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Associazione Il Mosaiko Kids via C. Alberto 13 15053 Castelnuovo Scrivia (AL) Tel. 0131 856018 e-mail: ilmosaiko @tiscali.it Associazione culturale e ricreativa, aconfessionale, apartitica e senza fini di lucro, di utilità sociale.
Anno 6 - n° 2, Giugno - Dicembre 2009. Aut. Tribunale di Tortona N° 2/04 reg. periodici del 22/09/2004. Direttore responsabile: Antonella Mariotti Stampa: Tipografia-litografia Fadia Soc. Coop., via Giacomo Puccini, 3 - Castelnuovo Scrivia (AL)
Un detto latino di cui fare tesoro
Il Mosaiko
Mens Sana in Corpore Sano
Oltre Confine Antonella Mariotti
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gni volta che i ragazzi di Mosaiko inventano, pensano e realizzano un progetto riescono a entrare nel cuore e nella mente dei più grandi con facilità. Tutti i progetti per combattere solitudine e difficoltà che hanno presentato in questi anni sono sempre riusciti a raggiungere il successo, quasi senza sforzo, se non quello dell’impegno che hanno dimostrato sempre. Ora quest’ultimo traguardo è davvero eccezionale, da una piccola realtà come quella di Castelnuovo Scrivia sono andati oltre confine, saranno altri adulti ad apprezzare gli sforzi e la notevole capacità dei nostri ragazzi. E’ una grande soddisfazione per noi, per Mimma Franco, me e tutti gli adulti che in questi anni li hanno accompagnati: chi ha iniziato con noi ha avuto l’enorme piacere di vederli crescere e di vedere quanti si sono uniti a loro. Rimane un cruccio, quello di capire che altri adulti spesso sono rimasti indifferenti; ora con questo nuovo risultato - il riconoscimento in Svizzera, la traduzione del loro progetto in inglese e tedesco - siamo convinti che anche gli adulti più vicini a loro sapranno comprendere e aiutare l’esperienza del Mosaiko, perché le grandi idee hanno bisogno di gambe solide. Complimenti ragazzi!
Lo sport apporta straordinari benefici non solo al corpo, ma anche alla mente di giovani e meno giovani. Per i giovani ha però un’insostituibile valenza formativa. Marta Lamanuzzi
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l primo aspetto su cui soffermarsi è la capacità di vivere in gruppo, di confrontarsi lealmente con gli altri, ottimo antidoto ai naturali istinti egoistici e di prevaricazione cui tende l’indole umana. Fondamentale in tal senso è altresì il rispetto delle regole che caratterizzano le varie discipline sportive. Praticare uno sport è sapersi riconoscere, anche tra chi non si è mai visto, e sapere, anche solo per un momento, di far parte di un “piccolo cosmo” dove si consumano passioni comuni. L’evento sportivo, sia esso un grande successo o una cocente sconfitta, viene vissuto come un pezzo di storia individuale e collettiva, con tutte le emozioni che ne seguono. Per un giovane avere successo nello sport significa porsi degli obiettivi, raggiungerli grazie al suo impegno e alla fiducia in
se stesso. Vivere le gioie e le amarezze della pratica sportiva, significa apprendere, senza accorgersene, i principi più essenziali della civiltà: abituarsi a comprendere che le più difficili imprese si possono compiere quando ci si prepara ad affrontarle con metodo, con tenacia, con pazienza, a capire, allo stesso modo, il prossimo attraverso il confronto, a non sottovalutarsi, a non rinunciare a priori, ma neppure a sottovalutare gli altri e a sopravvalutare se stessi. Ad essere "positivi", insomma e a giudicare l'avversario non dal risultato ottenuto, ma a seconda di "come" abbia vinto o di "come" abbia perduto. Francesco De Sanctis, insigne intellettuale e pioniere dell'educazione fisica nella scuola, in un memorabile discorso pronunciato alla Camera dei Deputati nel 1878, sottolineò che "quando il corpo è sano e forte, nasce nell'uomo non solo il coraggio fisico, che è la cosa più comune, ma ciò che è raro, anche il coraggio morale, e la tempra, segue a pag. 6
Presentato a Padova il nuovo progetto del Mosaiko
Crescere che fatica!
I ragazzi del Mosaiko pagina
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Il potere educativo dello sport
Un tutor - coach molto speciale, un giovane per i giovani...
Cecilia Mariotti e Mimma Franco pagine
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bambini, ogni volta che ne hanno la possibilità, tendono a sfogarsi con il movimento. Portate un bambino in un ampio spazio aperto, per esempio un grande prato, e lui inizierà per istinto a correre. Quella corsa sarà liberatoria, lo farà sentire felice e sarà un ottimo mezzo per scaricare la tensione accumulata, per esempio, a passare le mattinate costretto in una grigia aula scolastica. Un bambino è inesperto, non riesce ancora a capire bene il mondo che lo circonda, ma possiede una curiosità molto viva, determinata a scoprirlo, ma soprattutto ad ESPLORARLO. E con esso se stesso. Noi Ragazzi di Mosaiko crediamo che la risposta a questa esigenza del bambino di sprigionare l’energia, la carica racchiusi nel proprio corpo possa essere una riforma della scuola e del suo calendario. Per questo motivo per gli alunni di età compresa tra gli otto e i dodici anni, oltre alle ore di lezione prettamente segue a pag. 3
di Davide Varni
L’esperienza dei nonni al servizio dei di Elisa Setti giovani
Cristiana Rossi, campionessa mondiale di Karate
Castelnuovo Marziale di Lara Lunaschi e Mimma Franco
Basket Club Castelnuovo Scrivia pagina
Istruire è importante, educare fondamentale di Fabio Colnaghi
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La palestra è vuota, solo pallone e canestro...
