MySardegna Novembre - Dicembre 2009 N°4
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Diamo voce alla tua idea d’impresa
Quando l’impresa diventa storia: Mario Pilleri e le gassose Monti Mannu OPINIONI
Il peso politico della Sardegna
MODA
Gianni Lilliu, stilista per passione
MUSICA
Here I Stay Festival: tre giorni di musica amore e libertà
LitterAuto
NUMERO 4
OVEMBRE DICEMBR
SOMMARIO
MySardegna
3 MyMODA
5 MyVIAGGI
7 MyDESIGN
11 MyTECH
12 MyFOOD
Diamo voce alla tua idea d’impresa
•Gianni Lilliu, stilista per passione •Tutti portiamo la divisa
•Il mito di djerba •La scoperta dell’acqua calda •Librerie creative •Calore dal cielo a costo (quasi) zero •Stufe pellet a confronto
•La cantina trexenta. A scuola di vini sardi •La pausa caffè migliora la produttività
•Mangia sardo, mangia sano, mangia Medio Campidano
•Quando l’impresa diventa storia: Mario Pilleri e le gassose Monti Mannu
•Valentina Fais: il ritocco del tatuaggio
MySardegna Anno I • numero 4 • Novembre Dicembre 2009 Proprietario e editore Marco Uccheddu m.uccheddu@mysardegna.it Direttore responsabile Tito Boassa Vice direttore Ivan Fonnesu
Collaboratori Fabrizio Giorri, Francesco Murgia, Nico Massa, Raffaele Usala, Paolo Stilla Redazione Via Is Mirrionis 51/C, 09121 Cagliari, tel: 070.2348127 redazione@mysardegna.it Stampa Nuove Grafiche Puddu s.r.l. Via del Progresso, 6, 09040 Ortacesus (CA) -Z.I.Registrato presso il Tribunale di Cagliari Registrazione n° 6/09 del 07-04-2009
•Rally di Sardegna •Sardi rampanti, Manzoni e i meccanici della Ferrari •Italiani bocciati in materia di pneumatici
22 MyMUSICA •Here I Stay Festival, tre giorni di musica amore e libertà
24 MyECOLOGIA
25 MyINTERVISTE
Bibite Monti Mannu di Villacidro alla cascata Sa Spendula
Grafica e impaginazione Federico Musiu federicomusiu@tiscali.it
18 MyTATTOO
19 MyMOTORI
P.16
•Arriva windows 7
14 MyPROVINCIA
16 MyCOPERTINA
in copertina
•La rinaturazione e i Corridoi Ecologici
La direzione di Mysardegna si riserva il diritto di rifiutare o sospendere una inserzione a proprio insindacabile giudizio. L’editore e la concessionaria di pubblicità non rispondono di eventuali errori di stampa, ritardi o danni causati dalla non pubblicazione di inserzioni per qualsiasi motivo. E’ vietata ogni riproduzione, anche parziale, di questa copia di giornale.
My Sardegna è distribuito a: Campidano di Cagliari, Medio Campidano, Costa Verde Sarrabus, Parteolla, Marmilla, Trexenta.
Concessionaria esclusiva per la pubblicità Now Communication Via Is Mirrionis 51/C, 09121 Cagliari, tel: 070.2348127 info@mysardegna.it
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•Le piccole medie imprese riscoprono il passato
26 MyOPINIONI
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•Il peso politico della Sardegna in Italia
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My MODA
DALLE FESTE DI PIAZZA ALLA DC FASHION WEEK DI WASHINGTON ovvero quando i sogni diventano realtà: la storia di gianni lilliu, stilista per passione e per la vita.
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rentatré anni, villacidrese doc con una gran voglia di viaggiare e parlare l’inglese. Gianni Lilliu ha esaudito i suoi desideri, ma lo ha fatto ritagliandosi un angolo di glamour proprio nel suo paese natale Villacidro, in cui dal 2001 ha aperto un atelier che gli funge da base per i suoi continui viaggi di lavoro all’estero. “Sin da piccolo ho coltivato la passione per il disegno di abiti e modelli” dice lo stilista “ma è dall’età di 20 anni che ho iniziato a tagliare e cucire di nascosto nella mia camera, sognando quella Swinging London in cui al giorno d’oggi ho servito più di 100 clienti”. Il passaggio da gioco a professione non è stato netto, anzi, forse dura tutt’ora, ma è nel 1998 che Gianni riceve l’invito da un artista locale per organizzare una sfilata durante una festa di piazza. “Quello è stato l’input che ha dato il via alla mia carriera” confessa il designer. Una carriera in continua escalation che sembra non avere limiti, così come la sua voglia di crescere ed imparare. Nel biennio 1998-99 lavora per un’agenzia di casting, ma è nel 2000 che arriva la prima partecipazione ad un evento importante. Si tratta di una passerella di prêt-àporter presentata dal look-maker Diego della Palma. Gli impegni si moltiplicano freneticamente, quasi senza tregua, nel 2006 arriva la legittimazione, la conferma che l’alta moda ha bisogno anche di lui. La Camera Nazionale della Moda lo pone tra i finalisti che esporranno nella nuova sede dell’Ente. Nella giuria brillano le star di Coveri, Biagiotti, Ferrè. Lui è l’unico autodidatta tra i vincitori, l’unico a non essere un addetto ai lavori tra gente che aveva già trovato il successo negli atelier D&G e nel prestigioso istituto di moda Marangoni. Ancora oggi una componente fondamentale del suo lavoro rimane la sua attività nella capitale britannica. “Ogni mese mi reco nella mia amata Londra per rifornir-
mi di tessuti e per servire i miei clienti, ai quali garantisco l’esclusività dei miei modelli e di tutta la gamma produttiva che viene fuori dal mio salone”. Proprio quest’anno Gianni Lilliu ha trovato la sua consacrazione nella partecipazione alla settimana della moda organizzata negli U.S.A. a Washington dalla DC Fashion Week. Unico italiano ad esporre per la grandiosa kermesse, la sua sfilata è stata giudicata la più innovativa dal prestigioso Washington Post. Ora Gianni Lilliu sta vestendo la cantante americana Yahzarah St. James, la quale ha sfoggiato le sue opere nel suo ultimo video recentemente girato a Chicago, e mentre si prepara per la prossima sfilata prevista per febbraio 2010 a Washington continua febbrilmente a creare sempre nuovi modelli, immerso nel suo affascinante mondo. Nonostante il successo Gianni Lilliu ha mantenuto tutta la sua produzione in Sardegna, nel suo paese natale. “Amo il mio paese ed è qui che lavoro ai miei modelli che porto in giro per il mondo” afferma Gianni Lilliu. “Inizialmente molti miei concittadini erano scettici, molti ridevano nell’osservare i miei primi lavori”, confessa lo stilista: ma questa è l’inizio di ogni favola che sei rispetti! Una favola che per Gianni Lilliu è divenuta realtà.
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My MODA
Tutti portiamo la divisa al lavoro, in palestra, a casa, e anche chi non è conforme non sa che...
