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NUMERO 1 · ANNO X · DICEMBRE 2013

SOMMARIO

REDAZIONE

Coordinatore

Editoriali

Prof. Nando Cozzi

Anniversario 4 La Voce compie 10 anni · flavia e stefano

Caporedattrice

Il sondaggio 6 Tutto in fumo? · concetta faccio e francesca 7 I grafici del sondaggio · igor

Copertina

Dai meandri dell’Einstein 8 Einstein cogestito · chiara pesci 10 Un piccolo passo per lo studente · marco mazzoni Oltre noi stessi 12 L’intervista · federica e ludovica 14 Intervista in terRamo a Mario Lamberti · francesco Forza Albert 16 I frattali nella natura · francesca di marco I colori della letteratura 18 Vivere, vivere, vivere ancora · marco matani 19 Un eterno ragazzino · caterina trimarelli 20 Invasione in arrivo · anthea di salvatore Recensioni e spettacoli 21 Tadatoshi Fujimaki · pamela primula 22 Lou Reed: in memoriam · gianmarco paterna TEXnologia

23 Quando copiare diventa un diritto · gaia gulp 24 Dall’homo sapiens all’homo technologicus · daniel Appendice enigmistica 25 Sudoku per tutti! · alessia coruzzi Fumetto 26 Non dire una parola · pamela primula Enigmistica 28 Parole crociate e sudoku · ludovica corradi 28 Problema di scacchi · pietro tullii

Gaia (Gaia Gulp) Babbicola

Gaia (Gaia Gulp) Babbicola

Codifica LATEX e grafici Igor ["aIgO:*]

Vignettisti e disegnatori Pamela Primula, Caterina Trimarelli, Gaia Babbicola, Gianmarco Paterna

Enigmistica e giochi Ludovica Corradi, Pietro Tullii, Alessia Coruzzi

Fotografa Chiara Pesci (e un ringraziamento agli alunni ritratti a pag. 8 e 9, ossia a Emanuele Pizzuti, Carla Maggetti, Marco Cappelli, Giovanna Di Benedetto, Francesca Nori, Jacopo Rocci, Gabriele Di Pietro, Vincenzo Di Gennaro, Denise Fonti, Giovanna Sarto, Giulia Marini, Giampaolo Troiano, Edoardo Di Blasio, Marta Brizzi, Letizia Ettorre, Giuliana Perpetuini, Chiara Vanni e Mister “X”.)

Redattori Francesco Maria Cameli, Chiara Pesci, Daniel Di Febo, Stefano Ciaffoni, Martina Chiara Recchilungo, Marco Matani, Alessia Coruzzi, Federica De Iuliis, Ludovica Corradi, Marta Brizzi, Letizia Ettorre, Caterina Trimarelli, Pamela Primula, Marco Mazzoni, Francesca Di Marco, Gaia (Gaia Gulp) Babbicola, Francesca Angelozzi, Flavia Cantoro, Luigi Ranalli, Anthea Di Salvatore, Sharon Rubini, Filippo Leonzi, Stefano Di Gregorio

Collaboratori Prof.ssa Concetta Faccio Prof.ssa Daniela Patriarca

Colophon Realizzato all’interno del Liceo Scientifico “Albert Einstein”, Via Luigi Sturzo 5, 64100 Teramo. Composto in LATEX con le famiglie di font Palatino di Hermann Zapf e TEX Gyre Heros (basato su URW Nimbus Sans L e Helvetica) di Max Miedinger e Eduard Hoffmann.

Sito web del liceo lse.te.it

c 2013 − 2014 · Liceo Scientifico “Albert Einstein” · Teramo http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode


una favola

10 e lode!

di NANDO COZZI

di GAIA GULP

fuit quondam ... — Rex quidam! — mei parvi subito fortasse dixerint lectores. — Minime: pueri, erravistis. — Fuit vero quondam1 una rivista scolastica; anzi c’è ancora! Ci credereste? Pian pianino, e tenendo anche conto dello scorso anno scolastico “perduto”, siamo giunti al decimo anno de la voce. Per l’occasione, oltre a qualche miglioramento — si spera! — tipografico, la caporedattrice, Gaia, ha apparecchiato alcuni succulenti bocconcini da assaporare nel corso di questo freddo inverno (speriamo non of our discontent) assieme agli immancabili caggionetti. Siore e siori, solo per i vostri occhi, offriamo una strepitosa copertina (di Gaia, sempre lei), un primo sondaggio sul tema del fumo (Francesca e la Prof.ssa Concetta Faccio), una maxi intervista di Flavia e Stefano agli ex docenti referenti de la voce (Prof. Enzo Stirparo e Prof.ssa M. Gabriella Pompei), un fumetto completo di Pamela, un’intervista alle rappresentanti dell’associazione “Se non ora quando” (ex gratia Federica e Ludovica), l’autovalutazione della co-gestione (a cura di Marco Mazzoni) e un servizio fotografico sullo stesso tema di Chiara et cetera. E questo è solo l’inizio! Troppa grazie, direte. Ma, no, è Natale. God bless us, every one!

dopo una cosí scoppiettante presentazione — sentito che rullo di tamburi? — l’ansia da prestazione inizia ad arrovellarmi. Ma d’altronde è naturale, ogni anno è un nuovo debutto per il nostro fidato giornalino e per la nostra fedele redazione e, come per ogni debutto, le aspettative e le ambizioni alzano la posta in gioco. Questo, poi, è un anno particolare, che aggiunge una cifra all’età de la voce— non vi starete mica facendo i conti? — e responsabilità al nostro impegno. Ma veniamo a noi. Questo giornalino conoscerà forse a menadito i meandri dell’ Einstein, ma quello che ci preme rimane sempre e comunque imparare a conoscere i nostri lettori, cioè a conoscere noi stessi. Come? Innanzitutto saggiando la vostra attenzione attraverso vivaci spunti di riflessione sulla vita studentesca e rapidi scorci sul mondo. A solleticare i vostri sensi, porteremo in tavola un materiale frizzante ed eterogeneo, che spazia dallo scritto al grafico, dal creativo all’analitico, e non mancheremo di certo di servirvi il dessert di sempre, giochi e vignette in salsa agrodolce! Insomma, altro che minestrone: quest’anno non ci siamo fatti mancare nulla, ma a voi l’ardua sentenza! Noi possiamo solo congedarci cosí: THIS IS IT.

NOTE

enrico mazzanti

1 Pinoculus di Carlo Collodi, tradotto in latino da Enrico Maffacini (Marzocco, 1950). L’illustrazione sottostante è di Enrico Mazzanti.

Editoriali 3


Per celebrare il 10° anniversario del nostro glorioso giornalino, abbiamo intervistato i due insegnanti coordinatori che hanno visto nascere e hanno accompagnato nella crescita la voce. La prima intervista è al Prof. Vincenzo Stirparo; la seconda, alla Prof.ssa M. Gabriella Pompei. di Flavia Cantoro e Stefano Ciaffoni ü Da quale idea è partito il progetto del giornalino scolastico? Credo che l’idea del giornale scolastico non abbia bisogno di nascere o di essere spinta. Fare del giornalismo è un qualcosa di insito che abbiamo piú o meno tutti. Raccontare agli altri fatti, esperienze, opinioni ecc. è spontaneo soprattutto nei ragazzi, delle volte è quasi un’esigenza. Nella scuola italiana, dove i problemi non sono mai mancati, il giornalino scolastico è sempre stato un progetto tra i piú interessanti e piú riusciti. Mai banale, graficamente gradevole e molto vicino (come impostazione) al giornale professionale. L’entusiasmo e la gran voglia di partecipazione che c’è nella redazione di un giornale scolastico difficilmente si ritrova in altri ambienti e aggiungo che è una gran bella esperienza sia umana che culturale. Aiuta molto la crescita intellettuale del ragazzo. ü Nella prima fase quanto consenso raccoglieva il giornalino presso gli studenti? Beh, di solito al primo numero collaboravano i ragazzi che già erano a conoscenza del giornale. Poi una vol-

4 Anniversario

ta pubblicato creava entusiasmo negli altri e si moltiplicavano le richieste di adesione. Ai ragazzi la voglia e le idee non mancano. Forse in alcune occasioni, anzi, in alcuni atteggiamenti, possono sembrare superficiali, ma dentro hanno sempre una forza esplosiva e una carica innovativa che, se ben indirizzata e se aiutata a manifestarsi, dà sempre risultati imprevedibili ed inaspettati. Le iniziative extra-curriculari hanno questa prerogativa.