A luci spente di Irene Gavio
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Non lasciate soli i ragazzi del Mosaiko di Edoardo Cozzolino
2 I ragazzi del Mosaiko
un curriculum
L’esperienza dei nonni al servizio dei giovani di Elisa Setti
di tutto rispetto… Davide Varni
L’
attività del Mosaiko Kids è una realtà unica e preziosa nel sottostimato mondo delle politiche giovanili, così sterile di iniziative di rilievo. Non avremmo mai pensavo che i nostri incarichi si sarebbero potuti spingere verso lidi lontani e ambiziosi come invece è avvenuto. Cinque anni fa – sembra ieri! - è iniziato il nostro appassionante viaggio tra quei problemi che affliggono molti nostri coetanei e che i più, per quieto vivere o rassegnazione, preferiscono ignorare. Il 18 ottobre 2004 abbiamo presentato il nostro progetto dal titolo “Alcool e canne. Aggrediamo il problema con la sua aggressività. Nella tana del lupo”, al congresso medico - scientifico (di carattere internazionale) organizzato dalla Federserd nel Palazzo dei congressi di Firenze. Un primo timido approccio con queste tematiche, ma, -chi l’avrebbe mai detto? - ci siamo aggiudicati il primo posto. Incoraggiati dall’insperato successo non potevamo fermarci e il 27 ottobre 2007 abbiamo conquistato la vetta anche al congresso Nazionale Federserd tenutosi a Sorrento con il progetto: “Un silenzio pericoloso“. Terza tappa e per la terza volta primi il 26 settembre 2008 al congresso nazionale Federserd di Roma con “Genitori in pillole? Non può funzionare...Per educare i figli occorre essere diventati adulti. Oggi non è facile.” I risultati parlano chiaro: l’impegno disinteressato e la fantasia, messi a servizio di una nobile causa, non possono che produrre frutti meravigliosi, anche partendo da una piccola realtà di provincia come Castelnuovo Scrivia. E’ bene sottolineare che l’ultimo dei 3 progetti è risultato il migliore in assoluto dopo una dura selezione preventiva. Oltre ad essere nominato vincitore, da questo momento abbiamo potuto gestire uno spazio giovani in tutti i congressi. Il 5 novembre 2009 abbiamo partecipato ad un Congresso Nazionale Federserd a Padova, col progetto: “Crescere che fatica! Il potere educativo dello sport. The Truck Project, tutor, sport e nonni: giovani a scuola di saggezza.” Indovinate con quali risultati? Non solo siamo arrivati primi, ma siamo anche stati invitati nella Svizzera Tedesca, a BASILEA, per illustrare le nostre esperienze. Si tratta di un prestigioso congresso organizzato dal “Scientific council of SSAM (Swiss Society of Addiction Medicine)”. Premiando anche gli sforzi per presentare il materiale in inglese e tedesco, i medici svizzeri ci hanno inoltre hanno fatto sapere (scrivendo in italiano) di essere molto interessati ai nostri progetti e alle nostre idee. Oramai abbiamo un curriculum di tutto rispetto, che ci permetterà ulteriori (floridi!) sviluppi nel 2010. Unica nota dolente, tra le nostre squisite vittorie, è l’assoluta mancanza di sponsor che credano in quello che facciamo e diffondiamo. Abbiamo da tempo superato la fase in cui bisogna dimostrare il proprio impegno – i nostri risultati parlano per noi – ma nonostante il sudore versato, in nome della società e del suo miglioramento, nessuno si è fatto avanti…
Crescere insieme per un mondo migliore Dall’alto in basso: Elisa Setti, Paolo Cazzini, Lara Lunaschi, Francesco Valle, Davide Varni, Irene Gavio, Marta Lamanuzzi.
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ono sempre stata abituata a pensare che le prime esperienze siano le più critiche, le più difficoltose da affrontare e potrei citare innumerevoli esempi anche molto banali: il primo giorno di scuola o le prime difficoltà con cui la vita ci mette alla prova. Ma la mia prima esperienza tra i ragazzi del Mosaiko Kids può essere definita tutt’altro che negativa. “Crescere insieme per un mondo migliore!” Forse sono proprio queste le parole che possono aiutarmi a raccontare anche a voi tutti l’esperienza vissuta a Padova con queste splendide persone.
Lara Lunaschi
segue a pag. 7
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i parla spesso, nell’ambito della società odierna, del fenomeno demografico denominato “invecchiamento della popolazione” e che, secondo le statistiche, farà sì che nel 2050 sarà presente 1 anziano ogni 3 persone e l’8% della popolazione avrà più di 85 anni. Ci troviamo dunque di fronte ad una realtà in cui uomini e donne vivono sempre più a lungo e che, nonostante l’avanzare del tempo, nascondono ancora un enorme potenziale. Le istituzioni non sono tuttora riuscite a considerare l’ipotesi di un impiego attivo dei “nonni” in strutture che forniscano servizi utili alla comunità e che prestino la loro azione in maniera gratuita, così da non gravare ulteriormente sui già provati bilanci familiari. Se teniamo conto del fatto che la maggior parte dei genitori affida i figli ai nonni, non è difficile concepire l’idea di una struttura statale, che preferibilmente collabori con la scuola,
gestita da un’associazione di anziani attivi e preparati che si facciano carico dell’assistenza ai bambini. I membri del gruppo di “nonni” dovranno essere selezionati a seguito di un colloquio con uno psicologo e possibilmente dopo un corso di formazione gestito dalle scuole e dai Comuni, affinché possano comprendere a fondo le problematiche dei bambini di oggi e possano guidarli al meglio nel loro processo di crescita. All’interno delle strutture predisposte, gli anziani saranno affiancati da un “tutor”, ossia una figura professionale che si occupi in maniera continua dei bambini e che fornisca loro anche un’adeguata cultura sportiva, indispensabile per una crescita sana, ma anche la necessità del rispetto delle regole, dell’altruismo e dello spirito di sacrificio, valori che stanno alla base di ciascuno sport di squadra. Un’attività fisica continua è essenziale per la formazione del bambino, soprattutto per quelle età che possiamo definire “a rischio”, ossia l’arco di tempo che coincide con il quinquennio delle scuole elementari e il triennio delle medie: è auspicabile una riforma del calendario scolastico, che consenta ai giovani di svolgere attività sportive o ludiche in strutture specializzate, preferibilmente collegate all’ambiente scolastico. In molti casi, infatti, i ragazzi non hanno la possibilità di praticare sport, per l’impossibilità di raggiungere i luoghi predisposti o per mancanza di tempo, e una norma che preveda la creazione di spazi appositi dedicati alle più disparate attività sportive e la possibilità di praticare sport in modo continuo anche durante l’estate, consentirebbe ai giovani di relazionarsi con gli altri, di divertirsi e di crescere. In questo campo i nonni svolgono un ruolo fondamentale: le loro esperienze di vita costituiscono, infatti, una garanzia della loro capacità di trasmettere ai giovani qualità che sembrano essersi perse nel tempo. I nonni, inoltre, sono molto spesso abilissimi in innumerevoli attività manuali oggi svolte interamente dalle industrie: un esempio esplicativo è quello del cucito o del ricamo, attività che stanno svanendo col passare del tempo. Si potrebbero organizzare laboratori, anche durante l’estate, che coinvolgano i bambini nelle attività che più li interessano e scongiurare così quella solitudine e mancanza di interessi che colpisce molti giovani e che sta poi alla base di problematiche più o meno gravi. Gli anziani di oggi hanno poi vissuto in prima persona eventi storici importanti come le Grandi Guerre mondiali e questo può essere considerato come un enorme potenziale, in quanto potrebbe risultare più interessante per il bambino apprendere nozioni storiche dalla viva voce di chi le ha vissute piuttosto che dalle pagine di un libro. Potrebbe dunque trattarsi di una sorta di “nonno-Cicerone”, che intrattiene i bambini con i racconti delle sue esperienze.
