FURERE: tra follia e onirico

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FURERE tra follia e onirico


Città di Lonigo Assessorato alla Cultura

Con il Patrocinio di

22 marzo - 07 aprile 2013

Palazzo Pisani, piazza Garibaldi - Lonigo (Vi) Organizzazione Città di Lonigo - Assessorato alla Cultura A cura di MV Eventi In collaborazione con Atelier “Fumo di Londra”, distretto di salute mentale ULSS 6 - Vicenza Cooperativa Sociale “Piano Infinito” di Pedocchio - Brendola (Vi) Dipartimento di salute mentale ULSS 4 - Thiene (Vi) Official sponsor Khriò Woman Shoes - www.khrio.com Sponsors Ristorante Arena, Bar N. 14, Bar Pisani Si ringrazia per la preziosa collaborazione Dott. Giampiero Cesari, Prof. Carlo Fumian, Dott.sa Bellin, Enrica Feltracco, Elli Gemmo, Annalisa Nicoletti, Anna Vicari, Alan Bedin, Freak Antoni, Osvaldo Casanova, Il Magnetofono.


FURERE


Furere: dal latino, essere folli. “Per tutto il medioevo il folle è appartenuto al sacro: una manifestazione di Dio, o del demonio. Era difficile separare il folle di Dio dall’indemoniato, come del resto stabilire se una malattia somatica era da attribuire agli “spiriti” del male che, accumulandosi nel corpo, lo corrompevano. Nel IV e V secolo, i folli venivano condotti, per la cura dagli asceti, persone che dedicavano la propria esistenza agli esercizi spirituali alla ricerca di sè stessi in un universo cangiante. Il folle esprimeva l’antagonismo tra “bene” e “male” e rappresentava un’occasione per vincere, con la preghiera e gli esorcismi, il demonio. L’Inquisizione apre il secondo grande periodo della Storia della follia, durante il quale il pazzo viene accomunato all’eretico e al suo destino, abbandono, punizione, tortura e il rogo. Bisognerà attendere il Seicento per vedere la terza grande epoca della storia della follia: quella dell’internamento in luoghi, a cominciare dall’Hopital de Paris, dove sono concentrati gli emarginati. Un internamento che si regge sempre sulla punizione. Solo nel Settecento inizia a delinearsi la figura dello psichiatra, un medico che si occupi delle manifestazioni della follia, affiancando alle classiche ricerche mediche, cure alternative quali la più moderna musicoterapia e la pittura. Emblematico fu l’esperimento, condotto nel 1956 presso il Manicomio di San Giacomo della Tomba, dal medico Mario Marini che


dimostrò, attraverso la libera espressione pittorica dei pazienti, come la natura avesse voluto fare un grande esperimento mettendo a nudo, sul tavolo anatomico quelle strutture dell’inconscio che diversamente sarebbero rimaste occulte. Marini, che abolì ogni sorta di influenza o condizionamento nella libera espressione artistica, in soli sette mesi raccolse una produzione che servì per un’esposizione di quaranta opere a Verona, inaugurata il 2 novembre 1957” (Vittorino Andreoli - Un secolo di follia). “Di fatto, il binomio genio-follia, secondo cui gli artisti sono tutti matti, strani ed eccentrici, non è un semplice luogo comune, ma ha una tradizione di pensiero autorevole e millenaria. Già nei culti dell’antica Grecia dedicati a Dionisio, la creatività e l’ispirazione erano messe in relazione con la follia e il delirio mistico. Nel ‘Fedro’, Platone afferma che un artista che possegga la sola abilità, senza il delirio delle Muse, è un artista incompleto. Il Botticelli viene descritto ‘inquieto sempre’ e ‘cervello stravagante’, il Pontormo come ‘giovane malinconico e solitario’. E la Melanconia è senz’altro indicata come la caratteristica principale del più geniale degli artisti: Michelangelo.” (Corriere della Sera). Furere è un viaggio nell’inconscio, con l’obiettivo di spiegare come una condizione mentale, qualunque essa sia, possa essere interpretata sotto diverse chiavi di lettura.


