La Voce 2 - aprile 20123

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giornale studentesco del liceo scientifico einstein NUMERO 2 路 ANNO IX 路 APRILE 2012

lse.te.it


NUMERO 2 · ANNO IX · APRILE 2012

SOMMARIO

REDAZIONE

Coordinatore

Editoriale

Prof. Nando (Igor ["aIgO:*]) Cozzi

La scelta universitaria

Caporedattrice

3 “EX” Files (Parte seconda) · b.f.c.

Fabiana (Fava) Di Mattia

Uno sguardo sul mondo 4 5 5 6 7

Siria. . . Veto alla democrazia? · ceccho b.s. Euro default? · erni Uomini che odiano le donne · sharon Elogio del cornuto · igor Primavera · gloria plebani

Copertina Gaia Babbicola

Codifica LATEX Igor ["aIgO:*]

Vignettisti e disegnatori

Forza Albert

Pamela Primula, Ludovica Palucci, Francesca Chionchio, Dario Marconi

8 Autoscontri Atomici · debora 10 Alan Turing · fiore 11 Piú speranze. . . nelle proteine! · giulia e debora

Enigmistica e giochi Francesca Di Marco, Giuseppe Fichera, Caterina Trimarelli, Patrick Serafini

Intervista doppia 11 Bartolini vs. Di Donato · fiore

Fotografi

I colori della letteratura 12 A un passo da me · daph 14 Nella media · marco 16 Prologo · marco

Gloria Plebani, Serena Cipolletti, Laura (Leire) Di Antonio

Redattori Alessandra (Marjane) Pierantoni, Alice (Moody) Francioni, Amedeo Gramenzi, Annika (Mrs Hyde) Oliverio, Antonella (Elliot) Troiani, Antonio (Mr Everything) Sposetti, Barbara Francesca (B.F.C.) Cicconetti, Benedetta Ettorre, Cecilia Lupinetti, Cristian Di Pietrantonio, Daniel (Abau) Di Febo, Danila (Fiore) Migliozzi, Dario Marconi, Diana (Daph) Petrescu, Ernesto (Erni) Consorti, Fabiana (Fava) Di Mattia, Federica (Fede) Goderecci, Flavia (Bas^^) Cantoro, Francesca Chionchio, Gianluca Di Egidio, Giorgia Piccioni, Giulia De Febis, Guerino Toppi, Jacopo Ambrosini, Ludovica Palucci Marco Matani, Massimo (Ceccho B.S.) Cecchini, Matteo Della Noce, Mattia (Dtt. Johann Faustus) Brizzi, Sara Santarelli, Serena Cipolletti, Sharon Rubini, Simone (Hank Moody) Stranieri, Stefania (Kyra) Standoli, Stefano Mazzagatti

Io c’ero! 18 “Ehi! Negrita” · b.f.c. Recensioni e spettacoli 18 Tony Bennett - An American Classic · stefano 20 Follia di Patrick Mc Grath · kyra Parsley, Sage, Rosemary and Thyme 20 Pizza di Pasqua e casciata · benedetta & giulia TEXnologia 22 Leggere nel XXI secolo · cristian Fortissimamente sport 24 Pallone assassino · abau

Colophon Realizzato all’interno del Liceo Scientifico “Albert Einstein”, Via Luigi Sturzo 5, 64100 Teramo. Composto in LATEX con le famiglie di font Palatino di Hermann Zapf e Iwona di Małgorzata Budyta. Questa rivista è disponibile on-line nel sito web del liceo.

Il mondo animale 24 Bianco, bianco, nero, bianco, bianco · serena Fumetti 26 S. Valentino · elliot

Sito web del liceo lse.te.it

Enigmistica 28 Parole crociate e altri giochi

CC 2011 − 2012 Liceo Scientifico “Albert Einstein” · Teramo

http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode

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La scelta universitaria

Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012

Editoriale Ricordo di Mœbius

un racconto a forma d’elefante di NANDO COZZI

nel numero 4 del 1 ottobre 1975 della mitica rivista di fumetti e cultura Métal Hurlant, il poliedrico artista francese Jean (Mœbius) Giraud scrisse a nome de Les Humanoïdes Associés il credo estetico di una generazione, “Il n’y a aucune raison pour

qu’une histoire soit comme une maison avec une porte pour entrer, des fenêtres pour regarder les arbres et une cheminée pour la fumée. . . On peut très bien imaginer une histoire en forme d’éléphant, de champ de blé, ou de flamme d’allumettes soufrée.”(Non c’è alcuna ragione perché una storia sia fatta a forma di casa con una porta per entrare, delle finestre per guardare gli alberi e un camino per il fumo. Si potrebbe benissimo immaginare una storia in forma d’elefante o di campo di grano o di fiamma di fiammifero.)