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dalla prima
il tutor coach
teoriche, che rappresentano un assaggio della responsabilità che servirà crescendo e della necessità di sapersi controllare, un bambino avrebbe bisogno degli spazi per esplorare, cioè per SPERIMENTARE. I gesti sono forse il modo migliore di esprimersi per i bambini. In effetti fin da neonati iniziano a scoprirsi osservando i propri pugnetti stretti, muovendo gambe e braccia ed è proprio attraverso questi innati movimenti che iniziano a raccontarsi e ad entrare in vivo contatto con la realtà e con i genitori. Lo sport aiuta a comunicare con il proprio corpo e ad ascoltarlo. Il corpo può trasmettere molti insegnamenti pratici e intuitivi (pensiamo ai riflessi involontari, allo stimolo della fame, del sonno…). Lo sport dovrebbe essere vissuto come una forma di aggregazione con le regole di convivenza indispensabili per vivere in un gruppo e che, una volta apprese, si riveleranno utili anche nella vita quotidiana, come stimolo a quel sano agonismo che fa amare il proprio corpo, ma soprattutto che insegna a rispettarlo, che permette di conoscere i campanelli dall’allarme da esso lanciati, ma troppo spesso ignorati o incompresi. Lo sport allora si rivela davvero una grande opportunità per provare a scoprirsi oltre che una forma di divertimento spontanea e ricercata, ma non sempre soddisfatta, dai bambini. Bisogna pensare quindi a una riforma dello sport perché ad esso venga attribuito lo stesso valore educativo che si è soliti associare soltanto alle lezioni teoriche. E quale luogo se non la scuola può lanciare al meglio questo messaggio? I genitori vedono nella scuola un luogo in cui i loro figli sono protetti; i figli la vedono troppo spesso come una prigione e non possono sopportare di trascorrervi cinque ore ogni mattina praticamente seduti e controllati. La scuola sarebbe molto più stimolante se i bambini potessero associarla anche al divertimento che di solito ricercano fuori dalle sue aule. Allora perché non portare il vero sport all’interno della struttura scolastica? Innanzitutto bisognerebbe suddividere gli alunni in diversi gruppi così da creare in loro uno spirito di condivisione:il GRUPPO è un insieme di individui che imparano l’uno dall’altro a vivere insieme nel rispetto reciproco, aiutandosi e sostenendosi a vicenda. È più facile apprendere in compagnia; il gruppo permette di sentirsi protetti esaltando le caratteristiche del singolo e a sentirsi importanti all’interno della propria comunità. Questo gruppo sportivo, ovvero la SQUADRA, spinge chi ne fa parte ad impegnarsi affinchè essa abbia successo e rappresenta per questo un grande elemento di coinvolgimento per i bambini. Le squadre dovrebbero essere create a partire dagli interessi comuni (basket, pallavolo, calcio…) e le loro attività potrebbero svolgersi all’interno dell’orario scolastico durante l’inverno e nei pomeriggi quasi sempre vuoti e improduttivi dell’estate. A capo della squadra un COACH molto speciale: un giovane per i giovani. I bambini si sentono meno imbarazzati a contatto con un ragazzo/a più vicino a loro dal punto di vista dell’età. Questa figura non sarà soltanto un allenatore, ma un vero e proprio maestro di vita. I bambini, si sa, spesso possono avere difficoltà a rapportarsi con gli adulti in considerazione della grande differenza di età che li divide. I bambini vivono in un loro mondo, impenetrabile per gli adulti troppo legati a vincoli quali la logica, le aspirazioni, il lavoro, l’ottenere un posto nella società. Per i bimbi tutto ciò è incomprensibile: il mondo è una grande giostra dalla quale loro non vogliono scendere perchè è il loro gioco preferito. Essi hanno bisogno di qualcuno più vicino a loro, che possa capirli con più facilità e aiutarli a risolvere le prime grandi difficoltà, banali per un adulto, ma enormemente problematiche per i più piccoli. In sostanza necessitano di un giovane per i giovani. Questa figura dovrebbe accompagnare i bambini dagli 8 ai 12 anni in modo discreto e costante, offrendosi volontario per trasmettere messaggi importanti per la vita e per una buona crescita. I ragazzi interessati ad adempire a questo compito sociale dovrebbero frequentare dei corsi organizzati dai medici del SERT per imparare a lavorare con i bambini e per acquisire nozioni base utili per metterli in guardia di fronte ai veri rischi della vita. La prevenzione è la base per una società più sana e consapevole, e senza prima conoscere non si può trovarsi preparati ad affrontare la vita vera che ti aspetta fuori dalle quattro pareti dell’aula scolastica. Durante l’anno quello dei coach potrebbe essere un ruolo di riferimento per il gruppo di bambini con i quali devono lavorare, un semplice aiuto magari per fare i compiti, un “fratello maggiore” con il quale
confidarsi, il collante dell’entità gruppo. Durante la stagione estiva, invece, potrebbero affiancare gli allenatori, per supportare il messaggio già di per sé educativo lanciato dallo sport. Potrebbero porsi come garanti della qualità dello sport a misura di bambino, arbitrando per esempio le partite e animando lo spirito di squadra. Ancora una volta lo sport è la linea guida per la nuova scuola e ne rappresenta l’aspetto più ludico ma allo stesso tempo quello più altamente educativo. Per stimolare un maggior numero di giovani a dedicarsi a questa attività di volontariato si potrebbero creare dei corsi per diventare arbitri professionisti: veri arbitri che conoscono le regole e ne riconoscono non solo il valore tecnico ma anche formativo. A ciò si potrebbe aggiungere la possibilità per gli studenti di ottenere crediti in vista dell’esame di maturità. Insomma una nuova figura, complessa e caratterizzata da molteplici sfaccettature che la rendono giocosa, simpatica, ma allo stesso tempo responsabile ed educativa: un insegnante che conserva la capacità di osservare il mondo dal punto di vista