[port-fo-lio*]
[port-fo-lio*] is all right reserved to Lucia Moschella © 2012
[001] [mensile] [giugno 2012] € 3,50 ITALY ONLY
[Erlend Øye] [Fedra: gli scatti nascosti] [cioccolata contro le crisi di creatività] [Marina Abramovic] [a cena in Ortigia] [dopo cena a Monti] [pellicole di cui discutere al bar] [porpora di cristalli/1] [mi chiamo Italo e parto con voi] [guerrilla marketing] [integratori musicali]
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20’000 $ PER APRIRE GLI OCCHI DOMATTINA.
Di sei milioni di malati di AIDS in Africa, solo il 13% riesce ad accedere ai farmaci retrovirali per combattere il virus dell’HIV. Non si può pagare la vita con la vita.
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[port-fo-lio*] non è esattamente un portfolio. vorrebbe essere una rivista che mi racconti. non è nemmeno esattamente una rivista. potrebbe essere un’immagine di me. ma non credo di avere una chiara immagine di me. ne concludo che [port-fo-lio*] non è un bel niente. ma ha la grande ambizione di diventare qualcosa.
N.B. Potrebbe essere un panegirico di me stessa.
pizza [pĂŹz-za] s.f. (cine.) contenitore basso e circolare per pellicole. (estens.) la pellicola stessa
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Scuola Internazionale Cinema e Televisione
[ín-di-ce*]
5 6 8 10 17 20 23
[e-di-to-rià-le*] [mù-si-ca*] [po-lì-ti-ca*] [te-à-tro*] [pa-cka-ging*] [In-sta-gram*] [àr-te*]
[man-già-re*] [bé-re*] [cì-ne-ma*] [pa-rò-le*] [pub-bli-ci-tà*] [vi-rac-con-to*] [web-news*] [no-te*]
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[e-di-to-rià-le*]
del coraggio che ci vuole.
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el coraggio che ci manca. Di quello che vorremmo trovare. Di quello che abbiamo perso. Delle persone sempre uguali a ieri, di quelli che preferiscono non scegliere e proseguono per inerzia, senza saperlo. Vivono a loro insaputa. Quest’editoriale è sulle partenze. Su come a un certo punto della vita bisogna rendersi conto che finire è una cosa che va fatta, e va fatta bene, e bisogna rendersene conto. A non finire, non ricominci. E bisogna ricominciare bene, scattare, alzarsi dal letto quando il sonno è più dolce, fare la rivoluzione. Bisogna fare la rivoluzione. Farla quando si è stanchi. Questo editoriale è per dire che il coraggio che ci manca ce lo abbiamo nelle vene. Viene fuori quando la pelle si scortica. Nei momenti più difficili, di solito il coraggio si tira e ci tira fuori dal torpore.
Le linee rette vanno bene, ma ogni tanto bisogna spezzarle. Le certezze ci aiutano, ma non è male avere la forza di perderle, ogni tanto, di perdersi, in ogni dove, di appartenersi, sempre. Appartenere a se stessi. Era Seneca, me lo diceva al liceo. Portfolio è un progetto che comincia, un’embrione di quello che potrei essere, una stringa di quello che sono stata fino ad ora. E’ un progetto che nasce in un momento in cui chi lo ha realizzato è un foglio bianco, su cui si può scrivere tutto, qualunque cosa, perfino niente. I momenti di niente sono i momenti di qualunque cosa, hanno la potenza accecante del bianco e le speranze di tutti i colori. Let it be va bene, ma adesso è il momento di uscire a giocare e vedere il sole. Erano sempre i Beatles, e lo dicevano a Prudence nel 1968. Da qui si finisce e da qui si comincia. Dobbiamo prenderci tutto il mondo. Buttare tutto all’aria. Riprendere quello che vogliamo e distruggere quello che puzza di vecchio. La monotonia del posto fisso era la monotonia di chi si incatena al proprio lavoro e non ha il coraggio di cambiarsi e rimettersi in gioco. Questa vita è nostra. Ogni cosa che facciamo sfida il caso e ci restituisce il senso di essere stati messi al mondo. Questa vita la decidiamo noi. Non ci vuole coraggio ad avere coraggio. Ci vuole coraggio a non averne.
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[mù-si-ca*]
Erlend Øye.
