MySardegna N.22 - Inserto Usellus

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ALLA SCOPERTA DI USELLUS

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l Cuore della Sardegna batte senza sosta: benvenuti nell’antico borgo di Usellus e della sua frazione di Escovedu! Un territorio magico ed emozionante, ricco di storia e tradizioni millenarie pronto ad accogliere visitatori da tutto il mondo. Riti, monumenti, natura e cultura fanno da sfondo ad una musica incessante che accompagna le festività e le sagre del paese. Sapori e colori di una terra sacra, crocevia di civiltà che hanno scritto le pagine più importanti della storia del mondo. Boschi incontaminati, variegata fauna selvatica, aria tersa. Un angolo di paradiso da scoprire ed amare dal primo momento.

www.comune.usellus.or.it tel: 0783.938001 - fax: 0783.938407 mail: info@comune.usellus.or.it 22

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il fascino di una storia millenaria

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dagiato nelle valli collinari della Sardegna Centro Occidentale della provincia di Oristano, tra il massiccio del Monte Arci e la Giara di Gesturi, il centro abitato di Usellus si svela quasi per magia al viaggiatore alla ricerca di itinerari insoliti ma carichi di suggestione. Adornato da imponenti boschi di leccio il territorio comunale Usellese conserva intatte tracce indelebili di un passato ricchissimo che affonda le sue radici nella notte dei tempi. L’antichissima

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frequentazione da parte dell’uomo, sin dall’epoca neolitica, è stata favorita dalla vicinanza dei giacimenti di ossidiana del Monte Arci, materiale indispensabile per le attività di sostentamento delle antiche società prenuragiche. Il centro urbano e la sua frazione di Escovedu contano una popolazione di 934 persone. Il centro storico risulta ancora ben conservato e custodisce numerose abitazioni tradizionali, di solito disposte intorno ad un cortile centrale, con i caratteristici porticati, detti lollas, addossati ai cortili in ciottolato che si affacciano sulle vie tramite maestosi portali. Una struttura di particolare pregio architettonico risalente al XVIII secolo è l’antica casa padronale Prinzis ad Escovedu, recuperata e tutelata grazie all’interesse del Ministero dei Beni Culturali. Il territorio usellese è diviso zone morfologiche distinte, sintetizzate dall’altopiano di Santa Lucia, in cui si trovano i caratteristici Paulis, come quelli de Su Quaddu, Pibera, Sa Zeppara, che d’inverno si allagano e ospitano una variegata fauna migratoria. Di seguito si ergo-

Escovedu, case in pietra

Escovedu, Sant’Antonio


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Bosco De S’Arroxiu

Complesso di Santa Lucia Torre centrale del nuarghe piccolo

I NURAGHI DI SANTA LUCIA Lunghezza: 5 km; dislivello: + 50 m; difficoltà: semplice; tempo di percorrenza: un quarto d’ora Come arrivarci All’uscita del centro abitato, in direzione di Villaurbana, presso le ultime case svoltiamo a sinistra e percorriamo la strada che s’inerpica per quasi 5 km verso l’altopiano di S. Lucia. Lasciamo l’asfalto e giriamo a destra per una strada sterrata che ci porta sino alla chiesa campestre di S. Lucia: da questo punto, a piedi, ci dirigiamo verso i nuraghi, posti 200 m a sud dall’omonima chiesa. Notizie del sito Raro esempio di nuraghi gemelli, quelli di S. Lucia sorgono sull’orlo dell’omonimo altopiano basaltico da cui vennero ricavati i blocchi per l’edificazione megalitica. In uno di essi è ben visibile la copertura a tholos e tra la vegetazione si possono scorgere ancora le zoccolature di pietre a pianta circolare delle capanne del villaggio attiguo. E’ stata rilevata anche una stazione di raccolta di ossidiana.