Una sera passeggiavo per un sentiero, da una parte stava la città e sotto di me il fiordo. Ero stanco e malato. Mi fermai e guardai al di là del fiordo. Il sole stava tramontando, le nuvole erano tinte di un rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro, dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando.

Edvard Munch - pittore dell’angoscia norvegese



Mi piace l’arte che serve per guarire

Alejandro Jodorowsky - regista e poeta visionario cileno


FURERE ARTE: TERAPIA?


L’Arteterapia come percorso di cura e/o sostegno a indirizzo psichico rivolto a malati di mente, cioè come forma di psicoterapia di creatività nasce in molti istituti psichiatrici nella prima metà del ‘900 inizialmente come terapia occupazionale che utilizza le attività espressive (disegno, pittura, ecc.) con lo scopo di migliorare le capacità relazionali e l’inserimento nel gruppo di malati fortemente istituzionalizzati. Successivamente, negli anni ‘50, i primi Atelier di pittura vengono aperti in alcune Cliniche e Ospedali Psichiatrici in seguito alla osservazione che alcuni malati di mente, specie schizofrenici, precedentemente estranei ad ogni attività artistica, sono in grado, spontaneamente e sorprendentemente nonostante l’isolamento e l’emarginazione dovuta ai lunghi ricoveri, di produrre espressioni grafiche e figurative (disegni e dipinti) originali e peculiari che colpiscono e affascinano per alcuni aspetti che rimandano ad un loro mondo altro: irreale, fantastico, visionario, onirico. Tali osservazioni portano a due importanti conseguenze su piani diversi: quello della valutazione artistica di queste produzioni e quello invece attinente al campo delle terapie psichiatriche. In molti casi si considerano queste produzioni degne di essere comprese nell’ambito dell’arte (“arte figurativa dei malati di mente” Prinzhorn 1922). Sorprendentemente è soprattutto negli ambienti artistici più che in quelli psichiatrici che tale convinzione si afferma: si diffonde quindi un grande interesse da parte di molti artisti, come Klee e Dubuffet per le produzioni artistiche dei malati mentali, da essi considerate vere opere d’arte. L’altra importante conseguenza fu negli anni 50 il grande sviluppo dell’ dell’Arte terapia, dapprima con esperienze isolate e pionieristiche , nate dall’interesse e dalla collaborazione di alcuni psichiatri ed artisti,poi con la diffusione degli Atelier di Pittura in Inghilterra ,Francia e in tutto il mondo. Vengono creati prima negli Ospedali Psichiatrici e successivamente, dopo la riforma psichiatrica del 1978, anche nei Servizi Psichiatrici territoriali (Centri di Salute Mentale,Centri Psicosociali,ecc.), i Laboratori di pittura, spazi ben definiti, dedicati alle Attività artistiche