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a divisa è il nostro abito di tutti i giorni. La portiamo sempre, anche a nostra insaputa, e anche se la odiamo, in realtà indossiamo sempre un abito che ci permette di essere identificati. Mettiamo l’abito o il tailleur quando andiamo al lavoro se dobbiamo stare in ufficio, sia che esso sia una banca, o uno studio privato, o un ufficio pubblico; mette la tuta il meccanico e il camice l’infermiera, indossa il davantino il ferramenta e mette il gilet la cameriera. Sbagliamo quando si pensa poi che tornando a casa si è liberi di vestirsi senza una divisa, senza quella tremenda cravatta che stringe il collo o quei tacchi che fanno venire dolore ai piedi: restiamo sempre imbrigliati dai canoni dello stile e delle mode. Non a caso infatti si parla di abbigliamento da casa, jeans, t-shirt, o maglione a seconda delle stagioni, e scarpe comode. Persino i più recidivi all’etica della divisa, quelli che la mettono controvo-
glia solo per andare al lavoro, non si in modo conforme ha difficoltà ad inserirrendono conto che poi volentieri ne si in società e viene discriminato e deriso portano una quando si dedicano ai per l’abbigliamento eccentrico. propri hobby: la tuta in palestra, la La questione però non si ferma qui. Portamimetica quando si va a caccia, la re una divisa conforme non basta p e r maglia del Cagliari o della Juve per essere accettatati dalla socieandare al calcetto. tà. Occorre portarla nel moAddirittura la sera quando si mento giusto: non possiamo va al pub con gli amici o in presentarci ad un importante discoteca portiamo la appuntamento di lavodivisa. Ci si mette un ro con la tuta da jogabito elegante op- ging, e non possiamo pure qualcosa di più andare a caccia con casual ma al tempo l’abito. Sopratutto stesso conforme al modo non basta un abito di vestire di tutti: i jeans, una per renderci micamicia bianca, un vestitino, gliori o più belli, una minigonna, una canottiera. ma occorre saperlo Certamente non tutti portiamo indossare con spiesattamente lo stesso capo, ma rito virtuoso. la linea generale, lo spirito con cui si indossano questi abiti rende tutti noi conformi, come se tutti, anche in discoteca portassimo una divisa. Solo chi resta fuori dal coro non porta la divisa. Solo chi cerca di differenziarsi in maniera profonda dalle altre persone non l’eleganza quotidiana porta la divisa. di Aru C.A, Piazza Frontera Purtroppo però il prezzo da pagare è Villacidro (VS), Tel. 070 9314649 alto, chi non veste
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My VIAGGI
Djerba per dimenticare, Djerba per rinascere:
il mito di Djerba
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artiamo da lontano, partiamo dal mito. Lotophagitis è il nome con cui l’isola era conosciuta nell’antichità; Djerba è l’isola dove, nell’Odissea, Ulisse e i suoi compagni incontrano il popolo dei Lotofagi. Alcuni tra i compagni di Ulisse, imitando gli abitanti del luogo, si cibano del fiore di loto e perdono il ricordo della loro vita passata. Così, mentre Ulisse torna preoccupato alle navi per ripartire in fretta, dalle menti dei compagni rimasti sull’isola sfumano via ansie e preoccupazioni, pensieri sul futuro e carichi di responsabilità.
Djerba per dimenticare.
Per gli antichi Egizi il loto era simbolo di rinascita, resurrezione, luce, speranza e salvezza. Ecco perché appare in molte scene di cerimonie e il gesto di consegnare il loto era un gesto sacro. Nell’aspirare il profumo del loto si coniugano il piace-
re e la magia della rinascita. Il sole nasce perché otto divinità fecondano il fiore primordiale. I fiori del loto crescono fuori dell’acqua, aprono i petali al mattino e li chiudono la sera e forse è questo che ha ispirato il mito del loto primordiale nelle acque primordiali da cui, come da una culla, il sole nasce ogni mattina.
Djerba per rinascere.
Se pensiamo alla nostra vita, è facile che ci venga in mente la lotta contro il tempo per farci stare dentro il maggior numero di impegni possibili, il senso di colpa per aver trascurato qualcosa o qualcuno, il pensiero che avremmo potuto fare di più e meglio o diversamente, la sensazione costante di essere fatti per qualcos’altro, le risposte sempre più veloci a stimoli sempre più pressanti, il tutto accompagnato da un rumoroso pensiero di sottofondo: “prima finisco quel che sto facendo e poi mi rilasso”. Dato che c’è sempre qualcosa
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da fare prima di quel poi, non ci rilassiamo davvero mai e anche quando ci concediamo quel che sentiamo come meritato relax, spesso si trasforma in noia e il lunedì arriva con il suo familiare fardello di impegni a sollevarci dall’ancor più pesante fardello del riposo. Poi, all’improvviso, ci accade qualcosa di bello: i nostri sensi sono colpiti al punto che la nostra mente dimentica e noi rinasciamo in una dimensione diversa dove ci sentiamo a casa. La bellezza ci salva: che sia questo il mito di Djerba?
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La scoperta dell’ acqua calda:
Thermofon, termoconvettore per riscaldamento residenziale
I
l termoconvettore è un impianto per il riscaldamento domestico a convezione. Ha una doppia funzione, sia di riscaldamento che di raffreddamento; la temperatura può essere controllata regolando la velocità di rotazione della pale del ventilatore. I suoi vantaggi sono la facilità nell’installazione, si può posizionare in qualsiasi punto dell’ambiente, offre la possibilità di raffreddare e riscaldare. Gli svantaggi invece sono minimi: necessita dello scarico per la condensa. Tra i vari prodotti in commercio Thermofon è un innovativo termoconvettore per riscaldamento residenziale, che può sostituire i tradizionali radiatori, aprendo nuove prospettive ed orizzonti nei sistemi di riscaldamento civili, sempre più indirizzati al contenimento dei consumi energetici coniugati con le moderne esigenze di comfort termico e benessere. Nato dalla lunga esperienza in materia di scambio termico maturata da Sierra, azienda leader in Europa nel settore degli scambiatori di calore alettati, Thermofon è stato appositamente progettato per riscaldare con rese termiche elevate anche con acqua calda a bassa temperatura, prodotta ad esempio da caldaie a condensazione o pompe di calore. Thermofon funziona
in base al principio della convezione naturale, è quindi privo di ventilatore e non richiede allacciamenti elettrici. A differenza dei tradizionali radiatori, ha un ridottissimo contenuto d’acqua (meno di 2 litri). Questo gli consente di essere velocissimo nei tempi di riscaldamento e di poter essere usato solo dove e quando serve. La quantità d’acqua contenuta nel circuito di riscaldamento è inoltre drasticamente ridotta rispetto ai tradizionali impianti a radiatori, consentendo al generatore di calore di portare molto rapidamente il fluido termovettore alla temperatura di regime. Caratteristica peculiare del prodotto consiste nella possibilità di sostituire i tradizionali radiatori in impianti di riscaldamento esistenti, senza effettuare opere murarie ed in pochi minuti. Un brevettato sistema di regolazione termostatica della temperatura ambiente, alimentato da una comune pila da 9 volt, consente di rendere indipendente la temperatura in ogni locale, a seconda delle esigenze dell’utente. Il termoconvettore è disponibile in 12 modelli, da 700 a 2515 W, in 4 taglie dimensionali e 4 versioni. Installare un termoconvettore nella propria casa significa avere degli ambienti più caldi, senza dover effettuare
buchi nel muro e installazioni di tubi e caldaie. Inoltre il prezzo del gas è nettamente inferiore a quello degli altri combustibili in commercio, riducendo in maniera considerevole la spesa familiare del riscaldamento.
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My DESIGN
Librerie creative, l’eleganza diventa complice in casa
S
cegliere la giusta libreria che sia allo stesso tempo funzionale e non d’ostacolo alla vivibilità della casa non è difficile grazie alle innovazioni tecnologiche ed alle ricerche aziendali su materiali e strutture resistenti.Quando scegliamo un pezzo di arredo per la nostra casa assecondiamo le nostre esigenze, ma dobbiamo essere liberi di poter scegliere il giusto elemento che ci faccia sentire a nostro agio nel nostro ambiente. Una libreria viene spesso immaginata come una struttura pesante per la sua mansione e responsabilità di contenimento. I tempi sono cambiati e con essi anche le esigenze di coloro che vivono la casa e l’ufficio. Oggi sul mercato esistono diversi articoli, che possono avere forme sempre più impreviste. Alcune sono modulari, regolabili a seconda delle esigenze, altre irregolari, o in pendenza, in equilibrio precario, a forma di scala, di albero o di animale. Spesso nella scelta finale di un così importante oggetto d’arredo si è tanto condizionati dall’aspetto estetico, ma occorre ricordarsi di non perdere mai di vista lo spazio a disposizione e la solidità. Il design moderno insegue infatti diverse tendenze nel tentativo di rinnovare forme ed estetiche dell’elemento di arredamento più semplice e funzionale di tutti: la libreria.
