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MUSICA
DOMENICA
29 MAGGIO
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G. Saragò/Cortesia EJE
•SPECIALE EUROPEAN JAZZ EXPO•
SERGIO CAMMARIERE Un cantautore injazzato
Abbiamo un ricordo legato alla vicenda artistica di Sergio Cammariere, musicista tra i più apprezzati e ricercati del panorama italiano. In un video registrato al festival di Sanremo, presumibilmente a un dopofestival, lo vediamo intento scegliere con Alex Britti con quale brano cominciare una jam, tra l’immancabile flash dei fotografi e la curiosità dei presenti. Al cantautore di Crotone non è mai mancato l’interesse nei confronti del jazz; anzi, si potrebbe dire che le sue band sono quasi sempre composte da jazzisti, come il quintetto che lo accompagnerà questa sera: Olen Cesari al violino, Daniele Tittarelli, tra i più interessanti sassofonisti contralti italiani, Luca Bulgarelli al contrabbasso, Bruno Marcozzi alle percussioni e Amedeo Ariano alla batteria. Basta avere un po’ di confidenza con l’ambiente del jazz in Italia per prolungare l’elenco. Limitiamo i nomi a quello di Fabrizio Bosso, che lo invitò in un brano di «You’ve Changed», i sassofonisti Daniele Scannapieco e Javier Girotto, e tra i chitarristi (oltre a Britti) Jimmy Villotti e Bebo Ferra. Eppure, nonostante uno strumentismo che aderisce al jazz e un tocco delicato al pianoforte, la prima raccolta di Cammariere porta un titolo che ne ribadisce lo status: «Cantautore piccolino». Non può che essere un insieme di brani in cui parole e testi sono decisivi.
ORE 20
_PICCOLA ARENA
sergiocammariere.com
NU-ASIAN SOUND NIGHT Andrea Boccalini-Cortesia EJE
CON TRANSGLOBAL UNDERGROUND, NATACHA ATLAS, DOHL FOUNDATION
U
na serata dedicata alla commistione fra tradizioni musicali asiatiche e piste da ballo occidentali. Punto nodale sono i TransGlobal Underground, dalla cui formazione sono transitati sia Natacha Atlas sia Johnny Kalsi, anima della Dohl Foundation. La musica dei TransGlobal Undergorund è il prodotto delle svariate influenze metabolizzate dai singoli musicisti della formazione: «dj culture, Indian classical, reggae, bhangra, hip-hop, community politics, underground art and eighties pop». Natacha Atlas si è unita loro in una delle prime sedute d’incisione: prima li ha lasciati di stucco cantando
Arena ore 22:20 e poi ha completato l’opera con una danza del ventre in cabina di regia, indossando una copia del Daily Mirror. A ballare così (e a parlare francese, spagnolo e arabo) aveva imparato nel quartiere marocchino di Bruxelles dov’è nata da mamma inglese e papà sefardita. Come cantante, parrebbe porsi sulla lunghezza d’onda della leggendaria diva egiziana Umm Kulthum (altresì nota come Oum Kalsoum e in mille altre traslitterazioni dall’arabo), riveduta però alla luce dell’odierna elettronica da ballo. Ma chi volesse ridurla a quello perderebbe per strada troppi pezzi: dalle collabrazioni con Jah Wobble alle interpretazioni di La nuit sur la ville di Françoise Hardy e River Man di Nick Drake. Non meno eclettiche sono le apparizioni di Johnny Kalsi e del suo dohl, il tamburo tradizionale indiano di cui è grande maestro e didatta: da Peter Gabriel a Gangs Of New York di Scorsese. La Dohl Foundation è composta in gran parte da suoi allievi – percussionisti ma non solo – ed è a sua volta dedita all’esplorazione e mescolanza di varie culture musicali, sempre nella prospettiva del ballo. Alessandro Achilli
101 microlezioni di jazz a cura di F.Bi.
«Quando pensi che una cosa sia impossibile, qualcuno arriva e la fa». Thelonious Monk
ULTIM’ORA
Umbria Jazz ha appena firmato un contratto con Prince, che il 15 luglio sarà tra le star del festival perugino.
