La Voce dicembre 2010

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la voce

giornale studentesco del liceo scientifico a. einstein NUMERO 1 路 ANNO VIII 路 DICEMBRE 2010

lse.te.it


NUMERO 1 · ANNO VIII · DICEMBRE 2010

SOMMARIO

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REDAZIONE

Editoriali

Coordinatore

Ad Einstein torna La Voce! · marz Elogio · marz A una dolce rivoluzionaria · ingrid La “quasi” persona dell’anno · nando cozzi

Caporedattore

Prof. Nando (Igor ["aIgO:*]) Cozzi

Marco (Marz) Di Marcantonio

Copertina

150o dell’Unità d’Italia

Gaia Babbicola

4 Intervista a Giannina Milli · fede & carolí

Codifica LATEX

Dai meandri dell’Einstein 5 L’oroscopo della scuola · bas ^^& fan :) 5 Giochi di Archimede · hank moody

Igor ["aIgO:*]

Illustratore Nicolò (Danyck) Chiacchiararelli

Uno sguardo sul mondo 6 A riflettori spenti · marjane & elliot 6 Pubblicità regresso? · amaranth 7 Legge elettorale “Porcellum” · ceccho b.s.

Giochi Francesca Di Marco, Miriam Pistocchi

Fotografi

Oltre noi stessi 8 8 9 10

Nicolò (Nico) Stacchiotti, Gloria Plebani

Appello ai “giovani di ieri” · gaia =p & lolò Gente di plastica · sara paolucci Fly High · nevermore & fiamma Malleus maleficarum · nous & dandi

Redattori Alessandra (Marjane) Pierantoni, Alice Francioni, Andrea (Ben) Bonomo, Angela (Dandi) Di Michele, Antonella (Elliot) Troiani, Antonio (Mr Everything) Sposetti, Carol (Carolí) Delli Compagni, Diana (Daph) Petrescu, Edoardo (Nevermore) Pompeo, Edoardo (Fiamma) Topitti, Ernesto (Erni) Consorti, Fabiana (Amaranth) Di Mattia, Federica (Fede) Goderecci, Flavia (Bas i Cantoro, Francesca (Fan :) )Angelozzi, Gaia (Gaia =p) Di Timoteo, Giovanni Rossi, Gloria Plebani, Lorenza (Lolò) Del Cane, Luca Termini, Marco Petrella, Maria Clara (Nous) Baldassarre, Marta (Miss Nothing) Cozzi, Massimo (Ceccho B.S.) Cecchini, Mattia (Dtt. Johann Faustus) Brizzi, Nicolò (Danyck) Chiacchiararelli, Sabrina (Sabba) Vallarola, Sara Paolucci, Sara Santarelli, Simone (Hank Moody) Stranieri, Stefania (Kyra) Standoli, Stefano Ciaffoni, Valentina Sichetti

Forza Albert 11 Margherita Hack · sabba 13 Oops, I did it again · marco & kyra 14 El Farol, New Mexico · erni I colori della letteratura 14 16 17 17

Era la sua fermata, ma non scese · gaia =p Pioggia d’estate · daph Poesie · dtt. johann faustus & danyck Ripensando a uno dei grandi · giovanni rossi

TV e spettacoli 18 Via, via, vieni via da qui · sara santarelli 19 tv Show Guide for Dummies Vol. 2 · frikky 19 Spotted! · mr everything & miss nothing

Collaboratrici Francesca (Frikky) Consorti, Ingrid Filippini

Colophon Interamente realizzato all’interno del Liceo Scientifico “Albert Einstein”, Via Luigi Sturzo 5, 64100 Teramo. Composto in LATEX con la famiglia di font Palatino di Hermann Zapf. Questa rivista è disponibile on-line nel sito web del liceo.

TEXnologia 20 Twitter e i social network · alice francioni 20 Il robot, un essere pensante · valentina sichetti 21 L’evoluzione dei videogiochi · luca termini

Sito web del liceo lse.te.it

Fortissimamente sport 22 Il duello nel 2010 · gloria plebani 22 Se questo è il calcio · ben Enigmistica 24 Parole crociate e altri giochi

CC 2010 − 2011 Liceo Scientifico “Albert Einstein” · Teramo

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode

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Editoriali

Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010

Editoriali Ad Einstein torna La Voce! di Marz

gazzi che hanno deciso di partecipare a questa esperienza e, proprio per questo, uperate le mille avversità, siamo fi- auspichiamo che la collaborazione di un nalmente riusciti a pubblicare questo maggior numero di menti possa creare primo numero. Purtroppo nei mesi passa- un giornale apprezzabile da tutti. Ovviati diverse situazioni hanno ostacolato le mente la nascita di ogni critica sarà ben nostre riunioni e il nostro lavoro, ma la accetta e verrà resa costruttiva in modo tenacia ci ha ripagati. da venire incontro ad ogni lettore. L’onere, e l’onore, d’aver preso in mano questa redazione è grande, cosí come Non resta molto altro da dire, ma non lo è la passione con cui tutti i redatto- posso chiudere questo editoriale senza un ri si adoperano per migliorare ogni usci- ringraziamento speciale al professor Cozta. Quest’anno, inoltre, sono molti i ra- zi, il quale, in veste di coordinatore, segue

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e guida il nostro operato da ben quattro anni e, da parte di tutta la redazione, alla professoressa Anna D’Ermes e al direttore della biblioteca provinciale Luigi Ponziani per la gentile e pronta disponibilità mostrata. Concludo facendo un augurio direttamente a la voce per il suo ottavo compleanno, sperando che possa continuare ad essere l’ottimo giornale che è sempre stato! Un saluto a tutti e buona lettura!

Elogio di Marz i trovo a parlare in una posizione difficile, poiché devo esprimere il pensiero e il dolore di tutti gli studenti per la perdita della Prof.ssa Giacomina Di Battista.

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Le cose da dire sarebbero molte, in

quanto è venuta a mancare una persona importante; tuttavia ricordare tutti gli aneddoti che ognuno di noi ha vissuto con lei porterebbe via troppo tempo. Semplicemente lei ha reso il breve periodo trascorso insieme un importante momento di crescita che va al di là del solo dovere scolastico. La sua dedizione al lavoro, a noi studenti

e alla materia che insegnava era nota ed apprezzata da tutti. Rimane, perciò, un grande dolore dentro; tuttavia ci piace pensare che, da filosofa, abbia trovato adesso la risposta al mistero piú grande. Ciao Prof. . .

A una dolce rivoluzionaria di Ingrid

ore erano insegnamenti di vita, perchè non è semplice parlare di Shoah durante un’assemblea con studenti che credono nel negazionismo, e cercare di prendere da ognuno il meglio. Qualche giorno prima di tornare da Chieti, io Alessia e Giulia abbiamo rivisto un video fatto in classe durante una delle sue lezioni “Novecento è un film che spiega tutto il secolo. Come potete rimanere scandalizzati? VERGOGNA”, e abbiamo iniziato a ricordare tutti i momenti che abbiamo passato, ogni litigio per le valutazioni e interrogazioni, e poi a questi sono seguite le risate, per Francesco o Jonathan. Non voglio scriverle una lettere commovente, volevo solo salutarla, e augurarle una seconda vita felice. Le auguro di realizzare il sogno di andare a visitare l’Alaska. Sono certa che ora si troverà in un posto speciale, tra Pasolini, Berlinguer e i suoi compagni, e guardando verso il basso le verrà da sorridere vedendoci, ognuno per la propria strada. Mi aveva promesso una sciarpa all’uncinetto per la maturità, vista la mia passione per le sciarpe e la sua per l’uncinetto. A quanto pare toccherà a me impararlo e farle uno scialle rosso, il suo colore preferito. Adesso la saluto, le ho rubato troppo tempo, e la saluto anche a nome di tutta la sua ultima 5C. Le mando un abbraccio grande, Mina.

Lei voleva la rivoluzione, l’aspettava e diceva di no alle mie riflessioni ed ai vari argomenti, ai distinguo ad ai tanti però Lei credeva in un puro ideale. questa canzone associo la storia del G8 a Genova e al suo racconto “Avevamo i carabinieri davanti, dietro e sui lati, non sapevamo cosa fare, allora io e i miei amici ci siamo nascosti in un cespuglio”. Forse ricordo piú questo che tutto il resto. Ha deciso di non salutarci, di lasciarci con il ricordo di una lezione afosa di maggio, l’ultima interrogazione storia, Mussolini e le guerre in Etiopia. Forse non siamo mai stati una classe troppo studiosa, e neppure troppo attenta, ma sono certa che almeno sappiamo che il Dio per Aristotele era “ingenerato, imperituro, motore immobile, causa prima e fine ultimo”. Forse l’abbiamo fatta arrabbiare piú del dovuto, forse le abbiamo fatto troppi scherzi, e forse la gran parte di noi non ha capito che le sue lezioni non erano nozioni, non erano date cronologiche e neppure un seguirsi di filosofi e idee, le sue

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Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010

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La “quasi” persona dell’anno di Nando Cozzi

lettori.

razie al lavoro instancabile del nuovo caporedattore, Marco Di Marcantonio, questo numero natalizio de la voce è stato messo assieme da una redazione “carbonara”, quasi per magia. Ogni anno, di questi tempi, il settimanale americano Time dedica la copertina alla “persona dell’anno”. La scelta, ostentatamente, non è ricaduta su Julian Assange (il creatore arcinoto del sito Wikileaks che ha pubblicato migliaia di documenti “segreti”), nonostante tale desiderio emergesse chiaramente tra i

Questo fatto tradisce una paura diffusa che non riguarda solo paesi manifestamente dispotici e illiberali, ma soprattutto (e non paradossalmente) le democrazie. Infatti, al di là della natura sicuramente controversa del personaggio Assange, la sua “creatura”, Wikileaks, dimostra quanto poco comprendano delle nuove tecnologie perfino chi ne vanta le “magnifiche sorti e progressive”.

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dei potenti della Terra, però svelano quel che non è bene si sappia, le nostre “riserve mentali”. Se è vero, come sostiene Assange, che ”tutto diventa pubblico su internet” (“Everything goes on the Internet”), chi vuole controllare e sorvegliare tutto deve ormai imparare a essere costantemente sottovegliato (neologismo dal francese sousveillé). Forse il Grande Fratello è davvero ubiquo.

L’accesso alle informazioni riguarda I documenti pubblicati finora non la voce , o forse tutti, senza distinsembrano tanto sconvolgenti, anzi con- zione. Pensateci. . . e buon Natale a fermano piú o meno quanto già sapevamo tutti.

150o dell’Unità d’Italia Intervista a Giannina Milli di Fede & Carolí

tornare a Teramo, dove esibii sempre di piú il mio successo da poetessa improvvisatrice, soprattutto in casa Delfico.

a storia si può veramente definire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendogli di mano gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaveri, li richia- Studente: le sue improvvisazioni saranno state sima in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in curamente straordinarie, ma cosa recitava per battaglia.” (A. Manzoni) impossessarsi dell’attrazione del suo pubblico? Cosí, tornando solo per un momento indietro nel tempo, abbiamo riportato in vita una donna del risorgimento Giannina Milli: Era proprio il pubblico di estrazione popolare che mi suggeriva i temi, il piú ambito è abruzzese, coinvolta nella politica e nella società di quegli stato quello dei canti patriottici, degli eroi, delle anni: Giannina Milli (1825-1888). guerre e delle speranze del Risorgimento. PurtropStudente: Signora Milli, sappiamo che fin da bambina po interessarsi di politica non è mai stato molto ha avuto occasione di affascinare un grande pubblipiacevole e per me le conseguenze furono dure: i co con le sue doti poetiche e addirittura sia riuscita miei libri furono proibiti e le mie esibizioni recitatianche a catturare l’attenzione di un grande re, quale ve strettamente controllate dalla polizia. Non avevo Ferdinando II. Tutti questi fattori saranno di slancio piú la libertà di dichiarare il mio pensiero. per la sua carriera, ma vuole lei raccontarci un po’ Studente: Qual era il personaggio che piú le piaceva meglio le tappe della sua vita? rappresentare? Giannina Milli: Fin dall’età di cinque anni mia mamma mi insegnò a leggere e a recitare e, nei miei Giannina Milli: Cavour, uno degli uomini che piú stimai in tutta la mia vita. Venni addirittura definita piccoli momenti di gloria, mi dilettavo anche a im“piú cavouriana di Cavour. provvisare graziosi componimenti. Ma fu grazie alla Divina Commedia, alla Gerusalemme Liberata e Studente: Improvvisi alcuni versi per noi. alla mia dote artistica che riuscii a catturare l’interesse di Ferdinando II. Mi consigliò di proseguire gli Giannina Milli: “Io riscosso il torpor che oggi mi prostra / scioglierò un inno ai generosi spenti / in reo studi a Napoli e io, allettata dall’idea di un futuro martirio per la terra nostra.” impregnato di “fama”, lo seguii. Purtroppo il colera diffusosi nel Regno delle Due Sicilie mi costrinse a

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Dai meandri dell’Einstein

Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010

Dai meandri dell’Einstein L’oroscopo della scuola di Bas ^^& Fan :)

CAMPARE! Sappiamo che voi siete consapevoli di essere solo al primo trimestre ma, se avete qualche insufficienza grave, vi consigliamo vivamente di iniziare a studiare un po’, altrimenti sarà dura passare un’estate libera quest’anno.

ari ragazzi, vi ringraziamo anticipatamente per il vostro interesse. Il nostro non sarà il solito oroscopo. C’è una piccola novità: abbiamo diviso gli studenti per fasce invece che per i soliti segni zodiacali. NON PREOCCUPATEVI IL NOSTRO NON È UN botta di coulomb: È riferito a voi invidiati dalla massa TAROCCO! studentesca e viziati dalla dea bendata. Noi, impoEccovi le nostre categorie (direi di sottolinearle): tenti davanti a forze di natura superiore, possiamo secchioni: A questa specie in via di estinzione (PER solo dirvi, per sicurezza, di studiare un po’ di piú, FORTUNA!) vi appartengono quegli esemplari che perché l’anno è solo all’inizio e diventerà sempre non abbandonano mai le “sudate carte” e sono anpiú difficile essere interrogati solo su quell’unico che capaci di appesantirle. Sappiamo, per sentito argomento studiato. dire, che questo periodo è, per voi, molto stressante. Eh certo. . . (reticenza) interrogazioni, compiti a sorpresa, non si sa se si sarà riconfermato il 9 a latino. . . menefreghisti: Naturalmente, per questa categoria, ci riferiamo a quei ragazzi che hanno i libri ancora questi sí che sono problemi. Ma non preoccupatevi, incartati e stanno leggendo questa rubrica durante le uniche opzioni nella vostra casella saranno “8” e l’interrogazione. “9”, e “7” se vi va male.