La libreria DNA di Reverso Design per Cattelan Italia prende la sua forma a elica da quella del DNA umano. La libreria è composta da 13 ripiani fissi in
acciaio verniciato nero o bianco. Sembra quasi modellata da un soffio di vento la mensola Lovely Rita. Il design così fluido e organico la rendono particolarmente attraente e sinuosa, caratteristiche comuni a molti oggetti di casa Kartell. Kartell firma anche Bookworm, libreria flessibile dal design sinuoso. Disponibile in tre diverse lunghezze, è
frutto di un’accurata ricerca tecnologica. La libreria è flessibile e può assumere la forma prescelta senza perdere in resistenza e funzionalità, grazie ai supporti ferma libro da posizionare lungo tutta la superficie. Bookworm è il pezzo forse più famoso e conosciuto
della produzione attuale Kartell. Boogie Woogie di Magis è il modulo libreria impilabile ed accostabile. I moduli di Boogie Woogie non possono essere fissati a muro, tutte le composizioni devono appog-
di Marco Uccheddu
giare a terra. Boogie Woogie è proposto in vendita completo di fondale ed è disponibile nei colori: rosso, bianco e nero. Sintesi propone Buuk, portariviste per sale da attesa, l’ufficio e la casa. Struttura in lamiera d’acciaio, fusto verniciato nei colori: cromo satinato S6, nichel satinato N7, bianco opaco, rosa lucido, grigio 0184, rosso lucido, arancio lucido.
Calore dal cielo a costo (quasi) zero Come esporre in maniera corretta il collettore solari, per avere il massimo della resa
L
’energia solare è calore che proviene direttamente dal “produttore”, ovvero dal sole. E’ energia pulita perché non lascia scorie e non ha costi di estrazione e di trasporto. Questo la rende particolarmente conveniente e pulita: con l’utilizzo del calore solare non vengono prodotti gas di scarico o altre sostanze nocive per l’ambiente. Il sole è il mezzo più vantaggioso per la preparazione di acqua calda sanitaria e per l’integrazione all’impianto di riscaldamento. Il flusso di energia del sole sulla terra in mezz’ora sarebbe sufficiente per coprire il fabbisogno energetico mondiale annuo, perlomeno in teoria. E nella pratica reale? Per potere sfruttare almeno in parte questa enorme potenzialità la superficie del collettore solare dovrebbe essere posizionata perpendicolarmente alla direzione dei raggi solari. Dato che la posizione del sole si modifica costantemente, ciò non è quasi mai possibile oppure solo con un grande dispendio di denaro. Catturare efficacemente l’energia solare non
è poi così semplice. È possibile catturare una maggiore quantità di energia solare se il collettore viene rivolto verso sud. Il collettore rivolto verso est sfrutta prevalentemente il sole del mattino e quello di mezzogiorno, mentre quello rivolto verso ovest sfrutta prevalentemente il sole di mezzogiorno e quello del pomeriggio. Il ricavo energetico del lato est rispetto a quello del lato ovest è pressoché identico, anche se il ricavo del lato est può essere disturbato da possibili nebbie mattutine. Affidarsi ai professionisti del settore per la corretta installazione del proprio collettore solare non è purtroppo una pratica diffusa, e si cerca di risparmiare sui costi della mano d’opera, facendo fare l’installazione da chi pensiamo un esperto, ma
non un professionista. In questa maniera si possono avere installazioni che non riescono ad avere il massimo dell’efficienza, e il giusto funzionamento del pannello ed il risparmio energetico sono vanificati da un’installazione non conforme. In alto, il collettore solare Dalpex. A sinistra, mappa con i valori di irraggiamento in Italia. A fianco, mappa con i valori di irraggiamento in Europa.
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My DESIGN
Riscaldiamo la nostra casa, stufe a confronto
P
Sicalor Klee
er acquistare una stufa a legna per riscaldare la nostra casa, occorre per prima cosa accertarsi dove è posizionata la canna fumaria ed il comignolo, perché sono loro che comandano, specialmente quando la casa è già costruita. Inoltre bisogna porsi una domanda fondamentale: quanti metri quadri occorre riscaldare? In base alla metratura della casa si possono abbinare stufe di potenza diversa. In una casa nuova, o appena ristrutturata, con infissi conformi alle leggi sull’isolamento termico si utilizza 1 Kw per riscaldare 10 mq circa. Quindi una stufa a legna da 5 Kw può riscaldare 50mq. In ultimo è opportuno ricordarsi sempre che quando si acquista una stufa occorre aggiungere al prezzo finale il trasporto, l’installazione, e i tubi di scarico dei fumi. Richiedere il consulto di un tecnico specializzato aiuta a rendersi conto di queste ulteriori spese e ad installare correttamente la stufa.
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My TECH
ARRIVA WINDOWS 7
un nuovo sistema, chiamato semplicemente Windows Xp Mode. Xp Mode non è altro che una modalità virtuale su 7, in cui saranno attive
PER ARCHIVIARE VISTA
S
trada tutta in discesa per Windows 7, il sistema operativo di casa Microsoft rilasciato il 22 Ottobre. E’ sen-
za dubbio un passo avanti rispetto a Vista, il quale si avvia alla pensione dopo soli 3 anni contro i cinque del suo predecessore Xp. Grande attenzione infatti è stata data a riguardo di quello che è stato il più longevo dei sistemi operativi: Windows 7 e Xp sono perfettamente compatibili, e insieme hanno creato
tutte quelle applicazioni o software che si desidera utilizzare su Xp. Il nuovo software abbandona la filosofia di Vista per quanto riguarda le finestre di conferma. Quella che si pensava fosse una grande miglioria in ambito di sicurezza, ha infastidito notevolmente gli utenti, che per proseguire dovevano continuamente schiacciare il tasto “Avanti” su ope-
razioni (anche sciocche) che modificavano lo stato del sistema operativo. L’ultimo nato nell’azienda di Redmond è dotato di un sistema capace di affrontare adeguatamente gli arresti anomali: se un programma si sta bloccando, viene rigenerato in una copia esatta permettendo all’utente di poter continuare a lavorare senza perdere i propri dati. Tra le altre novità, la possibilità di crittografare i dati contenuti nelle penne USB e la dinamicità degli sfondi, che si possono presentare come una serie di dia-
positive che si susseguono. In conclusione ci si sente di affermare che Windows 7 ha più funzioni di Vista, è più veloce di Xp, e per il momento non sembra avere punti deboli.
di Giorri Fabrizio Via Pascoli 4, Villacidro (VS) Tel. 070 2348192 - Fax 178 6041936 Email: netsystemcomputer@tiscali.it
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My FOOD
A scuola di vini sardi
La Cantina Trexenta
BAIONE
CONTISSA
GOCCE D’UVA
Cannonau di Sardegna Denominazione di Origine Controllata
Vermentino di Sardegna Denominazione di Origine Controllata
Moscato di Sardegna Denominazione di Origine Controllata
Baione è il nome di uno strumento in sughero utilizzato dagli antichi contadini sardi per il trasporto dell’uva sui ripidi filari del centro della Sardegna. Cannonau è il più famoso dei vini rossi sardi.Il vitigno fu introdotto in Sardegna durante l’occupazione spagnola (XV secolo). L’uva viene raccolta da caratteristici alberelli di vite, che producono meno di 70q/ ha. I grappoli d’uva quasi toccano la terra e, beneficiando così del calore irradiato, raggiungono la perfetta maturità. Dopo la premitura il mosto rimane a macerare nella vinaccia per circa 6 giorni, per estrarre il massimo colore e i nobili tannini. Il vino viene poi tenuto ad invecchiare per almeno un anno in botti di rovere. Le caratteristiche organolettiche rivelano un colore rosso rubino con riflessi dorati che sono evidenziati dall’invecchiamento in bottiglia, un’intensa fragranza vinosa ed un gusto caldo, morbido persistente. È particolarmente raccomadato come accompagnamento agli arrosti e a formaggi forti stagionati. Servire ad una temperatura di 14-15°C, facendo attenzione di aprire la borriglia un’ora prima del consumo. Grado alcolico: 13% vol.
Vino ottenuto da uve Vermentino di prima scelta, raccolte in cassette e mantenute per alcuni giorni in cella frigorifera fino al raggiungimento dei 0°C di temperatura. A quel punto le uve vengono pigiate, diraspate e sottoposte ad un breve periodo di macerazione delle vinacee a freddo, allo scopo di estrarre una maggiore quantità di profumi tipici del vitigno. Da una successiva pressatura soffice si ottiene un mosto fiore che, una volta illimpidito, viene fatto fermentare in presenza di lieviti selezionati ad una temperatura di 18°C. Il risultato di questa tecnica di vinificazione applicata ad un’uva di alta qualità è entusiasmante: si ottiene un vino dal colore paglierino chiaro con riflessi verdognoli, dal profumo intenso e persistente; un vino, insomma, le cui caratteristiche di tipicità sono particolarmente esaltate. Si beve alla temperatura di 10°C, accompagnandolo preferibilmente a piatti a base di pesce.
