La Voce (dicembre 2011)

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la voce

giornale studentesco del liceo scientifico einstein NUMERO 1 路 ANNO IX 路 DICEMBRE 2011

lse.te.it


NUMERO 1 · ANNO IX · DICEMBRE 2011

SOMMARIO

REDAZIONE

Editoriali 3 Una stanza piena di gente · marz

Coordinatore

La scelta universitaria 4 Bussando alle porte dell’università · jacopo 5 “EX” Files · b.f.c.

Caporedattore

Uno sguardo sul mondo 6 7 Miliardi · flavia cantoro 6 La quiete dopo la. . . primavera? · ceccho b.s. 7 Tutti insieme appassionatamente. . . · erni 8 L’Europa ce lo chiede · marco 8 Pasta e pizza, politica e mafia · cassarà

Gaia Babbicola

Prof. Nando (Igor ["aIgO:*]) Cozzi

Fabiana (Fava) Di Mattia

Copertina Codifica LATEX Igor ["aIgO:*]

Vignettisti e disegnatori Pamela Primula, Ludovica Palucci, Francesca Chionchio, Dario Marconi

Oltre noi stessi 9 10 10 11

Enigmistica e giochi

Conoscete la felicità? · abau Passi di danza · gloria plebani Anno 2011: verso la fine del mondo? · antonio Il secondo sesso · kyra

Francesca Di Marco, Giuseppe Fichera, Caterina Trimarelli, Patrick Serafini

Fotografi Gloria Plebani, Serena Cipolletti, Laura (Leire) Di Antonio

Forza Albert 12 Il neutrino piú veloce del West · debora 13 John Nash · fiore

Redattori Alessandra (Marjane) Pierantoni, Alice (Moody) Francioni, Amedeo Gramenzi, Annika (Mrs Hyde) Oliverio, Antonella (Elliot) Troiani, Antonio (Mr Everything) Sposetti, Barbara Francesca (B.F.C.) Cicconetti, Benedetta Ettorre, Cecilia Lupinetti, Cristian Di Pietrantonio, Daniel (Abau) Di Febo, Danila (Fiore) Migliozzi, Dario Marconi, Diana (Daph) Petrescu, Ernesto (Erni) Consorti, Fabiana (Fava) Di Mattia, Federica (Fede) Goderecci, Flavia (Bas^^) Cantoro, Francesca Chionchio, Gianluca Di Egidio, Giorgia Piccioni, Giulia De Febis, Guerino Toppi, Jacopo Ambrosini, Ludovica Palucci Marco Matani, Massimo (Ceccho B.S.) Cecchini, Matteo Della Noce, Mattia (Dtt. Johann Faustus) Brizzi, Sara Santarelli, Serena Cipolletti, Sharon Rubini, Simone (Hank Moody) Stranieri, Stefania (Kyra) Standoli, Stefano Mazzagatti

Intervista doppia 15 Di Bonaventura vs. Di Curzio · shid & antonio I colori della letteratura 15 Racconto · daph 16 Racconto in un atto unico · dtt. johann faustus 17 Le ombre del passato · mrs hyde Io c’ero! 18 I’m With You - Red Hot Chili Peppers · stefano Recensioni e spettacoli 20 Spegni la musica, e seguimi · fava 21 Beyond the real: stravaganze d’artista · shid 21 Why John, Why? · moody

Colophon Realizzato all’interno del Liceo Scientifico “Albert Einstein”, Via Luigi Sturzo 5, 64100 Teramo. Composto in LATEX con le famiglie di font Palatino di Hermann Zapf e Iwona di Małgorzata Budyta. Questa rivista è disponibile on-line nel sito web del liceo.

Parsley, Sage, Rosemary and Thyme 22 Pepatelli e Caggionetti · benedetta & giulia TEXnologia 24 Vent’anni di www · cristian

Sito web del liceo lse.te.it

Curiosità 26 Gli “HeroRats” · serena Enigmistica 28 Parole crociate e altri giochi

CC 2011 − 2012 Liceo Scientifico “Albert Einstein” · Teramo

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode

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Editoriali

Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

Editoriali la nona di FABIANA DI MATTIA

democrazia al peperoncino di NANDO COZZI

eccoci giunti al nono compleanno de la voce. D’altronde, chi l’avrebbe mai detto? Contro ogni pronostico siamo ancora qui, più attivi che mai. Purtroppo, durante lo scorso anno scolastico sono insorte delle problematiche piuttosto gravi che hanno portato a non poter stampare le copie del nostro amato giornalino. Tutta la redazione aveva ormai perso ogni speranza ma, grazie al lavoro dell’infaticabile ex-caporedattore, Marco Di Marcantonio, e del prezioso aiuto del coordinatore del progetto, il prof. Nando Cozzi, le tre copie arretrate de La Voce sono state stampate e distribuite a tutti gli studenti in tempo per l’ultima settimana di scuola. Nonostante credevamo di esserci buttati dietro le spalle queste complicazioni, ce le siamo di nuove viste sorgere davanti anche quest’anno. Tuttavia, grazie all’aiuto di redattori, fotografi e disegnatori sempre più volenterosi e talentuosi, sono sicura che riusciremo ad aggirare gli ostacoli che, per il momento, incombono ancora minacciosi su la voce. Dopo questi doverosi ringraziamenti, vi auguro buona lettura e, a tutta la redazione, buon lavoro!

nel porgervi il consueto saluto natalizio non posso non accennare ai drammatici e perfino catastrofici scenari che sembrano profilarsi intorno a noi. Dopo il downgrade umiliante da parte delle agenzie di rating finanziarie di vari paesi europei (cosiddetti piigs, tra i quali anche l’Italia, ahimè) mi chiedo se non debbano esistere anche delle agenzie per valutare le democrazie. Nel momento in cui, anche grazie ai nuovi mezzi di comunicazione (e saremo sempre grati per gli smartphone, per twitter e per YouTube), nei paesi con regimi dispotici, cresce l’idea che l’oppressione sia ormai universalmente inammissibile e istanze per società piú democratiche lentamente emergono, nelle autocompiaciute e smemorate democrazie occidentali queste stesse idee sembrano affievolirsi. È per questo che voglio dedicare questo numero del nostro glorioso giornalino scolastico al Ten. John Pike, l’agente che si è meritato una noticina nel libro della Storia Universale facendosi immortalare mentre coraggiosamente irrorava di spray al pepe-

roncino giovani e meno giovani nel corso di una manifestazione di protesta pacifica presso l’Università della California. Si può dissentire, talvolta si deve anche litigare (e c’è metodo perfino nel litigio), ma non dobbiamo mai temere un’opposizione scomoda o accontentarci di una democrazia “pacificata” e arrendevole. Non abbiamo davvero piú pazienza per chi ci promette immutabili certezze o futuri radiosi e progressivi in risposta alle richieste, magari assurde, dei giovani; viviamo infatti solo un presente fugace. Buon Natale, quindi, a voi tutti e soprattutto ai tanti Scrooge se sapranno prestare l’orecchio al proprio fantasma.

il vaso di pandora di GIOVANNA SPINOZZI

marco esposito, alunno della classe 1G, ha scritto il suo primo romanzo dal titolo Il vaso di Pandora. Ha partecipato al premio letterario “I Have a Dream – sogni nel cassetto” organizzato dall’associazione culturale teramana Kiwi e si è classificato primo nella sezione narrativa-romanzi. Nel prossimo numero de la voce verrà pubblicato l’incipit del romanzo.

Una stanza piena di gente di Marz n saluto a tutti, amici. Di recente mi è stato chiesto di scrivere un articolo sul giornale del liceo, cosí ho deciso di utilizzare questo spazio per raccontarvi una storia.

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Una storia poco conosciuta che parla di un ragazzo e delle persone che vivevano con lui, o meglio dentro di lui. Una storia che, ancora oggi, lascia a bocca aperta chi l’ascolta. Già, perché neanche gli agenti di polizia di Columbus (Ohio) quando arrestarono Billy Milligan avevano idea di avere

di fronte il caso mediatico che di lí a poco avrebbe sconvolto l’America. Il 27 Ottobre 1977 il giovane Billy viene arrestato per aver rapito, violentato e rapinato tre studentesse universitarie; ma durante la perizia psichiatrica, richiesta dai difensori, emerge una verità sconcertante: Billy Milligan soffre di un grave disturbo dissociativo d’identità. Nella sua mente convivono ben 10 personalità distinte. La dottoressa Wilbur, la psichiatra che si occupa del caso, riesce ad entrare in contatto con ciascuno dei soggetti della mente di Milligan e a 3

parlare con loro. Conosce Arthur, 22 anni, londinese, il quale legge e scrive perfettamente l’arabo e possiede conoscenze di medicina e biologia. Poi Ragen, 23 anni, jugoslavo, che parla correntemente serbo-croato, con una forza fuori dal comune. Anche Tommy, 16 anni, mago dell’elettronica e genio della fuga. Christine, 3 anni, sa scrivere e disegnare. David che prendeva il controllo del corpo di Billy solo nei momenti di sofferenza. E come loro anche gli altri: Danny, Allen, Adalana, Christopher. La psichiatra scopre


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la voce che due di queste (Arthur e Ragen) sono le personalità dominanti, le quali stabiliscono le regole, controllano la situazione e decidono chi può o non può interagire col mondo. Cosí, per la prima volta nella storia giudiziaria americana, il tribunale emette una sentenza di non colpevolezza (per reati gravi) per infermità mentale. Tuttavia Billy rimane un rebus irrisolto fino a quando, durante il ricovero in un istituto specializzato, a poco a poco non affiorano altre 14 identità autonome. Tredici di que-

ste sono gli “Indesiderabili”, ovvero i soggetti che Arthur ha escluso dalla coscienza per non aver rispettato le regole imposte. L’ultima, la ventiquattresima, è quella che tutti chiamano “Il Maestro”. Il Maestro, 26 anni. È la fusione di tutte le personalità, possiede i talenti e i ricordi ognuna di esse. È un autodidatta dai molteplici interessi: tutte le conoscenze vantate dalle varie personalità provengono dai suoi studi condotti in maniera autonoma. È il vero Billy Milligan. Secondo la descrizione delle varie

identità esse si trovano in una stanza buia al centro della quale vi è un fascio di luce. «Chiunque faccia un passo dentro la luce prende il controllo della coscienza ed esce fuori, nel mondo reale. Questa è la persona che gli altri – quelli fuori – vedono e sentono e a cui reagiscono. Chi resta dentro può continuare a fare le solite cose, studiare, dormire, parlare o giocare. Ma chi è fuori, chiunque sia, deve fare molta attenzione a non rivelare l’esistenza degli altri. È un segreto di famiglia»

La scelta universitaria Bussando alle porte dell’università di Jacopo ella maggior parte dei casi, avete scelto di accettare la decisione di qualcun altro. Questo è vero soprattutto nelle questioni importanti. In effetti quanto piú la questione è importante, tanto meno è probabile che diate retta alla vostra stessa esperienza, e tanto piú sembrate pronti a fare vostre le idee di qualcun altro.” Cosi dice lo scrittore statunitense Donald Walsch ed è ciò che accade spesso ai ragazzi quando, passata la maturità, si apprestano a scegliere l’università. E nelle loro menti non si chiedono come scegliere il corso di laurea giusto o l’ateneo migliore in cui studiare; si va dove c’è piú “movida” , dove per non sentirsi degli sfigati rimanendo in piccole città si presta attenzione a ciò che dicono gli amici, i genitori e spesso anche i professori che incitano ad andare il piú lontano possibili, perché secondo loro è meglio andare a studiare nelle grandi città, solo lí uno può fare nuove esperienze no? E questa superficialità spesso viene proprio dal liceo dove nessuno si preoccupa di orientare gli studenti e se alcuni hanno idee chiare altri no e proprio di questi altri ci si dovrebbe preoccupare. E di questa maggiore sinergia che dovrebbe esserci tra Scuola Superiore e Università ne ho parlato col Professore Piero Sandulli, Docente di Procedura Civile alla Facoltà di Giurispru-

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denza di Teramo, autore di numerose pubblicazioni ed ex Presidente della corte federale durante la vicenda “calciopoli “. Professore quale preparazione rileva negli studenti che provengono dalla scuola secondaria? Criticità e punti di forza si compensano ? Lei crede che lo sviluppo della tecnologia abbia accentuato quel decadimento culturale che in tanti professano esserci in Italia? Premessa: ritengo che in tutti i Licei e gli Istituti debba essere reintrodotto lo studio dell’educazione civica; ogni ragazzo deve conoscere le forme di governo di una cittadinanza, la costituzione, il rispetto, stipulare un patto con le istituzioni. Già questo sarebbe un grandissimo passo avanti per la nostra società. Tornando alla preparazione dei ragazzi devo dire che è abbastanza scadente in quanto non si ha piú il gusto, la passione per la scoperta, per il leggere. Oggigiorno viene prima internet che il leggere un libro, il giornale, una rivista storica o politica che sia. Ma solo quest’ultimi insegnano a saper scrivere, ad avere un bagaglio lessicale tale da poter replicare a tutti. E non sempre apprendere mille informazioni con un click significa essere piú informato. Quindi lei sta criticando l’oggi e il futuro della nostra società. In parte. Ma se la scuola viene vista come un dovere e non come un 4

piacere non è tutta colpa della platea scolastica; la cultura, di qualsiasi disciplina parliamo, può essere anche un divertimento, basta saperla insegnarla. La riforma della scuola strutturata da Berlinguer prevedeva uno scambio tra le due istituzioni scolastiche ( Scuola superiore e Università ) , ossia insegnanti che tenevano lezioni all’Università e viceversa. A Teramo è stata attuata? Purtroppo in misura ridottissima. Ecco perchè si può e si deve fare di piú. Le porgo una domanda: ma nei ragazzi c’è la voglia di orientarsi e conoscere la realtà dell’università prima ancora che venga terminata la scuola? No e la superficialità fa da padrona. Come Facoltà di Giurisprudenza Teramo offre periodi di studio in 20 Paesi diversi (Erasmus), moltissimi corsi di specializzazione e master. E spesso l’ignoranza o meglio la scarsa documentazione porta i ragazzi e chi consiglia loro a ritenere l’Ateneo di Teramo e,nel caso specifico, la Facoltà di Giurisprudenza inferiore a quella della grandi città. Dato che vi piace tanto andare su internet con pochi click si può scoprire che non è cosí e le classifiche Censis di certo non le faccio io. Inoltre la politica recententemente, evidenziando sempre piú i suoi limiti, si è vista costretta ad accogliere Tecnici alla guida del Governo e tra


