Laboratorio07

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Numero 1

lunedì 23 settembre 2007

laboratorio07@iuav.it

www.laboratorio07.it

Vignette antisemite Satira iraniana incontra internet. pag 2

L’arte di essere sintetici La sintesi è un dono pag 3

Il jazz visivo di Niklaus Troxler Musica e grafica svizzera pag 4

Maiuscolo & minuscolo

La felicità nella tipografia

Herb Lubalin e la progettazione delle lettere pag 5

L’arte Tipografica di Bas Jacobs, fondatore di Underware: tra seminari e workshop in giro per l’Europa La tipografia, si sa, è applicazione metodica, progetto del particolare, bilanciamento di geometria e ottica. Si può però imparare a disegnare font divertendosi. Con molta fantasia. Lo studio Underware è stato costituito nel 1999, dagli olandesi Akiem Helmling e Bas Jacobs e dal finlandese Sami Kortemki, per sviluppare in maniera creativa la progettazione tipografica. La leggibilità e la funzionalità di un carattere, è la sfida di Underware, possono andare di pari passo con la ricerca di nuove possibilità espressive e linguistiche. Auto, Dolly, Bello, Sauna sono alcune delle font disegnate, e che è possibile acquistare, da Underware. Ma l’aspetto più interessante dell’attività dello studio è l’organizzazione di workshop tipografici in molte università di design del mondo. Workshop dove, secondo la filosofia che li caratterizza, riescono a

unire lo studio approfondito del carattere ad una creativa, e per certi versi iconoclasta, messa in pratica del progetto. Se pensate che disegnare una scritta con dei libri aperti (nella foto sopra) possa essere facile, provate a fare una bella composizione con dei carrelli da supermercato a 16 gradi sottozero! Sono stati questi i risultati del progetto sviluppato a gennaio con gli studenti dell’Ecole cantonale d’art di Losanna, in Svizzera, partendo dal tema assegnato di creare un carattere basato su un modulo ripetitivo per una “pixel font”. Una volta definito il disegno, l’alfabeto è stato poi applicato manualmente in un ambiente fisico e reale. Appena finito a Brussel il Typeworkshop dedicato all’auto come mezzo di comunicazione e rappresentazione tipografica di se stessi con conseguente ripittura di vere auto (foto in basso), mentre è in corso a Providence, negli Stati Uniti,

il seminario per la creazione di una font basata su soli due moduli. Buon divertimento ai partecipanti. La collaborazione con Underware è nata mentre studiavamo alla Royal Academy of Art de L’Aja. Avevamo fatto allora alcuni progetti insieme e sembrava un passaggio normale continuare la nostra collaborazione dopo tutto questo. Vivevamo allora tutti a L’Aja, ma oggi siamo dispersi in tre differenti città. Non abbiamo pianificato tutto perfettamente in anticipo, i nostri desideri personali sono le cose più importanti. Akiem è tedesco e vive a L’Aja. Sami è finlandese e vive a Helsinki, io sono olandese e sto ad Amsterdam. Ognuno vuole disperatamente vivere nella città in cui si trova adesso, perciò perché trasferirsi o spostarsi se non è necessario? Qualche volta ci ritroviamo tutti insieme nello stesso posto, a seconda del progetto. Oppure per un altro progetto vado in Finlandia per qualche

settimana per lavorare con Sami. Il resto delle volte cooperiamo per email e per telefono. Dipende solo dalle circostanze, sempre diverse. Questo ci permette di avere un lavoro divertente e una vita interessante e vivace. La maggior parte dell’attività quotidiana ce la sbrighiamo tramite email, iChat e telefono. E se pensate che ciò ci obblighi ad avere una pianificazione estrememente rigida per tutti i nostri progetti, mmm... mi dispiace deludervi, ma non è così. Il luogo naturalmente influisce, fosse solo, per esempio, per l’ispirazione. Queste sedi differenti probabilmente influenzano il nostro lavoro di progettazione. Ma questi luoghi possono essere dovunque. Sami ha recentemente lavorato per tre mesi in India alternando il lavorare e il viaggiare. Penso che questo modo di lavorare si proporrà sempre più spesso nel futuro. pag 2

Colore rosso Ambiguo è il colore, e ambiguo per definizione il rosso. (a. s.) «Please don’t wear red tonight .. for red is the colour that my baby wore …», cantavano i Beatles in anni lontani. Intrigante quella ragazza vestita (quanto poi? immagino pochino) di rosso, come una caramella, così intrigante che il protagonista non riusciva a levarsela di testa («if I could forget her …»). Colore per antonomasia, al punto che in spagnolo colorado significa rosso e in russo la radice di rosso (krasni) e bello (krassivi) è la stessa. Eppure la storia del rosso è paradossale: per gli antichi era davvero il colore principe, tra medioevo e Rinascimento l’uomo importante vestiva di rosso, o almeno in una delle sue sfumature. Poi il crollo: la Riforma, la controriforma, l’illuminismo, la rivoluzione industriale, l’ascesa della borghesia hanno relegato in secondo piano l’uso so-

ciale del rosso, colore ‘poco serio’. Chi immaginerebbe un uomo d’affari in doppio petto rosso? Il rosso è decaduto anche nella scala dei gusti: i sondaggi sono unanimi, eccetto la Spagna, in tutta Europa alla domanda qual è il colore preferito, la risposta è l’azzurro: il rosso è molto indietro nella classifica. Senza contare i tabù politici: per i moderati è un colore polticamente scorretto. Eppure, malgrado tutto, il rosso, proprio per la sua eccentricità (o qualcuno pensa direttamente pacchianeria), la sua rivincita se la prende: proprio forse per il motivo per il quale il ragazzo della canzone non poteva dimenticare quella tizia. pag 3