ü Si ricorda qualche aneddoto interessante e simpatico riguardante la direzione del giornalino? La cosa che ricordo con piú affetto è il momento in cui sono venuti degli alunni a chiedermi di fare il referente responsabile del giornale scolastico. Mi sono commosso. Quasi piangevo dalla gioia. Non si sono posti il problema se ne fossi capace oppure no. Hanno pensato a me perché, avendo scritto alcuni articoli negli anni precedenti, avevo dimostrato affetto, anzi amore, per il giornale. Ero e sono orgoglioso di questo incarico. L’ho accettato cosí, d’istinto, senza pensarci su. Ho dato a tutti la massima libertà di scrivere tutto ciò che ritenevano opportuno, ispirandomi alla famosissima massima di Voltaire (“Non sono d’accordo con te su quello che dici, ma lotterò fino alla morte affinché tu possa dirlo”. ü Inizialmente su cosa verteva il giornalino? Secondo me non sono cambiati gli argomenti del giornale. Siamo sempre all’interno di una scuola quindi possono cambiare eventualmente il


costume, la moda e la cronaca, ma le discipline scolastiche e la “vita tra i corridoi” restano invece i pilastri che costituiscono la struttura portante del giornale. ü Quali erano le maggiori difficoltà con cui si scontrava il giornalino? La difficoltà economica era (e credo lo sia ancora!) il maggiore ostacolo. Forse oggi ci sono piú mezzi tecnici che allora scarseggiavano. Però voglio ricordare che il giornale scolastico funzionava anche quando si stampava col ciclostile! L’ingrediente principale resta sempre l’entusiasmo. ü Era l’unico professore a gestire questo progetto? E cosa ne pensavano i colleghi? Quando l’ho gestito io sí. Ma devo dire che avevo colleghi che dimostravano un grande affetto per il giornale e, oltre a scrivere qualche articolo, mi hanno sempre dato un aiuto quando è stato necessario. Li ringrazio ancora. L’ambiente scolastico ha sempre “accettato” con sincerità il giornale scolastico. ü Al decimo anniversario de La Voce, nota molti cambiamenti rispetto all’inizio? Come accennavo prima, la struttura generale, il senso del giornale, il significato che ha, l’ambito in cui si muove non credo siano cambiati e non credo cambieranno. Il giornale adesso è piú bello, piú vario, piú moderno, ma, a parte l’effetto che fa a me personalmente (una sorta di “tuffo al cuore” come leggere oggi una lettera che mi aveva scritto una fidanzatina quando avevo 15 anni), il valore di un giornale scolastico si misura dalla traccia che lascia nel lettore, dal dibattito culturale che riesce a creare e dall’appagamento intellettuale degli articolisti. ü Cosa le ha lasciato l’esperienza di professore dirigente del giornalino scolastico? Qualunque esperienza fatta all’interno della scuola arricchisce culturalmente e contribuisce alla crescita morale dei ragazzi nonché a migliorare il rapporto alunno-insegnante, che aiuta tanto per il prosieguo delle altre attività. L’esperienza del giornale è unica nel suo genere perché, oltre che didatticamente educativa, è anche so-

cialmente educativa. Si diventa buoni cittadini cominciando ad interessarsi dei problemi (di tutti i tipi: culturali, sociali, intellettuali, . . . ) e discutendone con gli altri. Con questo confronto si acquisiscono i valori “sani e puliti” che migliorano una società. Alla fine però consentitemi di ringraziarvi per questa intervista. Prima di tutto voi alunni, che da sempre siete stati il mio punto di riferimento nella scuola; poi il mio amico, il prof. Cozzi. Faccio tanti auguri al giornale la voce. Spero che riesca sempre a migliorarsi ancora di piú. . . Infine auguro a tutto il Liceo Scientifico “A. Einstein” un anno scolastico proficuo e ricco di soddisfazioni. .....................................

Intervista alla Prof.ssa M. Gabriella Pompei ü Cosa pensa del giornalino scolastico? Penso sia un’opportunità per alunni e docenti, per la redazione e per coloro che lo leggono. Per chi lo costruisce infatti rappresenta un momento di confronto e di autentica collaborazione, un’occasione per far sentire la propria “voce”, per misurarsi con un’attività che richiede senso di responsabilità e rispetto degli impegni assunti; per chi lo legge non è solo uno strumento di informazione e di riflessione, ma anche la prova tangibile di quanto sia produttivo lavorare insieme.

ü Cosa le ha lasciato questo progetto? Mi ha lasciato un bel ricordo ed anche la certezza che collaborare ad un progetto condiviso al di fuori dell’orario curriculare può dare ottimi risultati e rivelarsi un’esperienza costruttiva, dalla quale ricavare qualche utile indicazione anche per il lavoro in classe. ü Nota che ci sia stato qualche cambiamento all’interno del Progetto Giornalino rispetto all’inizio? Rispetto all’inizio, il giornalino è cambiato in modo rilevante pur mantenendo alcuni caratteri costanti nel tempo. Sicuramente è migliorata la grafica, è piú agile e fruibile, è nuovamente spazio riservato solo agli alunni. ü Ricorda qualche aneddoto circa la sua esperienza all’interno del giornalino? Ricordo la difficoltà iniziale a far accettare ai ragazzi l’idea di un giornalino che non fosse solo degli studenti, ma che rappresentasse uno spazio di autentico confronto tra alunni e docenti. Ci sono stati momenti di grande fervore: nell’anno in cui mi sono occupata del giornalino abbiamo introdotto l’uso del colore, l’impiego della carta riciclata ed un paio di numeri sono stati stampati a scuola, nella “stamperia”. Il ricordo piú bello: certamente le riunioni di redazione (ma anche le nottate a correggere. . . ) talvolta davvero vivaci per una certa diffidenza degli alunni, che all’inizio interpretavano a torto la correzione della forma dei loro articoli come un intervento dall’ “alto”, una limitazione alla loro libertà di espressione. Superata questa fase, il giornalino è diventato davvero l’espressione di un gruppo di lavoro unito. ü Un augurio speciale per il giornalino? L’augurio non può che essere ad maiora! . . . per una collaborazione che coinvolga un numero sempre crescente di alunni, per un giornalino che senza appesantirsi troppo contenga sempre piú articoli d’interesse culturale e spunti di riflessione sul nostro tempo.

Anniversario 5


SONDAGGIO DE LA VOCE

TUTTO IN FUMO? La libertà deve essere illimitata? O può essere limitata per il diritto alla salute? BY CONCETTA FACCIO E FRANCESCA ANGELOZZI

Con questo lavoro la voce inaugura una serie di sondaggi per acquisire dati su problemi e questioni di stretta attualità e che riguardino il mondo adolescenziale. In questa nostra prima prova abbiamo scelto il tema del fumo. Spesso i media parlano dei “giovani” facendo solo riferimento a statistiche nazionali, ma noi vorremmo saggiare questi dati con le risposte specifiche degli studenti dell’Einstein. Nei prossimi numeri del giornalino è nostra intenzione continuare a proporre temi altrettanto controversi. Ad occuparsi di questo primo sforzo sono state Francesca Angelozzi e la Prof.ssa Concetta Faccio. Buona lettura! L’idea di inserire un sondaggio nel giornalino è nata dalla volontà di mettere in luce la coscienza del nostro liceo. Cercavamo un argomento che, innanzitutto, fosse alla portata di tutti e che fosse in grado di evidenziare tendenze discordanti, anche nelle opinioni dei singoli. Per questo motivo, abbiamo scelto la question “fumo” in quanto l’inserimento di un nuovo regolamento scolastico è stato un tema molto sentito in questo trimestre. Abbiamo diviso il questionario in due parti:

e alla considerazione che si ha di essa; • la seconda concentrata sulla percezione della propria libertà individuale in riferimento alle leggi.

Le sezioni sono strutturate in modo da far emergere eventuali incoerenze. Il campione è stato prelevato dalle classi quinte. Quarantotto studenti sono stati scelti secondo una regola che garantisse la casualità: gli alunni maggiorenni corrispondenti a un numero pari sull’elenco di classe. Tutti si sono sottoposti volentieri al test. Spero troviate • la prima sezione relativa alla conoscenza della legge interessenti conclusioni da questo sondaggio!

il questionario sul fumo

 Ã

Rispondi a queste domande dando una valutazione da 1 a 10. Quanto sei informato sul D.L. n°104 del 12 settembre 2013? Quanto sei informato sul regolamento per il fumo della nostra scuola presente nel nostro pof 2013/14 (delibera del Consiglio di Istituto del 24 settembre 2013)? Quanto ritieni importante la tutela della saluta nei luoghi pubblici (uffici, scuola, . . . )? Quanto ritieni importante il valore della libertà personale?

Ê Ë Ì Í

Indica quanto sei d’accordo (da 1 a 10) con queste affermazioni. Si può fumare se non si dà fastidio agli altri. Non serve un regolamento sul fumo, basta avere senso civico. La società è in grado di gestire il problema fumo senza divieti. Il regolamento sul fumo tutela la nostra salute.