La scelta universitaria questi spicca la figura del PROFESSORE MARTANO, docente presso questa Facoltà, ed attualmente vice ministro del Lavoro; e non dimentichiamo il Professore Ornaghi, anch’esso in tempi non tanto remoti è stato un membro del nostro Ateneo. Ma è ovvio che i professori liceali dovrebbero svolgere un intervento piú pregnante sui giovani per aiutarli nell’orientamento. E per quanto riguarda l’orientamento in uscita? L’Università è in grado di preparare i giovani al mondo del lavoro? Purtroppo poco, come con le istituzioni secondarie anche col mondo del lavoro non c’è abbastanza sinergia e l’Università deve aprirsi di piú;

Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011 spesso ci si lamenta che non si trova lavoro, ma forse se si facesse capire a questi ragazzi che non si ha bisogno tanto di avvocati, che abbondano fin troppo, ma di magistrati, cancellieri, giuristi di impresa, il problema potrebbe parzialmente essere risolto. Inoltre L’Ateneo ha un Ufficio di Orientamento e Formazione dedicato proprio a mettere in contatto i giovani laureati con il mondo del lavoro ( Aziende, Enti pubblici, Banche. . . ). poponendo stage che spesso si trasformano in veri contratti di lavoro. Una figura che pochi studenti della mia età conoscono è quella del Tutor. Lei crede che nell’Ateneo teramano Il Turo risponda ap-

pieno al suo compito di “facilitatore“ oppure sia una mera figura burocratica-amministrativa? Ritengo che una Facoltà di medie dimensioni come quella di Teramo consenta al Tutor di realizzare appieno il proprio ruolo, vivendo un rapporto piú diretto con gli studenti, aiutandoli nella programmazione dello studio ed appunto nell’orientamento in uscita. Grazie Professore per la sua disponibilità; sono certo che dalle sue parole sia io che i miei coetanei trarremo spunti per cercare di affrontare i dubbi e le incertezze che sono proprie della nostra generazione.

“EX” Files Gli ex alunni ci aiutano a orientarci per il post-diploma di B.F.C.

sfogarmi era tanta, ma probabilmen- co Di Marcantonio) (5) L’alunno G., te avrò passato la giornata in letargo. in preda al delirio, comincia a strapotremmo definire questo articolo (Ugo Di Carlo) pare il libro e a mangiarlo, la prof un’“analisi sociale”, troppo asettirichiama tutta la classe che sta ridenco? Si tratta di una serie di domande il ricordo piú bello del liceo? do e non nota l’alunno in questione. proposte ad ex alunni del nostro liceo, (1) Senza dubbio l’interrogazione di (Francesco Lattanzi) attraverso le quali abbiamo la possibi- filosofia dove io muovevo le labbra e lità di condividere ricordi di ragazzi un mio compagno dietro ripeteva. Vo- cosa hai fatto la notte prima deche, come noi, hanno trascorso mo- to 6! (Alessandro Tertulliani) (2) For- gli esami? (1) Giocato alla play menti indimenticabili tra queste mu- se il momento piú bello è proprio il fino alle due di notte con mio frara. Ringrazio tutti coloro che hanno ricordo che ne ho ora. (Dario Vale- tello, ho sempre vinto! (Daniele collaborato! rii) (3) Il compito di matematica al- Trubiani) (2) Abbiamo visto il film descrivi con una parola gli anni l’esame di stato. (Davide Di Curzio) “Notte prima degli esami” e poi gitrascorsi al liceo. (1) Fantastici! (4) Pinooooooooo! (Stefano Cipriani) ro in macchina cantando “Non sarà un’avventura”. (Giulio Piotti) (Andrea Bonomo) (2) Indimenticabili! la scena piú divertente che ricor(Alessandro Tertulliani) (3) Spettacodi? (1) A. si infila in un cappot- anche tu hai lasciato la tua firma lo! (Gianluca Di Giacinto) (4) Latino. to appeso alla parete e rimane lí per sui muri della scuola? (Lorenzo Addazi) tutta la lezione, senza che la prof se (1) Durante i primi anni, qualche ne accorga. (Alessandra Catalogna) cagata l’ho scritta ma non ricordo, cosa ti manca di piú di quegli an(2) M.G. Si presenta in classe, davanmentre le frasette patetiche del tipo ni? (1) La mia classe, era la mia famiti alla professoressa, in accappatoio. “anch’io ho finito!” ve le ho risparmiaglia. (Alessandra Catalogna) (2) Tante (Daniele Trubiani) (3) Un giorno la te. (Edoardo Di Pietro) (2) Ho scritto cose. . . Il fatto è che una volta fuori cominci a dimenticare o a sminuire mia prof di filosofia, Giacomina, mi “In questa scuola ho lasciato piú di gli aspetti negativi del liceo e resta- cacciò dall’aula urlando, con lo sguar- una scritta sul muro”. (Giacomo Di no solo i ricordi migliori. (Marco Di do esterrefatto. Era convinta, non so Francesco) (3) “ed un sorriso avrò per in base a quale atteggiamento, che fos- tutti voi” (Ingrid Filippini) (4) “L’EgitMarcantonio) si completamente ubriaco. Sono stato to è stato qui” e “Agnello di Dio tutto e il giorno dopo del tuo esame ora- un’ora fuori con un compagno che mio!” (Marco Di Egidio) (5) Ahahah! le? (1) Partita per un trekking a doveva “aiutarmi a smaltire”, mi ave- questa me l’avete scritta apposta, mi cavallo di tre giorni. (Anna Cozzi) va dato perfino 2 euro per prendermi rifiuto di rispondere! Non rivelerò Mi sono ubriacato sotto il bar di ca- un paio di caffè. (Lorenzo Addazi) la mia identità! (Marco Di Marcansa mia e ho pianto come un cretino (4) Beh, diciamo che entrare in clas- tonio) (6) Non mi chiamo Marco Di pensando al futuro. (Massimiliamo se ubriachi l’ultimo giorno di scuola Marcantonio alias “Marz”. (Sabrina Mucciarelli) La voglia di urlare e di è stato abbastanza divertente! (Mar- Vallarola) (7) Non ho fatto scritte ma

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la voce ho lasciato una dichiarazione d’amore alla bidella, dentro il cassetto della cattedra del corridoio. Vale lo stesso? (Stefano D’Onofrio)

quentando il liceo? (1) Non fossilizzatevi sui voti come fanno la maggior parte dei liceali, fuori da quelle quattro mura a nessuno importa molto con quanto siete usciti, ma coquale consiglio ti senti di dare me ragionate! Don’t worry be happy! a coloro che stanno ancora fre- (Claudio Patta) (2) Studiate poco che

fa male! (Daniele Trubiani) (3) Per i maturandi: all’esame si copia, tranquilli. Per tutti gli altri: tenete duro! (Federico Eugeni) (4) Uscite di lí prima possibile! (Giacomo Di Francesco)

Uno sguardo sul mondo 7 Miliardi di Flavia Cantoro nizialmente sulla Terra gli abitanti erano, per chi ci crede, 2. Poi nel 1500 sono diventati 500 mila, nel 1800 sono arrivati a un miliardo, e il 31 ottobre 2011 (data simbolica, in realtà) la popolazione della Terra ha raggiunto i 7 miliardi, con una nascita media di circa 5 bambini al secondo, e, contando anche i morti, un aumento di circa 200 mila persone all’anno.

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Questa improvvisa crescita demografica è dovuta al miglioramento delle condizioni di vita, giacché l’igiene e la sanità sono progredite: per questo motivo nel 1960 l’aspettativa di vita era di 53 anni, mentre ora è di 69. Nonostante la popolazione sia sempre in aumento, per ogni madre il numero dei figli è diminuito, tant’è che nel

1950 in ogni famiglia c’erano quattro figli, mentre adesso c’è una media di due figli e mezzo. Secondo calcoli statistici, ciò in futuro porterà gli abitanti della Terra a diminuire: nel 2040 la popolazione sarà di 9 miliardi, e nel 2100 scenderà a meno di sette. Il boom demografico a cui stiamo assistendo, nonostante porti a una maggiore domanda di beni materiali e quindi a una crescita economica, ha anche conseguenze negative. Una di queste è l’incremento dell’inquinamento sulla Terra. Ciò avviene poiché occorre una maggiore produzione energetica e di conseguenza a una piú grande emissione di gas. Per cercare di ridurre la produzione di questi gas, come la CO2 , nel 2005 è entrato in vigore il “Protocollo di Kyoto”: ogni Stato aderente a ta-

le accordo doveva cercare di ridurre di cinque punti percentuali l’emissione di gas tossici. Gli USA, la Cina e l’India, che ne erano (e sono) i maggiori “produttori”, si sono estraniati dal protocollo. La Cina in questi ultimi anni ha addirittura aumentato l’immissione di gas nocivi nell’atmosfera, a differenza degli usa e dell’India, la cui “produzione” è rimasta pressappoco invariata. Per sensibilizzare la popolazione ai problemi che dà la cifra di 7 miliardi, nella relazione unfpa (United Nations Population Fund) è stato scritto in italiano: «Invece di chiedersi “Siamo troppi?” dovremmo invece chiederci “Cosa posso fare per rendere il nostro mondo migliore?”».

La quiete dopo la. . . primavera? di Ceccho B.S. opo le sconfitte subíte da Gheddafi a Misurata (che è stata, come avevamo “predetto” l’anno scorso, la Stalingrado delle truppe lealiste, prosciugando le ultime energie che ancora avevano dopo gli attacchi congiunti di ribelli e aviazione NATO) e a Tripoli (grazie all’appoggio dei Servizi Segreti Inglesi e Francesi e dei ribelli berberi del deserto), sconfitte costate al Grande Dittatore africano prima i suoi sostenitori, poi il Paese, poi Sirte sua ultima roccaforte, infine la vita, molti ritengono che la fase rivoluzionaria della Primavera Araba sia finita. Per molti versi è cosí, visto che in Tunisia e in Egitto sono già state fatte le prime elezioni dopo

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la fine delle rispettive dittature pluridecennali; queste hanno sancito in entrambi i Paesi la vittoria delle forze moderate musulmane (i “Fratelli Arabi”), ma l’attenzione occidentale resta alta per il timore che dietro i “Fratelli” si nascondino i Kalashnikov dei soliti noti terroristi che abbiamo imparato a conoscere bene, purtroppo, in questi dieci anni. Nonostante ciò, ancora in questo periodo il già citato Egitto scende in piazza contro gli ex-pretoriani del dittatore Mubarak: questi ultimi si sono rivelati non meno repressivi dell’ex tiranno e non hanno avuto un attimo di esitazione a sparare sulle folle che avevano aiutato a “liberare” pochi mesi prima. Notevoli sviluppi stanno 6

susseguendosi in Siria: il tiranno del luogo, Bashar Assadr, continua, nonostante le numerose rivolte che si sono succedute quest’anno, a far reprimere ogni tentativo insurrezionale. E i fatti gli danno ragione: sebbene i ribelli abbiano molti alleati tra i paesi confinanti, come la Turchia democratica, sebbene la Lega Araba abbia isolato a livello internazionale la nazione, sebbene sia scoppiata come in Libia una vera e propria guerra civile tra lealisti e ribelli, il regime riesce a respingere ogni attacco sia estero che interno, contrattaccando a livello internazionale i “pezzi grossi” USA ed Europa, e uccidendo e arrestando tutti gli insorti che può. Infine, dubbia è la situazione iraniana: Il regime dei


Uno sguardo sul mondo pasdaran è diviso a livello di opinione pubblica “via Web” tra sostenitori del regime e simpatizzanti occidentali. Diversamente da quanto è avvenuto in passato, al momento desta piú scalpore la notizia della distruzione dell’Ambasciata Britannica per mano dei simpatizzanti del regime piuttosto che le proteste della fetta della popolazione giovanile favorevole alla democrazia. Come si può ben vedere, il Mediterraneo è tutt’altro che in pace e sotto la cenere del fuoco rivoluziona-

Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011 rio c’è ancora qualche tizzone ardente. Possiamo finora dire, noi Italiani, che ci siamo liberati di vicini scomodi (quanto mancheranno ai giornalisti a caccia di scoop le frequenti e farsesche visite di Gheddafi all’amico Berlusconi?), ma in cambio abbiamo la concorrenza piú serrata di Francesi ed Inglesi. Una cosa è certa: i Paesi che piú hanno guadagnato dalla Primavera sono state le “vecchie volpi” Francia e Inghilterra, ormai in pieno revival colonialista. Soprattutto la Francia di Sarkozy, giorno e notte a

caccia di “grandeur”, aggressiva negli affari esteri (è stata la prima di ogni nazione occidentale, persino prima degli usa, a bombardare Gheddafi) e impelagata con la Germania nel risanamento economico Europeo, è stata la vera protagonista di questa vicenda sul fronte europeo e occidentale. Che Sarko voglia emulare un connazionale, figlio di stranieri come lui, alto pressapoco come lui e con la stessa smania di arricchire le casse in pericolo della Francia?