Proviene dalla vinificazione di uve moscato delle colline della Trexenta, raccolte precocemente allo scopo di salvaguardarne gli aromi primari. Il mosto, ottenuto da una pressatura soffice, viene fatto fermentare parzialmente fino a raggiungimento di un grado alcolico svolto del 4%. A quel punto la fermentazione viene bloccata con una filtrazione ed il prodotto viene conservato alla temperatura di 0°C. Successivamente viene spumantizzato in autoclave, in presenza di lieviti selezionati, con tempi di permanenza di almeno 60 giorni e temperatura di fermentazione non superiore ai 15°C. Si ottiene con questa tecnologia uno spumante dalle caratteristiche organolettiche estremamente fini e delicate. Il colore è paglierino chiaro, il perlage persistente, di grana medio-fine, numerosa. Il profumo è intenso, persistente, fine, aromatico, dolce, sapido, di buon corpo, rotondo. Si serve a fine pasto, con il dessert, alla temperatura di 8°-10° C.
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Grado alcolico: 8,5% vol.
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MIGLIORA LA
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’è chi propone di abolirla perché fa perdere tempo, chi vorrebbe calcolarne la durata per toglierla dallo stipendio, chi invece ritiene che sia un valido supporto per migliorare la produttività aziendale. Si parla della pausa caffè, uno dei “vizi” dei lavoratori, in merito alla quale è stata condotta un’indagine dalla Camera di Commercio di Milano su un campione di 622 imprenditori.
Per gli imprenditori italiani la proposta proveniente dall’estero di eliminare la pausa caffè è addirittura dannosa. La pausa, infatti, è molto spesso l’occasione per far circolare le informazioni, è un punto di incontro tra le varie parti dell’azienda e un momento in cui, oltre a parlare di sport e fare due chiacchiere, ci si scambiano notizie di lavoro. Inoltre, vista l’informalità dell’occasione di incontro, diventa ambiente favorevole per il confronto
A sorpresa sono stati proprio gli imprenditori a difendere la mitica pausa caffè: i due terzi degli intervistati, infatti, sostiene che questa piacevole abitudine contribuisce a mantenere un ottimo clima di lavoro e oltre un terzo è convinto che dopo la pausa si lavori con maggior profitto. A lanciare l’idea invece di eliminarla o di toglierla dallo stipendio, sono stati gli imprenditori stranieri che, addirittura, vedono questa proposta come una misura anti-crisi.
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e a volte per la risoluzione dei problemi. Nei casi di aziende in cui la pausa sia stata in qualche modo limitata o regolamentata, magari con il calcolo del tempo o fissando un numero massimo di partecipanti, è stata documentata una perdita di redditività che ha portato a ripristinare le vecchie abitudini. La crisi economica non si combatte certo risparmiando qualche spicciolo o monetizzando il tempo dedicato alla pausa caffè, ma soprattutto se un’azienda vuole essere competitiva deve contare sui propri dipendenti e sulle loro motivazioni.
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provinciadel MEDIOCAMPIDANO
MANGIA SARDO, MANGIA SANO
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in dalla sua costituzione, la Provincia del Medio Campidano è impegnata a tutelare e valorizzare le biodiversità e le produzioni agroalimentari locali. Un percorso cominciato con il progetto di educazione alimentare “Mangia come parli”, promosso con le giornate dell’AgriCultura
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le direttamente dal sito www.provincia.mediocampidano.it oppure richiedendola presso gli Uffici del Servizio Turismo, ubicati a Sanluri, in via Carlo Felice, 267. L’iniziativa consente di individuare, censire e aggiornare i prodotti e gli operatori locali dell’agroalimentare e di favorire la promozione degli stessi. Da qui la volontà
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5 e la Guida sull’enogastronomia, culminato con l’iniziativa “Costruiamo il Paniere del Medio Campidano” che si pone l’obbiettivo di valorizzare gli elementi di tipicità agro-alimentari che caratterizzano il nostro territorio. Oggi la Provincia è impegnata nel progetto il Paniere del Medio Campidano. Le imprese produttrici possono partecipare al progetto con la semplice compilazione di una scheda di adesione scaricabi-
della Provincia del Medio Campidano di sviluppare politiche e interventi di filiera tra le produzioni agroalimentare locali e la rete provinciale dei pubblici esercizi. Così concepito il Paniere costituisce una rete di saperi, sapori ed esperienze rurali da tutelare e valorizzare, inaugurando un nuovo metodo di promozione e valorizzazione delle tipicità locali, un circuito privilegiato a trasmetterne l’origine. L’iniziativa ha permesso di mettere
6 1) - cavallini della Giara di Gesturi. 2) - Reggia nuragica Su Nuraxi,Barumini. 3) - olivastro millenario, località San Sisinnio . 4) - Piccoli cinghiali. 5) - Superbo esemplare di cervo sardo. 6) - Ceramica da fuoco, Pabillonis.
pagina a cura della
provinciadel MEDIOCAMPIDANO
MANGIA MEDIO CAMPIDANO… in relazione gli operatori del settore agro-alimentare e del settore della ristorazione e della distribuzione specializzata, vetrina e possibile sbocco commerciale dei prodotti. Per quanto riguarda le produzioni del fresco, la Provincia ha attivato invece piani di valorizzazione specifici per il melone coltivato in 7 asciutto e per le olive da mensa. Tutti i riferimenti ed i contatti relativi alle imprese che hanno aderito al Paniere del Medio Campidano si possono trovare nel portale provinciale. Inoltre, nel corso di questi mesi l’Amministrazione ha provveduto ad allestire dei corner espositivi delle produzioni locali, favorendone la promozione anche nei confronti dei turisti che si di- 9 mostrano sempre più interessati all’acquisto di souvenir enogastronomico. In questo senso il paniere diventa anche un utile strumento di comunicazione per rappresentare all’esterno “chi siamo e cosa facciamo”. Il passo successivo è quello di dar vita ad una rete di consumo a livello provinciale da definire con 11 le associazioni dell’agricoltura, del commercio e della ristorazione avviando un percorso che conduce alla registrazione di un marchio collettivo in grado di garantire al consumatore prodotti di qualità e di sicura provenienza attraverso la predisposizione e la sottoscrizione di un disciplinare a tutela della qualità e della provenienza. 7) - Zafferano DOP “San Gavino”. 8) - Fiore di zafferano. 9) - Ricami per impreziosire costumi tipici. 10) - Splendidi gioielli in filigrana. 11) - Pane civraxiu. 12) - Ceci, fagioli, fave, un tempo detti la carne dei poveri. 13) - Salumificio Monte Linas. 14) - Stagionatura del formaggio. 15) - Museo del Coltello Sardo, Arbus.