À Á

6 Il sondaggio


Sotto sono riportati i risultati del sondaggio. Le colonne numerate riportano i numeri grezzi, le altre riportano gli stessi valori in termini percentuali. Le prime otto colonne fanno riferimento ai quesiti, mentre le ultime otto fanno riferimento alla valutazione delle affermazioni. Voto

Domande % Â

À

%

Á

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

5 2 9 4 6 7 8 5 1 1

10,42% 4,17% 18,75% 8,33% 12,50% 14,58% 16,67% 10,42% 2,08% 2,08%

2 2 6 0 0 4 3 14 11 6

4,17% 4,17% 12,50% 0,00% 0,00% 8,33% 6,25% 29,17% 22,92% 12,50%

48

100%

48

100%

Affermazioni % Ì

%

Ã

%

Ê

%

Ë

0 0 0 0 2 0 6 6 9 25

0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 4,17% 0,00% 12,50% 12,50% 18,75% 52,08%

0 0 0 0 1 0 4 4 12 27

0,00% 0,00% 0,00% 0,00% 2,08% 0,00% 8,33% 8,33% 25,00% 56,25%

2 2 2 0 4 4 7 9 5 13

4,17% 4,17% 4,17% 0,00% 8,33% 8,33% 14,58% 18,75% 10,42% 27,08%

7 1 4 4 9 6 4 7 1 3

14,58% 2,08% 8,33% 8,33% 18,75% 12,50% 8,33% 14,58% 2,08% 6,25%

48

100%

48

100%

48

100%

48

100%

%

Í

%

13 6 6 10 10 1 0 1 0 1

27,08% 12,50% 12,50% 20,83% 20,83% 2,08% 0,00% 2,08% 0,00% 2,08%

3 1 0 3 3 3 10 9 6 10

6,25% 2,08% 0,00% 6,25% 6,25% 6,25% 20,83% 18,75% 12,50% 20,83%

48

100%

48

100%

Sufficiente

Scarsa

8%

42% Mediocre

Scarsa 21%

Buona 35%

13%

4% 15%

Ottima 35%

27%

Sufficiente Buona

informazione sul regolamento per il fumo della nostra scuola presente nel pof 2013/14

10

Vivi e lascia vivere

Valore della libertà personale

informazione sul d.l. n° 104 del 12 settembre 2013

Ottima

8 6 4 2

2 4 6 8 10 Valore della tutela della salute pubblica grafico: domande (3 e 4)

10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 −9

−6 −3 0 3 Fiducia nelle leggi e nelle regole grafico: affermazioni

Il sondaggio 7




di Marco Mazzoni

E

bbene sí, anche noi studenti abbiamo conquistato la nostra Luna, dopo un viaggio iniziato il 21 Novembre

2013. In un periodo in cui i giovani di tutta Italia si stavano mobilitando per far sentire la propria voce su tematiche sociali ed economiche, concentrandosi in particolar modo sugli investimenti finanziari dettati da provvedimenti quali il Decreto Scuola e la Legge di Stabilità, anche le scuole teramane hanno deciso di dare il proprio contributo, procedendo con autogestioni in tutta la provincia. Ma quella che era nata come una protesta studentesca, nel Liceo Scientifico Albert Einstein si è presto trasformata in una “proposta studentesca”: noi rappresentanti d’istituto abbiamo avanzato al preside una richiesta per cinque giorni di Autogestione, presentandogli un dettagliato regolamento delle modalità di svolgimento da noi stilato, affinché risultasse un produttivo momento di attività scolastica alternativa, in cui gli studenti avrebbero avuto l’occasione di riflettere sulle problematiche che affliggono la nostra realtà e di indagarne le cause. Dato che non abbiamo voluto in alcun modo attuare una politica di scontro, abbiamo accordato dapprima con il preside due giorni consecutivi di Assemblea autogestita, sicuri del fatto che, se organizzata strategicamente, avremmo ottenuto anche il consenso dei docenti e il nostro modello di scuola alternativa sarebbe di certo stato prolungato per altri tre giorni. Dopo il colloquio con il preside, svoltosi il 20 Novembre, avevamo a disposizione poche ore per pianificare i corsi e le attività che si sarebbero tenute durante l’Assemblea del

giorno dopo, ma per fortuna la tecnologia, l’informatica, la matematica e una grande dose di fortuna ci hanno assistito: per far sí che tutto si svolgesse in modo ordinato e per gestire un gran numero di studenti (divisi tra l’altro in due edifici differenti: sede e succursale) abbiamo dovuto studiare un modello logico-matematico, secondo il quale siamo riusciti a programmare una tabella di orari con cui regolare il flusso degli spostamenti dei ragazzi tra un’ora e l’altra, e cercare di tenere occupati quasi tutti gli studenti per tutta la giornata.

Quella che era nata come una protesta studentesca si è presto trasformata in una “proposta studentesca” Per questo abbiamo anche istituito quelli che abbiamo chiamato “registri di assemblea”, sui quali i ragazzi (che fino alle 9:00 dovevano rimanere in classe secondo regolamento) erano invitati a segnare quale corso avrebbero frequentato ora dopo ora, e i “registri di corso”, sui quali i responsabili del corso avrebbero annotato le presenze ed espresso un giudizio sulla propria classe. Dopo un pomeriggio di lavoro dunque, alle 8:20 di mattina del 21 Novembre 2013, tutto era pronto per il lancio della navicella. O quasi. Nonostante fossimo in ritardo con la consegna degli orari e dei registri nelle classi infatti, alle 9:20 tutti i corsi hanno avuto inizio e i corridoi della scuola erano piú silenziosi che mai.

10 Dai meandri dell’Einstein

Quella era già la nostra vittoria. Grazie all’efficace attività del Comitato Organizzativo, composto da ragazzi soprattutto del quinto anno che si sono proposti di aiutare noi rappresentanti, lo spostamento degli studenti è avvenuto velocemente e senza dispersione, e gli stessi professori erano stupiti dell’ordine con cui il tutto ha preso forma. Non è stata la solita assemblea caotica, è stato qualcosa di piú. Gli stessi docenti durante la mattinata hanno promosso e diretto delle attività alle quali è stata un’ampia partecipazione, contribuendo cosí al nostro progetto. Si respirava aria di cambiamento. l secondo giorno di Assemblea è stato organizzato allo stesso modo, e tutti sembravano entusiasti di ciò che tutti insieme stavamo creando. Anche i giornali locali cominciavano a elogiare la nostra scuola per le modalità di autogestione. Ma il pomeriggio del 22 Novembre si sarebbe deciso se far compiere il tanto atteso allunaggio all’Apollo 11 o se farlo tornare sulla Terra. Il preside infatti ci aveva gentilmente invitato a discutere del nostro operato in una seduta informale del Collegio Docenti, per cercare di prolungare quelli che abbiamo presentato come giorni di “scuola alternativa” piú che di “autogestione”. E’ stato bello avere l’opportunità di far valere le nostre idee davanti a tutto il corpo docenti del Liceo, sapevamo che qualcosa si stava muovendo nella nostra direzione: studenti e docenti si sono messi in discussione gli uni di fronte agli altri. Ciò che abbiamo chiesto ai professori si può riassumere in una

I


sarebbe stata collaborazione. Non si sarebbe piú parlato di “autogestione”: per la prima volta si poteva parlare di una “co-gestione”. Il grande passo è stato fatto. Ci sentivamo un po’ come Neil Armstrong, primo uomo a mettere piede sulla Luna. La nostra Luna, la co-gestione, era conquistata.

N

nostra vittoria. Studenti e Professori fianco a fianco. Ci auguriamo che in futuro si continui a portare avanti proteste in questo modo innovativo e aperto ad una collaborazione con tutte le componenti della Scuola, e che siano gli stessi dirigenti a proporre e programmare una settimana di scuola alternativa, in cui organizzare lezioni e dibattiti su tematiche socio-economiche, tematiche che riguardano la realtà in cui viviamo. Anche questa è scuola, una scuola intesa come opportunità di crescita e come libero scambio di idee.

gaia gulp

ei tre giorni successivi, per facilitare il compito ai docenti, abbiamo organizzato corsi in cui abbiamo partecipato non individualmente, ma per gruppi-classe: forse non tutti gli studenti in questo modo sono stati accontentati, ma di certo abbiamo avuto la

gaia gulp

sola parola: collaborazione. Abbiamo chiesto loro di collaborare al nostro progetto, di appoggiare la nostra manifestazione di pensiero, di unirci tutti per far sentire la nostra voce e di non permettere ancora una volta al sistema che ci governa di dividere le parti secondo il famoso “dividi et impera”; abbiamo dunque chiesto loro di concederci altri tre giorni di attività alternativa, facendo uno “strappo alla regola” ed esulando dal formale e burocratico svolgimento delle lezioni scolastiche, consapevoli del fatto che la storia non si è mai fatta e mai si farà con i formalismi. Dopo un’ora di discussione la decisione era presa: ci

Soluzioni dei giochi 4. 1. . . Qf1 2 Qf1 Ne2m -

Dai meandri dell’Einstein 11


l’intervista I ragazzi dell’“Einstein” si aprono al confronto col sociale. La conversazione qui di seguito riportata è il risultato della risposta — appassionata ed interessata — alle sollecitazioni proposte dall’Amministrazione provinciale ed estese a livello nazionale, sul tema della disparità/differenza di genere, con l’obiettivo di rendere effettiva la parificazione dei diritti tra uomini e donne. L’occasione di confronto è stata accostata alla data del 25 novembre, giornata dedicata alla lotta internazionale contro la violenza — fisica, psicologica e verbale — perpetrata sulle donne. Si ringraziano Monia Pecorale e Germana Goderecci. di Federica De Iuliis e Ludovica Corradi evidente il vostro interes- ro, in maniera del tutto inaspettata, si se nel cercare di contrasta- sono opposte e riunite in piú di cento re ogni forma di discrimi- piazze in Italia, volontariamente, il 13 nazione nei confronti della donna. È stato un avvenimento } Noi donne abbiain particolare a determinare la nascita dell’associazione “Se non ora mo pensato che se quando”?