DA NON PERDERE ore
ore
ore
11: 12 17
10
Teatro dei Semi Tigran Hamasyan
Teatro della Fontana Mario Brai Teatro dei Semi Roberta Alloisio Village Simona Severini Teatro della Fontana Jean Binta Breeze
ore
19
Village Manel Camp Teatro della Fontana New York Contemporary Live
ore
ore
21 22:20
Teatro della Fontana Saba Anglana feat. Roy Paci
Arena Nu Asian Sound Night
MUSICA
TIGRAN Il graffio della tigre Armeno di nascita (come Georges Gurdjieff, un suo punto di riferimento), Tigran Hamasyan vive tra Stati Uniti e Francia ma continua a coltivare le proprie radici: le canzoni popolari raccolte da Komitas, la poesia e gli inni religiosi medievali, una visione del mondo che si situa al centro di molteplici influssi, dalla cultura europea a quella indiana. Musicalmente, ciò significa apprezzare la musica classica indiana di Hariprasad Chaurasia e Zakir Hussain ma anche i laboratori interculturali frequentati da quegli stessi grandi, come gli Shakti di «A Handful Of Beauty». Sarebbe difficile tenere il conto delle influenze e delle passioni musicali di questo enfant prodige, che a tre anni imparava a memoria tutte le canzoni che ascoltava e le ricantava al pianoforte, a sette ha iniziato a suonare jazz e oggi sembra muoversi tra i vari linguaggi della musica con una
sorta di superiore libertà. Nel suo bagaglio figurano giganti del Novecento pianistico: da Prokof’ev a Ravel, fino a Thelonious Monk. Ma tra le sue passioni figura anche il gruppo death metal dei Meshuggah. Nella sua musica il jazz ama confondersi con l’impronta etnica e lo standard affrontato in modo non banale si affianca alla composizione originale. Su tutto, un gesto pianistico imperioso che non ha paura dell’enfasi lirica (in certi brani lo ascolterete canticchiare estatico, e qui la differenza con Jarrett sta nel fatto che Tigran si amplifica spavaldamente, fa del suo canto non un piccolo vizio privato ridotto a rumore di fondo, ma un elemento del discorso musicale). Tempi dispari e composti, metriche irregolari e composizioni che contengono più spunti tematici arricchiscono il suo vocabolario di giovin virtuoso. Fabrizio Versienti
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Vahan Stepanyan / cortesia Kino Music
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ORE 11:10
_TEATRO DEI SEMI
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MUSICA
Cortesia EJE
STEFANO DI BATTISTA La femminilità sospesa tra jazz e letteratura A cosa stai lavorando, Stefano? A un disco in cui ogni brano è ispirato a una figura femminile che per un motivo o per l’altro ha acceso la nostra fantasia. La scintilla è stata la nascita di mia figlia. Come prendono forma queste composizioni? Tutti i brani sono stati scritti tra una chiacchierata con Gino Castaldo (che pure ha due figlie) e un giro con Flora nel passeggino. Il primo elemento che risalta è la cantabilità: stando sempre con la bimba è stato naturale. Sono stati composti in situazioni e momenti diversi, Uno è venuto fuori mentre ero in motorino: l’ho registrato in corsa con il telefonino! Quali musicisti ti accompagnano in questo lavoro? Alla batteria, Jeff Ballard dà quel contributo sanguigno che desideravo: è un grande comunicatore di ritmi e di colori, come pure lo trepitoso Jonathan Kreisberg, indispensabile al progetto benché la chitarra sia per me una novità. Mi piacciono la sua pulizia, le frequenze mai invadenti (sia nel clima rock sia in quello più jazzy) e l’eleganza negli assoli. Al basso c’è Francesco Puglisi, al quale sono legato da anni. Poi i pianisti, Julian Oliver Mazzariello e Roberto Tarenzi: impossibile scegliere tra loro. Gino ha portato immagini, visioni, suggestioni spesso lontane dal linguaggio con il quale i musicisti hanno normalmente a che fare. Magari sente nella musica qualcosa che non lo convince ma non saprebbe spiegarlo tecnicamente e così lo suggerisce da un punto di vista non musicale. E noi riprendiamo gli strumenti e suoniamo qualcosa che mai avremmo immaginato senza quel confronto. Antonio Iammarino
ENZO PIETROPAOLI
ORE 18
_PICCOLA ARENA
UN NUOVO QUARTETTO E UN NUOVO DISCO
Con Fulvio Sigurtà e Julian Mazzariello avevi già suonato; e con Alessandro Paternesi? Una volta in cui sostituì Gatto: in quell’occasione scoprii un talento grandissimo, un musicista che mentre suona ti sorride e ti fa capire che è contento di suonare con te. Con il gruppo attuale siamo andati in India che, come si può immaginare, non è un Paese facile e suonarci è ancora meno semplice.