Il rebus delle radiazioni Proprio pochi giorni fa ci siamo soffermati sul significato di segno e simbolo, sul loro utilizzo e sulla loro progettazione grafica. Si presta dunque ad una breve e doverosa analisi il nuovo segnale di Pericolo radiazioni! appena diffuso dall'IAEA (International Atomic Energy Agency) e destinato a mandare in pensione lo storico "trifoglio" nero e giallo. Lo scopo dell'iniziativa di un nuovo segnale, come ci racconta in un'intervista video la responsabile Carolyn Mac Kenzie, è quello di offrire un'indicazione chiara di pericolo a tutte quelle persone, magari analfabete, che possono trovarsi in prossimità di fonti radioattive e che non conoscono lo storico e "astratto" simbolo del "trifoglio", da sempre associato alle radiazioni. Per realizzarlo l'IAEA si è avvalsa della collaborazione dell'ISO (International Organization of Standardization) per cinque anni di studi e test organizzati dal Gallup Institute. Il segnale che ha dato i migliori risultati presso 1650 intervistati in Brasile, Messico, Marocco, Kenya, Arabia Saudita, Cina, India, Thailandia, Polonia, Ucraina e Stati Uniti riporta il simbolo delle radiazioni ionizzanti (ISO 21482) che sovrasta il teschio del pericolo di morte e l'omino dell'uscita di emergenza. pag 2


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Colore rosso

La felicità nella tipografia

Il rosso è il colore per antonomasia perché si vede più degli altri, perché segnala qualcosa di speciale, ai confini della norma, di stravagante, di eccitante. È il colore della seduzione, della tentazione e perciò anche del divieto, è il colore dei segni, di ciò che non deve passare inosservato. Eppure non dipingiamo le pareti di rosso, non l’usiamo per vestirci: se qualche signora lo fa, c’è immancabilmente qualcuno che mormora, magari non si sa bene perché, «guarda quella». E, al contrario, o forse proprio perché aggressivo, forte, passionale e duro il rosso si fa vedere nell’uso invadente che se ne comincia a fare nel benefit sociale. Iniziò il poppy rosso inglese, poi il red ribbon della lotta all’Aids e, di seguito tutti i prodotti che in qualche misura vengono commercializzati e il ricavato, va in parte o in toto, in beneficenza (solo pochi esempi tra i più significativi: The red Indipendent o l’iPod). Se si vede meglio, pare abbiano pensato le multinazionali, forse si venderà meglio: qualche filosofo molto moderno chissà che non giochi sull’assonanza vederevendere, see-sell… I bambini non hanno quasi mai dubbi su che colore scegliere, sia un giocattolo o un cibo. Forse gli antichi sono i bambini della storia? Forse avevano meno tabù? Sarà proprio perché il rosso è il colore dell’es: nella pancia la luce filtrava rossa, credo. La rimozione del rosso è probabilmente funzione di una grande autocensura. Sarà un

Più importante del trovarsi in tre differenti città è però che tutti e tre abbiamo differenti background e che siamo cresciuti in ambienti diversi. Questo comporta differenti punti di vista e crea molteplici prospettive.

Ambiguo è il colore, e ambiguo per definizione il rosso.

Simboli: il rebus delle radiazioni

bene tornare bambini, sarà un male? Sarà bene dire il re è nudo e rinunciare all’ipocrisia dei colori pastello e dei grigi, dei colori «seri», insomma.

E chi compra sa che ha comprato qualcosa di speciale. Magari si chiederà: «Come mai non compravo merci rosse? Non sono mica male, forse ne comprerò ancora». Per quel vestito rosso il ragazzo della canzone era disposto a rinunciare alla felicità («I coul be happy with you by my side, if I could forget her»). Rosso, maledetto sciupafamiglie e sciupaportafogli, colore da basso porto: ma chi può resistere?

Erroneamente definito come “simbolo”, il cartello nasce dalla premessa – sbagliata anch’essa – che possano esistere simboli universalmente comprensibili. In realtà la decodifica di un segnale necessita di una preparazione culturale, e di una abitudine, come qualsiasi altro linguaggio. Ce ne eravamo accupati, ad esempio, a proposito dei corsi di pittogramma per i bantu. Comprendere il simbolo astratto del pericolo nucleare – il trifoglio, l'elica o come lo vogliamo meglio definire – in definitiva non sarà più difficile della comprensione del simbolo del Wc o del segnale di precedenza stradale. Ci appaiono sinceramente sovradimensionati i cinque anni di tempo impiegati per produrre un cartello per certi versi estremamente banale, che riunisce tre diverse tipologie di immagini. Un

Vignette satiriche antisemite La scorsa settimana si inaugurata a Teheran, alla presenza del ministro della cultura, la mostra di vignette satiriche antisemite. Risultato di un concorso internazionale lanciato dal sito Iran Cartoon, di cui avevamo dato conto, la risposta “artistica” alle tristemente note vignette su Maometto. L’iniziativa iraniana, che diciamolo subito ha riscosso una notevole partecipazione da tutto il mondo, ha la pretesa di essere la ritorsione all’offesa delle vignette danesi anche se difficile capire come mai in questo caso l’oggetto di satira debbano essere gli ebrei

(e non i cattolici per esempio o i protestanti di cui ricca la Danimarca) e fin dal titolo, “Holocust”, si d credito a tesi negazioniste di cui si fatto assertore anche l’attuale presidente iraniano Ahmadinejad. Ma, come abbiamo gi avuto modo di affermare, ben vengano concorsi di satira anche feroce, anche offensiva (d’altra parte questa la satira) che riportino in un contesto pacifico qualunque contrasto culturale, politico o religioso. Ed su questo tema che intervenuto su Harper’s magazine (la traduzione in italiano dell’articolo stata pubblicata su Internazionale del 14 luglio scorso), Art Spiegelman, uno dei pi noti cartoonist newyorchesi, autore dell’epico Maus, la storia a fumetti dell’Olocausto vista attraverso il

segno astratto (quello delle radiazioni che fa rientrare dalla finestra quello che si era voluto eliminare, cioè il "trifoglio" nucleare), un simbolo (la morte secca) e un pittogramma (la via di fuga) senza alcuna congruità sintattica dell'insieme. La scelta poi di passare al fondo rosso, per evidenziare maggiormente il senso del pericolo, rispetto al giallo del precedente, ha portato ad una difficoltà di lettura dei segni in nero, costringendo all'ulteriore complicazione della bordatura bianca. È vero che guardando il nuovo segnale ci sembra di essere di fronte più che altro ad un rebus, ma il rebus più grande continua ad essere il motivo per cui, periodicamente, grandi organizzazioni debbano dilapidare i propri capitali per restyling inutili e controproducenti.