È

Monia: « L’associazione “Se non ora quando” non nasce rispetto al femminicidio, di cui si è anche occupato in seguito, bensí rispetto all’utilizzo dell’immagine della donna e del suo corpo ad opera di una politica nazionale (quella di Silvio Berlusconi). In politica, le donne erano iscritte a delle liste elettorali esclusivamente grazie a delle loro prestazioni sessuali. Di conseguenza, le persone, in particolare quelle donne che non volevano essere rappresentate da lo-

12 L’intervista

non ci fossimo ribellate, quando l’avremmo fatto? ~

febbraio del 2011 proprio per protestare contro l’immagine negativa della donna che emergeva dalla politica italiana. Da qui, noi donne abbiamo pensato che se non ci fossimo ribellate allora, quando l’avremmo fatto? Da ciò nasce l’associazione “Se non ora quando” in varie città d’Italia. »

ü Quando è nata quest’associazione a Teramo? Monia: « Lo stesso 13 febbraio, noi donne del territorio ci siamo riunite a Pescara, organizzando pullman da tutta la regione. Qui si sono incontrate le donne piú giovani con le femministe di un tempo spinte dalla stessa voglia di cambiamento. A novembre 2011 alcune donne, io e Germana in prima persona, abbiamo deciso di fondare il “Se non ora quando” di Teramo. » ü L’associazione ha organizzato un flash mob e piú volte ci avete fatto visita a scuola. Come operate nel territorio? Quali sono le vostre iniziative per sensibilizzare le persone? Monia: « Sulla violenza di genere abbiamo organizzato molte iniziative, soprattutto lo scorso anno, e abbia-


pamela primula

mo fatto un convegno, chiamato “La strada delle scarpe rosse”, sulla violenza, cercando di avere un approccio psicologico, legale e ginecologico. Il nome deriva dal fatto che abbiamo preso come simbolo una scarpa con il tacco rosso, simbolo della femminilità; abbiamo legato le scarpe rosse all’albero vicino al bar “Caffè dell’olmo”, a piazza Martiri della Libertà, e da qui abbiamo sfilato fino al luogo del convegno. Successivamente sono state organizzate varie inziative, quali il flash mob, con la collaborazione dell’Università e della Commissione Pari Opportunità; la partita di calcio, organizzata il 25 novembre 2012, per la ricorrenza della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, con la presenza di giornalisti, politici e operatori ospedalieri: abbiamo voluto coinvolgere anche gli uomini per far capire che il femminicidio è un problema che non riguarda solo le donne. Un’altra importante iniziativa è stata “L’orgoglio delle donne”. Abbiamo realizzato un libricino sui profili delle donne teramane che si sono distinte nei vari campi della società, come quello della letteratura, quello delle arti, del sindacato e della politica. »

ü Si sente spesso parlare della problematica riguardante la violenza sulle donne, che deriva da una bassa considerazione del genere femminile. Possiamo considerare che la condizione della donna sia migliorata nel tempo? Monia: « Dire che la violenza sulle donne derivi da una bassa considerazione del genere femminile è estremamente riduttivo. Il problema è il possesso: l’uomo tenta di ribadire il suo

controllo sulla donna da ogni punto di vista, come quello economico e affettivo, considerandola un oggetto di sua proprietà. Possiamo considerare che la condizione della donna sia migliorata? Io francamente non sono in grado di poterlo dire, basti pensare a quello che sta accadendo con le baby prostitute. Le ragazze che vendono il proprio corpo per una ricarica telefonica sono la prova del fatto che la crisi economica abbia peggiorato la situazione delle donne. »

} L’uomo tenta di ribadire il suo controllo sulla donna da ogni punto di vista, come quello economico e affettivo, considerandola un oggetto di sua proprietà. ~ ü Cosa potete dirci riguardo il centro antiviolenza teramano? Germana: « Dal 2008, piú di 800 donne si sono rivolte a questo centro, anche solo per delle informazioni e 300 sono state prese in carico dal centro. Sono a loro disposizione varie operatrici, come avvocati, psicologhe e assistenti sociali. Per quanto riguarda i dati che si riferiscono al numero di donne recatesi al centro, devo dire che questi non sono del tutto veritieri, in quanto, per difficoltà economiche, il centro è stato chiuso per qualche tempo. Le donne vittime di violenza, in genere, sono donne sposate, dai 26 ai 60 anni, per lo piú italiane o dell’Europa dell’est, spesso con un lavoro extradomestico. Da ciò nasce da parte dell’uomo il desiderio di possesso, in quanto la donna appare come sfuggente al marito. Le persone che si rivolgono al centro sono per la maggior parte del capoluogo, ma anche di Roseto degli Abruzzi, Giulianova, Montorio, Campli, Castellalto, o di altre città. In quest’ultima categoria, rientrano quelle donne che, allontanandosi dalla zona in cui sono conosciute, si sentono

piú sicure. L’uomo “carnefice”, solitamente, ha dai 35 ai 54 anni; al contrario di come molti pensano, non si tratta quasi mai di uomini alcolizzati o drogati, bensí di gente priva di dipendenze. ü Nel Nuovo Testamento / Nelle Epistole di Paolo è presente l’espressione “le mogli siano sottomesse ai mariti” (Ef. 5:22). Come pensate che questa affermazione abbia influenzato la mentalità delle persone? Monia: « L’uomo tende ad essere giustificato nell’esercitare un controllo sulla donna, poiché ha sempre avuto un’attenuante da parte della Chiesa. Quando un prete, che decide del tuo destino ultraterreno, dice che puoi dominare la tua donna, in quanto essere inferiore, origine del peccato e male assoluto, è chiaro che è impossibile liberarsi da questo insegnamento. » Germana: « Basti pensare alla Santa Inquisizione, che considerava le donne delle streghe, o la figura di Ipazia, che fu la prima vittima del Cristianesimo, fatta a pezzi perché era una filosofa e scienziata: il vescovo Cirillo non sopportava questa autonomia di Ipazia per cui incitò la folla ad ucciderla. » ü In conclusione, rispetto alle vostre aspettative di partenza, siete soddisfatte del sostegno ottenuto? Germana: « Se dovessimo fare un bilancio, questo si chiuderebbe in positivo. È stata dura: a volte ci hanno visto come delle femministe, altre volte hanno considerato il nostro impegno come qualcosa di inutile. In ogni caso, abbiamo avuto molte adesioni e tanta partecipazione da parte delle giovani ragazze. » Monia: « Il riscontro piú soddisfacente è quello che arriva da voi studenti. Gli argomenti a volte sono specifici, altre volte riescono ad abbracciare piú problemi della società. Il messaggio che vogliamo lasciare è questo: quando i giovani pensano che sia inutile organizzare iniziative o sostenere un proprio ideale, perché non confidano nel cambiamento, sbagliano. Con l’impegno, la volontà, la partecipazione e la sensibilità di tutti le cose possono cambiare. »

L’intervista 13


Intervista in terRamo a Mario Lamberti Francesco Cameli

Dopo aver girovagato un po’ per Teramo nel cercare di farsi dare da Mario un luogo dove svolgere questa intervista, abbiamo trovato l’aldilista dentro un locale teramano con dei suoi amici. Inizialmente c’è stato uno scambio di ruoli tra intervistatori e intervistato, in quanto ci siamo trovati a dover appagare la curiosità della combriccola riguardo alla natura dell’intervista che si stava per svolgere. Una volta definiti i ruoli di ognuno, ha avuto inizio l’intervista vera e propria, inaugurata da una domanda atipica cosí come atipico è il nostro intervistato.

razione e trasformarmi in base alla situazione, ammiro come l’accumulo Sono un aldilista, ovvero un artiè abbondanza. sta che segue una corrente nata 100 anni dopo il movimento futurista, ü Che cos’è l’economia poetica? credo in un’altra realtà. Non creL’economia poetica mira alla rigedo di essere diverso da cio’ che pennerazione del capitale umano, attraso e sono. Il mio essere è in contiverso il suo reimpiego in difesa della nuo cambiamento perché siamo in natura. Grazie al dialogos si affrontaTe-Visione. no i bisogni reali scambiando risorse Ma se pensiamo a te come sogget- e conoscenze come sta accadendo ora. to che è appena stato arricchito dal- Il passaggio che avviene grazie all’El’esperienza di un incontro, ora sei conomia Poetica è quello da un’ecodiverso da pochi minuti fa. Quello nomia di oggetti a quella di soggetti: che sono diviene e si trasforma nel- poniamo in evidenza l’essere degli inla realtà e in diretta, ed è per questo dividui e non i suoi averi. ECOnomia motivo che, avendo molteplici inte- e ECOlogia hanno l’eco, l’Oikos, che ressi e stimoli da cui prendere ispi- significa casa, in comune; la casa la si

chiara pesci

ü Chi sei? Chi pensi di essere?