Queste difficoltà ci hanno unito tantissimo anche dal punto di vista umano; ho cpsì scoperto una grande sintonia e un’adesione sincera al progetto. E il repertorio? Brani che ho scritto appositamente, con una venatura blues ma non il blues di John Lee Hooker: semmai più un colore, un sentimento. E poi, come mia consuetudine, un po’ di rivisitazioni: Wild Horses dei Rolling Stones, Pour que l’amour me quitte di Camille, Quella cosa in Lombardia di Fiorenzo Carpi e poi un pezzo dalla colonna sonora di un film indiano di successo e uno di Aimee Mann dal film Magnolia. Dei Doctor 3 che rimane? Doctor 3 ha avuto un ciclo meraviglioso di soddisfazioni. Se penso che siamo stati insieme per undici anni mi meraviglio, perché un gruppo jazz senza leader non dura mai così a lungo e in quel gruppo c’era davvero un rapporto paritario. Per quanto riguarda il futuro, mai dire mai… Andrea Scaccia
Cortesia EJE
E
nzo, com’è nato questo quartetto a tuo nome? Arrivato a un certo punto della mia vita musicale sentivo l’esigenza di investire su di me. In genere mi piace collaborare con i musicisti e suonare con gente del mio livello, com’è accaduto per molti anni con Doctor 3. Nel tempo è diventato però sempre più difficile, perché i musicisti della mia età maturano certe convinzioni e ambizioni che non sempre riescono a conciliarsi con quelle del gruppo. Perciò ho pensato di varare un progetto a mio nome. Non è il primo ma lo vedo come l’inizio di un nuovo discorso.
www.musicajazz.it Supplemento a Musica Jazz, anno LXVI, n. 5 (726), maggio 2011
Musica Jazz Daily Speciale European Jazz Expo 2011
Direttore responsabile Filippo Bianchi
Redazione Luca Civelli e Alessandro Achilli
Vicecaposervizio Alessandro Achilli aachilli@22publishing.it
Testi Luca Civelli, tranne quando diversamente indicato
Assistente di redazione Alessandra Andretta aandretta@22publishing.it
Editing Alessandro Achilli
Progetto grafico Pier Paolo Pitacco per Cento per Cento, Milano Graphic designer: Silvia Rappini
22publishing s.r.l. Direzione, redazione, amministrazione: via Morozzo della Rocca 9 • 20123 Milano • tel. 02/87389383 • Distribuzione esclusiva Italia: m-Dis distribuzione media spa • via Cazzaniga 1 • 20132 Milano • tel. 02/2582.1 • fax 02/25825306 • email: info-service@m-dis.it • stampa: Tiemme officine grafiche srl, Assemini (CA) • Registrazione Tribunale di Milano n. 711 del 1948. sped. in a.p. - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Dcb Milano.
Musica Jazz Daily e la Jazzine allegata sono stampati su carta riciclata. Non disperdere nell’ambiente.