Tutti insieme appassionatamente. . . (. . . verso il baratro) di Erni egli ultimi mesi abbiamo assistito a dei veri e propri stravolgimenti all’interno delle politiche europee, in particolare nei paesi denominati piigs1 , dove sono cambiati tre governi su cinque. Questo è accaduto perché la crisi che gravava su queste nazioni, dovuta a una crescita esponenziale del debito pubblico, è peggiorata e l’Europa stessa ha imposto dei cambiamenti a livello economico. Occorre quindi analizzare meglio la situazione partendo dal nostro paese. Per quanto riguarda l’Italia, infatti, con l’avvento del governo tecnico di Mario Monti, abbiamo subíto una dura manovra per raggiungere la parità di bilancio, basata principalmente su quattro principali pilastri: la lotta fiscale, introducendo leggi piú severe (un esempio è il limitare il pagamento in contanti solo per cifre inferiori a mille euro, riducendo cosí i pagamenti in nero, senza la ricevuta), l’aumento delle tasse, in particolare di quelle sugli immobili come l’ici ma colpendo anche l’iva, ossia l’imposta sull’acquisto delle merci; altro provvedimento è la riforma pensionistica, che prevede l’innalzamento della età media per andare in pensione (in particolare, per le donne) aumentando

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anche il valore dei versamenti contributivi, ossia delle tasse che vanno a costituire le future pensioni; inoltre è previsto un taglio delle spese della politica italiana, eliminando l’organo della provincia, e di conseguenza tutti gli stipendi dei vari consiglieri. Anche la Grecia ha attuato una politica di tagli, ha aumentato il valore delle imposte, in particolare su alcool e sigarette e ha licenziato oltre 30 mila impiegati statali; simili provvedimenti sono stati attuati da altri paesi della zona euro. Tali soluzioni però non rassicurano affatto il mercato, anzi contribuiscono a creare un clima di tensione, poiché nessuno di questi accorgimenti punta ad accrescere lo sviluppo delle singole nazioni, che puntano a colmare il debito pubblico prelevando immediatamente il contante, senza effettivamente trovare un sistema che abbia una prospettiva futura, ossia che aiuti ogni singolo paese ad aumentare il proprio guadagno e dimezzarne le spese, impedendo cosí che una situazione del genere si ripeta. Questa politica, se non migliorata, rischia di portare la maggior parte degli stati in una situazione di recessione, dove il pil2 di ogni nazione avrà un andamento calante, creando cosí una spirale autodistruttiva che

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coinvolgerà in primis l’Euro e successivamente l’Europa intera e, magari, perfino il resto del mondo. Proprio nell’Europa è da trovarsi la causa principale di questa situazione, poiché è venuta a mancare una linea guida e una leadership che conducesse le strategie dei vari componenti, che invece si sono trovati ad affrontare quasi da soli questa crisi, arrivando cosí a dubitare della valenza dell’Unione Europea e del suo ruolo. Può dunque essere una risposta la fine dei legami fra gli stati europei? Eppure la storia ci insegna che fin quando non c’è stata un unione, l’Europa ha sempre vissuto periodi di guerre e conflitti. Quindi pare che come l’Europa sia la causa della crisi, possa anche rappresentarne la soluzione, e in tale orbita sembrano ben auguranti alcuni provvedimenti come il fondo salva stati, un fondo stanziato per investire su nazioni piú deboli e dare una possibilità di ripresa, anche perché, forse, i grandi Europei si son accorti che se anche un singolo cade giú nel baratro, saranno loro a seguire subito dopo. note 1 Portogallo,

Italia, Irlanda, Grecia e Spagna. interno lordo di ogni nazione (ossia la somma di tutto quello che si produce in uno Stato). 2 Prodotto


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la voce

L’Europa ce lo chiede di Marco n questi tormentati giorni di una crisi che non sembra piú voler trovare fine, ci è spesso capitato di prendere quotidiani o di accendere radio e televisioni, ansiosi di trovare un minimo barlume di speranza per un’uscita dalla tragica situazione, trovandoci però sempre dinanzi alla stessa formula: l’Europa ce lo chiede. Ponendoci con un briciolo di curiosità verso quella che sembra essere la causa della politica economica di “lacrime e sangue” dei nostri governanti, potrebbero sovvenirci delle domande: che cosa ci chiede esattamente l’Europa? L’idea di un’Europa Unita nasce sostanzialmente nel secondo dopoguerra, quando qualcuno pensò che dopo secoli di guerre forse era opportuno metterci una pietra sopra e dare al Vecchio Continente una parvenza d’unità. Siamo quindi una comunità e, come si suol dire, l’unione fa la forza. La “nostra forza” dimostra però un particolare, anzi potremmo dire esclusivo, interesse nel campo economico. Del resto, quando si tratta di politica internazionale, è difficile pensare ad un reale coordinamento. La Francia non ha certo chiesto l’opinione di nessuno per iniziare a bombardare la Libia, e abbiamo potuto constatare quale deprecazione sia stata rivolta al precedente governo italiano non appena fiutata un’opportunità nel campo

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energetico in Russia. Nonostante gli sforzi profusi da tutti i Paesi membri per far sí che l’euro regga, compresa la scena in cui Berlusconi si reca ad esporre la manovra all’ue come uno scolaretto con il suo compitino, la moneta comune continua ad apparire barcollante. Già l’idea originaria di una comune politica economica porta con sé, senz’altro assieme a una certa equiparazione tra i vari mercati e un incentivo agli scambi, la notevole incrinatura della consulta di tutti i membri, la quale richiede tempi estesi, tempi di cui gli speculatori sono liberi di approfittare. Ma a questo punto sembra opportuno sviscerare il funzionamento della moneta europea. L’articolo 105 del trattato di Maastricht afferma che “la bce ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della comunità”. Questa Banca, a cui è riservato un “diritto esclusivo”, risulta essere una federazione delle banche centrali nazionali : infatti nel Consiglio dei governatori, ovvero il vertice dell’organizzazione, siedono i rappresentanti delle banche appartenenti all’Eurosistema, vale a dirsi delegati di banche private. A questo Consiglio sono stati costituzionalmente affidati il raggiungimento degli obiettivi conferiti all’Eurosistema, la definizione degli indirizzi necessari alla loro esecuzione e quella dell’orientamento generale della politica monetaria dell’area euro, compresi i tassi d’interesse di riferimento. Al

Presidente della bce, nominato invece di comune accordo dai governi dell’eurozona, spetta l’attuazione della politica monetaria conformemente alle decisioni del Consiglio dei governatori e, nell’ambito di tale quadro, impartire alle banche centrali nazionali le necessarie istruzioni nell’esercizio dei poteri delgati da parte del Consiglio dei governatori. Con tali presupposti, quello in cui siamo entrati non può che essere visto come un tenebroso circolo vizioso. Quindi non sembra strano chiederci: ma chi ce l’ha fatto fare? Il quesito potrebbe rimanere irrisolto , ma per chi è piú curioso, forse possiamo dire piú malizioso, si potrebbe far caso a come, in un cosí duro periodo di crisi, mai una voce di politico, e se vi aggrada nemmeno di tecnico, si sia levata per azzardare a supporre che questo sistema, l’Eurosistema, non è stato messo in piedi troppo bene; mai nessuno che abbia accennato non alla crisi nel sistema, di cui penso ormai ne abbiamo tutti fino al collo, ma del sistema. I piú maliziosi potrebbero affermare che un sistema il quale subordina uno Stato, inteso come organizzazione democratica, alle decisioni di organizzazioni riconducibili alla finanza, entità nata dal desiderio di guadagno di privati, sia semplicemente inconcepibile. Infine, i piú maliziosi di tutti, leggendo il titolo di questo articolo, potrebbero suggerire che, talvolta, qualche richiesta è meglio lasciarla lí dov’è.

verdetto con cui il 19 novembre 2011 il gup di Milano Roberto Arnaldi, dopo 32 ore di camera del consiglio, ha condannato 110 affiliati alla mafia calabrese. Il tutto a termine di uno dei maxi-processi con il maggior numero di imputati (ben 119) e, considerando le 9 assoluzioni, una delle quali per morte del reo, sono stati inflitti piú di mille anni di carcere.

dinati dal procuratore aggiunto della dda Ilda Boccasini, avevano iniziato le indagini su una partita di droga proveniente del Sudamerica. Con il passare dei giorni, però, le indagini si erano spostate in Calabria e in seguito a Milano, dove i pm sono riusciti a ricostruire la tela degli affiliati calabresi, arrivando cosí al maxi-blitz del luglio 2010, denominato “Infinito”.

Pasta e pizza, politica e mafia di Cassarà e il mondo guarda al nostro Paese pensando alla pasta, alla pizza e alla mafia, non ha tutti i torti. Se pensate ancora che la mafia sia solo una questione del Sud, dovete ricredervi!

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Quello che magistrati e procuratori denunciano da anni senza essere ascoltati, ora è certo: in Lombardia esiste una cupola della ’Ndrangheta che si è infiltrata nel tessuto imprenNel 2003 i pm (Pubblici ministeri) Dopo un lavoro sovrumano (si ditoriale e istituzionale. Questo è il Alessandra Dolci e Paolo Storari, coor- parla di piú di 300 faldoni), sono fini8


Oltre noi stessi ti dietro le sbarre: per 16 anni, Alessandro Manno, capo della locale di Pioltello; per 14 Vincenzo Mandalari, Pasquale Varca e Cosimo Barranca, capo locale di Milano. Solo 12 anni sono stati inflitti a Pasquale Zappia, l’uomo che è passato alle cronache come il “capo dei capi” nel corso del famoso summit svolto nel centro degli anziani di Palerno Dugnano intitolato a Falcone e Borsellino. Il “povero” mafioso alla lettura della condanna non ha retto il colpo ed è stato trasportato fuori dall’aula bunker di via Uccelli di Nemi, poiché colto da malore (tipico escamotage per sfuggire agli insulti dei presenti). Questi boss insieme ai loro affiliati erano riusciti ad infiltrarsi nel mondo dell’imprenditoria milanese, in primis nel settore edile e del movimento terra e in un secondo momento nell’ambito della sanità pubblica e della politica, sia a livello locale che regionale. Sapete perché tutto questo è stato possibile? Purtroppo in Italia il binomio mafia-Stato gode ancora di ottima salute; non a caso tra gli imputati al maxi processo ci sono due politici: Pasquale Valdes, il “grande” ex sindaco di Borgarello (in provincia di Pavia), condannato a un anno e quattro mesi di reclusione, e Antonio Oliviero, ex assessore provinciale milanese che se l’è cavato con una multa di soli 25 mila euro. Grazie a quest’operazione dell’antimafia so-

Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011 no stati confiscati beni per 15 milioni di euro, parte dei quali verranno ora dati come risarcimento ai comuni e alla regione Lombardia, per essersi costituiti parte civile. Le pene, seppur severe, non hanno del tutto soddisfatto i pm che dopo anni di lavoro, sono riusciti sí a far riconoscere l’associazione mafiosa per la maggior parte degli imputati, ma non a far valere l’art. 41bis, che prevede il carcere a vita per tutti i mafiosi. La speranza è riposta nella corte d’Appello che dovrebbe confermare le pene, a meno che non ci siano, come al solito, errori “involontari” dovuti a qualche mazzetta o a qualche ordine dalla cupola. Come nei migliori film che rappresentano l’Italia nel mondo, l’udienza non si poteva concludere se non con l’edificante spettacolo dei mafiosi, che dalle gabbie hanno iniziato ad insultare tutti, perfino i loro legali, urlando e sputando al grido di “Buffoni”. Questo processo è senza dubbio il piú grande successo della giustizia ai danni delle associazioni mafiose infiltrate al Nord, e ha dimostrato all’Italia che la ’Ndrangheta non è solo una questione della Calabria, ma mondiale, dato che ad oggi è ritenuta la mafia piú ricca d’Europa, grazie al controllo del traffico di cocaina, con la “collaborazione” della Colombia.

GUP (Giudice dell’Udienza Preliminare) È la figura preposta a decidere, durante l’udienza preliminare, sulla richiesta del Pubblico Ministero, di rinviare a giudizio l’indagato. DDA (Direzione distrettuale antimafia) È costituita nell’ambito delle procure della Repubblica, ed è quindi un organo giudiziario. La dda e la dia (Direzione Investigativa Antimafia) sono nate dall’intuito di Giovanni Falcone, che aveva compreso come le complesse organizzazioni criminali non possano essere efficientemente combattute dalle singole procure della Repubblica o dai singoli reparti di Polizia. Occorreva dunque un organo coordinato a livello nazionale, che potesse spostarsi agevolmente tra le province e monitorare l’andamento criminale su tutto il territorio italiano. LOCALE (Locali in calabrese) Indica l’insieme di piú ‘ndrine in un paese, molte delle quali con collegamenti in tutta Italia e all’estero. La ‘ndrina è sinonimo di cosca (organizzazione) malavitosa nel gergo calabrese della ‘Ndrangheta; essa è composta da una famiglia – termine da intendersi nel significato comune, ossia di consanguinei – che controlla un determinato territorio, di solito un paese o un quartiere di una città. Il capo di ogni ‘ndrina viene detto “capubastumi” (capobastone).

Glossario essenziale

Oltre noi stessi Se conoscete la felicità contattatemi, desidero conoscerla anch’io “Cosa vuoi essere da grande?” “Felice da far schifo.” – Peanuts di Abau è chi ci impiega 50 anni per trovarla e chi ce l’ha per 50 anni accanto e non se ne è mai accorto. Ma cosa? Semplice, la felicità. Che cos’è la felicità? A dire il vero non lo so neanche io, ma so per certo che esista, me lo ha detto mio nonno. Siamo nell’epoca dei velocisti, dove la nostra anima è collegata ad una

C’

presa usb e non siamo piú padroni del nostro pensiero. Questo è il problema, il nostro pensiero è finito totalmente su Facebook. Tutti uguali questi umani, non nell’aspetto, ma per ciò che sta dietro gli occhi. Tutti con un futuro certo, tutti sulle spalle della propria famiglia, senza la minima vergogna.

lizzando a pieno il significato, si comprende il rovescio della medaglia. Infatti noi sí, siamo il futuro, ma un futuro condizionato dagli errori del passato e dell’attuale presente. Sarà un futuro pieno di idioti. Dove chi è laureato farà il barbone e i barboni saranno disoccupati. L’avvenire non si costruisce guardando avanti, si fa guardando l’oggi. “Ieri è stoGli anziani di oggi dicono che noi ria, domani un mistero, ma oggi è un siamo il futuro, senza dubbio, ma ana9


Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

la voce

dono per questo si chiama Presente.” (Kung Fu Panda). Fermiamoci. Fermiamo l’abitudine, fermiamo il tempo e cambiamo tutto, ora o mai piú. Sono un ladro, sono un bugiardo, sono quello che avete creato, sono l’evoluzione. Ora ragazzo, vuoi la felicità? Cerca su un altro vocabolario. Ecco cos’è la felicità oggi, un pensiero astratto, solo un pensiero. Ciò che si nasconde nel piccolo, quello che si nasconde dietro la sofferenza d’un parto che cosa sarebbe? Non è uno stato d’animo, non è un emozione. La felicità non è nulla ed è tutto, è un attimo ed è una vita.

gloria plebani

gloria plebani

Passi di danza

Sta a noi e solo a noi saperla coglierla e custodirla. La felicità è un istante, dura proprio pochissimo, quel poco che non riesci a realizzare. Come tutte le cose belle, che si avvertono solo quando sono concluse. Forse dovremmo essere piú ricettivi, e piú semplici. Dovremmo evitare di pretendere sempre altro, rispetto a quello che ci troviamo davanti. A volte ciò che vediamo è tutto ciò che vogliamo in quel momento. Si rischia di essere insoddisfatti perennemente. Forse non esiste un’idea di felicità, avete presente quelle persone con quelle vite perfette, che sembrano

non aver mai subíto nessun attimo di dolore, stanchezza mentale e delusione? Forse, piú che felici, sono soddisfatti con una leggera e velata rassegnazione ed a noi, eroici depressi, fanno quasi astio. «C’è un’ape che se posa sopr’un botton de rosa: l’annusa, e se ne va. . . In fonno, la felicità è una piccola cosa.» di Trilussa

Anno 2011: verso la fine del mondo? di Antonio eneralmente quando si pensa alla fine del mondo, alla gente vengono in mente i luoghi comuni della città in fiamme, della terra che tremando apre voragini sotto i piedi, del cielo plumbeo, dei meteoriti che cadono e cosí via: insomma tutte quelle scene da film americano a basso costo. E se per “Fine del mondo” si intendesse invece “Fine-di-ciò-checonosciamo?” D’altronde chi ci dice che il cosí temuto Armageddon non

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sia invece un lento e inesorabile cambiamento dell’economia, dell’assetto politico degli stati, di tanti mutamenti insomma che porterebbero ad una nuova era? Ma veniamo al dunque: se davvero è cosí, non pensate che sia già iniziato?

mente convinti del presagio si sono precipitati a costruire bunker, a prenotare viaggi nello spazio e cosí via. Anche i piú scettici, comunque, penserebbero che qualcosa stia davvero accadendo se solo si fermassero ad esaminare ciò che è successo quest’ultimo anno; infatti di eventi importanti e aggiungerei nefasti ce ne sono stati abbastanza e per di piú anche di dimensioni alquanto ingenti. Iniziamo da quelli di carattere naturale.