L’evento che ti ha cambiato la vita. La mia prima bicicletta. Un modo per trascendere la condizione umana. Un tuffo in mare da uno scoglio altissimo. La tua vita in tre canzoni. Blackbird dei Beatles. Ask degli Smiths. Don’t think twice is alright di Bob Dylan. Che ci dici del cibo? Che è quanto di meglio Dio ci abbia dato. Ultimamente sto trascorrendo molto tempo in Sicilia, ho scoperto la caponata e la parmigiana. Comincio a diventarne dipendente. Che ci dici dei compleanni? Che sono una ricorrenza inutile. Augurare alla gente di fare un anno in più è una cosa di pessimo gusto. (Ma che razza di domanda è?) Che ci dici della vita vera? Che la gente non immagina lontanamente cosa sia. Dimmi i contrari delle seguenti parole. Sesso. Depressione. Musica. Vuoto. Cibo. Mia madre.
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Mare. Catene. Te. Oh il contrario di me? Temo sia sempre io. Dieci ore di vita. Che fai? Mangio la caponata, mi butto a mare e suono per i miei cari. Sarebbe grandioso poter fare tutte queste cose nello stesso momento. La cosa più fastidiosa che un fan possa fare. “Posso farmi una foto con te?” “Certo. Dimmi cinque titoli di mie canzoni” E ne sa a stento uno. Il silenzio è: Tutto. Ogni tanto. Una parola che possiedi. (O che ti possiede). Here. Ma la possiedo io. Una parola che aboliresti. Origano. Lo abolirei anche dalla pizza, quando c’è. Una canzone che avresti voluto cantare, o scrivere, ma non lo ammetteresti mai (c’è sempre una prima volta). Degli amici siciliani mi hanno fatto scoprire per caso E la luna bussò di Loredana Bertè. Che divertimento cantarla e suonarla. E non me ne vergogno nemmeno. A cosa stai lavorando? A un progetto Funky con The Whitest Boy Alive, mentre con Eirik (l’altra voce dei Kings of Convenience, ndr) stiamo arrangiando un brano inedito che dovrebbe uscire a giugno. L’ispirazione esiste? E se non arriva? L’ispirazione non esiste. Esiste una scintilla. E’ come quando ti innamori di qualcuno. O ti innamori subito, oppure ti tocca fartela piacere. E puoi stare sicuro che quello che ne viene fuori non ha un briciolo di verità. Dove possiamo trovarti? A mare, alla Pillirina (in Sicilia, Siracusa, ndr), con una chitarra. Cosa stai aspettando? Tutto quanto. Da ogni cosa che incrocia il mio cammino tento di prendere il meglio. Morirò più contento. Spero.
phone mode: off.
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[po-lì-ti-ca*]
redemption song.
q
ui si fa l’Italia o si muore. Lo sappiamo bene, noi italiani fieri di quello che l’Italia è stata nel corso dei secoli, e che adesso assistono al suo tracollo con rammarico e rabbia. E’ un momento critico per tutti. E non si fa che parlare di questa Italia, di questi italiani. Per chi non se ne ricordasse, siamo in tutto 60,7 milioni, questi italiani. Eppure, ce n’è una larga fetta che in Italia non è nata, ma l’ha scelta come paese per rinascere. Gli immigrati stranieri residenti in Italia risultano ad oggi essere 4,5 milioni, e si calcola che nel giro di 10 anni diventeranno 7 milioni (Censis, 2011). Allora, è possibile parlare di crisi e immigrazione? Non è possibile, è fondamentale. Larga parte di queste persone sono approdate in Italia con la prospettiva di una nuova vita, ritenendo che il Bel Paese fosse un bel paese per davvero. Molti di loro lo credono ancora: e poco più della metà del totale (il 54%) lo afferma con orgoglio: l’Italia è uno dei paesi dove si vive meglio al mondo. Potremmo credere alle nostre orecchie, noi italiani rassegnati alle sorti del nostro paese, noi giovani che bramiamo l’estero come futuro, noi
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che continuiamo a criticarlo, disprezzarlo, lacerarlo? Non potremmo, dobbiamo credervi. Gli stranieri credono nel nostro paese. Per davvero. Il Censis ha dato un buon margine di tempo: ha chiesto loro di pensare l’Italia tra dieci anni. Il 65% ha risposto che il paese sarà più benestante di adesso, il 79,2% afferma che nei prossimi anni sarà sempre più un polo di attrazione per il turismo, l’83,8% che si servirà di energie alternative. E non è perché in Italia hanno trovato una condizione ottimale: perché di quei quattro milioni e mezzo, ne lavora poco meno della metà (2 milioni), il resto sono ancora alla ricerca, ancora allo sbando, ancora con nient’altro che