece 640 Km con
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IL NATALE DOV’E’? Marta Lamanuzzi, Elena Pisa, Davide Varni
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Un lettore speciale IL MOSAIKO HA PRESO ZERO! Renato Zero scrive alla redazione...
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Lo studio della letteratura genera mostri... di Marta Lamanuzzi
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Vacanza - Studio in Inghilterra L’AMICIZIA NON CONOSCE CONFINI di Andrea Accatino
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Pochi euro bastano a cambiare il mondo IL SIMBOLO DEL NATALE di Federica Marini
2 Natale dov’è il Natale dov’è il Natale dov’è il Natale
Caro genitore, ti scrivo
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dov’è il Natale dov’è il Natale dov’è il Natale
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segue dalla prima Mimma Franco
role non dette che si dovevano dire e ci sono parole dette che non si dovevano dire. Certe parole che non avrebbero dovuto precipitare sulle orecchie dei vicini di casa o degli amici più affezionati e certe parole che, se avessero avuto la forza di uscire, avrebbero asciugato ogni lacrima. Perché parlare con i propri figli al momento giusto è il modo migliore per proteggerli da ogni ferita, da ogni ansia, da ogni sconforto. La vita deve essere affrontata, a nulla vale segregare i figli nella prigione degli affetti domestici e illudersi di proteggerli rinchiudendoli in casa, pensando così che tutto debba correre liscio senza darsi la pena di discutere di quel che c’è al di fuori della porta. Avevo 13 anni, non ero mai uscita di casa da sola, forse solo per prendere il latte, ma sempre sotto lo sguardo attento di mia madre. La prima volta che uscii senza nessuno che mi sorvegliasse ebbi quasi uno svenimento. Quando fui in strada tutto mi sembrò minaccioso e scappai di corsa nella mia stanza. Questa sensazione di paura mi ha accompagnato per molti anni e torna ancora oggi quando mi trovo per strada da sola. Forse bastava parlare a lungo di quel che sta dietro la porta senza mai avere la paura di aprirla. E poi, quando la porta si richiudeva alle nostre spalle, forse bastava coltivare il naturale desiderio di raccontarsi cos’era accaduto, piangere insieme quand’era il caso di piangere, ridere insieme quand’era il caso di ridere. Ma chiudere la porta in silenzio, quello no, quello mi umiliava, quello non era proteggermi, quello era semplicemente togliermi la libertà. L’umiliazione non aiuta a crescere, è una scorciatoia troppo semplice, è una tentazione che può segnare per tutta la vita. Chi è stato umiliato, chi è stato privato della propria libertà e della propria dignità, finirà per vedere nei rapporti di forza la soluzione più efficace e diretta, tralascerà il dialogo e finirà per percorrere la stessa strada, l’unica che conosce in ogni sua familiare tortuosità. Caro genitore, quante volte ti sei seduto davanti a tuo figlio guardandolo negli occhi e cercando il suo cuore? Magari stringendogli le mani per fargli sentire la tua presenza e la tua partecipazione. So che non è facile, che sei sempre impegnato sul lavoro. C’è sempre qualcosa da fare, ma questa volta, per questo Natale che è sempre meno Natale, io ti chiedo di fare il genitore, cioè di parlare.
Davide Varni
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gni Natale, avviene una bizzarra scomparsa, dentro ai portafogli dei genitori.