Riflettiamo. In realtà “qualche tempo” fa erano stati i Maya a predire la fine del mondo, i calcoli dei quali, secondo alcuni terribilmente sicuri, la porrebbero il 21-12-2012, esattamente tra un anno, poi si sa, le masse hanno L’11-01 nello stato di Rio de Janeisubito abboccato all’amo e i ferma- ro allagamenti e frane uccidono piú 10


Oltre noi stessi di 800 persone, il 22-02 un terremoto di magnitudo 6.3 della scala Richter colpisce la città di Christchurch in Nuova Zelanda provocando oltre 160 morti e 200 dispersi, per non parlare poi dell’11-03 quando un altro terremoto con epicentro in mare di magnitudo 9.0 colpisce la regione di Tohoku in Giappone e provoca onde anomale che causano circa 11.000 morti accertati, circa 17.000 dispersi e incidenti alla centrale nucleare di Fukushima tali da provocare la fuoriuscita di materiale radioattivo. Ma proseguiamo. Si susseguono altri disastrosi terremoti in Birmania il 24

Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011 marzo, Lorca (Spagna) l’undici maggio e in Turchia il 23 ottobre; il vulcano Puyehue in Cile non poteva trovare momento piú adatto per “svegliarsi dal suo sonno” il 4 giugno costringendo oltre 3.000 persone ad evacuare le zone limitrofe e per di piú ci si mette pure il cielo che, non soddisfatto di lasciare sul campo di battaglia protagonista incontrastata solo la terra, con l’uragano Irene causa migliaia di danni sulla costa orientale degli Stati Uniti, allaga mezza Thailandia e “spazza” letteralmente via le Cinque Terre in Liguria. Anche la politica e l’economia non

sono messe meglio. Le guerre in Egitto e in Libia e le rivolte in Grecia vanno a gravare ancora di piú sui paesi, non solo europei, che, con una crisi economica di dimensioni gigantesche che dilaga, annaspano e si aggrappano gli uni agli altri per non annegare nei debiti e per restare uniti. Insomma un disastro su tutti i fronti. E allora forse la fine del modo si avvicina? Non resta altro che tirare a campare finché si può e se l’anno prossimo in questo periodo non staremo qui a raccontarcelo non resterà altro che dire, magari in un altro mondo per chi ci crede: i Maya ci avevano avvertiti!

esaltava il lato rinunciatario e pacato della donna, tutta presa nel suo ruolo angelico. A difesa del celebre poeta fiorentino, però, vi è la giustificazione del contesto storico: egli visse infatti nel Medioevo, in un’epoca definita spesso “buia” e dominata dal caos. Ah, ecco svelato il mistero. In realtà nel Medioevo, come in tutte le epoche storiche, si possono evincere aspetti negativi ed altri positivi. Per quanto riguarda la considerazione del ruolo della donna nella società, esso era ridotto a madre, allevatrice della prole, custode della casa. Ma era il diritto del “pater familias” che contava davvero. Ciò non vuol dire che non vi siano state eccezioni. Eroine come Giovanna D’Arco erano amate e lodate dal popolo e, esempio ancora piú lampante, la figura della Madonna veniva venerata e adorata, considerata fondamentale in un periodo in cui alla religione era affidata un’importanza centrale. Beatrice, inoltre, guida di un Dante spaesato e confuso, sorride di fronte all’ingenuità dell’uomo nel non comprendere il consacrato ordine del Paradiso, dunque alla donna in tal caso è affidato un compito rilevante, ed una posizione considerevole: il suo stato di beatitudine, infatti, le porta saggezza, sapienza. La sua è una funzione chiave e indispensabile, seppur confinata nella dimensione celeste e non terrena. Torniamo comunque alla metafora del sacro e del divino, della visione angelica: guai a

conferire ad una donna meriti terreni, valenze tangibili. Siamo nella civiltà dei macho-men!

Il secondo sesso di Kyra ensando alla questione della donna come figura da sempre in lotta per la propria emancipazione, mi viene in mente un’espressione un po’ volgare e spesso ricorrente che le concede gentilmente gli attributi maschili, a definirla in gamba e coraggiosa. Ma come? Sarebbe questo il premio affibbiato ad una donna con delle qualità che vadano oltre l’apparenza estetica? Credo possa tranquillamente essere restituito, con i dovuti ringraziamenti. Il fatto che, per lodare positivamente una donna, a questa vengano attribuite caratteristiche maschili, fa riflettere su quanto nell’immaginario collettivo vi sia tutt’ora un grande dislivello tra i due sessi, troppe volte considerati uno debole, quello femminile appunto, e l’altro quello vincente. È il risultato di una mentalità tutta propensa ad enfatizzare l’uomo nella sua fisicità, che trasborda potenza da tutti i pori, ma anche nel suo lato razionale, che mira a spiegare i misteri del mondo, mentre la consorte attende fedele tessendo un’infinita e noiosa tela (vedi il bello-e-impossibile Odisseo, e la devota moglie Penelope). Ma tutto ciò non le pesa, affatto. È l’immagine della donna mite e rispettosa, felice cosí com’è: ai margini. Nella tradizione di una letteratura maschilista, infatti, la donna appare sullo sfondo, quasi un cameo. Anche Dante nella “Divina Commedia”

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L’autocoscienza della donna iniziò davvero con il movimento femminista, all’incirca durante l’Ottocento: esso era finalizzato a stabilire la parità dei sessi in ogni ambito, reclamando pari diritti e dignità tra donne e uomini. Senza dubbio un percorso impervio, ma le strade intraprese furono molte ed eterogenee, tutte però a partire da uno stesso strumento: l’arte. Dalla letteratura (basti pensare a Mary Wollstonecraft, con il suo manifesto “Rivendicazione dei diritti della donna”) alla pittura (ad esempio la sovversiva Frida Kalho la quale, nonostante il tragico incidente che la coinvolse e che le negò di conoscere la maternità, fu capace – altro che attributi maschili – di esprimere quel suo rincorso principio di “VIVA LA VIDA” che da sempre andava ad imprimere nei suoi dipinti tra arcaicità e stupefacente modernità), le donne manifestarono la loro salda presa di posizione contro i preconcetti medievali e i cliché che la vedevano nella sua classica veste di madre e angelo, mentre il maschio se la spassava al bar-alcova. Ma si tratta di una storia vecchia, si sa. Ormai l’uomo si è reso conto, vedendo la sua dolce metà scavalcare i cancelli dell’emancipazione, chiusi con il catenaccio dai meno fiduciosi, che la figura della donna è oggi molto diversa, rinnovata, vincente. Sí,


Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

pamela primula

la voce

Il neutrino piú veloce del West magari. La lotta (ebbene sí, una donna deve combattere per il semplice fatto di essere tale!) è ancora in corso, e se agli esordi era esclusivamente contro gli “uomini confusi”, i quali classifica(va)no la femmina in due categorie: o sante o. . . ci siamo capiti, oggi possiamo osservare tante donne che, stufe di vedere frainteso il loro obiettivo di libertà ed emancipazione

(sessuale ed intellettuale), paradossalmente trovano un muro anche da parte delle donne stesse, “confuse” anche loro poverine, ché invece di pretendere rispetto e dignità umana, innalzano altarini a Belen Rodriguez. Dovrebbero invece dare un’occhiata indietro ed evitare di ridicolizzare cosí tutti gli sforzi di quelle che combatterono contro l’asservimento a cui erano sot-

toposte, degno delle peggiori condizioni di schiavitú, ed avere presente il tipo di società che si sta contribuendo a creare, nella quale “è l’insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna”1 . note 1 Simone

De Beauvoir

Forza Albert Il neutrino piú veloce del West di Debora aggio 2011, segnatevi bene questa data perché, dopo l’atterraggio dell’uomo sulla Luna (20 luglio 1969), un nuovo evento ha scosso la scienza mondiale: Infatti dopo un attenta analisi delle misurazioni effettuate nel corso di 3 anni di lavoro, i fisici italiani hanno registrato qualcosa di anomalo, infatti i neutrini coprivano i 730 km di distanza tra il laboratorio del cern di Ginevra e quello del Gran Sasso, a una velocità maggiore di ben 60,7 metri al nanosecondo (m/ns) rispetto a quella della luce. Questi risultati sono emersi, in

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modo del tutto inaspettato, grazie al progetto opera, nato per lo studio e l’osservazione di tutt’altro fenomeno, quello dell’oscillazione del neutrino. Infatti, opera aveva il compito di dimostrare sperimentalmente come il fascio di neutrini muonici, che veniva deflesso da Ginevra in direzione del Gran Sasso percorrendo la distanza di 730 km,arrivava ai rivelatori a scintillazione del laboratorio abruzzese sotto forma di neutrini Tau anziché muonici. Quest’esperimento, oltre ad aver dimostrato sperimentalmente la caratteristica dell’oscillazione del neutrino, è riuscito a portare alla luce un altro aspetto (finora sconosciuto) di 12

questa misteriosa particella, ovvero la possibilità di viaggiare ad una velocità superiore a quella della luce. Inizialmente, dato che opera è un progetto molto complesso, si pensava ad un errore di metodo nell’analisi e nell’estrapolazione dei dati. Tuttavia, dopo un accurato ricontrollo delle misurazioni effettuate e da ulteriori ripetizioni dell’esperimento, è stato effettivamente confermata questa nuova e straordinaria ipotesi. Bisogna dire che questa scoperta non avrà nessun impatto sulla nostra vita quotidiana che si svolge all’interno della meccanica newtoniana, ma assumerà grande importanza soprat-


Forza Albert tutto per branche della fisica come quella astronomica. Infatti ora, con la conferma di questa scoperta, lo spazio-tempo con le 4 dimensioni (3 di spazio e una di tempo) non basta piú per descrivere ciò che abbiamo finora capito sulla logica che regge l’universo, tanto è vero che, dopo la scoperta del neutrino piú veloce della luce, i fisici ipotizzano l’esistenza di ben 43 dimensioni. Inoltre grazie a tale rivoluzionaria scoperta sarà possibile studiare ed analizzare la vera natura della materia oscura e dei buchi neri. Molti, soprattutto giornalisti, sostengono erroneamente che la teoria einsteiniana vada demolita, ma come è noto la scienza lavora per affinazioni successive. Prima della teoria di Einstein, ciò che spiegava meglio il funzionamento del cosmo era la teoria della gravitazione universale di Isaac Newton. Poi si è scoperto che la sua validità era confinata entro certi limiti, e che poteva essere considerata come un aspetto particolare della Teoria della Relatività Generale. È possibile che ora si vada oltre la concezione einsteiniana e che questa non sia che una situazione particolare nell’ambito di una teoria piú vasta. Esistono già teorie del genere, per esempio la Teoria delle Stringhe che contempla la relatività proprio come un caso particolare, prevedendo anche un universo con molte dimensioni e diversi piani della realtà. Per ora sono soltanto teorie, prive di riscontri sperimentali, anche se l’esperimento del cern potrebbe essere un passo avanti in quel senso. Ad ogni modo,secondo molti fisici, in futuro sarà

Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011 possibile, grazie a questa importante scoperta, costruire astronavi adatte all’esplorazione dell’universo lontano, al di fuori del Sistema Solare. Tuttavia questa è ancora fantascienza dato che il passare dalle proprietà, ancora non del tutto chiare, del neutrino alla costruzione di astronavi non è certo uno scherzo!

Oscillazione del neutrino: grazie alla teoria di Pontecorvo, essendo il neutrino dotato di massa, si ipotizzò che questa particella fosse in grado di oscillare, cioè di passare da una specie all’altra in base allo spazio percorso in funzione del tempo.