E quando mi capitò di leggere Arzach (o Harzak o Harzack o perfino Harzach, ecc.) per la prima volta ebbi effettivamente davanti agli occhi un racconto non piú “a forma di casa”, razionale, ma scontata. Era una poetica contorta forse, ma viva e creativa, capace di cambiarmi la percezione della realtà da banale quotidianità in meravigliosa visionarietà. Voglio sperare che il paradiso dei fumettari (dove è sicuramente approdato Moebius il 10 marzo scorso) sia davvero “en forme d’éléphant”. Buen camino, Mœbius!

La scelta universitaria “EX” Files (Parte seconda) di B.F.C. inalmente l’attesa è finita! Leggendo la seconda parte dell’intervista agli ex alunni del nostro liceo, potrete tornare a dormire serenamente la notte. Dopo un tuffo nel passato, i ragazzi raccontano la loro quotidianità universitaria, le nuove esperienze, le brutte figure, insomma tutto quello che un giorno riguarderà anche noi.

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Per quale motivo hai scelto la facoltà che frequenti/hai frequentato? (1) (Ingegneria meccanica) Voglio rendermi utile nel campo dell’Energetica, [. . . ] odio la politica del petrolio, anche se devo ammettere che ha portato un notevole sviluppo tecnologico. I tempi, però, sono cambiati, il nostro futuro sono le energie alternative. (Claudio Patta) (2) (Ingegneria civile) Credimi non lo so. Non c’è giorno che non mi chieda: “Ma che ci faccio qui?” (Edoardo Di Pietro) (3) (Ingegneria gestionale) Non mi hanno voluto a medicina. (Francesco Giansante) (4) (Informatica) Sono arrivato alla conclusione che l’unico rapporto stabile che riesco ad avere è con il mio pc, per cui devo studiarlo per capire come fecondarlo. (Lorenzo Addazi)

non è stato facile, ma pian piano ci si abitua, è un’esperienza importante per crescere. (Andrea Bonomo) (2) Me li ritrovo sempre tra le scatole. (Gianluca Di Giacinto) (3) I veri uomini sopportano anche questo, ecco perché io ho pianto tutte le notti sotto le coperte. . . Scherzi a parte, è dura ma si impara molto. (Stefano D’Onofrio) Hai mai pensato di mollare tutto e andare a lavorare? (1) È il classico sintomo che viene fuori quando fallisci il primo esame. (Alessandro Tertulliani) (2) (3) Seriamente no, ma un pensiero ogni tanto ci scappa, vorrei fare il gigolò. (Dario Valerii) (4) (5) L’ho fatto per un anno per potermi pagare gli studi. Soprattutto dopo aver capito cos’è, darei il sangue per poter studiare a vita. (Lorenzo Addazi) In che modo ti sei preparato ai test d’ingresso? (1) Quiz, quiz, quiz. (Alessandra Catalogna) (2) Ho chiuso i libri e sono andato in spiaggia, è stata una bella estate. (Edoardo Di Pietro) (3) Non mi sono preparato, ho voluto godermi le vacanze al 100%, infatti non sono stato ammesso. (Pierpaolo Quaranta)

ladri a casa. (Roberto Paterna) (2) Forse rendermi conto che ogni tanto la casa in cui vivi necessita di essere pulita. (Marco Di Marcantonio) (3) Rimorchiare le professoresse. (Stefano D’Onofrio) Brutte figure fatte da matricola? (1) Sono entrato in un laboratorio di anatomia, con la valigia in mano, chiedendo dove fosse lettere. (Giacomo Di Francesco) (2) Sedersi in aula e vedere che, dopo cinque minuti, il professore inizia a distribuire i fogli di un esame che non devo fare. (Gianluca Di Giacinto) (3) Mi sono inceppato mentre facevo una domanda al professore, si sono messi tutti a ridere. (Marco Di Egidio) (4) Primo giorno di lezione, entro in ritardo nell’aula, mentre apro piano la porta si sente che scende il silenzio e il professore mi guarda e dice: ”Ah. . . lei è venuto per fare un saluto?” (Marco Di Marcantonio) Nuove esperienze legate all’università? (1) Dormire in facoltà per l’occupazione. (Giacomo Di Francesco) (2) Vino in ogni momento della giornata. (Massimiliano Mucciarelli) (3) Imparare a cucinare e a tenere uno straccio in mano credo che sia già molto! (Sabrina Vallarola)

Come hai vissuto il distacco dalla tua fa- C’è qualcosa che non avresti mai pensamiglia e dai tuoi amici? (1) All’inizio to che ti accadesse all’università? (1) I Come hai affrontato i tuoi primi esami? 3