dei pazienti, condotti da uno Psichiatra coadiuvato da un artista o da un Terapeuta con competenze artistiche. Lo scopo è quello di utilizzare in senso terapeutico l’attività creativa del Paziente con il disegno, la pittura, il modellare. Le sue produzioni figurative, mezzi di comunicazione non verbale, diventano il mezzo espressivo più adatto,talora unico per stabilire un contatto,una relazione con malati anche gravi, che a causa della malattia e del prolungato isolamento e emarginazione nell’istituzione psichiatrica si chiudono in un proprio mondo autistico, diventando quasi inaccessibili ad ogni rapporto interpersonale. Solo con tali modalità non verbali, indirette, è possibile promuovere e consentire in essi la spontaneità e l’apertura necessaria ad esprimere e far conoscere le proprie esperienze interiori, i vissuti angoscianti, le profonde alterazioni emotive, riuscendo così a stabilire un iniziale contatto con l’ambiente circostante. Altrettanto importante nell’attività dell’atelier di pittura è la possibilità di fare sperimentare al paziente il momento e l’atto creativo di una sua opera e fargliene apprezzare il risultato, il riconoscimento da parte degli altri, stimolando e rinforzando così anche la stima di sé. È così possibile promuovere la capacità nel paziente di utilizzare, elaborare e assorbire in forma terapeutica quanto può emergere nelle sedute di arte terapia di gruppo. Si può anche seguire l’evoluzione di un paziente attraverso le sue produzioni pittoriche successive ed i cambiamenti nelle stesse di stile, contenuti e tonalità Affettiva. Ciò che viene valorizzato è la relazione che si instaura progressivamente con il Terapeuta e con il gruppo degli operatori e degli altri pazienti. Anche la Psicoanalisi ha valorizzato negli USA e poi in Europa la attività artistica in senso psicoterapeutico come importante modalità di intervento psicoterapeutico individuale e di gruppo. Attualmente l’Arteterapia si è diffusa in tutti i Dipartimenti di Salute Mentale in Italia, nei quali sono presenti Laboratori di Pittura che promuovono anche il coinvolgimento e l’interesse della comunità verso la propria attività, valorizzando iniziative in particolare mostre di pittura.


DERÒ - “Senza titolo”, 2009, inchiostro su carta, cm 50x35


DERÒ - “Senza titolo”, 2009, tempera e inchiostro su carta, cm 50x35


La pazzia è come le termiti che si sono impadronite di un trave. Questo appare intero. Vi si poggia il piede, e tutto fria e frana.

Mario Tobino - scrittore, poeta e psichiatra italiano


DERÒ - “Divina commedia”, 2009, olio su tela, cm 80x120


LISA - “Ritratto”, 2013, acrilico e tempera su carta, cm 50x35


LISA - “Ritratto”, 2013, acrilico e tempera su carta, cm 50x35


Perchè stai fuggendo? Tu che sei la mia metà, Tu che mi completi e mi amplifichi tu che con il tuo solo sussulto mi riempi Tu che sei la mia ragione Ed Io che sono la tua passione Tu che mi darai la tristezza ed Io che ti darò la forza Tu che mi darai la paura ed Io che ti darò la gioia Tu che dipingi il mio cuore ed Io che scrivo ogni tua sensazione.

Julia - Studentessa di Laurea magistrale - Estratto della “Poesia alla Follia”


GIOVANNI GUALTIERO - “La Famiglia”, 2008, acrilico su polistirolo, cm 89x106


LUCIANO MAZZARETTO - “La contentezza”, 2012, olio su tela, cm 70x100


LUCIANO MAZZARETTO - “Senza titolo”, 2012, olio su tela, cm 70x100


Non voglio guarire, sì voglio guarire, ma non guarisco. È una disperazione, è un caos. Mi faccia morire. Faccio diventare matti tutti. Non mi faccia più soffrire, sia bravo. Vorrei fare una cosa, e poi riprendere quella sofferenza. Mi faccia dormire, tanti giorni.

Anna - diario delle sedute di una paziente


LOBO - “Volto”, olio su tela, cm 40x70


DAVIDE SARCIÀ - “Senza titolo”, 2006, tempera e acrilico su carta, cm 52x64


DAVIDE SARCIÀ - “Senza titolo”, 2006, tempera e acrilico su carta, cm 52x64


La gente vede la follia nella mia colorata vivacitĂ e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalitĂ !

Alice - Alice nel Paese delle Meraviglie


CLAIRE - “Ricordi (faccia)”, 2012, olio su tela, cm 70x80


CLAIRE - “La contentezza”, 2012, olio su tela, cm 50x69


FURERE ARTE: VISIONE ONIRICA?