una speranza. E ci credono. Ma nonostante tutto, smettiamola di pensare agli immigrati come i lavavetri: qui si parla di chi risiede in Italia, di chi è italiano a tutti gli effetti. Si parla di tutti gli imprenditori stranieri, soprattutto dei piccoli imprenditori che costituiscono oramai il 10,7% del totale dei piccoli imprenditori italiani, si parla di 77.000 donne imprenditrici. Gente che si vuole costruire e che vuole costruire l’Italia di domani. E gli italiani, invece? Loro sono un tantino più pessimisti. Perché il 74,2% degli stranieri ritiene che i propri figli avranno una condizione socio-economica migliore della loro, e degli italiani a pensarlo è solo il 40,6%. Perché il 75,8% degli stranieri vorrebbe che i propri figli si laureassero, contro il 64,5% degli italiani. Ciò che sembra ancor più buffo, è che la maggior parte di noi sarebbe in grado di chiudere la propria vita in una valigia, andare a New York, lasciarsi affascinare dalla grandezza di quella città e costruire qualcosa di grandioso, per la sua vita e per quella dell’America. Per l’entusiasmo che quella città meravigliosa ti regala. Per l’entusiasmo che in generale ti regala tutto ciò che è nuovo. Dovremmo pensare a un’Italia nuova. Pensare di trovarci in un’altra Italia. Uscire domani mattina di casa, percorrere la stessa strada di tutti i giorni, e pensare che sia un’altra strada. Ne saremmo capaci? Loro si. Forse sono facilitati dal fatto che in Senegal non esista una via Cavour, per cui è piuttosto evidente che si trovino in un altro paese. Però uno sforzo si potrebbe fare. L’Italia di oggi ha bisogno di forze positive e propositive, ha bisogno di tutti e di tutto. Dovremmo vergognarci, a saperci così disillusi, rassegnati, esanimi. Dovremmo imparare da loro. Ma one but ourselves can free our minds.
Annerisci solo gli spazi segnati con il puntino
La violenza non è un gioco. C’è chi picchia per divertirsi. C’è chi riceve senza dire una parola, perchè non la considera una cosa così importante, o perchè si vergogna. Ducav è la rete online che ti permette di parlare dei tuoi problemi, Con la violenza non si gioca. portandoti alla soluzione.
za
io Alla Violen
Dai Un Calc
www.ducav.it
[te-à-tro*]
Fedra: gli scatti nascosti.
l’
Istituto Nazionale del Dramma Antico nasce dall’iniziativa di un poeta e filologo siracusano, il conte Tommaso Gargallo, che si propose di ridare vita al dramma antico restituendolo al suo “spazio naturale”, il Teatro Greco di Siracusa. Il primo ciclo venne inaugurato il 16 aprile 1914, e da quella data le “Rappresentazioni Classiche” sono una tradizione culturale immancabile nella primavera siracusana, dove ogni anno i grandi classici della tragediografia greca 12
vengono rivisitati, in forme ogni volta nuove, e strepitosamente differenti le une dalle altre. Insomma, non ci stanchiamo mai. Unico rammarico di chi cura questo servizio, non far vedere appieno la bellezza del teatro scavato nella pietra, più di duemila anni fa, immerso nel verde, gli spettatori seduti sui gradini di pietra fredda, tutti disposti come uno spicchio di limone, il sole battente nel prologo degli spettacoli, il vento freddo alla fine dell’esibizione, che la mamma ti dice sempre “portati un maglioncino che poi là fa freddo”. Ogni anno, assistendo agli spettacoli, ho sempre notato come ogni dettaglio, sul palcoscenico, fosse perfetto, e dev’esserlo, data la notorietà dell’evento. A me, invece, piacciono le ombre degli assistenti di palcoscenico, quando sfuggono al diktat del “sottocoperta”, mi piace vedere il movimento che c’è dietro, il lavoro. Come guardare una sciarpa finita o qualcuno che vi lavora ai ferri, per capire che tutto quello che è esibizione, creazione, arte, ha in sè un procedimento che è arte allo stesso modo, l’arte delle mani che
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“ �
Questi attori che tu li vedi tutti impettiti lĂŹ fuori, e poi tra loro fanno le battute in siciliano, usano le stesse parole che avrebbe potuto usare tua nonna quando giocavate a carte in veranda - estate, caldo, granita al limone.
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“
Uno spettacolo, dietro le quinte, è un trionfo di vita: silenzio, canti, risa, tensione, tristezza, solitudine, unione. Dietro il palco puoi rubare tutte le emozioni di una vita intera.