di un bambino che ha tanta voglia di trascorrere il tempo con gli amici praticando il proprio sport preferito e perché no impegnandosi a fondo anche nei doveri scolastici. Attraverso le attività sportive da lui organizzate i bambini dovranno poter conoscere le tentazioni che dovranno fronteggiare come dipendenze da alcool o droghe, il doping e apprenderne i rischi, magari attraverso semplici lezioni di anatomia supportate da video che mostrino i drammatici effetti di queste sostanze sul corpo. I medici della FEDERSERD potrebbero occuparsi della formazione di questi coach, selezionandoli in base alla loro idoneità e creando un corso che li prepari ad affrontare al meglio questo incarico tanto importante quanto oneroso perché di grande responsabilità. Durante la stagione invernale i coach potrebbero essere impiegati per aiutare i bambini a fare i compiti nel primo pomeriggio in caso se ne presentasse la necessità. E saranno proprio i suoi amici, i bambini, a valutarlo. A loro spetta l’importante compito di giudicare se il coach è adatto oppure no a far loro da guida. Per questo dovranno periodicamente compilare un pagellino diviso in varie parti indicanti i vari aspetti del lavoro del coach (simpatia, disponibilità, capacità comunicative, correttezza….) attribuendo a ciascuna un voto e solo i coach che avranno ottenuti i voti più alti potranno essere riconfermati nel loro ruolo perché scelti espressamente dai bambini. Una scuola in cui i bambini sono i veri protagonisti: in fondo sono loro a frequentarla e perciò deve essere un luogo da loro amato e da loro rinnovato. Lo sport è sicuramente un grande aiuto per la formazione dei bambini, ma la loro educazione in questa fase ha bisogno di essere supportata anche da altre figure, per esempio i nonni. Da recenti stime risulta che nel 2050 ci sarà un anziano ogni tre persone: è giunto il momento di dare un ruolo formativo a loro che sono una grande risorsa. Si potrebbe creare uno spazio “NONNO ASCOLTAMI”/”NONNO PRENDIMI PER MANO” nel quale l’esperienza dei nonni venga messa a disposizione dei bambini perché essi non dimentichino le tradizioni al giorno d’oggi praticamente sconosciute dai più giovani. Ci sono davvero tantissime tradizioni, conoscenze, antichi mestieri, leggende che hanno costruito la società in cui viviamo, ma che non abbiamo il tempo di rispolverare, che ignoriamo e che purtroppo sprofondano nel dimenticatoio. Compito di questi nonni, anch’essi selezionati e adeguatamente preparati, creare un’associazione di anziani volontari determinati a trasmettere le loro conoscenze in laboratori dalle diverse attività: per esempio, la storia raccontata dalla viva voce di chi l’ha vissuta sulla propria pelle, il ricamo, le feste e le tradizioni popolari, i vecchi strumenti per il lavoro dei campi, oggi forse superati ma che hanno in ogni caso rappresentato un anello nella catena del progresso. Insomma la nuova ricetta per far crescere adulti di domani consapevoli e responsabili richiama l’attenzione sul valore dello sport e dello stare insieme, una meta interiore e comunitaria da raggiungere, il propellente di idealità per viverlo, e sul valore della tradizione, che accresce l’identità culturale e stimola l’idea di appartenenza ad una comunità più ampia impegnata a salvaguardare ciò che l’ha costruita.
Castelnuovo Scrivia, Estate Ragazzi 2009
foto Adelina Cacciola
Cecilia Mariotti e Mimma Franco
4 Intervista a Sergio Zambarbieri,
A scuola
il Maestro
d’Oriente di Lara Lunaschi
Cristiana Rossi,
Casteln
Prima di gettarci nella conoscenza del Karate, partiamo dal principio, innanzitutto lei chi è? Sono Sergio Zambarbieri, istruttore di Karate nella Palestra Dojo Kaisho, in cui “Dojo” prende il significato di “scuola” e “Kaisho” è una tecnica praticata all’interno delle arti marziali. La scuola nacque 12 anni fa e continua a riscuotere consensi e apprezzamenti tra bambini, ragazzi ed adulti. Il Karate è una delle discipline più antiche delle Arti Marziali d’origine giapponese. Nella nostra palestra sono presenti un buon numero di atleti che si impegnano nel settore agonistico del Karate. Sono giovani e adulti già inseriti nella nazionale italiana o che in ogni modo partecipano alle Gare organizzate sia a livello regionale e nazionale, che europeo e mondiale. Possiamo quindi vantare atleti che si sono meritati titoli a livello mondiale e, addirittura, bambini che hanno già conquistato medaglie europee. Ha parlato di bambini, lei considera il Karate uno sport adatto anche ai più piccoli? Certo, se nel passato non era così, oggi i bambini sono parte integrante di questa disciplina: il Karate si propone come un gioco educativo, quindi ideale dal punto di vista psicomotorio, poiché unisce una parte ludica all’insegnamento delle regole. Trattandosi di una “scuola di karate” i ragazzi devono imparare a rispettarne le norme, proprio come avviene negli istituti scolastici. Tengo a precisare che la violenza è totalmente assente all’interno di questa disciplina, nonostante sia un luogo comune credere che si tratti di uno sport rude. A che età considera sia giusto iniziare un bambino al Karate? L’età minima solitamente parte dai 6 anni, ma si tratta comunque di dati indicativi dipendenti da una scelta personale, che può quindi variare da individuo ad individuo. In alcuni casi l’età può scendere a 4 – 5 anni. È importante ricordare che in ogni caso in queste fasce d’età è presente in modo prevalente solo un’iniziazione al Karate, quindi solo una conoscenza di base e non tecnica. Ovviamente è compito dell’insegnante imparare a conoscere il bambino e comprendere come aiutarlo a crescere, in particolare dal punto di vista psicologico in un’età importantissima per la formazione del carattere. Si tratta quindi di uno sport, o meglio di una disciplina, che fornisce un aiuto per quanto riguarda la formazione del carattere dell’individuo. Può fornirci degli esempi pratici? Certo. Abbiamo