racconto del padre e che gli ha valso il Premio Pulitzer. La riflessione di Spiegelman parte dalla constatazione che l’operazione messa in piedi dal quotidiano conservatore e xenofobo Jilland-Posten in realt non sia stato altro che una provocazione intenzionale (quanto inutile) che ha offerto un insperato destro alla propaganda integralista nei paesi musulmani e che ha portato a pi di cento morti e centinaia di feriti. L’illustrazione satirica, d’altra parte, andata quasi del tutto scomparendo nei giornali, soprattutto statunitensi, sotto l’urto del politically correct. Ma Spiegelman, che ha realizzato la copertina di Harper’s con un disegno sui clich delle rappresentazioni etniche delle caricature (dal “muso giallo” coi dentoni, all’italiano mafioso, dal viscido ebreo al negro tonto), spezza una lancia a favore delle vignette “malgrado o forse proprio per la loro predisposizione all’insulto”. “Credo nel diritto all’ingiuria continua Spiegelman anche se a volte mi mette nella posizione di sentirmi ingiuriato personalmente”. E a dimostrazi-

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Bas Jacobs parla della nascita del gruppo Underware fondata con Akiem Helmling e Sami Kortemki

Chiunque trovi nella propria vita qualcosa che può abbracciare a fondo, qualcosa di così seducente che non puoi fare a meno di pensarci, può ritenersi davvero felice. Per noi questo qualcosa è la tipografia. Nei nostri workshop indaghiamo in molte direzioni. Alcune sono molto schematiche e potenti. Altre sono molto sofisticate e arrivano ad un dettaglio microscopico. Probabilmente quando navighi nel nostro sito typeworkshop. com, gli aspetti più energici saltano fuori meglio. è ovvio che l’enorme scritta fatta di mattoni cattura l’attenzione prima che un carattere per la Bibbia. Naturalmente cerchiamo di attenerci ad un soggetto che possa essere indagato nella maniera più versatile possibile. Tutto è per noi interessante, non importa in che direzione. Anche il “Calice di cristallo” è un interessante campo di ricerca. L’attività manuale è per noi abbastanza spesso il punto di partenza per un successivo sviluppo (digitale). Penso che l’abbozzo manuale dia differenti opportunità rispetto al semplice schizzo fatto a computer, ad esempio. Differenti tipologie di forme diventeranno visibili attraverso lo schizzo a mano, perché avrai una diverso senso di controllare le forme. E, in molti casi, l’abbozzo a mano conduce a risultato più veloce che fare la stessa cosa a computer. ciò può aiutare anche ad aprire gli occhi ad alcuni studenti, perché è molto attraente cominciare a lavorare direttamente su un computer. Il software è spesso la definizione e il limite del progetto. Cerchiamo di perdere

one del suo convincimento non teme di suscitare scandalo dichiarando di aver trovato di “una superiore abilit grafica” molte delle opere inviate allo strumentale concorso iraniano rispetto alla contro-iniziativa israeliana (“siamo in grado di fare da noi le vignette pi antiebraiche del mondo” era la dichiarazione d’intenti) e in cui lo stesso Art Spiegelman era stato invitato a far parte della giuria. Difficile non trovarsi d’accordo con la conclusione del disegnatore americano: si espellano dal Medio Oriente tutti i combattenti e vi si portino “battaglioni di vignettisti da ogni angolo del pianeta. I sentimenti senza dubbio ne usciranno molto ammaccati, ma alla fine che vinca l’artista con il pennino più affilato”.

questa parte con l’attività manuale. La consideriamo come un’interfaccia, ma diversa e meno comune.

La tipografia può essere sia il mezzo che il fine, dipende dal soggetto. Riguardo i temi dei workshop che organizziamo, principalmente si tratta di temi da cui siamo affascinati, ma sui quali non abbiamo mai trovato il tempo o il progetto giusto per trasformare

questi soggetti in lavori. Ci sono così tante cose affascinanti nella vita. Se ci vogliono due anni per produrre un carattere tipografico, puoi capire che non saremo in grado di includere tutte le cose intriganti della vita in quel carattere. Per esempio, il lettering per le auto è un tema che ci attrae molto. Non abbiamo mai avuto un progetto che avesse avuto ciò per soggetto. Ma questo è stato un punto di partenza e il tema per un workshop che abbiamo tenuto quest’anno a Bruxelles. Lo scopo del workshop è il piacere di creare caratteri e condividere questo piacere ricercando nuove aree inesplorate della tipografia. Concentrarsi su un problema tipografico e quindi cercare di prendere varie decisioni e

trovare diverse soluzioni per risolverlo. Allora vediamo cosa ne viene fuori. Non c’è una strada univoca su come i temi vengono costruiti. Varia di volta in volta e rimane una sfida con noi stessi. può essere una catastrofe totale oppure una catarsi. Non seguiamo il tradizionale approccio insegnante-studente. Piuttosto il workshop potrebbe essere considerato come un Gesamtkunstwerk. Prima di tutto deve esserci una passione e una curiosità condivisa per la tipografia. Il resto ne consegue. Naturalmente in alcune aree (come ad esempio per la microtipografia) abbiamo delle conoscenze che i partecipanti non hanno, ma c’è molto di più di questo.

L’arte di essere sintetici

La sintesi è un dono. Qualche volta un'arte che si impara solo col tempo. Ed è un cimento cui talvolta si applicano gli scrittori. È leggendario, ad esempio, il racconto in sei parole di Ernst Hemingway: "For sale: baby shoes, never worn". Partendo da questo esempio, la rivista Wired ha sfidato 33 scrittori di romanzi, di fantascienza, autori per la tv, per il cinema e per i videogiochi a raccontare una storia con solo 6 (sei) parole, congiunzioni comprese. Le storie molto brevi – anche se qualcuno come Arthur C. Clarke ha "sforato" arrivando a 10 parole – sono

un monumento alla concisione. E per meglio rendere visivamente l'estrema sintesi dei racconti, 5 grafici - Tomato, Frost Design, John Maeda, Chip Kidd, Stephen Doyle – sono stati chiamati ad illustrarli. Il risultato è pubblicato sul numero di novembre della rivista e può essere letto sul blog di Wired.