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la voce Ansia? (1) Ma che ansia. . . . Caffè e Montenegro e via all’appello. (Alessandro Tertulliani) (2) I primi esami li ho sentiti molto. Certi cavolo di dolori di pancia assurdi! Poi ci fai il callo. . . ma anche no! (Claudio Patta) (3) Per il primo in particolare avevo un’ansia assurda. La mattina quasi mi tremavano le gambe poi, durante l’esame, mi è passato. (Ugo Di Carlo)

ceo? (1) Rimpiangerete il liceo, anche se quello che vi aspetta è bellissimo. (Alessandra Catalogna) (2) Meglio studiare che copiare (parola di un ex copione). (Giacomo Iaderosa) (3) Non state male per i brutti voti, quelli non sono problemi veri. La cosa che non vi auguro è di vivere solo di studio, quando uscirete di lí non saranno i libri che avevate davanti a strapparvi un sorriso, ma sarà tutto quello che avevate intorno. (Marco Di Marcantonio) (4) Divertitevi! Vivete ogni esperienza al massimo, fate casino, studiate il giusto e bevete il Negroni prima della maturità. (Massimiliano Mucciarelli) (5) Di non sperare che finisca in fretta e, allo stesso tempo, di non aver paura di quel che verrà dopo! (Sabrina Vallarola) Selezionare e tagliare le risposte è stato davvero difficile, erano tutte molto belle e particolari. Spero Sei felice delle scelte che hai fatto? Quale consiglio ti senti di dare a colo- che nessuno ci sia rimasto male e, di (1) Non posso dire di essere entusia- ro che stanno ancora frequentando il li- nuovo, grazie a tutti! sta di ogni mia scelta, ma solo di averlo fatto consapevolmente. (Marco Di Marcantonio) (2) Piú che felice sono convinto, felice però lo sarò. (Stefano D’Onofrio) (3) Si, non cambierei niente di quello che è stato [. . . ] Prendete dalla vostra vita tutto quello che offre, bene e male, a lungo andare le esperienze negative saranno insegnamenti e quelle positive vi daranno la forza nei momenti piú difficili! (Stefano Riti scaramantici prima dell’esame? Cipriani) (1) Durante il tragitto per andare all’università, faccio due volte la ro- Se potessi tornare indietro, cosa cambietonda di piazza Garibaldi. (Alessan- resti? (1) Studierei di piú, no sto dro Tertulliani) (2) Studiare. (Davide scherzando, non cambierei nulla. (DaDi Curzio) (3) Sparare uno Zeus ai niele Trubiani) (2) Probabilmente mi lupi ed indossare la stessa magliet- farei bocciare per farmi un altro anta viola anche d’inverno. (Francesco no di scuola. (Edoardo Di Pietro) Giansante) (4) Un post su facebook (3) Niente, non sarei la persona che con scritto: “BANZAIIIII”. (Gianmar- sono ora. (Federico Eugeni) (4) Penco Ferreo) (5) Non mi taglio la barba. so sia passato troppo poco tempo per (Marco Di Egidio) dirlo. (Marco Di Egidio)

Uno sguardo sul mondo Siria. . . Veto alla democrazia? di Ceccho B.S. ank e veti contro la democrazia popolare. È questa la sintesi della situazione di uno dei popoli protagonisti della Primavera Araba: quello siriano. Armati di volontà di rivolta contro il regime di Bashar Assad, di iPhone, di video e commenti su Facebook e Twitter (non facciamoci illusioni: anche di armi proprie e improprie per difendersi o attaccare) i ribelli siriani sono costretti a fronteggiare nemici fisici e psicologici. Di entrambe le categorie fanno sicuramente parte i soldati di Bashar Assad, i quali hanno col passare dei mesi violato quasi ogni diritto umano vigente. E questo non fa sicuramente piacere a chi piú di tutti noi dovrebbe vigilare sui diritti umani negati nel mondo, e cioè l’ONU. Dico dovrebbe, perché di certo le misure prese contro i carri armati che stanno bombardando i civili in città come Homs non sono sufficenti a fermare la mattanza, anche perché al suo interno vi sono nemici “psicologici” della demo-

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crazia siriana ; e non in posizioni di secondo piano, ma anzi in poltrone di alto livello, come il Consiglio di Sicurezza, dove in poche parole si decide se mandare o no i famosi (e quasi mitici, visto il loro scarso utilizzo in questi casi) Caschi Blu. I nomi di questi nemici sono Cina e Russia, e in data 4 Febbraio hanno, come da loro già annunciato, posto il veto, cioè hanno bloccato, la risoluzione ONU che prevedeva la “decapitazione” (andando contro le tradizioni francesi, figurata e non fisica) del regime siriano grazie alle dimissioni di Assad e l’elezione a presidente del suo vice. D’altronde, l’ONU, presunto tempio della democrazia, della libertà e dei diritti umani, ha da sempre ospitato paesi apertamente antidemocratici per motivi geopolitici ed economici che forse noi non comprendiamo, ma che vanno contro un principio base dell’agire umano: la coerenza. I già citati Cina e Russia, entrambi paesi dove lo “Stalinismo di Stato” è stato ed è tuttora applicato, sebbene non cosí pa4

