Numero 1
lunedì 23 settembre 2007
laboratorio07@iuav.it
www.laboratorio07.it
Vignette antisemite Satira iraniana incontra internet. pag 2
L’arte di essere sintetici La sintesi è un dono pag 3
Il jazz visivo di Niklaus Troxler Musica e grafica svizzera pag 4
Maiuscolo & minuscolo
La felicità nella tipografia
Herb Lubalin e la progettazione delle lettere pag 5
L’arte Tipografica di Bas Jacobs, fondatore di Underware: tra seminari e workshop in giro per l’Europa La tipografia, si sa, è applicazione metodica, progetto del particolare, bilanciamento di geometria e ottica. Si può però imparare a disegnare font divertendosi. Con molta fantasia. Lo studio Underware è stato costituito nel 1999, dagli olandesi Akiem Helmling e Bas Jacobs e dal finlandese Sami Kortemki, per sviluppare in maniera creativa la progettazione tipografica. La leggibilità e la funzionalità di un carattere, è la sfida di Underware, possono andare di pari passo con la ricerca di nuove possibilità espressive e linguistiche. Auto, Dolly, Bello, Sauna sono alcune delle font disegnate, e che è possibile acquistare, da Underware. Ma l’aspetto più interessante dell’attività dello studio è l’organizzazione di workshop tipografici in molte università di design del mondo. Workshop dove, secondo la filosofia che li caratterizza, riescono a
unire lo studio approfondito del carattere ad una creativa, e per certi versi iconoclasta, messa in pratica del progetto. Se pensate che disegnare una scritta con dei libri aperti (nella foto sopra) possa essere facile, provate a fare una bella composizione con dei carrelli da supermercato a 16 gradi sottozero! Sono stati questi i risultati del progetto sviluppato a gennaio con gli studenti dell’Ecole cantonale d’art di Losanna, in Svizzera, partendo dal tema assegnato di creare un carattere basato su un modulo ripetitivo per una “pixel font”. Una volta definito il disegno, l’alfabeto è stato poi applicato manualmente in un ambiente fisico e reale. Appena finito a Brussel il Typeworkshop dedicato all’auto come mezzo di comunicazione e rappresentazione tipografica di se stessi con conseguente ripittura di vere auto (foto in basso), mentre è in corso a Providence, negli Stati Uniti,
il seminario per la creazione di una font basata su soli due moduli. Buon divertimento ai partecipanti. La collaborazione con Underware è nata mentre studiavamo alla Royal Academy of Art de L’Aja. Avevamo fatto allora alcuni progetti insieme e sembrava un passaggio normale continuare la nostra collaborazione dopo tutto questo. Vivevamo allora tutti a L’Aja, ma oggi siamo dispersi in tre differenti città. Non abbiamo pianificato tutto perfettamente in anticipo, i nostri desideri personali sono le cose più importanti. Akiem è tedesco e vive a L’Aja. Sami è finlandese e vive a Helsinki, io sono olandese e sto ad Amsterdam. Ognuno vuole disperatamente vivere nella città in cui si trova adesso, perciò perché trasferirsi o spostarsi se non è necessario? Qualche volta ci ritroviamo tutti insieme nello stesso posto, a seconda del progetto. Oppure per un altro progetto vado in Finlandia per qualche
settimana per lavorare con Sami. Il resto delle volte cooperiamo per email e per telefono. Dipende solo dalle circostanze, sempre diverse. Questo ci permette di avere un lavoro divertente e una vita interessante e vivace. La maggior parte dell’attività quotidiana ce la sbrighiamo tramite email, iChat e telefono. E se pensate che ciò ci obblighi ad avere una pianificazione estrememente rigida per tutti i nostri progetti, mmm... mi dispiace deludervi, ma non è così. Il luogo naturalmente influisce, fosse solo, per esempio, per l’ispirazione. Queste sedi differenti probabilmente influenzano il nostro lavoro di progettazione. Ma questi luoghi possono essere dovunque. Sami ha recentemente lavorato per tre mesi in India alternando il lavorare e il viaggiare. Penso che questo modo di lavorare si proporrà sempre più spesso nel futuro. pag 2
Colore rosso Ambiguo è il colore, e ambiguo per definizione il rosso. (a. s.) «Please don’t wear red tonight .. for red is the colour that my baby wore …», cantavano i Beatles in anni lontani. Intrigante quella ragazza vestita (quanto poi? immagino pochino) di rosso, come una caramella, così intrigante che il protagonista non riusciva a levarsela di testa («if I could forget her …»). Colore per antonomasia, al punto che in spagnolo colorado significa rosso e in russo la radice di rosso (krasni) e bello (krassivi) è la stessa. Eppure la storia del rosso è paradossale: per gli antichi era davvero il colore principe, tra medioevo e Rinascimento l’uomo importante vestiva di rosso, o almeno in una delle sue sfumature. Poi il crollo: la Riforma, la controriforma, l’illuminismo, la rivoluzione industriale, l’ascesa della borghesia hanno relegato in secondo piano l’uso so-
ciale del rosso, colore ‘poco serio’. Chi immaginerebbe un uomo d’affari in doppio petto rosso? Il rosso è decaduto anche nella scala dei gusti: i sondaggi sono unanimi, eccetto la Spagna, in tutta Europa alla domanda qual è il colore preferito, la risposta è l’azzurro: il rosso è molto indietro nella classifica. Senza contare i tabù politici: per i moderati è un colore polticamente scorretto. Eppure, malgrado tutto, il rosso, proprio per la sua eccentricità (o qualcuno pensa direttamente pacchianeria), la sua rivincita se la prende: proprio forse per il motivo per il quale il ragazzo della canzone non poteva dimenticare quella tizia. pag 3
Il rebus delle radiazioni Proprio pochi giorni fa ci siamo soffermati sul significato di segno e simbolo, sul loro utilizzo e sulla loro progettazione grafica. Si presta dunque ad una breve e doverosa analisi il nuovo segnale di Pericolo radiazioni! appena diffuso dall'IAEA (International Atomic Energy Agency) e destinato a mandare in pensione lo storico "trifoglio" nero e giallo. Lo scopo dell'iniziativa di un nuovo segnale, come ci racconta in un'intervista video la responsabile Carolyn Mac Kenzie, è quello di offrire un'indicazione chiara di pericolo a tutte quelle persone, magari analfabete, che possono trovarsi in prossimità di fonti radioattive e che non conoscono lo storico e "astratto" simbolo del "trifoglio", da sempre associato alle radiazioni. Per realizzarlo l'IAEA si è avvalsa della collaborazione dell'ISO (International Organization of Standardization) per cinque anni di studi e test organizzati dal Gallup Institute. Il segnale che ha dato i migliori risultati presso 1650 intervistati in Brasile, Messico, Marocco, Kenya, Arabia Saudita, Cina, India, Thailandia, Polonia, Ucraina e Stati Uniti riporta il simbolo delle radiazioni ionizzanti (ISO 21482) che sovrasta il teschio del pericolo di morte e l'omino dell'uscita di emergenza. pag 2