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Niklaus Troxler Il jazz visivo di Niklaus Troxler

Biografia

Le passioni di Niklaus Troxler, sono due, e tutt’e due grandi, esclusive: il jazz e la grafica. Musicista e designer, quindi, organizzatore del Festival Jazz di Willisau, nel cantone di Lucerna, e disegnatore degli ormai tantissimi manifesti del Festival e delle singole performance. Niklaus giunge oggi ad una sintesi quasi perfetta delle sue passioni. Il 13 marzo prossimo infatti, auspice l’AIGA, si inaugura a New York, presso il Lincoln Center, una mostra dei suoi manifesti e la serata inaugurale sarà introdotta da un concerto del jazzista Cecil Taylor, uno dei tanti artisti cui Niklaus ha dedicato un’immagine. Niklaus Troxler ha la rara capacità di essere sempre perfettamente riconoscibile nella variatio dei suoi interventi. Tra le centinaia di manifesti prodotti, tutti stampati in piccole tirature con colori squillanti, difficile sarebbe trovare un’unità stilistica se non nella personalità del designer. Ogni intervento si riferisce alle caratteristiche del jazzista rappresentato e la figurazione si ispira sempre allo stile della sua musica; ma ci si rifà anche ai ‘tempi grafici’ di Troxler, alle sue passioni artistiche, andando a pescare a piene mani nella grande arte del Novecento, dal Costruttivismo al Futurismo, dalla Pop art floreale dei primi anni 70 alle astrazioni simboliche degli anni successivi, dalle divagazioni tipografiche al ‘ritratto’.

Graphic designer, illustratore, organizzatore di concerti, Niklaus Troxler è nato a Willisau, Svizzera, nel 1947. Dopo un apprendistato in tipografia e studi alla Schule für Gestaltung di Lucerna, nel 1971 diventa art director presso la Hollenstein Création di Parigi. A partire dal 1975 è organizzatore del rinnovato Willisau Jazz Festival per il quale ha realizzato i manifesti di ciascuna edizione. Egli progetta inoltre copertine per cd, libri e riviste, avendo tra i principali clienti il Kleine Theater di Lucerna e il Museo di Arti decorative di Zurigo. Ha ricevuto molti premi tra cui la medaglia d’oro alle Triennali del Manifesto di Essen (1987 e 1993), la medaglia d’argento alla Biennale di Brno e la menzione speciale alla Biennale di Varsavia (1990), il primo premio al Festival del Manifesto di Chaumont (1992), la menzione d’eccellenza Icograda alla Biennale del Mexico (1992), il primo premio alla Biennale di Lahti (1993) e altri importanti riconoscimenti. I suoi lavori fanno parte delle collezioni di molti musei internazionali, tra cui il Museum of Modern Art di New York. Nel 1996 ha tenuto un ciclo di conferenze all’Università di Kassel. Attualmente è docente di progettazione del manifesto presso l’Accademia di Belle Arti di Francoforte. Vincitore fino al 1999 di ben 22 premi svizzeri per il miglior manifesto dell’anno, Troxler ha ricevuto oltre 40 medaglie anche dall’Art Directors Club Schweiz nonché vari riconoscimenti dell’Art Directors Club of Europe e di New York.

“ Il poster è un mezzo molto diretto, raggiunge la gente nelle strade, nessuno va per strada apposta per guardare i manifesti, ma i manifesti arrivano alle persone. Sollecitano una risposta, magari un sorriso…un po’ di sorpresa”. Niklaus Troxler

Design exhibition in NLB Gallery Avla Troxler has won numerous awards, including the Cultural Prize of Central Switzerland (1982), 22 ‘Swiss posters of the year’, as well as multiple awards from the Switzerland Art Directors Club, New York Art Directors Club, European Art Directors Club, New York Type Directors Club and Tokyo Type Directors Club. He participated and won prizes in a number of Design and Poster Competitions. His posters have been exhibited at numerous exhibitions, including the Raeber Gallery in Lucerne (Switzerland) and the Reinhold Brown Gallery in New York (USA). His posters can be found in a number of important Poster Collections, amongst others also in the Museum of Modern Art, New York. "Troxler's body of poster work is consistent and cohesive. All posters are the same size, printed in the same atelier, and have one overriding theme: jazz concerts and festivals in Willisau.

More important, however, is that a Troxler poster is always immediately recognisable as a poster by Troxler, even if one saw them before the text was added. This is all the more incredible since Troxler is all over the map in terms of modern art and design and he playfully draws from them from one poster to the next." "Already certain Troxler posters (thanks in no small part to the several books and exhibitions, most notably at the Museum of Modern Art in New York) are already classics. Among them are the McCoy Tyner Sextet (1980), Dexter Gordon Quartet (1978), Don Pullen Quartet (1978), A Tribute to the music of Thelonious Monk (1986) and the 1989 poster for Cecil Taylor." Robert K. Brown, Reinhold-Brown Gallery, New York

Troxler gioca con la grafica cercando di andare oltre i banali aspetti concettuali e trasferendo in essa un qualcosa in più, un’ emozione. Conoscere i musicisti come li conosce lui, aiuta a cogliere accenni,talvolta scherzosi, alle biografie e agli stili musicali. Ma anche per chi non frequenta il jazz, i poster ricompensano chi dà una seconda occhiata, soffermandosi fino a percepire particolari seminascosti o figure che emergono da una distesa di macchie apparentemente casuali. In tutto questo vagare di colore e di note, di allusioni grafiche e musicali, la personalità di Niklaus si muove sempre a perfetto agio, componendo sul foglio bianco come su un pentagramma, improvvisando comunicazione come in una jam session ideale sempre diversa ma sempre riconoscibilmente riferita.