14 L’intervista


ü Cosa pensi del linguaggio? Perché crei neologismi? Parlando si scambia energia, che in genere sprechiamo nel parlare del superfluo. Se affrontassimo le cose reali e non il superfluo, scambieremmo energia utile, passando da un’economia di oggetti a una di soggetti, sebbene gli oggetti conserverebbero un’importanza secondaria. Invento neologismi perché cosí facendo modifico la coscienza collettiva cosí come hanno modificato la coscienza collettiva i primi che hanno disegnato graffiti. Il graffito da espressione di un disagio adolescenziale si è trasformato in una forma d’arte se fatto con la cura di un dipinto. ü Sappiamo che l’album Gommalacca di Franco Battiato ti ha ispirato: in che modo? Quell’album mi ha fatto notare che noi siamo piú inconscio che coscienza, e se riuscissimo ad essere consapevolmente incosci • Ascolto potremmo vedere il mondo dal punto di vista dell’istintività pri• Impossesso mordiale profondamente collegata • Irripetibile (la consapevolezza all’intuizione. che tutto è un flusso temporale Direi ai ragazzi di immediato, il qui e ora, dove si gioca la partita della vita) non essere compe-

Chiunque lo ha tra le mani può modificarlo, rinnovarlo, facendo sí che l’arte non muoia ma nella personalizzazione rimanga viva. Cosí il lettore contribuisce alla creazione e diventa egli stesso artista. Rendendo le idee fruibili a tutti si giunge ad un miglioramento sociale. ü Cos’è il Nio? Il Nio è in sé l’estraniazione dalla realtà. Il Nio è la soluzione al conflitto tra Dio, Io, Mio, e Noi e Voi (questi ultimi formano addirittura un dualismo che fa parte nell’idea di Nio). Visto che come parola è composta dalle vocali I e O, comuni a tutte le parole che la formano, con l’aggiunta di una consonante, il concetto di Nio potrebbe essere racchiuso in un altro neologismo: Odi. Io personalmente ho scelto di coniare il Nio perché si legge come si legge Neo, il protagonista di Matrix, colui che estraniandosi dalla quella che pensa realtà arriva a conoscere quella che è la realtà.

titivi. La competizione spinge a svalutare, ignorare o plagiare idee altrui. ü Cosa pensi della scuola e della sua situazione attuale? Io comprendo la situazione di disagio dell’istruzine in generale: sono dell’idea che le classi sarebbero perfette se formate da 12 studenti per docente. 12 come gli apostoli, 12 come i cavalieri della tavola rotonda. Questo numero è perfetto perché dà ai ragazzi lo stimolo del confronto senza sfociare in una competitività che traumatizzerebbe chi è timido. L’informazione non sarebbe dispersiva come invece è nelle classi con un elevato numero di elementi e darebbe lavoro a piú giovani insegnanti attualmente in competizione nelle graduatorie. ü Cosa non diresti ai ragazzi?

Non direi ai ragazzi di essere competitivi, perché la competizione spinge a svalutare, ignorare o plagiare idee altrui. Il confronto è piú fruttuoso perché incoraggia tutti indistintamente creando compathos; io stesso ho deciso di non proteggere le mie opere apponendo loro un copyright perché voglio che esse siano un motivo di confronto con gli altri senza essere ossessionati dalla paura di aver plagiato qualcuno sviluppando un’idea altrui.

chiara pesci

ha in custodia, si ha un impossesso di essa a discapito del possesso perché “Oikos No Mia”, e in quanto custodita, dev’essere trasmessa come gli averi passano da padre in figlio. Tutto questo è “armore” (uno dei tanti neologismi coniati dal giovane poeta, che rappresenta l’unione tra armonia ed amore). L’uomo deve sentirsi parte attiva di un rivolgimento storico, assumersi in prima persona la responsabilità del cambiamento, perché la vera rivoluzione deve essere innanzitutto interiore. Non dobbiamo pensare come individui ma come Collettività. ü Hai scritto il libro Lingotto, che è il primo libro di economia poetica. Cosa puoi dirci a riguardo? Raccoglie i fondamenti dell’economia poetica, che vengono ampliati nel libro dalla lettura del poemetto. Leggendo tre volte si entra in contatto irrazionale con i tre principi del libro:

ü Sei stato recentemente nel nostro liceo e hai tenuto un corso di Economia Poetica. Quali sono state le tue impressioni? Abbiamo cercato di portare al Liceo Scientifico l’esperienza del cerchio e dei suoi principi. Poi abbiamo creato risonanza e armonia attraverso la gregora. Abbiamo cominciato a parlare dell’immaginario Te-Visivo e del capitale inesplorato delle nostre risorse, di quanto il nostro sguardo è limitato e di quanto ancora può espandersi e quindi dell’ammirazione del paesaggio come ricchezza del nostro patrimonio culturale. Abbiamo introdotto terRamo e le potenzialità dei beni relazionali per poi passare a un esercizio pratico per l’espansione della mente, del cuore e del ventre. Conclusione con una gregora come avevamo iniziato. Nonostante il numero di oltre 130 alunni, la mia impressione è che ci sia stata un buon ascolto e una serena comunicazione.

Oltre noi stessi 15


LA GEOMETRIA DELLA REALTÀ

I FRATTALI NELLA NATURA. . . E NON SOLO Cosa sono i frattali? Perché dovrebbe interessarci? BY FRANCESCA DI MARCO

« Si ritiene che in qualche modo i frattali abbiano delle corrispondenze con la struttura della mente umana, è per questo che la gente li trova cosí familiari. Questa familiarità è ancora un mistero e piú si approfondisce l’argomento piú il mistero aumenta »— B. Mandelbrot Frattale: Oggetto geometrico che si ripete nella sua struttura allo stesso modo su scale diverse (proprietà dell’autosomiglianza) e ha dimensione non intera el 1975 Benoit Mandelbrot conia il termine frattale, che deriva dal latino “fractus” (da cui deriva anche la parola frazione) e vuol dire rotto, frammentato. I frattali infatti sono figure non regolari ma scomposte, frastagliate e spesso ramificate; queste nuove figure geometriche sono adatte a descrivere la complessità della realtà meglio di quanto sia possibile con le figure della geometria euclidea in quanto la Terra non è una sfera, le montagne non sono coni e il corso dei fiumi non segue un andamento rettilineo.

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Osservando la struttura di un albero notiamo subito la sua autosomiglianza in quanto ogni ramo è simile all’albero stesso, ogni rametto è simile al ramo e via dicendo. . . Questa struttura è presente in moltissimi elementi naturali come la forma di alcuni fiori, la conformazione di alcuni tipi di cavolfiore e dei cristalli di ghiaccio, la distribuzione degli alveoli polmonari e la struttura delle galassie. La ripetizione continua della medesima trasformazione porta elementi semplici a divenire sempre piú complessi e frazionati ed è detta processo iterativo: partendo da un tronco facciamo in modo che ad un certo punto ci sia una biforcazione, ripetiamo questa trasformazione agli elementi derivati dalla prima e cosí via. Applicando ripetu-

16 Forza Albert

tamente la medesima trasformazione possiamo arrivare, attraverso un processo dinamico, ad avere una figura sempre piú ramificata mano a mano che si procede con le iterazioni. Il frattale di Mandelbrot (vedi figura a pag. 17), ad esempio, è definito da una famiglia di polinomi quadratici complessi nella forma: fc (z) = z2 + c ed è ottenuto mediante processi iterativi di fc (z) a partire dal punto z = 0.

Quanti di noi di fronte a videogiochi come Assassin’s Creed restano affascinati dalla grafica, dalla complessità dei paesaggi e dal loro realismo? Nell’ambito della topologia si riscontrano conseguenze notevoli dovute all’irregolarità e al continuo mutare della natura (le coste frastagliate, la variazione instabile delle curve collinari e delle catene montuose) e alla fine dell’Ottocento fu il matematico e fisico Henri Poincaré, considerato uno dei fondatori della topologia, ad anticipare e dare un contesto generale a quella che fu poi la scoperta e l’applicazione dei frattali.

Egli si occupò della risoluzione di alcuni quesiti nell’ambito dei sistemi dinamici e compí una vera e propria rivoluzione nel loro studio: la risoluzione di un problema non andava intesa come ricerca di soluzioni esplicite e quantitative, ma come uno studio qualitativo e a lungo termine delle soluzioni. Bisogna capire se il sistema continua ad evolvere per sempre, se la sua trasformazione è casuale e dovuta a catastrofi o infine se, partendo da una configurazione iniziale, i processi che lo interessano non lo modificano qualitativamente ma quantitativamente, creando una stabilità e un’autosomiglianza nel suo comportamento; proprio quest’ultima ipotesi anticipa il campo dello studio frattale. Quanti di noi di fronte a videogiochi come Assassin’s Creed restano affascinati dalla grafica, dalla complessità dei paesaggi e dal loro realismo? E quanti di noi sanno che dietro il processo che porta alla creazione di tali immagini spesso si nascondono proprio i frattali? bbiamo visto che, attraverso i processi iterativi, i frattali sono in grado di descrivere accuratamente forme anche abbastanza complesse, difficili da realizzare manualmente e che hanno bisogno anche di una certa casualità: nella creazione di una foresta o di un territorio non è possibile de-

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scrivere manualmente tutti i singoli elementi che li compongono e renderli anche diversi tra loro; per creare una foresta si dovrebbero descrivere tutti gli alberi, tutti i rami che la compongono, tutte le foglie e i piú piccoli particolari e per creare i paesaggi il procedimento sarebbe egualmente impossibile. Con l’utilizzo dei frattali invece si possono creare forme sempre diverse con formule matematiche ben precise e non estremamente complesse ed è per questo che vengono ampiamente sfruttati nel campo della computer grafica. Ovviamente l’utilizzo pratico dei frattali e l’interesse nei loro confronti è strettamente collegato al progresso dell’informatica, alla capacità dei computer di simulare numericamente e graficamente fenomeni che altrimenti sarebbero rimasti fuori dalle possi-

biltà umane di studio, rappresentandoli con accuratezza e precisione in modo da visualizzare con facilità i processi frattali; inoltre la diffusione dei primi personal computer con schede grafiche dedicate all’elaborazione e alla visualizzazione di immagini avviene dalla seconda metà degli anni ’80 e solo con la successiva diffusione di schede grafiche sempre piú potenti la computer grafica ha acquistato la sua importanza. frattali non vengono però applicati solo in questo settore, come ad esempio nell’aereonautica per la simulazone dei paesaggi di volo oppure nell’industria cinematografica, ma anche dove è necessario codificare sistemi dinamici caotici nei quali il caso ha un ruolo fondamentale e solo la statistica può