no i bellissimi boschi di leccio di S’Arroxiu, zona ancora incontaminata e ricca di purissime sorgenti d’acqua. Il paese è situato ad un altitudine di 289 metri sul livello del mare in una posizione da sempre strategica sull’antica via che congiungeva il sud dal nord dell’Isola lungo le amene vallate che, tagliando trasversalmente il centro della Sardegna, giungono direttamente alla Barbagia del Gennargentu. Questa posizione ha garantito un costante stanziamento delle grandi forze culturali che hanno dominato la storia della Sardegna. Insediamenti neolitici, nuragici e romani, sino al grande intervento della Chiesa Cattolica che scelse la Parte Usellus come sede vescovile. Tornando alle origini della pianificazione sociale della comunità locale, si può tranquillamente affermare che il comune di Usellus, come strutturazione complessa di gruppo antropico organizzato, abbia origini nuragiche. La presenza di diversi siti di rilevanza, con annessi villaggi organizzati, rappresenta senza dubbio l’inizio di una storia di civilizzazione che perdura sino ai tempi nostri e continua, alla ricerca di una commistione che unisca passato, presente e futuro di una comunità orgogliosa e tenace ma sempre ospitale verso i visitatori che ogni anno frequentano sagre, riti e località d’interesse, particolarmente abbondanti in questa parte di Sardegna. I principali siti di epoca nuragica sono i nuraghe Pinna, Stampasia, Bruncu Putzu, Tara, Carru, Cauri, Baddau, Fenungu, Nurafà e Arai, tutti dislocati nell’agro comunale. Il complesso di maggiore importanza è però quello di Santa Lucia, non lontano dall’omonima chiesa campestre e completato dalla tomba dei giganti rinvenuta negli anni 50 da Ercole Contu denominata Matrox’ ‘e Bois. Il complesso di Santa Lucia, databile tra il XV e l’XI secolo Avanti Cristo, ma frequentato sino ad età romana, si trova a circa 4,5 km dal centro abitato. Il sito è agevolmente raggiungibile percorrendo la strada asfaltata che attraversa un delizioso altipiano basaltico, sino al sagrato della chiesa campestre. Il complesso è composto da 2 nuraghi compositi, con annessi i villaggi, posti a circa 50 metri l’uno dall’altro. Secondo gli studi, quello posto più ad occidente doveva essere quello più antico e grandioso, data la mole delle macerie cosparse nell’area. Composto da 2 torri a tholos di notevole altezza, una delle quali risulta ancora preservata, il corpo conserva ancora l’andito d’ingresso con soffitto a sezione angolare, tipica del periodo nu-

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ragico arcaico. Il secondo complesso, situato più a est, risulta più recente e con impianto più semplice, con una torre centrale a cui è stata aggiunta un’ulteriore laterale, ad oggi completamente interrata. Questo mastio presenta caratteristiche di conservazione migliori del preceden-

te grazie alla conservazione della camera principale, di alcune nicchie e del vano scala sull’andito dell’ingresso. Tutto attorno i resti dell’antico villaggio, una pagina di storia ancora da approfondire che cela il mistero di una civiltà complessa ed erudita unica al mondo. Di particolare interesse è l’adiacente tomba dei giganti Matrox ‘e Bois, caratterizzata da un corridoio rettangolare ricavato dalla nuda roccia e sormontato di lastre calcaree. Non rimane nessuna traccia dell’emiciclo dell’esedra, mentre rimangono ancora visibili i conci in pietra di marna, disposti su un filare orizzontale, che vanno a formare le pareti del vano frontale. Con la dominazione romana Usellus divenne un centro di stanziamento stabile e di strategica importanza per gli spostamenti nell’Isola. L’antica Uselis, fondata nel II secolo avanti Cristo, nac-

La tavola di patronato e clientela del 1° settembre del 158 d.C. certifica lo status di Colonia della antica città di Usellus, ma esiste un altro documento non meno importante che può solo inorgoglire gli abitanti usellesi ed è la moneta cosidetta di Usellus, non solo per l’effigie umana rappresentata in un verso, ma per la presenza nell’altro verso, dell’aratro cosidetto di Usellus, un unicum descritto con dovizie di particolari e argomentazioni, da Felice Cherchi Paba. Questo Autore asserisce che “i coloni stanzianti a Usellus hanno certamente usato il loro tipo di aratro, quello romano, raffigurato nella moneta“. L’aratro di Usellus si differenzia dall’aratro sardo perchè presenta la bure molto robusta e questa robustezza le consente di eliminare la trasversale che fissa la bure al dentale, vicino al vomero. Da cui si evidenzia che il principio costruttivo di questo arato è differente da tutti gli altri aratri, è privo del nervo ed è snodato a livello del timone e su questo fatto Virgilio ci informa che il giogo può girare senza che si sollevi l’aratro da terra “Stivamque quae curris a tergo torqueat”. (R.Orrù) (Fonte: F. Cherchi Paba -Evoluzione storica dell’attività industriale agricola caccia e pesca in Sardegna.) Per gentile concessione del Dott. Raimondo Orrù