I manifesti di Niklaus Troxler al Castello di Sasso Corbaro Lugano, 02 settembre 2007

Dal 2 settembre al 7 settembre 2007, nella splendida cornice del Castello di Sasso Corbaro, il Credit Suisse organizza - in collaborazione con la Città e con Bellinzona Turismo - un'esposizione di manifesti del noto artista svizzero Niklaus Troxler. Da molti anni il Credit Suisse colleziona manifesti e contribuisce alla loro esposizione nel nostro Paese, promuovendo la conoscenza di artisti noti e meno noti nelle diverse regioni linguistiche. Infatti, il Credit Suisse ritiene sia importante dare spazio alla moltitudine di variegate espressioni della cultura e dell'arte, poiché esse ci offrono stimoli e occasioni di riflessione. Quest'anno, il Credit Suisse ha voluto proporre una mostra dedicata a Niklaus Troxler, artista svizzero, originario e cittadino onorario di Willisau, noto ben oltre i confini nazionali. Vincitore fino al 1999 di ben 22 pre-

mi svizzeri per il miglior manifesto dell'anno, Troxler ha ricevuto oltre 40 medaglie anche dall'Art Directors Club Schweiz nonché vari riconoscimenti dell'Art Directors Club of Europe e di New York. Il Credit Suisse ringrazia la Città di Bellinzona e Bellinzona Turismo per il sostegno e la competenza con cui hanno voluto contribuire per rendere questo evento un successo che saprà attirare una folta schiera di visitatori al Castello di Sasso Corbaro.

Jazz Blvd. Niklaus Troxler Posters Niklaus Troxler is probably the best known contemporary swiss poster designer, certainly the most highly decorated with international awards. Yet he is a simple man, easy to talk to, with the looks and the wit and the charms of a back country farmer. There are more opposites - not contradictions - united in this man. He lives and works in a small provincial swiss town, but you would think most of his friends are musicians from New York, judged from the number of posters he made for them. Besides beeing a top grade graphic designer, he is also the founder and organizer of a 25 year old international jazz festival in Willisau, and he does both with equal passion and success. Looking at his posters, you find that he masters both ends of a wide spectrum. They are sometimes deceptively simple, clear, even brutally direct, but he also likes to play hide and seek with his spectators who discover figures and meanings in his visual mazes only after closer inspection. Do you see the sax player in the 1993 poster below? Anything else? It is always well worth to take a second look at his works. And have you noticed that this expert typographer is equally at ease in creating posters where text plays an almost negligible role? Or that orgies of color follow stark black and white designs, without any difference in impact? Or that some posters look like wild eruptions of an artist gone mad, while others reveal a carefully constructing

craftsman ballancing color and form. The miracle is that they are all in the same style. This book is a review of Troxlers graphic designs since 1969, closing with the 1999 jazz festival poster. It shows not only jazz posters, as the title may suggest, but other work as well, like cultural posters, and drawings, water colors, scetches for posters, art on architecture, although the emphasis is clearly on posters. Many of them I have never seen published anywhere else, but his classics are also inlcuded, like the McCoy Tyner Sextet, which has been called "the worlds best typographic poster" - made in pre-Mac time using paper and scissors.


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Herbert Lubalin

Le forme dell’AvantGarde hanno delineato un’epoca, sono il simbolo di un certo periodo storico e la loro applicazione dona o obbliga ogni composizione ad autodeterminarsi come figlia di o collegata intellettualmente con quello che questa font descrive.

Maiuscolo & minuscolo

Biografia Herbert Frederick Lubalin (1918 1981) graphic designer, tipografo, type designer, insegnante, fu una delle figure più importanti e “charismatic” nella storia della grafica americana. Nella sua prolifica opera si nota la preferenza per la tipografia che riusciva ad avere un’influenza pure sulla richiesta del cliente stesso. Inoltre la sua produzione di caratteri vede una serie di tipi che propongono una forza comunicativa tipica del linguaggio pubblicitario piuttosto che della funzionalità del «type setting». Intorno a questa particolare posizione si è sempre dibattuto, e spesso la sua forte capacità comunicativa è stata denigrata dai puristi della tipografia. Dopo la formazione presso la Cooper Union School of Art and Architecture, dalla quale si diplomò nel 1939, lavorerà presso diverse strutture, quali la Deutsch&Shea adv, Reis adv e Sudler&Hennessey. Dal 1964 diventa vicepresidente esecutivo della Lubalin&Burns, società fondata assieme ad Aaron Burns. Questa firma sarà la più significativa nell’avanguardia di produzione di type design del tempo, la quale oltre a produrre type design per la ITC Lubalin disegnerà molti caratteri, ma è significativo, inoltre l’apporto dei numerosi professionisti che collaboreranno significativamente internamente al gruppo e anche producendo esternamente tipi che saranno poi commercializzati come Ed Benguiat, Ronald Arnholm, Matthew Carter, Erik Spiekermann, Hermann Zapf, Tom Carnase, Antonio DiSpigna.

Nel 1999 ho avuto la fortuna di essere fra coloro che ricevettero uno scatolone contenente l'intera raccolta della rivista U&lc che cessava allora le pubblicazioni e offriva il proprio magazzino a studenti e grafici. La rivista U&lc (Upper & lower case) uscita ininterrottamente dal 1973 rappresentando per 27 anni un punto di riferimento sempre puntuale e stimolante per il mondo della tipografia e del graphic design. A ricordare l'esperienza della rivista americana da poco uscito un volume, curato da John D. Berry, che ne ripubblica gli articoli pi interessanti. U&lc era una rivista nata per promuovere i caratteri tipografici della fonderia ITC, ma sotto la guida artistica di Herb Lubalin, uno dei cofondatori della rivista, fin dall'inizio rappresentò un'innovativa forma della presentazione del progetto tipografico. L'idea di Lubalin che ricordiamo, fra le tante cose, come l'autore della rivista e del carattere Avant Garde si materializzava nel "progettare con le lettere" per realizzare quella che, riprendendo la definizione di Aaron Burns, gli piaceva descrivere come "tipografica". La personalità di Lubalin si riflette nel design e nei contenuti dei numeri da lui realizzati, a cominciare dallo stesso formato tabloid, e il continuo investigare attraverso la tipografia di tutti i principali fenomeni culturali, quanto politici, della società. Con la sua morte, nel 1981, la direzione pass a Edward Gottschall e il formato si ridusse leggermente diventando più maneggevole. Il principio della rivista fu sempre quello di offire ai designer uno spazio in cui poter liberamente mostrare la propria creativit, ma con la direzione di Margaret Richardson che, nel 1990, U&lc inaugura una nuova stagiona