lesemente come in passato, non sono gli unici lupi in quel cosí importante consesso di “agnelli”; qualche anno fa, la Cuba di Fidel Castro (dove non si potevano avere cellulari e computer fino a qualche anno fa) e la Libia del fu Muammar Gheddafi (da poco liberata dai ribelli e dalle spie anglofrancesi) furono elette nella Commissione ONU per i diritti umani. Non è un errore di stampa: due dei paesi piú dittatoriali e meno rispettosi dei diritti umani ripeto, all’epoca dei fatti, furono eletti a presiedere la commissione internazionale che vigilava sui diritti fondamentali dell’essere umano. Un po’ come se quel “buon diavolo” di Hitler fosse stato chiamato dalle Nazioni Unite a difendere i neri e gli ebrei assieme alla setta del Ku Klux Klan. Non meravigliamoci dunque che l’ONU sia cosí poco reattivo alle emergenze umanitarie. Speriamo solo che la Democrazia veda la luce anche in questa terra ove il sangue non cessa di scorrere affiché un nuovo corso abbia inizio.


Uno sguardo sul mondo

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Euro default? di Erni ltimamente vi sono stati nuovi violenti scontri in piazza ad Atene per protestare contro i tagli della nuova amministrazione Papademos nei confronti degli impiegati pubblici e questo riapre il dibattito sulla permanenza della Grecia nella zona Euro. Infatti alcune agenzie di rating1 come Standard & Poor’s e Moody’s non si fidano della ripresa e si ricomincia a parlare della possibile uscita del piccolo stato dalla moneta unica europea, facendo ripiombare l’Europa in uno stato di insicurezza generale. Come mai? Sono diversi i motivi per cui la Comunità europea continua ad aiutare la Grecia per evitare il default2 e l’uscita dalla moneta unica. Prima di tutto per una questione di fiducia, infatti tutto il mercato si basa su dati immateriali piuttosto che su dati concreti, e uno dei piú importanti di questi dati è la fiducia verso i venditori, ossia proprio gli stati europei che subirebbero un fortissimo contraccolpo, poiché se l’UE non è in grado di aiutare uno dei suoi membri piú piccoli, cosa accadrebbe se venissero a trovarsi in una condizione del genere nazioni piú grandi come Italia e Spagna (situazione molto probabile). La conseguenza sarebbe il collasso generale dell’economia del nostro continente. Da questa crisi di fiducia scaturi-

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rebbero una serie di conseguenze a catena, proprio perché conterebbero solo quegli stati con una solida situazione finanziaria (come la Germania) e questo aumenterebbe lo spread3 fra i titoli di stato tedeschi e gli altri, innescando una serie di crisi soprattutto all’interno dei paesi cosi detti piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna). Infine, la stessa crisi di fiducia metterebbe a repentaglio anche quei fondi che l’Unione Europea e la Banca Centrale hanno destinato allo stato ellenico. Se da una parte quindi, l’Europa si muove per scongiurare una possibile uscita della Grecia, anche questa la vorrebbe evitare. Fuori dalla zona Euro, infatti, la Grecia potrebbe sí salvarsi dal collasso finanziario tornando ad emettere tanta carta moneta quanto basta per bilanciare i propri debiti, ma, per fare ciò, la quantità di carta moneta da stampare sarebbe cosí elevata che condannerebbe la Dracma, ossia la moneta greca, a subire una forte svalutazione nei confronti sia dell’Euro sia del dollaro a causa dell’inflazione4 che inevitabilmente crescerebbe vertiginosamente, per non parlare, poi, delle banche francesi e tedesche creditrici che non sarebbero mai rimborsate, ossia i risparmiatori piccoli e grandi di tali banche. Sembra quindi scongiurata l’usci-

ta della Grecia dalla zona Euro, e l’interrogativo da porsi se mai è perché sia stato permesso a una nazione cosí debole di entrare nel sistema Euro, e perché, una volta dentro, non sia stata controllata. Possibile infatti che basti lasciar prendere a un paese scelte finanziariamente sbagliate per mettere a rischio l’intera comunità? Una soluzione potrebbe essere un vero governo centrale europeo, che dettasse le linee guida principali per i componenti, controllando le azioni di questi e intervenendo quando la situazione degenererasse, come appunto nel caso ellenico, formando un vera e propria federazione europea che rappresenterebbe non solo la risposta alla crisi monetaria, ma anche una soluzione possibile per poter continuare a rimanere al passo degli Stati Uniti e delle altre potenze emergenti come la Cina. note 1 Agenzia

di rating: Società che studiano la solidità finanziaria di istituzioni private o anche pubbliche come gli stati. 2 Default: insolvenza finanziaria. 3 Spread: si tratta della differenza tra i tassi di rendimento di due obbligazioni della stessa durata, come per esempio i btp e i bund, ossia i buoni del tesoro italiano e quelli del tesoro tedesco. 4 Inflazione: generale e continuo aumento dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo di tempo che genera una diminuzione del potere d’acquisto della moneta.