notato che molti ragazzi con caratteri apparentemente indomabili hanno subito un soddisfacente mutamento, diventando molto più calmi e rilassati, grazie alla valvola di sfogo che il Karate fornisce. Allo stesso modo ragazzi timidi e molto riservati hanno imparato ad acquisire più forza e ad essere più espansivi, per merito dell’ambiente sereno e educativo della palestra. Quali sono i caratteri fondamentali di questa disciplina? Alla base degli insegnamenti oltre al rispetto, che abbiamo già citato e deve essere presente sia nel rapporto insegnante-allievo che in quello tra gli allievi stessi, è messa l’autostima; punto fondamentale per una buona convivenza all’interno del gruppo, in cui ogni individuo è importante. Altro carattere che si vuole trasmettere è l’altruismo, ogni allievo deve saper aiutare un compagno. Se ci fosse un’ipotetica riforma del calendario scolastico, con le discipline sportive ad occupare un ruolo di maggiore rilievo all’interno dell’orario delle lezioni o nel calendario estivo, come vedrebbe inserito il Karate? Molto ben collocato, perché comunque fornisce una base per qualunque attività sportiva e ha grande valenza educativa per la vita dei ragazzi. Credo che non ci sia nulla di più bello dell’imparare giocando! Per concludere e riassumere, ci dica tre motivi per cui i giovani dovrebbero avvicinarsi al Karate. Innanzitutto perché si tratta di una disciplina, e tramite esso oltre alle capacità motorie si acquisisce molta autostima e si rafforza il carattere. Per secondo punto citerei la socializzazione che uno sport come questo può dare, in particolare grazie al fatto che è basato su di un rispetto reciproco. E terzo punto, ma non meno importante, è l’autodifesa. Mai come al giorno d’oggi i ragazzi devono sapere che il ricorso alla violenza è solo l’ultima delle risorse da mettere in gioco per fermare un’aggressione. Ma occorre sapersi muovere con sicurezza e nel modo giusto. Nonostante si speri sempre di non essere aggrediti, sapersi difendere è un passo avanti per ragionare in modo più sano e pulito.
L’orgoglio dei Castelnovesi
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urante il week end del 22/11 si sono svolte in Messico le fasi finali del campionato del mondo di karate. Motivo di enorme orgoglio di tutti i castelnovesi è stata la vittoria di CRISTIANA ROSSI, che ha conseguito il titolo mondiale nella sezione “kata” SENIOR. Si è svolta, nella cornice delle splendide sale del castello podestarile in piazza V. Emanuele II a Castelnuovo Scrivia, al termine della seduta del Consiglio Comunale, una singolare premiazione. Alla presenza del Sindaco Tagliani e dell’Assessore Provinciale allo Sport Breglia, il Prefetto ed il Questore di Alessandria hanno elogiato la diciannovenne per aver onorato la provincia con l’ennesima eccellenza, in questo caso nello sport, portando così ulteriore lustro al territorio. Beppe Sacco
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campionessa mondiale di karate
uovo Marziale Come sei arrivata al titolo mondiale di karate nella sezione kata senior? Raccontaci in breve il tuo percorso sportivo di Mimma Franco
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unque, ho cominciato all’età di nove anni, è stato mio padre a propormelo, tra l’altro conoscevo dei miei amici che frequentavano già da tempo la palestra di Sergio Zambarbieri. Quindi è stato uno stimolo in più... Ho cominciato per gioco, poi col passare del tempo ho scoperto che questo sarebbe stato l’unico sport della mia vita. Ho iniziato ad allenarmi in palestra prima nell’orario dei bambini poi, presa dalla curiosità di imparare e migliorare, mi fermavo anche nella lezione dei più grandi. Quando sono diventata cintura gialla, ho cominciato a fare delle gare; nella prima mi sono classificata quarta... ma non mi sono disperata e non mi sono fermata, ho continuato a fare gare su gare, allenamenti su allenamenti. Non mi sono limitata a frequentare solo la mia palestra, ma ho partecipato anche a stage organizzati dalla Federazione o da maestri di alto livello. Così il mio bagaglio tecnico è migliorato sempre di più fino a permettermi di arrivare in nazionale. Credo che questo sia stato il momento più bello in assoluto, non solo per il fatto di aver vinto ma perché ho trovato amici fantastici e perché mi sono resa conto che tutti questi anni di sacrifici, di discussioni con le amiche per i tanti no, di litigate con i genitori e anche con il maestro, di lacrime, di paura di non farcela, hanno infine prodotto questo risultato straordinario... Devi a qualcuno in particolare questa tua passione per lo sport? Devo ringraziare i miei genitori a cui voglio un mondo di bene anche se non glielo dimostro sempre. Purtroppo il karate non è uno sport ricco (nel senso materiale), siamo noi atleti a renderlo ricco perché ci mettiamo cuore e anima anche se riceviamo in cambio solo coppe e medaglie. La presenza dei genitori, quindi, è fondamentale in tutti i sensi! Il progetto di Mosaiko Kids prevede l’inserimento dello sport come materia di studio nelle scuole, valorizzandone fortemente la valenza formativa e le potenzialità quasi “terapeutiche” nei confronti di varie forme di disagio giovanile. Sei d’accordo? Io sono super favorevole all’idea di dare maggior spazio allo sport nelle scuole!!! Bisognerebbe fare semplici paragoni con le scuole all’estero, tutta un’altra realtà... Oggi ci troviamo di fronte a bambini pigri che vogliono solo stare davanti al computer. Quanto è stato importante lo sport per la tua crescita? Il karate per me è stato ed è ancora uno sport educativo al cento per cento, ha rafforzato il mio carattere aiutandomi a sconfiggere le mie paure, le insicurezze, mi ha insegnato a dire sempre ciò che penso e a cercare di raggiungere gli obbiettivi che ritengo importanti senza farmi condizionare dagli altri. Certo, però, ci vuole tanta tanta pazienza e forza di volontà.... E passione!