Una volta l’anno, non sono i cinque euro o i dieci ad essere scelti per gli acquisti, ma i loro fratelli più grandi, dai cinquanta in su, che tremano non di freddo ma di paura: -“Sceglierà me, ne sono sicura! Quel maglione di lana sembra averlo scritto nell’ordito che vuole me!” Esclama la signora 100 euro. –“Io non me ne voglio andare! Cosa ho fatto di male? Sono stato bravo in questi giorni, sono rimasto zitto e fermo, immobile nel portafogli, facendo bene attenzione a non piegare nemmeno un angolino, ed ora cosa farò? Non vorrà mica una ricarica telefonica così costosa!” I 50 euro sono talmente agitati che trasudano inchiostro. –“La filigrana, qualcuno pensi alla filigrana! Mi trovo bene tra voi, amici miei, non voglio cambiare portafoglio! Chissà in che mani sporche ed unte andrò a finire! Una cartamoneta del mio calibro, poi! Non
c’è più il rispetto che un tempo si portava a quelle come me! Mi si dava del Voi, non mi si usava mai, e ricordo le facce degli amici, quando la padrona mi mostrava, metteva in risalto il mio tratto moderno, la carta appena uscita dalla tipografia, lo stemma che cambia colore… dove andrò ora?” I 200 euro sono proprio disperati. –“Non lamentatevi tanto, voi! – esclamano i 10 euro – Cosa dovrei dire io? Ho già cambiato padrone molte volte, e mi sono sempre trovato bene, ho fatto nuove amicizie, ho conosciuto biglietti di banca socievoli e disponibili.” –“Buu! Buu! –Urlano in coro gli altri – come sei sgualcito! Tutto spiegazzato, ti manca anche un angolo!” –“Zitte voi! – è la rivincita dei 5 euro, dopo un anno di pagamenti di piccolo taglio – Non è sgualcita, ha più esperienza di tutte voi messe insieme. Ha visitato sportelli che voi bigliettoni non potete neanche immaginare! Cassiere disponibili del supermercato e salvadanai di ragazzi sognanti, perché ancora pochi euro e avrebbero comprato quel videogioco a cui tenevano tanto. E voi, che non siete mai uscite dalla banca, vi considerate valuta “corrente”?” Un minuto di silenzio. –“Ma a me quel commesso non piace, è troppo giovane! Sbaglierà cassetto e mi
metterà insieme ai 20 euro. Non lo potrei proprio sopportare!” La signora 100 euro si mette a piangere e si affloscia sul fondo dello scomparto. E i lamenti ricominciano, mentre dal portamonete continuano ad arrivare canzoncine festose. –“Cosa avranno mai da divertirsi quelli…” I 50 euro sono perplessi! Delle parole che cantano si capisce solo il ritornello: “presto nuovi amici, presto nuovi amici.” E’ arrivato il momento. La zip della borsetta si apre, tutto si quieta, c’è solo un lieve tremolio, quasi che con l’apertura arrivasse una corrente d’aria che però non esiste. C’è la scelta del regalo, il pagamento, la bella busta con sopra babbo natale con le renne, le solite frasi “complimenti per la scelta” “Sul prossimo capo c’è il 20 per cento di sconto” “Se non Le piace può cambiarlo entro dieci giorni ma conservi lo scontrino”… Una banconota in meno, molte monete in più. I centesimi felici cominciano a chiacchierare con i nuovi amici. Una prima banconota è sparita. Ma è ancora presto. Pochi giorni e scompariranno anche tutte le altre, mentre sotto l’albero il numero dei pacchi aumenterà a dismisura.
Crescere insieme per un mondo migliore Il Natale, un nido di ricordi Marta Lamanuzzi disegno di Carlotta Ruotolo
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ella ciclicità inesorabile dei vari momenti dell’anno molti fenomeni sono sempre capaci di colpire il cuore di grandi e piccini. A marzo la comparsa dei primi boccioli fragili e ritrosi diffonde la fresca brezza della primavera, i carretti delle castagne ad ottobre ci fanno indossare i cappotti e dimenticare l’estate. A inizio dicembre le vie cittadine si colorano di rosso, di pino e di luci, compaiono i panettoni nelle vetrine dei prestinai e le offerte-regalo nelle pubblicità, note melodie risuonano care nei nostri impegni quotidiani, la gelida foschia sembra assumere un suggestivo tepore dorato, sono i sintomi del Natale. I bambini pensano ai regali che riceveranno dai nonni, i nonni ai regali da comprare ai nipoti, e noi giovani a cosa pensiamo? Molti sbuffano parlando con gli amici, non sopportano i pranzi che si protraggono dal sorgere al tramontare del sole, le vecchie zie troppo affettuose e i bambini troppo rumorosi e petulanti. Tuttavia mi sembra strano che questi pranzi, con tanto di riunione familiare, così prolissi ma anche così rari , quasi surreali all’interno di una società frenetica come la nostra, possano non infondere una dolce serenità di ricordi. Il giorno di Natale i bambini fremono in attesa di sorprese, mentre i più grandi non vogliono sorprese. Si aspettano al contrario la solita casa dei nonni, con le foto di quando erano piccoli e di quando i loro genitori erano piccoli, con tutta la famiglia riunita e il menù tradizionale, sempre il solito, sempre speciale. Il 25 Dicembre per chi ha la fortuna di avere una famiglia con cui passarlo è davvero un giorno magico. Il tempo si ferma, gli impegni passano in secondo piano e ci si ritrova in un luogo che non è tanto una casa o una sala da pranzo, ma piuttosto un luogo dell’anima, della memoria, che emana un particolare fascino infantile. Ogni anno vi è un solo giorno di Natale, quindi per me quest’anno è come se fossero passati solo quindici giorni da quando, a tre anni, ho scartato la mia prima bambola.