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comuni studiosi: Questo gruppo è per coloro che hanno una vita sociale, ma si impegnano comunque a scuola, mantenendo una buona media. Sappiamo che c’è qualche difficoltà in quella materia che non avete mai sopportato, ma potete stare tranquilli e continuare ad avere una vita spensierata, la vostra pagella non sarà mai macchiata da insufficienze!!

Sappiamo che siete convinti che la scala dei voti va dall’1 al 6 ma, a meno che non vogliate avere guai seri, dovete mettervi sui libri. Vi assicuriamo, soprattutto per le matricole influenzate da leggende metropolitane, che i miracoli del pentamestre non esistono e che, se fino ad ora non avete studiato niente, è inutile chiedere a Babbo Natale l’illuminazione (se ci stavate pensando furbi: Questa è sicuramente la razza piú diffusa nell’ha- neanche la Befana è dalla vostra parte). RIMBOCCATEVI bitat scientifico, dove non si studia, MA SI TIRA A LE MANICHE!

Giochi di Archimede di Hank Moody

mi in modo migliore per affrontarli riportata in una tabella. dato che i vari impegni mi hanno coIntanto un altro professore consel 17 novembre 2010 si sono svolti stretto a dedicargli meno impegno del gna un foglio bianco a ciascuno da ponei licei di tutta Italia i “Giochi Di devuto. ter usare come brutta copia per fare Archimede”, per i quali alcuni ragazzi si sono dati battaglia a suon di raArrivato a scuola, comunque, mi conti o prove. Le olimpiadi hanno inizio. gionamenti logici. Consistono in 25 sentivo come prima di un compito in problemi a risposta multipla riguar- classe ma questo stato d’animo non Avevo tra le mani tutti i testi e danti appunto Geometria, Algebra, era condizionato dalla paura di non mi misi subito a lavoro con la prima Teoria dei numeri e Combinatoria. saper rispondere ma dalla voglia di delle due facciate. I primi 12 eserEssendo uno dei partecipanti, cominciare. Piú o meno tre ragazzi cizi che si trovano da un lato della quel giorno mi svegliai con uno spi- da ogni classe (il biennio separato dal fotocopia erano relativamente facili rito diverso dal solito sapendo anche triennio) si sono ritrovati in palestra perché con qualche conto e provando che il tempo che era stato destinato dove erano stati preparati molti ban- tutte le soluzioni si riusciva ad india questa prova mi avrebbe fatto salta- chi distanti l’uno dall’altro di piú di viduare quella esatta. Non mi sono re due ore e qualcosa di piú di nor- un mentro. Quando tutti i palestra basato molto su regole matematiche, male scuola. Ma non ero contento avevano preso posto un professore co- sia perché alcune non le conoscevo solo per questo, in realtà mi diverte mincia a spiegare le regole. Per ogni sia perché altre non le ricordavo bemolto mettermi alla prova ragionan- domanda si poteva scegliere tra 5 ri- nissimo, tanto da arrivare a calcolare do su problemi di questo genere ma sposte ad ognuna delle quali era as- in colonna una somma di quasi 70 avrei preferito di gran lunga prepara- segnata una lettera che doveva essere addendi, operazione che avrei risolto

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la voce subito con una facile formula. La seconda pagina per me si è rivelata piú difficile; Non avendo trattato ancora gli argomenti di calcolo combinatorio e probabilità, non avevo idea di come affrontare alcuni esercizi, mi sono

cosí trovato impreparato anche sulla geomentria solida. Maggior fortuna l’ho avuta con la geomentria piana (passione personale) e con alcuni problemi simili a indovinelli che mi diverto a risolvere nel caso li trovassi,

ad esempio, in rete. Tutto sommato, questa dei “Giochi di Archimede” è stata una bella esperienza e sarei ben lieto di riviverla l’anno prossimo tentando di migliorare il mio punteggio.

Uno sguardo sul mondo A riflettori spenti di Marjane & Elliot ort-au-Prince, alle 16.53 del 12 gennaio 2010 qualcosa ha stravolto le vite di migliaia di persone. una scossa di magnitudo 7.0 ha distrutto tutto ciò che ha incontrato lungo il suo passaggio. Subito, giornalisti e televisioni mondiali si sono mobilitati per tenerci informati sugli sviluppi della tragedia. Ma questo per quanto è durato? poco tempo, dopodiché è calato il silenzio. Oggi, infatti, dopo circa un anno, ad Haiti la situazione non è cambiata; alla “beffa” iniziale si è aggiunto il problema del colera, malattia facilmente trasmissibile, la cui prima causa è la mancanza di igie-

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ne. Come è noto, ogni epidemia ha il suo untore; per la peste del ’300 vennero accusati gli ebrei, invece, rei di questa forma acuta di dissenteria, sono stati ritenuti i caschi blu nepalesi. La Croce Rossa, tuttavia, ha smentito tutto, aggiungendo come la malattia sia dilagata per la scarsità di cure e strutture adeguate, indipendentemente dal terremoto. Non è forse anche la mal distribuzione di viveri e di aiuti ad aver contribuito a peggiorare questa situazione? Certamente molte associazioni si stanno mobilitando per trovare delle soluzioni, ma come fare se fino ad oggi solo un parte delle macerie sono state tolte e se la ricostruzione non è ancora partita? Inoltre,

sulle già presenti problematiche, grava anche la presunta “tratta di bambini orfani”, destinati, i piú fortunati, a un’adozione illegale, gli altri alla prostituzione, o persino alla vendita di organi. Molti abitanti di Haiti, sopravvissuti al terremoto, si ritrovano cosí a morire per le strade in un ambiente di degrado; mentre noi, rinchiusi nella serenità del nostro vivere quotidiano, ci limitiamo a commentare questo triste scenario con un egoismo nascosto. Infatti, si ritiene che la scelta piú semplice sia sfuggire alla propria coscienza. We could only make a better world all together.

Pubblicità regresso? di Amaranth

vita certe differenze non possono contare, rifiuta l’omofobia, non essere tu ccendo la tv. Pubblicità progresquello diverso”. L’omofobia dunque so, Ministero per le Pari Opportuniè una cosa cattiva ma. . . Che cos’è? tà. Bene bene, vediamo cosa ci ha preQuesti potrebbero essere i pensieri parato il nostro caro Ministro Mara Carfagna. Sirene spiegate, atmosfera di un qualsiasi telespettatore di mecupa e una donna su un’ambulanza. dia cultura e istruzione davanti allo Le premesse, non credo siano delle spot in onda a partire da Novembre migliori. Primo piano dell’autista, e 2009, che fa parte della campagna istia questo punto l’amletico interrogati- tuzionale di sensibilizzazione contro vo: t’interessa di piú se assomiglia a i comportamenti discriminatori.

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suo padre, a sua madre, o non t’importa? Arrivata in ospedale la donna viene spinta in barella da un dottore (o forse un infermiere?), e di nuovo la domanda: “t’interessa se di scarpe porta il 42, il 43, o non t’importa?”. Entrata in sala operatoria (o forse sala parto), appare una coppia di medici, un uomo e una donna, e l’ultimo quesito: “t’interessa se sono omosessuali, eterosessuali, o non t’importa?”. E per concludere, lo slogan: “nella

Come ben sappiamo, la base per una buona comunicazione è avere a disposizione il medesimo codice, ovvero possedere all’incirca lo stesso bagaglio lessicale per poter avere una corretta ricezione del messaggio. Ma, nel caso in cui si abbia l’intento di comunicare un cosí importante messaggio a tutta la popolazione italiana, che naturalmente non è omogenea per cultura e istruzione, non si dovrebbe tentare di esplicarlo attra6

verso non solo le parole, ma anche le immagini? Nello spot tuttavia non c’è alcun tipo di immagine che mostri cos’è l’omofobia (che, per chi non lo sapesse, viene definita come paura o avversione verso omosessuali, bisessuali o transgender). Non vi è neanche una pur velata allusione a coppie dello stesso sesso. E ciò porta addirittura a un paradossale rovesciamento del messaggio: omosessualità è sinonimo di qualcosa che non può essere mostrato ma che è presente nella nostra società e va opportunamente celato. I due medici in sala operatoria, in semi-ombra, minacciosi, i colori cupi e la situazione di estrema urgenza non aiutano di certo a rassicurare lo stato d’animo dello spettatore, che in tal modo non si trova predisposto alla riflessione critica sulla realtà, fine ultimo, a mio avviso, di una Pubblicità Progresso. E cosa dire a proposi-


Uno sguardo sul mondo to degli slogan? Nella vita certe cose non possono contare, a voler dire cioè, che in situazioni di emergenza, l’orientamento sessuale delle persone non dovrebbe interessare a nessuno. Ma a quanti interesserebbe in altri contesti, per citarne alcuni, istruzione, politica, religione? Allora, quale messaggio deviato potrebbe arrivare alle orecchie dei telespettatori, forse rispettare gli omosessuali per mero opportunismo? Per non parlare poi della evidente contraddizione contenuta nell’assioma non essere tu quello

Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010 diverso. Non è forse lo stesso omofobo a definire diverso l’omosessuale, e in quanto tale, lo disprezza? Al medesimo modo con un’affermazione di tal guisa non si fa altro che aumentare il divario tra ciò che per l’omofobo convinto è la normalità e ciò che è la sua percezione della diversità, portandolo non a una “redenzione”, quanto piuttosto a un’autoaffermazione del proprio, degenerato, pensiero. È vero che il fine giustifica i mezzi, come insegna il caro Machiavelli; è vero anche che attraverso la campa-

gna di cui fa parte questo spot il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna ha tentato di abbattere quei tabú che da sempre sulla scena italiana non hanno permesso di affrontare problematiche quali i diritti e i soprusi subiti dagli omosessuali; tuttavia non è altrettanto vero che spesso è meno deleterio tacere piuttosto che, per perseguire un giusto obiettivo, utilizzare mezzi fuorvianti e totalmente inadeguati? Ai telespettatori l’ardua sentenza.

Il “Porcellum” è una “porcata”. . . ma perché? di Ceccho B.S. a controversa legge num. 270 del 21 Dicembre 2005, chiamata anche Legge Calderoli, descritta dallo stesso ineffabile ministro Roberto Calderoli come una “porcata”, è l’attuale legge elettorale Italiana. A causa dell’epiteto del ministro leghista e secondo l’uso degli addetti ai lavori di storpiare in un latino maccheronico le leggi elettorali, oggi noi la conosciamo come “Porcellum”. Come se fosse un bambino che nessuno vuole, ma che a tutti serve per fare i lavori piú umilianti, essa è criticata da tutti i politici italiani, nessuno escluso — nemmeno il “padre” — in pubblico, ma nessuno ha mai tentato di sostituirla. Ma perché la legge che ha eletto sia la Sinistra nel 2006 sia la Destra quando è caduto il governo Prodi è tanto contestata? Cercherò di chiarire prima a me stesso (cosa non facile dato il linguaggio complicato e, forse, volutamente oscuro in cui è scritta questa legge), poi a voi, i meccanismi del “Porcellum”: Come prima cosa, essa è un miscuglio complicato tra i due principali sistemi di votazione, cioè tra sistema maggioritario (quando viene eletto solo il candidato del partito che ha ottenuto la maggioranza dei voti in ciascun collegio elettorale) e il sistema proporzionale (quando ven-

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gono eletti i candidati dei partiti in proporzione ai voti ottenuti). In secondo luogo, queste liste elettorali, al momento del voto, hanno sia il proprio Capo della Coalizione sia le proprie liste di nomi “bloccati” perché l’elettore non può scegliere chi votare, ma sono i partiti che scelgono chi mandare a rappresentare il popolo in Parlamento; di conseguenza, l’elettore può mettere solo una X sulla lista scelta e il suo voto varrà per tutta la lista indistintamente. Inoltre, la coalizione che ha ottenuto il maggior numero di voti ottiene un premio del 55% dei seggi del Parlamento. La soglia minima che permette ai partiti di venire eletti è del 4% (2% se il partito è collegato a una coalizione) alla Camera e l’8% (3% per i partiti coalizati) al Senato. A parte, vengono eletti, senza premio di maggioranza, 12 deputati e 6 senatori per quanto riguarda la circoscrizione Estero, mentre non vi sono meccanismi che favoriscano la rappresentanza delle donne nel Parlamento. È evidente che questa legge ha numerosi difetti e ben pochi pregi, oltre a quello di fotografare, grazie alle sue caratteristiche proporzionali, l’orientamento effettivo dei voti nel Paese. Le liste bloccate, il premio di maggioranza forse eccessivo e le coalizioni “forzate” sono quelli piú chiari, ma in sostanza questa legge ha in sé i difetti di entrambi i sistemi elettorali, poi-

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ché forza i partiti a unirsi in coalizioni caratterizzate dalla scarsa coesione interna (l’Ulivo di Prodi raccoglieva tutti i partiti che andavano dai centristi della Margherita e l’UDEUR ai Verdi e ai vari Partiti Comunisti), il che favorisce l’ingovernabilità; le stesse coalizioni però subito dopo le elezioni sono assai forti numericamente (la coalizione che ha vinto le scorse elezioni ha avuto la maggioranza piú forte della Repubblica, ma adesso. . . ). Il “Porcellum” crea delle gigantesche coalizioni dai piedi d’argilla, destinate a sgretolarsi nel giro anche di un anno. E non sarà certo il dissolvimento del Governo Berlusconi a cambiare le cose, poiché anche il governo successivo, eletto con gli stessi parametri, finirà per soccombere alle scaramucce di palazzo. Da qualche anno, occasionalmente, i politici dichiarano di voler trovare alternative a questa pessima legge, senza però proporne in Parlamento. Il perché è chiaro: sebbene le coalizioni siano ingovernabili, esse permettono a tanti partiti assai piccoli di essere rappresentati. E non è solo una questione di ideologia poiché, se un politico rimane in Parlamento per poco piú di due anni, ha diritto alla “pensione” mensile, che inizierà ad essergli versata a seconda degli anni trascorsi nell’emiciclo. Basta resistere per due anni e il gioco è fatto.