Complesso nuaragico di Santa Lucia Nuraghe piccolo e particolare del vano scale

Complesso nuragico di Santa Lucia - Nuraghe grande

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ALLA SCOPERTA DI USELLUS que per le esigenze militari di controllo delle popolazioni autoctone ribelli alla dominazione romana stanziate nelle montagne del Gennargentu. La città guadagnò ben presto un certo rilievo fino ad ottenere lo status di colonia col nome di Iulia Augusta Uselis. Il dominio romano impose ben presto un sistema economico, basato sul latifondismo, teso allo sfruttamento agricolo incentrato sulla produzione di grano da esportare a Roma. Il territorio di Usellus si rivelò da subito molto favo-

revole ai piani di dominio romano. Alcune teorie esaltano l’importanza della Usellus romana, definendola una piccola Urbe poiché il suo nome deriverebbe da “Urbsellus”, ovvero “piccola città”, quindi “piccola Roma”, in correlazione con la capitale dell’Impero. Usellus fu insignita di ruoli di importanza per l’ordinamento burocratico e statale romano: fu municipium e colonia con l’appellativo Iulia Augusta voluto dall’imperatore Augusto in onore della figlia Giulia. Questo stato rese gli Usellen-

ses titolari degli stessi diritti politici e dei doveri pubblici dei Civium Romanorum. L’antica colonia romana, fu edificata nel colle di Santa Reparata, nei pressi dell’odierno centro abitato. Tra le citazioni che dimostrano l’esistenza della florida città romana vi sono quella relativa al famoso geografo Claudio Tolomeo e, più importante, quella risalente alla tavola bronzea di patronato “Tabula Patronatus” del 158 dopo Cristo che fu pubblicata nel Corpus Inscriptionum Latina-

rum. Il maggiore reperto superstite del periodo di egemonia romana è un ponte, tutt’oggi utilizzato come attraversamento pedonale. Il viadotto si trova nella periferia del centro abitato, a circa 100 metri dalla strada per Villaurbana, sul torrente Su Forraxi. Il ponte segue l’antica via per la montagna e segue, per 4 km, la strada che collegava Usellus a Foum Traiani, l’odierna Fordongianus. Di questa strada si sono conservati intatti circa 300 metri. Il ponte è composto da un’u-

SCOVATI. REGGAE’N ROLL Gli Scovati sono una band dell’Alta Marmilla nata nel 2007 ad Usellus. Il gruppo, non ancora agli esordi, si riuniva a casa del cantante, in una stanza soprannominata il “Covo”. Quando i genitori di questo decisero di ristrutturarla, la band si trovò senza una sala prove e da lì nacque l’intuizione di chiamarsi “Scovati”. La band, attenta a differenti generi musicali inizia suonando cover: dai Tre Allegri Ragazzi Morti ai CCCP, dai Creedence Clearwater Revival ai Cure, dai Violent Femmes ai Nirvana. A cavallo tra il 2007 e il 2008 prende il via la composizione di brani propri, cantati sia in italiano che in sardo Campidanese. La scelta di usare il campidanese nei testi è un fatto puramente culturale. I testi affrontano delicate problematiche sociali, ma anche storie di emarginazione, di libertà e vita quotidiana. La musica degli Scovati miscela le ritmiche Rock’n roll con il Reggae: l’interesse e la passione verso entrambi i generi ha portato sulla via di un personalissimo Reggae’n Roll, la cui forma è sempre in continua evoluzione. Tra il 2008 e il 2009 oltre alle numerose serata live nei pub e nelle piazze, gli Scovati partecipano anche a vari contest: Diapason Contest (Sarroch), Meeting Artes et Sonos (Ruinas), Nastro Azzurro Contest (Cagliari), Sottosuoni (Cagliari), Marrubiu Chiama Marte (dove ottengono il primo premio). Durante le loro esibizioni hanno condiviso il palco oltre che con le più svariate band isolane anche con artisti affermati (ad esempio Train To Roots e Radici nel cemento), in aggiunta a qualche apparizione in radio e sulla stampa. Nell’estate 2009 partecipano alla realizzazione di una compilation negli Stati Uniti, con il brano “Molti Modi” (brano e compilation sono acquistabili nei maggiori store internazionali di musica on line tra cui iTunes e Napster). A dicembre 2009 pubblicano il loro primo lavoro: un mini album, totalmente autoprodotto, dal titolo “Scovati Sardu Reggae’n Roll”.