Natale tutti i giorni! Elena Pisa
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olto spesso le persone si dimenticano che Natale esiste tutti giorni dell’anno e non solo il 25 dicembre, bisognerebbe riunirsi intorno ad un grande tavolo, con regali, sorrisi sulle labbra, dimostrazioni d’affetto e d’amore per chi ci sta al fianco… Invece quotidianamente regna libera e non controllata l’ipocrisia, il menefreghismo, lo sfruttamento delle persone più buone caratterialmente, la disonestà, la mancanza di lealtà… Dove sono andati a finire tutti i VALORI VERI? Quest’ultimi non bisogna possederli solo a Natale ma tutti i giorni….perché è proprio quotidianamente che dobbiamo dimostrare il nostro affetto al prossimo, comprenderlo, rispettarlo, dargli un sostegno, ascoltarlo, lasciarlo libero di formare il suo carattere con le continue esperienze! Ormai solo quando fa comodo ci si interessa del prossimo… per poi rimpiangere ciò che agli altri non si è saputo dare. Voglio denunciare fortemente tutto questo con semplici e poche parole: il Natale deve essere dentro di noi tutti i giorni!!! Le feste comandate si sono ridotte ad un mero pretesto per fare girare la macchina degli affari, del puro business. Il Natale non è solo quello religioso, quello economico, ma quello stracolmo di valori e buone intenzioni!!! E la redazione del Mosaiko non smetterà di battersi perché, sotto la cortina di materialismo che tutto soffoca, rimanga vivo il senso morale dei nostri gesti e dei nostri riti. Accettiamo con ansia il vostro sostegno, cari lettori!!! Promuovete i veri valori e non dimenticateli mai!!! Tantissimi auguri con affetto!
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Il giro del mondo in otto litri segue dalla prima - Mauro Mainoli
un litro di benzina, avete capito bene, SEICENTOQUARANTA, anzi 640,482 per l’esattezza. Sapete dove siamo adesso, vent’anni dopo, come record assoluto di Km/litro? Provate un’altra volta a indovinare: 700? Magari siamo arrivati al folle record di 1.000 Km con un litro di benzina? No, siete lontanucci, i soldi che lasciate ogni giorno al benzinaio vi tengono prigionieri del passato. Record 2005 conquistato dal prototipo Pac Car II, messo a punto dall’ETH (Istituto Federale di Tecnologia di Zurigo, Svizzera) sul circuito del Centro Tecnologico Michelin a Ladoux (Clermont Ferrand): 5.385 Km al litro, CINQUEMILATRECENTOOTTANTACINQUE, il giro del mondo con otto litri di benzina… Questi straordinari gioielli di tecnologia ecocompatibile e pulita, ovviamente, non hanno nulla a che vedere con le automobili che siamo abituati ad usare. Pesano al massimo 160 Kg, viaggiano alla velocità di una bicicletta e possono portare una sola persona. I veicoli che partecipano alla Shell Eco-Marathon sono divisi in due categorie: prototipi (veicoli a tre o quattro ruote concepiti per spingere al massimo il risparmio di carburante) e UrbanConcept (veicoli a quattro ruote somiglianti agli automezzi che si utilizzano normalmente). Ogni veicolo deve essere guidato da un pilota del peso di almeno 50 Kg e deve percorrere 7 giri del circuito di Nogaro (per un totale di 25,272 Km) in non meno di 50 minuti e 34 secondi, cioè non può scendere sotto i 30 Km/h. La velocità non conta, purché sia appunto superiore ai 30 all’ora, quel che conta è il consumo di carburante. Al termine della prestazione il serbatoio viene smontato e pesato con una bilancia di precisione per determinare l’effettivo consumo, che viene ricalcolato in Km/l ipotizzando l’uso della benzina super SP 95 della Shell. Qui il discorso si fa un po’ più complicato perché i carburanti e tipi d’energia ammessi sono di varia natura: benzina, diesel, GPL, etanolo, idrogeno, solare e altri. Qualunque sia il tipo di combustibile usato, si terrà conto del potere calorifico inferiore del carburante, cioè dell’energia prodotta dalla combustione completa di un’unità di massa a 15° C. Il consumo viene espresso poi in Km al litro di benzina, calcolando, cioè, quanti Km il rendimento di quel tipo di motore permetterebbe di fare con un litro di SP 95 della compagnia petrolifera che sponsorizza. Il prototipo Pac Car II, che ha polverizzato ogni record fino alla stratosferica cifra di 5385 Km/litro, per esempio, non funziona a benzina ma a idrogeno. Pac sta appunto per pila a combustibile, che in pratica ricombina idrogeno e ossigeno generando una corrente di elettroni che permette di far