Esistono artisti che dipingono ciò che vedono, altri che dipingono ciò che ricordano o ciò che immaginano. Il nostro cervello si modifica di fronte al reale ma, allo stesso tempo, è capace di cambiarlo: un cervello “diverso” dovrà pertanto avere un rapporto diverso con tutto ciò che lo circonda. Nell’arte questo “processo” può portare alla creazione di nuove realtà, che solo in parte dipenderanno dall’ “informazione sensoriale”; i sogni e i ricordi “rivivono” nelle immagini mentali. In questo senso l’arte amplifica il visibile, crea un nuovo “canale mentale” in grado di aprirsi a nuove esperienze. Gli stimoli visivi, reali o evocati dalla memoria, che hanno eccitato il sistema nervoso dell’artista al momento della creazione dell’opera d’arte, trasformati dalla sua mano in colori e forme, stimoleranno il sistema nervoso di chi l’osserva. Accostarsi ad un’opera d’arte, guardarla, percepirla, comprenderla e apprezzarla, implica il coinvolgimento di molte strutture cerebrali e l’attivazione di meccanismi ben specifici, a partire dai funzionamenti alla base della percezione visiva, a quelli implicati nella cosiddetta “psicologia del vedere”, nell’esperienza estetica ed emozionale. Gli effetti di gravi malattie mentali, spesso, alterando le capacità percettive ed emotive dell’artista, possono influire sulla sua espressione pittorica e testimoniano come la storia di vita del pittore entri a far parte integrante della sua opera. La follia non è, dunque, solo disagio o malattia: con le sue categorie, ci provoca e interroga la nostra visione del mondo, rivelando così il nostro aspetto oscuro; il fantastico e il soprannaturale dicono qual’è la nostra reale natura, come mostrano


le opere del grande maestro americano Edgar Allan Poe, che cita il pittore svizzero Füssli come massimo esponente del legame tra fantastico e follia, a voler sottolineare come vi siano “artisti sani che capiamo essere matti solo leggendo le loro opere e invece ci sono creatori folli che riescono a mascherare le loro deviazioni sulla tela, altri ancora che danno libero sfogo al loro tormento”. Artisti quali Bacon, Dalì e Ligabue, per reagire alle proprie ossessioni, sono fuggiti dalla realtà e si sono rifugiati in un mondo simbolico e visionario, che hanno raffigurato con immagini fantasiose, cercando di esprimersi in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione ed al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale, liberando così le potenzialità immaginative dell’inconscio per raggiungere uno stato conoscitivo “oltre” la realtà, in cui veglia e sogno sono entrambi presenti e si conciliano in modo armonico e profondo.

La follia è solo una maggiore acutezza dei sensi.

Alda Merini - poetessa, aforista e scrittrice italiana segnata dalla malattia mentale


Perchè mai è così tragica la vita; così simile a una striscia di marciapiede che costeggia un abisso. Guardo giù; ho le vertigini; mi chiedo come farò ad arrivare alla fine. Ma perchè mi sento così: ora che lo dico non lo sento più. Il fuoco arde; stiamo andando a sentire l’Opera del mendicante. Eppure è intorno a me; non riesco a chiudere gli occhi. È una sensazione di impotenza.

Virginia Woolf - scrittrice, saggista e attivista britannica


BRUNO CARUSO - “Senza titolo”, 1989, olio su tela, cm 33x43


GINO CARRERA - “Senza titolo”, 1987, olio su tela, cm 54x43


GINO CARRERA - “Senza titolo”, 1989, olio su tela, cm 34x44


ANTONIO LIGABUE - “Autoritratto”, acquaforte, cm 20x18


SALVADOR DALÌ - “Senza titolo”, litografia, cm 50x70


SALVADOR DALÌ - “Senza titolo”, litografia, cm 50x70


L’arte non riproduce il visibile, piuttosto rende visibili forze che non lo sono.