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My COPERTINA Quando l’impresa diventa storia:
Mario Pilleri
e le gassose Monti Mannu
E
ra estate, le strade strette del centro storico di Villacidro pullulavano di bambini che giocavano senza sosta ad ogni ora. I vecchi aspettavano che il sole calasse sotto i tetti delle case prima di piazzare lo scranno davanti all’uscio di casa per godere della salubre aria proveniente dalla pineta del Carmine. Improvvisamente un rumore infernale spezzava la quiete. Un “Leoncino” si arrampicava per le anguste vie col suo carico di dolcezza. Il rumore di vetro tintinnante, ormai familiare e sempre benaccetto, portava allegria tra i passanti che lo aspettavano con gioia riconoscendolo da lontano. “Sta arrivando Peppino Pilleri!”, lo sapevano tutti, “Sta arrivando a portare le gassose”. E Peppino Pilleri arrivava davvero, e riforniva tutti i bar del paese e tutte le case di passaggio con le sue bibite. Non solo gassose in vero, e tutte prodotte da lui nella fabbrica di Bangiu, proprio in periferia del centro abitato. La fabbrica di bibite “Monti Mannu” ormai è chiusa da parecchi anni, ma rimane un ricordo indelebile per chi ne ha assaporato la qualità delle ricette, in un’epoca in cui dietro ogni sapore c’era una storia, uno spirito, un “sorso di vita” da gustare piano alla salute di
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Mario Pilleri, fondatore del marchio e grande imprenditore villacidrese. Mario nacque povero e fu costretto a lavorare presto. Accudiva le bestie, ma era tenace e lungimirante e ciò gli spalancò presto le strade del successo. Con i soldi risparmiati con il suo lavoro riuscì a comprare un camioncino, con cui iniziò a fare trasporto di materiali edili. Erano gli anni del Dopoguerra e l’arte di arrangiarsi premiava i più creativi, e Mario creatività ne aveva da vendere. Il trasporto di materiali non gli bastava più, iniziò a trasportare i minatori villacidresi sino alle cave di Montevecchio. Gli operai nel cassone e gli impiegati nell’abitacolo, con lui mentre guidava il fido automezzo. Erano anni duri, ma lui li viveva con coraggio e allegria insieme alla moglie Marietta, con cui iniziò a metter su famiglia, una famiglia numerosa a cui si sarebbe completamente dedicato. E’ il 1955, Mario mette su la prima blocchiera a mano. Nella fabbrica di blocchetti porta giovanissimi i suoi figli, tra cui proprio Peppino, che inizia a lavorare dall’età di 8 anni! La fabbrica cresce e si mette al passo coi tempi modernizzandosi sempre con nuove macchine e strutture, ma ha anche momenti di crisi in cui Mario, per non correre rischi,
1 interrompe la produzione e si dà al commercio di materiali edili. Ma è solo un momento e la fabbricazione di blocchetti riprende, e dura ancora oggi con lo stesso spirito con cui Mario l’aveva creata, anche se coadiuvata dalle più moderne tecnologie. Torniamo indietro, al 1966. Peppino si infortuna, non può più lavorare. Mario è triste ma non si rassegna a vedere il figlio a casa senza un futuro. Allora con la moglie Marietta hanno un’illuminazione. “Creiamo una fabbrica di Gassose”. Sarebbe impossibile solo pensarlo per noi, ma non per Mario. Detto fatto! A Villacidro in quegli anni c’erano già altre due ditte che producevano Gassose, La Murgia, già famosa per il liquore allo zafferano e la Fadda. Le bibite Monti Mannu della famiglia Pilleri sbaragliarono la concorrenza, grazie alla qualità dei loro
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ingredienti e alla simpatia di Peppino, divenuto un vero mito in città. La produzione del bibitificio comprendeva aranciata, limonata, chinotto, ginger, acqua tonica e si avvaleva dell’acqua della sorgente proprio a ridosso della fabbrica. “Un’acqua pura e salubre” ricorda Peppino “che non necessitava di essere depurata per passare i severi test delle aziende sanitarie”. Ma il pezzo forte rimaneva la gassosa, un must in quel periodo per addolcire il vino o per dissetare i bambini, e a quanto ricorda la gente che l’ha bevuta, non ne esisteva di migliore. Negli anni Ottanta la fabbrica, sospinta dalla floridezza degli affari, si rinnova passando da una produzione manuale ad una automatizzata. La tecnologia non scalfisce la qualità, che continua ad essere al top. Peppino ormai macina chilometri col suo camioncino. I clienti sono tutti suoi, grazie alla simpatia e alla bontà dei suoi prodotti. Tutto sembra andare per il meglio finché l’Era della Plastica mette in crisi la produzione. “Avremmo potuto continuare, imbottigliare anche l’acqua della sorgente e venderla, ampliare la produzione e adeguarci ai tempi” dice Peppino Pilleri “ma i miei figli hanno preferito lavorare in blocchiera, io mi sono ritrovato solo e nel 2003 ho deciso di chiudere bottega”. La Gassosa Pilleri rimane un mito, un sapore unico che solo chi l’ha bevuta sa descrivere. “Ricordo quel periodo con affetto” dice Peppino con un po’ di nostalgia “Erano anni d’oro in cui era più facile osare e la vita era più semplice per tutti”. Ora Mario non c’è più a ridare linfa nuova alla fabbrica, ma forse un giorno Alessandro, l’erede di Peppino
deciderà di riattivare la produzione. Allora può darsi che per le strade del paese si risentirà l’inconfondibile rumore del camioncino arrivare e i bambini felici che riconoscono da lontano il Re della Gassosa di Villacidro.
1) - Mario Pilleri (a destra), alla cascata Sa Spendula. 2) - Macchina per gasare le bibite. 3) - Le bibite Monti Mannu. 4) - Particolare della catena. 5), 6) - Particolari del nastro trasportatore. 7) - Prima macchina manuale per la produzione di gassose. 8) - Panoramica del nastro trasportatore.
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My TATTOO
L’ESPERTA RISPONDE:
VALENTINA FAIS E IL MONDO DEL TA-TU’ I RITOCCHI AL NOSTRO TATUAGGIO, A VOLTE INDISPENSABILI A VOLTE IMPOSSIBILI
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olto spesso si pensa al ritocco del proprio tatuaggio come il tentativo di correggere un lavoro non effettuato nel migliore dei modi. Nulla di più sbagliato: il ritocco rientra in una pratica di routine che sancisce ed assicura la piena riuscita dell’opera d’arte che ci accompagnerà nella nostra vita. Circa un mese dopo la dermopigmentazione potrebbe rendersi necessario un esame del tatuaggio da parte del tatuatore, che, dopo un’attenta valutazione, deciderà se ritoccare o meno il tatuaggio. La pelle umana è per sua natura e per sollecitazioni esterne in costante movimento e trasformazione. Anche lo sport, il contatto con l’acqua, i prodotti chimici ed i lavori manuali in genere possono richiedere un ulteriore intervento del tatuatore nel periodo immediatamente successivo alla cicatrizzazione della parte tatuata. Durante le nostre comuni attività, inoltre, è possibile urtare o sollecitare eccessivamente il lavoro appena effettuato e rimuovere
così le classiche crosticine che si formano dopo ogni seduta. Il ritocco tende a correggere eventuali imperfezioni che possono sfuggire anche ai tatuatori più esperti o per una mancata cura da parte di chi possiede il disegno sulla pelle in via di “guarigione”. L’importante è rivolgersi sempre a professionisti del settore con alle spalle un robusto bagaglio tecnico ed artistico e sempre convenzionati ASL. Altro caso in cui può essere necessario ritoccare il proprio tatuaggio è in seguito ad uso di colori scadenti, ma attenzione: materiale non idoneo potrebbe anche provocare reazioni allergiche o danneggiare la pelle! Ritocchi importanti sono spesso necessari anche a seconda della parte del nostro corpo in cui decidiamo di ricevere il tatuaggio. Personalmente sconsiglio stomaco, inguine e tutte le parti soggette a perdita ed acquisto di peso. Anche nelle giunture (polsi, gomiti, ginocchia) bisogna andare cauti a causa dell’elevato rischio di deformazione della pelle in questi punti. Meglio una consulenza ap-
profondita che soddisfi pienamente, piuttosto che risultati non ottimali. Infine sulle smagliature non si può effettuare nessun tipo di ritocco, così come sulle cicatrici. Sulla pelle lesionata non si deve operare in nessun senso, la sua estrema sottigliezza e la discontinuità della superficie cutanea impediscono di tatuare garantendo la riuscita ideale del tatuaggio.