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la voce

Oltre noi stessi Appello ai “giovani di ieri” di Gaia =p & Lolò a scuola è luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l’acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica.” (Statuto delle Studentesse e degli Studenti della Repubblica Italiana, art. 1 comma 1.). Coscienza critica: capacità di attenzione e analisi verso le cose, le persone, gli eventi e le ragioni degli eventi, essenziale per la costruzione di una personalità matura e compiuta e per la conquista di autonomia e libertà di comportamento e giudizio. A quanto sembra, quindi, la scuola dovrebbe prepararci al mondo, dovrebbe essere una sorta di palestra di vita, che ci educhi, in sintesi, ad una libertà cosciente. Ci dicono che se non si conosce quello che si ha intorno, se non si ha di che dire di fronte al mondo, se non si è in grado di essere critici e capaci di discernere il vero dal falso, capire quando cercano di annullare il nostro pensiero e non si impara come difenderlo, non serve a un granché memorizzare quattro operazioni, due date e qualche verso in latino. Ci dicono di riflettere e rivendicare la libertà in

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ogni sua forma, di esprimere i nostri pensieri, sempre, soprattutto se qualcuno cerca di imporci i suoi, ma poi, quando tentiamo di farlo, non solo il piú delle volte stentano ad offrirci tutti i mezzi per riuscirci, ma, anzi, provano addirittura ad ostacolarci o a screditare le nostre idee, liquidandole con sciocche argomentazioni o con una semplice presa di potere nei nostri confronti. E basta poco ad accorgersene, basta guardarsi un po’ intorno, senza andare a cercare troppo lontano: sembra quasi che la nostra Voce si tema. Fortunatamente c’è ancora qualcuno che dà prova, con i fatti e non solo con le parole, di voler aiutare chiunque mostri tenacia e voglia di fare, qualcuno che crede che anche da questa generazione di giovani si possa ancora tirar fuori qualcosa di buono. Chiunque stia leggendo questo articolo sarà giovane o sicuramente lo sarà stato e quindi si sarà sentito piú volte apostrofato come uno dei “giovani di oggi, che non hanno l’impegno dei loro predecessori, capaci solo a lamentarsi e a protestare, che porteranno il mondo allo sfascio; sicuramente piú volte ognuno di voi avrà

avuto bisogno dell’appoggio dei “giovani di ieri. Ecco, noi chiediamo proprio a voi, voi che oggi siete i giovani di ieri, di darci spazio, di darci aspettative, dateci la possibilità, anche nelle piú piccole cose, con progetti, con giornalini scolastici, opuscoli, di far sentire che ci siamo e abbiamo voglia di dirvelo, dateci la fiducia che voi stessi avreste voluto: fateci parlare, discutere, cambiare idea e state certi che lo faremo con la voglia di migliorare la realtà. Ma soprattutto fateci scrivere, date sfogo alla nostra volontà di incidere nero sui bianco i nostri pensieri, le nostre speranze, le nostre proposte perché circolino e si confrontino con le altre.

le stesse etichette, alla stessa moda. Ormai corrono tutti dietro a questo. In un mondo sempre piú frenetico, in cui è difficile trovare se stessi, gli adolescenti, per non perdersi, decidono di uniformarsi all’opinione altrui, cercando negli altri una conferma delle proprie scelte ed adattandosi alle etichette: la cosa peggiore che possa esistere in questo mondo. Ma la domanda è: che cosa ci spinge a rinunciare alla nostra identità per appartenere a gruppi di “cloni”? La paura, di solito. Principalmente la paura di esporre le proprie idee e non essere ascoltati, di essere giudicati,minacciati o, peggio ancora, derisi.

Allora meglio non pensarci, meglio rifugiarsi nel finto mondo del “gruppo”, della massa che va sempre da una sola direzione, quella che va bene a tutti coloro che ne fanno parte. Perché alla fine ci professiamo tanto tolleranti, mai poi siamo i primi a puntare il dito verso chi non la pensa come noi, verso chi, invece di rimanere plastica, aspira a diventare oro, argento, rame. Persone, che hanno il coraggio di mostrarsi al mondo per quello che realmente sono e che dovrebbero essere d’esempio.

Perché i giovani che scrivono sono giovani che si informano, che leggono, studiano e spingono altri a farlo, i giovani che scrivono sono giovani che dialogano, si misurano, scambiano idee, i giovani che scrivono sono giovani che finalizzano la cultura fissata sui libri ad una cultura attiva, dinamica, viva, i giovani che scrivono sono giovani che pensano. E forse è proprio questo il problema: i pensieri spaventano e, quando sono genuini e giusti addirittura terrorizzano.

Gente di plastica di Sara Paolucci criveva“Ormai tutti non fanno che ascoltare la stessa musica di plastica e avere lo stesso impiego di plastica e seguire anche la stessa moda di plastica. “ [Skins] Ora, immaginiamo tanti oggetti, tutti di plastica ma di forme e dimensioni diverse: la chimica ci insegna che, indipendentemente da ciò, il rapporto tra la loro massa e il loro volume, cioè la densità, sarà rappresentato sempre dallo stesso valore. Bene, la nostra società è diventata un po’ la stessa cosa: tante persone, apparentemente diverse ma in fondo uguali, tutte uniformate al-

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Si dovrebbe smettere di nascondersi dietro questa falsa voglia di essere alternativi che va creando una


Oltre noi stessi massa che si distingue da un’ulteriore massa, dando vita ad un processo di emarginazione sociale, tutt’altro che vantaggioso per il futuro dei giovani. Tutto ciò che sta venendo fuori oggi è una perdita collettiva dell’identità, da non intendere come problema giovanile e come fase di transizione fra l’adolescenza e l’età adulta, ma come vero e proprio fenomeno di massa, che intacca le menti delle nuove generazioni e le spinge a sentirsi parte di finti gruppi, a creare falsi miti, spesso sbagliati e a chiudersi alle proposte piú adatte per i giovani. Le iniziative

Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010 socialmente utili, come il volontariato, le giornate mondiali per i giovani o semplici progetti di comitati provinciali o enti regionali, dovrebbero essere abbracciate dalla maggioranza dei ragazzi affinché si compia quella che è un’esperienza formativa, importante per la crescita sociale di un futuro uomo. Succede qualche volta che gli adulti non si accorgano, dei cambiamenti caratteriali e non dei giovani e in altri casi che se ne accorgano ma arginando il problema con indifferenza, quasi a voler dire che sono incapaci

di comunicare se non con l’aiuto del computer, mentre dovrebbero sapere che parlando con qualcuno di loro, si possono trovare ragazzi maturi ed intelligenti, che nascondono volontariamente il loro intelletto per far sí che altri li conducano e li guidino, magari verso qualcosa che a loro non piace, ma che fingono di apprezzare per farsi apprezzare. Ecco come l’oro può nascondersi dietro la plastica, ma l’importante è mandare un messaggio: in questo mondo la plastica non è l’unico materiale esistente!

Fly High with the Spaghetti Monster di Nevermore & Fiamma

Volante) è uno e trino: unione indissolubile di pasta, polpette e parmigiano. La pasta dona al Dio la capacità di volare e di estendersi nell’universo ed è divisa a sua volta in tre parti:

nota del coordinatore: Il seguente articolo non ha alcun intendimento blasfemo, ovviamente. Si tratta di quel che gli antichi chiamavano ludibrium1 , ossia un gioco intellettuale. Infatti, la religione “pastafariana” è nata negli U.S.A. come risposta ironica alle continue ingerenze in campo didattico da parte di gruppuscoli vociferanti di fondamentalisti cristiani che hanno chiesto – e talvolta ottenuto – di affiancare all’insegnamento dell’evoluzionismo quello del creazionismo. Chi promuove argomentazioni assurde deve accettare anche risposte folli, non trovate? agari anche voi, passando davanti a una chiesa, una moschea, una pagoda o un altare satanico vi siete sentiti fuori posto, come quando dopo una sbornia ci si risveglia in un monastero sull’Himalaya, con la testa rasata e una sorta di tenda arancione come abito. Magari anche voi pensate che un dio barbuto o un elefante con svariate braccia siano anacronistici in un’epoca dominata dai Gormiti e dagli omini della conga. Magari anche voi siete stanchi di dovervi svegliare ogni domenica mattina, di dover usare continuamente una bussola per sapere in che direzione pregare o, ancora, di farvi il bagno nel Gange insieme a una miriade di cadaveri. Se avete voglia di cambiare vita e volete passare dalla parte di un Dio vero e giusto al di fuori di ogni dubbio allora è tempo anche per voi per convertirvi al Pastafarianesimo. Il Pastafarianesimo è un’antica religione rimasta nascosta a lungo e rivelata nel 2005 dal suo profeta Bobby Henderson in risposta alla decisione del consiglio per l’istruzione del Kansas di assegnare lo stesso tempo alla spiegazione delle teorie creazioniste e di quelle darwiniane nei corsi di biologia. Benché abbia preso piede negli ultimi anni, il culto è stato vanto di pochissimi adepti sin dagli albori della civiltà, ma, di fronte all’avanzare delle altre, religioni, Sua Pastosità non ha potuto fare nient’altro che rendere pubblica al mondo la sua esistenza. Ma andiamo ora ad analizzare la Sua figura nel dettaglio: il Flying Spaghetti Monster (FSM Mostro Spaghetti

la Meatera: è simbolo di forza e giustizia, viene considerata la fonte del potere del Dio e può essere immaginata come un ammasso informe ed infinito che muta continuamente. Ma vi conviene non immaginarlo affatto o Lui potrebbe adirarsi, essendo queste cose al di fuori delle nostre possibilità;

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lo Spaghettien: viene chiamato dai fedeli “la Sua Spaghettosa Appendice” e serve al Mostro Spaghetti Volante per toccare qualsiasi cosa voglia (ebbene sí, qualsiasi cosa, anche quello a cui state pensando ora, brutti maniaci); il Saucon: è il velo invisibile che tiene unite le varie parti del Dio. Le polpette sono considerate l’insondabile mente di Sua Spaghettosità che, grazie ad esse, può vedere, udire e comprendere ogni cosa nell’universo da lui creato. Il parmigiano infine è un elegante abbellimento (non che Lui sia vanitoso), particolarmente adatto al periodo natalizio, tra l’altro. Ora che abbiamo un’idea precisa del Dio, possiamo analizzare i dogmi del culto, considerati veri per fede, ovviamente, e per fiducia nella sacra persona del profeta. All’inizio dei tempi vi era solo il Mostro Spaghetti Volante, null’altro, a parte una buona dose di alcolici. Circa 10.000 anni fa, dopo un’intossicazione alcolica dovuta alle venefiche bevande, il Dio generò l’universo, la cui imperfezione è dovuta proprio allo stato alterato in cui versava Sua Pastosità. I piú stolti tra di voi obietteranno che le tracce dell’evoluzione presenti sulla terra sono la prova che il mondo ha ben piú di qualche migliaio di anni ed altri ancora piú stupidi affermeranno che stabilire 9