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ECM 2068
Italiani su ECM Gianluigi Trovesi all'Opera
ECM 2120
ECM 2203
Profumo di Violetta Gianluigi Trovesi, clarinetti e sassofono Marco Remondini, violoncello - electronica Stefano Bertoli, batteria - percussioni Filarmonica Mousiké Orchestra Savino Acquaviva, direttore
Paolo Fresu A Filetta Vocal Ensemble Daniele di Bonaventura
Stefano Battaglia Pastorale Stefano Battaglia, pianoforte, pianoforte preparato Michele Rabbia, percussioni, electronics
Mistico Mediterraneo ECM 1907
Paolo Fresu, tromba, flugelhorn Daniele di Bonaventura, bandoneon A Filetta Vocal Ensemble: Jean-Claude Acquaviva Paul Giansily Jean-Luc Geronimi José Filippi Jean Sicurani Maxime Vuillamier Ceccè Acquaviva
Gianluigi Trovesi - Gianni Coscia Round about Weill
ECM 1998-99
Gianluigi Trovesi, clarinetti Gianni Coscia, fisarmonica
Stefano Battaglia
ECM 2085 Ralph Towner - Paolo Fresu Chiaroscuro
ECM 1933-34
Ralph Towner, chitarre Paolo Fresu, tromba, flugelhorn
Stefano Battaglia
Gianluigi Trovesi Ottetto Fugace Gianluigi Trovesi, clarinetti e sax Beppe Caruso, trombone Massimo Greco, tromba Marco Remondini, violoncello Roberto Bonati, contrabbasso Marco Micheli, basso Fulvio Maras, percussioni Vittorio Marinoni, batteria
Ottobre, nuovo disco di Stefano Battaglia Trio ECM 2151
ECM 1703
Stefano Battaglia, pianoforte Cd1: Michael Gassmann, tromba Mirco Mariottini, clarinetti Aya Shimura, violoncello Salvatore Maiore, contrabbasso Roberto Dani, batteria Cd2: Dominique Pifarély, violino Vincent Courtois, violoncello Bruno Chevillon, contrabbasso Michele Rabbia, percussioni
ECM 1827
Re: Pasolini
Ottobre, nuovo disco di Gianluigi Trovesi - Gianni Coscia ECM 2217
Raccolto Stefano Battaglia, pianoforte Giovanni Maier, contrabbasso (CD 1) Michele Rabbia, percussioni Dominique Pifarély, violino (CD 2)
Gianluigi Trovesi Ottetto In cerca di cibo Gianluigi Trovesi, clarinetti Gianni Coscia, accordion
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Jazz e (è) sostenibilità
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osa intende Eduardo Galeano quando afferma che «dalla schiavitù nacque la più libera delle musiche»? In che senso interazione e improvvisazione ne sono elementi costitutivi? Come tutti i linguaggi, il jazz presuppone l’interazione tra interlocutori che condividono un retroterra, all’interno del quale improvvisano un discorso su un tema specifico. Comunicazione, interazione ma anche e soprattutto libertà e sostenibilità: come in un dibattito, prima ci si mette d’accordo sugli argomenti da affrontare, in merito ai quali ciascuno è poi libero di dare la propria opinione. Libertà di espressione, libertà di improvvisare in tempo reale un discorso musicale che deve tener conto degli argomenti e degli stimoli dei musicisti implicati. Massima libertà e tranquillità all’interno di un sistema di regole condiviso; ricerca di un equilibrio e quindi estrema attenzione al contributo di ogni interlocutore cui democraticamente sono lasciati dagli altri interpreti lo spazio e il momento di esprimersi: il jazz è dunque sostenibilità: elementi eterogenei che coesistono armonicamente senza rinunciare alla propria individualità. Perciò, il jazz non può prevedere la passività o l’acquiescenza del musicista: si può suonare solo se, all’interno di qualunque formazione, l’elemento della partecipazione attiva – come l’ascolto dell’altro, la reazione ai suoi stimoli, l’esigenza di dare il proprio punto di vista – diventa l’asse portante della condivisone volontaria di un discorso musicale comune, in un sistema integrato in cui ognuno «sostiene» l’altro. Il jazz è sostenibile: è libertà, è evoluzione, è multiculturalità, è equilibrio, è sensibilità massima, è integrazione, sentimento, creatività e cooperazione. È sostenibile per chi lo fa e anche per chi lo ascolta. Libertà sostenibile: un miracolo culturale che si chiama jazz. Nicola Pirina (movirindi.com)
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libertà all’interno di regole condivise
MEZZOGIORNO DI FUOCO Giovani musicisti italiani e spagnoli crescono
Alessandro Achilli
Un caldo intenso non ha impedito a qualche spettatore di conoscere il sax contralto di Mattia Cigalini, che dimostrava tutte le sue doti improvvisative sul palco del teatro dei Semi, presentando «Res nova» (My Favorite). Rispetto al disco, Mauro Battisti rimpiazzava Yuri Goloubev senza che il suono d’insieme perdesse compattezza, legato dalla batteria di Arco. Buone impressioni sono giunte dai Kb Connection, quintetto spagnolo (Marcos Salcines Gómez, sassofono contralto; Diego Lipnizky ManperlPerelman, chitarra; Ernesto Larcher Del Rio, contrabbasso; Miguel Gonzálvez Román, batteria) vincitore del secondo Certamen de Jazz di Palma di Maiorca. Dotati tutti di un bel suono (su tutti Lipnizky Manperl-Perelman, che parrebbe il leader del gruppo, e Gonzálvez Román, con le sue pulsioni vicine al rock), i cinque si sono mossi nei territori di un jazz contemporaneo mettendo in luce buoni dote solistiche e compositive (singolare in tal senso Dodecablues).
