MYGENERATION - Febbraio 2012

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ANNO 1 - NUMERO 3 - MARZO 2012

MYGENERATION


COMITATO PARITETICO PER LA PREVENZIONE INFORTUNI, L'IGIENE E L'AMBIENTE DELLA PROVINCIA DI NAPOLI

via Leonardo Bianchi, 36/40 - 80131 NAPOLI Tel. 081.7705749 - 081 5469244 Fax 081.5452780 www.comitatoparitetico.it FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3


MYGENERATION

MYGENERATION è un veliero giunto dagli abissi MYGENERATION è contro ogni forma di omofobia MYGENERATION è un'indistruttibile bolla di sapone MYGENERATION è l'eco d'un pensiero lontano lontano MYGENERATION è imprevedibilità MYGENERATION è materia oscura MYGENERATION è il controcanto del silenzio MYGENERATION P Postmodern MYGENERATION è anal Abbiamo immaginato MYGENERATION come uno strumento per raccontare il mondo, diffondere idee ed istigare ad un pensiero libero e indipendente. Una rivista, un’occhiata trasparente allo specchio di una generazione che non c’è.

MYGENERATION IS . . .

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SPORT

TENDENZE

NERDZONE

SCIENZE E TECNOLOGIA

CULTURA

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SPETTACOLO

ATTUALITÀ

cosa stai cercando?

copertina di Ivan Augliese

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UN'ASTRONAVE 06. COME di Riccardo Caputo DARK MATTER editoriale 09. COLD di Ornella D'Anna FACCIAMO IL PUNTO 10. LIBERALIZZAZIONI di Concetta Russo SOLDI SONO NOSTRI 12. QUESTI di Riccardo Caputo ARE WATCHING YOU 14. U.S.A. di Marco Fucito FANTASTICA ODISSEA 16. UNA di Alberto Maraolo GAMES 18. CINE di Marcello Micciarelli SERIES, DIPENDENZA O PASSIONE? 20. TV di Sara Gambula 23. EVENTI a cura dello staff di Napoli da Vivere MORTE DI DIO E GLI STRAPPI NEL CIELO 24. LA di Francesca Paone SONO LUIGI TENCO 26. IO di Gennaro Casoria FILANGIERI 28. MUSEO di Francesca e Carla Boccadifuoco STROFA SUL SOFÀ: STELVIO DI SPIGNO 31. LA a cura di Anna Ruotolo 32. MYGENERATION IS 33. YOURGENERATION IS 34. MANGENERATION di Pasquale Caiazza 37. LAIKA di Emanuele Zappia INVADERS 38. BRAIN di Bianca Cacciapuoti RICHIAMO DELLA NATURA 40. ILdi Dario De Natale SPACE INVADERS 41. di Roberto De Luca EVIL 6 42. RESIDENT di Roberto De Luca 45. MOBILISM.ORG di Marco Terribile 5555 46. INTERSTELLA di Ivan Augliese IS NOW 48. FUTURE di Francesca Iorio STARCK 50. PHILIPPE di Marco Capasso RICHARD BRANSON 52. SIR di Gianluca De Santis 54. HEROES 55. SKRILLEX! di Pasquale Caiazza ALIENS 56. SPORT di Massimo Ferrara CALCIO, SIAMO INGLESI 58. NIENTE di Gabriele Basile FASE 2 59. TESSERA: di Giuseppe Fei GORDO 61. EL a cura de "La Taverna di Bacco"


COME UN'ASTRONAVE L’apparenza diafana di quella figura non gli facilitava le cose. Era come accampata su una specie di roccia smussata e biancastra. Sulla roccia spuntavano delle venuzze nere che ne increspavano la superficie. Stettero immobili per un po’, poi, ancora per un po’. Erano soli. Finalmente, raschiò dal fondo del rispetto per sé stesso quel poco di coraggio che gli era rimasto… fece per avvicinarsi. Non fu necessario. Fu raggiunto da una forma di sibilo, qualcosa come il frusciare del mare. Non lo avvertiva attraverso i timpani, ma lo percepiva direttamente nella dimensione del pensiero. Gli fu allora chiaro come quell’essere fosse rimasto lì fermo fino a quel momento per riuscire a sintonizzarsi sulla frequenza della sua mente. Era come se qualcuno stesse cercando il solco giusto su un disco in vinile per potervi poggiare la puntina di diamante. Cessato il sibilo, una voce, la sua voce, gli s'irradiò nella testa. “Dove siamo, secondo te?” – gli disse la sua voce. Si ritrovava ora ad essere la cassa di risonanza cerebrale di parole aliene, che riflettevano tutta la sua impotenza come fasci di luce buttati nella notte. Quelle parole erano pronunciate da un altro, da lui, era lampante, ma attraverso la sua mente e con la sua voce interna. “Non so, so solo che non è casa mia …” – rispondere si rivelò più facile di quanto credesse. “Qual è casa tua?” “La Terra, - disse proprio così – e la tua?” – sentiva già vacillare il risentimento causato dall’invasione della propria intellettiva

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intimità, tutte le ragioni di malfidenza si scioglievano ineluttabilmente, come un gelato di pudore leccato dalla lingua della curiosità. Ciononostante, si consolò col cavillo debole che, forse, quell’entità riusciva soltanto a scrivere sopra il foglio della mente, senza poterne leggere il nucleo trapassandone le fibre. “Provengo da tanti posti diversi, in verità per me non esiste una casa … e nemmeno per te” - disse - mentre miriadi di corpi celesti incandescenti scivolavano sullo sfondo di un cielo nero e sconosciuto, che pareva affrescarsi qui e lì d’infinite piogge di pennellate colorate. “Come sarebbe?” “Un tempo, si pensava che possedere una casa fosse fondamentale per vivere al sicuro, perché ci sentivamo soli e la solitudine ci rendeva egoisti” “Poi cosa successe?” “Ci rendemmo conto che la sicurezza è un’illusione, figlia della prevaricazione” “Però, la competizione è necessaria per la sopravvivenza …” “Ma in cosa non è morte il perpetuo infittirsi di sordi romitaggi?” Di colpo, gli comparve nella mente la panoramica visione di file infinite di torri nella nebbia. “Se ogni stella del cielo corazzasse i propri dardi della foschia della gelosia, arroccando in lugubri incubatrici i fulgori delle spoglie astrali, cosa sarebbe della lucente corolla del cosmo? Il piede della cecità dominerebbe su ghiacci supini di mondi mutati in villaggi di tombe, così come il bi’sogno di correre

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dietro a un giudizio inevitabilmente incompetente smembra l’estuario armonico del comune fluire delle cose…” Seguì la mitezza domestica di un fuggevole silenzio, la cui massa pastosa si posò avvolgente e placida sui loro corpi, come una coperta. Esplosioni galattiche a margine del visibile, mentre la luce fioca che illuminava entrambi continuava ad essere spiegabile esclusivamente nel campo dell’illogico. Poi, continuò: “… verso il bacino totale della vita che, invece, accomuna. Ogni fatto della vita rende plurali nell’unicità, in qualunque altrove, proprio perché si è vivi. Così, anche gli spazi più sconfinati, le più acute lontananze non significano niente. La vita è una grandezza empatica” “Credo che sulla Terra sarebbe difficile diffondere quest’idea” – rispose ancora. “Perché?” “Perché gli uomini hanno troppa paura” “La paura non è un problema, è una risorsa. Essere infelici della paura è l’agonia di chi non accoglie il naufrago straniero di sé, che in sé racchiude. La paura resta finché esiste la vita, solo nella morte la paura scompare. E la morte della paura conduce alla morte del vivente. Chi lincia la paura infesta i lidi del dubbio, schiacciando le larve della conoscenza” “Ma perché siamo qui? Perché mi stai dicendo queste cose?” “È la vita che ci ha portato qui …”

Mentre veniva pensato da queste cose, teneva gli occhi fissi sul proprio interlocutore, che restava immobile. Non riuscì mai a capire se la premura visiva fosse ricambiata, non distingueva compiutamente alcun organo esterno in quella creatura così innocua e potente. Ma gli venne il sospetto che la vicinanza fisica costituisse più un favore tributatogli che una necessità legata alla conversazione. “Come potrò far conoscere sulla Terra quello che mi stai raccontando?” - disse “La pace è lo strumento della conoscenza, la paura ne affina le arti, affinché tutto alla vita possa prendere preziosamente p’arte … Sai, ho avuto paura, poco fa” – aggiunse quasi subito. “Di cosa?” – si stupì, solo un poco. “Avevo paura di tutti gli universi che immaginavo muoversi dietro ai tuoi occhi” “Anch’io” – rispose d’istinto. Poi, udì quel sibilo ancora una volta. Quel frusciare d’onde si fece di nuovo largo nella sua mente. Sentì le scarpe pesanti d’acqua e ruvide di sale … tra echi lontani di radi gabbiani. Si levò in piedi sulla ghiaia pungente e, in un tiepido albeggiare, gli si spalancò davanti agli occhi l’immagine nitida del mare, che viaggiava nello spazio con la terra ed il cielo, come un’astronave. RICCARDO CAPUTO

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IL TRAGICO AFFONDO

DELLA NAVE ITALIA La Concordia cola a picco, e si inabissano le speranze sul futuro

DI ORNELLA D'ANNA

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talia : popolo di santi, di poeti e di navigatori. Ce la raccontavano così la favoletta del nostro Paese, quando eravamo ragazzini. Sui libri di scuola, nei testi delle canzoni, nell’immaginario collettivo vivevamo nel migliore dei Mondi possibili. Ebbene, il risveglio è stato brusco, veloce almeno quanto incagliarsi nella secca di Punta Gabbianara, a largo dell’Isola del Giglio. E’ qui che la Concordia, nave ammiraglia della Costa Crociere, ha fatto naufragio la notte del 13 gennaio scorso. Un’apocalisse di acqua, lamiere e urla disumane che ha squarciato il buio degli isolani e provocato morte e devastazione. La ricostruzione di quanto accaduto quel terribile venerdì è ancora sommaria: secondo alcuni la “colpa” di tutto è del comandante Simone Schettino, napoletano d’origine e marinaio di lungo corso, reo di aver abbandonato l’imbarcazione in barba ad ogni minimo obbligo, morale e legale, che gli imponeva di rimanere a bordo anche a costo della vita. Adesso è agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio colposo e, si spera, un rimorso che lo accompagnerà per il resto dei suoi giorni. Secondo altri, invece, è la compagnia navale ad avere la maggiore responsabilità: “alzando il tappeto” di omertà che ha caratterizzato i primi momenti sono spuntate fuori mancanze, disattenzioni e superficialità. Così noi italiani abbiamo scoperto che sulla Concordia nulla era al suo posto: le scatole nere non funzionavano,la nave ospitava probabilmente clandestini e sicuramente più persone del consentito, la velocità alla quale viaggiava era di circa 18 nodi contro i 4 imposti da regolamento. La fiera delle follie, insomma. Eppure, la Costa non è una “novellina” della navigazione, anzi. È stata la prima compagnia ad aprirsi al mercato estero e, grazie all’acquisizione da parte del colosso statunitense Carnival nel ’97, poteva vantare

10 navi da crociera capaci di ospitare fino a 5mila persone con un indotto lavorativo di circa 10mila unità. Ma si sa, nel “Bel Paese” nulla è per sempre. Soprattutto le cose che funzionano. E allora ecco che la faciloneria che ha mosso la tragedia diventa molto altro, molto di più. Diventa sintomo di un morbo che invade tutti gli ambiti della società, dalla politica alla cultura, dalla scuola all’ambiente. Un degrado, un disagio che avrebbe l’urgenza di essere risolto e che, invece, è sempre lì al suo posto, impossibile da resettare. La Concordia che cola a picco esprime appieno il crollo di ogni valore, di ogni aspettativa, di ogni speranza. E’ la fine di tutto, è il presagio Maya avveratosi prima del tempo. Ora équipe specializzate si danno da fare per risollevare la barca dai fondali, ed allo stesso modo stuoli di professoroni si sprecano in soluzioni miracolose per risollevare le sorti della nostra economia. Adesso tanti cercano un responsabile per capire se il disastro del Giglio poteva essere evitato, così come tanti invocano un capro espiatorio nel fallimento Italia su cui vomitare addosso ogni colpevolezza. Ciascuno pronto a puntare il dito, chiudendo gli occhi davanti all’unica verità su cui riflettere: siamo tutti responsabili.

Scopri cos'è Cold Dark Matter


ATTUALITÀ

LIBERALIZZAZIONI FACCIAMO IL PUNTO Decreto “Cresci-Italia”: A cosa porterà realmente questo provvedimento? DI CONCETTA RUSSO

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iberalizzazioni”: in quest’ultimo periodo abbiamo sentito molto spesso pronunciare questa parola . Ma cosa sono le liberalizzazioni? A cosa servono? Quali cambiamenti porteranno? A questi interrogativi, molte persone non riescono a rispondere con chiarezza. Forse perché, troppo spesso, bombardate da sistemi di informazione che non danno una visione unitaria della questione. Cerchiamo, allora, di fare un po’ di luce. La liberalizzazione è un processo che prevede di eliminare tutte o perlomeno la maggior parte delle restrizioni esistenti nel mercato o in una parte rilevante di esso. Ecco quindi

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che un Governo intenzionato ad adeguarsi ai principi di liberalismo economico deve necessariamente avviare processi di liberalizzazione economica, del commercio, del lavoro e del mercato. Il nostro attuale Presidente del Consiglio, Mario Monti, ha così varato il decreto (provvedimento emanato in caso di necessità ed

I cittadini dovranno prepararsi, volenti o nolenti, a un mercato che cambia. A un’Italia che cambia. urgenza) cosiddetto “Cresci- Italia”. I settori interessati sono molteplici e numerosi: Energia, Assicurazioni, Taxi, Banche, Farmacie, Edicole, ecc. Per Monti le liberalizzazioni sono necessarie

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affinché il nostro Paese possa, lentamente, riprendersi dalla crisi e adeguarsi ai “meccanismi” europei. Per “Il Professore “ << […] Concorrenza e liberalizzazioni non significano introdurre un po' più di giungla per favorire l'economia, ma eliminare barriere soprattutto per i giovani.>> Ma, analizziamo più nel dettaglio alcuni tra i settori soggetti a mutamento. Il rilascio della licenza ai tassisti, ad esempio, che tanto ha fatto discutere, passa dai Comuni all’autorità di regolazione dei Trasporti. E’ previsto inoltre un incremento delle licenze ma non vi sarà la possibilità per una singola persona di detenere più licenze (così come previsto inizialmente). Un’altra delle novità molto contestate dalla categoria dei tassisti, è quella di consentire ai possessori di licenza la possibilità di esercitare l’attività anche fuori dall’area in cui sono state originariamente rilasciate, previa autorizzazione


MYGENERATION del Sindaco. Per quanto riguarda le farmacie invece, ci sarà l’apertura di nuovi esercizi che saranno assegnati con concorsi straordinari. Scatta inoltre la liberalizzazione di orari e turni di servizio e un incremento dell’organico. Altro importante cambiamento è un intervento sull’ereditarietà delle farmacie: il tempo concesso agli eredi del farmacista per vendere

periodo dell’anno ponendo fine così, alla pratica dei saldi. Questi alcuni dei punti toccati dal Decreto. Ma il minimo comune denominatore contro cui, tutte le categorie probabilmente combatteranno saranno l’aumento di punti vendita, filiali ma, soprattutto, un cospicuo aumento della concorrenza. Tuttavia i cittadini dovranno prepararsi, volenti o nolenti, a un Un cambiamento, seppur mercato che cambia, con molti sacrifici e rinunce, a un’Italia che cambia. è necessario affinché le cose A nulla, o a poco, infatti, sono valsi gli sciopossano in futuro migliorare. peri e le contestazioni cui abbiamo assistito nell’ultimo periodo. la farmacia stessa o le eventuali quote L’attuale Governo tecnico, infatti, non possedute passa dai due anni ai sei mesi. deve necessariamente ottenere il conPer i professionisti, invece, sono aboli- senso dell’elettorato, ma deve mirare al te le tariffe. Sia quelle minime che quel- risanamento e alla tutela dalla minaccia le massime. I prezzi dovranno essere di una crisi ben più grande di quella già pattuiti per iscritto al momento dell’in- esistente. carico e il preventivo dovrà essere chia- Monti, però, era ben consapevole degli ro e prevedere tutti gli oneri ipotizzabili. ostacoli che avrebbe potuto incontrare I giovani che si avviano alle libere pro- sulla propria strada e spiega così che fessioni, inoltre, potranno svolgere i “i disagi saranno minori se i sacrifici primi sei mesi di tirocinio facendoli saranno disposti a farli tutti”. Sacrifici coincidere con gli ultimi mesi del corso equamente distribuiti quindi, ma anche di laurea (tranne per quel che concerne maggiori e più rapidi risultati. Adesso le professioni sanitarie) e il tirocinio non l’interesse primario non è più quello, se potrà durare più di diciotto mesi. pur legittimo, della categoria. Adesso a Il decreto aumenta anche i posti per i far da padrone sarà un interesse genenotai: vi sarà un incremento di ben 500 rale e collettivo. posti. Ogni tre anni poi, sarà controllato Insomma, come sempre, un cambiamenil rapporto tra notai e cittadini in modo to, seppur con molti sacrifici e rinunce, tale che il rapporto sia sempre bilancia- è necessario affinché le cose possano in to. futuro migliorare. Per quanto riguarda la categoria dei Dobbiamo noi stessi diventare il camcommercianti, essi avranno la pos- biamento che vogliamo vedere. sibilità di proporre sconti in qualsiasi