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fornire una soluzione. I grafici che rappresentano l’andamento della Borsa oppure le variazioni atmosferiche contengono dati che, sebbene diversi, si ripetono nei loro processi di base: da passaggi iterativi semplici hanno luogo strutture molto complesse. Ora potremmo pensare che i frattali siano un qualcosa di puramente esterno all’uomo, che appartengano al mondo naturale, che vengano usati nell’informatica o addirittura per fornire modelli matematici a settori precedentemente non codificabili a causa dei loro andamento imprevedibile e caotico, come la Borsa o l’economia. Proviamo però a pensare al processo mediante il quale la nostra mente fa riaffiorare i ricordi: immancabilmente un ricordo ne farà venire a galla un altro e cosí via, attraverso processi del tutto similari.

frattale di mandelbrot

Forza Albert 17


Vivere, vivere, vivere ancora i trovò a vivere nel gorgheggio degli arzigogoli floreali tracciati sulle pareti mosaicate della Grande Moschea Blu di Samarcanda, nel tenue sfavillio dei riflessi tra le nicchie dorate della vasta volta. Fu stordito dal riverbero uscendo dalla semiombra interna nel mare di luce che investiva il Registan, il grande polveroso arengo, immortale caravanserraglio dei maggiori tracciati della via della seta. I raggi ardenti del sole si lasciavano ghermire dalle lisce mattonelle smaltate delle monumentali ed altere scuole coraniche che si rinfacciavano sui tre lati dello spiazzale, a chiuderlo in una mutevolezza solenne. Contemplò le lucenti maioliche blu della cupola immensa nel primo canto del muezzin, mentre il vento portava la voce lontana delle steppe immemori. Nello srotolio delle setose pieghe del grande emiro Tamerlano giunse fin sulla vetta dell’Everest. Il tetto del mondo lo accolse con uno sferzante senso di grandiosità. E contemplò. E visse. E fortissimamente volle vivere, e fortissimamente visse. Vide il grande Mikado che guerreggiava con i suoi shogun nel sole Oriente, i cosacchi dello Zar avanzare nelle desolate lande del grande Nord, le carovane dei visi pallidi assaltate dai pellirossa nelle sconfinate pianure dell’Ovest, i cannibali della Papuasia solcare sulle loro canoe le onde dei tiepidi mari del Sud. Vide dipingersi nei loro occhi l’amarezza di chi contempla la meta per cui tanto aveva viaggiato, e disprezzò qualsiasi limite, qualsiasi confine, qualsiasi traguardo, sapendolo illusione. Giurò allora di essere libero, mentre saltava il crinale nevoso dello sperone roccioso. Sentí il vuoto piú profondo inghiottire la sua mole, e poi l’immacolato manto nevoso accoglierla soave e gentile per continuare nelle voragini dei precipizii stermina-

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ti la disperata discesa. La colossale mole rocciosa si tinse di cobalto sprofondando nella lontananza trai vapori gelidi dei ghiacci. La contemplò sfrecciando giú per le gole del Pamir. Di rimpetto solo il vento sempre piú prepotentemente pungente e il sole che col suo calore remoto non avvinceva il rigore del freddo di siffatte cime. Nella folle discesa fu inebriato dai profumi preziosi delle donne delle montagne afghane celate nei loro veli dorati, intravide il cupo orizzonte rischiararsi dei cirri dei petardi pirotecnici cinesi, fu raggiunto dalla fumea di Primavera che montava su per i valloni cosparsi di mandorli in fiore. Estasiato s’assopí, per ridestarsi, alla fine della planata siderale, durata l’eternità d’un momento, nell’impatto con le salate acque dell’Oceano Indiano. Il Mare Oceano lo salutò con un ginepraio d’odori d’incensi e di combustioni lontani di cui il delta del Gange portava novella. S’abbandonò al capriccio dei flutti, vedendo l’acqua mutare tonalità dall’amaranto impallidito allo smeraldo smorzato fino al buio dei meandri abissali, per ritrovarsi nel nulla piú radicale, a non poter guardare nient’altro che immense distese d’acqua piatta. E volle ancor piú fortissimamente vivere, e ancor piú fortissimamente visse. Prese allora a nuotare verso il sole calante, seguendo la coda di fuoco che accendeva e abbagliava, nel riflesso, le onde oceaniche. D’un tratto notò lo specchio marino incresparsi al passaggio d’una caravella sulla quale garriva bandiera nera, terrore dei Sette Mari. Fu appena una vita dopo che doppiò il Capo di Buona Speranza, e vide i leoni africani affacciarsi sulla marina nel tepore del tramonto, nel frattanto che dalle foreste dell’entroterra perveniva il ritmo dei riti tribali. Districandosi tra le fauci di Scilla e Cariddi fu carpito e sprofondato da un mulinel-

18 I colori della letteratura

Marco Matani

lo, per riemergere nella luce limpida e rasserenatrice d’un ameno ninfeo romano. Nello scroscio dei freschi rivoli che l’esedra travertina stillava, si rallegrò dell’armoniosa ed equilibrata linea statuaria dei simulacri votivi alle ninfe e alle muse, tra i quali s’alzava sommessamente una voce intonante un inno sacro ad Apollo. Errando tra le fronde odorose gravi di dolci e succosi frutti, inebrianti l’aria di mille e píú aromi, la scoprí proveniente da una graziosa fanciulla assorta sotto un giunco, con lo sguardo fisso su di un orizzonte che lei sola poteva vedere, come fissa in una tavola di Piero Della Francesca. Le sue fattezze gentili erano rivestite da una candida tonaca, che la incastonava in una statuarietà non dissimile da quella delle ninfe marmoree. Le si fece vicino, e col tono della persona da sempre amica ella disse a lui: “Sai dunque che la vita è bella, e degna d’essere vissuta sopra ogni cosa.” Egli rispose con sicurezza: “Si, ne ho la certezza”. Fu all’ombra di quel giunco, di fianco a quella meravigliosa giovine che aveva ripreso a innalzare la sua mesta quanto ferma melodia echeggiante tra le nobili sculture lambite dalle piante piú profumate, in quel tripudio di sensi, in quel trionfo di vita, ch’egli morí. Morí nel ronzio della campana dell’Una e venti. Certo, questo non lo potevano sapere la professoressa cui augurò buon pranzo uscendo dall’aula, tanto meno gli amici con cui s’intrattenne nell’attesa della corriera. Come non lo potevano sapere l’autista che salutò garbatamente, o i suoi genitori con i quali consumò un piacevolissimo pasto. Dopo di che si sdraiò sul letto, chiuse gli occhi e distese i muscoli. E riprese a vivere, nel mentre salutava ancora una volta le lucenti maioliche celesti dell’immensa cupola della Grande Moschea Blu di Samarcanda.


ORGOGLIO

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PREGIUDIZIO 1813-2013 Il bicentenario

Un eterno ragazzino

caterina trimarelli

di Caterina Trimarelli

on si parla forse ancora oggi di Darcy ed Elizabeth, la coppia piú moderna dell’1800? Dopo duecento anni Jane Austen ottiene ancora un gran numero di lettori per il suo Orgoglio e Pregiudizio. Ancora oggi, infatti, si rimane folgorati di fronte all’acutezza delle discussioni e delle argomentazioni di Elizabeth e di Darcy e dal percorso e dalla crescita morale, self education, che compiono i due durante l’intero romanzo. L’incomprensione tra i due sorge proprio al loro primo incontro, al ballo di Mr Bingley, quando Elizabeth, per errore, ascolta i commenti di Darcy sul suo conto: “È passabile ma non abbastanza da tentarmi”. Si creano cosí una serie di pregiudizi e di discussioni senza fine. Coincidenze, comportamenti ridicoli della famiglia Bennett mettono spesso Elizabeth in imbarazzo davanti al Sig. Darcy tanto da inasprire sempre piú il loro rapporto e i loro dialoghi. Le risposte, pe-

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rò, decise, ferme, argomentate e convinte di Elizabeth affascinano Darcy che inconsciamente si innamora della donna, della sua intelligenza, del suo coraggio nonostante la bassezza del suo ceto e la ridicolezza della sua famiglia. L’orgoglio da una parte e il pregiudizio dall’altra i quali continuamente si scambiano, frenano il loro amore che però troppo forte li strugge ed li obbliga ad abbandonarsi l’uno nell’altro e a tralasciare le stupide credenze e certezze del sistema delle buone maniere, come per esempio prendere determinate decisioni per ottenere un matrimonio vantaggioso. Il sentimento li porta a perdere la loro autodeterminazione e i loro principi, non conta piú niente solo l’amore, quello puro, quello deciso e vigoroso il quale trae nutrimento da ogni cosa dice Elizabeth, quello che supera ogni ostacolo e si fonda sulla risoluzione di questi e diviene cosí fermo e stabile. Ecco perché Darcy ed Elizabeth riescono ad essere cosí moderni: incompren-

sioni, pregiudizi non sono forse alla base dei litigi delle coppie moderne? Stupefacente è come Jane Austen sia riuscita a percepire queste problematiche in un periodo, il 1813, in cui l’importante era accaparrarsi il pretendente piú conveniente e non lasciarselo scappare, una realtà che non rinnega e anzi rappresenta in molti personaggi del romanzo. L’amore spirituale, puro e le incomprensioni legate ad esso per le quali la stessa scrittrice non si è mai sposata, non contavano nulla. I protagonisti di Orgoglio e Pregiudizio precedono, dunque, i passionali Paolo e Francesca e i celebri Romeo e Giulietta perché riescono a superare i peggiori nemici dell’amore cioè l’orgoglio e il pregiudizio abbandonando le loro piú ferme convinzioni per cedere ad esso. Per concludere quali migliori frasi che quelle della canzone “Love of my life” possono farci assaporare quale amore ha avvolto i due e li ha condotti fino a noi?