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la voce l’età dei reperti attraverso il metodo del carbonio-14 è un metodo inattaccabile. Rido al solo pensiero che qualcuno creda vere queste assurdità! La risposta è ovvia e perfettamente logica: ogni volta che gli scienziati vanno ad effettuare una misurazione il Dio interviene con la Sua Spaghettosa Appendice a modificare i dati raccolti e, allo stesso modo, inserisce un po’ ovunque le prove della selezione naturale, al solo fine di testare la fede dei suoi adepti. Una delle domande che si pone ad ogni religione è: perché un Dio cosí buono, misericordioso e appetitoso, un Dio che può essere ovunque in qualsiasi momento, permette che nel mondo ci siano tanti disastri (terremoti, uragani, maremoti) che portano morte e distruzione, perché è presente il riscaldamento globale, perché c’è l’effetto serra? La risposta è semplice! È inutile dare la colpa a Sua Spaghettosità, poiché bisogna cercare la risposta in semplici dati oggettivi! È infatti risaputo che tutti i disastri naturali sono dovuti alla diminuzione dei pirati. È stato fornito un grafico che prova la proporzionalità inversa tra il numero dei pirati e la temperatura globale. Sin dal XIX sec. Infatti, la progressiva diminuzione del numero di pirati ha causato fenomeni come la rivoluzione industriale, che è stata solo l’inizio dell’effetto serra, e altre disgrazie come le due guerre mondiali. Una prova a sostegno di questo “dogma” è che la Somalia è lo Stato che possiede il maggior numero di pirati ed è al contempo lo Stato che emette la minore quantità di anidride carbonica. Nel Pastafarianesimo, inoltre, non mancano dei codici di condotta, 8 comandamenti, noti come gli otto “Io Preferirei Che Tu Evitassi”. Queste leggi vennero dettate dal Mostro Spaghetti al Capitano pirata Mosey, durante il viaggio di quest’ultimo

sul Monte Sugo. Vennero poi rinominate dal Capitano “comandamenti” e in seguito “condimenti” dalla ciurma di Mosey. In realtà, pare che i comandamenti fossero inizialmente 10, ma il capitano Mosey perse due tavole durante la discesa dal Monte Sugo, ed è questa la causa della debole moralità dei Pastafariani e della poca diffusione della religione. Per il resto le usanze tipiche di questa religione sono poche: l’uso della parola RAmen alla fine delle preghiere, il venerdí come festa religiosa, il dovere di vestirsi da pirati. A questo proposito è utile citare il caso di uno dei martiri del Pastafarianesimo, Bryan Killian, uno studente della Carolina del nord, che venne sospeso dalla scuola poiché indossava abiti da filibustiere durante un venerdí. Lasciando da parte la teoria della religione passiamo alla pratica: perché convertirsi al Pastafarianesimo? Innanzitutto, come gli spaghetti che adorano, i pastafariani hanno una sottilissima moralità, inoltre, cosa piú importante, anche il culto del Mostro Spaghetti volante ha il suo paradiso, in cui si ergono un vulcano di birra e una fabbrica di spogliarelliste/i. Ma attenti a non far arrabbiare il Dio! Benché non sia permaloso e non gli importi se adorate qualche altra divinità, si infuria terribilmente se preferite le mezze maniche agli spaghetti! In quel caso potreste anche finire all’inferno, un posto terribile, simile al paradiso ma con un vulcano che erutta birra calda e stantia e con le/i spogliarelliste/i tutte/i con diverse malattie veneree. note 1 Si

veda in proposito la definizione di Frances Yates nel suo The Rosicrucian Enlightenment, 1972 (trad. it. L’illuminismo dei Rosa-Croce).

Malleus maleficarum di Nous & Dandi remate, tremate, le streghe son tornate!” Questo era uno degli slogan piú noti del movimento femminista degli anni ’70 che vedeva nella strega il simbolo della ribellione alla società patriarcale. La strega secondo la credenza popolare, rappresentata in volo a cavallo di una scopa, con i capelli rossi o un neo nell’iride dell’occhio (il cosiddetto “segno del diavolo”) è una donna ritenuta dotata di poteri occulti. Il termine deriva dal latino “strix” con cui si indicava un rapace notturno (barbagianni) dal verso acuto, al quale vennero associate le streghe e le loro pratiche. Sebbene il suo mito abbia origini antichissime la sua persecuzione nasce nel 1484 con la Bolla di Innocenzo

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VIII, Summis desiderantibus affectibus, in cui egli riconobbe ufficialmente la stregoneria come entità reale. In questa bolla venivano citati due frati domenicani Heinrich Kramer e Johann Sprenger che pubblicarono intorno al 1486 un manuale “investigativo”, il Malleus Maleficarum (Il martello delle streghe), allo scopo di debellare la stregoneria in Germania. Questo libro riconosciuto, non solo dall’assemblea legislativa cattolica, ma anche da quella protestante, divenne fino al 1650 il manuale inquisitoriale della caccia alle streghe, e sebbene non sia mai stato adottato ufficialmente non fu neppure mai inserito nell’Indice dei libri proibiti tanto che ne furono stampate oltre trentacinquemila copie. Secondo il Malleus, i veri colpevoli delle sventure, che prima venivano 10

attribuite alla malvagità di satana, sono gli esseri umani poiché le forze demoniache, prive di poteri autonomi, potevano fare il male solo tramite un agente umano. Pertanto le donne, a causa della loro debolezza intellettuale, sono per natura predisposte a cedere alle tentazioni del maligno. Ciò è comprovato, secondo gli autori, dal fatto che la parola femina (donna) deriva da fe + minus (fede minore) e giustifica la presenza nel titolo del volume della parola “maleficarum” con la vocale femminile. Ma chi poteva essere accusata di stregoneria? Se tutte le donne avvenenti suscitavano un particolare sospetto, lo stesso avveniva per vedove, prostitute, e soprattutto levatrici, per la loro intima conoscenza ed esperienza di quelli che gli inquisitori consi-


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nico

Forza Albert

La Prof.ssa Hack con alunni e il Dirigente Scolastico. deravano i misteri femminili. Infatti, era credenza comune che i bambini nati morti o malformi fossero in realtà stati uccisi dalla levatrice come sacrificio al demonio. Gli inquisitori, ovviamente, in quanto rappresentanti di Dio, erano immuni dai poteri delle streghe che per esempio potevano uccidere persone e animali con uno sguardo, il famoso “malocchio”, o addirittura suscitare negli uomini un amore forsennato o un odio furibondo e in altri casi possono rivelare il futuro. Quando una strega veniva arrestata, si prendevano particolari precauzioni per neutralizzare i suoi poteri: le si negava il legame con la terra, e quindi, attraverso di essa con le regioni infernali; si cercava di evitare il contatto diretto con le sue mani e di fronte al giudice doveva rimanere voltata di spalle impedendole qualunque tentativo di ammaliarlo con lo sguardo. Nelle inchieste la regola che veniva applicata alle prove era semplicissima: qualunque fatto su cui giurassero due o tre testimoni veniva accettato come vero. Se l’accusata non confessava subito si passava alla

tortura che prevedeva i metodi piú disparati: l’uso del ferro infuocato, la rasatura dell’intero corpo (al fine di trovare il famoso marchio del Diavolo), lo stritolamento in una morsa dei pollici, delle dita dei piedi e delle gambe. Addirittura si poteva anche promettere di salvarle la vita e tale impegno non doveva essere necessariamente mantenuto: non c’era alcun obbligo di rispettare la parola data a una strega, essa non aveva alcun diritto. Paradossalmente seppure in Italia nasce la base teologica e filosofica per queste persecuzioni esse saranno ben piú numerose sia in Francia sia nei paesi germanici quali la Gran Bretagna e la Germania. Ma questo fatto, però, è puramente statistico, in quanto nei paesi sopra citati esistono ancora archivi intatti della caccia alle streghe, che spesso venivano eliminati dagli stessi parenti per cancellare ogni prova di cattivo nome della famiglia. Il revival della stregoneria ha preso il via nel 1951 in Inghilterra, con la nascita di un vero e proprio culto fondato da Gerald Gardner. Si trat-

ta di una specie di neo-paganesimo chiamato Wicca, che in inglese antico sta a indicare la persona che pratica la magia il cui testo religioso è il Libro delle Ombre. Da ultimo pare che la capitale della magia sia Torino. Secondo l’opinione di alcuni studiosi, questa città è il crocevia di tutte le energie magiche del nostro pianeta, che vengono convogliate in un punto ben preciso: sotto l’aiuola di Piazza Statuto, in coincidenza con la botola che si apre sulle fogne. “Dichiaro, che tra le molte donne che io condussi al rogo per presunta stregoneria, non ve ne era una sola della quale avrei potuto dire con sicurezza che fosse una strega. Trattate i superiori ecclesiastici, i giudici e me stesso, come quelle povere infelici, sottoponeteci agli stessi martiri e scoprirete in noi tutti dei maghi” (F. von Spee, confessore delle streghe condannate al rogo in Wurzburg 1631). L’ultima strega condannata a morte in Europa fu Anna Göldi, uccisa nel 1782, a Glarona in Svizzera.

Forza Albert Margherita Hack all’Einstein di Sabba

Margherita Hack ha lasciato a noi studenti delle classi quinte, la mattina iete un liceo scientifico, quel- del 6 Novembre, in conclusione del li a cui piace la fisica si ricordi- meraviglioso discorso che ha gentilno che l’astrofisica è uno splendido mente concesso di tenere nella sala laboratorio di fisica.” conferenze del nostro vicino ITIS. Un È questo il messaggio finale che

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esplicito invito rivolto a noi giovani, perché siano sempre di piú i ragazzi che intraprendono gli studi di astrofisica, e, a mio parere, la Hack è riuscita ad essere davvero convincente. Con una perfetta sintesi del pro-


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nico

la voce

Durante la conferenza. gressivo percorso scientifico nella scoperta della composizione e della vita degli astri, di sviluppo in sviluppo, è stata capace di trasmetterci in un’ora almeno un po’ della sua immensa passione per l’universo. Partendo con i primi tentativi di calcolare la distanza delle stelle tramite il metodo della parallasse, lo stesso che viene utilizzato comunemente dai geometri, intorno al 1800, fino ad arrivare alla nascita della cosiddetta astrofisica, ossia lo studio della fisica dei corpi celesti. Il passaggio dall’astronomia a questa nuova disciplina avviene quando l’uomo non si accontenta piú di osservare gli astri e cercare di capirne la collocazione e il movimento, ma inizia invece ad interrogarsi sulla loro composizione chimica, temperatura, densità, fonte di energia e su come una stella evolva, invecchi e muoia. L’unico modo di analizzare questi corpi pressoché irraggiungibili, è di misurare le radiazioni che essi emettono, quindi in primo luogo tramite la luce; in un secondo tempo si è scoperto però che questa non è l’unico tipo di radiazione emessa e si è passati perciò a studiare tutta la gamma dello spettro elettromagnetico. Per comprendere questi messaggi contenuti all’interno delle radiazioni c’è bisogno che si utilizzino davvero tutti i campi della fisica ed ecco che il cielo diventa un immenso laboratorio a disposizione dell’uomo. Le prime deduzioni sulle caratteristiche delle stelle si sono basate sul loro colore, grazie al quale è stato possibile individuare la loro temperatura; ma anche quelle tendenti al rossastro, ossia le piú fredde, emettono un calore talmente elevato per cui l’unico stato possibile della materia è lo stato

gassoso. Si compí quindi la prima osservazione fisica dei corpi celesti, “le stelle sono degli enormi palloni di gas” ai quali è possibile perciò applicare tutte le leggi fisiche che conosciamo e scoprirne le altre caratteristiche. Per conoscerne la composizione chimica si analizza, come detto prima, lo spettro elettromagnetico e si giunge a constatare che nell’universo, approssimando in percentuale, su 100 atomi, 90 sono di idrogeno, 10 di elio e a seguire uno per tutti gli altri elementi, che diventano quindi, rispetto al resto, impurità, “noi siamo fatti di impurità che sono state costruite dalle stelle”. La Hack ci ha poi illustrato piú da vicino l’evoluzione delle stelle e il loro funzionamento, quasi fossero delle enormi centrali nucleari pulite, ossia che utilizzano le reazioni di fusione, senza perciò produrre alcun tipo di scorie. Il processo di creazione dell’energia che avviene nel nucleo, tramite la fusione di atomi di idrogeno in atomi di elio, è quel che si cerca di ricreare in laboratorio, per arrivare infine a risolvere il problema energetico mondiale. Il sole fa tutto questo automaticamente da circa 5 miliardi di anni, ma cosa succederà quando tutto l’idrogeno si sarà trasformato in elio? La forza di gravità avrà la meglio su quella di pressione del gas, la stella comincerà a collassare e in questo modo a riscaldarsi fino a raggiungere i 100 milioni di gradi. A questo punto l’elio si trasformerà in carbonio, creando cosí una nuova fonte d’energia; in questa seconda fase però, la produzione sarà enormemente maggiore di oggi e, per non esplodere, la stella dovrà espandersi, arrivando quasi ad inghiottire l’orbita terrestre 12

o comunque a trasformare il nostro pianeta in un deserto. Nelle stelle di grandezza simile a quella del nostro Sole, dopo le continue compressioni, il gas non sarà piú perfetto ma diverrà degenere e quindi, non in grado di compiere altre reazioni nucleari, portando la stella a raffreddarsi ed infine a morire. Ben altro discorso vale quando le dimensioni aumentano esponenzialmente, il gas rimane perfetto anche a temperature elevatissime e la stella arriva ad avere un nucleo di ferro che per l’eccessivo calore si trasforma in elio. Questa volta però la reazione sarà endotermica, cioè assorbirà l’energia, causando un raffreddamento talmente immediato da far precipitare tutta la massa verso il centro dell’astro; in questo modo tutti gli atomi piú esterni della stella, ancora in grado di produrre energia, compiono insieme le reazioni di fusione, fino a creare tutti gli elementi che noi conosciamo sulla terra. Questo è il fenomeno delle supernove, che esplodendo, si trasformano da centrali nucleari a bombe nucleari, facendo però nascere la vita, grazie alla formazione degli elementi, che diventeranno i pianeti e i loro abitanti. “Siamo fatti di impurità, però siamo impurità piuttosto intelligenti, per essere riusciti a capire tutte queste cose, da quel bruscolino che è la Terra”. Dopo aver cosí dipinto quindi, un dettagliato quadro della nascita del mondo, la nostra ospite si è offerta di rispondere ad alcune delle nostre domande: se è vero che tra ricercatori è presente tutt’ora una forma di discriminazione tra uomo e donna; come si è formato l’idrogeno iniziale delle stelle, che ha dato poi vita a tutto