11 - 17 luglio 2011
Jazz workshop internazionali DANILO PEREZ
JOHN PATITUCCI
SHEILA JORDAN
LAGE LUND
DAVE LIEBMAN
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JOE LA BARBERA
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musica
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SIMONA SEVERINI LA BELLE VIE
Luigi Pomata: Jazz Kitchen La ricetta della domenica
UNA VOCE SENSAZIONALE. Con Antonio Zambrini, Alex Orciari, Antonio Fusco. Ospite: GabrieleMirabassi. Per concerti: My Favorite Booking cell. +39 3291125272 / Tel. +39 02 36561025 / email: booking@myfavorite.it
MATTIA CIGALINI RES NOVA UN'AUTENTICA RIVELAZIONE. Con Mario Zara, Yuri Goloubev, Tony Arco. Management & Booking: Rat Pack Music / Giulio Vannini cell. +39 3457902481 / Tel. e Fax +39 059 395508 email: giuliovanninimusic@email.it
Filetto di tonno rosso di Carloforte scottato in padella con cipolla rossa brasata e salsa al Cannonau Ingredienti per quattro persone: • 800 gr di filetto di tonno • 300 gr di cipolla rossa • 1 bottiglia di Cannonau • olio, sale, pepe quanto basta • 20 cl aceto di vino rosso • 1 bottiglia di Vermentino • 2 cucchiai + 2 di miele di cardo • 1 rametto di timo • 100 gr di zucchero Procedimento
ROBERTO CECCHETTO SOFT WIND UN CAPOLAVORO DI STILE. Con Giovanni Guidi, Giovanni Maier e Michele Rabbia. Booking & management: US cooperativa per l'arte (giovanna mascetti) +39 (333) 79 59 076 mail: gio@usartecoop.com
Parare il filetto e metterlo in acqua e ghiaccio per 15 minuti; asciugarlo e avvolgerlo in carta di riso per 30 minuti. Eliminare la carta e asciugarlo nuovamente; tagliarne 4 filetti; salare e pepare. In un pentolino, mettere il Cannonau e il timo, e far consumare
per tre quarti; finire con il miele di cardo (2 cucchiaini); correggere di sale. Pulire le cipolle eliminando le foglie esterne; tagliarle in 8 spicchi; far dorare in un tegame uno spicchio d’aglio e lo zucchero; sfumare con il Vermentino e l’aceto; coprire e far cuocere per altri 7 minuti; spegnere il fuoco e lasciar finire la cottura con il coperchio. Togliere le cipolle e far consumare la salsa aggiungendo il miele restante. In una padella molto calda, far dorare il tonno; toglierlo dalla padella e tenerlo al caldo. Sistemare al centro del piatto le cipolle; mettervi il tonno; finire il piatto con la salsa.
AND THE WINNER IS...