funzionare il motore elettrico, con effetto inquinamento zero (calore emesso a parte) visto che idrogeno e ossigeno ricombinandosi formano semplicemente acqua. Pac Car II ha percorso i 25 Km del circuito di Ladoux utilizzando poco più di un grammo di idrogeno liquido, il che ricalcolato in termini di consumo in benzina significa appunto 5385 Km con un litro di super. Ma la storia della Shell Eco-Marathon in vent’anni si è riempita di veicoli a benzina e diesel che hanno percorso distanze fino ad allora inimmaginabili con poche gocce di carburante. La fantasia degli studenti ha scavalcato con un balzo gigantesco gli scenari angusti delle case automobilistiche, dalle scuole superiori e dalle università sono usciti progetti che guardano ad un futuro radicalmente affrancato dal tetro orizzonte di guerre petrolifere che domina la cronaca quotidiana. Ricercatori e studenti (anche Italiani, la Fondazione Politecnico di Milano per esempio ha collaborato alla realizzazione del progetto XTeam, 45 studenti e 21 professori che nell’edizione 2006 sono arrivati ad un bel 464 Km al litro nella categoria UrbanConcept) hanno potuto agire in piena libertà e dare espressione concreta ad una tecnologia veramente al servizio dell’uomo. I prototipi che girano a Nogaro sono ben lontani dall’essere veicoli adatti al trasporto di persone e cose, raggiungono, come si è detto, velocità da bicicletta e sembrano astronavi per folletti. Ma tra i 5385 Km al litro di Pac Car II e i 16 Km al litro dei nostri sogni-incubi a quattro ruote dovrà pur esserci una via di mezzo, ed è triste che tutti i progetti avveniristici lanciati e promossi dalla Shell Eco-Marathon non abbiano mai avuto una ricaduta concreta e non abbiano mai suscitato l’interesse delle case automobilistiche, il che getta un’ombra non proprio sottile sull’intera manifestazione. Il nome stesso che porta, d’altronde, è fonte di qualche polemica: alla fine, in fondo in fondo, che interesse ha una compagnia petrolifera a ridurre i consumi a zero? Forse guarda molto lontano, al business futuro delle energie alternative, o forse più semplicemente è felice di poter affiggere alla propria facciata da vent’anni il quadretto idilliaco dei piccoli, innocui bolidi che consumano zero ma non escono dalla pista. E poi, quale governo scalpiterebbe per dimezzare l’utilizzo di derivati del petrolio, dal momento che sulla tassazione dei carburanti si basa gran parte degli introiti dello Stato? E cosa succederebbe agli equilibri geopolitici del pianeta se le automobili viaggiassero con un goccio di benzina? E, d’altra parte, avevate forse mai sentito parlare della Shell Eco-Marathon?
Schema di funzionamento della pila a combustibile Pila a membrana a scambio protonico. L’idrogeno si divide in protoni ed elettroni sull’anodo. I protoni passano attraverso la membrana per raggiungere il catodo, mentre gli elettroni sono convogliati attraverso un circuito esterno, generando una corrente elettrica. Protoni ed elettroni si ricombinano al catodo e reagiscono con l’ossigeno dell’aria formando acqua e generando calore. La potenza elettrica così prodotta carica un accumulatore che in Pac Car II viene utilizzato per azionare due motori elettrici a corrente continua.
Elettricità
Acqua
Idrogeno Protone
Calore
Elettrone Ossigeno
Per saperne di più sulla Shell Eco-Marathon: www.shell.com/eco-marathon/ (sito ufficiale in inglese) www.fondazionepolitecnico.it aemval.free.fr/ (in francese) pic.insa-lyon.fr/Download/Race_classification_2006.pdf Digitando “shell eco-marathon” su qualunque motore di ricerca, comunque, è possibile trovare materiale in abbondanza, specialmente in francese.