Paul Klee - pittore tedesco


GUNTER BRUS - “Vienna Action” - 1964, serie di 4 manifesti firmati, cm 70x100


GUNTER BRUS - “Vienna Action” - 1964, serie di 4 manifesti firmati, cm 70x100


GUNTER BRUS - “Vienna Action” - 1964, serie di 4 manifesti firmati, cm 70x100


GUNTER BRUS - “Vienna Action” - 1964, serie di 4 manifesti firmati, cm 70x100



ROBERT PRIMIG - “Kein Ort”- 2004, acrilico e giornali su tela, cm 100x100

Occorre avere un po’ di caos in sé per partorire una stella danzante.

Friedrich Nietzsche - filosofo, poeta, saggista, compositore e filologo tedesco


HERMANN NITSCH - “L’Ultima c


cena�, 1983, inchiostri su tela, cm 395x196


Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell’intelletto, se la maggior parte di cio che è glorioso, se tutto cio che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell’intelletto in generale.

Edgar Allan Poe - scrittore e poeta inventore del racconto poliziesco, della letteratura horror e del giallo psicologico


FURERE

ARTE: LUCIDA FOLLIA 2.0?


“Le poète se fait voyant par un long, immense e raisonné déreglèment de tou les sens” (“Il poeta si fa veggente attraverso una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi”). Nella lettera del 15 maggio 1871 a Paul Demeny, nota come “La Lettre du Voyant”, Arthur Rimbaud sembra preannunciare l’incendiario programma del versante più distruttivo e nichilista delle avanguardie del Novecento (l’altro versante, quello della costruzione e del progetto, si infiamma al fuoco dell’Utopia); sula scia di Rimbaud il primo costeggia pericolosamente la follia, ma in qualche modo la domina o almeno ne chiede la complicità, reclamando un sregolatezza dei sensi lunga, immensa, ma pur sempre deliberata se non addirittura lucida (inevitabile la domanda: reale o simulata? Ma la finzione dell’arte è spesso più vera del vero). Del resto l’avanguardia esige comunque il tributo sacrificale della tabula rasa, sia pure per edificare mondi nuovi nel segno della più limpida razionalità; l’azzeramento è l’atto preliminare e costitutivo, “il faut commencer à zéro” (“bisogna cominciare da zero”) proclamava Le Corbusier nel presentare il suo progetto utopico della Ville Radieuse (La Città Radiosa). I tentativi di esorcizzare l’ombra incombente del disordine e l’abbandono ad essa sono speculari; come nella vita anche nell’arte Ragione e Sragione si intrecciano e talora si confondono, come la veglia e il sonno, durante il quale si liberano i fantasmi dell’inconscio. La barriera tra i due regni può d’un tratto franare, lo racconta con dolorosa sincerità Edvard Munch rievocando l’esperienza da cui nacque nell’ultimo scorcio dell’Ottocen-


to una delle sue opere più famose “L’urlo”, di cui si conoscono almeno quattro varianti: “Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo di paura...e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”. La normalità sotto lo sguardo indagatore dell’artista si rivela fragile schermo dell’angoscia che attanaglia l’individuo. Echeggia ancora l’urlo lacerante di Munch in tanta arte odierna, costretta a confrontarsi con la follia -quella sì reale e devastante- di un frenetico e bulimico sviluppo travolto dal suo stesso ritmo incalzante per tramutarsi in spaventosa recessione, la distruzione sistematica delle risorse naturali, i paradisi artificiali della pubblicità, la pervasività degli apparati di controllo sociale, lo scontro di fondamentalismi religiosi e laici e tanto altro ancora. L’opera dei giovani artisti riflette spesso questo profondo disagio, se ne fa carico tra protesta, irrisione ed evasione onirica, attingendo al serbatoio immenso dell’immaginario personale e collettivo, dilatato illimitatamente dalla rete. Identità fittizie, second life, nicknames e realtà virtuale: il celebre aforisma di Rimbaud (“Car JE est un autre”, “Poiché IO è un altro”) assume il tono della profezia di un’identità perduta. Sembra implodere ormai il futuro e la speranza perdersi in una distanza siderale. Ma forse ci salverà, ancora una volta, la follia sana e rigeneratrice dell’innamoramento...