CERN (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire) L’organizzazione europea per la ricerca nucleare. È il piú Glossario essenziale grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle e si trova al confine tra Neutrino: è una particella priva di caSvizzera e Francia alla periferia ovest rica e dalla massa molto piccola (da della città di Ginevra. 100.000 a un milione di volte inferiore a quella dell’elettrone). Si posso- Fascio di neutrini muonici: si ottiene no distinguere tre tipologie di neutri- mediante un complesso processo che no: quello elettronico νe (che viene avviene all’interno dell’lhc (Large emesso, ad esempio, a seguito del de- Hadron Collider) che è il piú potente cadimento β+ ); quello muonico νµ acceleratore di particelle fin ora co(presente nei raggi cosmici e che può struito dall’uomo. Come prima cosa essere prodotto in laboratorio median- bisogna accelerare i protoni attraverte il decadimento di particolari par- so il passaggio in elettromagneti in ticelle chiamate mesoni π+ ottenute grado di deflettere i protoni sia oriza sua volta dall’interazione di proto- zontalmente che verticalmente (orizni ad alta velocità); quello tauonico zontalmente perché l’acceleratore si o piú semplicemente neutrino tau ντ trova su un piano orizzontale, verti(emesso dal decadimento della parti- calmente perché la terra è ricurva). cella tau). Grazie alle teorie del fisico Questi interagendo fra loro producoBruno Pontecorvo si poté osservare no, particolari particelle note con il che questa divisione cosí netta in tre nome di mesoni che successivamente, famiglie di neutrini era strettamente dopo esser passati attraverso due lenti valida solo se i neutrini avessero avu- magnetiche, diventano un fascio pato massa nulla, ma data la conferma rallelo che dopo il passaggio attraversperimentale del fatto che queste par- so il tunnel di decadimento sottovuoticelle sono dotate di massa, allora to, decadono, dando luogo proprio al egli poté affermare che un neutrino fascio di neutrini muonici. dotato di massa è un “miscuglio” fra un neutrino elettronico, muonico o Fonti consultate tau. Deflettere: letteralmente significa de- http://goo.gl/xj09g viare da una direzione, dirigere verso http://goo.gl/skcLv qualcos’altro. http://goo.gl/gUpna

John Nash di Fiore n uomo straordinario, un genio assoluto, un matematico incredibile. Non basterebbe un’infinità di parole per descriverne la grandezza, l’intelligenza, l’unicità. Doti queste che John Nash ha dimostrato di possedere anche nei momenti piú difficili della sua vita, durante i quali si è scontrato con la violenza e l’insidia della schizofrenia. Tuttavia ciò non ha

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impedito alla sua eccentrica e brillante personalità di affermarsi nel campo della matematica e dell’economia a livello internazionale. Nel 1994 Nash è vincitore del Premio Nobel per l’Economia, conferitogli in seguito all’elaborazione della sua rivoluzionaria “Teoria dei giochi”. Quest’ultima approfondisce e amplia la precedente “Theory of Games and Economic Behavior” di John Von Neumann e ri13

guarda i cosiddetti “giochi non cooperativi”, cioè quelle situazioni in cui i giocatori non possono accordarsi con gli altri giocatori, ma sono in competizione con loro. Nash dimostra matematicamente che in queste situazioni esiste sempre un equilibrio (il famosissimo “equilibrio di Nash”). Alla base dell’equilibrio, sostiene il matematico, sta il fatto che ogni giocatore si comporta in maniera razionale,


Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

leire

leire

la voce

cioè sceglie la strategia che massimizza, ovvero aumenta il proprio guadagno. Pertanto l’equilibrio risulta essere la soluzione del gioco, in quanto nessuno dei giocatori ha interesse a cambiare strategia. È doveroso però precisare che l’equilibrio di Nash non è sempre la miglior soluzione possibile per tutti. Il singolo giocatore, infatti, modificando solo la propria strategia non può massimizzare il suo guadagno, tuttavia tutti i giocatori, collaborando attraverso l’interazione delle proprie strategie, possono ottenere un guadagno allontanandosi dall’equilibrio. Il “dilemma del prigioniero” è uno degli esempi piú chiari e rappresentativi dell’equilibrio di Nash. Il modello è cosí articolato: due prigionieri, reclusi in due celle separate e non comunicanti possono decidere di confessare o di non confessare. Queste due alternative rappresentano le due possibili strategie da adottare dai prigionieri. Questi ultimi sono consapevoli del fatto che se entrambi non confessano subiranno una pena di un

anno di reclusione; se entrambi confessano saranno condannati a dieci anni di reclusione; se uno confessa e l’altro no, al primo verrà riservato il trattamento come collaboratore di giustizia pari a tre mesi di reclusione, mentre all’altro sarà inflitta la pena massima, venti anni di reclusione. Si deduce immediatamente, guardando i pay-off, ovvero i guadagni derivanti dalle strategie, che converrà sempre ad entrambi confessare, non potendo tra di loro collaborare. In termini matematici: posto Ui = pay-off (guadagno che deriva dalla strategia adottata) e posto c = confessare, n = non confessare si avrà Ui (c, c) > Ui (n, c) e Ui (c, n) > Ui (n, n). La scelta di confessare corrisponde al concetto di equilibrio di Nash. Tuttavia è evidente che la strategia “confessare” non è la migliore in assoluto poiché se i due avessero potuto accordarsi avrebbero ritenuto piú conveniente per entrambi “non confessare”. “Il dilemma del prigioniero” è

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estremamente interessante ma è di gran lunga piú divertente un altro esempio dell’equilibrio, rappresentato nel film A Beautiful Mind, ispirato alla vita di Nash. La scena si svolge in un bar dove si trovano Nash e i suoi amici. Ad un tratto entra una ragazza bellissima seguita da alcune amiche meno belle di lei. Tra i ragazzi inizia subito la competizione per conquistare la piú bella, tuttavia Nash rifiuta di corteggiarla perché alla fine la ragazza potrebbe non concedersi a nessuno di loro. In quel caso tutti allora userebbero le amiche come ripiego, ma quest ultime ferite nel profondo per essere state scartate in un primo momento se ne andrebbero. Risulta chiaro che in questa situazione è molto piú razionale cooperare che competere, allontana dosi dall’equilibrio. Quindi ragazzi ascoltate il buon vecchio Nash, è meglio trascurare la piú bella e concentrasi subito sulle altre!


I colori della letteratura

Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

Intervista doppia Serafino Di Bonaventura vs. Paolo Di Curzio Serafino 51

Nome? Età?

Scienze (tutti lo sanno cos’è).

Materia insegnata?

Scienze, tant’è che ho portato Astronomia e Storia al posto di Italiano agli esami; sai, una volta si portavano solo quattro materie. . . (poi si perde nei ricordi). Non lo posso dire. Ve lo dico dopo l’intervista.

Qual era la sua materia preferita al liceo?

Ah. . . Aspetta! Una volta ordinammo un vassoio di paste per ogni ora scolastica a nome del professore di turno. Chi si rifiutava di pagare riceveva una pasta in faccia. (Vittima – guarda caso – il professore di Scienze!)

Un episodio divertente di quando andava al liceo.

Io da bambino volevo fare l’astronomo, ma poi mi sono iscritto a Scienze Agrarie! Beh, qualcosa sí. Ecco, seguirei di meno il cuore e piú la ragione. Questa è dura. . . mmm forse tettonica, vulcanismo e terremoti! La Terra come pianeta dinamico insomma!. Che tante persone non soffrano piú. Che i bambini meno fortunati possano trascorrere un sereno Natale con i loro genitori. Sono tutti speciali e li ricordo uno per uno, ognuno con le proprie particolarità.

Qual era il suo sogno professionale da bambino? Se potesse tornare indietro cambierebbe alcune scelte nella sua vita? L’argomento che le piace di piú insegnare?

In classe no! Fuori C***O! Zia Marilena! Poesia. . . I Dodici Apostoli!

L’imprecazione piú usata? Una parola per descrivere la preside. Una parola per descrivere il suo lavoro. Una parola per descrive l’isotopo di Carbonio 12. Una parola per descrivere gli studenti.

Coraggio, ce la farete! (È una frase!)

La materia piú odiata?

Paolo 50 anni. Il 16 febbraio 2012 (quindi 49), ma ne dimostro 18. A dito. Esigo il regalo(ne) al compleanno. Mah, chi sa, dicono Scienze, a volte però lo definisco “Minestrone”. Tedesco, lo conosco benissimo. Scherzo, non avevo una materia preferita, forse Filosofia. Sí, la Filosofia mi affascinava un sacco. Il LATINO! Latino e Storia dell’Arte (faccia schifata). Latino di piú però! (Ci pensa e poi esclama) Lo scherzo a “quella” di Filosofia! Lo scherzo consisteva nel farla spaventare con un “BU” (suono onomatopeico). Decidemmo allora che a farlo sarebbe stato il piú bravo della classe (che non ero io) che accettò di fare il gesto goliardico. All’entrata della prof lui tutto convinto urlò “BU!” e lei guardandolo dall’alto in basso disse “DEFICIENTE!” (poi scoppia a ridere). Da bambino? Non ricordo di avere avuto sogni. Non l’insegnante comunque! No. Per fortuna no. Ehm. . . Ce ne sono diversi. . . I composti aromatici! Sí mi piace!.

Cosa vorrebbe sotto l’albero?

Serenità! Anche se è banale!

C’è uno studente che le è rimasto particolarmente impresso?

È un ragazzo che è morto a L’Aquila, si chiamava Gabriele Di Silvestre. Porto la sua foto nel mio libro. C***O, anzi no Porco Diogene! (?) Volubile. Bellissimo. Questa è di Annachiara, mia nipote! (E infatti era sua!) Mmmh. . . vediamo. . . Diamante! Bravi e belli. (Ne avevamo chiesta solo una!)

A cura di Shid & Antonio

I colori della letteratura Racconto di Daph utte le stagioni sono meravigliose se viste nel modo giusto ma ciò che affascina di piú sono i momenti di transizione; l’inverno finisce perché la vita possa sbocciare di nuovo o è la primavera che arriva per porre fine all’inverno? L’estate tramonta per mettere in risalto la transitorietà delle cose oppure l’autunno sta a simboleggiare che tutto prima o poi è destinato a finire? Era autunno. Proprio come adesso. Ricordo quando a malapena riusciva a camminare poggiando i suoi

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piedini scalzi sull’erba ancora verde e si aggrappava ai miei vestiti per restare in equilibrio. Nei suoi bellissimi occhietti, brillanti come il cielo dopo la tempesta, vi era riflessa l’innocenza della fragile età, la gioia di arrivare a conoscere un mondo fino a quel momento a lui estraneo. Ogni piccolo dettaglio era per lui qualcosa di straordinario e particolare che riusciva facilmente a catturare la sua attenzione. Guardava incuriosito come la natura seguisse il suo corso senza sapere che un giorno sarebbe arrivato a conoscerla e a capirla cosí tanto. Il 15

suo viso era illuminato dai raggi del sole che riuscivano a penetrare attraverso le foglie multicolori degli alberi. Il vento, che soffiava con una straordinaria leggerezza, muoveva i suoi capelli ricci e fini come la seta. Mentirei se dicessi che è tutto quello che ricordo. I ricordi, belli e brutti che siano, rimangono per sempre. Non sono come delle parole buttate a caso su un foglio; queste possono essere cancellate dal tempo, i ricordi no. Cosí anche il piccolo Mark. Nonostante siano già passati ventisette anni è ancora presente nella mia vita. E lo sarà sempre.


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la voce ne pento. Mi sembrava una cosa poco sensata tornare in un posto dove non avrei trovato nulla. Tutto quello di cui avevo bisogno era dentro di me. Senza guardare indietro, pur portando nel cuore la cicatrice della sua scomparsa prematura, decisi di aiutare gli altri e in particolar modo i bambini. Non c’è gioia piú grande del poter guardare il mondo attraverso i loro occhi. Apprezzare tutte le cose cariche di magia che ci circondano è un pregio che non dura per

sempre. Solo pochi sono in grado di crescere senza diventare vecchi, di attraversare questa vita senza lasciarsi influenzare dalle regole, dai pregiudizi, dalla falsità. In tutti questi anni di lavoro come pediatra mi sono trovata ad affrontare diversi casi. Ho visto differenti volti, tutti particolari ma mai nessuno come il suo. Era la persona piú dolce che avessi mai visto, non per altro ma perché era mio fratello.

ludovica palucci

ludovica palucci

Ero solo una bambina quando, quasi senza accorgersene, mi costrinsero ad andare in quel maledetto posto. Era enorme, simile ad un labirinto, con sopra una nuvola di sofferenza che non faceva altro che appesantire l’aria. I raggi deboli del sole non avevano alcun effetto. Mi dispiace ammetterlo, ma provai un odio profondo verso quel posto. Lo detestavo piú di quanto soffrissi nell’addormentarmi senza il mio peluche preferito tanto che non ci tornai piú. E non me

Racconto in un atto unico Atto I, scena I, il palco è vuoto ed il teatro in silenzio di Dtt. Johann Faustus na città uggiosa è sullo sfondo, tetra in qualche angolo. I tetti nerastri la fanno sembrare piú bassa e piú ampia di quanto non sia realmente. Un sobborgo alto e stretto che conta mille anime durante le feste, millecinquecento se è bel tempo e circa settecento i restanti giorni dell’anno. In media mille anime, ognuna con la propria storia noiosa ed insignificante, come quella di Anne, la stracciona tarchiatella che fa l’elemosina lí, fra il fioraio ed il fornaio; il marito, Oscar lavora in miniera e, nel caso in cui non si trovi in miniera a spaccarsi la schiena, si trova in un pub a due passi dal fornaio a spaccarsi il fegato. Quando i lamenti del suo fegato si fanno assordanti lo puoi vedere uscire dal pub barcollante per

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rastrellare i soldi raccolti da Anne (d’altronde una donna dalle tasche tintinnanti non può fare l’elemosina), tornare dentro per pagare il conto, andare a casa, picchiare suo figlio Lester ed andare a dormire, una pausa piacevole dopo una lunga giornataccia. In effetti a noi cosa importa del viscido Oscar, o della stracciona Anne, o meglio ancora del suonato Lester, che ancora si chiede per quale motivo abbia la faccia gonfia. No, questa famiglia non ci interessa, non ci interesserebbe nemmeno se Oscar venisse brutalmente ammazzato, la moglie venisse stuprata (sorte a lei piú gradita rispetto al fare l’elemosina, forse) e Lester fosse indagato, ingiustamente, per omicidio; non ci interesserebbero e non ci interessano, far luce su questa storia sarebbe come accendere una candela vicino ad un barilotto pieno 16

di polvere da sparo in una miniera abbandonata. Cosí, in un bel giorno di pioggia, Oscar va a fare compagnia a degli ubriaconi nel pub di Andrej, una persona affabile, dotata di un carattere mite, di una dolcezza forse esagerata e generosamente accompagnata da una buona dose di cattive maniere in stile gangster americani del dopoguerra. Meglio evitare risse nella sua locanda, non che non ci sia piú spazio al cimitero per i cadaveri, ma il sangue non si lava tanto facilmente dal bancone e ne resta l’olezzo per troppo tempo. La stupidità è infinita negli uomini e coloro che frequentano quella locanda di certo non sono dotati di grande acume: a portare la bandiera in prima fila c’è il beneamato Oscar che, vista la noia che lo perseguita, pensa bene che sia il giorno giusto


I colori della letteratura per riscuotere il danaro che un poveraccio gli deve da quattro settimane. Niente, la stupidità è un pregio che la natura non si riserva di regalare a pochi eletti, volano parole pesanti e mazzate a destra e a manca. I primi ad aver scatenato la rissa vengono presi da Andrej in persona, riempiti di botte e gettati fuori dall’entrata principale sul fango morbido ed acquoso. Entrambe le figure sono sdraiate a faccia in giú in due pozze di sangue e fango. Passano una decina di minuti prima che uno dei due inizi a rialzarsi: è il creditore, Oscar, che si ritrova

Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011 stordito e barcollante ad appoggiarsi ad una parete per non perdere l’equilibrio; Fra rantoli sordi e strozzati anche il debitore, un certo Gerald, inizia a rialzarsi. Potremmo fermare qui la narrazione e far calare il sipario, dopotutto non è di grande importanza e non ci interessa chiederci come andrà a finire, poiché tanto lo sconosciuto Gerald morirà a causa di un buon colpo ben assestato all’altezza della nuca, solo dopo però aver reso un colabrodo lo stomaco di Oscar con un coltellaccio arrugginito. La morte sotto la pioggia è davve-

ro poetica, sembra che entrambi abbiano il volto rigato dalle lacrime scatenate dalla rabbia per la vita vissuta. Le loro smorfie, poetiche quanto macabre, sembrano essere state egregiamente dipinte da un principiante pittore su quei volti. Sotto la pioggia si conclude questa prima scena, cala il sipario sul palco, giusto il tempo per cambiare ambientazioni, e vengono spenti i riflettori per ricreare la giusta atmosfera, una qualsiasi.