Foto Controluce
6 Basket Club Castelnuovo Scrivia: l'esperienza, la tenacia, gli errori, l'autocritica e il confronto con gli altri
Istruire è importante, educare è fondamentale…
Mens sana in corpore sano Marta Lamanuzzi segue dalla prima
Fabio Colnaghi
Il punto di vista
Sport è vita
Foto Manuela Gandolfi
L'
Associazione Sportiva Dilettantistica Basket Club Castelnuovo Scrivia è affiliata alla Federazione Italiana Pallacanestro (Federazione facente parte del Coni) dal 1985 ed attualmente è presieduta dalla signora Daniel Donatella. Facciamo nostra l’affermazione secondo la quale “istruire sia molto importante, educare è fondamentale, istruire educando, richiede una maturità tale che non si può acquisire in breve tempo, né sui libri ne con la semplice partecipazione ad un corso di formazione e neppure assistendo a lezioni svolte da altri Istruttori”. Questa maturità si raggiunge attraverso l'esperienza, la tenacia, gli errori, l'autocritica e il confronto con gli altri. Per far questo siamo convinti che sia indispensabile il coinvolgimento responsabile di tutte le componenti della società, dai dirigenti agli istruttori, ai genitori e gli atleti. Da sempre gli obiettivi e le finalità del BCC sono quelli di dare uno spazio ai ragazzi di Castelnuovo e dei paesi vicini dove poter svolgere un’attività sportiva per farli crescere in un ambiente sano,sereno e amico. Per questo il Basket Club Castelnuovo si è occupato di promuovere lo sport della pallacanestro sia a livello giovanile, organizzando corsi di minibasket e basket e partecipando ai relativi campionati, sia a livello senior. Il settore giovanile è motivo di orgoglio per noi non tanto per i risultati sportivi, che pure non sono mancati (ad esempio siamo stati campioni regionali under 13 femminile), quanto per il numero sempre crescente di giovani che siamo riusciti ad avvicinare a questo, per noi splendido, sport. Comunque, tanto per fare alcuni esempi, abbiamo due nostre tesserate (in prestito in questa stagione presso altre società, Alessandra Tava e Giulia Leva, nate nel 1991 ) che nonostante la loro ancora giovane età fanno parte stabilmente della rosa della nazionale italiana di categoria e partecipano, con le loro squadre di club, a campionati nazionali di serie A2 (rispettivamente a Viterbo e Bologna). Abbiamo circa 80 atleti tesserati per il basket e 50 per quanto riguarda il minibasket. Partecipiamo inoltre al campionato regionale di serie D maschile e di serie B femminile, mentre a livello giovanile, prendiamo parte ai campionati under 14 e under 13 maschile e under 15 femminile; disputiamo, inoltre, il campionato 3 contro 3 maschile ed i vari tornei minibasket organizzati dal comitato provinciale. Abbiamo operato anche nelle scuole primarie offrendo, grazie alla preziosa opera di una nostra istruttrice (Cermelli Desi) ed in collaborazione con le istituzioni scolastiche competenti per territorio, corsi di avvicinamento a basket e minibasket e da quest’anno abbiamo esteso questa attività (grazie all’aiuto di Michele Meardi) anche nella scuola di un comune vicino, Molino dei Torti. In questi anni abbiamo sempre cercato di ampliare il nostro bacino di utenza, sia facendo attività di propaganda nei comuni limitrofi sia operando direttamente in alcune di queste realtà; abbiamo allacciato contatti con le amministrazioni di Tortona, Sale e Casei Gerola, tanto per citare alcuni esempi, ed in alcuni di questi casi, come a Sale, abbiamo svolto in loco corsi di basket e ginnastica. Da quest’anno, invece, promuoviamo corsi di basket e minibasket femminile nella città di Tortona. Ci occupiamo, inoltre, anche dell'organizzazione di corsi di ginnastica per adulti sia mattutini che serali.
e il carattere, e la sincerità nella condotta, e l'abborrimento delle vie oblique (…) Noi non diamo ancora troppa importanza a questa ginnastica educativa, la quale ai giovani dà forza, grazie e sveltezza al movimento del corpo". Stupefacente è l’attualità di queste parole: non si dà forse ancora oggi poco spazio allo sport? Stato e scuola fanno abbastanza leva su di esso come strumento educativo, preventivo e correttivo dei giovani? È importante infine mettere in luce che l’attività sportiva rappresenta un formidabile strumento di lotta contro il razzismo e contro qualsiasi forma di discriminazione, come quella delle persone portatrici di handicap.
Parla Alessandra Tava, 3 volte campionessa italiana di Basket
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i chiamo Alessandra Tava, sono nata a Voghera 18 anni fa e la mia famiglia è sempre stata accomunata dalla passione per lo sport e per uno stile di vita sano. Pratico attività sportiva sin da piccola: a 4 anni ho iniziato a giocare a basket e a tennis poi, all'età di 10 anni, ho scelto di dedicarmi esclusivamente alla pallacanestro. A 11 anni sono entrata a far parte della selezione regionale piemontese e a 14 anni è arrivata la prima convocazione dalla nazionale. Ad oggi, ho disputato quattro campionati europei e ricevuto grandissime soddisfazioni. Attualmente vivo a Roma, dove mi sono trasferita tre anni fa per seguire il mio sogno, incurante dei rischi e delle perplessità degli altri. Nonostante le difficoltà iniziali, ora sono una ragazza serena e, nel corso di questi anni trascorsi nella capitale, sono cresciuta a livello personale e diventata tre volte campionessa d'Italia insieme con la mia squadra. La mia carriera sportiva è soltanto all'inizio, ma spero che possa riservarmi grandi successi e soddisfazioni anche in futuro: se il mio sogno non dovesse realizzarsi, però, non mi pentirei delle scelte fatte finora, poiché ho tratto grandi insegnamenti dal basket e non avrei potuto acquisire altrove un così grande bagaglio di esperienza.