Niente da fare per l'esame di abilitazione alla professione forense. In compenso i primi sei mesi di tirocinio possono coincidere con gli ultimi mesi del corso di laurea ed il tirocinio non potrà durare più di diciotto mesi

COMMERCIANTI Gli sconti potranno essere proposti in qualsiasi periodo dell'anno

TAXI Il rilascio della licenza passa dai Comuni all’Autorità di regolazione dei Trasporti. I possessori di licenza possono esercitare l’attività anche fuori dall’area in cui sono state originariamente rilasciate

FARMACIE Apertura di nuovi esercizi che saranno assegnati con concorsi straordinari liberalizzazione di orari e turni di servizio

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ATTUALITÀ

QUESTI SONO

I D L O S

I R T S NO

20 ANNI DA MANI PULITE

DI RICCARDO CAPUTO

riccardo.caputo@mygenerationweb.it

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uesti soldi sono miei!” “No, ingegnere, questi soldi sono nostri”. Così ebbe inizio, il 17 Febbraio 1992, la vicenda giudiziaria che cambiò la storia d’Italia. A parlare era l’arrestato Mario Chiesa (a rispondere, i Carabinieri), presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, preso “con le mani nella marmella-

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ta”, come commentò il p.m. Di Pietro. Aveva in tasca una mazzetta di 7 milioni di lire appena incassata da Luca Magni. Le indagini svolte dal pool di Mani Pulite – tra gli altri, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo, Ilda Boccassini e Antonio Di Pietro - erano in realtà cominciate molto prima, ma quell’arresto rappresentò la svolta della storia poiché si era riusciti finalmente a prendere il sospettato in flagranza di reato. Non solo, si trattava anche di un pesce molto grosso. Un esponente milanese del PSI. Da lì, la storia è nota. Non si trattava di un “mariuolo isolato” come ebbe a dire Craxi. Si trattava invece del prologo alla

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distruzione del sistema partitico della Prima Repubblica. Sotto gli occhi di tutti, la politica implose. Venne il Processo Cusani, il lancio delle monetine, la "stagione dei suicidi", la fioritura dell’antipolitica con la Lega e Forza Italia, i due referenda (del 1991 e del 1993) sul sistema elettorale – chiara espressione della voglia di un nuovo sistema politico. Sistema che, in un primo momento, tentò di chiudersi a riccio, blindandosi nel “Palazzo” – emblematico il tentativo di “colpo di spugna” con il decreto Conso, che depenalizzava (con decreto legge!) il finanziamento illecito ai partiti. Il decreto, fortunatamente, non venne però


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(sic!). Vent’anni dopo Mani Pulite, la corruzione e l’evasione fiscale ancora si abbronzano al sole del Bel Paese. Lo scandalo Lusi – collegato al rimborso elettorale ai partiti, sostanziale finanziamento pubblico agli stessi, contro il quale gli italiani si sono pronunciati con un referendum abrogativo sempre nel 1993 - , la Lega in Tanzania, i soldi di AN al PDL sono solo alcuni dei tanti Cosa resta, dunque? possibili esempi. Il 16 Febbraio, la Un sistema politico rimpastato, un sconsolata voce di Luigi Giampadebito pubblico affliggente, un paese olino, Presidente della Corte dei Conti, ci ha spiegato che la corin cui ristagnano conflitto d’interessi e ruzione ci costa annualmente 60 corporativismo miliardi, mentre ne recuperiamo per condanne solo 75 milioni. L’evasione fiscale, invece, pare sottragga allo firmato da Scal- Stato qualcosa come 150 miliardi all'anno. Lo faro, allora Presidente della stesso giorno, il p.m. Francesco Greco, unico Repubblica. Seguirono le vicende proces- ‘superstite’ del pool di Mani Pulite, dichiara, suali, in cui, grazie al contributo innovativo in un’intervista resa a “il Fatto Quotidiano”: di Di Pietro, fecero ingresso per la prima “Le convenzioni internazionali, regolarmente volta tecniche informatiche. E fioccarono le sottoscritte dallo Stato italiano, alcune mai condanne. Si inaugurava l’ancora irrisolta di- ratificate dal Parlamento italiano, da quella saffezione del popolo verso la politica, perio- di Merida sulla criminalità organizzata del dicamente dimostrata ad ogni giro di urne. Si 2003 a quella di Strasburgo del 1999 sulla sbandierava la “lotta” tra politica e magistra- corruzione, ma anche le raccomandazioni tura, con teorie portate avanti fino a pochi dell’Ocse, impegnano gli Stati a intervenire mesi fa, circa la necessaria sottomissione su cinque punti fondamentali: trasparenza della magistratura agli altri due poteri dello dei flussi contabili, trasparenza dei flussi fiStato – teorie supportate, da ultimo, col mi- nanziari, sistema della prescrizione, “enforrabolante ausilio di supporti grafici all’avan- cement” (efficacia d’intervento degli organi guardia, con il nostro ex Presidente preposti alla repressione), corruzione privadel Consiglio intento a dimostrare in ta nazionale e internazionale”. conferenza stampa il ‘distorto’ asset- Cosa resta, dunque? Un sistema politico rimto istituzionale italiano attraverso il pastato, un debito pubblico affliggente, un disegnino di una bilancia sbilenca paese in cui ristagnano conflitto d’interessi e corporativismo. Così si spiega, per esem-

pio, anche il buon Sallusti tra le nuvole che, a “L’Ultima Parola” (17 Febbraio), dice di non sentirsi in un paese di corrotti. Gli ricorda, da Youtube, Claudio Messora, che Paolo Berlusconi, editore di Sallusti, proprio nella sede de “il Giornale”, in via Negri a Milano, sembra avere accolto tale Roberto Raffaelli, amministratore delegato di RCS-Research. E pare che questi fosse venuto almeno una decina di volte con mazzette da 40/50mila euro a botta in tasca. Motivo della dazione spontanea da mezzo milione di euro? Convincere Paolo Berlusconi a intercedere presso l'On. Valentino Valentini, braccio destro alla Presidenza del Consiglio di Silvio Berlusconi, al fine di consentirgli di espandere la sua società nel mercato delle intercettazioni. Fatti per i quali Paolo Berlusconi è a processo dallo scorso autunno con l'accusa di millantato credito. Roberto Raffaelli, per inciso, è lo stesso che portò ad Arcore le intercettazioni di Fassino che diceva "Abbiamo una banca!", nel contesto della scalata Unipol - Bnl. Sempre Messora riporta in rete un estratto della conferenza stampa congiunta di Giorgio Napolitano e di Christian Wulff, capo di Stato della Germania (13 Febbraio) - Wulff, per incredibile ironia della sorte, si è dimesso proprio il 17 Febbraio perché accusato di aver ricevuto un finanziamento a tasso agevolato da un imprenditore amico e d’aver profittato di qualche notte di vacanza pagata da altri -, in cui un giornalista apre domandando cosa intendano fare i due paesi per la lotta alla corruzione, così legata alla crescita. Napolitano risponde palesemente imbarazzato che in Italia esiste un malcostume ed un problema di leggi. Cosa intenda fare il governo a tal proposito non è dato sapere. È un periodo di silenzi. Tecnici. Ma quei soldi sono ancora i nostri e qui sta davvero finendo “l’acqua minerale”.

L'ACQUA MINERALE È FINITA L’espressione si riferisce al criptico messaggio fatto recapitare da Di Pietro al legale di Chiesa. Il testo recitava: “L’acqua minerale è finita”. Chiesa capì subito che la procura aveva scoperto i suoi conti in Svizzera denominati 'Fiuggi', 'Levissima' e 'Ferrarelle' . Il linguaggio di Di Pietro, in politica dal ’96, fu subito ‘notato’ dall’attenzione pubblica quando furono messe in onda le registrazioni delle udienze dei processi di Mani Pulite. Il dipietrese, sapientemente adoperato dall’ex magistrato soprattutto in ambito politico, si caratterizza per un lessico e un registro linguistico colorito e popolare, spesso scevro da tecnicismi e formalismi, condito da espressioni tipiche, neologismi funzi-

onali, detti proverbiali, esclamazioni, come «dazione» e «dazione ambientale», «fuggitore di notizie» (autore delle fughe di notizie), «mosca cavallina», «zanzata» (truffa, raggiro), «sfrocoliare» (disturbare, infastidire), «non ci possiamo fare le scarpe a vicenda», «sembra una questione di lana caprina, ma lana caprina non è», «benedettiddio!» o «Santa Madonna!», «che c'azzecca?» («cosa c'entra?»), «Non ho capito!», «Scusi, non ho capito!» (frasi ed esclamazioni rivolte a testimoni o imputati per sottolineare la contraddittorietà di quanto dichiarato), «Stammi a sentire», «O è zuppa, o è pan bagnato», e l'affermarsi di numerose altre polirematiche e neologismi divenute patrimonio del linguaggio comune, come "Mani pulite" e "Tangentopoli".

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U.S.A.

ATTUALITÀ

ARE WATCHING

YOU

Scoperto il piano dell'U.S. Air Force per attaccare i principali social network sfruttandoli da abile marionettista

DI MARCO FUCITO

marco.fucito@mygenerationweb.it

I Guarda il video di Marracash

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nternet, anche se nato per scopi bellici, è diventato da subito il mezzo di comunicazione per eccellenza garantendo massima libertà d'espressione. Tutto ciò gradatamente rischia di diventare una grande illusione costruita ad hoc. Siamo liberi? Esiste per davvero libertà di scelta? O è un'illusione ed è la sola pubblicità a indurci verso una data direzione? I campanelli d'allarme sono diversi: 1) Grazie a tecniche di data mining si è scoperto che quando una moglie manda il marito a comprare i pannolini, quest'ultimo il più delle volte acquista anche della birra. Numerosi supermercati in particolar modo in America hanno così messo vicino allo stand dei pannolini, anche uno di birra; così come vicino alle casse ci sono sempre cioccolatini e gomme.

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2) La pubblicità è social: grazie ad agenzie che pagano i nostri amici per pubblicare su facebook diversi contenuti è facile lanciare in modo subdolo la moda di un nuovo prodotto, un’idea politica o altro. 3) La pubblicità è rap: nei film e addirittura nei video musicali ci sono sempre più prodotti e messaggi pubblicitari come nell'ultimo video di Marracash dove la NGM fa da padrona: http://goo.gl/LA4kf Questo però è solo l'aspetto più o meno conosciuto di come veniamo continuamente condizionati, gli USA da tempo progettano un sistema per il controllo globale di massa. RTB220610, ecco il codice identificativo di una misteriosa gara d'appalto lanciata dalla U.S. Air Force. Con una rapida ricerca è semplice verificare che non è una fantasia o una leggenda metropolitana, il bando è pubblicamente consultabile all'indirizzo: http://goo.gl/DaA1I ; e il brevetto inoltre è stato già depositato: http://goo.gl/fUOMu


MYGENERATION PERSONA MANAGEMENT SYSTEM

Il software commissionato da una delle più grandi potenze militari è un Persona Management System, ossia un sistema per la gestione dei profili online fasulli sui social network. Nel dettaglio sono state commissionate 50 licenze software, ciascuna delle quali in grado di gestire 10 profili per un totale di 500. Ogni profilo deve essere credibile, infatti è stato richiesto di generare per ogni utente fasullo un passato e una rete di informazioni che siano tecnicamente, geograficamente e culturalmente consistenti; devono sembra-

Il Bando consultabile all'indirizzo: http://goo.gl/DaA1I

semplice ottenere quell'amicizia virtuale che spalancherà le porte del suo profilo donandoci una miriade di informazioni. Si innescherà successivamente un meccanismo a cascata, cercando la prossima vittima utile, fra gli amici Siamo liberi? Esiste per della prima. davvero libertà di scelta? Gli Stati Uniti avranno così un esercito di 500 militari armati di O è un'illusione ed è la sola Facebook, Twitter, MySpace ecc, pubblicità a indurci verso che, per quanto può sembrare strano, rappresenta un'arma ben una data direzione? più potente di quelle che siamo abituati a conoscere. re provenire da ogni parte del mondo e, per E' la cosiddetta Ingegneria Sociale di cui Keeludere i controlli dei più attenti, deve esse- vin Mitnick è stato il pioniere. re possibile assegnare un ip statico ad ogni Grazie a questa tecnica è infatti possibile ottenere una mole di informazioni sorprendete profilo. Da diverse mail intercettate dal noto gruppo o addirittura condizionare l'intera opinione Anonymous e divulgate mediante la rete tor- pubblica. rent, si evince che lo scopo di tale software è di sfruttare la rete dei social network per ottenere informazioni su determinati individui. ANONYMOUS Il meccanismo è semplice: dopo aver raccol- Il noto gruppo hacker Anonymous, fortemento tutte le informazioni disponibili sulla vit- te allarmato per questi progetti, sostiene che tima senza ancora essergli amico, diventerà dato che l’iniziativa è voluta e finanziata da

una potenza militare quale l'U.S. Air Force, l'obiettivo potrebbe essere quello di: - controllare le rivoluzioni nascenti da social network - ottenere subdolamente informazioni per scoprire ed arrestare dissidenti e attivisti anonimi. Se trascuriamo che il fine non giustifica i mezzi, il progetto nasce con uno scopo ultimo piuttosto nobile, ma di certo quello che si è costruito è paragonabile ad un'arma che farebbe gola a molti, e che, grazie all'acquisto delle licenze software, potrebbe essere disponibile anche per chi è in malafede. Un uso scorretto potrebbe essere quello di far nascere mode per promuovere prodotti commerciali, scatenare rivoluzioni o screditare un politico avanzando accuse che, veicolate dai social media in maniera massiva, potrebbero essere prese per veritiere o comunque far scoppiare un caso. I social network sono dunque uno strumento molto potente, che deve essere usato con cautela. Un conto è spogliarsi a nudo con amici anche di vecchia data, un altro con chi crediamo, o ci illudiamo, di conoscere.

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OLO

SPETTAC

UNA FANTASTICA

ODISSEA Da Méliès a Scott passando per Kubrick e Lucas DI ALBERTO MARAOLO

F

in da quando la rivoluzione copernicana ha dimostrato che la Terra è solo una scheggia periferica nella vastità dell’universo, nelle coscienze dell’uomo si è insinuato il bisogno di capire i misteri dell’immensità spaziale. Il cinema ha costituito un supporto quasi complementare alla scienza ufficiale, con funzione ora predittiva, ora anticipatoria, ora esplicativa. Per viaggiare nello spazio, fortunatamente, non è necessario lavorare per la NASA: una seducente alternativa è offerta dal cinema, strumento potente in grado di realizzare tale prodigio.

Chi per primo ha offerto questa possibilità è il padre del cinema quale deformazione fantastica, trucco, effetto speciale, surrealtà – in contrapposizione al proto-realismo dei fratelli Lumière – quel George Méliès che Scorsese, nel subito acclamato “Hugo Cabret”, ha tirato fuori dall’oblio del negozio parigino di giocattoli in cui aveva finito i suoi giorni. Méliès – la cui ambizione era fare “tutto quanto era impossibile a teatro”, come le dissolvenze incrociate ad ogni stacco di scena – fu un pioniere della fantascienza a 360 gradi, ma l’opera della consacrazione è “Viaggio nella luna” del 1902: d’altronde, il viaggio cinematografico nello spazio come prima tappa poteva avere solo la Luna.

