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Antonio Rostagno, un ricordo (C. Di Lena
ANTONIO ROSTAGNO
UN RICORDO
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di Carla Di Lena
Era ormai tutto pronto per l’impaginazione, quando la notizia della scomparsa di Antonio Rostagno il 1 ottobre 2021 ci ha sconvolto. Questa ulteriore aggiunta in ricordo di uno dei nostri compagni di percorso nel progetto Casella proprio non l’avremmo voluta fare. Si realizza qui come un mio racconto personale e come tale va inteso, non vuole e non può essere un ritratto esaustivo. Non ricordo da quanto tempo io e Antonio ci conoscevamo. Tanto tempo. Tra le prime cose nella mia memoria la partecipazione insieme ad una trasmissione a Radio Vaticana. Non ricordo quale fosse allora l’argomento. E questo è significativo, perché gli argomenti e le curiosità intellettuali di Antonio erano tanti: dagli studi accademici rigorosi e profondi fino ai temi sulla divulgazione musicale, che lo appassionavano e che tiravano fuori quell’anima da musicista pratico che lo contraddistingueva. Antonio, che era professore di Storia della Musica alla Sapienza, suonava bene il pianoforte. Ricordo una sua relazione su Schumann all’Aquila, in un convegno organizzato dall’Università; si mise alla tastiera e sfoderò una padronanza notevole. Questo suo aspetto andava di pari passo con un’altra delle caratteristiche che lo distinguevano. Il mondo accademico in cui insegnava non gli aveva dato quella supponenza un po’ selettiva che spesso caratterizza chi ne è parte. Antonio generosamente prestava attenzione e si coinvolgeva anche in progetti extrauniversitari, di associazioni di vario tipo oppure nei conservatori o in altre istituzioni. Purchè il progetto fosse valido, sincero, lui offriva il suo apporto. Così è stato per tante cose che abbiamo condiviso. Il Progetto Gould organizzato da Alexander Lonquich e Cristina Barbuti, ad esempio, una decina di anni fa. Antonio era appassionato dei temi che riguardavano il far musica e la fruizione della musica. Ricordo animate conversazioni nei dopo-concerto, in contesti informali, dove ci raggiungeva con la sua moto, si levava il casco e si buttava nella discussione. A volte con delle idee provocatorie, che ci costringevano a riflettere, a non dare nulla per scontato. Naturalmente il suo apporto nei momenti ufficiali, nei convegni, negli scritti era pregevole, sempre vivace, animato. Lui che amava sostenere le nuove iniziative, ci fu vicino anche quando ci lanciammo nella avventura di questa nuova rivista. Musica+, in uno dei primi numeri, il n.39, ha potuto fregiarsi di un suo lungo articolo. Era l’esito di progetti condivisi, il titolo recitava: Il concerto classico: musica dal vivo o dal morto? Era un titolo provocatorio, ed era proprio suo. Bisognerà rileggerlo quell’articolo per trovare quella sua freschezza, quella elaborazione vivace di idee. E quando dopo qualche anno con il Conservatorio è stato iniziato il nostro progetto dedicato ad Alfredo Casella, Antonio era lì con noi. Con me, con Luisa Prayer, Fiamma Nicolodi, con il direttore del conservatorio Giandomenico Piermarini e con tutti gli altri a condividere idee, progetti, momenti conviviali. La sua partecipazione ad entrambi i convegni in termini di apporto scientifico è stata determinante, un momento centrale dell’elaborazione di nuovi contenuti su Casella. E questo è culminato nello straordinario contributo al volume: “L’ultima produzione sacra di Alfredo Casella” è un saggio denso, corposo, in cui Rostagno offre una luce nuova dell’evoluzione della personalità di Casella. Che questa riflessione sull’ultimo Casella e sulla produzione di un compositore che intravede la fine dell’esistenza potesse coincidere con gli ultimi tratti di vita di Antonio nessuno l’avrebbe immaginato. Quando abbiamo presentato per la prima volta il volume, in maggio in modalità online, non era presente, ma poi ammise di aver seguito attraverso i resoconti di altri. Forse sotto l’influenza delle sofferenze che la malattia gli portava mi disse di essere convinto di non aver scritto un buon saggio. E tutti sappiamo che invece non è così. Fino a luglio scorso mi rispondeva al telefono, la voce indebolita ma la mente sempre incontenibile, con quella febbre di idee e di progetti che lo distingueva. Gli ho raccontato che nelle presentazioni di giugno a Roma e all’Aquila il suo saggio era stato oggetto di molte riflessioni. Non gli ho potuto più raccontare invece che anche ad Avellino in ottobre e a Milano in novembre l’interesse per la Missa Pro Pace è stato un punto centrale della presentazione, destando profondo interesse nei musicisti che avevano letto il libro. Ci mancherà tanto Antonio, mancherà ai suoi studenti e a tutti noi, per la sua statura intellettuale ma anche per quel tratto umano così autentico, generoso, vitale. Impossibile dimenticarlo.
Nel pubblico, in occasione del concerto all’Auditorium del Parco all’Aquila durante la seconda edizione delle Giornate caselliane, 9 maggio 2019. Da sin. Giandomenico Piermarini, Antonio Rostagno, Carla Di Lena, Fiamma Nicolodi, Luisa Prayer.