Alessandra Tava, foto Associazione Nazionale Basket
Lo sport regala principi di vita sempre validi, non solo in campo: l'appartenenza ad una squadra, la necessità di relazionarsi con gli altri, l'umiltà, la volontà di superare i propri limiti, il sacrificio in nome di ciò in cui si crede. Questi valori sono fondamentali per vivere e diventare un vero uomo o una vera donna, indipendentemente dalla disciplina che si pratica, sia questa basket, calcio o atletica. Non è necessario cimentarsi nello sport a livello agonistico per capire quanto possa essere utile nella quotidianità. La passione sportiva è unica, sia a livello agonistico che amatoriale, e le emozioni che si provano in entrambi i casi sono identiche. Lo sport è uno stile di vita. La vita e lo sport corrono parallelamente e fare sport ti educa a vivere. Si potrebbero riempire pagine e pagine descrivendo le sensazioni provate sul campo, l'importanza di una sconfitta al posto di una vittoria, il benessere che senti quando, dopo una partita faticosa, puoi concederti un sorso d'acqua, la soddisfazione che deriva dalla consapevolezza di migliorare giorno per giorno. Ma non solo: le nuove amicizie, i legami profondi che rimarrano nel tempo dopo aver condiviso tante emozioni... Il messaggio che voglio lanciare è: vita=sport, sport=salute, salute=felicità, felicità=vita, e, aggiungerei, VITA SERENA.
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A luci spente... Irene Gavio
I ragazzi del Mosaiko
a Padova da pag. 5
“La palestra è vuota, solo pallone e canestro,
tiro per misurare la mia altezza, ma la palla colpisce il ferro. Sconforto e delusione, la mia statura non arriva al cielo”
L’inquietudine e la paura verso ciò che non conoscevo si sono immediatamente dissolte nel momento in cui mi sono ritrovata all’interno di questa “grande famiglia”. Una famiglia che davvero cresce insieme a te e che ti offre la possibilità di provare emozioni e situazioni, che senza il loro aiuto non avrei mai vissuto, come la partecipazione al Congresso FederSerd tenutosi a Padova, al cui interno abbiamo avuto la possibilità di relazionare e mostrare il progetto da noi elaborato e dal titolo: “Crescere che fatica! Il potere educativo dello sport: the truck project” È stato bellissimo ed estremamente costruttivo, un’esperienza che spero di poter rivivere con ulteriore entusiasmo.
Un lodevole contributo
Emozionante vedere scorrere le diapositive
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CRESCERE CHE FATICA! Il potere educativo dello sport...
I perché del nostro progetto
L'
idea da cui nasce il progetto è in sé semplicissima: ci è parso utile e interessante fotografare le mappe dei sogni di chi sarà chiamato a costruire il futuro. Ne sono scaturite immagini diverse, apparentemente senza alcun collegamento, in realtà tante tessere del mosaico della vita dei ragazzi e degli adulti, della nostra vita. Ci è sembrato doppiamente utile farlo proprio in questo momento storico in cui le speranze nate all'inizio del nuovo millennio sono drammaticamente offuscate dal continuo ricorso alla violenza come unico strumento di risoluzione delle contraddizioni e delle tensioni tremende da cui è lacerato il pianeta. C'è da chiedersi se non sarebbe il caso di consegnare il pianeta ai bambini, CHIAVI IN MANO... ma la violenza non è l'unico incubo delle nuove generazioni. Su tutti i bambini aleggia l'ombra di un unico nemico che nessuna ricchezza riesce a sconfiggere: LA SOLITUDINE. In queste pagine abbiamo presentato un estratto del nostro progetto quale stimolante lettura per un approfondimento di temi e sentimenti su cui il ritmo vorticoso della nostra esistenza spesso non ci consente di indugiare. Mimma Franco
P
ersonalmente ho trovato l’esperienza a Padova positiva. Credo fermamente in questo progetto e ringrazio molto i miei compagni di viaggio. Nonostante il mio contributo nel corso della conferenza sia stato solo di natura tecnica, sono molto interessato all’argomento trattato perché mi riguarda in prima persona come adolescente esposto al rischio di cedere a facili e pericolose tentazioni.
Francesco Valle
ra il vociferare della panchina e del pubblico sugli spalti, sento una mano sulla mia spalla e una voce che dice: “Irene, tocca a te!”. In quell’istante tutto si ferma, una stretta allo stomaco e… un fischio: “Cambio”. Quell’attimo infinito, quello vale tutta la partita; mentre mi alzo e il mio piede supera la linea del campo tra me e me penso: “Sono dentro, devo dare il meglio, per me e per la squadra!!”. Per un istante la paura mi attanaglia e fa da padrona… poi sento le voci delle mie compagne che mi incitano. Comincio a GIOCARE. Questo secondo me è il momento più bello di una partita di basket… Un momento prima paura di sbagliare e incertezza, un momento dopo sei già sotto canestro e non ti rendi neanche conto di quello che hai fatto... Se vuoi tornare indietro ormai è tardi, puoi solo guardare avanti… Intanto passa il tempo e, in men che non si dica, la partita è già finita. Che si vinca o si perda,in conclusione, ogni ragazza esce dallo spogliatoio con un sorriso semplicemente perché siamo riuscite a divertirci giocando insieme. “…Ciao a tutte… ci vediamo martedì ad allenamento!!!!…”.
P
er la prima volta ho avuto l'occasione di relazionare ad un congresso in merito ad un argomento di estrema importanza e attualità, alla presenza di un uditorio composto esclusivamente da professionisti del settore. Non solo, ho anche avuto modo di conoscere diverse persone con le quali ho trascorso momenti piacevoli e scambiato opinioni su diversi argomenti. Pertanto sono molto grato a Mimma Franco e a quanti mi hanno reso partecipe di questa esperienza. Spero vivamente di poter prender parte ad altre iniziative simili di cui considero lodevole il contributo alla diffusione e allo sviluppo della cultura.
Paolo Cazzini
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Progetto grafico e impaginazione: Associazione Il Mosaiko Kids Fotografie: Claudio Bertoletti, Beppe Sacco, Studio Controluce, Manuela Gandolfi.
Redazione Direttore Resp.: Antonella Mariotti. Presidente: Mimma Franco. Marta Lamanuzzi - Davide Varni - Claudio Bertoletti Manuela Gandolfi - Riccardo Torti - Elisa Setti - Valeria Milanese - Adelina Cacciola Katia Ferrari - Emanuela Barbieri - Paola Olivieri Cecilia Mariotti - Laura Mandirola - Marco Mandirola Irene Gavio - Chiara Ghibaudi - Beatrice Bianchi - Andrea Tava- Lara Lunaschi Francesco Valle - Paolo Cazzini - Chiara Curone. Segreteria Mimma Franco, Elisa Setti.