”
cuciono un vestito, che intrecciano i capelli, che fanno entrare da dietro le quinte un cavallo di legno. L’arte del silenzio dietro l’assordante fragore di una performance. Mi ha sempre incuriosito l’imperfezione intima che sta dietro la perfezione formale di uno spettacolo, perciò ho deciso di scattare lì dietro, e devo dire che è quasi più bello da lì, lo spettacolo. Viavai di gente, tutta in silenzio, prove mute ma solo gestuali, sorrisi, sguardi, carezze, sospiri. E poi le battute in siciliano. Questi attori che tu li vedi tutti impettiti lì fuori, e poi tra loro fanno le battute in siciliano, usano le stesse parole che potrebbe usare tua nonna quando giocate a carte in veranda- estate, caldo, granita al limone. Queste maschere che riescono a divenire qualcun’altro davanti la scenografia, e una volta in scena dimenticano tutto, sono altrove, vivono due volte. Non so se si sente, ma il mio intento era mostrare le parole rubate a quel mutismo forzato del dietro le quinte, mentre fuori c’è un brusìo scomposto, di mille colori, attraverso quel muro dell’attesa, il muro della paura, il muro che
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“
E quando arriva l’ultima scena c’è la nostalgia che un altro giorno è andato. E la promessa che domani è un altro spettacolo.
” sembra una casa in cui riscaldarsi, rifugiarsi, sfogarsi, prendere fiato. Stavo lì dietro come può starci un intruso, a poco a poco mi sono caricata dell’ansia e della tensione che si respirava nell’aria, mi sentivo impietrita, e ladra: stavo rubando le loro emozioni. C’è una cosa che amavo del greco classico, a scuola. Guardare i versi, puliti, ordinati, asciutti, nero su bianco - quanta eleganza- e immaginarmi il volto di Fedra, i suoi costumi, i suoi gesti, il suo volto: questo è quello che ho fatto da lì dietro. Sono andata nel backstage delle Rappresentazioni senza avere mai visto lo spettacolo. L’ho immaginato. A chi me lo chiede, dico che sì, l’ho vista la Fedra, ed è bellissima.
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[pa-cka-ging*]
cioccolata per crisi di creatività
Il pack del mese è di una studentessa dell’Istituto Europeo di Design, Lucia Moschella, che ha progettato un packaging per una linea di Cioccolata, cioccolatini e cacao. Nasce Ciò: la cioccolata che stimola la creatività- in confezioni molto particolari: matite, temperamatite e righelli. A i vari gusti della cioccolata corrisponde un gusto diverso: peperoncino per l’ansia, nocciole per la fame, cioccolato extracremoso per calmare l’ansia. Una buona e divertente idea per le crisi di creatività che nessuno meglio di noi conosce alla perfezione. 19
Ciò che sei on fb L’operazione “Ciò che sei” impazza sul web. Altrettanto interessante è l’operazione di social networking realizzata insieme al progetto di packaging. Infatti il brand Ciò ha promosso un’iniziativa per legarsi al suo target. Il funzionamento è molto semplice: l’applicazione “Ciò che sei” invita gli utenti facebook a selezionare, sotto forma di test, i propri amici che corrispondono ai 5 gusti. C’è chi è ansioso, chi ha sempre fame, chi si stressa facimente, chi non ha mai voglia e chi ha sempre sonno. L’utente deve solo decidere dove collocarli, e chi avrà almeno 20 segnalazioni nella stessa categoria riceverà a casa il “set” della cioccolata che gli corrisponde. Ottimo metodo per avvicinare il brand ai clienti. E tu, di che Ciò sei?
Ciò che sei Scegli 5 amici ansiosi.
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À grana. Rischiavamo d’anna‘ ar gabbio o de fini’ sottotera. Ma ce stava à grana. Quanno arivava, è dovevi vede’ ‘e facce de tutti. Dandi le persone le guardava neji occhi, un attimo prima che morivano. Diceva che uno lo conosci davero solo in quer momento lì. Io, dico che uno lo conosci solo quanno pija in mano à grana. Dandi se la metteva nel taschino interno dà giacca de pelle. Libano la smezzava pe’ tutti. Il Sorcio non la guardava nemmanco, ce se faceva subito ‘na pista. Bufalo je dava ‘na sniffata che manco n’avvortoio a ‘n morto. E quanno arrivava à grana, ne volevamo ancora. A noi nun ce fotteva de niente. Volevamo solo quella fottuta grana. Il resto ce l’avevamo già. C’avevamo Roma.
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[In-sta-gram*]
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Profumo.
Risvegli.
Terapie.
Torna.
Continuamente.
Risposte.