EMANUELE SARTORI - “Autoritratto con Scotch” - 2004, tecnica mista su carta, cm 50x70


EMANUELE SARTORI - “Senza titolo” - 2010, tecnica mista su carta, cm 50x70


RAIMONDO LORENZETTI - “Il tempo che passa” - 2012, olio su tela, cm 80x120


Ăˆ come trovarsi in un ascensore cui all’improvviso tagliano i cavi; cominci a sprofondare, ma invece di schiantarti al suolo cominci a fluttuare nel vuoto.

David Lynch - regista, sceneggiatore, produttore cinematografico dal forte accento surrealista


RICCARDO CAVALLINI - “Tripla espos


sizione� - 2013, olio su tela, cm 90x40 (trittico)


GABRIELE BRUCCERI - “Il perdono e l’eterno rifugio” - 2010, tecnica mista su carta, cm 60x90


ALESSANDRO RINALDI - “N. 403” - 2010, tecnica mista su alluminio, cm 100x140


Non sono pazzo fratello. Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci. Siamo astuti come animali affamati. Non c’entra la pazzia. È genio, quello. È geometria. Perfezione. I desideri stavano strappandomi l’anima. Potevo viverli, ma non ci sono riuscito. Allora li ho incantati.

Alessandro Baricco - scrittore, saggista e regista italiano, fra i più noti esponenti della narrativa italiana.


MARTA E GIULIA ALVEAR - “Senza titolo” - 2013, acrilico e tecnica mista su tela, cm 90x80


MARTA E GIULIA ALVEAR - “Senza titolo” - 2013, acrilico e tecnica mista su tela, cm 90x120


ENRICO FERRARINI - “Urlo” - 2010, gesso, cm 47x62



VALVOLA - “Senza titolo” - 2013, acrilico su legno, cm 150x200


La mia allegrez’ è la maniconia E ‘l mio riposo son questi disagi. Voi direte bene che io sia vecchio e pazo: e io vi dico, che per istar sano e con manco passione, non ci trovo meglio che la pazzia.

Michelangelo Buonarrotti - scultore, pittore e poeta italiano; protagonista del Rinascimento italiano


Che cos’è un matto? ... Questa volta ti risponderò senza giri di parole: la follia è l’incapacità di comunicare le tue idee. È come se tu fossi in un paese straniero: vedi tutto, comprendi tutto quello che succede intorno a te, ma sei incapace di spiegarti e di essere aiutata, perché non capisci la lingua.

Paulo Coelho - scrittore e poeta brasiliano


L’uomo volgare scambia per follia il disagio di un’anima che non respira in questo mondo abbastanza aria, abbastanza entusiasmo, abbastanza speranza.

Madame de StaĂŤl - scrittrice francese di origini svizzere


Noi, assai dissennati, crediamo che essa, sia uno scoglio, mentre è un porto, delle volte da cercare, ma mai da rifuggire, nel quale se qualcuno è spinto nei primi anni, non deve lamentarsi piÚ di chi ha navigato velocemente.

Lucio Anneo Seneca - filosofo, poeta, politico e drammaturgo romano


I pazzi osano dove gli angeli temono d’andare.

Alexander Pope - poeta inglese


Pazzo: razionalista in anticipo per i suoi tempi.

Georges Elgozy - scrittore e poeta francese


Quando dal mio b di sch in una c di san navigherò con per orrid ai cra della luce

Antonia Pozzi - poetessa italiana, morta suici


buio traboccherai hianto cascata ngue una rossa vela di silenzi ateri promessa.

ida all’età di 26 anni di “disperazione mortale”


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