Sopra e a fianco: ancora due immagini di Pac Car II. Queste e altre foto, insieme a tutta la documentazione sull’avventura di Pac Car, sul sito www.paccar.ethz.ch
5385 Km / litro Foto grande: Idrogenius, il veicolo realizzato dagli studenti dell’Istituto Tecnico faentino ITIP “Bucci”, che compete nella categoria UrbanConcept. Foto piccole: prototipi durante la gara.
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Il Mosai K o
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ama, successo, schiere di fans che lo venerano come un idolo. Diceva una sua celebre canzone:
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...se frugando nella tua giacca scoprissi che dietro al portafoglio un cuore ancora c’è... Evidentemente il cuore del grande Renato c’è ancora e ancora batte per le varie periferie del mondo, se all’apice della sua carriera prende carta e penna per scrivere al piccolo Mosaiko Kids e incoraggiare i ragazzi della redazione a proseguire il loro cammino ideale in difesa dei valori che fanno la vita degna di essere vissuta. Ma la sua grandezza è già tutta nel nome con cui si è fatto conoscere: Zero, colui che non vuole essere Uno, non vuole essere primo perché da chi vince c’è sempre poco da imparare. Mentre da uno Zero, dalla sua ironia giocosa e graffiante, dal suo idealismo malinconico e allo stesso tempo solare, intere generazioni hanno imparato a reagire all’ipocrisia di un’Italia prima bigotta e classista, ora arida e razzista. Il Mosaiko - che zero lo è davvero - raccoglie con emozione questo segno gentile e dolce di solidarietà per i progetti avviati, specie nel campo della lotta alle dipendenze, tema su cui Renato Zero si impegna da sempre. Se essere Zero significa continuare ad ascoltare la voce di chi guarda dietro allo sfavillio dei centri commerciali (memorabile quel “la tua macchina rossa potrai averla anche tu / ma non è a 300 all’ora che vivrai di più...”), allora c’è da chiedersi di quanti Zeri avremmo bisogno, senza tanti altri numeri davanti...
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Zero! Caro Renato, non avremmo mai immaginato che un cantante famoso soprattutto per i suoi testi piacevolmente trasgressivi celasse un animo così interessato alle tematiche giovanili, spesso sottovalutate, oppure schivate perché i giovani non votano, “fanno solo casino” e “la sera non lasciano dormire”. Sono queste scuse capricciose che cercano di far passare come esuberanza i segni del Disagio che ogni giorno accoglie nuovi affiliati. E’ per noi ragazzi della redazione un importante segno di fiducia nelle nostre battaglie quotidiane contro ogni forma di dipendenza, sapere che siamo riusciti ad interessare un’ autorità melodica del Suo calibro. Purtroppo siamo anche amaramente consapevoli che con i mezzi a nostra disposizione le idee, le intenzioni ed i progetti, che pure non ci mancano, non riusciranno ad avere quella visibilità in grado di fare la differenza nel variegato e multietnico sottobosco giovanile italiano. A dispetto delle avversità, tutta la grande famiglia de “Il Mosaiko Kids” continuerà il suo insidioso cammino, sicuri che non saremo soli a gridare con tutto il vigore che ci anima: -“Stupefacente è solo la nostra creatività!” Marta Lamanuzzi
Proprietà artistica letteraria Casa Editrice Favolarevia Via C. Alberto, 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL)
Vietato riprodurre senza autorizzazione testi, fotografie e impostazione grafica
Progetto grafico e impaginazione: Favolarevia Fotografie: favolarevia - Narciso Bresciani, Sofia Falchetto, Andrea Accatino. Redazione Direttore Resp.: Antonella Mariotti Presidente: Mimma Franco Giovanna Spantigati - Paola Maggi - Silvia Pareti - Marta Lamanuzzi - Livia Granata - Simona Lucarno - Davide Varni Elena Pisa - Giorgia Bresciani - Andrea Accatino - Claudio Bertoletti - Elio Pisa Manuela Gandolfi - Paola Picena - Riccardo Torti - Mattia Conte. Piccoli Piccoli Lisa R. Magnaghi - Cecilia Crivelli - Chiara Fossati - Federica Oliva - Cecilia Mariotti - Martina Ruta - Sofia Falchetto Daniele Accatino - Federica Marini - Marta Chiapedi - Laura Mandirola - Marco Mandirola - Irene Gavio - Andrea Marcone - Riccardo Allegrone. Illustrazioni Carlotta Ruotolo - Martina Delfanti Segreteria Elena Pisa
Mimma Franco
Un pomeriggio al teatro “Alla Scala” di Milano Sofia Falchetto
E’