Love of my life - don’t leave me You’ve stolen my love and now desert me Love of my life can’t you see Bring it back, bring it back Don’t take it away from me Because you don’t know What it means to me

I colori della letteratura 19


I colori della letteratura Invasione in arrivo: le fan fiction conquisteranno il mondo! di Anthea Di Salvatore per aprire un dialogo sulle creazioni del fandom e permettere agli autori di crescere. Gli utenti hanno anche la possibilità di indire dei contest, cioè delle gare, in cui agli autori partecipanti vengono date delle indicazioni da seguire per scrivere una fan fiction. I promotori del contest, poi, valutano le fanfic prodotte e ne stilano una classifica. I fandom costituiscono comunità di persone che condividono interessi, passioni creative e fantasie. Coltivare tutto questo attraverso la creazione e la condivisione di storie avvicina le sensibilità ed aiuta le persone a capire meglio se stesse.

pamela primula

pamela primula

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Il fenomeno delle fan fiction si è sviluppato con la nascita dei fandom, cioè l’insieme degli appassionati di una determinata cosa; tuttavia deve la sua crescita esponenziale alla nascita di Internet, che ha permesso la pubblicazione gratuita delle fan fiction e quindi l’immediata condivisione di una produzione di un fan con un’intera comunità. Sono nati anche siti specializzati che raccolgono le fan fiction e le suddividono per argomento. Il piú grande sito italiano di fan fiction è efp (www.efpfanfic.net) che, con una semplice registrazione gratuita, consente agli utenti di condividere le proprie storie e di recensire quelle altrui

pamela primula

uardando un film, una serie, un anime, o leggendo un libro, un manga, un fumetto, a quanti è capitato di sentirsi coinvolti? Quanti si sono chiesti “e se questo non fosse successo?”, “e se fosse accaduto quest’altro?”, oppure, dopo il finale, “che cosa accadrà a questo personaggio?”? Quando inventiamo una risposta a queste domande, nasce una “fan fiction”. Una fan fiction è proprio questo: un’opera scritta dai fan che si basa su un’opera originale, televisiva, cinematografica o letteraria, dalla quale riprende personaggi e storie, che poi vengono fatte evolvere secondo la trama immaginata dal fan.


Recensioni e spettacoli Tadatoshi Fujimaki di Pamela Primula l club di basket della scuola media Teikou conta piú di cento iscritti e la sua fortissima squadra vanta tre vittorie consecutive al campionato nazionale delle scuole medie. [. . . ] si è distinta una generazione in particolare, considerata la piú forte e rimasta tuttora imbattuta. In essa si erano trovati contemporaneamente cinque talenti come se ne vedono uno ogni dieci anni. . . la cosiddetta Generazione dei Miracoli. Tuttavia [. . . ] circolavano strane voci. . . ovvero che ci fosse un altro giocatore [. . . ] il fantomatico sesto uomo”. È cosí che inizia lo spokon manga (fumetto sportivo) di Tadatoshi Fujimaki edito dal dicembre del 2008 sulla rivista giapponese “Weekly Shounen Jump” (portato in Italia recentemente dalla “Star Comics”) che conta un anime (cartone animato giapponese) di due stagioni, ancora inedito in Italia. L’opera ha il titolo di Kuroko no Basuke (da noi “Kuroko’s Basket”) che significa il basket di Kuroko. Tetsuya Kuroko, sesto giocatore della Generazione dei Miracoli, exmembro della Teikou, protagonista della storia, è al suo primo anno nella scuola superiore Seirin. Ha un carattere particolare: tenero, serio, scherzoso, ma sempre con un’espressione indecifrabile. I membri della squadra di basket del Seirin contano molto su

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di lui, infatti, viene anche descritto come un veterano per la sua conoscenza completa del gioco. Taiga Kagami, co-protagonista, è appena tornato dall’America per frequentare il liceo giapponese Seirin. È alto, robusto e con l’incredibile capacità di saltare piú in alto di chiunque altro. L’unica pecca è il suo carattere problematico: viene paragonato ad una bestia selvatica, aggressiva e impulsiva. I due ragazzi uniranno le loro forze per diventare i numeri uno del Giappone dimostrando qual è il vero basket, ossia quello di Kuroko, che stimola l’individuo ad essere solidale e unito agli altri compagni per raggiungere il comune obiettivo. I temi principali sono, infatti, l’amicizia, il gioco di squadra e il significato della parola vittoria, aspetti centrali di ogni incontro di questo fantabasket un po’ surreale (alla Prince of Tennis) tanto che i personaggi principali usano tecniche al limite umano. Kuroko, per esempio, è un ragazzo basso, magro, senza doti fisiche particolari e una flebile presenza tanto che nessuno si accorge di lui, ma in campo utilizza una tecnica chiamata “misdirection” che lo rende invisibile, lo aiuta ad intercettare i passaggi degli avversari ed a crearne altri verso i suoi compagni, ad una velocità incredibile. Tecniche ancora piú inverosimili vengono adottate dalla Gene-

razione dei Miracoli (Kiseki no Sedai), i cinque ex-compagni di squadra di Kuroko, che si sono iscritti in diverse scuole e costituiscono il principale nemico da battere. I cinque geni vengono considerati “mostri” per le capacità sovrumane e temuti da tutti ma, in realtà, non sono altro che ragazzi dal carattere egocentrico, dotati di un grande talento sfruttato individualmente per portare a qualunque costo la propria squadra alla vittoria, considerata ormai scontata. Ne deriva, quindi, un loro disprezzo verso uno sport che invece dovrebbe essere amato e condiviso con gli amici, non odiato e sopravvalutato. Ad una trama avvincente ricca di gag divertenti, momenti drammatici e flashback abbastanza lunghi che creano suspense, si affiancano i disegni fantastici di Fujimaki: le linee dei muscoli dei giocatori sono chiare e pulite, gli ambienti ricchi di particolari e i personaggi, ben proporzionati, con i soliti capelli in stile manga, dai colori improponibili (azzurro, blu, viola, rosa, verde). Il pregio maggiore di questo manga è il ritmo nelle partite che, ad ogni azione fuori dal normale, ti coinvolge e ti fa domandare “eh, sí, come ci è riuscito?” Il mio consiglio è: leggetelo, ma badate bene, potreste diventarne dipendenti! Voto HHHHI


“My God is rock’n’roll. It’s an obscure power that can change your life. The most important part of my religion is to play guitar.” — Lou Reed (1942–2013) 22 Recensioni e spettacoli


Quando copiare diventa un diritto Gaia Gulp

© el 1827 Alessandro Manzoni tentava di promuovere a proprie spese una ristampa dei Promessi sposi per porre freno alla rapida diffusione di copie pirata. Oggi gli autori di bestseller progettano di commercializzare da soli in Rete i loro libri, perché ormai non hanno piú bisogno di un editore. Cosa è cambiato da allora? Beh, di cose da raccontare ce ne sarebbero tante, troppe. Ma proviamo a dipanare questo gomitolo partendo dalle origini. Dalle origini del copyright, cosa pensavate? Tanto per cominciare, le prime norme sul diritto di copia (“copyright”) nacquero in Inghilterra, nel XVI secolo con l’avvento delle macchine automatiche per la stampa. La libera circolazione di scritti e volumi di ogni genere, infatti, imponeva alla Corona di operare, attraverso la censura, un rigido controllo sulle opere pubblicate nel territorio. Di qui la fondazione di una corporazione di censori ai quali gli artisti dovevano raccomandarsi per ottenere la pubblicazione delle proprie opere, accordando loro il pieno diritto sulle copie. Il concetto odierno di copyright non è poi tanto lontano da quello originario. Di certo la trama di protocolli e clausole che ruotano intorno ad esso si è infittita con l’aumentare dei mezzi di comunicazione e diffusione di massa, tuttavia il suo significato è rimasto pressappoco lo stesso: esso è l’insieme delle normative che riconoscono e tutelano il diritto dell’autore di gestire a suo piacimento il suo prodotto. Ciò si traduce in una concreta limitazione per i consumatori nell’utilizzo di esso sulla base delle restrizioni imposte dal suo creatore, a cui evidentemente “tutti i diritti sono riservati”. La maggior parte dei prodotti con cui quotidianamente abbiamo a che