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My MOTORI
Rally di Sardegna cinque anni di passione
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l Rally d’Italia è una gara automobilistica, valida per il Campionato del mondo, che dal 2004 si disputa in Sardegna su strade sterrate, mentre precedentemente si disputava presso Sanremo, su asfalto. La prima edizione del Rally ItaliaSardinia si disputò sugli sterrati galluresi e nuoresi nell’ottobre 2004 e già al primo anno ebbe subito un grande successo sia di pubblico che di critica. La gara fu vinta dal norvegese Petter Solberg su una Subaru Impreza. Ci fu anche la diretta televisiva di una prova denominata Lovria Avra corsa in una cava di granito che catturò consensi sia tra i piloti che tra gli organizzatori. L’edizione del 2005 si svolse a maggio e vide l’affermazione del francese
Sébastien Loeb su Citroën Xsara; lo stesso Loeb si aggiudiucò l’edizione 2006 a bordo di una Citroën del team Kronos. L’edizione 2007, svoltasi dal 17 al 20 maggio, ha visto la partepacipazione di 85 equipaggi di cui 11 sardi. La vittoria è andata al finlandese Marcus Grönholm su Ford Focus che ha
preceduto il compagno di team Mikko Hirvonen, mentre sul 3° gradino del podio è salito Daniel Sordo su Citroën C4. Amaro e clamoroso il ritiro del campione del mondo Sébastien Loeb, che durante la prova speciale numero 13 di San Giacomo è uscito di strada e dopo 3 km è stato costretto al ritiro, lasciando così il primato nel Mondiale e la vittoria al finlandese Grönholm, anche se a fine stagione sarà ancora il
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francese a trionfare nel Mondiale. L’edizione 2008 ha visto nuovamente trionfare Sébastien Loeb con la Citroen C4 WRC, davanti ai piloti Ford Mikko Hirvonen, Jari-Matti Latvala e Gigi Galli. L’ultima edizione è stata vinta da Latvala, con secondo Hirvonen, terzo Petter Solberg su Citroen Xsara WRC. Quest0anno si sono iscritti 60 equipaggi di 27 nazionalità che si sono sfidati su un tracciato di oltre 1200 chilometri, attraversando le province di Olbia Tempio, Nuoro e Sassari. Anche quest’anno, l’alto tasso tecnico della competizione rallystica e l’organizzazione dell’ACI hanno esaltato la sicurezza e la spettacolarità dell’evento, candidato nuovamente al riconoscimento FIA come migliore gara del Mondiale ottenuto già lo scorso anno.
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My MOTORI
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SARDI RAMPANTI
LE FERRARI DI FLAVIO MANZONI E DEI MECCANICI DELLA FORMULA 1
l sogno più grande per un designer italiano è probabilmente quello di poter progettare una Ferrari di serie, cosa che è concretamente riuscita a pochi, e quasi da sempre all’interno dell’atelier Pininfarina. Se poi la possibilità è quella di disegnare l’intera gamma delle future Ferrari, questo sogno assume proporzioni ancora più grandi. Il sogno diventerà realtà per Flavio Manzoni, che ricopriva il già prestigioso incarico di Responsabile del Creative Design per il Gruppo Volkswagen, e che dal primo gennaio 2010 avrà il compito di dirigere il Centro Stile Ferrari. L’incarico di Flavio Manzoni in Ferrari sarà quello di disegnare le Ferrari delle prossime generazioni, definendo una nuova identità di marca, emozionale e carica di italianità.
Italiani bocciati in materia di pneumatici La frequenza di sostituzione è sotto la media Ue. Promossi i Paesi del Nord
Un ritorno in patria, dunque, per il designer italiano che in Volkswagen ha definito le linee guida dei modelli di serie, molti dei quali ancora da produrre, e che in passato ha ricoperto già importanti incarichi presso il gruppo Fiat, fino alla direzione del Centro Stile Lancia (2001). Siamo, a questo punto, curiosi di ammirare la prima Ferrari del “nuovo corso”… Ma se il mito Ferrari affascina ancora è anche merito delle vittorie della Formula1, anche se negli ultimi tempi Raikkonen, Massa e ora anche Fisichella, sono ancora poco competitivi. Dietro le quinte non ci si riposa mai, e i meccanici vanno veloci, velocissimi, in una notte rifanno una F1. Smontano il motore, cambiano l’assetto, rimontano gli alettoni. Sono i meccanici Ferrari, e tra loro quattro sardi. Gianfranco Usai, 33 anni, di Sassari, e Ignazio Sanzone, 32 anni, di Capoterra, entrambi meccanici di Massa; e poi Antonio Cadau, 29 anni, di Serramanna, e Giovanni Casu, 41 anni, di Tortolì, carrozzieri di Raikkonen; sono loro i Quattro Mori della Ferrari in Formula 1. Non si conoscevano prima, si sono incontrati nel tempio creato da Enzo Ferrari, dentro il mito che alimentano anche loro, nell’ombra delle scuderie.
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onitorare lo stato degli pneumatici è una buona abitudine, abitudine ancora poco seguita in Italia. Nel nostro paese solo una piccola parte di automobilisti è attenta alla pressione di gonfiaggio, all’eventuale presenza di abrasioni, tagli o rigonfiamenti sospetti. L’Italia è tra i paesi d’Europa dove gli pneumatici si cambiano con minor frequenza. L’indice di sostituzione è infatti inferiore agli standard europei e colloca la Penisola al terzultimo posto della graduatoria Ue. A metterlo in luce è uno studio del Centro Ricerche Continental e ANFIA, da cui è emerso che i Paesi europei più virtuosi sono quelli del Nord Europa, mentre al vertice opposto - oltre all’Italia - ci sono Francia e Grecia. In Irlanda, ad esempio, l’indice di sostituzione degli pneumatici è del 74% più alto della media europea. All’Irlanda seguono Danimarca e Norvegia, Finlandia e Svezia, tutti Paesi dove comunque le condizioni climatiche implicano strade ghiacciate o coperte di neve che rendono i conducenti molto più attenti agli pneumatici, fondamentali per la sicurezza.
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My MUSICA
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tre giorni di musica amore e liberta
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l popolo rock sardo ha un nuovo punto di riferimento nel panorama degli eventi estivi dedicati all’indie, garage e post rock. E’ la più cool tre-giorni dell’estate, la mecca del feedback e delle distorsioni sonore. E’ l’Here I Stay Festival: perché in Sardegna non c’è pane solo per chi mastica
giovani disposti a tutto pur di assaporare il profondo senso di libertà che pervade tutta la manifestazione. Ci siamo fatti raccontare la storia e l’evoluzione dell’Here I Stay Festival da due dei suoi fondatori, Mattia Mulas e Andrea Pilleri. Entrambi fanno parte di un gruppo più ampio di 7 persone che con la loro
musica fa da padrona durante la tre giorni. Nei palchi allestiti allo Sleepwalkers Club si sono esibiti le più diverse e variegate band, con generi che spaziano dall’elettronica, al glam, al folkpunk, al garage, o al rock più classico. “Una delle difficoltà più grandi dell’organizzare un Festival” afferma Andrea Pilleri, “è
Jazz e Blues. Il Festival, punto fisso delle sere a cavallo tra luglio e agosto, ha trovato la sua sede ideale nelle assolate campagne del Medio Campidano, in un ampia zona tra Guspini e San Gavino. La sfida è lanciata: volete una nuova Woodstock? Allora preparatevi a volare. La kermesse, giunta quest’anno alla sua quarta edizione, ha visto avvicendarsi sui due palchi allestiti per l’occasione sia artisti sardi che di ampio respiro internazionale, richiamando oltre mille
associazione culturale curano sia il Festival che l’omonima etichetta discografica. “Volevamo trovare il mezzo ideale per dare il giusto risalto alle band sarde” dice Mattia Mulas, “e abbiamo avuto l’idea di creare un evento di ampio respiro, in cui si potessero esibire anche gruppi non isolani, italiani ed internazionali, e sviluppare una rete sempre più fitta di scambi culturali e conoscenze tra gruppi”. L’Here I Stay ha trovato una propria connotazione in un festival non di genere, in cui l’alta qualità della
quella di scovare una cerchia di gruppi da invitare, e sopratutto di individuare una band di grande spicco internazionale, che possa fare da traino agli altri concerti”. Ma le grandi band costano, e non viaggiano fino alla Sardegna se non pagate in maniera adeguata. “Abbiamo ideato la filosofia del concerto-vacanza” continua Andrea Pilleri, “quest’anno per esempio abbiamo invitato una band statunitense, i Mahjongg. Il membri del gruppo non hanno saputo resistere alla tentazione di trattenersi in zona
vari giorni dopo l’esibizione, attratti dalle bellezze della costa e delle spiagge sconfinate che la caratterizzano. Il mare, infatti, fa da spartiacque tra un giorno e l’altro di concerti. “Il nostro pubblico affolla le spiagge di Piscinas, di Torre dei Corsari, di Scivu, di Marina d’Arbus, e poi la sera si riversa ad assistere ai concerti” dice Mattia Mulas, “abbiamo allestito dei posti tenda gratuiti con adeguati servizi igienici, dove
premiate con varie richieste di bis da parte della platea in visibilio. Fra tutti la grandiosa esibizione dei Mahjongg, che hanno fatto restare il pubblico letteralmente a bocca aperta, facendo scorrere brividi di adrenalina agli spettatori con alcuni dei migliori brani selezionati dal loro disco del 2008, Kontpab. Ma la vera rivelazione del festival è stato il concerto dei sardi Plasma Expander che hanno incantato il pubblico lascian-
possono sostare sia gli spettatori che le band”. L’Here I Stay possiede uno spirito particolare, durante i suoi giorni c’è una felicità diffusa, e tutti sono posti allo stesso livello: organizzatori, band e spettatori, creando degli scambi culturali tra musicisti e pubblico in un clima senza barriere e senza inibizioni.
dolo senza fiato. Tra le altre esibizioni da ricordare i Love Boat e i torinesi Movie Star Junkies con il cantante che si è scagliato più volte sopra un pubblico rovente come nella più grande tradizione punk.