Ponte Romano

Chiesa di Santa Reparata

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Una casa del paese

Grotta di Is Aruttas’e is Scabas

Chiesa romanica di Santa Lucia

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nica arcata e poggia su massicci blocchi calcarei che ne determinano sicurezza e stabilità. Il ponte ha subito un restauro relativo ai conci esterni, ma osare una datazione certa di questo intervento appare azzardato. La costruzione ingegneristica era dotata di un parapetto largo 50 cm, di cui rimane solamente traccia, così come dell’antico lastricato che ricopriva interamente l’opera. La caduta dell’Impero romano ad opera delle orde barbariche decretò la perdita delle funzioni delle città amministrative. Usellus non fu da meno. Ciò comportò un inesorabile decadimento per l’antico borgo che, contemporaneamente, aveva acquisito, nel III secolo, il ruolo di sede vescovile, funzione che permase sino al XII secolo, quando venne trasferita ad Ales. Nonostante ciò, ancora oggi, Usellus ha conservato il titolo della diocesi. Ne consegue la presenza del nome di Usellus in tutte le nomine papali che decretano la designazione del nuovo vescovo diocesano. La curatoria vescovile si trovava all’interno del Giudicato di Arborea sotto il nome di Partis Usellus. Proprio nel XII secolo il borgo venne abbandonato, senza che ne si conosca il motivo, per essere ricostruito più a valle. In seguito il centro venne assimilato alla contea di Quirra, feudo della famiglia Carroz, per passare, poi, ai Centelles e, infine agli Osorio de la Cueva. La storia di Usellus si presenta, quindi densa di vicissitudini e avvenimenti che hanno lasciato una testimonianza stratificata nel suo paesaggio urbano ed extraurbano. Tra le architetture di pregio storico spiccano i monumenti ecclesiastici disseminati in tutta l’area comunale. Nel centro urbano si trova la parrocchiale di San Bartolomeo, risalente al XVII secolo, edificata in marna ocra e trachite. Al suo interno è istallato un altare marmoreo di sicuro valore storico. Il Campanile, posto di fianco alla facciata, è a pianta quadrangolare con copertura cuspidata affiancato alla facciata. Esso sostituisce un campanile preesistente a vela. Nella frazione di Escovedu, invece, si trova la chiesa di Sant Antonio da Padova, anch’essa in marna giallastra con un campanile a vela. All’interno dell’edificio è conservato una pregevole fonte battesimale in pietra, rifinita con uno stemma squisitamente istoriato. La chiesa, ampliata nel 1928, è dotata di travatura in legno e di un campani letto a vela sul lato destro della facciata. Sono 2 le principali chiese campestri. La chiesa di Santa Lucia è un edificio ad unica aula, di gusto romanico risalente al XII secolo. La facciata è sormontata da un campanile