Natalija Bondarčuk e Donatas Banionis in "Solaris"

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Quasi sette decenni dopo il primordiale lavoro di Méliès, il racconto “La Sentinella” di Arthur C. Clarke diventa la base del più grande film di fantascienza spaziale, ovvero “2001: Odissea nello spazio”, uscito nel 1968; uno stacco temporale importante, di sicuro meno vertiginoso di quello imposto da Kubrick allo spettatore, passando violentemente – grazie ad un osso che diventa astronave – dalle scimmie antropomorfe agli scienziati del prossimo futuro, separati da quattro milioni di anni, eppure uniti dallo sgomento dinanzi all’enigmatico monolite nero che si profila ai loro occhi. “2001: Odissea nello spazio” è tuttora il film sci-fi più inquietante, profondo e controverso mai realizzato: straordinario a partire dalle musiche – magnifica la partitura classica scelta – rappresenta il culmine del pensiero del regista. Tra la vita passata in una stanza in stile settecentesco e i viaggi interplanetari, c’è in mezzo un universo immoto, deludente labirinto attraverso cui l’uomo deve trovare la strada per arrivare a confrontarsi con la vera divinità al di fuori dell’universo stesso, ostacolato non tanto da un maligno Demiurgo creatore quanto da una “creatura” dell’uomo stesso: il temibile computer di bordo HAL 9000. Dall’altro capo della cortina di ferro, a soli quattro anni di distanza (1972), esce “Solaris” di Andrej Tarkovskij: il regista russo trae spunto dall’omonimo romanzo del connazionale Lem, fine pensatore capace di esplorare, in ambito fantascientifico, il tema etico del progresso tecnologico e la responsabilità delle scelte esistenziali dell'uomo.


MYGENERATION Anche qui c’è un viaggio nello spazio, non verso un monolite, bensì verso il misterioso pianeta capace di manipolare le menti umane. Insomma, un'opera di fantacoscienza – felice neologismo di Callisto Cosulich – in cui il cosmo corrisponde al subconscio umano: gli astronauti sono alle prese con il loro passato, proiezioni materializzate della loro memoria

Lo Spazio è il fil rouge che unisce i grandi del cinema

e del loro inconscio. Angoscioso, ossessivo nel suo ritmo lento, enigmatico – come del resto “2001” – il film ha un potere ipnotico che avvince lo spettatore con immagini mai viste al cinema. Nel 1977 con l’uscita del primo episodio della memorabile saga, targata George Lucas, di “Guerre Stellari”, la fantascienza spaziale esce dal sentiero delle divagazioni filosofiche per entrare nel campo dei “pop-corn movies”, i cui padri sono senza dubbio lo stesso Lucas e il suo sodale Spielberg. Sbaglia però chi svilisce la grandiosità delle storie che iniziano con la magica serie di parole “a long time ago, in a galaxy far, far away”: “Guerre Stellari” ha aperto nuove strade all’entertainment, rinnovato i fasti del montaggio, riportato in auge il commento musicale di ampio respiro sinfonico – merito di John Williams – riuscendo a ridare nuova linfa all’industria degli effetti speciali e ad aprire

la strada all’avvento del digitale. Il tutto con ascendenze nobili: la saga di “Dune”, la mitopoiesi dell’eroe scandita dalle regole del famoso libro di Joseph Campbell “L’eroe dai mille volti”; tutto ciò, insieme a quella cultura delle immagini con cui Lucas era cresciuto, contrapposta alla cultura delle parole con cui erano cresciuti i registi della generazione precedente secondo un’illuminate aforisma di Truffaut, ha contribuito a creare le mirabolanti avventure degli Jedi e dei Sith, e del grande corollario di personaggi esotici e non a loro fianco. Lo Spazio al cinema non poteva non assumere anche connotazioni orrorifiche: a dar loro forma e sostanza è nel 1979 Ridley Scott con “Alien”, che riassume le umane paure di fronte all’ignoto nelle fattezze dell’essere mostruoso che si infiltra nell’astronave Nostromo, intraprendendo una lotta mortale con l’equipaggio della coraggiosa Ripley. Qui lo Spazio è intenso in senso lovecraftiano: incubatore di entità spaventose, implacabili, dalla violenza inesplicabile nei confronti dell’uomo che cerca nei suoi viaggi spaziali, macchiandosi di ubrìs, di svelare i misteri dell’universo. Dunque, lo Spazio al cinema: feconda location per fantascienza di vario tipo e sottogenere, arena senza confini per viaggi interstellari e battaglie galattiche, illimitata fonte ispiratrice di speculazioni intellettuali e sfide scientifiche, tramite il cinema ha permesso di svelare perfino le affinità tra americani e russi, e di spiegare le angosce e le inquietudini “terrestri” a migliaia, se non milioni, di chilometri di distanza dal nostro pianeta.

VIAGGIO NELLA LUNA di Georges Méliès 1902, Francia

2001: ODISSEA NELLO SPAZIO di Stanley Kubrick 1968, GB-USA

Luke Skywalker faccia a faccia con Darth Vader

SOLARIS di Andrej Tarkovskij 1972, URSS

GUERRE STELLARI di George Lucas 1977, 1980, 1983, 1999, 2002, 2005 , USA

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SPETTACOLO

CINE GAMES DI MARCELLO MICCIARELLI

marcello.micciarelli@mygenerationweb.it

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ideogames e cinema ormai si prestano vicendevolmente, soggetti, ambientazioni e storie in uno scambio proficuo sia dal punto di vista del divertimento degli utenti, sia (soprattutto) dal punto di vista dei profitti per ideatori e produttori. Allora, noi di MYGENERATION, sempre attenti ai trend del momento e ai gusti dei nostri lettori, abbiamo pensato di offrirvi una lista di… Videogames da cui si potrebbe fare un film

GIOCHI BLIZZARD

Chi non vorrebbe vedere una bella avventura con l’eroe di turno avanzare per i dungeon più impossibili fino ad arrivare alle porte dell’inferno in stile “Il signore degli anelli” o vedere Jim Raynor scontrarsi contro razze aliene che vogliono distruggere l’intera umanità? Beh, il mondo Blizzard ha realizzato sempre dei prodotti molto fruibili in questo senso, stando sempre molto attenti alle animazioni in-game e realizzando delle storie sempre convincenti ed appassionanti (ecco perché probabilmente bisogna aspettare anni e anni per vedere alla luce un titolo Blizzard). Il brand si è da sempre ampliato verso nuovi settori, come quelli dell’intrattenimento fumettistico e simili ma, conoscendo il seguito che hanno tutti questi titoli, (non a caso World of Warcraft è il gioco più giocato nel mondo, con più di otto milioni di videogiocatori) siamo sicuri che anch'essi potranno diventare dei sicuri successi al box office.

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TITOLI LUCASARTS

Se pensiamo oggi al marchio “Lucas Arts”, sicuramente a molti verranno in mente i tantissimi adattamenti videoluduci della saga di Star Wars più recenti. Eppure la Lucas Arts (allora ancora LucasFilm) a partire dal 1987 rivoluzionò completamente il mondo video ludico con le sue avventure grafiche. Esiti come quelli di “Maniac Mansion”, “Zack McKraken”, “LOOM”, “Days of Tentacle”, “Full Throttle” e “Sam n Max” sarebbero tutti perfetti per degli adattamenti cinematografici, in particolare due su tutti: innanzitutto, “The Secret of Monkey Island”, il primo capitolo della geniale e spassosa avventura di Ron Gilbert, si presterebbe perfettamente allo scopo in virtù del carisma del protagonista, delle gag esilaranti, dei personaggi improbabili e dell’ambientazione suggestiva (Ron Gilbert si ispirò al romanzo “On Strangers Tides” di Tim Powers). Stesso discorso vale per il secondo titolo, “Indiana Jones and the fate of Atlantis” che inizialmente doveva essere la base per la sceneggiatura del quarto capitolo della serie. Quando però si è deciso di introdurre la figura del figlio interpretato da Shia Labeouf, il progetto è stato abbandonato. Peccato, perché il viaggio alla ricerca del segreto di Atlantide e del “Dialogo perduto di Platone” rappresenta l’esempio per-

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fetto di come un gioco possa avere successo, quando il seguito di una serie cinematografica si faccia attendere troppo. Nella storia siamo accompagnati dalla coprotagonista femminile Sophie Hapgood che, ricordando molto la Marion del primo Indiana Jones, gioca un ruolo fondamentale; Sophie non è la solita parte femminile presente in tutti i film del Dr. Jones, ma la tipica figura dei film degli anni Trenta o Quaranta, in apparenza fatua ma in realtà intelligente e indomita. Il tributo perfetto all’archeologo per eccellenza.

METAL GEAR SOLID (KONAMI – 1998)

Fusione perfetta tra film e videogioco. Da molti definito addirittura un film interattivo, Metal Gear prende spunto da tante pellicole del passato, a partire dal cult di John Carpenter “Fuga da New York” (dal quale trae ispirazione anche per il nome del protagonista “Snake”), fino ai “Cannoni di Navarone” passando per le pellicole di 007. Hideo Kojima, l’ideatore della saga, ha dato sempre un'importanza fondamentale alle cutscene, con l'intenzione di lanciare messaggi molto forti in ogni capitolo della serie: nel primo, le paure per l’olocausto mondiale e per gli esperimenti genetici, nel secondo, un attacco alle industrie belliche.


MYGENERATION

TOP

PRINCE OF PERSIA le sabbie del tempo

Il film è ispirato alla recente trilogia di videogames, a sua volta tratta dal platform per Amiga del 1989. La storia del film, di stampo disneyano e prodotto da Jerry Buckheimer, è fedele all’originale: le scene con trappole, salti acrobatici e combattimenti con la spada rievocano in tutto e per tutto le gesta del principe in digitale. Il contesto orientaleg-

giante, dal fortissimo impatto visivo, insieme alla scenografia (anche se con qualche eccesso di computer-grafica) sono i punti di forza del film. Ancora più interessante sarebbe vedere la resa cinematografica tratta dal secondo capitolo dal quale, certamente, si può attingere molto materiale.

TOP

SILENT HILL

Il film ripropone con una precisione chirurgica la stessa ambientazione della cittadina che dà il nome al gioco. Visivamente creativo ed inquietante, Silent Hill è infatti uno dei prodotti meglio realizzati in questo genere. Si prende spunto da Lovecraft e Dario Argento; la nebbia che opprime la cittadina di Silent Hill è una realtà opprimente, un incubo inquietante a partire dal quale si

sviluppa l’intera trama. La fotografia ha un ruolo fondamentale, come del resto la protagonista. Radha Mitchell, in una delle sue migliori interpretazioni, dà credibilità all’atmosfera tenebrosa: sospesi nella dimensione parallela dell’Otherworld, costretti a farsi largo tra vecchie scuole, ospedali, infermiere pazze e mostri, procederemo nella storia fino ad arrivare al finale ambiguo.

TOP

METAL GEAR SOLID

philantrophy

Non si tratta di un film nel senso canonico del termine: piuttosto è un fan-movie di circa un'ora, ma vogliamo inserirla nella nostra speciale classifica per dimostrare che possono essere realizzate delle buone pellicole quando a partecipare alla creazione del film ci sono persone che realmente conoscono il prodotto di partenza. E’ facile prendere un'idea e creare una pellicola

adattandosi solo al genere e non al soggetto originale; ben più difficile è riuscire a creare un ponte narrativo tra il primo e il secondo episodio della serie videoludica, cosa che questi ragazzi italiani hanno realizzato in maniera, a nostro avviso, magistrale. Certo, i limiti di budget si vedono ma il risultato finale è veramente godibile.

FLOP

RESIDENT EVIL

FLOP

ALONE IN THE DARK

Il film prende spunto dall’omonimo gioco che rappresenta il prototipo del genere “survival horror”. Ci preme segnalarlo tra i flop perché il nome del protagonista “Edward Carnby” è l’unico punto in comune con i videogames. Definito dal pubblico e dalla critica “la peggior pellicola horror di

L’intera saga di Resident Evil si discosta troppo dalla serie targata CAPCOM, colpa di W.S. Anderson (inizialmente la versione cinematografica doveva essere affidata a George Romero). L’autore, già regista del pessimo Mortal Kombat, sempre di ispirazione video ludica, ha firmato le regia e la sceneggiatura di 3 dei 4 film usciti finora. Milla Jovovich, moglie del regista, è una presenza inutile e ingombrante, anche nella seconda pellicola, dove la protagoni-

tutti i tempi”, il lavoro di Uwe Boll presenta una regia sconcertante, con movimenti di macchina completamente sballati e con una sceneggiatura improbabile. Niente a che vedere con il gioco originale pieno di musiche evocative e richiami all’universo horror di Lovecraft.

sta dovrebbe essere Sienna Guillory (la Jill Valentine del gioco). Il punto è che sembra proprio che, nella realizzazione del prodotto, la priorità sia stata data alle vendite al box office dove Resident Evil non ha mai toppato; pertanto, siamo in attesa del quinto capitolo della serie, che, giusto per smentirsi, puntualmente viene sponsorizzato come quello più fedele al videogame. Che sia la volta buona? Noi facciamo fatica a crederlo.

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SPETTACOLO

TV SERIES DIPENDENZA O PASSIONE? DI SARA GAMBULA

sara.gambula@mygenerationweb.it

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Lo scenario è infinito e si affolla sempre di più 20

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hi ha ucciso Laura Palmer? Questo il tormentone che ha ossessionato milioni di spettatori negli Stai Uniti e in Italia quando iniziò “Twin Peaks”, la cervellotica e visionaria serie di David Lynch destinata ad avere una notevole influenza sulla successiva produzione televisiva. Ma è in quest'ultimo decennio che la serie televisiva è diventata veramente un fenomeno diffuso tra gli italiani: il grande pubblico è stato coinvolto a partire da “Lost” di J.J. Abrams, che ha catturato circa 500.000 spettatori durante le sue sei stagioni. Dopo questo clamoroso successo, Rai, Mediaset ed Mtv (in chiaro) hanno cominciato a trasmettere i lavori più famosi, come “How I met your mother” e “True Blood”; eppure, poiché queste serie televisive venivano (e vengono) trasmesse doppiate e non sottotitolate, i più fanatici hanno cominciato a scaricarne versioni pirata da internet o a vederle in streaming (prima della chiusura di Megavideo) pur di ascoltare le voci originali degli attori, a dispetto di quelle, comunque apprezzabili, dei doppiatori nostrani. Ma cerchiamo di capire cos'è una serie televisiva e come è strutturata: sostanzialmente si tratta di un certo numero di episodi, raccolti in stagioni, che possono snodarsi attraverso due filoni narrativi. Il primo è quello verticale, ovvero la storia inizia e finisce all'interno del singolo episodio; alcune serie televisive si basano quasi esclusivamente su questa narrazione, che, secondo me, non riesce ad attrarre un numero crescente di spettatori. L’altro filone, quello orizzontale, prevede che la trama venga portata avanti per tutta la durata della stagione, o addirittura per l'intera serie televisiva. In questo secondo caso l’intreccio si fa via via più interessante, incollando lo spettatore allo schermo: lo fidelizza e lo fa veramente affezionare ai personaggi. Dal punto di vista strettamente tecnico, inoltre, le moderne serie televisive sono para-


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ON AIR

DA COLLEZIONE

The Walking Dead

Sex and the City My name is Earl Friends Scrubs Lost Prison Break I Soprano C.S.I. Nip/Tuck Brothers & Sisters Heroes 24

Dexter Boardwalk Empire Desperate Housewives How I met your mother The big bang theory NCIS Californication Gossip Girl Chuck Game of Thrones True Blood gonabili a dei veri e propri film per quanto riguarda fotografia, regia, costumi ed effetti speciali, come dimostra il fatto che sempre più star del mondo dello spettacolo fanno delle apparizioni per due o tre episodi, o interpretano sé stessi. Oltre che appassionare maggiormente il pubblico, ciò conferisce prestigio alla serie stessa; un esempio in tal senso può essere il cameo di Lady Gaga che canta "Bad Romance" in un episodio di “Gossip Girl”, oppure le apparizioni di alcuni attori di ”Star Trek” in “The Big Bang Theory”. Il principale ‘problema’ di queste serie televisive è che creano una vera e propria dipendenza… sono come le ciliegie: una volta che si inizia non si riesce più a farne a meno! Il loro pregio, d’altro canto, è che sono come dei lunghissimi film, in cui lo spettatore riesce a conoscere meglio i protagonisti e ad assimilare maggiormente la storia. I personaggi diventano familiari, al punto da considerarli parte di sé, visto l’immancabile appuntamento settimanale, e iniziano a sembrare quasi reali. Per un'appassionata di serie come me, un film è decisamente troppo breve! Una curiosità a proposito della dipendenza: secondo uno studio dell'Ohio University esisterebbe la “sindrome dell'ultima puntata”, che colpisce coloro che fanno diventare i personaggi televisivi parte della propria vita emotiva, e che può causare forte stress. Che sia vero o no, lo stabilirete voi stessi quest'estate, nell'attesa della prossima stagione del vostro telefilm preferito! La produzione italiana di serie televisive è ancora lontana anni luce dallo standard americano ed inglese, ferma com’è a prodotti di scarso spessore. L'unica nota positiva – che ovviamente non proviene dalla TV statale ma è stata prodotta dalla FOX – è "Boris", la

cosiddetta ‘Fuoriserie italiana’: un prodotto intelligente e molto curato che ironizza fino al grottesco sul mondo dello spettacolo, le raccomandazioni e le squallide soap opera italiote dal sapore vagamente sudamericano come “Cento Vetrine” o “Un posto al sole”. Il risultato è divertente e frizzante. Lo sconfinato panorama delle serie TV continua ad arricchirsi di nuovi prodotti, spesso di pregevolissima fattura: “Boardwalk Empire”, ad esempio, è interpretata da Steve Buscemi e prodotta da Martin Scorsese (che ne ha anche diretto l'episodio pilota); oppure “Sherlock”, che, a mio avviso, vanta una fotografia a dir poco eccezionale! Segnalo infine una

recentissima serie televisiva inglese: “Black Mirror” che si è subito fatta notare per i notevoli risvolti psicologici, assolutamente da non perdere! L'unica cosa che resta da fare è sperare nel maledetto palinsesto della televisione italiana, in continuo cambiamento e poco affidabile, preda come sempre degli isterismi pubblicitari; o, in alternativa, collezionare i cofanetti, sempre affascinanti e ricchi di contenuti speciali e interviste agli autori. Non mi resta che augurarvi buona visione e… attenti all'ultima puntata!