La quarta edizione
Progetti futuri
Per l’edizione del prossimo anno si Oltre le gradite conferme di qualità cercherà di mantenere intatto lo spirito come Above The Tree, Golfclvb, Ca- del Festival, e l’alta qualità delle band. millas, No Seduction, hanno infiamma- “Vogliamo migliorarci, cercando anche to la platea i Feel Dizzy e Home Alone, di attrarre maggiori risorse” dice Mattia Mulas, “il Festival si autofinanzia tramite alcuni sponsor e il prezzo del HAIRPRO biglietto, solo così si riesce a coprire le spese vive di organizzazione”. Certamente il ca“PARRUCCHIERI ESTETIsti UNISEX” lendario di eventi e di valorizzazione del territorio VIA ROMA, 195 VILLACIDRO (VS) TEL. 070.9316266 - 338.2991932
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dovrebbe essere sfruttato meglio anche dagli Enti Pubblici, che dovrebbero cogliere un’importante occasione di attrazione turistica. I ricavi della quarta edizione del Festival sono stati destinati alla produzione di tre dischi: i Comaneci di Ravenna, in collaborazione con l’etichetta indipendente Madcap e i Plasma Expander e i Raw Rave Groove che presenteranno il loro lavori allo Sleepwalkers Club, rispettivamente il 14 e il 28 Novembre. di Marco Uccheddu Foto di Nico Massa
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My ECOLOGIA
LA RINATURAZIONE E I CORRIDOI ECOLOGICI
L
a rinaturazione è quella serie di operazioni di risanamento ambientale che, con l’impianto di vegetazione e con la riduzione delle cause di degrado, favoriscono il restaurarsi di relazioni ecologiche in quelle aree oggi fortemente degradate. Si tratta di ricreare, dove possibile, un ambiente di nuovo ospitale per la flora e per la fauna autoctona, riducendo così l’isolamento geografico di quelle poche aree in cui esiste ancora oggi un sistema ecologico sufficientemente complesso. Non solo quindi proteggere quello che è rimasto, ma espandere le aree naturalisticamente complesse e collegarle fra loro con dei Corridoi Verdi. Una delle emergenze ambientali più dibattute in questi ultimi anni è stata la ricerca delle misure per la salvaguardia della biodiversità che è in costante riduzione in tutto il mondo. In questo filone si inseriscono i progetti sui Corridoi Verdi. Esistono molti esempi europei e italiani di intervento in questa direzione, con progetti di restauro ambientale che hanno la duplice funzione
S.S. 196 km 26,00 - Circonvallazione Villacidro
09039 VILLACIDRO (VS) Sardegna - ITALIA
www.murgiavivai.it mail: murgiavivai@tiscali.it
tra vegetali o animali che sopravvivono in aree distanti. I Corridoi Verdi hanno la funzione di rendere meno netto il confine tra le aree verdi e boscate e le aree antropizzate e agricole creando una rete di intersezioni che favoriscono la convivenza e il reciproco vantaggio dell’uomo e della natura. E’ chiaro che i Corridoi Verdi non devono essere semplici aree alberate ripulite dal sottobosco neutre nei confronti dell’ambiente e inospitali e sterili, devono invece essere costituiti da ambienti vegetali di rifugio e nutrimento per la fauna quindi ospitare alberi e arbusti che offrano riparo e cibo ai piccoli vertebrati: uccelli insettivori e granivori, rettili e micromammiferi, e di conseguenza agli animali che di essi si nutrono: piccoli e medi predatori, uccelli rapaci, felidi, mustelidi, canidi etc. Per la rinaturazione si privilegeranno quelle specie già presenti nei dintorni, o in biotopi meglio conservati con le stesse caratteristiche fisiche, che costituiscono il più delle volte il residuo delle specie vegetali originarie eliminate nel passato per usi antropici del suolo. Si dovranno individuare e scegliere, le piante pioniere che devono Si avvicina l’autunno e i frutticolessere in grado di sopravvivere tori Villacidresi cominciano a su terreni impoveriti ed esposti pensare alle nuove piante da con forte irraggiamento solare frutto da impiantare. dovuto all’assenza di copertuPresso i nostri uffici sono ra arborea, siccità prolungata disponibili le note per la prenonel periodo estivo, sbalzi di tazione degli astoni di un anno temperatura, ecc.. Immediatadelle varietà di fruttiferi risultate mente dopo si dovrà procedere all’impianto di specie che le migliori nelle ultime stagioni. abbiano alto valore ecologico: abbondante produzione di bacPer evitare le delusioni che, di frutti o di semi e che all’ultimo minuto, vi connello stesso tempo instaurino sigliamo di pensarci in tempo o agevolino quel processo di ricrescita di vegetazione spontanea senza ulteriori interventi CHIAMATE E PRENOTATE LE umani. VOSTRE PIANTE
di favorire e rafforzare l’esistenza della fauna e della flora europea, e di sostenere indirettamente lo sviluppo del turismo sensibile agli elementi naturalistici, scientifici e culturali. E’ possibile creare una rete di territorio che colleghi le aree naturalisticamente significative e agevoli gli scambi biologici tra di esse, utilizzando, valorizzandole, le vie storiche della pastorizia e dell’agricoltura oggi non più in uso. Con la constatazione che il territorio sardo è, in Italia, quello con la maggiore varietà di ambienti e quindi con la maggiore biodiversità, è auspicabile che questa sia in ogni modo difesa e sostenuta. Uno dei principali fattori di degrado ambientale e di impoverimento della biodiversità è l’isolamento geografico di quelle aree che mantengono caratteristiche ambientali tali da consentire il permanere di un principio di catena alimentare e di relazioni ecologiche. Queste aree sono rimaste sempre più isolate, circondate da campi coltivati o deserti naturalistici, per cui sono più difficili gli scambi genetici
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PASSIONE E TRADIZIONE AL SERVIZIO DELLA QUALITA’: LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE RISCOPRONO IL PASSATO COME CHIAVE PER IL SUCCESSO FUTURO
S
iete stanchi del caos dei grandi ed anonimi centri commerciali e volete ritrovare il calore umano di rapporti sociali che ormai sembrano essere solo un ricordo? Rivolgetevi al vostro vecchio commerciante di fiducia, potreste scoprire un mondo nuovo, fatto di passione ed esperienza che sta pian piano ritagliandosi un nuovo spazio nel frenetico mercato contemporaneo. Si chiamano Centri Commerciali Naturali, Paesi degli Acquisti e Parchi Commerciali Naturali le nuove associazioni di esercenti avallate dalle amministrazioni pubbliche, e hanno come obiettivo la valorizzazione delle piccole imprese situate nei centri urbani troppo spesso dimenticati da clienti a volte frettolosi. Si tratta di una vera e rete di attività commerciali, dell’artigianato, dei pubblici esercizi e dei servizi che collaborano avendo come struttura portante che gli accoglie proprio le vie dei nostri paesi. Spesso l’anonimo negozio dietro l’angolo può nascondere una storia umana carica di professionalità tramandata di generazione in generazione, capace di offrire servizi in linea con le più moderne esigenze ma con in più quel rapporto familiare e informale che
spesso nei grandi megastore è tralasciato. “Abbiamo bisogno della fiducia della gente per dimostrare il valore del nostro servizio” dice Matteo Orrù, titolare di una rivendita di materiali termoidraulici fondata dal nonno, ampliata dal padre ed ora gestita da lui stesso in prima persona. “Noi piccole e medie imprese” continua “Poniamo la qualità al primo posto nel nostro lavoro ma spesso non riusciamo a competere con i colossi del settore perché non possiamo permetterci i loro prezzi concorrenziali”.