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Auguri!
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Grazie a tutte le persone che permettono a Mosaiko di esistere...
l messaggio della redazione di Mosaiko Kids è quello che sta scritto nel nostro logo: “Un ragazzo che scrive è un ragazzo che pensa”. Il messaggio della redazione di Mosaiko Kids agli adulti è: per educare i figli occorre essere diventati adulti. Oggi non è facile.
Il 30 novembre 2009 è nato Filippo, figlio di Paolo Morgavi e Silvia Sacco, Vicesindaco del comune di Castelnuovo Scrivia. Caro Filippo, ti aspettiamo in redazione!
I ragazzi del Mosaiko non devono essere lasciati soli
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ra il 26 giugno del 2004 quando, invitato come rappresentante di FeDerSerD, ho partecipato alla serata indetta a Castelnuovo Scrivia per la presentazione del mensile Mosaiko Kids. In quella circostanza ho incontrato il Dr Giansisto Garavelli, ho conosciuto il Dr Girardengo e ho avuto il piacere di incontrare per la prima volta i ragazzi della redazione e Mimma Franco (vera anima propulsiva dell’iniziativa e di tutte quelle successive). La serata - era presente il Sindaco di Castelnuovo, il Prefetto e altre autorità locali - è stata molto partecipata e ho apprezzato, da subito, l’evidente attenzione della popolazione partecipante, e l’impegno dei ragazzi. Ho ricevuto, da allora, tutti i numeri di MosaikoKids e posso dire che ho notato una costante crescita delle competenze della redazione all’interno di un giornale che ha acquisito, sempre più, la capacità di proporsi come interlocutore dei giovani, su argomenti a loro cari e con lo stile d’approccio della loro età. Il gruppo ha intrapreso azioni importanti sul versante della prevenzione del disagio adolescenziale, comprendendo in questo anche l’uso o abuso delle sostanze stupefacenti. Hanno ideato e promosso il Concorso Nazionale “Stupefacente è solo la nostra creatività” che prevedeva numerose iniziative preventive, tra cui la produzione di slogan e manifesti in cui sono stati coinvolti gli studenti delle scuole. Troppo lungo è l’elenco delle iniziative intraprese per poterlo riassumere in queste poche righe; quello che mi preme è però dire a questi giovani che sono consapevole di come il gioco diventi sempre più pesante man mano che va avanti. Non dovrà mai mancare il sostegno e l’accompagnamento degli adulti; i ragazzi non devono essere lasciati soli, la loro straordinaria capacità e voglia di fare (e bene) li spinge su territori sempre più difficili da gestire, in cui l’affiancamento di esperti e istituzioni deve essere garantito per poter dare sviluppo e prospettiva (ma anche protezione) al loro impegno. La loro maturità e competenza non devono farci pensare che siano “come degli adulti”. Non lo dico in termini riduttivi bensì, con senso di responsabilità e affetto, per la convinzione che vada tutelato il loro diritto di essere giovani e di vivere come tali. Mi spiego. Lo sforzo collettivo della redazione è sempre stato
quello di coniugare le aree d’interesse degli adoleInfine desidero dichiarare a loro e a tutti voi che, alscenti (locali e divertimento, immagine di sé, il gruppo l’interno degli ambiziosi e numerosi obiettivi di predegli amici, frustrazioni scolastiche, rapporto con i gevenzione che questo gruppo si è dati, il più importannitori, ecologia, informatica, uso del cellulare, rapporte è stato già raggiunto: il lavorare in gruppo, coltito con l’alcol e le sostanze stupefacenti) con un apvare ideali, gestire responsabilità ha già permesso a proccio competente ed esperto derivato, attraverso inquesti giovani di esercitare un’azione preventiva su terviste e testimonianze, dal mondo adulto. loro stessi; questo è il più importante esempio che la Si tratta di una grossa assunzione di responsabilità, loro attività ci consegna e che, spero, possa essere perché richiede di investire sé stessi in un ruolo di ponimitato da molti altri loro coetanei. te tra generazioni; tale azione richiede la capacità di mettere da parte (almeno temporaneamente) la proCon affetto e ammirazione pria dimensione giovanile-adolescenziale, per poter introiettare e riproporre ai propri pari impostazioni menDr Edoardo Cozzolino tali specifiche di classi d’età a cui non si appartiene (gli adulti). Presidente FeDerSerD Lombardia La cosa fondamentale in questo gioco di ruoli è non Direttore della Struttura Complessa Ser.T. 1 perdere la propria identificazione con il mondo degli ASL di Milano adolescenti, di non diventare dei “giovani invecchiati”. Di non essere i “portavoce” del pensiero adulto all’interno della propria generazione; di non essere snaturati nella propria spontaneità, nel proprio diritto ad essere sventati e irrazionali, di continuare a permettersi di vivere la curiosità, la ricerca, le umoralità del mondo giovanile senza essere sempre costretti a dirsi cosa e “giusto” o “sbagliato”. Lo sviluppo delle attività del di Pani Massimiliano e Ponzetto Erika giornale e gli incontri che, neVia Solferino, 32/C - Castelnuovo Scrivia (AL) Tel. 0131 823218 gli anni, ho avuto con questi giovani mi dicono che le cose stanno procedendo in modo corretto. Insisto comunque nel raccoCasalinghi, Liste Nozze, Bomboniere mandare agli adulti, che li aiutano e sostengono, che venga Via De Agostini - Castelnuovo Scrivia. Tel. 0131 826656 sempre preservato il loro diritto ad essere adolescenti e quindi portatori di tutte quelle caratteristiche, potenzialità e anche del diritto a commettere errori che sono specifici della loro età.
Auguri da
IL BUON PANE
TERESA BENSI ALIMENTARI
Lucotti Giuseppina
Via Roma, 34 - Castelnuovo Scrivia (AL) Tel. 0131 826286
Grazie dottor Cozzolino! Le sue parole sono per noi un grande sostegno... Mimma Franco e i ragazzi del Mosaiko
FARMACIA MEDAGLIANI Piazza Vittorio Emanuele, 36 - Castelnuovo Scrivia. Tel. 0131 826161