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nico

Forza Albert

Un altro momento durante la conferenza. l’universo; verso cosa sono rivolti gli sviluppi dell’astrofisica moderna. Secondo Margherita Hack il numero di ricercatrici donna è estremamente inferiore a quello degli uomini, ma non per questo c’è una forma di discriminazione, anzi, la situazione va via via migliorando; ancora nel ’900 alle don-

ne non era permesso fare un lavoro di ricerca, ma adesso le possibilità sono molto piú ampie, basta metterci grinta e volontà. Per quanto riguarda la seconda domanda, la scienziata è stata piuttosto evasiva e quindi non abbiamo ottenuto una vera e propria risposta; infine ci informa che i nuovi

studi adesso sono per lo piú orientati verso la cosiddetta “materia oscura”.

re tempo, o semplicemente per non discutere, a volte addirittura neanche ci si rende conto di star mentendo, tale è l’abitudine, la convinzione che abbiamo imposto a noi stessi. Ma a quel punto si tratta di un altro argomento. . . la questione riguarda quanto ne sappiamo di noi stessi e quanto vorremmo se ne sapesse.

però, è evidente a tutti il fatto che un mondo in cui le persone non mentono sarebbe un’utopia. Ve lo riuscireste a immaginare? Potrebbe portare a enormi disastri perché, in effetti, non sempre siamo portati ad accettare o a sopportare le cose per come stanno. La verità. . . la verità può rivelarsi pesante, troppo grande o semplicemente non gradita; a volte crediamo che qualcuno non la meriti, e di conseguenza scegliamo di omettere, piú che mentire; altre volte può ribaltare la situazione, può smontare l’illusione in cui ci eravamo abituati a stare: e cosí ogni tanto troviamo un modo per evitarci questo intoppo, o qualcuno lo fa per noi (o contro di noi?).

Ci sono tantissime cose quindi che ancora non conosciamo sopra le nostre teste, se vogliamo rimediare perciò, cominciamo ad alzare piú spesso gli sguardi al cielo.

Oops, I did it again Le bugie hanno le gambe lunghissime di Marco, & Kyra oi siamo il frutto delle nostre scelte, è evidente, e ogni volta che parliamo, ogni singola volta che ci relazioniamo con gli altri, decidiamo se mentire o dire la verità, se essere onesti o disonesti, e spesso accade che qualcosa dal profondo del nostro animo ci spinga a dire il falso, qualcosa che non sappiamo spiegare ma che in ogni caso ci controlla completamente. Ma in fondo perché mentiamo? Cosa ci spinge ad alterare la verità o stravolgerla completamente? Per quale motivo scegliamo, consciamente o inconsciamente, di ingannare noi stessi o gli altri? “Ci sono poche ragioni per dire la verità — sostiene lo scrittore spagnolo Carlos Zafon — mentre quelle per mentire sono infinite.” In generale si mente per paura del senso di colpa, per non deludere o per convincere, si mente in continuazione, anche per le piccole cose, perché è piú facile che ammettere la verità, o per non rovinare la stabilità di un equilibrio, si mente per nascondere, per sembrare migliori e per prende-

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Insomma, sul perché gli uomini mentono ci sono forse anche troppe risposte, ma dire delle bugie è davvero una giusta strada? Come si fa ad affermare che ne esistono alcune a fin di bene? Com’è possibile che un termine che ha un’accezione universalmente negativa possa contenere in sé un qualche tipo di valore positivo? Mentire è una forma di ipocrisia che dimostra una mancanza di coraggio, un cammino che porta al disagio individuale ma anche collettivo, di cui ci si pente sempre, un gesto che non può essere giustificato, perché dimostra anche la mancanza di fiducia nell’altro: è quindi un qualcosa che va evitato, se possibile, e disprezzato anche. Dall’altra parte della medaglia, 13

Il punto è che le bugie sono alla base di tutto, purtroppo; fanno parte della nostra strategia di sopravvivenza alle situazioni complicate, e sono un qualcosa di difficilmente sradicabile. Esse, dunque, si inseriscono profondamente all’interno dell’animo umano, sono una peculiarità tutta nostra, che contribuisce a caratterizzarci


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la voce come esseri umani; e non possiamo farci nulla, esistono e basta: negarle sarebbe stupido e giustificarle irrazionale; continueremo quasi sicuramente a viverci in mezzo, riconoscendo il problema ma accettandolo passiva-

mente, ed esse seguiteranno a influenzare la nostra vita in tutti i loro aspetti negativi e positivi, a condizionarci nelle scelte e sí, perché no, forse anche a far funzionare la nostra società. Ciò che fa la differenza è riconosce-

re l’utilità della bugia. Quella bugia che vi ha messo in discussione, quella bugia che forse vi ha provocato una spiacevole sensazione di disgusto verso voi stessi. Quindi la domanda è : ne è valsa la pena?

soluzione: per esempio il bar potrebbe essere a numero chiuso, in modo tale da garantire ogni volta il numero giusto per una serata divertente e confortevole. Un altro modo per risolvere il problema potrebbe essere quello di organizzare piú serate in modo da poter ospitare tutta la gente in giorni diversi e risolvere il problema di spazio. La domanda piú interessante che mi viene in mente è se davvero esista una soluzione del quesito, oppure se siamo in un vicolo cieco, senza via di uscita. Che si tratti di un problema che la mente umana ha creato ma che non riesce a risolvere? Analizzando razionalmente la questione ci possono essere diversi generi di ragionamenti che la gente del luogo può seguire: uno casuale, basato sulla speranza che il locale sia poco affollato, che in realtà corrisponde al 50% delle probabilità; un secondo è quello di basarsi sulle dichiarazioni delle persone, che però possono liberamente mentire e quindi i dati ricevuti da questo tipo di scelta risulterebbero poco attendibili, anche se forse è il ragionamento che ha la probabilità di successo piú alta. Certamente sappiamo che nessuno avrà una probabilità superiore a quella del 50%, e questo rende El Farol un caso molto interessante e quasi unico nel

suo genere. Questo problema è stato analizzato e proposto dal Santa Fe Istitute, che si trova poco distante dal bar in questione (circa 5/6 minuti in auto), e che si occupa di sistemi complessi (in matematica, in economia, nel campo della vita artificiale e, addirittura, nel campo della ricerca della protolingua primigenia) come appunto quello di El Farol, che rientra in una categoria piú grande di problemi chiamata “Minority Games”: in questa serie di giochi il problema è tale che vince chi si trova in minoranza1 . Molti matematici e studiosi hanno provato a trovare una soluzione al problema, ma, finora, pare che nessuna abbia avuto l’intuizione giusta. Quindi, se casomai passaste per Santa Fe pensateci due volte prima di recarvi al bar El Farol, perché potreste trovarlo un tantino sovraffollato per i vostri gusti, oppure potreste fermarvi e cercare di risolvere l’enigma “impossibile” rendendo felice soprattutto il proprietario del bar El Farol.

El Farol, New Mexico di Erni on so se vi è mai capitato di andare a Santa Fe, nel New Mexico. Se ci andate, dovete sicuramente visitare El Farol Restaurant & Cantina (808 Canyon Road, Santa Fe, NM 87501-2726, Stati Uniti), che fa i migliori tacos della zona, ma che rappresenta anche uno dei problemi piú affascinanti del posto: infatti ogni giovedí sera la gente del luogo si riunisce in questo bar, dove però si sta stretti poiché il locale è di piccole dimensioni, cosí stretti che la serata rischia di diventare sgradevole, cosicché molta gente preferisce restare a casa.

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Sareste voi in grado di trovare una soluzione per El Farol? Considerate che il bar non può essere allargato e non esistono grandi alternative a questo locale. Alcuni hanno provato a dare una soluzione facendo un ragionamento statistico: infatti se meno del 60% della popolazione si reca al locale allora al serata potrebbe essere gradevole, altrimenti no; ma questa soluzione non convince poiché non si può prevedere in tempo reale quanta gente si recherà a El Farol e anche se lo sapessimo la gente, conoscendo questo dato, accorrerebbe di certo, tornando cosí al problema di partenza. Ci potrebbero essere vari tipi di

note 1 Problemi

simili, di agenti indipendenti che competono per la stessa risorsa, potrebbero essere: automobilisti che cercano una scorciatoia poco frequentata, visitatori a una mostra di successo, internauti che cercano di accedere alla stessa pagina web e cosí via.

I colori della letteratura Era la sua fermata, ma non scese di Gaia =P

ti tra le mani, gli ultimi stralci di una che istante, avrebbe estratto dalla traadolescenza splendente sulle membra colla di cuoio ormai schiarita dal temochi secondi e sarebbe apparsa levigate. po il taccuino dalla copertina di cardietro agli occhi velati dal chiarore tone e tra le righe inchiostrate avrebdel mattino, con le cuffiette nascoste Seduta vicino al vetro freddo di be incastrato con la biro scura qualdai capelli che lunghi le rivolavano in un finestrino, con lo sguardo perso che frammento di lei, del mondo, di mille onde sulle spalle minute e, stret- nello scorrere, avrebbe trascorso qual-

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danyck

I colori della letteratura

Umberto Eco ha appena pubblicato un nuovo romanzo, Il cimitero di Praga. com’era e di come avrebbe voluto che fosse. Poi, arrivata alla sua fermata, cosí come era apparsa, sarebbe sparita nei colori confusi del vociare della stazione, lasciandolo solo tra gli scomparti ormai pieni del nulla. Lo faceva ogni volta, l’aveva sempre fatto e l’infinito sembrava allora la distanza che lo divideva dal momento in cui lei avrebbe smesso di farlo. Eccola: la luce di un lieve sorriso a labbra chiuse incurvava i lineamenti dolci. Respirò profondamente e appannò il paesaggio infreddolito, tra i libri e i fogli cercò nella borsa la penna e un secondo dopo trovò an-

che l’agenda con gli angoli smussati dall’usura. La cuffietta sinistra, come al solito, le scivolò via dall’orecchio e lei delicata, come al solito, la rimise al suo posto. Lui si nascose dietro il sorriso del passeggero al suo fianco, nelle scintille di sole che iridavano gli occhi profondi come il mare di lei, tra le parole delle canzoni che le facevano illuminare il viso. Se solo avesse potuto, l’avrebbe tenuta lí per sempre, incastonata in quel bagliore di emozione per non lasciare che il tempo lavasse via gli attimi che la separavano dalla sua fermata, ma il tempo, invece, gronda15

va e tutto diventava sbiadito ricordo prima che lui potesse cristallizzarne l’essenza. Vagava tra i vagoni attendendola trepidante nelle membra trasparenti prive di vita, ogni giorno da quel giorno, quando per la prima volta l’aveva colta nel riflesso del vetro. Arrivata alla sua fermata, prima di scendere, lei aveva appoggiato i suoi occhi limpidi sul fondo di quelli di lui e si era impressa sulla sua anima. Di quel giorno non ricordava piú niente, solo il respiro che poco dopo gli era mancato per poi non tornare. Quel giorno lui morí. Il mattino dopo lei lo cercò con lo sguardo tra gli scomparti e fece lo


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la voce stesso quello seguente, ma di lui non c’era traccia sensibile, la sua essenza soltanto sembrava essere rimasta intrappolata nell’odore metallico dei vagoni. Lentamente, ad ogni fermata, lui la vide vittima della vita, la guardò cambiare la tracolla di cuoio con seriose borse di pelle nera sempre piú opaca, sostituire ai vestiti colorati scuri tailleures, al posto delle scarpe da ginnastica iniziò ad indossare alte decolté, poi il tempo iniziò a scavarle il viso, lui osservò le sue mani farsi scabre e la neve posarsi lieve sul mare dei capelli ora raccolti, le labbra persero di rossore e i movimenti di agilità, ma lui riusciva ancora a cogliere la primavera dietro gli occhi sbiaditi di lei e mentre le pagine di mille altri taccuini ne sfogliavano i pensieri sotto lenti spesse di occhiali presbiti, respirava l’odore ancora giovane del basilico e del limone. Fu un lunedí, un lunedí dei tanti, di quelli assopiti dei primi di marzo: lui la aspettava come sempre e lei arrivò malferma sulle gambe indolenzite. Un’insolita espressione le vagava sul volto.