Lady Gaga con Penn Badgley e Leighton Meester sul set di Gossip Girl

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CONCERTI

TEATRO

James Taylor

Pino Daniele

Carlo Buccirosso

È una legenda vivente del folk rock e del soft rock. Ha vinto diversi Grammy per canzoni che sono passate alla storia. Nella primavera di quest’anno Taylor torna per un tour nei principali teatri italiani e Napoli non poteva mancare.

Dopo l’esperienza del concerto benefico con il mitico Eric Clapton tenutosi quest’estate a Cava De’ Tirreni il grande cantautore blues napoletano ritorna dal vivo a Napoli col suo Tour 2012.

Carlo Buccirosso e Valentina Stella ritornano al Diana con Napoletani a Broadway. Vito Pappacena attore cinquantenne quasi sempre scartato ai provini e sua madre Margherita, ex attrice di De Filippo, mettono su una “agenzia di spettacolo” per soli artisti napoletani. I’impegno e la passione farà si che l’iniziativa avrà un successo strepitoso.

Dove: Teatro Augusteo Quando: 6 marzo 2012 Prezzo: Da €58 a €104

Dove: Teatro Palapartenope Quando: 31 marzo 2012 Prezzo: Da € 40 a € 57

Giorgia

Mario Biondi

Dove: Teatro Diana Quando: Dal 7 marzo al 18 marzo 2012 Prezzo: Da € 22 a € 36

Sonics Il suo album “Dietro le apparenze”, uscito a Settembre, ha subito scalato le classifiche,e due singoli “ Il mio giorno migliore” e “E’ l’amore che conta” hanno riscosso un grande successo di pubblico.

È la voce soul più “calda” del panorama musicale italiano e negli ultimi anni è riuscito a inserirsi nell’olimpo della musica con buona musica e un timbro di voce che non passa inosservato.

Dove: Teatro Palapartenope Quando: 27 marzo 2012 Prezzo: Da € 28 a € 57

Dove: Teatro Augusteo Quando: 20 marzo 2012 Prezzo: Da € 45 a € 65

MUSEI Plart

Restauri a Capodimonte

Dall’8 marzo un’inedita serie di esposizioni con la personale di Chiara Scarpitti, artista napoletana che disegna gioielli realizzati in tessuti e polimeri. Seguirà una mostra di Veronica Ranner in collaborazione con il Royal College of Arts .

Nell’Auditorium del Museo alle ore 15 e con ingresso libero si terranno una serie di incontri dedicati al restauro aperti a tutti dove si parlerà dei materiali costitutivi, delle indagini diagnostiche eseguite, delle scelte metodologiche adottate.

Dove: Museo Plart via Martucci 48 Quando: Dall'8 marzo Prezzo: Card «MyPlart» € 30 per un anno a tutte le mostre

Dove: Museo Capodimonte Programma: http://bit.ly/restauri-capodimonte Prezzo: Ingresso libero

Con il loro spettacolo Meraviglia i Sonics si presentano per la prima volta in un teatro. Ci saranno acrobazie aeree e macchine sceniche imponenti per creare tante immagini intrecciate. Adrenalina e molto stupore sono gli ingredienti principali dello spettacolo. Una grande performance per una compagnia di acrobati tutta italiana. Dove: Teatro Bellini Quando: Dal 6 marzo al 11 marzo 2012 Prezzo: Da € 22 a € 44

DA NON PERDERE Taxi low cost

Taxi al prezzo fisso di 6 euro all’interno della ZTL ed a 8 euro verso le zone limitrofe. Le tariffe valgono per 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, domenica e festivi compresi. Dove: Napoli ZTL e zone limitrofe Quando: 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 Prezzo: € 6 nella ZTL e € 8 zone limitrofe

What’s goin’on in Naples? - www.napolidavivere.it


CULTURA

LA MORTE DI DIO

E GLI STRAPPI

NEL CIELO Ecco perché Pirandello voleva fare l'astronauta DI FRANCESCA PAONE

N

el corso dei secoli, la percezione umana di spazio e tempo si è evoluta in modo direttamente proporzionale al progresso scientifico e tecnologico. Quest'ultimo, con una brusca accelerata tra Otto e Novecento, ha rimescolato le carte, slabbrando i confini del mondo e lasciando nell'aria uno spaventoso senso di smarrimento. Per molto tempo si è creduto (e alcuni continuano a credere) che scienza e letteratura fossero campi troppo distanti per potersi incontrare e influenzare reciprocamente. In realtà, il legame che li unisce è molto più saldo e profondo di quanto si possa immaginare. Tema comune della letteratura del ventesimo secolo, da Nietzsche, a Yeats, a James, a Proust, è la messa in discussione dei ruoli e delle strutture precedentemente concepiti come certi e immutabili. L'essere umano non è il prediletto di Dio (biologia), non è il fulcro dell'universo (astronomia), anzi, la sua presenza sulla Terra è riducibile a un periodo di tempo molto limitato (geologia). I mutamenti culturali non si sono fatti certo attendere, ma nell'interpretazione della nuova scrittura novecentesca, caotica, ansiosa, spaesata, è stato commesso un errore cruciale: gli artisti non rifiutano la razionalità scientifica, rifugiandosi in mondi paralleli posti a testa in giù nelle loro opere. Al contrario, scrittori e poeti, registrano e rappresentano fedelmente i cambiamenti della società in cui vivono, traducendo il caos della realtà nel caos delle parole. La trama lineare si spezza, tremando come un cuore impazzito dinanzi allo stupore

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della rivelazione: i quanti, la classificazione spettrale delle stelle, la Relatività generale, l'antimateria, sono solo alcune delle scoperte astronomiche, che hanno spalancato mondi sconosciuti, paurosamente grandi agli occhi dell'essere umano. Egli, con un colpo di scena tragicomico, è relegato in un angolo infinitesimale di una galassia sterminata. Dio è morto, la fede è ora riposta nelle potenzialità di scienza e tecnologia. Tuttavia, ciò che non è apparso immediatamente chiaro è il fatto che l'arte, a differenza della religione, non combatte la logica (il logos) ma crea un'alternativa ad essa, estremizzando il concetto di irrazionale, nello squilibrio del flusso di coscienza, nei personaggi particella, nell'io creatore, nella ricerca della verità dentro sé stessi. Distaccarsi dal metodo scientifico presuppone l'accettazione della sua esistenza e non la sua cieca negazione. La fisicità umana si pone come perfetta metafora di questo processo: il nostro cervello presenta due lobi speculari, ciascuno dei quali ha la possibilità di prevalere sull'altro. Quello sinistro rappresenta la parte razionale, mentre a destra risiede l'aspetto creativo. Dalla penna di Luigi Pirandello, emerge questo particolare legame tra razionalità e creatività, scienza e letteratura, offerto con crudo e geniale umorismo nelle sue opere. I più lo avranno odiato (o amato) tra i banchi di scuola e, forse, vista l'imponente produzione letteraria, a qualcuno sarà sorto l'amletico dubbio: costui non aveva proprio niente di meglio da fare? Certo, considerati i 7 romanzi, i 42 testi teatrali, le 256 novelle e le 8 raccolte poetiche (senza contare i contributi cinematografici), analizzare tutta la bibliografia pirandelliana in questo contesto, risulterebbe nient'altro


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che un atto suicida. Anche solo attraverso i romanzi, però, è possibile rintracciare i primi sintomi dello sconcerto provocato dalla volta celeste, vista da una nuova angolazione novecentesca, nella sua effettiva immensità. Uno su tutti Il fu Mattia Pascal, in cui la comprensione della realtà si lega con un filo sottile al cielo stellato: gli astri luminosi, ricordano ai personaggi pirandelliani l'infinita vastità dell'universo e li sottraggono agli affanni quotidiani con spunti introspettivi, consentendo all'autore d'interrompere la continuità della struttura narrativa. La luna e le stelle, da una posizione privilegiata, sono spettatrici dello scorrere della vita sulla Terra e con assordante stridio, mostrano la fragilità del genere umano, fagocitato da frenetiche inquietudini e, paradossalmente, incapace di influenzare in alcun modo gli equilibri cosmologici: <<Copernico [...] ha rovinato l'umanità, irrimediabilmente. Ormai noi tutti ci siamo a poco a poco adattati alla nuova concezione dell'infinita nostra piccolezza, a considerarci anzi men che niente nell'Universo... Storie di vermucci ormai, le nostre>>. La cupola celeste, la cui altezza è avvertita, fino alla fine del diciannovesimo secolo, come perfettamente proporzionata rispetto alla statura umana, rivela una drammatica consistenza di carta, infranta dal peso del progresso e della

conoscenza. Ripiegandosi su sé stessa, essa spalanca abissi di buio pesto che, come buchi neri, risucchiano la luce di certezze ormai svanite e sbeffeggiano con crudele umorismo le creature pirandelliane: <<La tragedia d'Oreste in un teatrino di marionette! […] Se, nel momento culminante, proprio quando la marionetta che rappresenta Oreste è per vendicare la morte del padre sopra Egisto e la madre, si facesse uno strappo nel cielo di carta del teatrino, che avverrebbe? […] Ore-

ste rimarrebbe terribilmente sconcertato da quel buco nel cielo>>. Uomini: mortali, fragili, egoisti, complessi, imperfetti. Universi in miniatura nello spazio sconfinato. Si specchiano nello sfavillio naturale delle stelle, alla ricerca di risposte silenziose, oltre i bagliori artificiali delle luci cittadine. Di carta il cielo, di carta la pagina: Pirandello cattura stelle cadenti per i suoi lettori, rinchiudendole in gabbie d'inchiostro, sul ciglio di un baratro senza fondo, fuori dallo spazio e dal tempo.

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CULTURA

IO SONO

LUIGI

TENCO

Vicenda artistica e dramma umano di un grande cantautore

DI GENNARO CASORIA

gennaro.casoria@mygenerationweb.it

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osa scrivere di un cantautore o, meglio, di un compositore, così Luigi Tenco preferiva essere definito, morto suicida a soli 29 anni durante l’edizione del Festival di San Remo del 1967? A 45 anni dalla scomparsa, non è questo articolo il luogo dove dilungarsi in sottili e difficili analisi di tipo psicologico alla ricerca delle motivazioni profonde che lo hanno condotto a quel drammatico gesto. Le sue ultime parole, forse anche troppo banali per un artista così sensibile e profondo, sono contenute in poche righe: «Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda !Io tu e le rose" in finale e ad una commissione che seleziona "La rivoluzione". Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi». Ma ogni vita, preziosa com’è, non può essere ricordata solo per quattro scarne righe. Tra quel biglietto e l’inizio della sua carriera artistica ci sono infatti musiche, sonorità, c’è una intensa e significativa (quanto

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breve) vita “professionale”. Nel 1961 esce il suo primo 45 giri inciso da solista e con il suo vero nome, dal titolo “I miei giorni perduti”. Nel 1962 fu la volta del suo primo 33 giri, che conteneva successi come “Mi sono innamorato di te” e “Angela”. Nel 1963 le sue canzoni “Io si” e “Una brava ragazza” furono bloccate dalla censura. Nel 1966 la svolta della sua carriera, stipula infatti un contratto con la RCA Italiana e incide molte tra le sue canzoni più belle, tra le quali, ad esempio, “Un giorno dopo l'altro”, che diventa sigla dello sceneggiato televisivo Il commissario Maigret, ma anche “Lontano lontano”, “Uno di questi giorni ti sposerò”, “E se ci diranno”, “Ognuno è libero”. A Roma, intanto, conosce la cantante francese Dalida con la quale incomincia una relazione. E con la quale si presenta al festival di San Remo del 1967, qualcuno dice suo malgrado, con l’intento di vincere grazie alla canzone “Ciao amore ciao” cantata, come si usava a quel tempo, da due artisti, ovvero lo stesso Tenco e Dalida. La canzone però non ottiene il successo sperato, viene eliminata

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e al ripescaggio la commissione preferisce selezionare “La rivoluzione” di Gianni Pettenati. Dopo l’eliminazione Tenco, preso dallo sconforto, ritorna in camera, scrive il famoso biglietto di commiato e si spara un colpo in testa. Probabilmente, il suo fu un gesto dettato da un momento di rabbia e di sconforto, ma non solo. Fu infatti anche un segnale di protesta contro un mondo della musica che ormai aveva dimenticato la bellezza e la qualità della canzone impegnata, per virare verso canzonette più o meno orecchiabili ma di scarso valore artistico e morale come appunto Io te e le rose di Orietta Berti e La rivoluzione Gianni Pettenati . In un’Italia che viveva il boom economico, non c’era posto per le delicate sonorità di Luigi Tenco, non c’era spazio per la sua canzone introspettiva, un po’ malinconica ma anche ottimista allo


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stesso tempo. Si doveva guardare tutti con fiducia al progresso e all’avvenire in un’Italia in piena espansione. Le atmosfere sognanti e melanconiche di canzoni come “Lontano lontano” o “Un giorno dopo l’altro”, o il delicato sentimentalismo di “Vedrai vedrai” o la profonda introspezione di “Io sono uno”, la denuncia del conformismo imperante contenuta in “Ognuno è libero” non erano adatte ad un mondo così banalmente superficiale. Sia come sia, in pochi anni di attività Luigi Tenco ha lasciato un segno indelebile nel panorama musicale italiano. Ogni anno, dal 1974, viene assegnato un premio che porta il suo nome, oggi diviso in tre categorie (alla carriera per cantautore, categoria operatore culturale e, dal 1997, categoria artisti emergenti). Inoltre, numerosi artisti e amici gli hanno dedicato canzoni che talvolta si sono dimostrate essere vere

e proprie opere d’arte, come “Preghiera in gennaio”, pubblicata nello stesso 1967 da Fabrizio de Andrè, con la quale il cantautore genovese onora l’amico scomparso assegnandogli un posto in paradiso, nonostante il suo stato di suicida e perciò di peccatore secondo la dottrina cattolica. Oramai, la sua vicenda umana si è conclusa da tempo e le vicissitudini di ogni uomo si perdono, per usare parole di una sua canzone, lontano lontano nel tempo e sbiadiscono inesorabilmente nello scorrere dell’eternità. Tuttavia credo e mi auguro che anche se in un

ambito magari ristretto la sua arte continuerà a vivere e che lui verrà ricordato, come un uomo a suo modo coraggioso che, come canta De Andrè in “Preghiera in gennaio”, all’odio e all’ignoranza preferì la morte. Riposa in pace Luigi e non ti crucciare per "Io tu e le rose" e "La rivoluzione", in fondo, le tue orecchie non hanno udito, i tuoi occhi non hanno visto vincere a San Remo Marco Carta con “La forza mia” e, l’anno dopo, Valerio Scanu che voleva fare “l’amore in tutti i luoghi e in tutti i laghi” (sic!). E, dulcis in fundo, non hai avuto la fortuna di mirare le fantastiche acrobazie vocali del trio Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici nella fantastica "Italia Amore Mio", canzone talmente sublime che ha scatenato le proteste degli orchestrali sgomenti all’idea che la canzone si fosse classificata al secondo posto dietro proprio quella di Valerio Scanu. Protesta che ti avrebbe fatto piacere, forse questo non avevi capito quando hai deciso di andare via: anche nell’epoca della banalità universale c’è sempre qualcuno disposto a lottare perciò che c’è di bello e di significativo a questo mondo.