ALLA SCOPERTA DI USELLUS a vela. Ai lati del portale sono scolpiti due visi in pietra. Al suo interno è murata, accanto ad un ingresso laterale, un’acquasantiera decorata, forse risultato del riutilizzo di un manufatto preesistente. Di fronte alla sua facciata, a ridosso del muro di cinta perimetrale, si possono notare i ruderi delle “cumbessias”, antichi loggiati in cui i fedeli potevano soggiornare durante le novene per la santa e durante la festa in suo onore. La seconda chiesa campestre, dedicata a San Michele Arcangelo, ma meglio conosciuta come chiesa di Santa Reparata, si trova all’interno dell’area archeologica della città romana. Si tratta di un edificio di impianto romanico a tre navate, con una facciata a terminale piano e abside orientato a est, sormontato da un campanile a vela centrale e quattro merli, probabilmente sede dell’antica diocesi. All’interno si conserva un antica fonte battesimale, incamerato nel pavimento. Accanto alla chiesa, intorno al sagrato, si conservano le “lollas”, costruzioni in cui gli artigiani allestiscono le loro veetrine durante la festa in onore della santa. Al centro della piazza, infine, fa bella mostra una antica cisterna romana, che da secoli veglia di fronte alla facciata del tempio cristiano.

Chiesa di Santa Reparata

Cisterna romana nel sagrato della chiesa

Cumbessias di Santa Lucia

PARCO DI S’ARROXIU Lunghezza: 7 km; dislivello: + 120 m; difficoltà: semplice; tempo di percorrenza: mezz’ora Come arrivarci Da Usellus ci dirigiamo verso la montagna seguendo il tracciato che s’inerpica verso l’altopiano di Santa Lucia: una comoda strada asfaltata ci conduce sino all’ingresso del parco. Parcheggiamo e proseguiamo a piedi, verso il sentiero che porta giù al bosco. Notizie del sito La foresta di S’Arroxiu vegeta presso l’omonimo canalone, esposto a nord, del Riu s’Arroxiu. Il microclima fresco e umido favorisce la crescita rigogliosa di diverse specie vegetali. Nell’altopiano di Santa Lucia sorgono i nuraghi gemelli e l’omonima chiesetta di campagna, dedicata alla Santa protettrice della vista, a cui è dedicata la festa che si svolge la prima domenica di Settembre. I festeggiamenti della Santa prevedono il tradizionale pranzo nella foresta: infatti la sorgente e l’area attrezzata per il picnic incoraggiano una piacevole e ristoratrice sosta. Nella foresta le specie arboree più frequenti sono lecci, viburni, corbezzoli e filliree, ma non mancano neppure alcuni esemplari monumentali di sughera. La presenza diffusa del mirto contribuisce a differenziare questa zona ricca anche di funghi mangerecci.

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TUTTI I COLORI DELLA FESTA

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l calendario delle festività di Usellus è particolarmente ricco di appuntamenti. I primi festeggiamenti dell’anno sono quelli in onore di S. Isidoro il 13 maggio a Usellus, durante i quali ricade anche la Sagra della Pecora Bollita. La festa viene ripetuta successivamente anche nella frazione di Escovedu il 26 maggio. Caratteristici di questa festa sono il suggestivo falò, la degustazione, oltre che del pregiato ovino, dei formaggi offerti dai pastori, ed infine la processione, molto affascinante, con la sfilata di cavalli e trattori addobbati a festa. Il 7 luglio si svolge la festa di S. Elia e il 24 agosto quella di S. Bartolomeo, e ogni anno durante l’estate viene inaugurato il “Concorso di Pittura, Scultura e Fotografia” le cui opere sono visionabili fino alla festa di S. Lucia, che si svolge la prima domenica di settembre, dove alla solenne religiosità si uniscono i festeggiamenti civili con canti, balli e un succulento pranzo che si imbandisce nel vicino bosco di S’Arroxiu. S. Elia del 7 luglio è una festa religiosa, sporadicamente si festeggia con rito civile, grazie alla collaborazione di volenterosi organizzatori. S. Bartolomeo, il Patrono del paese, viene celebrato il 24 agosto, giorno in cui il simulacro del Santo viene portato in processione. Appuntamento imperdibile per gli abitanti di Usellus e del circondario, è S. Lucia, a cui è dedicata la chiesa campestre nell’omonimo altipiano, in cui si possono trovare anche 2 Nuraghe, il Parco di S’Arroxiu e i pauli. Fino agli anni ‘60 era festeggiata il suo giorno Reale, 13 dicembre, ma poiché la tradizione vuole che sia accompagnata a piedi dalla parrocchiale alla sua chiesetta nell’altipiano, si pensò, per via del brutto tempo invernale, di cambiare data alla prima domenica di settembre. Il culto della Santa è tutt’oggi praticato con passione perché è la protettrice della vista. La manifestazione prevede 3 giorni di festeggiamenti: sabato, domenica e lunedì. Ogni anno viene organizzata da un comitato cittadino di devoti alla Santa ed alle tradizioni a lei collegate. Il sabato pomeriggio Santa Lucia viene portata in processione dalla chiesa parrocchiale di San Bartolomeo alla chiesetta campestre a lei intitolata, mentre la domenica pomeriggio compie il percorso inverso. La processione si

