La città perduta di
Monterano
ph/photo-editing: Michele Rallo | MR PhotoArt ©
Tutti i diritti Riservati | All Rights Reserved ©
Identità del luogo | Riserva Naturale. Provincia: Roma Estensione: 1085 ettari Comune: Canale Monterano Gestore: Comune di Canale Monterano Anno d’Istituzione: 1988
Qualche dato sulla varietà e la rarità delle specie di flora e fauna presenti nella Riserva Naturale: • • • • • • • • •
Vertebrati: 142 specie (circa il 31% del totale delle specie italiane e il 56 % di quelle del Lazio); Flora lichenica: 40 specie * (oltre il 50% delle specie del Lazio); Funghi: oltre 110 specie; Libellule: 22 specie sulle 45 presenti nel Lazio (49 %); Farfalle: 64 specie su 150 presenti nel Lazio (42,7%); Orchidee: 29 specie (+4 ibridi) su 61 presenti nel Lazio (47,5%); Rapaci diurni: 8 specie sulle 13 presenti nel Lazio (61,5 %); Rettili: 16 specie sulle 22 presenti nel Lazio (72,7 %); Anfibi: 9 specie sulle 16 presenti nel Lazio (56,2 %) e sulle 37 presenti in tutta Italia (24,3 %).
Tra queste molte specie sono bioindicatori di elevata qualità dell’ambiente
Cenni Storici del luogo. Monterano è un antico feudo abbandonato sulla spianata sommitale di un'altura tufacea attualmente inclusa nella Riserva parziale naturale Monterano, nel territorio del comune di Canale Monterano, nella Regione Lazio, in Italia. La città fantasma, per la sua bellezza e la relativa vicinanza a Roma, e quindi a Cinecittà e all'industria cinematografica, è stata ed è ancora set di numerosi film. La rocca tufacea su cui sorge Monterano fu sede di un abitato dell'età del bronzo, di cui sono noti ed editi materiali archeologici riferibili alla fase finale (età del bronzo finale, sec. XI a.C.); successivamente venne abbandonata ma dal VII secolo a.C. la presenza di un florido centro etrusco vi è attestata in primo luogo dalle numerose tombe che occupano i poggi retrostanti tra cui Palombara e Pezzo Tufo, e quelli prospicienti posti oltre il Mignone: Gatta Pelosa, Larghe della Bandita e Ara del Tufo. Manturanum, identificata con Monterano, fu di nuovo fiorente in epoca alto medievale: diventò sede episcopale della potente diocesi che comprendeva le terre tra il Lago di Bracciano e i monti della Tolfa. Nell'XI secolo divenne proprietà dell'abbazia di San Paolo in Roma che dotò il borgo di una torre quadrangolare in seguito inserita nel palazzo ducale. Monterano nell'epoca dei comuni mantenne la propria importanza, dato che si trovava strategicamente su una via consolare e, nel XIII secolo, era, insieme ad altri territori vicini all'Urbe, territorio ambito sia dal Papato che dal Prefetto di Roma. L'abitato divenne feudo degli Anguillara nel XIV secolo, quindi ducato in mano a famiglie vicine al Papato che si succedettero nel tempo, tra cui gli Orsini. Nel XVII secolo venne realizzato l'acquedotto che emerge in superficie proprio nei pressi del borgo, ancora ben conservato anche grazie a un recente restauro della Provincia di Roma.
L'edificio più imponente al centro di Monterano è il Castello, probabilmente risalente all'epoca vescovile dell'VIII secolo. La roccaforte, che porta le testimonianze di numerose modifiche architettoniche succedutesi nei secoli, subì una notevole trasformazione in epoca barocca. Nel 1679, per volere del Principe Altieri, Gian Lorenzo Bernini riprogettò la Fortezza Monteranese trasformandola in un palazzo ducale, decorando la parete esterna su Piazza Lunga con una fontana sulla quale domina la statua di un leone, da cui il nome di Fontana del Leone. Della stessa epoca è il convento di San Bonaventura, di Mattia de Rossi su progetto del , altra architettura notevole oggi visibile in una zona pianeggiante al di fuori dal borgo diroccato al cui centro emerge la fontana ottagonale. Man mano che Monterano perse importanza commerciale si spopolò a poco a poco, il convento divenne proprietà dei Secolari e in seguito dell'eremo di Monte Senario. Nel 1799, a seguito di una disputa per il grano tra monteranesi e tolfetani, un saccheggio da parte delle truppe francesi decretò il declino del borgo di Monterano, da cui era destinato a non riprendersi, concausa la malaria, e quindi il suo abbandono: gli ultimi abitanti si trasferirono nelle vicine località di Canale e di Montevirginio. La malaria, a cui è stato attribuito l'abbandono del paese, non è cosa chiara, in quanto non esistono acquitrini o paludi nei dintorni.