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CULTURA

MUSEO

FILANGIERI Un prezioso scrigno nel cuore di Napoli DI CARLA BOCCADIFUOCO E FRANCESCA BOCCADIFUOCO

carla.boccadifuoco@mygenerationweb.it francesca.boccadifuoco@mygenerationweb.it

M

YGENERATION ha avuto l’onore di recarsi in escursione tra i meandri e le tortuosità nascoste nel più profondo significato della parola “Museo”. Siamo stati attratti sul palcoscenico di antichi sfarzi, cornice di una inusuale nobiltà ottocentesca, oramai per molti derelitta e caduta nell’oblio. Manifestazione indescrivibile della sensibilità umana lasciata invecchiare in solitudine tra le mura di un palazzo imponente, spettacolo commovente la cui contemplazione è purtroppo ostacolata da un cancello chiuso da più di dieci anni . Ma il divieto di godere di un tale splendore non ha inibito la forza travolgente che si avverte varcando il portone del Museo Civico Filangieri: la chiusura al pubblico non ha mortificato la sua capacità di incantare e sedurre il visitatore solitario, abilità di cui solo un Museo autentico può essere dotato. Perché il museo è qualcosa di più complesso: è un racconto. È lo spazio nato per conferire una disposizione ad oggetti, il cui scopo

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è quello di narrare una storia. Entrano nel museo tutte quelle cose ‘fortunate’ che una persona o un’istituzione decide di strappare al destino che solitamente spetterebbe loro: quello della distruzione. Qualcuno le salva, decidendo di conservarle. In realtà, se ci riflettete lo facciamo anche noi tutti i giorni, quando inseriamo nella scatola dei ricordi oggetti apparentemente semplici e banali, ma che risultano a noi carichi di

Ecco quello che la professoressa Nadia Barrella docente di "Museologia e storia del collezionismo" presso la Facoltà di Lettere della Seconda Università degli Studi di Napoli ci ha insegnato, e ci ha regalato.

In quale contesto storico si colloca il “Museo Civico Filangieri”? Siamo nel 1870, con l’Unità d’Italia qualcosa sta cambiando e, con Roma capitale, Napoli inizia a soffrire scelte governative Una risorsa preclusa al pub- che la escludono dalla gloria storica e, ancora prima, culturale che l’aveblico da 12 anni, un cassetto vano resa degna capitale del Regno di Napoli. Bisognava riscrivere la storia chiuso di cui è andata perdella città e perciò si chiamarono a duta la chiave... raccolta tutti i grandi collezionisti napoletani e tutti coloro che potevano contribuire con le loro esposizioni alla crevalori aggiuntivi. Un museo è la stessa cosa. Non è lo spa- scita della città. Tra questi, Gaetano Filangiezio dove si custodisce solamente ciò che è ri, che unanimemente viene eletto a direzio‘oggettivamente’ un capolavoro, ma anche ne del progetto. quanto è ritenuto da alcuni sensibilmente degno di attenzione, perché caricato di signi- Nei progetti del Principe di Satriano ficati altri, e dunque degno di essere muse- c’è stato fin dall’inizio il Palazzo Como come sede dell’esposizione? alizzato.” In realtà Gaetano Filangieri in un primo

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MYGENERATION momento avrebbe voluto creare una casamuseo, una propria residenza che, con il suo contenuto, fosse anche utile al pubblico. Prova però invano ad ottenere un terreno a San Martino, reputato adatto allo scopo e, non riuscendovi, rinuncia all’idea. Ma allettante gli appare l’idea di gestire le sorti di palazzo Como che è a rischio di abbattimento per allargare di via Duomo. Affidatogli dal Comune il terreno e i resti del parziale abbattimento della struttura, il Principe si impegna a proprie spese a ricostruirlo, facendolo diventare Museo Gaetano Filangieri, Principe di Satriano. È l’unico caso di Museo concepito fin dall’inizio come tale ed organizzato per essere privilegiato contenitore di un monumento familiare volto al bene della comunità. Quali sono gli ideali ai quali si ispira Filangieri nella realizzazione del progetto? Lo spirito illuminista e la profonda fede del nonno nella pedagogia come arte dell’educazione per sottrarre le masse all’ignoranza e dare splendore alla società tutta, e la straordinaria propensione paterna per lo sviluppo tecnologico e l’innovazione ingegneristica, guidano il principe di Satriano. Inoltre una pregressa esperienza parigina gli aveva fatto sperimentare come il connubio museo-industria potesse garantire alla società un rapido miglioramento. Con il suo progetto Gaetano Filangieri voleva contribuire a cambiare la storia economica napoletana e a realizzare un Museo Civico. Cosa si intende per Museo Civico? Con l’esposizione della sua collezione privata Filangieri aveva un obiettivo ben preciso: fornire dei modelli agli artisti operai per fare crescere Napoli. Ecco perché egli stesso lo definisce Museo Civico, non perché dipenda nella gestione dal Comune, ma perché è orientato alla città e al pubblico. È un museo autonomo, rivolto a tutti. Quanto è andato distrutto e quanto è rimasto identico del Palazzo quattrocentesco ereditato da Filangieri? Al momento dell’affidamento a Filangieri, di Palazzo Como resta solo un paravento, tutta la facciata su via Duomo e due piccole porzioni laterali. È da qui che parte lo straordinario lavoro di ricostruzione filologica condotta dal principe ispirata al famoso architetto francese Viollet Le Duc: nell’impossibilità di operare un recupero del pezzo originale, la ricostruzione deve puntare a realizzare quanto c’è di più vicino possibile al modello stesso. In questo modo sono mescolati continuamente vecchio e nuovo, antico e 

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moderno, facendo attenzione che tutti i nuovi dettagli, dalla forma delle maniglie all’aspetto delle finestre ai decori del pavimento che portano lo stemma della famiglia, siano in perfetto stile quattrocentesco. Filangieri dunque si fa autore di un falso storico di straordinaria qualità. 

In che modo Filangieri riesce a coniugare il progetto di un fedele restauro alla sua esigenza di modernità? Con molta raffinatezza il principe riesce a camuffare con panni quattrocenteschi opere di alta ingegneria futuristica: un sistema di areazione, basato sul calore irradiato da una caldaia e diffuso nella sala di esposizione attraverso la grata d’epoca di un camino finto, climatizzava il museo evitando le forti escursioni termiche e una solida struttura in ferro e vetro rivestita all’interno da una falso cassettonato d’epoca in legno, garantiva una

possibile l’acquisizione della personalità giuridica da parte del museo, al quale venne riconosciuta una rendita annua in titoli di Stato. Lo scandalo della Banca Romana e il conseguente declassamento subìto dai titoli pubblici, comportarono però fin dagli anni '20 numerose difficoltà riguardo la gestione finanziaria della struttura. Unica soluzione per garantire la tutela dello stabile e per arginarne i problemi economici fu la condizione che dipendenti comunali si occupassero del complesso, il cui palazzo è stato ceduto in comodato d'uso perenne dal Comune al museo, mentre l'incarico onorifico della gestione è riconosciuto ad un apposito Direttore, discendente della famiglia Filangieri o personalità con competenze specifiche funzionali ad una gestione proficua della struttura.

Qual è, ad oggi, lo stato dei lavori? Purtroppo, si è solo agli inizi. Sono stati compiuti i primi interventi di adeguamento tecnico, L'inizio dei lavori di ammodernecessari per garantire namento viene rimandato di la sicurezza dei visitatori, come imposto dalle anno in anno, poiché l’obiettivo norme particolarmente non è semplicemente riaprire la rigide in materia. Ora, il problema fondamentale struttura, ma garantire che il riguarda l'allestimento, museo non richiuda immediatadifficoltà non solo economica, ma relativa anmente dopo per fallimento che ai restauri sul legno, sulla stoffa e sui materiasolida copertura alla Sala Agata e la giusta li preziosi che necessitano di uno specifico intensità e direzione della luce rivolta a illu- trattamento. Soprattutto, sarebbe necessaminare le opere esposte. rio concentrarsi sui problemi di climatizzazione che affliggono la biblioteca, e che hanAlla sala Agata, che ospita la collezio- no causato la rovina di copertine di numerosi ne privata è, annessa una biblioteca… libri, che hanno finito per piegarsi e sfaldarsi. È una delle più preziose biblioteche napole- Così, l'inizio dei lavori che dovrebbero dare tane che conserva testi inediti di ingegneria una nuova forma al museo viene rimandato militare, fisica e chimica, e di arte in generale, di anno in anno, poiché l’obiettivo non è seminsieme ad un’importantissima collezione di plicemente quello di riaprire la struttura, ma libretti teatrali legati agli spettacoli napole- garantire che il museo non richiuda immetani; proprio questi ultimi furono all’epoca diatamente dopo per fallimento. Personalutilissimi per la conoscenza e l’insegnamen- mente, lavorerei sulla falsa riga dell’idea di to del dialetto napoletano. Anche in questo Filangieri, mescolando quindi il vecchio con il caso dunque si rivela il desiderio del principe nuovo, concedendo ai visitatori la possibilità di realizzare un grande progetto per Napoli di comprendere in profondità l'obiettivo cenche doveva guardare al futuro senza perdere trale e l'idea con cui il Filangieri fece nascere di vista il passato . il suo Museo. Quale spiegazione si cela dietro quel cancello tristemente chiuso da ben dodici anni? Non è facile recuperare i molteplici fattori che ne hanno influenzato e tuttora ne influenzano la chiusura. Bisogna infatti risalire allo statuto appositamente elaborato da Gaetano Filangieri. Tale regolamento rese

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Dunque, Professoressa, da esperta conoscitrice di questo tesoro culturale, se per una attimo immaginassimo spalancate le porte di questo edificio, pronte ad accogliere incuriositi visitatori, cosa suggerirebbe come “pezzo forte” del Museo ? Il Museo.


CULTURA

MYGENERATION

la strofa sul sofà

STELVIO DI SPIGNO:

QUELLA CASA DEI RICORDI INFINITI Spazio e tempo sono categorie molto fluide, in poesia. Può capitare che un tempo andato, un tempo perduto (contrapposto a quello contemporaneo spesso faticoso, duro) diventi un luogo vero e proprio dove un poeta, un uomo, può tornare, acquistare una casa dei ricordi (come una casa delle vacanze) per andarci ogni tanto e passare del tempo di qualità o semplicemente per recuperare idee dimenticate, bontà necessarie al presente o

memorie di persone che, ora e adesso, potrebbero aiutarci in una scelta, ascoltarci, darci un consiglio valido sempre. C’è un tempo che diventa spazio privilegiato, spazio infinito, nella poesia di Stelvio Di Spigno, classe 1975, napoletano, laureato e addottorato in Letteratura Italiana: l’infanzia, età conosciuta e rassicurante, luogo di cose belle, aerei, paradisi, escursioni, famiglie che si stringono intorno alle semplici cose.

Escursione, 1978 Se c’è qualcosa che assomiglia a un paradiso, è un’auto con a bordo tre o quattro passeggeri che vanno all’aeroporto senza troppi misteri soltanto a vedere il tuffarsi e rituffarsi degli aerei, e pensare che un giorno l’abbiamo fatto anche noi, che eravamo una famiglia e ci siamo rimasti, siamo rimasti a domandarci il perché degli aerei e del cielo, e come tutto passi e noi stessi avanziamo nei ricordi, e se una luce di un pomeriggio nuvoloso sia magari un segno e significhi qualcosa, e cosa significhi il mondo, mentre noi che ci abitiamo, riparati e contenti, non possiamo capirlo e neanche ignorarlo.

Pibe de oro

STELVIO DI SPIGNO Stelvio Di Spigno è nato a Napoli nel 1975. È laureato e addottorato in Letteratura Italiana presso l’Università Orientale di Napoli. Ha pubblicato la silloge Il mattino della scelta in Poesia contemporanea. Settimo quaderno italiano, a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, Milano 2001), i volumi di versi Mattinale (Sometti, Mantova 2002, Premio Andes; 2ed. accresciuta Caramanica, Marina di Minturno 2006), Formazione del bianco (Manni, Lecce 2007), La nudità (Pequod, Ancona 2010) e la monografia Le “Memorie della mia vita” di Giacomo Leopardi – Analisi psicologica cognitivocomportamentale (L’Orientale Editrice, Napoli 2007). Ha scritto su Vico, Von Kleist, Montale, Pavese, Zanzotto e sui poeti della postavanguardia italiana. Vive tra Napoli e Gaeta.

LO SCAFFALE

Assisteremo ancora in mondovisione alle bravure mitiche di Diego ma non diranno che avevo nove anni quando sbarcò a Napoli e che tutto allora sapeva di speranza anche per me protetto dal mondo e dalla mondovisione, senza scale da salire né niente da promettere, solo una tavola apparecchiata con povertà e grandezza di chi vive senza sapere come né perché contento di aver visto la luce un altro giorno e che un altro giorno la luce si sia accesa anche di sera, forse non pensando che il bello sarebbe finito come finisce un calciatore o un matrimonio e che senza badare a me non avrei fatto molto, solo ricordare che c’era qualcuno in mondovisione che potevo diventare come lui, quelle cose che si pensano a nove anni, sotto la carezza di chi ti ama proprio adesso e ti darebbe il mondo vero se potesse ma non lo dice come si dovrebbe perché niente in fondo si sa dire e ancora meno, ancora meno, si conosce. (da “La nudità”, peQuod, 2010)

Senza nominare fatti di cronaca o notizie di giornata, la Cavalli crea un prontuario del ben pensare alla patria, non nel senso di ripulirla dalle sue pecche e le sue incrostazioni quanto di liberarne un pensiero che - attraverso accostamenti di realtà diverse, metafore e similitudini - la porti alla luce, riscoperta e risanata. Patrizia Cavalli - La patria (Nottetempo) €3,00

PAGINA A CURA DI ANNA RUOTOLO

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YOURGENERATION Come vedete la nostra generazione? Che significato ha per voi? Cosa non è e cosa vorreste che fosse? Cosa vi trasmette questa rivista? Un pensiero tra carta ed esperienza, tra informazione e vissuto.

YOURGENERATION IS . . . “...non perdere mai la speranza”

Beatrice Tolosa

“...decisamente irriverente!”

Saverio Girardi

“...la supposta del capitalismo” Giuseppe Fabriziei

“...un'alternativa alla dittatura del pensiero”

Benito Franco

Vogliamo le vostre idee, opinioni, proposte, critiche sulla nostra generazione e sul nostro giornale in una frase, un concetto!

Inviateci tutto a yourgenerationis@mygenerationweb.it

Le migliori saranno pubblicate!


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RICHARD BRANSON VIRGIN, BLOND, SIR.