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[àr-te*]
perchè Marina Abramovic è arte. (e perchè lo siamo anche noi)
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[àr-te*]
La ragione di fare arte, per Marina, non ha nulla a che vedere con l’esibizionismo o il sadismo di correre dei rischi. “Abbiamo così paura del dolore. Il mio lavoro è davvero sull’esplorazione delle differenti aree della conoscenza e delle emozioni umane. Mostrando il dolore di fronte al pubblico che guarda io mi libero della paura del dolore e tento di liberare il pubblico dalla paura del suo proprio dolore”. Il pubblico diventa davvero la parte centrale del suo lavoro: “Senza gli spettatori il mio lavoro non esiste: gli spettatori sono la mia vita. Ho solo quest’idea di essere lì, per gli spettatori che stanno vedendo il progetto, in quel momento io posso svuotare me stessa e quando ciò si realizza questo diventa semplicemente la parte centrale del mio lavoro.” Se prima le sue performance erano più studiate, complesse, in un intreccio di eventi diversi, adesso sono assultamnte scarne, basate sulla semplicità di uno sguardo (vedi The Artist is Present, 2010). Chi segue Marina Abramovic è perchè la ama. Perchè la sua arte è qualcosa da cui trarre esperienza, insegnamento, qualcosa che ti apre gli occhi. Chi conosce Marina Abramovic e partecipa attivamente alle sue opere sa di questo sentimento d’amore, lo sente. E la riama, neanche fosse un’amante.
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“
Nulla mi può elevare di più che essere in una performance e provare un sentimento di amore nei confronti del mio pubblico. Arriva dal nulla. Non lo posso spiegare ma esiste un campo elettrico in quel momento e tutti lo sentiamo perchè è reale.
”
L’ultima sua “trovata” si chiama The Abramovic Method, ed è attualmente in mostra al PAC di Milano. Finalmente i suoi spettatori sono l’opera d’arte, e lei si mette tra parentesi. Se infatti nell’ultimo lavoro The Artist is Present la sua presenza continuava ad essere importante, lei in abiti rossi o neri o bianchi, l’eleganza che si fa volto e gambe, braccia, occhi, adesso la Abramovic ci invita a sperimentare noi stessi l’arte. Un’arte, quella performativa, che lei studia sin dagli anni ‘60, temprandosi a prove fisiche ad altissimo rischio, giusto per superarsi e trascendere la nostra maledetta condizione di corpo. Adesso, chi vuole vedere la sua ultima opera, deve diventare opera d’arte in prima persona, stare per due ore a seguire le sue indicazioni, seduti su un minerale, con le cuffie alle orecchie, cose che solo la Abramovic. In altre parole, stare soli con se stessi, comprendere l’energia che si possiede quando non siamo nient’altro che noi, al mondo, e di come questa energia si possa amplificare, poi, se ognuno si conoscesse, se ognuno fosse solo con se stesso e insieme a tutto il mondo. Marina è un po’ come tutti noi, diciamo almeno i più esigenti, i più scontenti, siamo. O ci amiamo o ci odiamo. Adesso basta solo essere sinceri con il proprio corpo e la propria anima, e capire da che parte stiamo.
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[man-già-re*]
a cena in Ortigia.
La segnalazione del mese è in Sicilia, a Siracusa, dove siamo entrati per sbirciare cosa succede dietro quei piatti succulenti (ed eccellenti) che servono davanti la chiesa barocca del Duomo. Il menu del Regina Lucia (certificato d’eccellenza TripAdvisor) è ricco di sapori siciliani sapientemente rivisitati, i prodotti sono di attenta qualità e le presentazioni (così come l’arredo del ristorante) sono a regola d’arte. I proprietari, Francesco e Sebastiano, due fratelli da copertina, giustificano così: “Abbiamo unito la nostra passione per le cose belle a quella per le cose buone. La ristorazione è “calocagatia” greca (ride).” 28
Indirizzo: Ristorante Regina Lucia Piazza Duomo, 6 Ortigia Siracusa Tel.0931/463225
For every occasion.
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[bé-re*]
e dopo cena a Monti.
Immaginate se vostra nonna aprisse un locale a casa sua. Così, senza togliere niente (a parte le immaginette di Padre Pio). Divani semipolverosi, fornetti elettrici, dispense e letti compresi. E’ più o meno quello che troverete una volta solcata la soglia di Casa Clementina a Rione Monti a Roma, un locale arredato come se fosse una casa degli anni 50. Non ci vorrà molto, e vi accorgerete che il giusto compromesso tra pantofole e tacchi esiste, e i proprietari di Casa Clementina ne sono i brevettatori ufficiali. Vini eccellenti, musica splendidamente datata e barman creativi (e niente male). Culla per i sensi nobili ma non per il fegato. Si consiglia vivamente di sorseggiare il proprio Mojito dentro un barattolo per conserve Quattro Stagioni.
Indirizzo: Casa Clementina Via Clementina, 9 Monti Roma
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[cì-ne-ma*]
pellicole di cui discutere al bar.
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the Artist 2011 ***** Aggettivo: Totalizzante.
Diaz- don’t clean up this blood 2012 ***** Agettivo: Atroce.
to Rome with love 2012 ** Aggettivo: Maddai.
