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Città di Lonigo Assessorato alla Cultura
ANDY WARHOL - (TO) CHANGE 12 maggio - 30 giugno 2013 Palazzo Pisani, piazza Garibaldi - Lonigo (Vi) Organizzazione Città di Lonigo - Assessorato alla Cultura A cura di MV Eventi - www.mveventi.com Official sponsor Khriò Woman Shoes - www.khrio.com Main sponsor Rosini-Gutman Collection / tNo Place Shoes - www.noplace.it Orari dal lunedì al sabato: dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30 domenica e festivi: dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 20.00 Informazioni Città di Lonigo – Assessorato alla Cultura Mail. cultura@comune.lonigo.vi.it Web: www.comune.lonigo.com
EVENTI
“Continuiamo l’offerta culturale di Lonigo presentando una grande mostra, valorizzando gli spazi espositivi di Palazzo Pisani attraverso manifestazioni dedicate ai grandi nomi dell’Arte internazionale. Un obiettivo che sentiamo particolarmente nostro, volto a valorizzare il territorio di Lonigo e il turismo ad esso correlato.” Il Sindaco Giuseppe Boschetto
“Grande innovatore del proprio tempo, Andy Warhol è riuscito, più di ogni altro, a farsi interprete di una società in continua evoluzione, diventando portavoce del boom economico degli anni 50, contestualizzando la ricerca artistica al mondo dei consumi, alle star di Hollywood e ai grandi marchi. Un artista che siamo onorati di celebrare con una grande mostra, in anticipo del cinquantesimo anniversario della Pop Art internazionale” L’Assessore Roberto Nisticò
“NON È FORSE LA VITA UNA SERIE D’IMMAGINI, CHE CAMBIANO SOLO NEL MODO DI RIPETERSI?”
Nato nel 1928 a Pittsburg da immigrati cecoslovacchi, Andy Warhol mostrò subito il suo talento artistico, studiando arte pubblicitaria al ‘Carnegie Mellon University’ di Pittsburgh. Dopo la laurea, ottenuta nel 1949, si trasferì a New York. La Grande Mela gli offrì subito molteplici possibilità di affermarsi nel mondo della pubblicità, lavorando per riviste come Vogue e Glamour. Tra il 1962 e il 1968, al quinto piano del 231 East 47th Street, a Midtown Manhattan, Warhol fonda la Factory, suo laboratorio personale e punto di ritrovo per artisti emergenti che ruotavano attorno alla sua figura. “Non era chiamato la Fabbrica senza motivo” afferma John Cale
“Era qui che la linea di assemblaggio delle serigrafie aveva luogo; e mentre una persona produceva una serigrafia, qualcun altro poteva girare un provino. Ogni giorno si faceva qualcosa di nuovo”. Il 3 giugno 1968, una femminista radicale, nonché artista frequentatrice della Factory, Valerie Solanas, sparò a Warhol e al suo compagno di allora, Mario Amaya. Entrambi sopravvissero all’accaduto, anche se Warhol in particolare riportò gravi ferite. La vicenda passò in second’ordine per via dell’assassinio di Bob Kennedy avvenuto due giorni dopo. Warhol morì a New York il 22 febbraio 1987, in seguito a un intervento chirurgico alla cistifellea, dopo aver realiz-
zato ‘Last Supper’, ispirato all’’Ultima Cena’ di Leonardo. Nella primavera del 1988, 10.000 oggetti di sua proprietà vengono venduti all’asta da Sotheby’s per finanziare la ‘Andy Warhol Foundation for the Visual Arts’ e, nel 1989, il ‘Museum of Modern Art’ di New York gli dedicò una grande retrospettiva. La sua attività artistica conta migliaia di opere, prodotte in serie con l’ausilio dell’impianto serigrafico. Le sue opere più famose sono diventate delle vere e proprie icone come Marilyn Monroe, Mao Tse-Tung, Che Guevara. La ripetizione ossessiva dell’immagine era il suo metodo di successo. Prendendo immagini pubblicitarie di grandi marchi commerciali o immagini d’impatto come incidenti stradali o sedie elettriche, riusciva a svuotarle di ogni significato trasformando il banale in arte. La sua opera, che portava gli scaffali di un supermercato all’interno di un museo o di una mostra d’arte, era una provocazione nemmeno troppo velata: l’arte doveva essere “consumata” come un qualsiasi altro prodotto commerciale. Ha spesso ribadito che i prodotti di massa rappresentano la democrazia sociale e come tali devono essere riconosciuti: “Quel che c’è di grande in questo Paese, è che l’America ha dato il via alla tradizione secondo cui i consumatori più ricchi acquistano sostanzialmente le stesse cose dei più poveri.”