Uomini che odiano le donne di Sharon iao! Sei molto carina!”: è cosí che inizia l’inferno. E non per quelle poche donne che abitano nelle grandi città dei grandi Paesi, sempre troppo lontane dai nostri occhi per preoccuparcene, ma per ragazze della nostra età che hanno paura del fidanzato, o peggio, di tornare a casa. Quando pensiamo a incesto non pensiamo all’interrogazione di storia sui faraoni in Egitto o a Boccaccio che parla dell’amore platonico di Tancredi per la figlia Ghismunda, ma a quelle ragazze che scappano di casa, che vi-

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vono in un sotteraneo o che vengono uccise. Solo in Italia nel biennio 20092010 gli omicidi in famiglia sono stati 235, e tra questi 178 gli sono omicidi familiari e 57 gli omicidi di relazione. Secondo uno studio del dipartimento di giustizia degli Stati Uniti i 2/3 degli attacchi violenti contro le donne sono commessi da qualcuno che le conosce, circa 1.550 donne vengono uccise ogni anno da mariti e amanti e circa 2.000.000 di uomini ogni anno uccidono la propria partner.

tiamo piú spesso è sí come queste siano terribilmente inadatte per loro, ma allo stesso tempo anche come siano estremente dipendenti dalle loro partner, abbiano paura di un rifiuto, di un abbandono e vogliano sentirsi affermati. La donna si sta ribellando dopo cinquemila anni! Volgendo lo sguardo al passato, l’uccisione delle mogli era cosa molto piú frequente, principalmente perché le violenze domestiche sono state a lungo considerate questioni private. Tuttavia, in alcuni Paesi è ancora normale picSe ascoltiamo gli uomini che abu- chiare la moglie o la figlia per “onosano delle proprie mogli ciò che sen5


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la voce re”: si pensi che nel 1993, in Pakistan, dei 400 casi di denucia di violenza quasi la metà si sono conclusi con la morte della moglie, e che in Perú il 70% dei reati denunciati riguardano donne picchiate dai propri mariti (e che nella maggior parte dei casi non ottengono giustizia). Purtroppo la problematica non è ascrivibile alla semplice violenza fisica; anche l’intimidazione, il grado di alfabetizzazione, la cultura e la religione giocano un ruolo importante. Secondo un referto pubblicato dalle Nazioni Unite, nei Paesi piú poveri, e di conseguenza con un tasso di alfabetizzazione piú basso, le donne considerano la violenza domestica ordinaria amministrazione. Basti pensare che molte ragazze africane non si op-

pongono alle mutilazioni che ancora oggi alcune società tribali impongono. Un’importante testimonianza sulla condizione delle donne in India ci è fornita dal romanzo di Bapsi Sidwa, Acqua. La protagonista del libro viene costretta a sposarsi all’età di sei anni e, in seguito alla morte del marito, viene rinchiusa in un ashram, dov’è costretta a mendicare, a vestire un sari bianco senza cuciture, portare la testa rasata, e a vivere lontano dalla sua famiglia. Nella cultura braminica infatti la vedova non è piú considerabile una donna, poiché non può né fare figli né tantomeno servire il marito (ed è anche questo il motivo per cui molte giovani indiane scelgono di ardere sul rogo del marito ormai defunto).

Tuttavia, alcune donne a costo di subire minacce e ritorsioni si sono ribellate, come Wangari Maathai, keniese, fondatrice del Green Belt Movement e premio Nobel per la Pace nel 2004; o Sampat Pal che ha fondatola “Gulabi (pink) gang”, la gang del sari rosa, un’organizzazione che lotta per impedire soprusi e abusi nei confronti di donne e bambini. Last but not least, Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace nel 2003, che per aiutare il suo Iran a tornare alla democrazia si è autoesiliata. Come diceva uno stratega militare “vincerai quando riuscirai a capire il tuo nemico”, allora cerchiamo di capire perché questi uomini si comportano cosí, non fermiamoci alla semplice frase “l’uomo è un essere violento e lo sarà sempre”.