Oxford, Cathrine Wood. Sfortunatamente, oltre ad essere i suoi genitori, erano anche le due persone che Beth detestava piú di qualsiasi altra. Non riusciva a condividere il loro atteggiamento, il loro modo di pensare e persino il modo di vestire. Lei desiderava davvero compiacerli, ma non riusciva a trovare nessun punto d’incontro; era decisamente strano e per un certo periodo iniziò a credere di essere stata adottata. Quel giorno Beth aveva deciso di parlare ai suoi genitori del suo desiderio di partire per poter scoprire come fosse la vita negli Stati Uniti; tuttavia loro, in particolar modo la madre, non volevano sentire ragioni, cosí iniziarono a trovare una serie di scuse contro le quali la ragazza non aveva la minima chance di poter replicare: “Tu sei ancora troppo piccola”, “Non sei come tutte quelle ragazzine scialbe che partono senza un perché e si ritrovano a dormire sulle panchine”, “È pericoloso, non se ne parla” disse infine la madre, da qui la sfuriata. Beth si rifugiò nella sua stanza e pianse, pianse di rabbia per l’espressione vuota di “quella donna” mentre infrangeva per l’ennesima volta i suoi sogni; questo le fece ribollire il sangue nelle vene, le mani iniziarono a tremare e le tempie a pulsare, si sentí come mai prima d’ora, come se potesse esplodere da un momento all’altro, quasi come se qualcosa dentro di lei volesse uscire, ma appena si accorse di una presenza in pie-

di di fianco alla porta la sensazione svaní in un attimo. Voltandosi vide l’unica persona che fosse in grado di consolarla anche nei momenti peggiori: sua sorella Alice. Si avvicinò a Beth e le sussurrò: “Ti prego smetti di piangere. . . sai che non riesco a vederti cosí! Nemmeno io sopporto piú questa situazione ma non possono incatenarci qui per sempre e ogni giorno è un piccolo passo verso la libertà. A te ormai non manca molto per realizzare questo sogno, pensa a me invece. . . quando tu andrai via e rimarrò sola, inizierò a fumare, bere, ad ascoltare musica blasfema, e la mia compagnia si trasformerà in un gruppo di tossicodipendenti e motociclisti ultraquarantenni con baffi e treccine, e per motivi che non sto qui a dirti, me li farò crescere anch’io, rimarrò incinta a diciassette anni e mamma e papà mi abbandoneranno in qualche centro di recupero. . . ”. Non riuscí a completare la frase che scoppiarono entrambe a ridere. . . era sempre cosí con Alice, riusciva a farle dimenticare ogni cosa e, nonostante fosse piú piccola, trovava sempre il modo di farla sorridere. Mentre stavano ancora ridendo, la porta si aprí di nuovo ed entrò Cathrine; istintivamente le due ragazze assunsero un atteggiamento quasi militare e nella stanza si diffuse un’aura inquieta. Quando lei parlò le due sorelle sussultarono: “Alice, lasciaci sole”. La piccola uscí subito dalla stanza, ma rimase silenziosamente fuori dalla porta ad origliare.

Le ombre del passato di Mrs Hyde eth si trovò davanti il portale che l’avrebbe condotta nel posto in cui lei avrebbe voluto essere; all’inizio era molto titubante, ma ora, finalmente si era decisa a voltare pagina, a ricominciare tutto dal principio, in fondo aveva solo diciannove anni, e, nonostante gli eventi accaduti di recente l’avessero provata non solo nel corpo, ma anche nella mente, non voleva lasciarsi andare, non voleva che tutto andasse perduto, e cosí lo fece. Dopo aver attraversato quella luce, ora cosí calda e familiare, arrivò all’interno della grotta illuminata dal chiaro di luna. Rimase qualche minuto a contemplarla in silenzio, finché, con il volto rigato dalle lacrime e un sorriso, si incamminò verso un nuovo futuro. Tre anni prima. . . “Basta, sono stufa delle tue regole! Non ce la faccio piú ad indossare questa maschera; io non sono cosí e non lo sarò mai! Non riuscirai a farmi diventare come te!” urlò Beth a sua madre, alzandosi da tavola e correndo nella sua camera. Cathrine rimase allibita da quella reazione e dentro di sé pensò che nonostante la figlia affermasse il contrario, erano piú simili di quanto si potesse immaginare, e sorridendo disse: “È arrivato il momento. . . ”. All’epoca Beth, o meglio Elizabeth Ann Morgan, aveva sedici anni ed era la figlia di uno dei piú ricchi industriali della città, Edward Morgan, e di una delle docenti piú richieste ad

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la voce “Elizabeth, so che tu ormai sei cresciuta, stai diventando una ragazza intraprendente e orgogliosa proprio come ero io alla tua età. . . capisco che potrà sembrare assurdo, ma non sono sempre stata cosí, ma di questo parleremo un’altra volta, rimane il fatto che comprendo come ci si sente a vedere i propri sogni dipendenti da qualcuno che non sia tu, per questo ho deciso

che sia gusto lasciarti andare, a una condizione. . . Dovrai stare da lei. . . ”. Beth, ancora frastornata dalle parole di sua madre, che non sembrava piú l’odiosa dittatrice di poco fa, rinsaví dopo quest’ultima affermazione: “Lei?” chiese, “Sí, Lei. . . . Mia madre, Bonnie Cooper”, a questo punto Beth non sapeva piú cosa pensare e riuscí soltanto a dire “La nonna? Mi hai

sempre detto che è morta ancor prima che io nascessi. . . Perché? Non capisco. . . ”, si sedette portando le mani al viso, e ancora quella strana sensazione la pervase da capo a piedi. Allora Cathrine, mentre si incamminava verso la porta, con tono irremovibile annunciò: “Prepara i bagagli. . . si parte domattina”. To be continued. . .

Io c’ero! I’m With You - Red Hot Chili Peppers Voto HHHHI di Stefano uscito il 30 Agosto 2011, il suo nome è I’m With You ed è il nuovo album dei Red Hot Chili Peppers (abbreviati rhcp), gruppo Funk-rock/Rap-rock formatosi a Los Angeles nel lontano 1983. La storia della nascita del titolo dell’album è interessante. Secondo la stampa sarebbe stato “Dr. Johnny Skinz’s disproportionately rambounticous polar express machine-head”, cosa che fu smentito dal gruppo e dallo stesso Kiedis, il frontman, che aveva intenzione di scegliere il titolo da una delle tracce. Josh Klinghoffer, attuale chitarrista, scrisse su un foglio le parole “I’m With You” e lo mostrò alla band che se n’è innamorata. Durante la loro carriera i rhcp hanno sfornato un totale di 10 album. I primi con sonorità molto Rap e testi sfacciati, i piú recenti tendenti al Funkrock con riff di chitarra coinvolgenti e testi che parlano di droga, alcolismo, solitudine, angoscia adolescenziale, amore e della California. I rhcp, tuttavia, hanno affrontato anche periodi di crisi, come quando il loro ex-chitarrista John Frusciante lasciò per la prima volta il gruppo nel 1992, per poi tornare a farne parte nel 1997, e insieme, pubblicare nuovi successi. Dopo Stadium Arcadium qualcosa va storto e nel 2010 Frusciante decide di abbandonare nuovamente la band per dedicarsi alla carriera solista. Ecco dunque come con questo album dimostrino non solo di aver ancora

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voglia di fare musica come solo loro sanno fare, ma anche di sapersi riprendere dall’ennesima fuoriuscita di Frusciante, grazie anche al nuovo chitarrista Josh Klinghoffer, che li aveva seguiti in tour precedentemente e aveva collaborato con Frusciante nei suoi progetti solisti, oltre ad esserne amico ed allievo. Josh ha dimostrato di essere la migliore alternativa per i rhcp. Infatti l’album è un successone. Il pezzo di apertura è Monarchy of Roses, che inizia con una parte vocale dove è piacevole ascoltare la voce distorta di Kiedis, le cui doti canore sono nettamente migliorate nonostante il progredire degli anni. L’album si chiude con Dance, Dance, Dance che è probabilmente il brano piú pop del disco. A mio parere si sarebbe potuta scegliere una traccia migliore, anche se in fin dei conti risulta funzionale al suo ruolo. Mi sento in dovere di consigliare alcune canzoni in particolare: Factory of Faith, Did I let you know, Happiness loves company, Even you Brutus, Brendan’s Death Song e Annie Wants A Baby. In conclusione, I’m With You è senza ombra di dubbio un ottimo album sotto ogni punto di vista. È frutto di un cambio nel genere musicale e di un rinnovo stilistico della band, al pari di pietre miliari come Californication o By The Way. Assolutamente da ascoltare!

no. Io ho avuto la fortuna di assistere al loro show di Milano l’11 dicembre. “Standing in line to see the show tonight”. Comincia cosí la canzone By the way dei rhcp, ed io ero ormai in fila da 9 ore quando alle 6.30 vengono aperti i cancelli, e dopo aver aspettato il mio turno finalmente sono dentro. Il forum di Assago è gremíto di gente proveniente da tutta italia per vederli suonare stasera dal vivo, dopo una lunghissima attesa di 5 anni. Il concerto è stato aperto dal loro gruppo di supporto per questo tour, i Foals, una band Indie-rock/Math-rock formatasi ad Oxford. Durante la loro esibizione, l’audience era in trepidante attesa per l’arrivo dei rhcp che si sono fatti aspettare, ma ne è valsa la pena. Quando salgono sul palco sono le 21.20 e le luci sono basse. Di solito non sono molto scenici, ma questa volta sono stati capaci di coinvolgere pienamente il pubblico con i loro successi suonati uno dietro l’altro, talvolta intervallati da piccole jam musicali. Ed io ero lí. Tra la folla. Inutile dire che la calca scalpitava per l’entusiasmo dato dalla magica atmosfera del concerto. È stata una sensazione fantastica sentire come tutte quelle persone presenti fossero unite da una passione comune, la passione verso quella musica che è in grado di trasmetterci emozioni e ci fa riaffiorare alla mente bellissiRed Hot Chili Peppers live @Milano mi ricordi. Il concerto si è aperto con Monarchy of Roses, pezzo estratto dal Quest’anno i rhcp si sono esibiti loro ultimo album, subito seguito da in Italia per 2 date; a Torino e a Mila- Dani California, una delle loro hit di 18



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la voce sempre, che durante il ritornello scatena un pogo che proveniva dagli animi di tutti noi che eravamo lí sul parterre, e cosí è stato per tutto il concerto. L’apice della serata è stato raggiunto quando di colpo si è fatto buio, un faro dall’alto ha illuminato Josh e la sua chitarra, e si sono incominciati a sentire i primi versi di Io sono quel che sono di Mina, che tutti conosciamo, e la folla, me compreso, è rimasta senza fiato nell’ascoltare la voce di josh cantare alla perfezione le parole del testo di Mina in un’italiano praticamente perfetto, entrando nel cuore di tutti i fan. Il palco e gli effetti luci erano a dir poco straordinari, è stata la prima volta che ho visto i rhcp esibirsi su un pal-

co cosí all’avanguardia, la scenografia è stata impeccabile, cosí come le luci, perfettamente sincronizzate con la musica. Quando sono uscito dal forum erano circa le 23.30, ero completamente sudato, stanco, senza voce e con qualche livido di troppo ma pienamente soddisfatto dalla loro performance. I rhcp hanno dato prova che dopo 70 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, dopo 30 anni di concerti e dopo essere entrati nella celebre “Rock ’n’ Roll Hall of Fame” non sono ancora stanchi di sconvolgere le arene di tutto il mondo con la loro musica mozzafiato. Semplicemente sublimi.

Scaletta

(1) Monarchy of Roses (2) Dani California (3) Charlie (4) Around the World (5) Otherside (6) The Adventures of Rain Dance Maggie (7) Breaking The Girl (8) Me & My Friends (9) Throw Away Your Television (10) Look Around (11) Under the Bridge (12) Higher Ground (Stevie Wonder cover) (13) Did I Let You Know (14) Californication (15) By the Way (16) Io sono quel che sono (Mina cover) (Josh solo) (17) Can’t Stop (18) Meet Me at the Corner (19) Give It Away (20) Jam finale

Recensioni e spettacoli Spegni la musica, e seguimi di Fava ieni con me, ti porterò dove non sei stato mai. O forse dove ti hanno obbligato ad andare fin troppe volte per i motivi piú sbagliati. Dài, non è lontano! La vedi quell’insegna? Siamo arrivati. C’è in vetrina il nuovo libro di Alessandro Baricco, Mr Gwyn. Che fai, lo compri? Con questa crisi? Ah, dici che è irresistibile. Lo conosci? Baricco, intendo. Dicono che sia lo scrittore dei sogni. Sí, in realtà lo so perché. Apri il libro, comincia a leggere. E capirai.