Santa Lucia

Chiesa di Santa Lucia

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ALLA SCOPERTA DI USELLUS svolge sempre a piedi in un percorso di circa 5 km, in cui il simulacro viene trasportato in spalla. La domenica è tradizione pranzare in montagna nelle aree adibite a picnic nella foresta di S’Arroxiu. Durante i giorni della festa è possibile ancora visitare la Mostra di Pittura e Scultura. Un altro appuntamento è fissato per l’8 ottobre: Santa Reparata. Alla Santa è dedicata la chiesa di maggior pregio del paese, situata nella periferia ad ovest del centro urbano. I festeggiamenti prevedono, come per Santa Lucia, la processione con partenza da S.Bartolomeo verso la chiesa campestre. A differenza dell’altro rito, Santa Reparata rimane nella

Santa Reparata

sua chiesa per i giorni della festa e si riaccompagna in parrocchia a celebrazione terminata. Accanto alla chiesa, intorno al sagrato, si conservano i porticati detti “lollas”. Un tempo, nella piazza antistante la chiesa si svolgeva un ricco mercato di prodotti dell’agricoltura, della pastorizia e dell’artigianato locale, tra i più floridi della Sardegna. All’interno, commercianti e artigiani facevano bella mostra delle loro mercanzie. E’ noto che ogni sposa del circondario aspettasse questo evento per acquistare tutto il suo corredo, che a suo tempo era composto da “su stresciu e feu” (sa corbula, ovvero la cesta per il pane, e altri prodotti realizzati con intrecci di

Chiesa di Santa Reparata

GROTTA DI FUNTÀ MUTTA Lunghezza: 12 km; dislivello: + 170 m; difficoltà: media; tempo di percorrenza: 2 ore Come arrivarci All’uscita del paese in direzione Mogorella-Villaurbana, percorriamo la S.P.36 sino all’incrocio per Mogorella; continuiamo poi per la S.P.35 verso Villaurbana e, giunti in prossimità dell’ingresso per Campu Massidda dell’Ente Foreste (sulla sinistra), continuiamo il percorso sino al caseggiato della Forestale. Parcheggiamo e proseguiamo a piedi seguendo le apposite indicazioni segnaletiche. Notizie del sito La grotta è inserita in uno spettacolare scenario boschivo, nel fondovalle del Rio s’Arroxiu. Adattata dall’uomo per il riparo contro le avversità ambientali (pioggia, sole e vento) con semplici muretti a secco, si caratterizza per l’evidente facilità all’erosione offerta dal materiale di cui è costituita, ossia sedimenti marini miocenici. Nel periodo invernale una peculiare cascatella sovrasta la grotta e contribuisce a rendere ancora più suggestivo quest’angolo di montagna.