stata una magnifica esperienza quella di vedere un’opera come “il Don Giovanni” di Mozart rappresentata in un teatro stupendo come la Scala di Milano. Solo l’atmosfera presente nel salone d’ingresso mi faceva immaginare di essere in un altro mondo, pensavo d’incontrare Sissi e Franz dietro ad ogni angolo; questo incanto aumentò salendo le scale che mi avrebbero portata al terzo piano dove si trovava il mio palchetto che avrei condiviso con mia mamma ed altri due signori. Prima dell’inizio della rappresentazione io e mia madre girammo un po’ per il piano e visitammo il “ridotto” cioè una
sala enorme con pavimento in legno decorato, tende e divani ricoperti della stessa stoffa decorata e dorata, pareti con lunghissimi specchi alternati a semi-colonne con capitelli color oro, ampi soffitti bianchi dai quali pendevano grandi lampadari; in questa sala si trovavano anche dei busti dei maggiori autori classici (come Puccini) ed un bar di cui abbiamo approfittato durante l’intervallo lungo ben trenta minuti. Dopo questo rapido giro entrammo nel palchetto (piuttosto stretto, ma molto bello) ed io rimasi subito stupita dalla maestosità del teatro (anche se, a dir la verità, me lo facevo anche più grosso). Mi attrasse subito la vista un enorme, anzi, gigantesco lampadario che pendeva dal candido soffitto inta-
gliato; erano (comprese le altre luci) le uniche cose bianche perchè in tutto il teatro dominavano il rosso acceso della stoffa che ricopriva l’interno dei palchetti, le sedie ed il sipario, e l’oro dei decori esterni dei palchetti, delle colonne ai lati del palcoscenico e di altre finiture. L’insieme di tutto, i colori, le dimensioni, facevano apparire il teatro come un ambiente veramente straordinario. L’orchestra era situata (come nella maggior parte dei teatri) ai piedi del palco ed era composta da veri professionisti che hanno suonato magnificamente per tutta l’opera, diretti da un giovane quanto abile direttore di nome Gustavo Dudamel. I cantanti hanno cantato e recitato magnificamente dimo-
strando pienamente la loro bravura; l’ambientazione era ai giorni nostri, quindi essi vestivano in modo moderno, ma tutto sommato ciò non disturbava molto; l’unica cosa che non mi è piaciuta era la “scenografia”, perchè composta solamente da tre giganteschi parallelepipedi neri che ogni tanto si spostavano. Era la prima volta che partecipavo ad uno spettacolo alla Scala; questa occasione mi è stata offerta da un progetto in-
titolato “i giovani alla Scala” per stimolare di più i giovani d’oggi ad andare a teatro e ad avvicinarsi alla musica colta, visto che ormai per la maggior parte si limitano a stare incollati davanti ad un televisore sen-
za sapere l’emozione che si prova ad assistere ad uno spettacolo dal vivo. Invece, vi posso garantire che è un’esperienza molto, molto, molto più intensa di quella che si prova davanti ad un programma televisivo.
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tudiare non è solo faticoso, talvolta può essere anche pericoloso. Mi riferisco agli incubi che certi soggetti della letteratura possono provocare, e ve ne parla una a cui la letteratura non dispiace affatto. Tuttavia vi confesso che l’immagine di Marsia che viene scuoiato e ricucito nella sua stessa pelle rivoltata da Apollo per aver osato competere con lui nell’arte musicale e quella delle Baccanti di Euripide che, “indiavolate”, smembrano gli animali del bosco e ne divorano le carni crude, mi hanno inquietata non poco. Per non parlare di quella maledetta carcassa di albatro che penzola dal collo dell’Ancient Mariner di Coleridge. Aldilà del loro aspetto fantastico-onirico, una breve riflessione porta però a cogliere in queste immagini un messaggio profondo ed agghiacciante nella sua attualità. Il crimine di Medea, carnefice della sua stessa carne, risuona davvero così lontano ed estraneo alla nostra realtà quotidiana? Una cieca bestialità, sebbene recondita e rinnegata, è radicata e inestinguibile nell’animo umano. Che sia frutto dell’inconscio o di una tragica e lucida volontà è impossibile determinarlo, ma gli orrori della cronaca nera sono le prove tangibili della loro esistenza. Matricidi, “figlicidi”, torture, barbarie, atti di inaudita crudeltà, di feroce inumanità, manifestazioni del “sonno della ragione” purtroppo non esistono solo nelle favole della letteratura . Si tratta di uno dei tanti esempi dell’inestimabile valore umano della produzione letteraria che spesso, venendoci imposta sui banchi di scuola, appare ingiustamente a noi ragazzi sterile di significati concreti e priva di interesse.