Salí con sforzo sul treno ed entrò affannata nel vagone alla sua destra. Sfiorò tutti i sedili come fosse un rituale, sedette su quello dalla tappezzeria piú rovinata, delicatamente, per non fare troppa forza sulle ginocchia fragili e, lo sguardo nel fiume delle cose, respirò piú profondamente di quanto avesse mai fatto, quasi volesse poter rubare il profumo del tempo. Lui la guardava da lontano, con gli occhi lucidi di fronte a quel che prima o poi, non poteva essere altrimenti, sarebbe dovuto accadere: lei strinse i suoi ricordi stropicciati e lasciò che la vita fluisse via dolcemente, senza opporre resistenza. Lui tentennante si avvicinò al corpo freddo e una lacrima asciutta di chi non può piangere attraversò gli zigomi trasparenti. La folla incuriosita e preoccupata circondò la donna anziana che giaceva priva di sensi, il trambusto accerchiò lo scomparto, qualche voce cercò un medico, altre capirono che non sarebbe piú servito. Lui, in silenzio, tra la gente, le sfiorò le dita ancora curate, poi chiuse gli occhi, strinse le labbra fievoli e le ap-

poggiò alle sue ancora tiepide di vita. In quel leggero contatto le tirò via l’anima dal corpo appassito, la prese tra le braccia e la condusse oltre la gente e il mondo. Leggeri stettero invisibili nella luce che lisciò i lineamenti sgualciti di lei, mentre il vento ne sciolse i capelli ora di nuvola, le mani si fecero di nuovo levigate e le forme tornarono alla antica freschezza. Aprí gli occhi dietro le palpebre distese e all’istante lo riconobbe nel cuore senza piú battiti e brillò della luce limpida che era stata allora. Sotto di loro il treno stridette sui vagoni, era la sua fermata: lui guardò le porte aprirsi preoccupato, ma lei non scese, questa volta no, non l’avrebbe lasciato solo. Gli accarezzò dolce le gote tenui e negli occhi di lui specchiò i suoi. Si librarono stretti e lievi nell’aria del mattino e con le mani intrecciate svanirono insieme nel bagliore chiaro di un abbraccio per dissolversi in un velo luminescente. Oltre il tempo rimasero insieme nello splendore dell’amore piú puro. C’è chi dice fosse il Paradiso.

che, in un certo senso, fanno già parte del suo passato, che sono sfuggite per un’inezia e che pensava avesse perso per l’eternità; tutte le parole che avrebbe dovuto dire e tutte le occasioni folgoranti che un giorno sono apparse ma che non ha saputo cogliere, e che sono sprofondate per sempre nel nulla. Sentendosi soffocare, scende alla prima fermata che le capita e inizia a camminare senza avere una meta precisa. Niente e nessuno era riuscito a far andare via quel sentimento di tristezza ma soprattutto di solitudine che continuava a provare da tanto tempo. A nessuno, nemmeno a Giulia, era stata in grado di confessare ciò che la consumava dentro. Eppure era la sua migliore amica. Sí. Lei e Giulia si conoscevano da quando erano piccoline; erano andate a scuola insieme fin dalla prima elementare, avevano condiviso tutto e continuavano a farlo. Emma era sem-

pre stata una adolescente estroversa e molto allegra, capace di mettere di buon umore chiunque. Eppure adesso era cambiata completamente. Stava diventando un’ estranea anche per sé stessa. Com’è possibile che una sola persona possa avere la soddisfazione di farle crollare il mondo addosso? Anzi, la domanda vera e propria è “perché” tutto ciò era possibile? Solo perché lei non era stata abbastanza forte per combattere. Infatti pochi giorni fa i suoi le avevano sbattuto in faccia la notizia che avrebbe dovuto passare le vacanze da sua nonna. Non era stato il modo in cui glielo avevano detto che l’aveva ferita, tantomeno il fatto che non li avrebbe visti per alcune settimane. Ormai era abituata alla loro assenza, vedendoli soltanto la sera tardi quando tornavano dal lavoro. Era proprio ciò che le avevano comunicato che l’aveva sconvolta. Non che non avesse dei buoni rapporti con sua

Pioggia d’estate di Daph i solito, quando c’era qualcosa che non andava, cercava rifugio nella musica per impedire al silenzio di prendere possesso dei suoi pensieri. Già faceva fatica a metterli in ordine cosí com’erano, figuriamoci se qualcosa cominciava ad immischiarsi in essi. Cosí subito prende l’ipod e, frugando tra le varie canzoni, esce di casa, camminando apparentemente con distrazione verso la fermata del tram. Non riuscendo a trovare nessuna canzone che potesse scollegare il suo cervello dal mondo intero, rimette l’ipod dentro la borsa e sale sul tram. Si siede vicino al finestrino, appoggiandosi con la testa e lasciando che tutte le immagini scorressero velocemente davanti a sé. Pian piano i suoi occhi diventano lucidi e senza che potesse trattenerle, le lacrime cominciano a bagnare lentamente il suo viso. Ripensa a tutte quelle cose

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I colori della letteratura

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nonna o che le dispiacesse allontanarsi per un po’ dalla monotonia della città, ma non ci voleva proprio tornare lí. Anche se da piccola quel posto l’aveva affascinata tantissimo perché era stupendo, con dei paesaggi incantevoli che a descriverli sembrerebbero essere stati staccati dalle pagine di una favola, erano passati quasi tre anni dall’ultima volta che ci era stata lí e i ricordi che portava sempre con sé erano talmente struggenti che l’avevano portata a disprezzarlo. Però una volta giunta lí, non si era chiusa in camera come aveva previsto, ma dopo aver salutato la nonna, uscí a prendere una boccata d’aria, avviandosi verso il parco che distava veramen-

te poco dalla casa. Era esattamente come se lo ricordava: le panchine di color verde poste a forma di zig-zag stavano ancora lí e si abbinavano perfettamente al colore delle foglie degli alberi, che spostate leggermente dalla brezza producevano un rumore piacevole, un rumore che sapeva di attimi felici. Era estremamente confusa ma una cosa le era ben chiara: se mai avesse avuto la possibilità di tornare indietro nel tempo, lo avrebbe fatto solo per poter rivivere quei momenti dove tutto era perfetto cosí com’era. Si sedette sulla panchina preferita di Clara e alzando lo sguardo si accorse che il sole aveva già cominciato a nascondersi per far posto alle stelle

che sembravano brillare piú che mai. Guardando l’orologio si alzò decisa ad andarsene ma quando si girò vide che lui era lí, immobile e la stava guardando. Sí, stava guardando proprio lei. Aveva voglia di prenderlo a schiaffi, a pugni, di picchiarlo finché sarebbe rimasta senza forza, di urlargli che era tutta colpa sua, ma non lo fece. Per fortuna, quando continuando ad inciampare tra gli ostacoli del cuore si era ritrovata finalmente a terra, si era resa conto che farsi condizionare la vita da qualcuno solo per dare un senso alla propria era totalmente sbagliato. Sí, Emma l’aveva capito davvero. E gli altri?”

Poesie Poesia

L’illusione di un sogno

Mio Amore senti questo cuore? È urlo di tamburo in una marcia inarrestabile. Sei tu nelle notti d’inverno al freddo, Sono io quando guardo le nuvole e non penso, Siamo noi sotto la pioggia fredda, Sono le fronde degli alberi che fremono, Sono le foglie accarezzate dal vento, Sono le pietre baciate dal sole, Siamo noi sotto le stelle di questo cielo. Mio Amore senti questo cuore? È urlo di tamburo in una marcia inarrestabile e tu sei il braccio che batte il colpo ed io, amore, sono il silenzio dopo l’urlo. di Dtt. Johann Faustus

Cinguettano i cardellini tra le fronde degli alberi, mentre i primi raggi dell’alba danzano tra le pieghe dei miei risvegli, sento il tuo respiro. Mi alzo inerme, ancora intrappolato nelle fauci di sogno enigmatico, mio sovrano nei pensieri notturni, ma tu non sei li, meravigliosa irrealtà di tutti i miei sogni, attonito, con gli occhi lacerati dal pianto di un cuore illuso, inchiodo il ricordo già svanito di un attimo che mi nutre l’anima e riprendo il treno di pensieri notturno a me tanto caro di Danyck

Ripensando a uno dei grandi di Giovanni Rossi oglio parlarvi di un mito del secolo scorso, Charles Bukowski.

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Heinrich Karl Bukowski nasce ad Andernach il 16 agosto 1920 da madre tedesce e padre americano. Dopo la prima guerra mondiale la famiglia Bukowski si trasferisce negli Stati Uniti, e il giovane Henry – cosi lo chiamano i genitori per sembrare

piú americani – cresce tra Baltimora e Los Angeles. Passa un infanzia decisamente triste tra prese in giro dei vicini per il suo forte accento e per i vestiti tradizionali tedeschi, che i suoi genitori lo costringevano a indossare, e la solitudine e la tristezza, accentuate successivamente dalla sua grave forma di acne. Dopo essersi diplomato alla Los Angeles High School, frequentò il L.A. City College per so17

li due anni, seguendo corsi di arte, giornalismo e letteratura. A 24 anni scrive il suo primo racconto “Conseguenze di una lunga lettera di rifiuto”, pubblicato sulla rivista Story, ma a causa dei numerosi rifiuti da parte delle riviste lettararie decide di abbandonare provvisoriamente la scena letteraria. Trascorre un decennio, che lo stesso Bukowski definí “una sbronza di dieci anni”, tra bar, ippodromi


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la voce e biblioteche, dove si rifugia per leggere Nietzsche, Dostoevskij, Pound e Fante; saranno questi gli anni in cui si formeranno le basi, non solo letterarie, su cui poggerà la gran parte delle sue opera. In questo periodo lascia la casa natale per l’insostenibile rapporto con i genitori – che lo ritenevano un buono a nulla e un fallito per la vita e i sogni che aveva scelto – e vivrà tra una stamberga e l’altra avendo brevi e lunghe relazioni con donne dei bassifondi e lavorando sporadicamente. Il resto della sua vita lo passerà in gran parte a Los Angeles tra amori duraturi e rapporti occasionali, e la sua passione per la scrittura scrittura. Scrittore di racconti, romanzi e poesie, spesso affiancato alla Beat Generation (movimento letterario

che contestava i canoni della società americana degli anni ’50) e all’ “Underground”, ma in verità non apparteneva a nessuna corrente letteraria ben precisa; seguiva solo una linea di pensiero, la propria, quella del “contro”: contro le guerre, contro lo stato americano, contro gli hippy, contro Castro, contro i professori universitari, e forse inconsciamente anche contro se stesso. Per i suoi racconti e romanzi semiautobiografici in cui tratta argomenti come alcol, donne e scommesse ippiche lo possiamo definire a ben dire uno scrittore “maledetto” del ventesimo secolo. Attraverso questi temi, che attraggono fortemente il lettore, Bukowski collega argomenti piú impegnati come la società, il dolore della guerra, la politica, la libertà, la difesa

della poesia “viva” e soprattutto della gente “viva” e la critica verso la vita quotidiana. Descrivere Bukowski in un articolo di una pagina sarebbe offensivo per la sua immensa personalità che non può essere recintata in un foglio di word, ma deve essere letta e goduta attraverso le sue stesse parole e frasi, che in un lessico per nulla banale e convenzionale rivoluziona il nostro pensiero in un ottica decisamente “bukoniana”, che non deve essere interpretata superficialmente come sinonimo di ozio e dissolutezza, ma deve spingerci al di fuori del pensiero comune, egemonizzato dalla falsa morale perbenista della nostra società, e portarci a criticare con obiettiva ironia la nostra epoca malsana.

TV e spettacoli Via, via, vieni via da qui di Sara Santarelli uci d’effetto, qualche microfono, ospiti noti e gente comune scelti per dire la loro attraverso elenchi, Fabio Fazio e Roberto Saviano. Può questa definirsi la moderna formula del successo televisivo? A giudicare dallo share raggiunto dalle quattro puntate di Vieniviaconme la risposta non potrebbe essere che affermativa. Nonostante il fatto che per una prima serata gli argomenti trattati possano presentarsi talvolta pesanti e spesso destinati ad un ’pubblico d’élite’, gli 11 milioni di spettatori (record raggiunto di lunedí in lunedí) sembrerebbero dare voce a quella fetta d’Italia che oggi desidera sfuggire alla superficie. Forse perché i programmi che cercano di indirizzarci verso una banale visione della vita e ad una disgregazione di valori non creano piú in noi il desiderio di essere come la velina o il calciatore, forse iniziamo davvero a renderci conto che c’è qualcosa nella nostra stessa quotidiana realtà che non va. Sentendo parlare di crisi, politica,

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mafia, eutanasia e ancora del terremoto a L’Aquila, di scioperi e proteste dovuti ai tagli alla scuola, all’università e alla ricerca, sentendo parlare di vita in modo esplicito, scomodo, puntando il dito senza pudore verso coloro che, brindando all’Italia con escort e champagne, in qualche modo hanno cercato di distogliere l’attenzione dai veri problemi, prendiamo lentamente coscienza di realtà tanto vicine a noi eppure lontane. E ai molteplici temi trattati, l’arte va a mescolarsi in maniera saggia, quasi figurativa, delineando in base al contesto i margini di una scena che spazia dalla musica, passando per la satira, il cinema, fino ad incontrare la letteratura, scena che ha abbracciato l’intero persorso di Vieniviaconme. ”L’italiano ha un tale culto per la furbizia che arriva persino ad ammirare chi se ne serve a suo danno”: Questa la citazione di Fazio all’apertura della prima puntata del programma nel suo elenco di ’alcune definizioni del popolo italiano’. È possibile rendere concreta tale definizione considerando l’attenzio18

ne dell’italiano medio per ciò che è scontato, per ciò che inganna in tv e in certe riviste, per modelli che non ci rappresentano e che troppo spesso vengono imitati. Ma in questa occasione, in queste quattro serate di Vieniviaconme, la predilizione dell’Italia nei confronti di questi ’falsi-amici’ è stata ben presto smentita dal numero di ascolti, cifra che ha posto in secondo piano persino il ’Grande Fratello’, lo show dell’apparenza. Quest’ultimo da ben undici anni cerca di riproporre l’ossessione Orwelliana per il controllo della società, puntando i riflettori — o le telecamere — sugli stereotipi di uno stile di vita surreale in cui molti si identificano erroneamente. E, aldilà della esplicita condanna alle istituzioni mafiose piú volte effettuata nei monologhi di Saviano, ritroviamo nel vecchio circo del Grande Fratello la figura del criminale, o meglio, del trasgressore degli umani canoni morali. Quest’ultimo che sia collegato alla mafia o alla prostituzione, se prima veniva votato come ’preferito’ dal pubblico sovrano, forse


Recensioni adesso non piú. Perciò la tv che ci piace è quella che non ha vergogna, nè paura, di ’raccontare storie perché altre storie non gli piacciono’, quella che riesce ad emozionare, a far ridere e far riflettere. Probabilmente sono questi i caratteri che meglio descrivono ciò che Fazio e Saviano, sui quali ci sarebbe fin

Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010 troppo da dire, hanno regalato al loro pubblico. Anche per questo riassumere il contenuto delle parole che ci hanno intrattenuti in queste serate non è semplice. Il piú grande elenco che possiamo compilare sotto questa nuova luce è quello che enumera ciò che non va in Italia, sta a noi tutti ricavarne del-

le ’dritte’ per portare avanti i valori dati dalla democrazia, modificarli nel tempo per poi scoprire che in realtà il nostro Paese è pieno di ricchezze. Esse da sempre aspettano di essere colte e valorizzate nella cultura del presente che possiede i mezzi giusti per fare mito di ciò che vuole e dare un volto nuovo a questa nostra Italia.