Una forma di tipografia "espressiva" che ricercava il perfetto connubio tra il testo e la composizione tipografica che diveniva a sua volta immagine, con risultati sempre di impatto. mutando radicalmente impostazione. L'idea che determina questo cambiamento quella di affidare ogni numero, spesso con un tema monografico, ad un diverso designer costruendo cos un persorso di interpretazioni visive personali e originali attraverso tutta una nuova generazione di studi grafici. Nel momento della nascita del design digitale, U&lc si trovò così a rappresentare una vera e propria palestra di sperimentazione, anche estrema, cercando di reinventare in maniera non ortodossa le basi stesse dell'impaginazione e della tipografia con l'unico limite imposto dell'utilizzo dei caratteri ITC. In una sorta di competizione fra i designer, la grafica della rivista and assumendo spesso posizioni radicali e qualche critico sostenne che era diventata un'imitazione di Emigre. Nel 1997, quasi un segno ammonitore dell'imminente fine, U&lc cambi il grande formato imposto da Lubalin in un formato da rivista standard più economico. Sotto la direzione di John D. Berry, lo stesso anno, iniziava la pubblicazione di U&lc online che tutt'ora prosegue e rappresenta un punto di riferimento per tutti gli appassionati di tipografia. Nel 1999, come abbiamo detto, U&lc cessava le pubblicazioni. La collezione dei numeri usciti rappresenta una testimonianza quanto mai vivace e completa dell'evoluzione della grafica e della "tipografica" alla fine del Novecento.

Geometrie tipografiche. Avant Garde: Lubalin tra lettere e forme L’AvantGarde è una font costruita su forme geometriche, come il Lubalin Graph possiede una spiccata derivazione dal cerchio, ma non solo, deriva dal Futura di Paul Renner come dalla ricerca sulle forme delle ricerche sugli archetipi delle lettere degli anni del modernismo funzionalista. Ma possiede incredibilmente una fantastica serie di politipi che sono ormai storia della tipografia, tutti lo sanno, ma pochi hanno sottolineato come in una qualsiasi stele o iscrizione cinque - sei - settecentesca, di qualche cimitero centro - italiano si possono trovare le stesse soluzioni stilistiche - per non scomodare ricordi più antichi.

Lubalin progettava con le lettere per realizzare quella che descriveva come "tipografica". La sua creazione è dovuta ad una commessa, l’ormai famosa pubblicazione omonima di fotografia internazionale che ne darà appunto il nome. La sua particolare forma circolare ha il particolare pregio/problema di «occupare» molto spazio portando a sbilanciare le forme delle parole che le contengono per il loro contrasto con le lettere con sviluppo verticale. Per questo motivo sono state aggiunte le forme legate famosissime - e strausate - in tutto il mondo e per quasi ogni applicazione. Purtroppo, come accade per ogni corrente visiva, le peculiarità che ne creano la fortuna vengono portatemassimo dai maestri e copiate «ad occhi chiusi e cervello spento» da chiunque. Intorno al 2001-2003, ad esempio, la crescente ondata «vintage» che sta portando a riproporre ogni genere visivo in ogni campo della sperimentazione progettuale - moda, industrial, visual - ha permesso una nuova strada

di riutilizzo di questo genere di font, in quanto vengono cercate ed accettate le caratteristiche temporali che esse contengono. Lo stesso Avantgarde può venire ri - utilizzato nelle sue composizioni originali, con i politipi più arditi - senza dimenticare che essi ripropongono genialmente sistemi di decurtazione dello spazio - e creandone sempre di nuovi. Tra gli altri caratteri bisogna ricordare il Lubalin Graph che consiste in una versione slab serif rivista dell’AvantGarde e il Serif Gothic.Lubalin and Ginzberg again turned one magazine’s demise into the creation of another, releasing Avant Garde six months later. The creation of the magazine’s logogram proved difficult, largely due to the inherent difficulties presented by the incompatible letterform combinations in the title. Lubalin’s solution, one which sought to meet Ginzberg’s hope for an expression of “the advanced, the innovative, the creative,” consisted of tightfitting letterform combinations to create a futuristic, instantly recognizable identity.[3] The demand for a complete typesetting of the logo was extreme in the design community, so Lubalin released ITC Avant Garde from his International Typeface Corporation in 1970. Unfortunately, Lubalin quickly realized that Avant Garde was widely misunderstood and misused in poorly thought-out solutions, eventually becoming a stereotypical 1970s font due to overuse. Steven Heller, one of Lubalin’s fellow AIGA medalists, notes that the “excessive number of ligatures [ . . . ] were misused by designers who had no understanding of how to employ these typographic forms,” further commenting that “Avant Garde was Lubalin’s signature, and in his hands it had character; in others’ it was a flawed Futura-esque face.”[4] Regardless of ITC Avant Garde’s future uses, it remains that Lubalin’s original magazine logo was and remains highly influential in typographic design.

n°1

Laboratorio 07

7


Numero 1

lunedì 23 settembre 2007

laboratorio07@iuav.it

www.laboratorio07.it

Numero 1

lunedì 23 settembre 2007

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Calendario Magnus a Bologna

Mattotti al finir della notte

Ricordando Alan Fletcher

dal 13 marzo al 15 luglio 2007

dal 28 giugno al 6 luglio 2007

dal 25 maggio al 14 agosto 2007

dalle 16:00 alle 18:00

dalle 9:00 alle 18:00

dalle 9:00 alle 12:00 dalle 15:30 alle 19:00

Mostra Magnus nella Pinacoteca Nazionale di Bologna. Pirata dell’immaginario dedicata al grande disegnatore e fumettista, un vero cult per gli amanti del genere, Roberto Raviola, Magnus. I tesori di casa Raviola andranno a comporre un’esposizione inedita per ricchezza del materiale, con più di 300 tra opere, bozzetti e lavori mai mostrati al pubblico.

Anno ricco, per Lorenzo Mattotti, che aveva cominciato con la mostra e il libro Nell’acqua, continuato con la grande rassegna di manifesti al Santa Maria della Scala di Siena, pubblicato con Einaudi Stile libero Lettere da un tempo lontano. Possiamo vedere ora Al finire della notte, presso Tricromia Illustrator’s International Artgallery , Via di Panico 35, Roma.

Si è inaugurata sabato scorso, al Design Museum di Londra, la grande retrospettiva di Alan Fletcher. Cinquant’anni di grafica, idee, progetti, riflessioni. Ammirazione per quello che il grande designer ha dato, rimpianto per quello che avrebbe potuto ancora dare.