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L’ amicizia
V a c a n z a
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Andrea Accatino
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e vacanze estive sono, dal mio punto di vista, il periodo più bello di tutto l’anno.
C’è chi le trascorre al mare, sdraiato in panciolle a prendere il sole o nuotando con gli amici; oppure c’è chi le trascorre in montagna, al fresco, e passa il suo tempo facendo lunghe camminate e respirando l’aria purissima di quei luoghi. Io quest’anno, oltre ad essere stato al mare, ho avuto la possibilità di trascorrere diciassette gior-
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s t u d i o
c o n o s c e
ni di vacanza studio in Inghilterra. Prima della partenza ero un pochino timoroso, nella mia testa frullavano tante domande a cui non sapevo rispondere: mi dicevo: “Andrea, diciassette giorni sono tanti….Ce la farai a comunicare? A capire e farti capire? Farai una brutta figura con la famiglia che ti ospita?” Le risposte a queste domande le ho avute poco dopo il mio arrivo: potevo constatare con gioia che il mio inglese era eccellente e che riuscivo a dialogare con facilità. Inizialmente con i ragazzi della famiglia ero un po’ timido, il che potrebbe sembrare strano per chi mi conosce, ma ho capito presto che con loro mi sarei divertito e avrei stretto amicizia. E proprio la cosa che mi ha stupito di più di questa splendida vacanzastudio (che consiglio vivamente) è stato il rapporto che ho instaurato con questi ragazzi: ho potuto capire che i giovani della mia fascia d’età sono uguali qui in Italia come in Inghilterra: abbiamo gli stessi interessi, viviamo le stesse paure, le aspettative e i desideri sono comuni. Prima di partire pensavo che avrei avuto con loro un rapporto di pura convenienza e niente più. Il tempo libero, dopo la scuola e lo studio, l’avrei trascorso con i miei amici italiani. Non è stato proprio così! L’amicizia non conosce confini!! È stato per me bello e confortante scoprirlo personalmente. Questa vacanza-studio è
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I n g h i l t e r r a
c o n f i n i ! ! !
stata per me veramente positiva: ho migliorato il mio inglese sotto la guida di validi insegnanti; ho avuto la possibilità di confrontarmi con una realtà ambientale diversa dalla mia; ho stretto interessanti amicizie che coltivo tutt’ora… Sono tornato con il desiderio di ripartire presto e questo è WONDERFUL!!!!
by Ruotolo
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i sono parecchi simboli per ricordare il Natale: per i cristiani ad esempio un’immagine che ricorda il Natale è la scena della capanna con Maria, Giuseppe, Gesù, il bue e l’asinello; un altro simbolo è Babbo Natale, che i bambini aspettano per i doni che porta. In questo avvenimento molto atteso si sta tutti insieme, quindi un’altra immagine è la famiglia. Questi sono tutti classici
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imbolo
Federica Marini
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simboli di come dovrebbe essere trascorso il Natale. Purtroppo però ci sono persone che non sanno che cos’è questa felicità; perché a loro mancano il cibo, una casa e un ospedale dove farsi curare. Perciò noi che per fare regali spendiamo parecchi soldi, potremmo fare delle offerte a delle organizzazioni di volontariato, che in cambio ci darebbero un piccolo dono per ringraziarci. L’obiettivo di queste associazioni è fornire a delle persone che non sono fortunate come noi, condizioni di vita migliori. La mia mamma per
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atale
esempio fa parte di un’associazione chiamata Emergency. Gino Strada, e sua moglie Teresa Sarti sono coloro che hanno ideato l’associazione e coloro che si occupano di destinare le offerte ricevute nei luoghi che ne hanno la priorità: perché Emergency ha molti ospedali sparsi nelle parti più povere e più bisognose del mondo. Basta una piccola offerta, anche solo 1 euro a persona, e cambieremmo il futuro di un bambino. Nei paesi ricchi, i bambini piangono perché vogliono dei giocattoli.
Nei paesi poveri i bambini piangono perché hanno fame. Se siamo tutti uguali, perché metà del mondo spreca i soldi e l’altra metà proprio non ne ha? In alcuni posti, la guerra dura da molti anni. È vero che un colore del Natale è il rosso: però io vorrei che fosse il rosso dei vestiti di Babbo Natale, non rosso sangue. Quest’anno farò dei regali donando i miei risparmi a delle società di volontariato. Spero che così faranno anche le altre persone che leggeranno questo articolo!