DI PASQUALE CAIAZZA

pasquale.caiazza@mygenerationweb.it

L'

antico adagio che i soldi non fanno la felicità poco si addice al biondissimo magnate inglese sir Richard Nicholas Charles Branson. Classe 1950, nativo di Blackteath, il baronetto di sua maestà la regina Elisabetta II, fa il suo fallimentare ingresso nel mondo dell’imprenditoria nel settore della compravendita di alberi di Natale: un disastro! Ci riprova inventandosi editore, e così a soli diciotto anni idea la rivista “Student”. Il settore della comunicazione permette al giovane Richie di condurre gli affari seguendo le proprie inclinazioni naturali, e così negli anni settanta comincia i primi passi verso la costruzione del colosso: “Virgin”. Londra è una di quelle città al mondo che se hai inventiva, coraggio ed una lucida visione della tua “mission”, offre le opportunità necessarie per alimentare anche i più ambiziosi progetti. E se Londra è una di quelle città, allora Oxford Street è una di quelle strade. Nel 1971, a ventuno anni, vi apre il suo primo

negozio di dischi, e sarà davvero il primo di una lunghissima serie, l’anno seguente fonda il suo studio di registrazione: “Virgin Recording Studio”. La sua creatura è nata. Il vecchio Richard (allora ventinovenne) ha, però, la passione per le donne ed il divertimento, ed allo stesso tempo non disdegna di effettuare scelte coraggiose negli affari, la sua originalità è la forza del suo successo. Nel 1979 inizia a diversificare i propri investimenti: compra l’ “Heaven”, un gay nightclub situato nei pressi della stazione Charing Cross, una scelta in perfetta linea con la visione della vita e degli affari del magnate britannico.Nel 1980 la Virgin Records completa il suo percorso di internazionalizzazione, ed inizia quello di diversificazione ed integrazione. Ancora da una intuizione di Branson nasce tre anni dopo la “Virgin Games”, l’anno successivo il baronetto, che cominciò vendendo alberi di Natale, conquista i cieli lanciando : “Virgin Atlantic Airways” e “Virgin Cargo”. L’ascesa del colosso britannico è inarrestabile, a cavallo fra gli anni ottanta e novanta coinvolge i più disparati settori dell’economia, al timone c’è sempre lui: Richard Branson, che diventa l’emblema mondiale del “self- made man”. La lista dei suoi successi,

ma anche dei fallimenti è lunghissima, vale la pena però spendere ancora due parole per le ultime creature ed anche avventure di casa Branson. Nel 2010 fa il suo ingresso nel circus della Formula 1 con il Virgin Racing Team, e lo scorso anno ha lanciato il progetto “Virgin Oceanic” con il quale cercherà di esplorare, cominciando dalla fossa delle Marianne, cinque delle più profonde fosse oceaniche del mondo. Il 18 ottobre 2011 è stato dichiarato operativo lo: “Spaceport America” situato nella località Jornada del muerto, nel deserto del New Mexico. La “Virgin Galactic” è la compagnia presieduta dal nostro Richard, che gestirà i voli suborbitali a gravità zero a bordo dello SpaceShipTwo. Si avete capito bene, Branson dopo aver dapprima lanciato la sua Virgin nei cieli, ora la lancerà direttamente nell’orbita spaziale, con una linea aerea commerciale che permetterà ai paperoni di tutto il mondo, e per la modica cifra di circa 200mila $, di ritrovarsi in poco più di due ore a fare i turisti fra le stelle. Richard Branson: MANGENERATION SPACE INVADER.

TENDENZE

read more about Virgin Galactic go to pag 52


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MYGENERATION

TECNOLOGIA

LAIKA DI EMANUELE ZAPPIA

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      Laika fu il primo animale impiegato in una missione spaziale. Era l’unica passeggera dell’astronave sovietica SPUTNIK2, lanciata nello spazio il 3 Novembre 1957. Morì in missione per un guasto del veicolo che portò ad un surriscaldamento della cabina. Il governo Russo dichiarò che la morte di Laika fu dovuta alla mancanza di ossigeno. Laika era un cane, il miglior amico dell’uomo.


SCIENZE

BRAIN INVADERS Una storia ai confini della realtà DI BIANCA CACCIAPUOTI

bianca.cacciapuoti@mygenerationweb.it

U

na storia ai confini della realtà. Una storia di cui non si è ancora parlato nemmeno a Kazzenger. Una storia vera, scritta da Madre Natura in un giorno in cui il suo psichiatra era distratto. Formiche Zombie! Letto così, sembra davvero che si stia parlando di soprannaturale e invece è tutto vero. Nel sud dell’Amazzonia il fungo Ophiocordyceps unilateralis, di cui si conoscono solo quattro specie, infetta malcapitate formiche appena ne viene sfiorato. Il parassita si impossessa degli insetti, riuscendone a controllare il cervello, senza che i poveri ospiti possano opporre resistenza. Inizialmente, il fungo permette alla formica di comportarsi in maniera del tutto normale, seguendo l’itinerario abituale, lasciandola nutrire ed interagire con le compagne. Lentamente, in un lasso di tempo che va dai tre ai nove giorni, l’ospite si trasforma, il suo cervello diventa sempre “più fungo e meno insetto”, le altre formiche si accorgono del cambiamento e cominciano ad attaccare la chimera, portandola ad allontanarsi dal gruppo. A questo punto, il parassita guida la formica in un luogo in cui esso può crescere e riprodursi; dopo atroci convulsioni, stimolando un opportuno nervo, Ophiocordyceps unilateralis

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fa “ancorare” l’ospite ad una foglia e a mezzogiorno lo uccide spaccandogli la testa. Ma il fungo non ha ancora finito! In brevissimo tempo cresce attraverso il cranio dilaniato della formica e aspetta che un ignaro essere gli passi incautamente a fianco, raccogliendo le sue spore. È proprio vero che a questo mondo non si può vivere tranquilli! Uno passeggia allegramente nella foresta, magari canticchiando “fredoooom, freedooom” e all’improvviso ci si ritrova il cervello ridotto ad un risotto con funghi. Insomma, strani esseri si aggirano sul nostro pianeta, come anche le mosche “aliens”, che depongono le uova all’interno del corpo delle formiche di fuoco. Le larve, appena nate, raggiungono il cervello di questi insetti, mangiandolo con gusto, mentre le formiche sono ancora vive. Anche queste mosche riescono a far spostare le formiche a loro piacimento, finché non sono pronte a spiccare il primo volo e scelgono come pista di decollo la testa degli zombie decapitata a dovere. Le popolazioni alloctone dell’America del Sud usano queste mosche per ridurre il proliferare delle formiche di fuoco, permettendo la crescita e lo sviluppo delle “aliens”, che, in teoria, potrebbero un giorno decidere di cambiare tipo di alimentazione e passare ad animali un po’ più grandi… Il mondo governato da funghi e mosche può lasciare

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spazio alla fantasia dei più macabri scrittori. Persino Asimov non era riuscito ad immaginare un tale disastro, fermandosi a sognare computer in grado di controllare il genere umano. Allarmarsi è comunque inutile, questi parassiti vivono in America e l’America è così lontana, dunque, perché preoccuparsene? L’italiano medio è fatto così, se qualcosa non lo tocca da vicino, non se ne cura. Non che si curi di ciò che gli interessa, basta una barzelletta per distoglierlo dalle cose importanti. Ma pericoli per gli esseri umani in realtà non ce ne sono, se non quelli provenienti dai parassiti delle nostre società. Sì, tra politici, banchieri ed evasori fiscali, c’è sicuramente più di qualcuno che il fungo di sicuro l’ha preso.


MYGENERATION OPHIOCORDYCEPS UNILATERALIS

FORMICA CARPENTIERE

MOSCA ALIENS

FORMICA DI FUOCO

Funghi

Animale

Animale

Animale

Clavicipitaceae

Formicidae

Phoridae

Formicidae

habitat

Tutte le foreste tropicali su piante rivolte a nord, poste in un ambiente con il 94-95% di umidità e tra i 20 e i 30°C, a 25 cm di altezza dal suolo

Foreste decidue

Tutte le ecozone della Terra, Italia compresa

America Centrale e del Sud, originarie del Brasile

riproduzione

La sua struttura riproduttiva, costituita da uno stroma, nerboruto ma ancora duttile, di colore scuro, il cui stelo si estende dalla parte posteriore della testa della formica alla quale ha provocato la morte

La regina depone uova all’interno di formicai

Depongono uova all’interno delle Formiche di Fuoco. Una volta schiuse le uova diventano larve ed infine mosche vere e proprie

La regina depone uova all’interno di formicai

utilità in campo medico

Questo fungo contiene vari metaboliti bioattivi e si fanno ricerche per trovare altri impieghi come fonte naturale di sostanze immunomodulatrici, antitumorali, ipoglicemiche e ipocolesterolemiche, sei derivati del naftochinone, uno dei quali ha mostrato in vitro attività antimalarica

nessuna

nessuna

nessuna

pericolosità

Fungo non commestibile

nessuna

Dannose per le coltivazioni umane. Sono insetti saprofagi (decompongono carne morta) e frequentano gli stessi luoghi dell’uomo

La puntura delle formiche di fuoco provoca effetti nocivi sull'organismo in quanto contiene una piccola quantità di veleno che può provocare una reazione allergica. Aggressive, stanno portando all’estinzione alcune formiche dell’America Centrale

regno famiglia

A questo punto, il parassita guida la formica in un luogo in cui esso può crescere e riprodursi; dopo atroci convulsioni, stimolando un opportuno nervo, Ophiocordyceps unilateralis fa “ancorare” l’ospite ad una foglia e a mezzogiorno lo uccide spaccandogli la testa

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SCIENZE

Da tanto, fin da quando ero bambino, ho sempre avuto una passione viva: di fatto, la passione del pompino.

IL RICHIAMO DELLA NATURA così come fa il cigno ed il cuculo ed asini e cavalli il cui amplesso non sempre fa il bardotto oppure il mulo.

Di questo il resto della comitiva che mi si accompagnava in pubertà inesplicabilmente si stupiva.

Lessi anche del bisonte che sì spesso seconda atteggiamenti adulterini scopando membri dello stesso sesso,

La cosa che colpì non fu l’età - invero anch’essa tenera e precoce piuttosto la netta difformità

e di trichechi, d’anatre, delfini maschi di cervi assieme coricati, giraffe ed elefanti e lamantini.

con cui già si levava la mia voce: la brama mia non era di una amante che, avida, bevesse alla mia foce

Quindi arrivai a imparare dei primati, e lì si fece il mio interesse vivo poiché più stretti nostri correlati,

bensì d’un uomo biondo ed elegante, vivace dell’azzurro del suo occhio e d’un sorriso dolce e provocante,

e quanto più su di essi m’istruivo più m’appariva assurdo ed irreale l’intransigente editto proibitivo

che mi baciasse il capo, e io in ginocchio; e notte e giorno, ad occhi aperti o chiusi sognavo di leccare il suo batocchio.

ch’allontanava me dal sesso anale: come poteva mai quella faccenda del buco giusto e quello innaturale

Ma presto ebbi ad imbattermi in ottusi che armati di una Bibbia o d’un Corano si resero capaci di soprusi.

in cui s’hanno a imbucare le pudenda non tener conto che gli scimpanzé passano il dì inculandosi a vicenda?

Di colpo - Dio lo sa se parve strano sembrò quasi li avessi, per procura, fatti comproprietari del mio ano:

Non vedo proprio il come né il perché s’attribuisca ad un divino ingegno la legge che in natura poi non c’è

ferventi d’un’insolita premura mi dissero che farselo infilare non si poteva: era contro natura.

e invece ciò di cui il creato è pregno si vieti a me di far col mio ragazzo. Piuttosto ciò che trovo truce e indegno

Allora, sopraffatto dal vociare di quei figuri iniqui ed impiccioni non dissi nulla ed iniziai a studiare:

è che ci sia chi è preda d’imbarazzo - nonché, talvolta, d’odio genuino se un maschio d’uomo a un altro succhia il cazzo.

scoprii così di come i re leoni ben fieri se lo sbattono nel culo ignari del lor essere abiezioni,

Dario De Natale

dariodenatale@gmail.com

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MYGENERATION

NERDZONE

space invaders DI ROBERTO DE LUCA

roberto.deluca@mygenerationweb.it

I

ncredibile come certe intuizioni possano essere tanto semplici quanto geniali. Nell’ambito della storia videoludica pochi sono i giochi che si fregiano del titolo di tripla A e ancora meno quelli che possono essere collocati nell’Olimpo dei Videogiochi. Tra questi però, non può proprio mancare il celeberrimo Space Invaders, innovativo arcade nipponico ideato da Toshihiro Nishikado alla fine degli anni ’70. L’idea del brillante ingegnere ad oggi ha fatturato ben 500 milioni di dollari in tutto il mondo, divenendo per diritto uno dei videogames più venduti e riusciti di sempre. Ma cosa c’è alla base di un successo così immenso? Cosa fa di Space Invaders una pietra miliare del settore che vanta centinaia di imitazioni? Negli anni ’80 cominciavano a diffondersi i primi cabinet nelle sale giochi, grazie ai quali intere generazioni di ragazzi e ragazze consumavano tonnellate di spiccioli faticosamente guada-

gnati. Affianco i jukebox e i flipper, questi mastodonti con uno schermo e una pulsantiera colorata attiravano inesorabilmente schiere e schiere di ragazzini. Ed è proprio grazie a questa moda (che in pochi anni sarebbe letteralmente esplosa) che Nishikado ha l’intuizione di convertire un suo gioco meccanico, Space Monster, in un gioco elettronico arcade fortemente ispirato al racconto de “La Guerra Dei Mondi”. L’azienda per cui lavora Nishikado, la Taito, inizia lo sviluppo e la conseguente distribuzione del gioco in tutto il Giappone. Ed è subito boom, Space Invaders ha un incredibile successo, così incredibile che in Giappone si registra un’improvvisa carenza di monete da 100 Yen, tutte irrimediabilmente utilizzate per i cabinet videoludici! Il governo si ritrova costretto a quadruplicare l’emissione degli spiccioli, mentre i giovani di tutto il globo non fanno altro che parlare del fenomeno. Space Invaders non è un videogioco dalla trama complicata: dotati di un cannone che spara singoli colpi, non possiamo far altro che cercare di impedire l’imminente invasione aliena distruggendo quante più navicelle possiamo, le quali man mano scendono verso il suolo ad un ritmo sempre più serrato.

Più alieni eliminiamo, più punti guadagniamo. Ma è proprio qui che scatta il meccanismo alla base del fenomeno di massa: il punteggio. Quella cifra che ci sentiamo quasi obbligati a superare, come a dimostrare che in fondo siamo molto più bravi del tipo che ha giocato due minuti prima; noi, che avremo inserito 2 o 3 monete al massimo, siamo perfettamente in grado di superare quello spocchioso che così ostentatamente si bea della prima posizione, facendosi beffe del secondo e terzo posto sotto di lui. Una frenetica competizione che da il via allo straordinario meccanismo che porterà Space Invaders ad essere uno dei migliori investimenti videoludici della storia. Siamo in un’epoca di meraviglie tecnologiche e visive; un’epoca in cui i videogiocatori distanti migliaia di chilometri possono giocare tra loro con un semplice click e immedesimarsi ancor di più nello loro avventure preferite grazie al 3D o alle futuristiche periferiche di movimento. Un’epoca che fa ormai del motion-capture una vera e propria scienza e degli effetti speciali il suo mantra. Un’ epoca che, ci piace pensare, sia partita da un annoiato ingegnere della prefettura di Osaka, tanti anni fa.


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RESIDENT

EVIL 6 Torna il survival-horror più atteso di sempre

DI ROBERTO DE LUCA

roberto.deluca@mygenerationweb.it

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iciamo la verità: Resident Evil 5 ha lasciato un po’ di amaro in bocca a tutti quei nostalgici fan che si aspettavano un glorioso ritorno alle origini dopo il brusco cambio di rotta del precedente capitolo. Mentre Chris Redfield decimava la popolazione infetta di alcuni villaggi africani imbracciando il suo fido fucile, ci si accorgeva che le meccaniche del gioco, insieme ad un’atmosfera più volta all’azione e meno alla mera sopravvivenza, vertevano verso nuovi orizzonti. Orizzonti ancora troppo macchinosi per rendere Resident Evil 5 un Third Person Shooter degno di questo nome, ma

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sviluppo pubblicazione data genere modalità di gioco

Capcom Capcom 22 novembre 2012 Azione Giocatore singolo e Multiplayer piattaforma PlayStation 3 Xbox 360 Microsoft Windows supporto DVD Blu Ray

che nel complesso sono stati comunque in grado di regalare ore e ore di sano divertimento videoludico. Poi la svolta inaspettata: in un freddo gennaio Capcom annuncia ufficialmente il ritorno della saga horror più famosa di tutti i tempi con l’uscita, prevista per il 20 novembre dell’anno corrente, di Resident Evil 6. Con un corposo trailer di tre minuti e mezzo, la Capcom ha risvegliato gli animi sopiti di migliaia di videogiocatori adesso in trepidante attesa che questo 2012, già traboccante di titoli “caldissimi”, regali loro l’ennesima avventura di Leon Kennedy e

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compagni. Già, perché sarà proprio l’ex agente di polizia di Racoon City il protagonista del sesto capitolo della saga, oltre che un Chris Redfield sempre più votato all’azione ed un misterioso biondino (di cui ancora non si sa il nome) con una predilezione per le arti marziali. Sono passati ormai dieci lunghi anni da quando il terribile incidente di Racoon City ha cambiato per sempre il volto dell’umanità, costringendola a guardare gli atroci esperimenti compiuti da una delle più grandi multinazionali del globo, la Umbrella Corporation. Il presidente degli Stati Uniti decide quindi di