(continuate a seguirci su musicajazz.it) 10/100: i cento migliori dischi del decennio _Taylor-Dixon-Oxley, «Cecil Taylor Bill Dixon Tony Oxley», Victo 2002 | gennaio 2003 _Fred Hersch, «Live At The Village Vanguard», Palmetto 2002 | luglio 2003 _Steve Turre, «One4J: Paying Homage To J.J. Johnson», Telarc data scon. | luglio 2003 _Evan Parker, «Memory/Vision», Ecm 2002 | marzo 2004 _Shepp-Waldron, «Left Alone Revisited», Enja 2002 | aprile 2004 _Salvatore Bonafede, «Journey To Donnafugata», Cam Jazz 2003 | giugno 2004 _Liebman-Mossblad, «The Season Reflected», Soul Note 2003 | agosto-settembre 2004 _Kenny Barron, «Images», Gitanes 2003 | ottobre 2004 _World Saxophone Quartet, «Experience», Justin Time 2003 | ottobre 2004 _Stefano Di Battista, «Parker’s Mood», Blue Note 2004 | novembre 2004 _Keith Jarrett, «Radiance», Ecm 2002 | agosto-settembre 2005 _Tiziano Tononi, «Peace Warriors. Ornette Coleman Revisited - Volume One: Acoustic», Black Saint 2004 | agosto-settembre 2005 _Kate e Mike Westbrook, «Art Wolf», Altrisuoni 2004 | agosto-settembre 2005 _Manu Katché, «Neighbourhood», Ecm 2004 | novembre 2005 _Tracey-Parker, «Crevulations», Psi 2004 | novembre 2005 _Charlie Haden - Liberation Music Orchestra, «Not In Our Name», Verve 2004 | ottobre 2005 _Montellanico-Pieranunzi, «Danza di una ninfa», Egea 2005 | dicembre 2005 _George Russell, «The 80th Birthday Concert», Concept 2003 | gennaio 2006 _Derek Bailey, «Carpal Tunnel», Tzadik 2005 | febbraio 2006 _Rosario Giuliani, «Anything Else», Fdm 2006 | marzo 2007 _Fabrizio Bosso, «You’ve Changed», Blue Note 2006-2007 | giugno 2007 _Pieranunzi-Johnson-Baron, «Live In Japan», Cam Jazz 2006 | novembre 2007 _Antonio Sanchez, «Migration», Cam Jazz 2007 | marzo 2008 _Hall-Frisell, «Hemispheres», Artistshare 2007-2008 | marzo 2009 _Jazz Tribe, «Everlasting», Red 2007 | ottobre 2009 _Giovanni Guidi, «The Unknown Rebel Band», Cam Jazz 2009 | novembre 2009
Criteri di selezione La presente selezione è operata sulla base dei dischi recensiti sulle pagine di Musica Jazz dal febbraio 2001 – esordio di Filippo Bianchi alla direzione – al dicembre 2010. Sono stati solamente presi in considerazione [1] il disco del mese e [2] i dischi contrassegnati dal bollino, che non è previsto per le ristampe. Elenchiamo i dischi riportando: [1] titolare del disco; [2] titolo; [3] casa discografica; [4] anno di registrazione; [5] mese e anno di pubblicazione della recensione.