Elogio del cornuto La paradossale “fedeltà” di Leopold e Molly Bloom. di Igor ["aIgO:*] e stanche cronache giornalistiche ci consegnano una lunga teoria di “uomini che odiano le donne” che, in difesa di un malinteso senso d’onore, puniscono, picchiano, perseguitano (“stalking”) e, troppo spesso, uccidono le loro compagne (nonché i loro figli e chi si trova di mezzo). Solo occasionalmente si registrano casi di violenza ad opera di donne (di solito, sui figli), ma sono molti di meno. La violenza domestica è soprattutto di sesso maschile. Se non mi credete, chiedetelo alle vostre nonne o bisnonne. Esiste una sorta di predisposizione alla violenza da parte degli uomini? Sembrerebbe proprio di sí, a leggere i numerosi studi sul comportamento scritti negli ultimi anni1 . Senza entrare in dettaglio e riassumendo grossolanamente, per motivi sostanzialmente riconducibili alle differenti strategie riproduttive tra i due sessi, a causa della competizione sessuale, i maschi sono proni ad azioni azzardate e pericolose2 . Allo stesso tempo, la storia c’insegna che i maschi vengono “premiati” evoluzionisticamente quando esercitano violenza carnale o altre forme di violenza sulle donne. Il caso di Gengis Khan è particolar-

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mente significativo in questo contesto. Egli si vantava delle donne che aveva violentato3 e infatti, per i suoi numerosissimi discendenti, da un punto di vista evoluzionistico, fu un indubbio “successo”.4 Questo “istinto” funzionava soprattutto in un mondo definitivamente consegnato al nostro passato, ossia nel periodo tra il declino delle società di cacciatori-raccoglitori e l’emergere della società dei consumi. Anzi, si potrebbe postulare una sorta di “deriva evoluzionistica” per cui tratti favorevoli in alcuni contesti sopravvivono e continuano a trasmettersi in parte anche in conflitto con le nuove esigenze della società “moderna”. Insomma, sono tratti che ormai tendono ad essere puniti socialmente, ma che si replicano finché “funzionano”. Storicamente, questo “istinto” è sempre stato vissuto come difesa dell’onore. Nel mito antico c’è il racconto di Tito Livio del combattimento tra gli Orazi e i Curiazi5 . Al termine del combattimento vittorioso, l’ultimo degli Orazi, ancora in preda al furor, uccise la sorella per motivi d’onore (ella aveva pianto la morte del suo amante). Successivamente, la legge impose un giogo, il tigillum sororium (la trave della sorella) per espiare questa colpa 6

del guerriero. Allora, siamo condannati a questa fatale iattura evoluzionistica senza possibilità di riscatto? O forse c’è una via d’uscita? C’è, almeno a sentire studiosi quali Pino Arlacchi6 o Steven Pinker7 per i quali la violenza (sia le guerre sia la criminalità8 ), contrariamente alla vulgata corrente, sono in netta diminuzione e, anzi, aumentano le ragioni per la pace. Aveva, allora, ragione Candide di Voltaire (Candide, ou l’Optimisme, 1759) che dichiarava di vivere nel “migliore dei mondi possibili”? Kelly Kevin9 avanza (come altri prima di lui10 ) non solo l’idea che le stesse motivazioni darwiniane che giustificano gli “istinti” violenti muovano anche le strategie altruiste, ma che l’evoluzione culturale e tecnologica (che lui chiama “technium”) segua regole analoghe a quelle biologiche avanzando verso complessità e libertà11 . In letteratura, vi sono famosi modelli che ci mostrano vie d’uscita dalla dittatura della nostra “natura”, ma io voglio celebrarne uno in particolare: Leopold Bloom, “l’homme moyen sensuel” dell’epica comica nonché epitalamio, Ulysses (1922). Nel penultimo capitolo di Ulysses12 Bloom torna a casa molto tardi, al termine di


Uno sguardo sul mondo

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una lunga giornata di peregrinazioni e travagli (il 16 giugno 1904, ovviamente). In camera, scopre subito che quel che la gelosia gli aveva fatto temere per tutto il giorno era avvenuto. C’era ancora l’impronta di “Blazes” Boylan accanto alla moglie, Molly, addormentata. Bloom non può piú negare l’evidenza, ma la sua reazione non è violenta o scomposta. Stoicamente o, se preferite, vigliaccamente Leopold fa una serie di considerazioni13 : (a) l’adulterio è pur sempre un atto naturale; (b) sia il matrimonio sia l’adulterio rappresentano lo stesso oltraggio essendo entrambi atti innaturali; (c) in fondo, nessuno ne ha tratto un vero e proprio danno. E, fondamentalmente, rimane solidale con il punto di vista di Molly. Molly concupisce, sí, i suoi amanti, ma infine li lascia, rendendoli occasionali, per tornare sempre dal marito. Leopold, pur cornuto, rimane il marito che sa provare pietà per lei e la sua sofferenza.14 Se, come uomo, è manchevole, rimane sempre il marito.15 Ma, forse, è questo il

punto, meglio smettere di essere uomo (con il suo stupido e miope senso d’onore) e imparare a diventare marito e padre.