“The Artist” “Ah, quello muto.” Si presenta così. Niente di che, anzi. A sentirlo pensi che dovrebbero pagare loro te. Sei stato traumatizzato sin da quando tuo fratello vedeva Buster Keaton e tu davi un’occhiata solo se dovevi andare in cucina a prendere un gelato. E invece. Di un’eleganza, un’espressività, una grandezza indescrivibili. L’unico film dove una sola parola sarebbe stata fuoriluogo. Musiche meravigliose. Interpreti pure. Solo, si sconsiglia di mangiare pop corn durante la visione.
C’è voluta una buona mezz’ora prima che io e i miei amici ritornassimo a proferire mezza parola all’uscita dal cinema. Lo shock di questa pellicola fa piangere lacrime che le senti di sangue, mentre strozzi il respiro per non farti sentire dagli altri. Un docufilm che non rinuncia ad una produzione di livello, lo fa parlando di fatti confermati dagli atti giudiziari del G8, verbalizzati solo nel 2011. Devastante, assurdo, può istigare violenza o indurre a svenimenti improvvisi. Da vedere assolutamente.
Certo. Midnight in Paris deve essere stata uan gran fatica. C’erano buone probabilità di fallimento. Ma non ci saremmo mai aspettati a questi livelli. Da profonda amante di Allen, specie delle pellicole più vecchiotte, devo con rammarico annunciare che To Rome with Love è una vera delusione. Cast italiano fuoriluogo, musiche turistiche, poco humor che meritasse, e decisamente poco Woody. Fotografia stupenda, Monica uno dei migliori personaggi di sempre. Ma questa non ce la dovevi fare.
Risultato finale di Champions. RIsultato delladella finale di Champions League.
Nuova Golf Young. guida del divertimento. AncheAlla gli obblighi saranno divertenti. Nuova Golf Young. A partire da 12.000 euro per chi ha tra i 18 e i 24 anni.
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[pa-rò-le*]
porpora di cristalli/1
“E
ti guardo morire della morte che proprio io ti ho versato nel bicchiere. E non so se sento senso di colpa, amore mio, perché infondo è il mio cuore folle ad agire ed io non sono io, adesso, in questo bel completo blu cobalto, non potrei essere io, questo te lo giuro, non sono io a parlare. Non so chi stia parlando per me. Forse sei tu a parlare.”
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Carl affogava i suoi pensieri tra un sorso e l’altro di Nero d’Avola. Lei beveva quel silenzio e cercava di leggerlo, di comprenderlo, gli decideva parole che lui sembrava voler dire, ma taceva. Come se provasse un timore di vetro. Marie era bellissima, quella sera. Posò il bicchiere di vino notando che vi aveva lasciato le impronte del suo rossetto sul bordo- una traccia rosso sangue che raccontava che lei era lì, adesso, ed era lì a parlare di come lo avessero ucciso, insieme, per il loro amore. Ho acquisito questa verità nel corso del tempo: che bicchieri racchiudono i segreti di chi vi schiude le labbra sull’orlo. Segreti così fragili che non potrebbero trovare un rifugio migliore che in quel cristallo limpido- una chiarezza così semplice, così bella. Quel bicchiere che proviene da nient’altro che da un soffio di un vetraio, in chissà quale parte del mondo. Le piacevano, i calici. La sofisticatezza di quella preziosa leggerezza- una leggerezza precisissima. Le ricordava quando da bambina alle cene di famiglia inumidiva i polpastrelli e “li faceva suonare”, come le diceva suo padre. “ Marie, facciamo un concerto con i bicchieri!” Il vino le riscaldava il cuore, il vino e lo sguardo di lui. Quando ruppe quell’attimo eterno di muto imbarazzo, e gli chiese- quasi un sussurro: “ Stasera non sei tu. Che ti prende?”- un’occhiata fragile.
ia- ia-ooh. ia-ia-ooh.
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[pub-bli-ci-tà/ la campagna*]
mi chiamo Italo e parto con voi.
La prima campagna per il treno di Montezemolo è curata da due studentesse dell’Istituto Europeo di Design, che collegano il brand al concept di storia. La storia che Italo sta per cominciare, vuole scriverla con i suoi viaggiatori. Così, si sono inventate un concorso di scrittura, e far scrivere ad ognuno un finale, perchè i finali scontati non ci piacciono, sono banali e ci hanno stancato. Italo promuove così “Parti con la tua storia” che premierà la prima storia regalando dei biglietti per un viaggio con destinazione a piacimento, viaggiando nell’ambiente Prima. La campagna costa di un teaser e di un reveal, e prevederà degli ambient dove le persone potranno prendere i fogli i imbucare la propria storia, che sarà insieme anche la continuazione dello spot. Well done per loro, e speriamo che anche la loro storia professionale (e di vita) sia altrettanto interessante.
scopri.
scrivi.
scegli.
parti
Nome Cognome Telefono Mail
Parti con la tua storia è un concorso che premia la creatività delle tue scelte. Noi ti proponiamo un inizio, tu dovrai scrivere come va a finire. I 10 finali migliori vinceranno un biglietto .italo per una destinazione a scelta. La storia più bella diventerà la continuazione del nostro spot tv. Per scrivere la nostra storia mancano le tue idee. Buon lavoro! La vita è fatta di scelte. Scrivi la tua.