TV Show Guide for Dummies (Vol. 2) di Frikky ello everyone e ben ritrovati su queste pagine. So che molti sono sorpresi di “vedermí’ qui ma davvero pensavate che la vostra supereroina vi avrebbe lasciato a bocca asciutta per un intero anno? SBAGLIATO! Eccomi qui piú pronta che mai a rallegrarvi la giornata con due nuovi programmi scelti giusto per voi!

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Bones è un telefilm che ha rapidamente scalato le mie classifiche e che, attualmente, è al num. 1. Narra l’avvincente storia di Temperance Brennan, un’illustre antropologa che comincia ad aiutare l’FBI nell’identificazione di cadaveri ormai ridotti allo scheletro (da qui il nome dello show!). Brennan viene accoppiata all’agente scelto Seely Booth che lei aiuta nelle indagini insieme ad un incredibile team di “squints” (ossia tecnici da laboratorio) tra cui Hodgins, specializzato in insetti, piante e minerali; Angela, artista specializzata nel ricreare i volti dalle sole ossa e tanti altri personaggi strani ed eccentrici. Quello che rende questo telefilm unico però è la personalità di Brennan e il suo modo di interagire con gli altri, lei è infatti una donna di scienza che crede solo in quello che può pro-

vare, dalla mentalità analitica e contraria alle novità che viene di fatto accoppiata con un uomo che è esattamente il suo opposto. Se pensate però che lo show si incentri sulla storia tra Booth e Brennan, vi sbagliate di grosso (purtroppo), infatti il telefilm mescola il loro rapporto di lavoro con improbabili ritrovamenti, indagini incredibili, una buona dose di umorismo e tanti personaggi insoliti e simpatici per un mix assolutamente strabiliante! La serie è attualmente al quinto episodio della sesta serie. Trivia: nel telefilm Temperance Brennan è un’antropologa che, anche scrittrice di successo, scrive di un personaggio chiamato Kathy Reichs, nella realtà Kathy Reichs è un’antropologa che scrive di un personaggio chiamato Temperance Brennan. Curioso no? Better with you è una sitcom incredibilmente divertente e leggera, pensata per un pomeriggio di relax o semplicemente per chi di voi non ha voglia di seguire trame complicate ma semplicemente di godersi un po’ di sane risate. Il telefilm narra le vicende di tre coppie a fasi differenti della loro storia analizzando diverse situazioni dai vari punti di vista. Si parte

da Mia e Casey una coppia insieme da appena 7 settimane, nella prima fase della loro relazione, dove tutto è nuovo ed emozionante e non ci sono ostacoli o litigi; si passa poi a Maddie e Ben, Maddie è la sorella maggiore di Mia ed è insieme a Ben da ormai 9 anni. Loro si trovano nella fase dove conoscono i difetti l’uno dell’altro, dove basta uno sguardo per comprendersi e dove i litigi possono andare avanti per ore o durare un solo minuto. In ultimo troviamo Vicky e Joel, i genitori di Mia e Maddie, sposati ormai da 35 anni, la loro è la coppia che personalmente preferisco di piú, ormai cinica circa l’amore. Loro sono nella fase dove tutto è vecchio e già visto, dove la vita di coppia è una guerra piú che un’avventura e dove i periodi di pace sono quelli senza l’altra persona. Il tutto, come potete immaginare, porta a una serie di vicende esilaranti con il perfetto equilibrio tra i pro e contro di ciascuna coppia. La serie è attualmente al settimo episodio della prima serie. Trivia: ogni titolo degli episodi inizia con “Better with” seguito da una parola chiave e comica all’interno dell’episodio. Risate assicurate sin dall’inzio!

Spotted: Little J in a Rocker Way! di Mr Everything & Miss Nothing icordate la dolce bambina che riuscí a intenerire il Grinch quando ancora da piccoli trascorrevamo intere vacanze di Natale davanti al televisore incantati a guardare quell’innocuo viso e quelle trecce dorate? Bene, scordatevela! Scordatevi l’espressione

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angelica, gli occhioni grandi e tutto il resto. Adesso, avete presente le palpebre pesanti, i capelli biondo platino e i miniabiti trasparenti su trasgressivi boots Alexander McQueen? Beh, è sempre la stessa con qualche anno in piú. Nata a New York nel 1993, sin dai 19

due anni la vita di Taylor Momsen è sempre stata una continua salita verso le stelle, o forse c’è sempre stata. Balzata con salti lunghi quasi quanto le sue gambe da corti spot pubblicitari alla tenera bimba del Grinch, al ruolo di Jenny Humphrey a Gossip Girl, a vari shoots nel mondo della mo-


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la voce da, possiamo quasi affermare che abbia raggiunto la sua ultima frontiera: lead singer nei Pretty Reckless. Inizialmente soltanto un’idea, i Pretty Reckless si formano nella grande mela nel 2008 per poi diventare un’impronta “trasgressiva” nella musica moderna americana. Il loro esordio è stato segnato dalla loro canzone piú famosa “Make me wanna die”, sesta nella

classifica inglese, contenuta nel loro primo album “Light Me Up”, seguita da “Miss Nothing” e dalla recente “Just Tonight”. Il successo poi è venuto da sé, cosí come gli scandali immancabili nelle perfette e patinate vite delle star. “taylor momsen: sí alla masturbazione e ai film porno; taylor mostra il seno a un concerto;

taylor, ma non sei troppo giovane per queste cose?” Taylor qua, Taylor là, resta il fatto che, anche se infangata dalla stampa, i fan continuano a vedere nel suo trucco marcato e nelle sue calze a rete l’ingenuità del volto protagonista della loro infanzia e la sua voce delicata e potente.

TEXnologia Twitter e i social network di Alice Francioni egli ultimi anni un nuovo termine si è imposto nel nostro vocabolario: Social Network. Ma cos’è in effetti un social network? Qualcosa per stare in contatto con i propri amici, qualcosa per esprimere le proprie idee e per comunicare con il resto del mondo. E dopo il boom Facebook siamo in balía del boom Twitter. Il canarino azzurro, che con il suo cinguettare ha dato il nome al concorrente del secondo sito piú visitato al mondo, ancora non è famosissimo in Italia, ma è largamente usato oltre Oceano. Esso è adoperato anche dai personaggi famosi, che lo utilizzano per comunicare con i fan, per pubblicare le ultime notizie riguardo i loro pro-

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getti e anche per postare foto, anche se molti di loro con il passare degli anni hanno cancellato il loro account, probabilmente per motivi di privacy. Le grandi aziende, invece, ma anche i quotidiani e i politici (il piú celebre è Barack Obama) informano il resto del mondo tramite un semplice tweet. “What’s happening?”, con 140 caratteri abbiamo la possibilità di aggiornare il nostro stato, di mettere al corrente i nostri amici su cosa stiamo facendo in tempo reale tramite sms, contatti di messaggistica istantanea, mail oppure tramite le applicazioni per iPhone, iPad, BlackBerry e Android. Messo online per la prima volta nel 2006, in quattro anni ha raggiunto un numero cosí alto di uten-

ti, tanto che nel febbraio 2010 si sono raggiunti i 50 milioni di tweets al giorno. Non so se ricordate quando, qualche tempo fa, tutti coloro che non avevano un contatto Windows Live Messenger si sentivano un po’ emarginati, tagliati fuori dal mondo perché lí tutti erano amici di tutti. Ora, nella maggior parte dei casi, la cartella di MSN è lasciata a marcire nel PC, mentre si passano giornate intere su Facebook, facendosi gli affari altrui o pubblicando link inutili riguardanti ideali che spesso neanche condividiamo. È possibile che, tra qualche anno, i nostri contatti Facebook saranno inutilizzati mentre Twitter sarà affollato di persone che cercheranno di riassumere la propria vita in 140 caratteri?

Il robot, un essere pensante di Valentina Sichetti el 1950, quando fu pubblicata l’antologia di Isaac Asimov Io robot, nessuno avrebbe mai immaginato che mezzo secolo piú tardi saremmo arrivati alla realtà da lui descritta. Oggi, infatti, la robotica sta prepotentemente entrando a far parte delle nostre vite, della nostra quotidianità.

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Per robotica s’intende quella branca dell’ingegneria dove confluiscono diverse discipline umanistiche (linguistica, psicologia), della scienza morbida (biologia, fisiologia) e della scienza dura (automazione, matematica, mec-

canica, elettronica, fisica, informatica). Il termine “robot” dal ceco “robota” vuol dire lavoro pesante ed è stato coniato dallo scrittore Karel Capek, per un suo racconto. Inizialmente, infatti, i robot sono stati impiegati nelle industrie dove, appunto, si occupavano di svolgere i lavori piú pesanti o difficoltosi per l’uomo. Tuttora quello industriale è il campo in cui i robot hanno maggiore diffusione. Il loro impiego nelle catene di montaggio permette alle industrie di abbattere notevolmente i costi e di accelerare i tempi di produzione, aumentando cosí il profitto. 20

Sarebbe difficile immaginare un mondo senza robot, oggi. Basti pensare ai robot da cucina o a quelli per la pulizia della casa. Senza robot la vita ci risulterebbe senz’altro piú difficile o comunque piú scomoda. La domanda che risulta ovvia da porsi, quindi, è: noi dipendiamo dai robot? E, successivamente: il nostro futuro con loro, come sarà? Certo è che i robot acquisiranno sempre maggiore importanza, ciò che non è chiaro è fino a che punto. Già ad oggi, abbiamo ogni giorno davanti agli occhi esempi di robotica, che vanno dai giochi-robot ai robot da cucina. Dopo l’ondata di


TEXnologia animaletti elettronici, la prospettiva di poter utilizzare e interagire con androidi “intelligenti”, realizzata solo nelle ficton fino ad ora, sembra potersi avverare. Gli androidi sono robot dalle sembianze umane (il termine deriva dal greco anèr, andròs, “uomo”), i quali sono stati pensati per tenere compagnia agli umani e per svolgere i compiti piú disparati nelle abitazioni. La loro intelligenza consiste nell’abilità di svolgere funzioni e ragionamenti tipici della mente umana (intelligenza artificiale). Questa capacità, rendendo il robot estremamente simile all’uomo, potrebbe riuscire a vincere la sfida piú difficile: l’interazione con l’uomo. Gli androidi richiedono dei siste-

Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010 mi di visione e di coordinamento motorio in tempo reale e ciò significa che devono avere una capacità di elaborazione molto veloce della scena che hanno davanti. Ad esempio, un buon coordinamento occhio-mano, vale a dire come muoversi in base a ciò che incontrano e in funzione delle azioni che gli sono state ordinate. Un umanoide agisce nelle tre dimensioni spaziali con un grande numero di sensori distribuiti in varie parti del corpo che gli consentono ampi gradi di libertà motoria. Questo può consentire loro di essere precisi nei movimenti, tuttavia non li rende in grado di muoversi come l’uomo. Sembra però che ora si voglia rimediare anche a questo. Sono stati creati,

infatti, androidi che sanno giocare a ping pong, che possono correre a 7 km/h, che sanno cucinare, apparecchiare, servire ai tavoli, ballare, suonare e che possono persino celebrare matrimoni. Se la velocità del progresso tecnologico continuerà ad aumentare in modo esponenziale è plausibile prevedere che le capacità di ragionamento delle macchine possano raggiungere, e forse persino superare, quelle dell’uomo entro il 2050. Forse un giorno l’uomo inteso come organismo biologico dovrà confrontarsi ed integrarsi con un’entità elettronico-meccanica che esiste in quanto pensa: il robot.