TECNICA È riduttivo definire Andy Warhol come un semplice pittore. Il suo concetto, infatti, era quello di limitare il più possibile un proprio intervento nella creazione dell’opera d’arte, elaborando un sistema di riproduzione seriale dell’immagine che portava l’artista allo stesso livello di una macchina industriale. La scoperta della tecnica della blotted line, ossia la linea a macchie d’inchiostro su carta assorbente, fu la rivelazione che cambiò per sempre il concetto di opera originale e di copia, considerando l’origine vera e propria il ricalco di una fotografia fornita da
un’agenzia di stampa. La sua intenzione non era quella di creare una matrice da stampare in serie, ma essere lui stesso a stampare/serigrafare manualmente tutti i soggetti; le piccole imperfezioni
causate da una maggiore o minore pressione della mano e del filtro serigrafico o le minime sbavature di colore donavano ad ogni soggetto riprodotto una sua individuale personalitĂ .
DOLLARI La creazione del Dollaro avviene quasi per caso, dalla promessa di Eleanor Ward di organizzare una personale di Warhol presso la Stable Gallery a patto di poter esporre un’opera con i 2 dollari. L’idea iniziale dell’artista era quella di serigrafare la banconota e firmarla ma, ricevuto il rifiuto della Tibor Press essendo illegale la riproduzione del denaro, iniziò a ricrearla manualmente, prima di serigrafarla, con scarsi risultati. Decise quindi di fotografarla, ingrandendola leggermente rispetto all’originale differenziando così il dipinto dalla banconota. Il concetto dell’opera è fondato sull’idea che non viene più esposta un’opera d’arte, bensì quello che l’opera rappresenta: denaro.
RITRATTI Anni Settanta e Ottanta: Warhol era considerato uno dei ritrattisti più affermati degli States. La celebre frase “andrei all’inaugurazione di qualsiasi cosa, anche di una toilette” suona non tanto come la volontà di partecipare al jet set dell’alta società come personaggio pubblico, quanto la necessità di un animale in caccia del prossimo soggetto da ritrarre: personaggi ricchi e famosi, stilisti, industriali, atleti e attori. L’importanza del ritratto per Andy Warhol risulta chiara considerando che, già in quegli anni, un lavoro standard di cm 100x100 valeva 25.000 dollari, sommati a 5.000 dollari di cornice (obbligatoria!). La rivista “Interview”, fondata dall’artista
stesso, altro non era che un ottimo mezzo di comunicazione per attirare nuova clientela, facendola avvicinare alla Factory. Dopo l’intervista, infatti, seguiva un pranzo offerto dall’artista e una lunga seduta fotografica dove al soggetto veniva applicato un pesante trucco bianco per pulire il viso da eventuali imperfezioni, appiattendo successivamente l’immagine con enormi flash associati allo scatto fotografico per ottenere l’effetto di “poster” che caratterizza i ritratti warholiani. Solo successivamente veniva applicato il trucco e le modifiche cromatiche volute dall’artista, come l’eliminazione dei mezzi toni, l’aggiunta del trucco e le lumeggiature sui volti femminili.
CAMPBELL’S SOUP Presentata addirittura con il prezzo d’etichetta applicato, il barattolo di zuppa Campbell è divenuto uno dei simboli dell’arte di Andy Warhol. Un prodotto commerciale, familiare all’enorme pubblico dei consumatori, che viene elevato, attraverso il processo creativo, ad opera d’arte, senza pretese di critica o intenzioni denigratorie. La zuppa Campbell, prodotto di massa per eccellenza, diventa, nelle mani dell’artista, il simbolo dell’American Way of Life, attraverso le stesse parole dell’artista, comprare è più americano di pensare, e io sono americano come qualsiasi altro che la associa inevitabilmente a nuovo modello di rappresentazione ispirato ad una società consumatrice.
MUSICA “Appena i Velvet Underground cominciarono a suonare, Andy si animò parecchio perchè si rese immediatamente conto che avrebbe potuto lavorare con un gruppo del genere. Fu Warhol a proporre l’eterea Nico come cantante del gruppo e proporre addirittura di cambiare il nome
della band in The Velvet Underground and Nico. Nel marzo del 1967 uscÏ il loro primo album, The Velvet Underground and Nico produced by Andy Warhol. La primissima stampa del disco aveva una particolarità che nessuna ristampa successiva ha mantenuto: la copertina era apribile e la banana si poteva sbucciare, rivelando la polpa del frutto, di color rosa� (Robert Rauschenberg)
“Per me era un’impresa indolore fare con Andy le litografie e i ritratti. Era divertente trascorrere intere notti a firmare le litografie. Penso che la copertina dell’album Sticky Fingers, da lui eseguita per i Rolling Stones, sia la confezione più originale, sexy e divertente che sia mai uscita dalle sue mani” MICK JAGGER
“C’erano almeno tre Andy Warhol: in primo luogo quello meno conosciuto, Andrew Warhola che conversava con sua madre in una sorta di gergo ceco-inglese e che andava in chiesa con lei, spesso più volte alla settimana. In secondo luogo, l’Andy portavoce internazionale della risposta pop a un mondo dominato da nuove tecnologie. Il terzo aspetto era quello dell’artista Andy Warhol: un pittore capace di mantenere in equilibrio una molteplicità di significati contraddittori” Henry Geldzahler
NEL FUTURO OGNUNO SARÀ FAMOSO PER QUINDICI MINUTI 12 MAGGIO - 30 GIUGNO 2013 PALAZZO PISANI - LONIGO (VI) WWW.MVEVENTI.COM