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Sembra proprio che grazie ad un gameplay così variegato la Capcom voglia accontentare tutti, ma proprio tutti i fan della saga, cercando di far apprezzare tutte le evoluzioni che l’immortale franchise ha saputo regalare ai videogiocatori nel corso degli anni

uscire allo scoperto e svelare al mondo intero la pericolosità del T-Virus, sensibilizzando l’opinione pubblica su una possibile lotta al bio-terrorismo. Purtroppo però, le acque si smuovono troppo tardi e, come possiamo vedere dai primi secondi del trailer, è proprio l’uomo più importante d’America ad infettarsi e trasformarsi in un’orrenda creatura che fa precipitare nuovamente il nostro Leon in un incubo mai dimenticato. Dati i tre protagonisti, sembra abbastanza scontato aspettarsi tre filoni narrativi differenti. Dal filmato pubblicato da Capcom sappiamo per certo che Chris Redfield muoverà i suoi primi passi in Cina, mentre Leon Kennedy rimarrà a Tail Oaks, accompagnato da una donna misteriosa che sembra sapere molto più di quanto non dia a vedere. L’oscuro terzo personaggio sembra correre sui tetti dell’est Europa, probabilmente in Russia, vista la neve che ricopre gli scorci visivi. Gli sviluppatori assicurano però che tutte le storie si intrecceranno prima o poi tra di loro, dando vita a momenti di forte intensità drammatica che lasceranno il segno nel cuore di ogni videogiocatore. Tutta l’avventura sarà giocabile in cooperativa ed ogni protagonista sarà affiancato da una donna che si rivelerà fondamentale ai fini della trama. Anche la mai dimenticata Ada Wong, impareggiabile compagna di Leon, tornerà in questo capitolo, ma sembra che la sua avventura sarà un bonus sbloccabile alla fine del gioco, aumentando di fatto la longevità del titolo di cui purtroppo

non si sa ancora nulla. Sappiamo invece che i tre protagonisti del gioco, almeno da quanto si può notare in alcuni frammenti del video, incarneranno tre stili di gioco completamente diversi. Il primo, Leon, sarà intrappolato in una piccola cittadina la cui popolazione è quasi interamente stata tramutata in zombi famelici; vicoli bui, locazioni tetre e morti viventi in ogni angolo lasciano presupporre un gameplay più lento e raffinato, che può ricordare molto quello dei primi e amatissimi Resident Evil. Utilizzando occasionalmente armi bianche (come un’accetta) Leon potrà contare sulle sue armi d’ordinanza, abilità di combattimento ravvicinato e tanto tanto coraggio. Ben diverso è l’approccio di Chris, del tutto simile a quello del precedente episodio, con in più un team militare a fargli da supporto e la possibilità (finalmente?) di muoversi e sparare contemporaneamente. Anche i nemici che dovrà affrontare saranno differenti, passando da semplici bio-terroristi a creature molto più raccapriccianti, capaci di afferrare Chris anche dietro le robuste coperture di sacchi di sabbia. L’ultimo protagonista, che nelle movenze ricorda molto la danza mortale di Albert Wesker (deceduto nel quinto capitolo della serie, ironia della sorte, proprio a causa di Chris Redfield), potrà contare su colpi letali dati quasi esclusivamente con il suo corpo, privato di qualsivoglia arma da fuoco. Sembra proprio che grazie ad un gameplay così variegato la Capcom voglia accontentare tutti, ma proprio tutti i fan del-

la saga, cercando di far apprezzare tutte le evoluzioni che l’immortale franchise ha saputo regalare ai videogiocatori nel corso degli anni. E’ ancora presto per parlare dell’avvenente motore grafico di cui si avvale la Capcom per questo Resident Evil 6, ma dalle prime immagini non possiamo che reputarci soddisfatti, considerando che manca quasi un anno intero all’uscita ufficiale del gioco. La modellazione dei personaggi, soprattutto quelli secondari appare un po’ fiacca, frutto forse di una rifinizione non del tutto completa, ma tecnicamente il gioco mostra solidità ed effetti di luce sorprendenti. Per non parlare degli spettacolari effetti da film hollywoodiano: esplosioni, salti nel vuoto e macabre trasformazioni biologiche fanno da cornice al celeberrimo titolo di casa Capcom.. Le ipotesi continuano a diramarsi in rete, mentre impazientemente si attende che il colosso giapponese rilasci qualche nuova informazione che aumenti il già esageratissimo hype generato attorno al progetto; e se proprio la vostra fame di Resident Evil non riesce a placarsi sappiate che potete godervi l’ottimo Resident Evil Revelations per Nintendo 3DS (già disponibile) e dal 23 marzo (in uscita su Xbox 360 e PS3) Resident Evil: Operation Racoon City.

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NERDZONE web page of the month

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MOBILISM.ORG Una minera d'oro per veri geek

DI MARCO TERRIBILE

marco.terribile@mygenerationweb.it

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enendo anche in considerazione quanto accaduto al sito megavideo, la pagina web di questo mese non può non essere un tantino "particolare"… La nostra webpage of the month è mobilism. org Mobilism.org è un sito dedicato a tutti i possessori di smartphone (dall'iphone a smartphone con android, blackberry, ecc...), di tablet, ebook reader, navigatori gps; ma anche chi ama guardare film dovrebbe dargli un‘occhiata. Tramite la homepage accederete facilmente all'area che vi interessa dove troverete, premendo per esempio "android", 3 menù principali: software, games, discussion. Sono presenti inoltre varie sottocategorie (per sofware e games ad esempio ci sono le releases, le releases ordinate per categoria o addirittura le richieste) che agevoleranno di molto la vostra ricerca. Prendendo sempre come punto di riferimento la sezione "android", una volta scaricata l'app o il gioco, non ci resta che trasferire il file .apk sul cellulare, abilitare se non già fatto in precedenza l'installazione da fonti

estranee al market, ed aprire il file. Se sono presenti applicazioni con particolari "protezioni" sarà specificato un eventuale procedimento alternativo. Credo sia lecito domandarsi da dove provengono queste app e se sia sicuro installarle. Qui infatti potrete trovare applicazioni da tutto il mondo, senza blocchi dovuti alla nazione (come fa youtube e il market android), reperibili dai market ufficiali sia gratuitamente che a pagamento, senza dover sborsare neanche un centesimo. Il mio consiglio è quello di informarsi sempre del software che si sta scaricando prima di fare qualsivoglia operazione. Come avrete notato, questo sito può essere molto utile, tuttavia una domanda sorge spontanea: è eticamente giusto non pagare applicazioni che prevedono un costo, guardare film non disponibili ancora nel nostro paese, scaricare navigatori gps senza pagare? Forse sarebbe giusto provare un'applicazione prima di comprarla, e qualora l'app ci garbasse, la potremmo sempre acquistare dal market ufficiale.

PRO sito accessibile dall'Italia

in questi tempi di censura internet è un grande punto a favore

ricco di contenuti intuitivo totalmente gratuito

CONTRO è in inglese è un punto a sfavore solo per chi non ha le minime basi d'inglese

è eticamente giusto?! la grande ricchezza di contenuti può portare l'utente a "perdersi" nel sito

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TENDEN

ZE

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MYGENERATION

DI IVAN AUGLIESE

ivan.augliese@mygenerationweb.it

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iamo nel 2003, la Toei Animation lancia il fenomeno che resterà nella storia della musica contemporanea per innovatività e ingegno, spingendo la pellicola fino al Festival di Cannes. Grazie al fantastico lavoro di un grande artista come Leiji Matsumoto, già fautore di capolavori del calibro di Capitan Harlock, Hurricane Polimar e Gallery Express 999, nasce Interstella 5555 – The 5tory of the 5ecret 5tar 5ystem, un cartoon movie completamente dedicato all’album “Discovery” del gruppo forse più significativo dello scenario electro-pop mondiale: Daft Punk! L’ assenza completa di dialoghi, sostituita integralmente dai testi delle 14 tracce dell’album del duo francese, rende l’atmosfera ancora più suggestiva ed originale. Siamo su un pianeta sconosciuto, è in corso un concerto di quattro musicisti seguiti da un’immensa folla di pubblico, quando sbarca un’astronave ignota e delle strane figure intervengono rapendo tutti i componenti della band per portarli sul nostro pianeta. Qui uno strano individuo riesce a fare il lavaggio del cervello ai quattro e a cambiargli il colore della pelle (la loro originale è blu). Subito nello studio di registrazione i musicisti incidono un successo dopo l'altro sotto il nome di “Crescendolls” , che è anche il titolo di una traccia dell'album, e il manager spietato li costringe ad una vita fatta di esibizioni e autografi per il resto della loro vita. Ciascuno di questi mostriciattoli viene fornito di un paio di occhiali dotato di un microchip che li pone sotto il controllo indiscusso dell’ambiguo personaggio. Ai componenti del gruppo vengono dati anche dei nomi: Arpegius il chitarrista, Stella la bassista, Baryl il batterista e Octave il tastierista e cantante. Soltanto l'intervento di un loro amico di nome Shep riuscirà a riportare il gruppo musicale nella loro terra, passando per pericoli e minacce interstellari, descritte abilmente con il solo utilizzo di note musicali. Non potevano mancare, ovviamente, i riferimenti che collegano ogni traccia ad un una precisa scena del movie, basti pensare a "Harder Better Faster Stronger”, nella quale i quattro musicisti vengono trasformati in esseri umani, "Too Long" nel lunghissimo viaggio finale; ed anche la suggestiva “Crescendolls” che fa da sfondo alla sequenza in cui i quattro musicisti vengono presentati al mondo come una nuova band. La stilistica dell’ animazione ricalca le atmosfere delle serie animate di un trentennio fa, creature dello stesso Matsumoto; basti pensare al caschetto del protagonista che ricorda chiaramente quello di Polimar, altro anime giapponese di grande successo. I colori sfavillanti e l'ausilio del digitale non hanno fatto che portare alla luce uno splendore mai visto rispetto al formato VHS dell'epoca. Colori chiari dunque, ma con livelli cromatici differenti, utilizzati secondo due location ben predefinite: tinte psichedeliche e colori forti sul pianeta alieno dove vivono i protagonisti della storia e colori solari e ben bilanciati quando l’ambientazione della storia torna sul pianeta Terra. Le animazioni sono molto fluide, ma è da ricordare che lo stile utilizzato per queste ultime è fortemente e volutamente rifatto agli stili delle serie animate 70’s/80’s. Un viaggio interstellare che vi consigliamo di affrontare.

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TENDENZE

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MYGENERATION

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TENDENZE

PHILIPPE Il Re Mida del design

DI MARCO CAPASSO

marco.capasso@mygenerationweb.it

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l 13 Marzo del 2008, Philippe Starck rilasciò sul "Die Zeit" (fra i più autorevoli giornali tedeschi ndr) la seguente dichiarazione: “Chiedo scusa per essere stato un produttore di materialitá. Tutto ció che ho disegnato non era affatto necessario. Smetteró del tutto la carriera di designer fra due anni; voglio fare qualcos’altro ma non so ancora cosa…Il design é un’orribile forma espressiva”continuando addirittura dicendo “in futuro non ci saranno piú designer perché i designer del futuro saranno i vari personal trainer e dietologi”. Concludendo, infine, con una delle sue frasi più celebri: “Quello di cui

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piú abbiamo bisogno é saper amare”. Sarà stato un momento di depressione o uno sfogo sincero o semplicemente un'altra trovata pubblicitaria, la realtà è che da queste dichiarazioni ad oggi sono passati quattro anni e nell'attività produttiva di Philippe Starck non si è mai registrato un calo creativo, anzi continua ad essere l'indiscusso Re Mida del design mondiale. Designer e architetto francese, nasce a Parigi nel 18 Gennaio del 1949. La sua carriera inizia già da studente nel 1969, in pieno boom economico, finanziato da un noto attore francesce crea Quasar una società per la produzione di mobili gonfiabili. Nel 1970, crea il sistema luminoso "Easy Light" la prima delle sue realizzazioni ad essere pubblicata e negli anni successivi (1971 / '72) diventa direttore artistico del gruppo Pierre Cardin. Nel 1979 avvia il suo studio di design (lo Starck Product) a Montfort L'Amaury entrando a pieno

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titolo nel mondo del design. Ma la vera consacrazione avviene nel 1982 quando gli viene affidata la realizzazione dell'arredamento di alcune stanze degli appartamenti privati del presidente François Mitterrand all'Eliseo. Da oltre 30 anni, ormai, ridisegna il paesaggio reale nel quale tutti noi viviamo. Reale perchè l'essenza di Starck è rappresentata dal prendere le distanze dal design inutile, dal design come semplice aggiunta di "stile". Il design deve rifarsi alle nozioni di utility ma in particolare, e in questo è un vero anticipatore, alle nozioni di longevità e qualità laddove il concetto di longevità si trasforma nel concetto di duraturo e quindi ecologico. Dal modo di creare, disegnare, progettare di Starck, si comprende come sia inutile dare un'età ai suoi oggetti, ai suoi mobili. Delle opere recenti possono derivare da disegni rimasti in incubazione all'interno della sua mente per anni.


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Starck dedica ad ogni suo progetto un'attenzione meticolosa in tutte le fasi di realizzazione, dall'energia che si consuma in fase di produzione, alla scelta del materiale, il packaging e le problematiche del trasporto. Tutto ciò che firma viene diffuso su scala mondiale, arredi belli e possibili, che rappresentano i nuovi oggetti del desiderio. L'universo Starck spazia dagli hotel design a Miami, Londra, New York, Tokyo ai prodotti industriali per Alessi, Flos, Kartell, Driade, Cassina. Con un’unica ambizione: cancellare la dimensione elitaria del design per avvicinarlo al grande pubblico. Nessun limite all’inventiva: dalla pasta Panzani alle calzature Puma; dalla moto Aprilia agli orologi Fossil; dalla birra Kronenbourg all’orsacchiotto Moulin Roty. In una recente intervista, parlando del suo lavoro, lui stesso ci tiene a precisare: "...Questo lavoro fatto per ragioni prettamente esteti-

che o culturali non ha senso. Le belle sedie si possono trovare dovunque, le belle lampade sono dovunque, i bei tavoli sono dovunque, ce ne sono già abbastanza. Non può essere diversamente. Oggi tutto il lavoro estetico e culturale è divenuto inutile, l'urgenza di agire non è più là. Oggi l'urgenza è di tipo politico, occorre lavorare sulla ridefinizione della produzione, sulla ridefinizione del rapporto uomo e materia perché l'uomo possa ritrovare il proprio spazio senza essere attanagliato, asfissiato, ricoperto da un mucchio di cose futili, generalmente portatrici di simbolismi estremamente dubbi. Se guardate per strada, vedrete che tutte le macchine, tutte le automobili, tutto quello che ha un motore, gli scooter, le moto, da qualche tempo gli scooter un po' meno - e forse in parte grazie a me - portano solamente segni maschili, di machismo, è ridicolo. Perché una macchina deve avere i "coglioni"?

non ha senso. Una macchina è un oggetto di servizio che dovrebbe essere intelligente. Ma è per questo, l'uomo non potendo essere più intelligente ci resta male. L'intelligenza è femminile, l'intelligenza moderna è femminile, e la macchina non è moderna, non sarà mai femminile. Vedete quindi che è possibile lavorare continuamente sulle domande: Questo oggetto deve essere maschile o femminile? Questo oggetto merita d'esistere o esiste soltanto per dimostrare al proprio vicino che si è pieni di soldi? O per mostrare che si è più potenti? Dietro e davanti gli oggetti acquistati ci sono molte brutte cose. Le case generalmente vengono costruite per dimostrare che nella vita si è raggiunto il successo, piuttosto che per vivere felici al loro interno. Ci sono miriadi di cose come queste da decifrare. E questo è un po' il mio lavoro".

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TENDENZE news from the world

SIR RICHARD

BRANSON From Virgin Galactic to Kite-surfing with Larry Page, an enlightened capitalist or foolish money burner?