L’evoluzione dei videogiochi: da Pong al Kinect di Luca Termini ome si può, stare seduti davanti a un televisore spingendo tasti alla rinfusa senza annoiarsi? Cosa attira cosí tanti ragazzi a chiudersi nelle loro stanze anche per ore senza stancarsi? La risposta sta in una parola che già cinquant’anni fa non esisteva: “VIDEOGIOCHI”. Da quando sono stati inventati il loro scopo è sempre stato quello di intrattenere i ragazzi, e non solo. Attraverso i videogiochi ognuno vive “esperienze” che nella realtà non potrebbe fare. Ad esempio ci si può immedesimare in un grande pilota, o in un forte guerriero, e misurare la propria abilità sforzandosi continuamente per superare le prove imposte dal gioco. Ma vediamo piú nello specifico come sono nati e quale evoluzione hanno seguito nel tempo, dagli inizi fino ai giorni nostri. Il primo videogioco “PONG” nasce agli inizi degli anni ‘70 grazie u un’azienda americana chiamata Atari, il cui obiettivo era quello di sostituire i “flipper” dei bar con videogiochi a gettoni. Il gioco era estremamente semplice, si trattava di due asticelle verticali

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che ribattevano una palla. Lo scopo del gioco era quello di oltrepassare le asticelle con la palla. Successivamente l’Atari decise di produrre una versione domestica che ebbe un grande successo. Solo otto anni dopo fu inventato il gioco che ha scritto la storia di tutti i videogames: PACMAN. Il nostro eroe è una simpatica pallina che, senza essere toccato da alcuni fantasmi, deve mangiare tutte le palline presenti nel labirinto in cui si trova. Pacman nasce dalla brillante intuizione del giapponese Tohru Iwatani, un ingegnere della Namco a cui l’idea sarebbe venuta una sera, osservando una pizza a cui mancava una fetta. La genialità di questo gioco ha fatto sí che ancora oggi, 30 anni dopo, quella pallina sia diventata l’emblema di tutti i videogiochi. Sempre nello stesso anno, nasce un’altra icona dei videogiochi: Mario, un simpatico idraulico italiano con dei grossi baffi folti, che veste una salopette blu e una maglia rossa e, per la prima volta, è protagonista di un videogioco con una trama vera e propria. Mario seguirà un’evoluzione costante diventando sempre piú popolare ed entusiasmante e migliorando di anno in anno. Col passare

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degli anni, grazie al progresso dell’informatica e dei computer, si è giunti a progettare videogiochi sempre piú sofisticati con una grafica migliore (i primi videogiochi in 3D) e trame sempre piú complesse e articolate. Grazie all’avvento delle console piú moderne, nella metà degli anni 90 e inizi del 2000 (PlayStation, Xbox, etc..), questa continua evoluzione ci ha portato ad avere giochi sempre piú belli e divertenti. Recentemente l’ultima invenzione sui videogiochi è stata fatta dalla Microsoft che ha sviluppato il “Kinect”. Un accessorio per Xbox 360 che, grazie a dei sensori posti su una telecamera, registra i movimenti del giocatore che cosí diventa parte integrante del gioco senza l’ausilio di alcun controller. Questo accessorio ha avuto un enorme successo, infatti solo nei primi 25 giorni sono state vendute ben 2.500.000 unità. In conclusione, se questa evoluzione ci ha portato ad avere giochi cosi rivoluzionari, forse, fra qualche anno, indossando un casco ci ritroveremo a giocare in un mondo virtuale sempre piú vicino alle realtà. E detto questo non rimane che giocare e. . . divertirci!


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gloria plebani

la voce

La scherma

Fortissimamente sport Il duello nel 2010 di Gloria Plebani uando si è annoiati, e si naviga su internet, si vanno a cercare le cose piú strane. Ebbene, un giorno, sbirciando tra i gruppi teramani di Facebook, venni a conoscenza della Sala d’Arme “Achille Marozzo”. E che cos’è? È un’associazione che studia ed insegna la scherma storica, quella che si praticava nel Medioevo e nel Rinascimento. La parola scherma vi farà pensare a quella che si vede nelle Olimpiadi con il fioretto, la sciabola e la spada, che tutto sommato sono veramente molto simili tra loro; ma non è cosí: nella scherma storica si usano spade che, piú o meno, pesano e misurano come quelle del 1400-1500 circa, per fortuna in legno. Inoltre bisogna essere molto piú protetti rispetto alla scherma di oggi, perché i colpi che arrivano sono inferti da armi piú pesanti e offensive, proprio per questo si usano le protezioni da

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hockey ed una maschera da scherma che resiste fino a 1600 Newton. Nella sala d’arme si studiano principalmente due maestri: Achille Marozzo ed Antonio Manciolino; questi trattarono non solo del combattimento con le spade, ma anche del duello con spada e daga (pugnale); spada e rotella (scudo); spada e brocchiero (scudo piccolo che protegge solo la mano); le armi in asta, ad esempio la partigiana; il combattimento a mani nude e molto altro. C’è da aggiungere che alcuni maestri studiarono e scrissero del combattimento con gli attrezzi da lavoro, come la falce ed il bastone, per agevolare coloro che, non essendo nobili, non avevano il diritto al porto di spada.

La scherma storica è uno sport riconosciuto dal c.o.n.i. (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e durante l’anno vengono organizzati due eventi importanti: il torneo, che si svolge verso Maggio, e il Valhalla, in cui non si duella solo come scrissero i maestri, ma si organizzano anche dei giochi di gruppo sempre a sfondo storico-guerresco. In queste occasioni c’è la possibilità di tirare (combattere) con persone nuove e provenienti da quasi tutta l’Italia; sono dei momenti indescrivibili: vedere tante persone accomunate da un’unica passione che duellano amichevolmente per mettersi alla prova e confrontarsi con altre Sale.

Praticare e studiare questo sport Bisogna fare attenzione alla diffe- si è rivelato utile perfino a scuola nelrenza tra maestri e istruttori: i primi le lezioni d’italiano e storia; inoltre è sono i maestri d’arme che studiamo una crescita culturale che si acquisisce oggi, i secondi sono coloro che inse- in modo divertente e con qualche livignano quello che è scritto nei trattati do, che ti fa capire cosa hai sbagliato originali dei maestri. nel combattimento.

Se questo è il calcio di Ben hi non ricorda Ivan Bogdanov, “l’uomo nero” che, a cavalcioni della rete dello stadio di Marassi, incitava i tifosi serbi a commettere atti di violenza e criminalità durante l’incontro Italia-Serbia? Proprio la Serbia è uno dei paesi nei quali il calcio è in mano agli ultras; Partizan-Stella Ros-

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sa Belgrado è uno tra i derby mondiali nel quale ci sono piú scontri fra le tifoserie e tra tifosi e polizia. Per evidenziare la ferocia di alcuni tifosi serbi basti pensare che la “tigre Arkan”, criminale di guerra, è stato ultras della Stella Rossa.

gli atti violenti degli ultras; tuttavia è sbagliato generalizzare in quanto, tra loro, molti sono quelli che vanno allo stadio solo, e sottolineo solo, per sostenere la propria squadra; dunque accostare, come spesso si fa, la parola ultras a violenza diventerebbe L’episodio di Marassi è solo l’ulti- una generalizzazione che si potrebbe mo di quel calcio che oggi potrebbe definire “ignorante”. essere definito “malato” a causa deFabio Capello, commisario tecnico 22


Soluzioni

Numero 1 · Anno viii · Dicembre 2010

dell’Inghilterra, aveva già denunciato che il calcio in Italia è in mano a queste accanite tifoserie e forse non è un caso che questo intervento provenga dal ct di un paese in cui regna la sicurezza negli stadi per la correttezza dei tifosi. Non sempre però è stato cosí, infatti quelli che in Italia vengono definiti “tifosi-violenti” in Inghilterra sono chiamati hooligans. Ma se lí hanno capito come risolvere questo problema, come mai in Italia non si riesce a trovare una soluzione? La risposta può essere ricondotta alla diversa cul-

tura sportiva che si è sviluppata nel Regno Unito e che non riesce a diffondersi in Italia. Ad ogni modo in Italia abbiamo provato a risolvere tale problema con norme e sanzioni: con il daspo, per allontanare i tifosi aggressivi per mesi o anni (probabilmente l’unica norma “azzeccata); i biglietti nominali; i tornelli e la tessera del tifoso, che nessuno, forse neanche lo stesso ministro Maroni, ha capito bene cosa sia, se un’operazione utile oppure una schedatura stile polizia. Ma a cosa hanno portato queste norme? Ad

altra violenza, a causa delle proteste dei tifosi e ad allontanare questi dagli stadi. Per chiudere questo articolo è perfetta la lettera di un tifoso genoano al ministro Maroni, una lettera che pone l’interrogativo sul fatto che oggi non si vedano piú negli stadi famiglie felici e non si scorga piú quella festa di colori alla quale si assisteva una volta durante le partite. La lettera è veramente fantastica e per chi volesse leggerla si trova su facebook: http://goo.gl/38jfC

Appendice ai giochi 6 6

7. Trova le parole che diano un senso compiuto a tutte le lettere. c p st sp f

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8. Sudoku facile

A cura di Francesca Di Marco

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Quesito

9. Sudoku difficile

Soluzioni dei giochi giorno. Un’unica capra mangia solo x ogni giorno, quindi potrà nutrirsi all’infinito. -6. 17 Nd5-f6 Kf1-f8 18 Re7-e8 -7. Le parole sono: ALLA e AVE. disponibilità di 9x in 3 giorni o di 12x in 6 giorni. La differenza, 3x, è la quantità di erba che cresce in tre giorni. Pertanto, la velocità di crescita è pari ad x ogni 2. La bottiglia costa e 0,50, il vino e 9,50 - 3. 9 -4. Nessuno -5. All’infinito. Infatti, se chiamiamo x la quantità di erba che mangia in un giorno una capra, si ha 1. I due numeri sono: 41 e 57. Si sommano i primi due numeri, poi il secondo e il terzo ecc. Al risultato si somma e si sottrae alternatamente −1, 2, −3, 4, −5, 6, −7 R O A C P A P R R I E N S A O M L I

M E O E O L O M O F N O E U R E L T L I V A I A L A F E U T

I S A C I O I N A B O P A R E B B E M O T O A T P

C C O C L E C A U B A V B I A M O R R L B I A N O O S C O N C I N O C A S C F A

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ORIZZONTALI: 1. Uno dei due suicidi nella tragedia piú famosa di Shakespeare - 5. Personaggio biblico, figlio di Abramo e Sara - 10. Corpo Aereo Italiano - 13. Apprendo, conosco, ricordo - 15. Un tipo di succo di frutta - 16. Il paese piú vicino alle isole Juan Fernandez - 17. Non è fredda - 19. Le iniziali di Clooney, attore - 21. Solitamente sostiene i cartelli - 23. Pronome francese che indica me - 25. Vi si tiene l’Oktoberfest - 27. Frase nascosta - 32. Prefisso che indica una ripetizione - 33. Il nostro continente - 34. Rolls Royce - 35. Articolo femminile - 36. Noè ne costruí una - 37. Ente Nazionale Energia eLettrica - 39. Un tipo di vino bianco - 43. Liquido prodotto da ghiandole presenti nella bocca - 44. Un insieme di alberi - 45. Devono essere prima beati 48. Sigla dell’Iowa - 49. L’albero dei Fool’s Garden - 52. Macchinario capace di registrare video - 55. Proposizione avversativa 56. L’uomo prima di nascere - 57. Uccello, parente del cigno - 59. Indumento femminile tradizionale asiatico - 60. Non qui 61. Congiunzione latina - 62. Adenosina trifosfato - 63. Se è del tuo sacco va bene VERTICALI: 1. Coagulato, condensato - 2. Strumento a fiato, diffuso presso le civiltà arcaiche - 3. L’albero di Adamo ed Eva 4. Tipo di farina, ideale per preparare dolci - 6. Insapori, insipide - 7. Artificial Intelligence - 8. Gruppo di persone unite da un interesse comune - 9. Simbolo chimico del Cerio - 10. Secondo alcune credenze vi nascono sotto i bambini - 11. Pesce marino, anche noto come acciuga - 12. Puoi fartene una sbagliata di persone che non conosci - 14. Re del Basan, che fu sconfitto dagli Israeliti (Giosuè 12,5) - 17. Abbreviazione di camera, fotocamera o telecamera - 18. Strumento a corde simile alla lira e alla cetra - 20. Il paese che si trova sull’altra sponda dell’Adriatico - 22. Amava il principe Amleto - 23. Letale - 24. Onore. . . senza fine - 25. Impalcatura di legno destinata agli spettacoli dei burattini - 26. Uccello acquatico dal becco appuntito - 28. Una lettera dell’alfabeto greco - 29. Scende giú dal camino, lo è del Natale - 30. Messaggera degli dèi nella mitologia greca - 31. Pari in Itaca 38. Profeta dell’antico testamento - 40. Voce degli U2 - 41. Pronome personale di prima persona - 42. Acerbi, acidi - 46. American Registry for Internet Numbers - 47. Thyroid-stimulating Hormone - 50. Cresce con il tempo - 51. Maximum Operating Torque 53. National Security Agency - 54. L’orecchio degli inglesi - 55. A me - 56. Simbolo del piede, unità di misura - 58. Le iniziali di Carmen, cantautrice siciliana Quesiti

rmbZ0Zks opZ0S0op 6 0apl0Z0m 5 Z0ZNZ0Z0 4 0Z0O0Z0Z 3 ZBZQZNZ0 2 POPZ0ZPO 1 Z0Z0ZKZR 8

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2. Una bottiglia di vino costa e 10. Se il vino costa e 9 piú della bottiglia, quanto costa la sola bottiglia? 3. Se un pastore possiede 15 pecore e gli muoiono tutte tranne 9, quante pecore gli restano? 4. Di tutti i multipli di un numero primo, quanti sono numeri primi? 5. Osservando un prato, un pastore deduce che lí può sfamare tre capre per tre giorni o due capre per sei giorni, prima che l’erba finisca. Se tutte le capre mangiano alla stessa velocità, per quanto tempo potrebbe bastare quel prato a una sola capra?

A cura di Francesca Di Marco

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6. Il bianco matta in 2 mosse.

Le soluzioni sono a pag. 23.

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www.kidchess.com [c33]

1. Inserite i numeri mancanti. 3 6 8 16 21 ? ?


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