Sono alla stazione con in mano un biglietto per cambiare vita. Un trasferimento. Vado, o resto. Sono stanco delle scelte obbligate. Voglio scrivere la mia storia. Ecco il treno, sta per partire. Devo scegliere.
ole è Ma il colpev sempre mo. il maggiordo
L’ talia che sceglie. L’ talia che sceglie.
utti E vissero t enti. felici e cont
o. Niente è già scritt
Italo è la scelta che mancava all’Italia. Un treno che vuole sorprendere, facendo del passeggero il protagonista del suo viaggio. Perché le vostre scelte scriveranno la nostra storia. www.particonlatuastoria.it
L’ talia che sceglie.
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Gira la ruota. Gira la ruota.
Nuova Golf Young.
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[pub-bli-ci-tà/guerrilla*] in piazza per l’Acqua Priva
Anche gli studenti di design hanno pensato di sposare la causa contro la privatizzazione dell’acqua di Roma. Tramite un’operazione di guerrilla marketing infatti hanno convinto i passanti di Piazza dei Serpenti che i nasoni di Roma fossero stati acquistati da una ditta privata, e che dal giorno successivo l’azienda Priva avrebbe applicato un prezzo all’acqua pubblica. Il blitz creativo ha generato numerosissime rimostranze da parte dei passanti, raggiungendo quindi in pieno il proprio obiettivo. Piccola chicca: i bravi pubblicitari hanno anche munito la fontana di un medico che spiegasse le proprietà orgnanolettiche della nuova acqua Priva. Touchè.
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Limoni biologici dal 1950
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[pub-bli-ci-tà/radio*]
Riesci a sentirlo? SPK> PRESO AMATRICIANA E FIORENTINA. TORO SEDUTO PENSA ESSERCI ANDATA PURE MEGLIO. SECONDO PIANO> TAMBURI INDIANI D’AMERICA RITMATI SPK> MASCHILE PROFONDA> AUGH! TORO SEDUTO SALUTA. TORO SEDUTO ONORATO DI ESSERE QUI DOPO BATTUTA CACCIA. AVEVO AVVISTATO BISONTE > RITMO CONCITATO> SECONDO PIANO> TAMBURI AUMENTANO LA VELOCITA’ DEL RITMO SPK> POI INSEGUITO, QUASI IN PUGNO, QUASI PER PRENDERLO…. POI LUI SCAPPA.
SECONDO PIANO> RITMO TAMBURI SI CHIUDE IN UN RULLO FINALE MASCHILE ISTITUZIONALE> SU BIANCO> MACELLERIA PIZZICONI, DAL 1998 CARNE DI PRIMA SCELTA, VERA FIORENTINA A PREZZI DA URLO, E PIATTI CALDI A PRANZO. VIA DELLE BRACI, NAPOLI. MACELLERIA PIZZICONI, PER CHI S’INTENDE DI CARNE. SECONDO PIANO> RULLO FINALE CHE CON UN COLPO SECCO CHIUDE LA BATTUTA E LO SPOT.
SECONDO PIANO> TAMBURI SI FERMANO IMPROVVISAMENTE SPK> ALLORA PASSATO DA PIZZICONI, SECONDO PIANO> RICOMINCIA IL RITMO ANDANTE DEI TAMBURI
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[pub-bli-ci-tà/radio*]
SPK> MASCHILE> VOCE CALDA E TRASPORTATA> AMORE, SEI STUPENDA. CON IL VENTO CHE TI CAREZZA I CAPELLI, >SOSPIRA E PRONUNCIA CON DISAPPUNTO> CRESPI.>RIPRENDE CON TRASPORTO> IL SORRISO INCORNICIATO DALLE LABBRA,> SOSPIRA E PRONUNCIA CON DISAPPUNTO> SCREPOLATE. LO SGUARDO SMERALDO CHE SOVRASTA > SOSPIRO E DISAPPUNTO> LE OCCHIAIE, VIOLA. > TONO SUPPLICANTE> AMORE, MA UN SALTO IN PROFUMERIA NO? SPK> ISTITUZIONALE> DONNA> GIOVANE> L’AMORE NON E’ COSI’ CIECO! VIENI ALLA PROFUMERIA CORALLO, A SAN VALENTINO UN OMAGGIO, INTRIGANTE PER LEI E DIVERTENTE PER LUI. VIA PRIMO MAGGIO, EMPOLI.