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Pronto? Ah, sei tu. Sono contento che abbia letto Mr Gwyn, non mi sbagliavo vero? Sai, è bellissimo immergersi in un libro che riesce ad imporsi. Noi lettori siamo fin troppo egocentrici: ci aspettiamo sempre che la storia si adatti a noi, al nostro stato

d’animo. Piangiamo, e desideriamo un ritmo lento. Fremiamo, e cerchiamo un tempo veloce, incalzante. Mr Gwyn invece no, ci sconfigge. Non che non abbia provato a combatterlo all’inizio. Un libro che impone la sua volontà a me? Non sia mai detto! E invece. . . Ah, anche tu ci hai provato. Beh, possiamo dirci sconfitti. Ma bada bene, essere sconfitti da un avversario valoroso è una disdetta solo per metà! E poi, sai com’è quel detto. tieniti stretti gli amici e ancor piú stretti i nemici. Secondo me vale proprio la pena di tenercelo stretto. Sí, proprio cosí. Mr Gwyn sa imporsi. Ha una sua anima, va al suo tempo. Non gli importa niente di te, di me. E’ la storia che prende vita da sola, e tu puoi stare solo lí, immobile, ad assistere che il miracolo si compia e ti converta al culto del Dio narratore. Dici che

sembra quasi una composizione per pianoforte? Sí, credo anche io. Sebbene l’esperto di musica tra noi sia tu. Adagio, andante, adagio, allegretto. Proprio quello che pensavo. E non credi che anche Mr Gwyn, lo scrittore, il protagonista, sappia imporsi? Non dev’essere una decisione facile abbandonare il lavoro di una vita per cominciare qualcosa di totalmente diverso. Sí, anche a me non dispiacerebbe smettere di lavorare e andarmene a fare l’insegnante di hola alle Bahamas. Però pensaci bene: se fai lo scrittore che decide di cominciare a fare il copista immagino che sia tutta un’altra storia. . . .Poi con un amico che è anche il tuo agente, le cose si complicano ancora di piú. Pensa se volessi farlo io, non proveresti a dissuadermi? Dici che non lo faresti mai? Ebbene, considera le cose nel

Soluzioni dei giochi 1. Le parole sono OTTO, IO, EMO -2. 49, si sommano i numeri poi si aggiunge 1 - 3. 9, il prodotto è sempre 120 -4. Il condannato disse “MORIRÒ BOLLITO”. Se questa frase fosse vera, il condannato dovrebbe morire avvelenato. Però in questo caso diventerebbe falsa e quindi egli dovrebbe morire bollito, cosa che renderebbe la frase veritiera. -5. 17 Qd8 Kd8 18 Ba5 Kc8 (or 18. . . Ke8) 19 Rd8 -6. STE, RE, STA -7. 6, il numero in basso è uguale al prodotto dei numeri in alto diviso 3 -8. STAGIONE, PRIMAVERA, COLORI, SERA, MAGLIONE -9. REBUS RE gola MOL tori G O rosa = Regola molto rigorosa. -9. REBUS MAGICO RUB artigli OCCHI = Rubarti gli occhi. 20


Recensioni loro insieme. Devi ammettere che se un bel giorno pubblicassi anche io, che so, sul Corriere della Sera, le 52 cose che non ho piú intenzione di fare nella mia vita, tra cui scrivere, e decidessi di fare il copista, avresti anche tu il tuo bel daffare a convincermi di tornare in me. Ah, non mi diresti nulla? Aggiungiamo anche che vorrei scrivere dei ritratti. Crederesti come

Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011 minimo che io sia completamente rincretinito. Come si fanno a scrivere dei ritratti, mi chiederesti. E se io per tutta risposta affittassi un appartamento, e assumessi la tua assistente come modella per il mio primo ritratto scritto, come la prenderesti? Non solo. La modella dovrebbe venire nell’appartamento e spogliarsi, sempre alla stessa ora, alla luce infantile di 18

lampadine. E che lampadine! Modello Caterina de’ Medici, prodotte a mano da un vero artigiano. Che ne pensi, eh? Vedi, ho ragione io, come sempre. Adesso però devo scappare, mia figlia ci ha sentiti parlare al telefono e vuole andare in libreria. Come dici? Anche tua moglie? Perfetto, allora ci vediamo lí. Chissà se riusciremo a trovarlo, un libro migliore.

Beyond the real: stravaganze d’artista di Shid renta disegni, alcune foto e la storia di una personalità stravagante e particolare: l’artista e fotografo Henri Cartier-Bresson è il protagonista della mostra organizzata dall’associazione culturale teramana arca, in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson di Parigi e l’Accademia Raffaello di Urbino. La mostra si basa soprattutto sui disegni dell’autore, ma non si può non rimanere affascinati dalla sua storia e dalle foto che lo ritraggono: una storia di avventura e viaggio, caratterizzata da avvenimenti stupefacenti e da incontri con personalità imponenti come Gandhi (che si racconta sia stato fotografato da Cartier-Bresson poco prima di essere assassinato), Fidel Castro, Che Guevara e tantissimi altri; le foto appaiono pregne di atmosfera quotidiana, di serenità, immerse nel bianco e nero di un’epoca passata.

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Henri nasce a Chanteloup-en-Brie, un comune francese di meno di 2000

abitanti, nel 1908. Lo zio, Luis CartierBresson, pittore di successo, lo aveva avvicinato all’arte facendolo assistere al proprio lavoro, nel proprio studio: è qui che Henri sentí “il respiro dell’odore magico della pittura”, come lo chiama lui stesso. Inizialmente, Cartier Bresson era un appassionato fotografo, inseparabile dalla sua Leica, che lo ha accompagnato in giro per il mondo per rendere immortali eventi storici di importanza non trascurabile, come la liberazione di Parigi nel 1944 o l’incoronazione di Giorgio IV a Trafalgar Square nel 1937. Con l’arrivo della vecchiaia abbandonò la fotografia per dedicarsi completamente al disegno. Mai si fece commercializzare dal mondo: lui immortalava e raffigurava qualsiasi cosa lo colpisse, per pura passione. “Fotografare e disegnare, momenti paralleli: la fotografia è un’azione immediata, il disegno una meditazione” dice l’artista. Infatti i suoi disegni sarebbero da contemplare per ore, e apparirebbero nuovi in ogni istante.

Nelle sue opere è impossibile non cogliere la particolarità del suo carattere e la stravaganza del suo stile. Cartier Bresson utilizza delle sfumature talmente singolari che i suoi disegni riescono a dare un’impressione di dinamicità, nonostante i soggetti siano il piú delle volte elementi immobili nello spazio, tanto che sembra quasi di trovarsi a passeggiare negli scenari ritratti. E cosí, grazie alla matita di Henri, i paesaggi e i panorami di grandi città, i ritratti e perfino il disegno in grafite su carta di un soggetto sobrio e disadorno quale può essere una semplice credenza, assumono un’aura magica e inaspettata che li condanna a rimanere eterni. Come il loro autore che, morto alla veneranda età di novantacinque anni, ha passato la vita a rendersi immortale, affidandosi alla sua Leica e alla sua matita, alle sue foto e ai suoi disegni, per conservare ogni cosa attraversasse la sua vita, per mettere una firma sul mondo e nella storia.

Why John, Why? di Moody

musicassetta di Stevie Ray Vaughan e For Squares contenente le famosissime dopo due anni, ancora alla scuola su- “Your body is a wonderland” e “Why ohn Mayer. A pochi in Italia queperiore, inizia a suonare nei bar della Georgia”. sto nome dice qualcosa, ma poi, sua città. Da questo momento per John iniperchè? Florida carriera alle spalle, 10 zia tutta una serie di conquiste, uscite milioni di copie del suo ultimo album Comincia a farsi sentire a livello di album, nomine e vincite ai Gramvendute negli Stati Uniti, 20 milioni internazionale nel 1999 con la pubblimy Awards che gli permettono di diin tutto il mondo, splendide canzoni cazione del suo primo ep Inside Wanventare uno dei piú affermati artisti e poi, è da dirlo, bella presenza. ts Out da parte di una casa discograin America e nel mondo. Il chitarrista e cantante america- fica indipendente, per poi affermarsi

J

no pop-rock e blues-rock John Mayer si avvicina per la prima volta al suo strumento a 13 anni, già appassionato al blues, dopo aver ricevuto una

nel mondo della musica nel 2001, firDopo un breve periodo con il John mando un contratto con la Columbia Mayer Trio formato con Pino PalladiRecords che gli permette di pubbli- no al basso e Steve Jordan alla batcare il suo primo vero album Room teria, con i quali pubblica l’album 21


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benedetta & giulia

la voce

Live Try!, ritorna alla carriera solista con Continuum (2006), Where the light is-live in Los Angeles (2008) e Battle Studies (2009). Nel Maggio 2011 John annuncia l’uscita del suo nuovo album, Born and Raised, per l’autunno dello stesso anno.

Purtroppo però a settembre nel suo blog scrive di avere un granuloma vicino alle corde vocali, e che il suo album sarà posticipato al 2012, provocando quindi la preoccupazione dei suoi numerosissimi fan. Per fortuna un mese dopo rassicura tutti i suoi ammiratori: l’intervento

ha avuto buon esito e dopo un mesetto di riposo sarà di nuovo in grado di registrare le canzoni mancanti. . . Ora aspettando Born and Raised non possiamo far altro che dire: “Vai John!”.

Parsley, Sage, Rosemary and Thyme Pepatelli e Caggionetti di Benedetta & Giulia alve a tutti, giovani cuochi! Per Natale abbiamo pensato di preparare qualcosa di speciale, per non farvi trovare a mani vuote alle prossime feste, per dimostrare ai vostri vecchi che anche voi siete capaci di mettere insieme qualche ingrediente senza bruciare casa e senza avvelenare nessuno! La scelta non è stata difficile, soprattutto perché ci eravamo proposte di presentare dolci semplici

S

ma gustosi, non troppo impegnativi nella preparazione e soprattutto a tema! Vi assicuriamo la riuscita dei dolci, perché come potete vedere dalle foto, sono stati preparati da noi in precedenza. Per evitare che uno di voi parta con il piede sbagliato, credendo che sono ricette da libro di cucina, abbiamo personalmente impiegato il nostro tempo nel servizio fotografico alle due celebrità. A questo punto. . . “corciate le maniche” e a lavoro!

Pepatelli Ingredienti (a) 1kg di miele (b) 1kg di farina 00 (c) 1kg di mandorle (d) 1 arancia (e) 1 cucchiaino di cacao (f) Olio q.b.

Preparazione 1. Versare il miele in una pentola capiente e far cuocere senza far bollire; intanto tritare finemente la buccia d’arancia e mescolare il cucchiaino di cacao 22

con la farina. 2. Togliere il miele dal fuoco ed aggiungere la buc-


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benedetta & giulia

Parsley, Sage, Rosemary and Thyme

cia d’arancia tritata precedentemente, aggiungere la farina e mescolare fino ad ottenere un impasto omogeneo color bronzo.

10 minuti (capirete che sono cotti quando inizieranno ad assumere un colorito dorato, non fateli bruciare!).

3. Solo a questo punto aggiungere le mandorle (se l’impasto sembra troppo duro, porre su una teglia oliata e maneggiare l’impasto con mani ben unte).

6. A cottura terminata cacciare dal forno e immediatamente passare alla fase successiva senza far raffreddare il biscottone: TAGLIO!

4. Preparare con l’impasto ottenuto dei “biscottoni” (alti 1.5 cm – lunghi 30 cm e larghi 6 cm. Dovrebbero uscire circa 8 biscottoni con queste dosi).

7. Prendere un panno ed avvolgere il biscottone per evitare ustioni, tagliare il biscottone a fette, non piú spesse di mezzo centimetro (utilizzate un coltello a seghezzo per facilitare il taglio).

5. Mettere in forno a 180-190 gradi per 10-15 minuti, poi girare per far cuocere l’altro lato per altrettanti

8. Beh. . . a questo punto, buon appetito!

Caggionetti Ingredienti per l’impasto (a) 500 g di farina 00 (b) 1 uovo (c) 1 cucchiaio di zucchero (d) 1 pizzico di sale (e) 1 bicchiere di vino bianco(100 ml

circa) (f) ½ bicchiere di olio di semi (50 ml circa)

Ingredienti per il ripieno: circa 500 g Molte solo le varianti per il ripieno di questi dolcetti abruzzesi dovute alle diverse culture che si sono intrecciate nella nostra regione, ma soprattutto, visto che questo dolce era tipico delle generazioni precedenti, che cercavano di sfruttare i prodotti del territorio, le varianti sono nate anche dalla presenza o meno di certi ingredienti nelle dispense. La variante piú conosciuta, definita anche “montana”, è caratterizzata dalla presenza delle castagne. L’impasto viene ottenuto sgusciando e lessando le casta-

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gne e poi passandole, aggiungendo zucchero (circa 100 g), canditi d’arancia, mandorle (100 g) e cacao (100 g circa). Non definiamo accuratamente le quantità poiché variano da famiglia a famiglia, chi preferisce piú cacao, chi piú canditi, chi piú zucchero. Aggiungiamo anche un goccio di marsala per chi desidera. Altra variante è quella di ceci, che pur sembrando un’abbinamento stonato, si rivela sempre gradito a grandi e piccini. I ceci vengono messi a bagno per circa 12 ore,


Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

la voce poi vengono lessati e prima che si freddano si passano con il famoso passaverdure. Aggiungiamo dello zucchero, cacao, un po’ di mosto cotto e canditi d’arancia. L’ultima variante che proponiamo è quella tipica delle zone piú esterne dell’Abruzzo, ottenuta con una farcitu-

ra di marmellata d’uva, rigorosamente Montepulciano, arricchita da mandorle tostate e cioccolato tritato. Per i piú esigenti è possibile arricchire questa farcitura con del mosto cotto, che va aggiunta in minime quantità.