gloria plebani

gloria plebani

gloria plebani

Primavera

Vedi il caso, in genetica, dell’aplogruppo (caratterizzato da particolari marcatori genetici) C (Y-DNA): http://goo.gl/yuJvw. 5 Georges Dumézil, Ventura e sventura del guerriero, 1969, 1974, pp. 28-29: http://goo.gl/ zrW92. 6 L’inganno e la paura. Il mito del caos globale, note 2011 7 The Better Angels of Our Nature: Why 1 A dispetto della “Dichiarazione di Siviglia” del Violence Has Declined, 2011 8 Vedi anche http://goo.gl/XSx54 1986, gli studi in materia non lasciano spa9 In What Technology Wants, 2010. zio a dubbi. Vedi, ad esempio, Steven Pinker, 10 In particolare Robert Frank e Robert TriHow The Mind Works, 1997 (cap. 6, “Hotheads”) o Jared Diamond, The Rise And Fall Of vers citati da Matt Ridley nel suo The Origins of The Third Chimpanzee, 1991 (cap. 16, “In Black Virtue, 1996 11 Daniel Dennett, Freedom Evolves, 2003 And White”) o Malcolm Potts, Thomas Hay12 “Ithaca” nello “schema” di Carlo Linati o den, Sex and War: How Biology Explains Warfare and Terrorism and Offers a Path to a Safer World, di Stuart Gilbert. 13 Alcune molto buffe, tipo che chiunque, a 2010). 2 È noto che i maschi vivono mediamenletto con l’amata, pensa di essere il primo, mente di meno delle femmine anche per effet- tre è sempre solo l’ultimo di una serie oppure to di azioni autolesioniste. Vedi anche http: l’elenco dei supposti amanti della moglie oppu//goo.gl/U8YdW; http://goo.gl/z4S1j; http:// re il fatto che il tradimento sia meno calamitoso goo.gl/qraoB. dell’annichilimento cataclismatico del pianeta e 3 Gli vengono attribuite le seguenti parole, meno reprensibile dell’intelligenza col nemico “Il piú grande piacere della vita è sconfiggere ecc. 14 Molly, nel suo monologo notturno, ricori tuoi nemici, trovarteli a terra nella polvere, vedere i loro cari annegare nelle lacrime, ca- da che fu attratta da Leopold appunto perché valcare i loro cavalli, stuprare le loro mogli e egli capiva o sentiva cosa provasse una donna le loro figlie”. Vedi http://goo.gl/AhMjT; http: (Ulysses cap. 18 “Penelope”). 15 Joyce confessò al suo amico Frank Budgen //goo.gl/6WIEl; http://goo.gl/Em0UL; http:// goo.gl/D83g. che non considerava Cristo un uomo perfetto. 4 Studi recenti hanno dimostrato che 8% di Era scapolo e non aveva mai vissuto con una uomini asiatici (0,5% degli uomini, ossia ben donna. James Joyce and the Making of Ulysses 16 milioni di uomini) posseggono i suoi geni. 1934, 1972, p. 191

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gloria plebani

la voce

Forza Albert Autoscontri Atomici Dopo mezzo secolo di esperimenti, è stato finalmente rilevato un primo segnale della possibile esistenza della particella piú ricercata della storia della fisica: il bosone di Higgs. di Debora l 13 dicembre dello scorso anno si è tenuto a Ginevra un importante convegno nel quale sono stati resi noti gli incoraggianti risultati conseguiti al cern grazie al lavoro autonomo e scrupoloso dei due team: atlas e cms. Grazie all’lhc (Large Hadron Collider), il piú potente acceleratore di particelle finora creato dall’uomo, gli scienziati ginevrini si erano riproposti di dimostrare l’esistenza del Bosone di Higgs (conosciuto anche con il nome di “particella di Dio”) sulla quale si fonda il Modello Standard, una delle teorie piú importanti della fisica quantistica.

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I risultati dell’esperimento del team atlas, presentati da Fabiola Gianotti, sono molto promettenti. Il rivelatore infatti, ha registrato un numero statisticamente significativo (addirittura superiore ai 3 σ, piú precisamente pari a 3,6 σ) di segnali che mostrano l’evidenza di qualcosa che potrebbe essere un Higgs con una massa che si aggira intorno ai 126 gigaelettronvolt (GeV).