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Abbiamo imparato ai pranzi della domenica.
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[vi-rac-con-to*]
lo spot Campari Red Passion a parole mie.
m
usica ruvida- la voce di un uomo come un violoncello tremante. Uomini e donne, in una folla indistinta un aperitivo tra sorrisi di gente da copertina. Poi, l’apparizione: una figura femminile- abito nero, schiena nuda, capelli raccolti- davanti una scalinata marmorea. Due sguardi color nulla si incontrano. Lui, cravatta nera su camicia bianca, schiude le labbra per bere il suo Campari, la nota. Rossa intuizione, curiosità di vetro, lei si racconta un gradino per volta. Lui la vuole, la segue, l’avrà. In un gioco di luci, di passi assetati, intravede tra le stanze del palazzo la sua ombra. La trova, si ferma davanti a lei, ha corso troppo, le ha rovesciato il campari sulla scollatura. Occhi negli occhi, intesa di ghiaccio: lui porta le mani alla nuca, slaccia il vestito e leva il rossetto; lui sbottona la camicia, slega i capelli. Lui è lei, lei è lui. L’avevano detto ad entrambi: a quella festa nessuno sarebbe apparso davvero per com’era davvero.
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Perchè con Spill’n’Brill non c’è bisogno. Spill’n’Brill è il detersivo responsabile, che puoi spillare direttamente in un flacone riutilizzabile, risparmiando in denaro ed in inquinamento. Un assortimento di più di 40 prodotti per l’igiene della casa e della persona ti permettono di scegliere un pulito che va oltre il bucato. Spill’n’Brill: il prodotto per lavaggi responsabili.
Spill’n’Brill 45
[web-news*]
FlashArt cambia pagina.
Finalmente la rivista cambia logo e immagine, si svecchia di quel nero traditional per un più accattivante Arial viola (in negativo). Il restyling coinvolge la grafica interna del giornale, fino ad oggi sembrava piuttosto trasandata, e sopratutto un sito con contenuti web speciali dove potrete trovare video, interviste e news dal mondo dell’arte. Anche l’arte contemporanea può aver bisogno di una svecchiata.
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Il
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vero
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amore
non
finisce
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mai. Makes you last longer
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[no-te*]
integratori musicali. Riflessivo. Brunori Sas Vol.2 Uno dei cantautori italiani più interessanti degli ultimi 20 anni. Canta una vita intera in un album umano (troppo umano). Melodie sofisticate e neorealismo sincero e ironico. Il tour acustico è da dio. Ascolto: Lei, lui, Firenze.
(italiani)
Disilluso. Dente Io tra di noi Ascoltarlo senza non ridere è impossibile. Verità mascherate da idiozie, per chi ha orecchio e conosce la differenza tra superficie e profondità. Ascolto: Saldati
Energetico. Lo Stato Sociale Turisti della democrazia Ne parlano tutti ma ne vogliamo parlare di noi. L’irriverenza di cinque bolognesi che si sono scocciati del mondo ma ne parlano con grande ironia, e ce ne fanno apprezzare le contraddizioni. Ascolto: Quello che le donne dicono
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[no-te*]
Rivoluzionario. Eddie Vedder Into the Wild Lo sappiamo, è vecchiotta. Ma ci piace lo stesso ricordarvi che la rivoluzione la potete cominciare già tra meno di un minuto. Adatto per chi abbia voglia di cambiare radicalmente tutto. Trasformerà tutto quello che vedrete durante il suo ascolto in oro. Ascolto: Rise
Bon Iver For Emma, Forever Ago Un giusto break da indossare nella frenesia della città che ci ha scocciato. Schitarrate delicate e una voce sottilissima, quasi impercettibile. Adatto specialmente alla pioggerella di primavera. Ascolto: For Emma Crisi mistica. Explosions in the Sky The first breath after coma Potrebbe, ad esempio, capitare di ascoltare questo album in aereo, e che vi ricordi l’infinito, la vita, la morte, le occasioni perse e quelle che verranno. Nel caso, dite che al vicino: ah, l’allergia. Ascolto: tutto d’un fiato.
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(international.)
Tranquillante.
Se vi diciamo che sa di limone, è perchÊ sa davvero di limone.
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[ba-ci-e-abbracci*]
emmobbasta.
cosa diresti se dovessi mendicare in mezzo alla strada? ho perso il pin del mio bancomat. cosa se dovessi vendere la tua macchina? restito pure a violenti turpiloqui di terzi. cosa scriveresti nel tuo epitaffio? è stato il maggiordomo. cosa diresti per farti assumere? niente. è tanto bella la vita da studente. 54
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Questo è l’ultimo foglio bianco che vedrete.