DI GIANLUCA DE SANTIS

gianluca.desantis@mygenerationweb.it

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ichard Charles Nicholas Branson will be 62 years old on July 18. Ok, fine, but...#1: who the heck is this guy? And, probably more importantly, #2: what do we care? Well, while probably being one of the craziest and most discussed entrepreneurs of the last 40 years, Branson is also one of the most successful ones, being, according to Forbes, the 4th wealthiest man in the UK. Throughout his life experience the dude made his best to always be true to himself and his ideas, looking for new and huge challenges every time he could, thus becoming

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the founder and owner of the 400-company Virgin Group. How do you get to pile up companies this way, like they were buttons or caps? Mr. Branson was just 16 founded his first venture, and by the age of 22 he had already set up Virgin Records, was running his first store down in Oxford street, London and was the first one to market bands such as the Sex Pistols. Not too bad for a kid, ain’t it? But, let’s pause for a sec: how come he named “Virgin” his record business? Rumor has it that the name was suggested by one of his friends and first employees, who felt they actually were “virgins” as far as doing business was concerned. Another interesting insight about his early steps is that the principal of his high school once told his parents that he was convinced that the young Richard “would either become a millionaire or spend

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his life in jail”. Well now let’s go back to our story, what was next on Mr. Bransons’ bucket list? If you wanna get all the details feel free to google his name or browse wiki, but here is the shortest sum up I can make: he strove to make his life remarkable. Although he had already accomplished success, was overwhelmed by money, women and whatever a man might desire, he kept on setting up new ventures, discovering new paths and challenges. Of course he did not succeed in all of them, yet managed to establish and run dozens of business ranging from wine to apparel and airlines. But it was only in September 2004 that Branson eventually decided to literally shoot for the stars, becoming the licensee of the technology behind the Spaceship One. His umpteenth venture was born: Virgin Galactic


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would pioneer suborbital tourism. Since then Virgin Galactic has run over 500 test and developed the Spaceship Two, thus setting itself as the first, and as far only, spaceline existing. The company also collected over $mil 50 from private individuals and investors willing to pay upfront to secure their spot on the very first space flights. As of today over 450 people already transferred $20,000 as deposit and will eventually pay roughly 200k bucks for their ticket. Despite much criticizing from media and industry professionals for delays and frequent rescheduling with no passenger actually flown yet, Mr.Branson signed a $mil 4.5 agreement with the NASA to fly researchers and engineers on three charter flights. Meanwhile his longtime partners at Virgin Galactic – Paul Allen and Burt Rutan – announced that they will develop Spaceship Three conceived

for orbital flight. The whole Virgin Galactic matter somehow helps in getting the flavor of what actually goes on when Mr. Branson is in the house: he plays like big boys! Switching from Virgin Galactic to some other Virgin business we would be spoiled for choice, so I’d rather go back to Branson’s biography focusing on his MyGeneration moments. Leaving aside plenty of cameo appearances on several Hollywood blockbusters – e.g. Superman Returns and Casino Royale – Sir Richard Branson – yup, he was knighted by the Queen in 1999 – was spotted a couple of months ago kite-surfing with Google’s CEO Larry Page in a private piece of land at the British Virgin Islands (no surprise...). Name the craziest idea you might think of, he has probably done already done it!

Crossing the Channel on a weird vessel? Tick. Flying crazy hot air balloons? Done. Flying on a flight between Kuala Lumpur and London dressed up as a flight attendant? Got it. I could go on for hours...yet, the last thing I wanna bring to you is the somehow related to the unforgiving twist of fate, which notoriously spares nobody. Sir Branson – who initially made his fortune in the record industry – has been recently harshly criticized by musicians, which are pissed off with him big time because he is charging them to bring their instruments on Virgin flights! Keep it up!

MANGENERATION

read more about Richard Branson, MANGENERATION del mese vai a pag 35


we can be 54

HEROES just for ONE DAY

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TENDENZE

MYGENERATION

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SPO

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SPORT ALIENS

Record e imprese di coloro che hanno scritto pagine incancellabili dello Sport Mondiale. DI MASSIMO FERRARA

massimo.ferrara@mygenerationweb.it

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NADIA COMANECI Oneşti, 12 novembre 1961 É la prima atleta ad aver ottenuto il massimo punteggio (10) in una gara olimpica

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incere una sfida, superare un antagonista, andare oltre i propri limiti possono rappresentare gli elementi che compongono la metafora della vita di qualsiasi essere umano e, ancor di più, di ogni sportivo. Proprio come nella vita, ci si può affacciare ad una disciplina da semplice amatore, da generoso gregario, da protagonista di buon livello o da autentico “alieno”. Quest’ultima categoria comprende uomini e donne che hanno entusiasmato e commosso, con le loro imprese, tutti gli amanti dello sport. “Extraterrestre!” si è esclamato quando Usain Bolt, nella rassegna iridata di Berlino del 2009, ha infranto i record da lui stabiliti l’anno precedente all’Olimpiade di Pechino sia nei 100m, col tempo di 9’’58, che nei 200m, fermando il cronometro sui 19’’19, raggiungendo la velocità di punta di 44,72 km/h. Questo è l’anno delle Olimpiadi di Londra, prepariamo gli aggettivi celebrativi… L’atletica leggera non ci ha regalato solo formidabili corridori: ci ha fatto spalancare gli occhi anche dinanzi ad autentici “uomini volanti”. Ci riferiamo all’ucraino Serhij Bubka e al cubano Javier Sotomayor, attuali detentori dei record del Mondo nelle proprie discipline, rispettivamente il salto con l’asta (6,14m) e il


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USAIN BOLT

MICHAEL PHELPS

Trelawny, 21 agosto 1986

Baltimora, 30 giugno 1985

Nel 2009, a Berlino, ha corso i 100 metri in 9"58

È l'atleta con più medaglie d'oro nella storia olimpica

MICHAEL SCHUMACHER

EDDY MERCKX

Hermülheim, 3 gennaio 1969

Tielt-Winge, 17 giugno 1945

Tra i suoi record c'è il maggior numero di titoli mondiali (7)

È l'unico ad essere riuscito a realizzare l'accoppiata Giro-Tour per tre volte

grammati per registrare votazioni fino al 9,99 salto in alto (volando oltre i 2,45m). Le imprese sportive non sono solo “cose da mentre il 10 non era previsto. Al posto del 10 uomini”: la nuotatrice Federica Pellegrini, la fu inserito il voto 1,00 che in realtà fu moltiplischermitrice Valentina Vezzali, la ginnasta cato per dieci volte. La tennista tedesca Steffi Nadia Comaneci e la tennista Steffi Graf Graf è considerata tra le migliori tenniste e sono solo alcuni esempi di fenomeni “al fem- atlete della storia sia per l’aver sollevato 107 trofei in 16 anni di carriera, che per l’irripeminile”. tibile anno 1988, in Le prime due tengocui conquistò i 4 no alti i colori azzurri L’atletica leggera non Tornei del Grande a suon di record e di Slam e la Medaglia medaglie ed, essen- ci ha regalato solo d’Oro alle Olimpiadi do ancora in piena formidabili corridori: di Seul. attività la Pellegrini Tornando agli uoe al suo ultimo gran- ci ha fatto spalancare gli mini, avendo citato de appuntamento occhi anche dinanzi ad internazionale la due discipline quali Vezzali, puntano ad autentici “uomini volanti” il tennis e il nuoto, non possono non arricchire ancor di più le rispettive baessere menzionati atleti del calibro di cheche nella prossima Olimpiade. Nadia Comaneci, pur avendo Roger Federer, detentore del record di vittoconcluso la carriera agonistica a soli 23 anni, rie dei Tornei del Grande Slam (16), e Michael rappresenta un autentico monumento della Phelps, recordman delle vasche Olimpiche ginnastica Mondiale. Il suo esordio alle Olim- con ben 16 medaglie conquistate (14 ori e 2 piadi di Montreal ‘76 (alla tenera età di 14 bronzi), di cui 8 nella stessa edizione. anni) è segnato da un episodio curioso e allo Nonostante l’improvvido ritorno all’attività stesso tempo straordinario: avendo eseguito agonistica a 41 anni, incancellabile rimane l’esercizio in modo stupefacente, la votazio- l’impronta nella storia della F1 del pilota tene fu ritardata poiché i computer erano pro- desco Michael Schumacher vincitore di 7 Ti-

toli iridati (5 su Ferrari e 2 su Benetton) che rappresentano un record assoluto. Passando alle “due ruote”, ancora distante appare per il “Dottore” Valentino Rossi, vincitore di 9 titoli Mondiali, il record di 15 Mondiali ottenuti tra il 1963 e il 1977 dal connazionale Giacomo Agostini. Un capitolo a parte merita infine il ciclista belga Eddy Merckx: soprannominato “il Cannibale” per la sua voglia di vincere tutto quanto era possibile, incarnava forse più di chiunque altro l’idea di “sportivo alieno”. Infatti, a differenza della maggior parte dei suoi colleghi, impegnati a prepararsi per un numero ridotto di appuntamenti stagionali, Merckx preferiva prendere parte a quasi tutte le gare dell’anno con risultati incredibili: oltre ad aver vinto almeno una volta tutte le 5 “classiche” del Nord, appartiene alla stretta èlite di ciclisti che hanno vinto i 3 Grandi Giri, oltre ad aver compiuto l’accoppiata Giro d’Italia-Tour de France per ben tre volte (record ineguagliato). Grandi sportivi, divenuti eroi, il cui comune denominatore è rappresentato dallo stesso obbiettivo: superare il limite, andare oltre l’umano, lasciare il segno per trasformarsi in qualcosa di “diverso” quasi “estraneo” alle leggi della natura…Alieni per l’appunto.

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SPORT

NIENTE CALCIO,

SIAMO INGLESI DI GABRIELE BASILE

L

LLING

CHEESE RO

a Vecchia Gaia Inghilterra: terra di potenti re e regine, di ardimentosi navigatori ed esploratori, di illustri poeti e scienziati, di grandi sportivi e… di sport! Il “gioco più bello del mondo”, il calcio, è infatti originario di quell’isola, proprio come il rugby, un altro degli sport più amati e diffusi in questi giorni; ai sudditi di Sua Maestà Britannica va inoltre il merito di aver codificato e reso importante il polo (originario dell’India, molto prima che questa diventasse parte dell’Impero), il canottaggio e il cricket. L’Arcipelago Britannico, però, è ben noto per tutta una serie di eventi e manifestazioni sportive decisamente pittoresche, benché questi sport vengano troppo frettolosamente etichettati come “minori”, presuppongono in molti casi un’adeguata preparazione fisica e sono – dettaglio non trascurabile – capaci di richiamare un buon numero di spettatori. È il caso degli “Highland Games”, vere e proprie olimpiadi scozzesi, talmente amate da essere riproposte anche negli Stati Uniti: fulcro della manifestazione, oltre alle danze tradizionali e alle immancabili cornamuse, sono i cosiddetti “heavy events”, una serie di gare dal sapore decisamente folkloristico, tra cui spicca il celebre Caber Toss, il Lancio del Tronco. Una certa notorietà hanno acquisito anche le competizioni legate al formaggio, e se pensiate si tratti di una competizione in cui il vincitore è colui che fagociti più cheddar… beh, siete fuori strada! Il formaggio non va mangiato, ma fatto rotolare per strada, da squadre com-

S

CABER TOS

Per saperne di più sulle feste bizzarre

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FREE PRESS MENSILE DI DISCUSSIONE E DI RIFLESSIONE . ANNO 1 . capitolo 3

poste da quattro elementi, come nella simpatica cittadina di Stilton. Ancora più inusuale quanto accade nel Gloucestershire: una forma di formaggio locale da 8 libbre (3,64kg) viene lanciata giù da una collina, lungo un percorso di 220 yards con un fattore pendenza del 50%, i concorrenti si lanciano a capofitto lungo il pendio e colui che riesce ad afferrare il formaggio, viene dichiarato vincitore. Inutile aggiungere che una simile disciplina ha un fattore di rischio elevatissimo, e gli infortuni – anche piuttosto gravi – sono all’ordine del giorno. Il premio? La forma di formaggio, of course. Meno pericoloso, ma altrettanto inusuale è il “Bog Snorkeling”, ovvero una gara di nuoto con pinne e boccaglio che si tiene ogni agosto presso Llanwrtyd Wells, in Galles, la più piccola città del Regno Unito. Cosa c’è di strano? Semplicemente che la gara non si svolge né in una piscina, né in un qualunque corso o specchio d’acqua convenzionale, bensì nella torbiera Waen Rhydd; i concorrenti (divisi nelle categorie Uomini, Donne, Junior e Travestimenti) devono attraversare due volte un percorso di 60 yards che è stato definito:“muddy, cold, wet, filthy and thick!” (nell’ordine: fangoso, freddo, bagnato, lurido e denso). L’elenco di questi caratteristici sport potrebbe essere molto, molto lungo: corsa delle frittelle, lotta tra alluci, corsa nei sacchi, partite di calcio lunghe due giorni con porte a 3 miglia di distanza l’una dall’altra, e chi più ne ha più ne metta! Quello che veramente ci sta cuore è che queste tradizioni, vecchie anche di molti secoli, non vadano perdute, ma continuino ad arricchire il patrimonio culturale non soltanto inglese, ma di tutto il mondo.

ELING

BOG SNORK


SPORT

TESSERA:

MYGENERATION

FASE 2 Da causa di scontro a strumento d'inclusione?

DI GIUSEPPE FEI

giuseppe.fei@mygenerationweb.it

L'

avvicendamento della Cancellieri al Viminale potrà, stranamente, essere osannato dalla maggioranza delle tifoserie organizzate? Poco probabile! Certamente il cambio di strategie e finalità della Tessera del tifoso sarà apprezzato dalle curve italiane. Già il nome sarà diverso: “Fidelity Card”. Infatti, oltre l'acquisto dei biglietti per ogni zona dello stadio, e soprattutto, per i settori ospiti durante le trasferte, sarà prevista la possibilità di: cedere a terzi i biglietti caricati sulla card; offerte di carnet di biglietti per un determinato numero di partite; ingressi gratuiti per gli under quattordici; acquisto biglietti online; offerte tariffarie vantaggiose per i mezzi di trasporto usati per le trasferte. Quello che traspare da questa decisione, maturata in seno dell'Osservatorio Nazionale

sulle Manifestazioni Sportive, è un cambiamento netto rispetto alla linea dura di “maroniana memoria”. Una politica d'inclusione del tifoso per far ritornare il pubblico negli stadi ormai vuoti o, com'è accaduto nello stadio Nereo Rocco di Trieste, riempito da gigantografie raffiguranti i tifosi di casa. Come, infatti, dichiara Roberto Sgalla, neopresidente dell'Osservatorio nazionale sulle Manifestazioni Sportive: "La tessera del tifoso dovrà evolversi in uno strumento che sia sempre più di fidelizzazione. (...) La possibilità di abbinare benefits alla tessera potrà far tornare la gente allo stadio". Lo stesso Sgalla, fautore di questa nuova politica, riconosce che la tessera del tifoso “ha sicuramente permesso di ridurre gli incidenti negli stadi”. Forse l'Osservatorio ha scoperto con ritardo che già dai tempi del biglietto nominale le Questure incrociavano dati sensibili degli spettatori con black list di diffidati soggetti a Daspo, permettendo così un controllo maggiore del pubblico. Inoltre l'introduzione di criteri più rigidi per le concessioni delle licenze UEFA si muovono in tale direzione, visto che a partire dalla stagione 2012/13 il massimo Organo calcistico europeo obbliga

i clubs a munirsi di un funzionario per le relazioni con i tifosi (supporter liaison officer, SLO), pena il non rilascio del pass per disputare Europa e Champions League. Estremamente significativa è stata la sentenza della VI Sezione del Consiglio di Stato che ha sancito “l’illegittimità della tessera del tifoso, in quanto elemento strumentale di una pratica commerciale scorretta” per il fatto che per ottenere il suo rilascio, i tifosi sono costretti a possedere una carta di credito ricaricabile. In realtà si spera che sia finalmente giunto il momento di un cambiamento nel mondo del calcio: ciò può avvenire, in via preliminare, con le già citate politiche d'inclusione dei tifosi cosiddetti “sani”, a cui però devono necessariamente seguire progetti per la costruzione di impianti più sicuri e confortevoli. Tali elementi costituirebbero la base su cui fondare una cultura calcistica improntata sul rispetto e il fair play. Purtroppo, però, gli intrecci perversi tra pallone, politica e alta finanza, e i recenti scandali legati al calcio scommesse, mostrano quanto questo cammino sia ancora lungo e tortuoso.

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MYGENERATION

filetto di

ingredienti

SCOTTONA al

PEPE VERDE

per 2 persone - 600 gr. di filetto di scottona o di manzo possibilmente di razza italiana - farina quanto basta - una noce di burro - brandy - olio extra vergine - pepe verde in salamoia - fondo bruno

 Lasciate sciogliere il burro con un cucchiaio di olio in una padella.  Passate il filetto nella farina da entrambe le parti e fatelo rosolare in padella insieme al pepe verde girandolo un paio di volte.  Scolate l’olio in esubero e sfumate con del brandy quanto basta.  Rimettete sul fuoco facendo bruciare l’alcol, aggiungete del fondo bruno per legarlo e portate a cottura (l’ideale mediosangue).

suggerimenti

Servite il filetto con delle patate a spicchio dorate in padella con aglio e rosmarino accompagnate il tutto con un calice di Nero d’Avola

www.latavernadibacco.com www.sasapizzamia.it

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MYGENERATION


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