IN QUATTRO PUNTATE, MUSICA JAZZ DAILY VI elenca I CENTO MIGLIORI DISCHI JAZZ DEL DECENNIO SULLA BASE DELLE RECENSIONI USCITE SULLA RIVISTA DAL 2001 AL 2010
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m u s i ca
FILOMENA CAMPUS
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ominciamo dal tuo nuovo lavoro discografico, Filomena… «Jester Of Jazz» origina dalla collaborazione con il bassista Dudley Phillips e il pianista Steve Lodder, che hanno scritto le musiche per i miei testi. L’idea del giullare jazz deriva dalle motivazioni del premio Nobel a Dario Fo, «che nella tradizione dei giullari medievali fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati». Esploro la voce e l’improvvisazione come un grammelot, a volte usando maschere o il naso rosso da clown. Alcuni testi sono ispirati da opere di Stefano Benni, di Franca Rame e dello stesso Fo: esempi di impegno civile, necessario in un momento in cui, come dice Franca, «ridere
Cortesia EJE
A LONDRA L’AMBIENTE IDEALE PER CANTARE LE TRADiZIONI dell’isola
non basta più». Quanta Sardegna c’è nel tuo jazz? Negli ultimi tempi ho trovato la voglia di riscoprire le radici negli antichi canti sardi, nelle armonie, nei suoni meravigliosi delle voci. Nel disco ci sono tra l’altro una bellissima poesia di Maria Carta e la canzone sarda No potho reposare in un arrangiamento singolare di Dudley Phillips. È una delle antiche poesie in sardo che la mia splendida nonna cantava o recitava a memoria nei suoi ultimi anni di vita, quando non parlava quasi più. Ora sono io che la canto per lei. Quali sono stati i tuoi incontri jazzistici più intensi? Il vibrafonista Orphy Robinson, che nel 2002 mi portò in tour con alcuni dei migliori jazzisti inglesi aprendomi un mondo che mi accolse e mi spinse a migliorare, a rischiare, a improvvisare, ad ascoltare la mia creatività e trovare la mia voce. Anche il lavoro con la London Improvisers Orchestra è stato fondamentale in tal senso. E poi Evan Parker, Pat Thomas, Byron Wallen, Andreas Schmidt, Laurent De Wilde, Cleveland Watkiss. Guido Michelone
Lo Schumacher del vibrafono
ore 21:15
village
La novità Pascal Schumacher e la conferma De Vito Non era un nome di primo piano ed è arrivato al festival in sordina. Quando è salito sul palco del Village non possiamo certo dire che sia stato accolto da un folto pubblico. La gente si è accumulata pian piano incuriosita da un gruppo in cui i suoni si duplicavano di continuo. Affiancato da un quartetto dove rimbalzano idee come in un flipper impazzito, Pascal Schumacher (vibrafono) ha decisamente convinto i presenti. Con Franz Von Chossy (pianoforte), Raphael Junker (contrabbasso) e Jens Düppe (batteria) ha tracciato linee coinvolgenti, stacchi precisi, assoli mai banali. La programmata presentazione dei brani di «Bang My Can» (Enja, 2011) ci ha introdotti nel piccolo mondo del gruppo musicale che, giunto al quinto album, ci ripromettiamo di seguire da più vicino. Il progetto Mind The Gap di Maria Pia De Vito (sul palco del Teatro della Fontana) si pone interrogativi sempre nuovi e alla fine di ogni concerto pare proprio trovare nuove risposte. La capacità di sapersi ritrovare ogni volta dipende da un manipolo di musicisti (Roberto Cecchetto, chitarra; Claudio Filippini, pianoforte; Luca Bulgarelli, contrabbasso; Walter Paoli, batteria) dall’indubbia preparazione tecnica e dalla grande fantasia esecutiva. Succede allora che un classico di Jimi Hendrix come If 6 Was 9 divenga un nuovo brano rock in mano a degli ispirati jazzisti.
GRAZIE CAGLIARI! Musica Jazz ringrazia tutto lo staff di Eje e in particolare Massimo e Michele Palmas per la disponibilità e la passione con cui ci hanno seguiti, Mirella Ferro, Gio Piras, Paola Cireddu, Cristina Cossu, che non ci hanno mai lasciati soli e hanno consentito alla nostra redazione la chiusura puntuale di questo quotidiano. Rodolfo Roberti per averci dato la possibilità di dare un volto alle nostre interviste con i suoi cameraman. L’editore di Musica Jazz ringrazia tutta la redazione e tutti i collaboratori per il grande sforzo e la grande professionalità dimostrati nella realizzazione di questo quotidiano. Grazie a Luigi Pomata e Stefania Spiga per averci dato tanto jazz anche a tavola. Ringraziamo infine tutti quelli che ci siamo dimenticati di ringraziare, che sono sicuramente tanti, oltre alla città di Cagliari e alla Provincia per la splendido contesto in cui ci hanno permesso di lavorare. Grazie ad Alessio Trois di Grafiche Tiemme, Dino Lecca di Servizi Stampa Sardegna e a tutti gli edicolanti di Cagliari per aver permesso la produzione e la diffusione di questo freepress. L’editore
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