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ALLA SCOPERTA DI USELLUS giunco e fieno), “su stresciu e rami” (pentole e padelle di rame), e il corredo tessile, lenzuola, tappeti, tovagliati. Nelle lollas avveniva anche il cambio dei servi pastori: la festa di Santa Reparata si svolgeva proprio nel periodo in cui finiva la transumanza e i pastori, oltre a confermare o cambiare i propri servi, acquistavano anche gli attrezzi del mestiere come coltelli, campane e l’abbigliamento che serviva per l’anno successivo. Col tempo la mostra-mercato è sparita, perdendo la sua rilevanza regionale. Oggi il fenomeno della mostra mercato sta tornando in auge nelle lollas, specie in occasione della festa, ma la vendita di prodotti artigianali (lavori in pietra, in legno, in ceramica, coltelli, pittura, fotografia) avviene per scopi benefici o per finanziare attività sportive e culturali, come la squadra di calcio locale, le chiese, le associazioni di volontariato. Ad Escovedu il 13 giugno si festeggia S. Antonio da Padova, patrono del borgo, mentre il 2 settembre si celebra S. Vito. A giugno si festeggia S.Giovanni. Tra l’ultima settimana di giugno e la prima settimana di luglio si rievoca un ballo antichissimo, “Il Ballo Proibito”; la festa è occasione per ospitare la Sagra del Maiale Arrosto. Per info: 340.7188460 - 347.1956126

Usellus - Su Magasiu de su Monti

(Monte de Piedad - Monte Granatico - Monte Frumentario)

fondato nel 1681 - prima banca istituita in Sardegna. Per gentile concessione del Dott. Raimondo Orrù

Copia di Municipio, anni ‘30

Chiesa di Santa Lucia Interno di un cortile

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ALLA SCOPERTA DI USELLUS

RAPPRESENTAZIONE DELL’ANTICO BALLO PROIBITO Si riferisce ad antichi riti fallici che sopravvivevano ancora nelle nostre genti, sopratutto nella notte del 24 giugno, notte di S. Giovanni. Il rito venne proibito nel 1566, nel Secondo Sinodo di Usellus, dal vescovo Petrus Fragus; secondo questo vescovo il fatto era da considerarsi sconcio, il popolo andava “ricristianizzato” e per questo lo proibì. La notte della vigilia di S. Giovanni Battista, gli abitanti di questa diocesi (Usellus) erano soliti tenere a due a due una canna, nella quale era infilzato un pane, dopo averlo passato sul falò acceso, davano un bacio alla canna, e baciandosi e abbracciandosi reciprocamente, “si nominanta goppais e gommais de froris”. Si badi che per il popolo sardo oppresso era l’unica valvola di sfogo ai soprusi dei dominatori e della chiesa. Questo rito continuò fino agli anni 1950-60 ma addolcito, persistendo il ballo attorno al falò; scomparve “l’atto impuro” risolto, mentre si saltava per tre volte il falò e ci si scambiavi i fiori, con una semplice cantilena: “…’omari, ‘omari…’ommari e sant’Uanni…’ommari ‘e sant’justa…nosu seus giustas…giustas cun Deus…nosu ‘ommaris seus…”.

USELLUS PRODUCE

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sellus è sicuramente il paese della autenticità e delle antiche tradizioni gastronomiche. Oggi le tradizioni sono state soppiantate dalle lavorazioni industriali dettate dalle necessità contemporanee, ma continuano ancora a resistere tecniche antiche di trasformazione dei prodotti della terra. Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, frutteti e olivo. Si pratica anche l’allevamento, e nelle fertili terre delle campagne di Usellus pascolano ovini, suini e bovini e nascono i sapori degli immancabili latticini, ricotte e formaggi e delle prelibate carni, cucinate secondo la tra-

dizione di semplici ricette tradizionali. Dalle pendici della montagna nascono rigogliosi vigneti e olii extravergini di antichi uliveti. L’abilità e la creatività dei ceramisti, l’ingegnosità dei coltellinai, degli artisti della pietra, del legno e dei pittori, completano, come piccole e immancabili tessere di un mosaico, il quadro produttivo di Usellus. I prodotti tipici enogastronomici si legano alle attività agricole e alla pastorizia: come in tutti i centri dell’interno della Sardegna e in tutti quelli che fanno parte dell’area del Parco del Monte Arci, una grande importanza è assunta dalla panificazione tradizionale. Per quanto concerne i primi piatti, la cucina di