Le fotografie Convegno grafica Fiere d’aprile di Susan Sontag di pubblica utilità dal 7 settembre al 21 ottobre 2007

14 settembre 2007

dalle 10:00 alle 16:00 Il Metropolitan Museum di New York rende omaggio a Susan Sontag, scomparsa poco più di un anno e mezzo fa, con una mostra di fotografie. Grandi capolavori, tratti dalle collezioni del Museo, di cui Sontag aveva parlato o a cui si era ispirata. On Photography: a Tribute to Susan Sontag, fino al 21 settembre, The Metropolitan Museum, The Howard Gilman Gallery.

Marzo - Aprile - Maggio2007

alle 14:00 L’Isia Urbino, in Urbino, organizza per le giornate di venerdì 10 e sabato 11 giugno 2005 il convegno nazionale sul tema: “Comunicazione per tutti. La grafica di Pubblica Utilità”, a cura di Bruno Bandini, Gelsomino D’Ambrosio, Massimo Dolcini.

D’Aprile si va per fiere. E, come ogni aprile, le fiere più interessanti per il design, l’arredo, l’illustrazione sono il Salone del Mobile di Milano e la Fiera del libro per Bambini di Bologna. Fiere di settore, per operatori, mobilieri, designer, illustratori, editori, studenti, ma poi anche per chi voglia vedere di più e capire di più di quello che succede nel mondo del design e della grafica.

Pubblicità progresso dal 21 al 28 ottobre 2007 dalle 15:00 alle 18:00

Rovereto immagini dal 21 luglio al 16 settembre 2007 dalle 10:00 alle 20:00

Per celebrare i 35 anni di attività nella comunicazione sociale di Pubblicità Progresso saranno in mostra alla Triennale di Milano le trentatre campagne fino ad oggi realizzate. Il marchio Pubblicità Progresso, divenuto nel 2005 fondazione riconosciuto dallo stato, ha fatto breccia nel pubblico tanto da essere entrato, nel linguaggio comune quando ci si vuol riferire a campagne di argomento sociale.

Creatività in festival

Dieci Maestri della fotografia appartenenti alla della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche infatti esporranno le loro opere nel suggestivo scenario rappresentato dalle piazze, i palazzi storici e i cortili della bella cittadina: il tema che farà da filo conduttore di questa prima edizione di RoveretoImmagini è la Pace.

Pubblicità con giudizio

dal 3 al 10 novembre 2007

dal 3 al 10 novembre 2007

dalle 15:30 alle 20.00

dalle 15:30 alle 20.00

Alla Fortezza da Basso di Firenze, la Regione Toscana e la Fondazione Sistema Toscana organizzano la prima edizione del Festival della Creatività. Il comunicato stampa parla di “120 eventi, oltre 200 ospiti di convegni e incontri, 12 laboratori, 200 espositori, oltre 200 artisti di 15 paesi del mondo. 12.000 metri quadrati di creatività”.

Lo Iap. Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. È l’organo di autoregolamentazione della pubblicità in Italia e opera sulla base di un codice etico della comunicazione pubblicitaria. In sostanza vigila, su segnalazione di una parte, sulla correttezza del messaggio pubblicitario e sulla sua rispondenza a una serie di principi etici stabiliti.

}{ La grafica postdigitale 27 ottobre 2007

Il calendario di Emergency 28 ottobre 2007

dalle 8:00 Nell’ambito del ciclo di incontri per la fondazione del Distretto Creativo Italiano, un organismo trasversale che mappa e mette in relazione le potenzialità creative italiane nate attorno all’asse Milano-Torino-Veneto, si svolgerà il 27 ottobre a Vicenza, l’incontro “La grafica postdigitale”.

Fra i tanti calendari che imperversano in questo periodo è possibile trovarne ogni tanto qualcuno degno di interesse e di qualità. Il calendario di Emergency è uno di questi. Sabato 28 ottobre 2007 sarà la Giornata Nazionale di Emergency e in tale giornata, in 200 piazze italiane, sarà distribuito il calendario 2008 che va sotto il titolo “Guerra no”.

Open source Il sesso parentesi grafiche e la tipografia dal 24 settembre al 9 dicembre 2007 dalle 18:00 alle 21:00 Dieci appuntamenti nell’arco di dieci mesi, dedicati al graphic design, ad ingresso gratuito, presso Capodilucca, in via Capo di Lucca 12 a Bologna. Con Open Source, ogni ultimo martedì del mese alle 18, i progettisti grafici si confrontano fra di loro, e con i clienti, gli editori, i commentatori e gli studenti, su questa disciplina sempre più centrale nella comunicazione, oggi.

dal 07 al 19 febbraio 2008 dalle 9:30 alle 12.30 dalle 14:00 alle 18:00 Si è aperta al Design Museum di Londra una retrospettiva dell’opera grafica di Robert Brownjohn (19251970), uno dei più innovativi grafici degli anni ‘50 e ‘60. La figura di Brownjohn non è molto nota, soprattutto da noi in Italia, ma ha rappresentato un punto di riferimento influente per il design prima a New York e poi a Londra.

Un museo per M.A.X dal 22 maggio al 2 luglio 2007 dalle 10:00 alle 17:00 Si chiama M.A.X ma non è solo un omaggio al grande Max Huber. M.A.X sta per Museo d’Arte X, e la X, che non ha una parola da sciogliere nella sigla, è un omaggio al maestro ma anche un modo per definire un’identità incerta, di confine, aperta alle esperienze. Il Museo di e per Max Huber è stato aperto in questi giorni a Chiasso, voluto da Aoi Kono, compagna di una vita.