Cenni storici e Cinematografici. Monterano è stato set di quasi un centinaio di film a partire dagli anni cinquanta, e ancora oggi arrivano le richieste d'uso, che vengono vagliate dall'ente gestore della Riserva. • • • • • • • • • • • • •
Ben-Hur (1959) Brancaleone alle Crociate (1970), di Mario Monicelli Il Marchese del Grillo (1981) di Mario Monicelli La visione del Sabba (1988) di Marco Bellocchio Guardie e ladri (1951), di Mario Monicelli e Steno I misteri della città eterna (Mad Production, Luglio 2005) Il figlio (cortometraggio a cura del Centro sperimentale di Cinematografia, luglio 2005) Arrivederci amore, ciao (Studio Urania dicembre 2005), La freccia nera (miniserie televisiva) (Tevere film, gennaio 2006) Joe Petrosino (Clemi cinematografica, marzo 2006) Blueray (programma pilota di divulgazione scientifica-CICAP Italia, maggio 2006) Sulle ali della pace (Ass.ne culturale la tribù dell’arte, giugno 2006) Le tre rose di Eva 3 (RTI 2014).
Il territorio monteranese si inserisce nel quadro geologico della piÚ vasta regione tolfetano-sabatina, della quale custodisce aspetti rappresentativi. Sui sedimenti calcarei che formano la "base" della serie geologica locale, non affioranti nel territorio monteranese, si sovrappongono i ben noti "flysch" tolfetani. Si tratta di strati sovrapposti di marne (rocce a metà strada tra calcare ed argilla), argilliti (argille trasformate in roccia), arenarie (sabbie trasformate in roccia) e calcari, originatisi tra il Cretaceo ed il Paleogene (quindi tra 90 e 60 milioni di anni fa) nell’ambito dell’antico oceano Tetide. Questi sedimenti sono poi stati "trasportati" a grande distanza dal luogo di sedimentazione, come dimostra il notevole stato di "disturbo" degli strati rocciosi (in origine orizzontali, oggi intensamente piegati e fratturati). Queste rocce di origine marina sono diffuse nel settore settentrionale ed occidentale della Riserva Naturale (zone della Bandita, Monte Angiano, Monte Ciriano).
Al periodo Plio-pleistocenico (tra 5 e 1 milione di anni fa) risalgono sedimenti, anch’essi di origine marina costituiti da argille, argille sabbiose con frequente presenza di lenti e cristalli isolati di gesso, presenti in alcuni limitati settori della riserva (zona di Poggio li Cioccati). I terreni marini sopra descritti nella zona orientale dell’area protetta sono coperti da terreni vulcanici prodotti dall’antico apparato sabatino (zona di Bracciano). Tra questi i cosiddetti "peperini listati" affioranti lungo la valle del Mignone, il Fosso della Palombara e la Valle del Bicione (formati da eruzioni circa 700.000 anni fa), tufi ("Tufo di Bracciano", "Tufo Rosso a scorie nere", visibile nella zona della Greppa dei Falchi), colate laviche come quella visibile presso il casale della Palombara. Le diverse rocce hanno dato luogo a varie forme di paesaggio: ondulazioni collinari con valli fluviali ampie, con versanti a declivio dolce dove sono presenti rocce sedimentarie; valli strette con pareti verticali, dove affiorano tufi e peperini. Numerose le aree interessate da ricerche minerarie (zolfo, manganese) e le emissioni di acque mineralizzate.
Info, testi e riferimenti esterni: fonte Wikipedia, Sito Web Ufficiale Comune di Canale Monterano Sito Web Ufficiale Riserva Naturale Canale Monterano.
Ph/photo-editing: Michele Rallo | MR PhotoArt Š info, contatti, demo: www.mikerphotoart.wix.com/book infomrphotoart@gmail.com
(realizzazione servizio fotografico ed eBook Pdf agosto 2015)
Tutti i diritti Riservati | All Rights Reserved Š