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© fare è, dunque, protetta da un copyright che ci vieta di usufruire liberamente e gratuitamente di essi nella misura in cui desideriamo copiarli, modificarli o condividerli. Eppure, proprio in questo momento, mi ritrovo a copiare, modificare e condividere con voi una miriade di informazioni tratte da Internet. Nient’altro che un semplice click per “sfogliare” le pagine di uno scrittore emergente, per accedere ad una galleria “virtuale”o per scoprire come costruire un qualsiasi oggetto, direttamente dal suo creatore. . . Com’è possibile? Open è la risposta. Sí, perché se oggi possiamo “spulciare” liberamente tra gli scaffali di casa web, lo dobbiamo unicamente ai software open source e ai siti open content. I primi (letteralmente “codici sorgente aperta”) sono software i cui autori ne permettono e, anzi, favoriscono il libero studio e l’apporto di modifiche da parte di utenti indipendenti. Il termine open content allude, invece, alla libertà di accesso, non al codice sorgente dell’opera, ma ai suoi contenuti editoriali, quali testi, immagini, musica e video dove vige regola delle “quattro R”: riutilizzare, rielaborare, remixare e ridistribuire. Un esempio? Wikipedia. Si può ben dire che il concetto di libera condivisione nasca con la Rete Internet: una rete globale a cui ciascun utente può contribuire aggiungendo contenuti nuovi o perfezionando quelli già esistenti, come in un grande patchwork! Questo continuo “taglia e cuci” deve, tuttavia, attenersi ad una rigorosa regolamentazione, capace di arginare il rischio di un’ “anarchia” di contenuti. La soluzione è esattamente la controimmagine del copyrigh: il copyleft. Il termine, coniato negli anni ottanta, è un gioco di parole multiplo, che rovescia in tutti i sensi il signi-

c ficato di copy right: left si oppone a right non soltanto nel significato di “sinistra”, ma anche nell’accezione propria del participio passato di leave, cioè “concedere” (right si può tradurre come “destra”, ma anche “diritto”, e in questo caso “rivendicazione del diritto di copia”). Ad alcuni, inoltre, piace interpretare il termine left anche in senso politico, considerando il copyleft come una sorta di versione “comunista” del copyright, ma la questione è assai piú intricata e poco si presta a letture arbitrarie. Ciò che è evidente, invece, è che in una sola parola si condensa perfettamente il principio per il quale io autore decido di mettere a disposizione degli utenti i contenuti del mio prodotto, rendendolo di pubblico dominio, senza però rinunciare ai miei diritti su di esso, anzi ribadendoli proprio attraverso tale gesto di “generosità”. A mediare fra le due tipologie di licenza interviene la Creative Commons, un’organizzazione non profit che consente una condivisione del materiale messo a disposizione in Rete, adeguata alla tipologia di protocollo applicato ad esso. Occhio però a non far confusione! Una © è il simbolo del copyright ( “All rights reserved”), una © quello del copyleft (“No rights reserved”), una c, infine, quello di Creative Commons (“Some rights reserved”). Insomma, “questo l’ho inventato io” è una frase ormai passata di moda. Il futuro è la condivisione della conoscenza. Condividete? Fonti consultate http://goo.gl/kZsK6u http://goo.gl/g3Ckp http://goo.gl/xc8P1E http://goo.gl/wl4d7D http://goo.gl/XjR7b http://goo.gl/oPeloz

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Dall’homo sapiens all’homo technologicus Daniel Di Febo

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risaputo, infatti, di come i vari eserciti mondiali stiano mettendo a punto moltissime “diavolerie” elettroniche affinché si possano ispezionare luoghi pericolosi senza mettere a rischio la vita umana. Ma cos’è un cyborg? Quest’ultimo, oggi, è l’espressione massima della simbiosi uomo-macchina, che in poco piú di trent’anni è passata da essere una superba fantasia di creativi scienziati ad una realtà che rischia di essere un futuro certo, tanto da far provare emozioni umane ad un individuo fatto di chip e circuiti. Noi per ora ci accontentiamo delle fantasie, meno forse Tim Cannon, un cosiddetto bio-hacker, che con l’aiuto di un amico è diventato anche il primo “Cyborg fai da te”. Egli, infatti, si è impiantato un mini computer nel brac-

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cio, sottopelle, per registrare i suoi dati biometrici. “Credo che il nostro ambiente dovrebbe ascoltare piú accuratamente quello che succede al nostro corpo”, ha detto Cannon. “Quindi, se, per esempio, ho avuto una giornata stressante, il sistema lo rileva e invia un segnale all’impianto di casa mia, che provvede a preparare un ambiente rilassante con musica d’atmosfera, luci soffuse e un bagno caldo”. “Oppure — aggiunge — potrebbe mandami un sms se pensa che mi sta salendo la febbre e potrebbe aiutare a determinare quali fattori la stanno causando”. Queste le sue parole rilasciate in un’intervista. E qui il dilemma sorge spontaneo; queste macchine ci sostituiranno anche nella vita naturale?

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iamo passati dal fuoco alla lampadina in due milioni di anni, da quest’ultima a internet in neanche duecento ed oggi, nel secondo millennio, viviamo e cooperiamo con decine di migliaia di macchine, affermando dunque che la tecnologia ci sta letteralmente plasmando la vita senza accorgercene. Creiamo artefatti per noia, per necessità, per il futuro, giungendo dunque ad avere quasi un equilibrio naturale tra l’uomo, la natura e la macchina. Tutto si muove grazie all’elettricità: noi, il lavoro, la vita, il mondo. Quel mondo che visto da lontano sembra una piccola sfera piena di lucine di Natale. Ora anche i robot o i cyborg, come li si voglia chiamare, moltiplicano la produttività delle fabbriche e vanno a fare le guerre; è


Sudoku per tutti i gusti! Alessia Coruzzi

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ORIZZONTALI: 1. Porta sfortuna pronunciarlo in teatro - 6. Fu il fondatore di Siracusa - 11. Espressione tipica di Homer Simpson 14. Noto marchio di tortellini - 16. Medici in prima linea - 17. Gruppo di piú persone con un interesse in comune - 20. Dio Sole di Eliopoli nell’antico Egitto - 21. Personale che lavora nelle scuole - 23. Mal di testa inglese - 27. Cromosomi sessuali negli uccelli 28. Punto in cui si trova un allele - 31. Diffuso cognome cinese - 32. Quando domando qualcosa. . . - 34. Intelligenza artificiale 35. Sigla del Nevada - 36. Istituto italiano di tecnologia - 38. Articolo determinativo maschile singolare - 39. Pseudonimo sotto cui si celava l’identità dello scrittore George William Russell - 40. Lo dici salutando un amico - 41. È la domanda che si fa piú spesso a un professore (FRASE DA SCOPRIRE) - 49. Simbolo chimico del sodio - 50. Madre dei fondatori di Roma - 51. Sinonimo di “uguale” - 52. “Come” in latino - 54. È un codice usato in banca - 57. Ad ogni . . . e consumo - 58. Prefisso per indicare dieci 60. Festa celebrata in Baviera - 64. Sigla della pubblica amministrazione - 65. Fondazione che aiuta i bambini malati attraverso il gioco - 67. Famoso gruppo musicale italiano - 68. Pianta diffusa in Italia, ma originaria del vicino Oriente - 69. Opposto di “no”. VERTICALI: 1. Pasto inglese - 2. Album degli Area pubblicato nel 1975 - 3. Sigla di Bari - 4. “Ecco” in latino - 5. Indica la presenza di anticorpi nel sangue - 7. Consiglio che tutti dovrebbero ascoltare - 8. Società che fabbrica e vende accessori per moto - 9. Il piú grande eroe acheo - 10. Se non è giú. . . - 12. Natante o veivolo che si dispone con la prua controvento - 13. Arcipelago situato nell’Oceano Indiano - 15. Comune che si trova in Lombardia - 18. Marchio che produce jeans - 19. Questioni morali collegate alla ricerca biologica e alla medicina - 22. Unità di misura della pressione - 23. Nome del teorema di Heckscher-Ohlin - 24. Agenzia nazionale del turismo - 25. Locuzione utilizzata per indicare un fatto avvenuto prima dell’anno 0 - 26. È utilizzato nel “fai da te” 29. In italiano vuol dire “mancanza di fede” - 30. Facoltà di scienze economiche e aziendali - 33. Il coniatore dell’espressione “dolce stil novo” - 37. Simbolo del tantalio - 41. Opposto di “meno” - 42. Se non è off. . . - 43. Tradotto in italiano vuol dire “granchi” - 44. Pasti serali - 45. Anno dell’Egira nel calendario islamico - 46. Servono ai turisti per viaggiare - 47. Si trova nel mare - 48. Sovrano d’Israele che si convertí al culto del Dio Baal - 53. Anche in inglese - 55. Lo dici quando non sai una risposta 56. Inizio di officina - 57. Oggi si chiama asl - 59. Io e te - 61. Acronimo che indica una delle cause di interruzione anticipata di un incontro di boxe - 62. Sigla di Rimini - 63. Unione Europea - 64. Inizio di Pisa - 66. “Egli” in latino.

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Le soluzioni dei giochi si trovano a pag. 11.

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