La felicità nella tipografia

Vignette antisemite Satira iraniana incontra internet. pag 2

L’arte di essere sintetici La sintesi è un dono

L’arte Tipografica di Bas Jacobs, fondatore di Underware: tra seminari e workshop in giro per l’Europa La tipografia, si sa, è applicazione metodica, progetto del particolare, bilanciamento di geometria e ottica. Si può però imparare a disegnare font divertendosi. Con molta fantasia. Lo studio Underware è stato costituito nel 1999, dagli olandesi Akiem Helmling e Bas Jacobs e dal finlandese Sami Kortemki, per sviluppare in maniera creativa la progettazione tipografica. Auto, Dolly, Bello, Sauna sono alcune delle font disegnate, e che è possibile acquistare, da Underware. Ma l’aspetto più interessante dell’attività dello studio è l’organizzazione di workshop tipografici in molte università di design del mondo. Workshop dove, secondo la filosofia che li caratterizza, riescono a unire lo studio approfondito del carattere ad una creativa, e per certi versi iconoclasta, messa in pratica del progetto. Se pensate che disegnare una scritta con dei libri aperti (nella foto sopra) possa essere facile, provate a fare una bella composizione con dei carrelli da supermercato a 16 gradi sottozero! Sono stati questi i risultati del progetto sviluppato a gennaio con gli studenti dell’Ecole cantonale d’art di Losanna, in Svizzera, partendo dal tema assegnato di creare un carattere basato su un modulo ripetitivo per una “pixel font”. Una volta definito il disegno, l’alfabeto è stato poi applicato manualmente in un ambiente fisico e reale. Appena finito a Brussel il Typeworkshop dedicato all’auto come mezzo di comunicazione e rappresentazione tipografica di se stessi con conseguente ripittura di vere auto (foto in basso), mentre è in corso a Providence, negli Stati Uniti, il seminario per la creazione di una font basata su soli due moduli. Buon divertimento ai partecipanti. La collaborazione con Underware è nata mentre studiavamo alla Royal Academy of Art de L’Aja. Avevamo fatto allora alcuni progetti insieme e sembrava un passaggio normale continuare la nostra collaborazione dopo tutto questo. Vivevamo allora tutti a L’Aja, ma oggi siamo dispersi in tre differenti città. Non abbiamo pianificato tutto perfettamente in anticipo, i nostri desideri personali sono le cose più importanti. Akiem è tedesco e vive a L’Aja. Sami è finlandese e vive a Helsinki, io sono olandese e sto ad Amsterdam. Ognuno vuole disperatamente vivere nella città in cui si trova adesso, perciò perché trasferirsi o spostarsi se non è necessario? Qualche volta ci ritroviamo tutti insieme nello stesso posto, a seconda del progetto. Oppure per un altro progetto vado in Finlandia per qualche settimana per lavorare con Sami. Il resto delle volte cooperiamo per email e per telefono. Dipende solo dalle circostanze, sempre diverse. Questo ci permette di avere un lavoro divertente e una vita interessante e vivace. La maggior parte dell’attività quotidiana

Il rebus delle radiazioni

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Il jazz visivo di Niklaus Troxler Musica e grafica svizzera pag 4

Maiuscolo & minuscolo Herb Lubalin e la progettazione delle lettere pag 5

ce la sbrighiamo tramite email, iChat e telefono. E se pensate che ciò ci obblighi ad avere una pianificazione estrememente rigida per tutti i nostri progetti, mmm... mi dispiace deludervi, ma non è così. Il luogo naturalmente influisce, fosse solo, per esempio, per l’ispirazione.

Colore rosso

La leggibilità e la funzionalità di un carattere, è la sfida di Underware, possono andare di pari passo con la ricerca di nuove possibilità espressive e linguistiche. Queste sedi differenti probabilmente influenzano il nostro lavoro di progettazione. Ma questi luoghi possono essere dovunque. Sami ha recentemente lavorato per tre mesi in India alternando il lavorare e il viaggiare. Penso che questo modo di lavorare si proporrà sempre più spesso nel futuro. pag 2

Proprio pochi giorni fa ci siamo soffermati sul significato di segno e simbolo, sul loro utilizzo e sulla loro progettazione grafica. Si presta dunque ad una breve e doverosa analisi il nuovo segnale di Pericolo radiazioni! appena diffuso dall'IAEA (International Atomic Energy Agency) e destinato a mandare in pensione lo storico "trifoglio" nero e giallo. Lo scopo dell'iniziativa di un nuovo segnale, come ci racconta in un'intervista video la responsabile Carolyn Mac Kenzie, è quello di offrire un'indicazione chiara di pericolo a tutte quelle persone, magari analfabete, che possono trovarsi in prossimità di fonti radioattive e che non conoscono lo storico e "astratto" simbolo del "trifoglio", da sempre as-

sociato alle radiazioni. Per realizzarlo l'IAEA si è avvalsa della collaborazione dell'ISO (International Organization of Standardization) per cinque anni di studi e test organizzati dal Gallup Institute. Il segnale che ha dato i migliori risultati presso 1650 intervistati in Brasile, Messico, Marocco, Kenya, Arabia Saudita, Cina, India, Thailandia, Polonia, Ucraina e Stati Uniti riporta il simbolo delle radiazioni ionizzanti (ISO 21482) che sovrasta il teschio del pericolo di morte e l'omino dell'uscita di emergenza. pag 2

Ambiguo è il colore, e ambiguo per definizione il rosso. (a. s.) «Please don’t wear red tonight .. for red is the colour that my baby wore …», cantavano i Beatles in anni lontani. Intrigante quella ragazza vestita (quanto poi? immagino pochino) di rosso, come una caramella, così intrigante che il protagonista non riusciva a levarsela di testa («if I could forget her …»). Colore per antonomasia, al punto che in spagnolo colorado significa rosso e in russo la radice di rosso (krasni) e bello (krassivi) è la stessa. Eppure la storia del rosso è paradossale: per gli antichi era davvero il colore principe, tra medioevo e Rinascimento l’uomo importante vestiva di rosso, o almeno in una delle sue sfumature. Poi il crollo: la Riforma, la controriforma, l’illuminismo, la rivoluzione industriale, l’ascesa della bor-

ghesia hanno relegato in secondo piano l’uso sociale del rosso, colore ‘poco serio’. Chi immaginerebbe un uomo d’affari in doppio petto rosso? Il rosso è decaduto anche nella scala dei gusti: i sondaggi sono unanimi, eccetto la Spagna, in tutta Europa alla domanda qual è il colore preferito, la risposta è l’azzurro: il rosso è molto indietro nella classifica. Senza contare i tabù politici: per i moderati è un colore polticamente scorretto. Eppure, malgrado tutto, il rosso, proprio per la sua eccentricità (o qualcuno pensa direttamente pacchianeria), la sua rivincita se la prende: proprio forse per il motivo per il quale il ragazzo della canzone non poteva dimenticare quella tizia. pag 3


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