Mamma ettera alla
Presepe africano in legno, h cm. 45 circa, Kenya. Collezione B. Becker - Francoforte
Un regalo speciale
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i sta avvicinando il NATALE e inizia la corsa sfrenata ai regali.
Cecilia Mariotti
Anch’io, come tutti i miei coetanei, sono alla ricerca di un regalo speciale. Però, l’altro giorno, parlando con le mie amiche, mi è ritornato alla mente un Natale di qualche anno fa, quando abbiamo festeggiato tutti insieme: parenti,amici, tra cui persone che oggi non ci sono più. Ricordo l’atmosfera allegra , spensierata e serena; ricordo i volti felici e allegri di tutti, soprattutto di noi bambini. Questo sì che sarebbe un bel regalo!!!!!!!!! Poter ricreare quella atmosfera. Vorrei che anche altri ragazzi, come me, provassero la gioia che io ho provato in quel Natale. Irene Gavio
foto Narciso Bresciani
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E’ lei, la notte. Il tramonto ormai passato, ci fa pensare che arriva, munita di un mantello scuro e tenebroso. Ci fa rivivere i bei momenti della giornata, poi ci accompagna nel nostro letto dove ogni timore svanisce.
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Laura Mandirola
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l Natale in famiglia è una cosa fantastica. E’ un’occasione per stare tutti insieme. E’ bello perché ci scambiamo amore e affetto. Il momento più importante è la mattina del giorno di Natale quando ci sediamo per terra intorno all’albero ad aprire i regali. So, però, che ci sono anche persone che trascorrono il Natale da sole e in strada e io ne soffro. Mi sembra giusto pensare anche a queste persone nella notte di Natale e fare loro dei regali. Bisogna amare tutti.
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Il Natale in due modi
Cara mamma, non so se a te piacerebbe che rimanessi sempre piccola ,ma in ogni caso dovresti arrenderti all’evidenza: non si può andare contro natura. “Tu cosa preferiresti tra restare sempre piccola oppure crescere?”. A parer mio ci sono pro e contro sia per una madre che per una figlia. Credo che per una madre vedere il proprio figlio crescere sia una grande soddisfazione: aiutarlo, indirizzarlo verso la strada giusta e proteggerlo, ma è anche un compito duro e difficile, che spaventa molti genitori che vivono con la paura di sbagliare, di non lasciare sufficiente libertà ai figli trasformandoli in piccoli ribelli. Se invece il figlio è piccolo le responsabilità in un certo senso diminuiscono e tutta l’infanzia per le madri è un periodo speciale che non dimenticheranno mai: i primi passetti incerti, le prime paroline allegre,i sorrisi gioiosi che mostrano i pochi dentini dei loro figli… Poi i bambini crescono un po’ ed iniziano le birbonate tipiche di quell’età e diventano vivaci e dispettosi costringendo le mamme a punirli, cosa per niente piacevole anche se fatta per il nostro bene. Per noi figli avviene la stessa cosa: quando siamo piccoli ci sentiamo più spensierati e liberi, non ci poniamo problemi e non proviamo nemmeno serie paure. Quando cresciamo iniziamo a preoccuparci di non dare dispiaceri alla nostra famiglia e abbiamo paura di affrontare il cammino insidioso della vita. Comunque, in questo caso, sono io la prima a non voler crescere, ma poi riflettendoci bene è giusto cambiare e la vita è da gustare fino in fondo perché ogni momento non ritornerà mai. Mi ricordo tanti episodi in cui ho capito che forse non volevi che crescessi, ma devi sapere che dentro di me rimango sempre la solita “miciotta” fragile e bisognosa di protezione e coccole. Inoltre ogni volta che vedi le maniche delle magliette più corte sei dispiaciuta, infatti mi dici che cresco così in fretta che non te ne accorgi nemmeno ed io percepisco una nota di dispiacere nella tua voce. Ti lascio con la domanda già posta all’inizio di questa breve lettera densa di riflessioni: “Vorresti che io rimanessi sempre piccola?”
Riccardo Allegrone
Ti voglio bene. Cecilia P.S. Crescere è avventurarsi nella vita!
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Buon Natale a tutti dai ragazzi della redazione! A u t o f f i c i n a
BANDIANI ANGELO Centro Revisioni A u t o
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