Preparazione per l’impasto 1. Disporre la farina a fontana su un piano e porre l’uovo al centro della fontana e sbattere leggermente.

6. Sulla sfoglia stesa ponete l’interno (l’impasto che avete scelto, di ceci, di castagne o di marmellata) a cucchiaini.

2. Aggiungere il pizzico di sale, lo zucchero l’olio ed il vino.

7. Dopo aver posto il ripieno, ricoprire la sfoglia come nei ravioli.

3. Iniziare ad incorporare la farina con attenzione senza far uscire gli altri ingredienti, se avete paura che fuoriescono, utilizzate una ciotola.

8. Fate aderire bene le due sfoglie con all’interno l’impasto e tagliate i bordi con la rotella dentata.

4. Continuare ad impastare fino ad ottenere un panetto liscio e morbido (se l’impasto sembra troppo duro aggiungere del vino). 5. Stendete la massa prima con il mattarello e poi con la macchinetta per la pasta fino ad ottenere una sfoglia molto sottile. Tagliare a forma di ravioli

9. Disporre su dei vassoi cosparsi con una spolverata di farina e friggere in abbondante olio di semi (assicuratevi che non si aprano, cacciare quando assumono un colore dorato e porre su carta assorbente). 10. Cospargere di zucchero a velo e. . . . Bon apétit!

TEXnologia Vent’anni fa la libertà di espressione si fece virtuale, ed ha funzionato di Cristian sistono certi strumenti che hanno rivoluzionato le nostre vite quotidiane ma, o perché ci vengono proposti in modo semplicistico o perché l’abitudine “corrode” il nostro entusiasmo, dimentichiamo cosa li rende importanti. Colgo, allora, l’occasione offertami dal suo ventennale per parlare del Web e della sua storia.

E

Web non è sinonimo di Internet! Cos’è il Web? Se la domanda pare scontata, la risposta assolutamente non lo è: lo dimostrano espressioni quotidianamente usate come “cercare su Internet” riferendosi all’uso dei motori di ricerca, quali ad esempio Google. L’errore piú comune che si può fare in materia è confondere Internet con il Web; iniziamo, quindi, esponendo la differenza tra queste due parole, erroneamente da molti considerate interscambiabili. Internet, che nasce da un progetto del ministero della Difesa usa, è l’in-

sieme di tutti i computer connessi tra di loro a livello mondiale tramite svariati mezzi trasmissivi, quali possono essere linee telefoniche e onde radio. Il World Wide Web, chiamato semplicemente Web, è uno dei tanti servizi Internet che permette di condividere e usufruire di dati, memorizzati in speciali computer chiamati web server e connessi alla Rete, tramite un software chiamato web browser.

to per rendere piú facile la condivisione di documenti scientifici all’interno della rete dell’organizzazione. Pensò ad uno spazio comune virtuale dove chiunque avesse accesso a tale rete poteva pubblicare, usufruire, modificare contenuti tramite un determinato software. Con l’approvazione dei suoi superiori, Lee si mise subito all’opera, sviluppando il primo web browser e parallelamente iniziò a definire degli standard e protocolli per scambiaNascita e funzionamento del www re documenti attraverso la rete: nacque il linguaggio html e il protocolPossiamo, però, trovare una scu- lo http (Hyper Text Transmission sante per chi confonde i due concetti. Protocol). Prima dell’invenzione del World Wide Web, Internet non era ancora ben All’inizio questi standard dettavaconosciuto e diffuso tra la gente co- no che i principali contenuti del web mune ed era utilizzato per lo piú da erano composti da testo e grafica, eleautorità statali e gruppi di ricerca: ve- menti che un web browser, per potersi niva impiegato solo il minimo di tutto definire tale, deve saper interpretare. il suo potenziale. Questo contenuto è organizzato nelle La svolta decisiva avvenne nel cosiddette pagine web, ovvero docu1989 quando il fisico Tim Berners- menti digitali formattati con l’html, Lee, al tempo dipendente presso il che a loro volta compongono i siti cern, iniziò a lavorare ad un proget- web; poi lo scienziato ideò ciò che 24


TEXnologia ha determinato il successo del Web, ovvero il link, porzioni di testo e/o immagine che permettono all’utente, mediante un click, di passare da una pagina ad un’altra, anche appartenente a un altro sito addirittura presente su un altro server web. Per essere rintracciati dal web browser, i siti web e i suoi contenuti devono essere resi identificabili univocamente: ciò avviene grazie all’attribuzione di un indirizzo web o URL (Uniform Resource Locator) ad ogni risorsa sul Web. Diffusione ed evoluzione Questa innovativa tecnologia resta a sola disposizione del cern fino al 1991, quando quest’ultimo decide di distribuirla in modo gratuito, con licenza open source, in modo tale da poter essere perfezionata e utilizzata dalla comunità mondiale. Tim Berners-Lee si ritira dal cern per fondare il w3c (World Wide Web Consortium), l’associazione che si occupa di definire e aggiornare gli standard e protocolli del Web, tracciando le linee guida dell’evoluzione di quest’ultimo. È facile intuire che tale strumento, cosí potente ma cosí semplice, ancora non maturo ma funzionante, rivoluzionò il modo in cui la società condivideva conoscenze e comunicava; grazie a questo sevizio, Internet iniziò ad ampliarsi, a divenire sempre piú grande e capillare, diffondendosi anche tra la gente comune. Tutti volevano approfittare del Web per diffondere le proprie idee, per il solo piacere personale ma anche per scopi commerciali: difatti, poco a poco, le imprese e società iniziarono a “farsi presenti” con i loro siti web nel

Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011 mondo virtuale per raggiungere un pubblico molto piú vasto e lontano. Il punto chiave è che l’utenza non si limitò solo ad utilizzare il Web; in molti, privati e gruppi di persone, iniziarono ad elaborare e a sviluppare progetti che potessero migliorare la qualità del servizio offerto. In primo luogo si lavorò per rendere dinamico il modo di esporre il contenuto. Da un lato, cosi, vediamo la nascita dei linguaggi di scripting come JavaScript che permette di creare piccoli applicativi incorporati nella pagina ed eseguiti sul computer dell’utente, dei plug-in che ampliano le funzionalità dei web browser permettendo di visualizzare contenuti avanzati quali video, animazioni, applicazioni, ecc. web browser sempre piú veloci, con interfacce intuitive e accattivanti. Dall’altro linguaggi di programmazione come il php che permettono di creare script eseguiti dal server web stesso che, combinati alla potenza dei database, permettono di definire un sito web di migliaia di voci, link e pagine con pochi documenti html realmente presenti sul server. La cosa piú importante da sottolineare è che alla base di questo progresso vi è il grande spirito di collaborazione tra i diversi utenti della Rete, uniti dalla consapevolezza che ciò che stavano creando e migliorando avrebbe rivoluzionato il modo di condividere la conoscenza dell’umanità intera e allo stesso tempo le idee e le opinioni dei singoli. L’importanza data al Web, e in un certo senso la “missione assegnatagli”, ha reso questo strumento di un valore inestimabile: si proseguí, quindi, la filosofia di Berners-Lee e il Web e i suoi servizi

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hanno continuato ad essere gratuiti. In questo frangente emergono società No-Profit come Mozilla Foundation, madre del browser Firefox, ma anche compagnie commerciali come Google e Yhaoo, che si sono fatte strada regalando agli utenti del World Wide Web gli omonimi motori di ricerca, oltre che a fornire servizi avanzati sia gratuiti sia a pagamento. Il prossimo passo che ora il w3c vuole effettuare è di passare dal web statico al web semantico. Nonostante tutto questo progresso, infatti, ancora oggi cercare contenuti sul Web può risultare un po’ ostico dato che il i motori di ricerca non “intendono” che contenuto sia quello che propongono all’utente, ma si basano semplicemente su comparazioni e corrispondenze di sequenze di caratteri; ad esempio non viene colta la differenza che c’è tra “Rossi” e “rossi”: il primo è un nome di persona mentre il secondo è un aggettivo. Molto spesso ci vengono proposti come risultati di una ricerca, contenuti inutili al nostro scopo; molti si sono già messi a lavoro concentrandosi sull’evoluzione dell’html (siamo alla versione 5) e sull’utilizzo di tag e metadati, ovvero informazioni aggiuntive inserite nelle pagine che permetteranno al web browser e ai motori di ricerca di sapere cosa sia il contenuto che elaborano. Quando sarà superato questo handicap penso, citando Richard Stallman, importante informatico e sostenitore del software libero, che: « Il World Wide Web ha le potenzialità per svilupparsi in un’enciclopedia universale che copra tutti i campi della conoscenza e in una biblioteca completa di corsi per la formazione. »


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la voce

Curiosità Gli “HeroRats”

hi ha detto che Tom e Jerry non possono essere amici? Un reparto speciale della polizia colombiana ha chiuso topi in gabbia con gatti nel quadro di un progetto per addestrare i roditori a fiutare le oltre 100mila mine terrestri disseminate in gran parte

volta lasciati liberi: lo ha spiegato il veterinario Luisa Mendez, che lavora con gli animali da due anni. «Qui i gatti giocano con i topi invece di attaccarli», ha spiegato Mendez, «I gatti indossano scudi sugli artigli per non provocare ferite e di conseguenza i topi si sentono a loro agio a giocare con loro».

serena cipolletti

C

dai ribelli. A differenza dei cani, i topi pesano molto meno e perciò non innescano esplosioni. Ai roditori viene insegnato a bloccarsi di fronte alle mine, ma hanno difficoltà a mantenere questa posizione per paura di essere attaccati dai predatori. Mettere i topi faccia a faccia con un nemico consente loro di essere piú concentrati una

serena cipolletti

di Serena

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3 12. Sudoku 26

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giuseppe fichera

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Appendice ai giochi

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Appendice ai giochi 6. In ognuno dei tre casi trova le lettere che, unite alle lettere di destra e di sinistra, formano due parole. tri amo a

(. . . ) (. . . ) (. . . )

8. Risolvi gli anagrammi.

lo gola nza

Passano i mesi, cambia NIGATESO, in un momento è già RAMIRVAPE. Cambiano i CIROLO, s’appresta la RESA Mamma che freddo, occorre un LEONIGMA!

7. Trova il numero mancante. 6−2−2 8

3−2−3 ?

A cura di Francesca Di Marco

caterina trimarelli

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(Le soluzioni sono a pag. 20.)

9. REBUS (6 - 5 - 8)

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1 caterina trimarelli

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4 11. Sudoku

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10. REBUS MAGICO (7 - 3 - 8)

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la voce 2

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ORIZZONTALI: 1. L’angelo degli Inferi - 9. Il monarca - 10. C’è chi se la dà sui piedi - 14. Il figlio di Anchise - 15. La centesima parte del metro - 16. Il miglior amico dell’uomo - 18. Residenza Universitaria Internazionale - 21. Ha inventato una legge fisica sull’elettricità - 22. X - 23. Cosí inglese - 25. Lo si mette alle foto su facebook - 26. Esenzione da un obbligo - 28. La scuola vicina - 30. Lo era quella dei diritti del 1628 - 33. L’inizio di arpa - 34. il nome del prof. Falini - 36. Pietra di quarzo viola 37. Congiunzione - 38. Fondo Sociale Europeo - 39. A Trento nel 1545 - 40. Persona interessata all’estetica - 44. Physical Address Extension;45-esclamazione di sorpresa - 46. Adesso, subito - 48. Sinonimo di talvolta - 52. Prefisso che indica ripetizione 53. Diritto in latino - 56. Olindo e Rosa Bazzi vi hanno consumato la loro strage - 58. Di solito chiude le preghiere - 60. Il colore del lutto - 62. A te - 63. È il simbolo di Civitella - 66. Quello superiore è il braccio, quello inferiore la gamba - 67. Aveva un’arca piena di animali - 68. Negazione - 69. Sigla di Torino - 70. Produttrice di miele. VERTICALI: 1. Essa, ella - 2. Ce lo aveva il capitano di Peter Pan - 3. Gli studenti cercano di centrarlo con le cartacce - 4. Intelligenza Artificiale - 6. Un famoso scrittore di nome Umberto - 7. Roma - 8. Di solito hanno la mina di grafite - 9. Il lavoro di Kubrick e di Spielberg - 10. Il fratello del padre - 11. Il famoso Edgar, poeta gotico inglese - 12. Frase inglese - 13. Il sentimento piú romantico 17. Seguace del nazionalsocialismo - 18. Zero cantante - 19. L’uso dell’inglese - 24. Osso della coscia - 27. Nanometro - 29. Gesto di riverenza - 30. Due scarpe ne formano uno - 31. Teramo - 32. Opera shakespeariana, un personaggio è Jago - 35. L’inizio e la fine di orpelli - 39. Comune in provincia di Ravenna, famoso per le ceramiche - 40. Ne sono fatti i nostri quaderni - 43. Con l’aratro il contadino ha...il campo - 47. Dicono di impararla e metterla da parte - 50. La fine del reame - 51. Affermazione - 54. Unione Europea - 55. Siracusa - 57. Business Intelligente - 59. Si ripetono in “pezze” - 63. Contrario di off - 63. Dario che vinse il Nobel per la letteratura - 64. In mezzo all’orto.

Le caselle cerchiate formeranno la minaccia preferita dai professori. . .

d sc r tr

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2. Trova il numero mancante. 2

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3. Trova il numero mancante. 5−3−1 8

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rm0Zka0s 7 opZ0opZp 6 0ZpZ0Z0m 5 Z0Z0Z0Z0 4 0Z0Z0Z0Z 3 Z0ZQZPZN 2 qOPA0ZPO 1 Z0JRZ0ZR 8

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4. Un esploratore fu imprigionato da una tribú di cannibali e gli fu proposto di scegliere se morire bollito in una pentola o avvelenato. Per questo gli fu chiesto di pronunciare una frase che, se vera, lo avrebbe fatto morire avvelenato, altrimenti bollito. Come riuscí l’esploratore ad avere salva la vita?

A cura di Francesca Di Marco

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5. Il bianco matta in 3 mosse.

Le soluzioni sono a pag. 20.

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giuseppe fichera

1. Ci sono tre parole che danno un senso compiuto a queste lettere. Quali sono?


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