FILLIREE DI CAMPU MASSIDDA Lunghezza: 11 km; dislivello: - 10 m; difficoltà: semplice; tempo di percorrenza: 1 ora Come arrivarci All’uscita del paese in direzione Mogorella-Villaurbana, percorriamo la strada provinciale n° 36 sino all’incrocio per Mogorella; continuiamo poi per la S.P. n° 35 verso Villaurbana e, giunti in prossimità dell’ingresso per Campu Massidda dell’Ente Foreste (sulla sinistra), continuiamo il percorso oltrepassando il caseggiato della Forestale sino al parco di Campu Massidda. Parcheggiamo e proseguiamo a piedi l’esplorazione del sito. Notizie del sito Questa zona, un tempo utilizzata intensamente dall’uomo per l’allevamento di animali da pascolo (a testimonianza di ciò le numerose strutture di capanni restaurati) è oggi adibita a parco. Oltre a esemplari di querce da sughero e lecci, questa zona e resa interessante per la presenza di una specie che, generalmente, si vede solo a portamento arbustivo: si tratta della fillirea a foglie larghe che qui, chissà per quali strane vicissitudini (forse perché utilizzata come albero da ombra per le greggi), si presenta a portamento arboreo con chioma espansa. E’ una specie sempreverde tipica della macchia e dei boschi caldi.

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CRISTO DI USEDDUS Opera lignea del 1630 di un artigiano locale, rinvenuta nei locali adiacenti la sacrestia. Oggetto di recente restauro, a cura della Soprintendenza alle Belle Arti, che ne ha certificato il valore storico. Si può ammirare nella parrocchiale di San Bartolomeo, dove è esposta con un’accurata documentazione sulla modalità che ne ha permesso il ritrovamento. La particolarità delle braccia mobili lo riconduce alla celebrazione de “su scravamentu”, ovvero il rito pasquale della rimozione del cristo morto dalla croce.

Usellus propone malloreddus, cruguscioisi, fregua e tanti piatti che possiamo definire unici come su succu ‘e faa (le favette secche, bollite con l’aglio novello e su caccai (cotenna di maiale cucinata insieme al suo grasso, che al termine della cottura si arrotola su se stessa rimanendo morbida), is suppasa (pane civraxiu artigianale bagnato nell’acqua bollente e condito a strati con dugo e pecorino), sintzellasa e sintzicorrus (lumache cucinate e condite con vino, oppure con sugo o con pane grattugiato o al forno). Non dimentichiamo i dolci: zippuasa, padruasa, gueffusu, biancheddusu e gattò di mandorle. Il settore industriale risulta di dimensioni molto modeste, tuttavia, nella Zona PIP si registra la presenza di aziende che operano nei comparti della produzione alimentare, dei materiali da costruzione e dell’edilizia. Il terziario si concentra nella rete distributiva e assicura il soddisfacimento delle esigenze della comunità. Le strutture culturali sono rappresentate dalla biblioteca comunale, la squadra di calcio Colonia Julia,

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nata nel 1975 e composta da atleti di Usellus, Escovedu ed Albagiara. Ha ospitato nel passato atleti di alto livello provenienti da squadre blasonate dell’hinterland oristanese. L’associazione culturale Julia Augusta. Questa si regge sull’autofinanziamento associativo e sulla raccolta fondi in occasione di feste e sagre. Nasce nel 2008 con l’intento di coinvolgere la popolazione in attività ludiche ma non solo. Organizzatori della passeggiata ecologica, che non solo diverte, ma è un utile strumento per la comunità. Infatti la passeggiata ecologica si basa sulla raccolta dei rifiuti nelle zone adiacenti l’abitato. Altro evento dell’associazione, quello di Natale, dove babbo natale in groppa al suo pony distribuisce regali, facendo ridere i bambini. Ancora, le passeggiate con gli anziani con pranzo sociale. Infine uno degli obiettivi prossimi da raggiungere: riportare in auge la festa patronale di San Bartolomeo. Il comparto ricettivo offre una vasta scelta di ristoranti sempre pronti ad accogliere con benevolenza i turisti che si soffermano nella zona.

Gattò di mandorle

Inserto realizzato con il contributo della Amministrazione Comunale del Comune di Usellus e delle aziende locali aderenti al progetto. Si ringrazia tutta la comunità di Usellus ed Escovedu per aver sostenuto l’iniziativa.

Foto di Giuseppe Serra e di Ivan Fonnesu


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