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“Spesso i grossi centri commerciali” spiega Matteo Orrù “propongono prezzi fuori dal mercato grazie alla capacità di stoccaggio di enormi quantità di merci dei loro magazzini”, “ma a volte con i prodotti in offerta non è possibile completare lavori articolati come l’istallazione di interi bagni, cucine o pavimenti” . “I clienti si trovano quindi a dover comprare il resto dei materiali a prezzi altissimi, annullando il vantaggio delle offerte per cui sono andati a comprare in quel negozio”.
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My OPINIONI
IL PESO POLITICO DELLA SARDEGNA IN ITALIA
di Raffaele Usala
L
a Sardegna è una delle regioni più belle d’Italia, ma tra le tante, è quella di cui si parla meno. Il peso politico della Sardegna a livello nazionale è molto scarso, a partire dal bacino elettorale. Ci sono più elettori in città come Roma o Milano che in tutta l’isola; nel Parlamento Europeo non siede nessun nostro rappresentante. Storica-
mente la classe politica sarda non è mai riuscita a fare gruppo per enfatizzare i nostri problemi in Parlamento o dove le opinioni contano. Nonostante la folta rappresentanza di Ministri e Presidenti della Repubblica sardi, le problematiche della nostra terra non hanno mai ricevuto la giusta considerazione. Infine i giornalisti, gli uffici stampa non si sforzano di dare il
giusto risalto a notizie che dovrebbero essere divulgate a livello nazionale, restando quindi isolate nel dimenticatoio delle cronache locali. Diventa allora necessario parlare seriamente del peso politico e sociale della Sardegna all’interno della cronaca nazionale. Già da bambino ricordo che quando guardavamo con la mia famiglia il telegiornale delle otto di sera c’era l’imposizione del silenzio quando venivano trattate notizie che provenivano dalla nostra isola. Tutte però riguardavano la cronaca nera: ucciso un pastore nel barbaricino, sparatoria con rapina a Cagliari, rapimenti di facoltosi magnati della finanza in Costa Smeralda. Le notizie che riguardano il nostro tessuto sociale, le nostre rivendicazioni, le nostre iniziative continuano ad essere snobbate, e non si riesce a far pervenire le istanze del popolo sardo al governo centrale. Recentemente un’azienda in provincia di Milano “la Innse” attraversava una fase di profonda crisi finanziaria, 49 operai a rischio licenziamento per protesta occuparono le ciminiere della fabbrica. Episodi simili sono all’ordine del giorno in Italia, il caso della Innse però è stato differente da tutta l’Italia perché i media nazionali hanno dedicato una particolare attenzione alla vicenda. In questo periodo, era ago-
sto, i servizi televisivi dedicati alle rivendicazioni dei lavoratori si moltiplicavano: Tg1, Tg2, Tg5, SkyTg24. Sembrava che i 49 lavoratori fossero diventati i paladini delle lotte sindacali in tutta Italia. Dopo una settimana di continui servizi sui telegiornali nazionali la Innse ha trovato un acquirente, la fabbrica è stata venduta e i lavoratori hanno potuto conservare il loro impiego sotto la guida di una solida cordata di imprenditori. Il caso della Innse ha
fatto eco in tutta Italia. Il suo clamoroso successo è stato causato forse dall’abilità del suo ufficio stampa o forse dalla sensibilità di qualche giornalista nazionale che ha preso a cuore la vicenda? Per carità, è giusto parlarne, ma perché non dare altrettanta importanza ai lavoratori che continuamente rischiano il loro posto di lavoro al polo chimico di Porto Torres, a Ottana, a Portovesme? Ed ancora, quante aziende quotidianamente sono costrette a chiudere i battenti senza che nessuno si adoperi per sostenerle? Lo scorso Luglio il Governatore Ugo Cappellacci ha detto che avrebbe “eretto barricate” pur di salvare la Chimica in Sardegna, ma forse basterebbe dare il giusto peso a queste notizie all’interno dei telegiornali nazionali per sensibilizzare un’intera nazione. In Italia, nel “Continente”, come amiamo definire la terra oltre Tirreno, le notizie sarde non sfondano, non riescono a trovare lo spazio che meritano, di conseguenza non si ha la giusta consapevolezza dei nostri problemi. Veniamo sempre a conoscenza degli scioperi dei trasporti a Roma o Milano, siamo informati delle notizie di cronaca nera che accadono in Campania
o nel Lazio, sappiamo sempre delle sagre nel Varesoto o nella Provincia di Torino. Nel resto d’Italia la Sardegna appare costruita attorno al turismo e alla pastorizia. Nonostante le ingenti somme che ogni anno la Regione Sardegna investe per promuovere i prodotti enogastronomici locali, il Merlot del Veneto apparirà sempre migliore del nostro Cannonau, lo Zafferano Siciliano apparirà sempre migliore di quello del Medio Campidano. Troppo spesso la Sardegna viene presentata come la terra dove non accade niente, il limbo dell’immobilismo e delle occasioni mancate. Quanti servizi televisivi i media nazionali hanno dedicato all’alluvione in Sicilia o al terremoto in Abruzzo, e quanti invece all’alluvione che ha devastato la Sardegna del sud lo scorso anno? Queste catastrofi hanno devastato paesi, infrastrutture e anime. Non intendo disapprovare le modalità d’intervento o dire che, i fatti avvenuti oltre Tirreno, non siano stati avvenimenti funesti, anzi, esprimo la più profonda solidarietà verso chi ha perso ogni cosa e ora lotta contro le avversità. E’ doveroso precisare che quando accadono simili catastrofi naturali i media, siano essi nazionali o locali, si occupano delle popolazioni colpite prescindendo dal luogo in cui avvengono i fatti. Ma le tv nazionali che si sono occupate dell’alluvio-
ne dello scorso anno in Sardegna, hanno dedicato la giusta attenzione alla notizia solo durante i giorni della tragedia, mentre il dopo-alluvione, con lo sgombero del fango dalle strade e dalle case, con le famiglie costrette a vivere in alberghi e l’erogazione di fondi speciali per la risistemazione del territorio sono passati in sordina. E’ evidente che esiste un problema di comunicazione tra gli Enti, le aziende dell’isola e i mezzi di comunicazione. E’ interessante percepire come avvenimenti simili che accadono in diverse parti dello “Stivale”, siano trattati in maniera differente dai media nazionali. Esiste una disuguaglianza profonda tra notizia e notizia, per cause a noi ignote, infatti, alcune arrivano alla ribalta della cronaca nazionale mentre altre vengono relegate nelle cronache locali. Ulteriori esempi posso-
no essere: le proteste degli allevatori del nord Italia sulle quote latte; gli sbarchi dei clandestini, ecc … La causa di questo stato di cose, a chi o a che cosa è riconducibile? E cosa possiamo fare per cambiare? Dobbiamo cercare di unire le nostre forze,
essere coesi e andare oltre le differenze di colore politico, facendoci forti di un’insularità che da handicap può diventare una grande opportunità. La Sardegna ha bisogno dell’impegno di tutti noi. Dobbiamo prendere coscienza, per riuscire a valorizzare ciò che accade nella nostra terra. Dobbiamo far sentire la nostra voce, dobbiamo insistere, facendoci forti delle nostre ragioni. I nostri politici non si devono scoraggiare, i nostri uffici stampa devono aumentare i loro contatti, i nostri giornalisti devono essere più coraggiosi, perchè la nostra Sardegna è un angolo di paradiso dove le persone lavorano, gli imprenditori rischiano e le novità sono all’ordine del giorno… non solo malloreddus, porceddu, turismo e pastorizia.
raffaele.usala@mysardegna.it
Nella pagina a fianco in senso orario: il Palazzo della Regione Sarda in Via Roma a Cagliari; panoramica del polo petrolchimico di Porto Torres; i territori di Capoterra il giorno dopo l’alluvione. In questa pagina: in alto, lo Zafferano DOP di Sardegna; sopra: l’immagine della Sardegna oltre Tirreno; sotto: il Parlamento Sardo.
Commenta l’articolo via mail o sul blog di MySardegna, all’indirizzo:
http://mysardegna.blogspot.com. Le opinioni e i contributi migliori saranno pubblicati sul prossimo numero della rivista.
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