Nonostante la statistica sia significativa, gli scienziati sostengono che il risultato ottenuto non è ancora sufficiente per confermare l’esistenza effettiva di tale particella poiché, anche se sono stati effettuati numerosi esperimenti, le misurazioni e i risultati ottenuti da un punto di vista probabilistico sono ancora insufficienti. Anche i risultati ottenuti dal cms sono abbastanza simili per quanto riguarda la determinazione della massa della particella di Dio, che secondo le loro misurazioni è pari a 124 GeV, tuttavia gli esperimenti da loro condotti hanno una significatività statistica peggiore (ovvero pari a 2,4 σ), cioè non ancora sufficiente per poterla considerare un evidenza sperimentale.

verosimile. Tuttavia non riesce a spiegare da dove sia spuntata la massa di tutte queste particelle in quanto tutte le equazioni della teoria sembrano richiedere che esse siano senza massa. Il problema non è da poco, ma si risolve se per ipotesi si introduce un’ altra particella subatomica che conferisca a ogni cosa questa caratteristica fisica fondamentale. A proporre la sua esistenza in modo da giustificare il Modello Standard sono stati alcuni fisici tra cui Peter Higgs (da cui il nome), nel 1964. La teoria prevede che dei particolari bosoni, sparsi ovunque nell’Universo, vengano attratti dalle particelle che entrano nel loro campo di energia: piú alto è il numero di bosoni richiamati da una certa particella, piú la massa di questa sarà grande. Pertanto se si considera come necessariamente vero il fatto che il Bosone di Higgs esista, il Modello standard regge poiché viene spiegata la natura corpuscolare delle particelle.

Ma cos’è esattamente questa particella e perché è tanto importante sapere se esista o meno? Per rispondere a queste domande bisogna tornare a 50 anni fa, quando fu elaborato il Modello Standard. Si tratta della teoria che cerca di spiegare il modo in cui Quella appena descritta è una tutte le particelle elementari note inte- semplificazione del Modello stanragiscano nell’Universo visibile. Non dard, ma consente di capire quale è l’unica ma, finora, sembra la piú sia l’importanza di questa particolare 8


Forza Albert particella. Anche se Peter Higgs aveva trovato la soluzione teorica per giustificare il Modello Standard, restava il problema ben piú grande di dimostrare sperimentalmente l’esistenza della particella di Dio. Al cern ormai da alcuni anni hanno capito che il Bosone può essere individuato mediante uno scontro ad alta energia tra protoni che genera tutta una serie di particelle e tra queste, secondo i ricercatori di Ginevra, anche un bosone di Higgs. All’interno dell’lhc i protoni sono accelerati fino ad una velocità pari a 99,9999991% di quella della luce nel vuoto. Quando i protoni si scontrano a questa velocità, l’energia dell’urto genera particelle elementari e addirittura anche stati della materia presenti durante i primi istanti di vita dell’Universo. Quindi in questo processo miliardi di protoni vengono sparati a una velocità prossima a quella della luce e vengono fatti scontrare all’interno dell’lhc e l’energia d’urto prodotta si trasforma in altre particelle, tra cui il bosone di Higgs. Raggi gamma, muoni e altre particelle sono le ipotetiche tracce lasciate dal passaggio del bosone di Higgs. Se l’Higgs non dovesse essere trovato si profilano vari scenari: l’Higgs esiste ma viene prodotto con difficoltà, in questo caso è sufficiente aspettare abbastanza a lungo e prima o poi sarà scoperto; l’Higgs esiste ma decade per vie non usuali, in questo caso serviranno nuovi modelli di analisi sia sperimentali che teorici; l’Higgs non c’è, e questo sarebbe lo scenario piú complicato perché saranno necessarie nuove idee teoriche e nuovi esperimenti in grado di scovarlo (una delle teorie alternative piú accreditate è quella del technicolor secondo cui il bosone di Higgs non è piú una particella ma un condensato di nuove particelle tenuto assieme da un nuovo tipo di interazione forte).

Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012 cerca condotte a Ginevra si è avuta una vera e propria svolta nel mondo della fisica quantistica perché anche se il bosone non è stato ancora trovato, sono stati fatti grandi passi avanti in tal senso. Infatti non a caso gli studiosi sono molto fiduciosi, e le loro speranze sono rivolte alla nuova serie di esperimenti che verranno effettuati nel corso del 2012 con la rinnovata speranza di scovare questa misteriosa particella.

sottile (0,01 millimetri) (3) I computer elaboreranno i dati ad altissima velocità per selezionare tra miliardi di interazioni prodotte ogni secondo.

Bosone di Higgs o particella di Dio: gli è stato dato l’appellativo di “particella di Dio “ perché si voleva far riferimento al titolo di un libro scritto dal premio Nobel Leon Lederman nel 1994, che in realtà la chiamava the Goddamn Particle (la particella maledetta), ma che dovette cedere alla proposta del suo editore per una mera questione di vendite.

gistrati dai 4 rilevatori dell’lhc sono immensi: 15 petabytes (15 milioni di gigabytes) all’anno. La loro analisi impegnerà migliaia di computer collegati tra loro in una rete detta Grid ( griglia) che è la potentissima infrastruttura di calcolo distribuito del cern.

CMS: è un rivelatore di particelle che ha come scopo principale quello di dimostrare l’osservazione sperimentale del bosone di Higgs e di altre nuove particelle. È stato costruito per misurare con grande precisione muoni, fotoni e elettroni. cms è il piú grande solenoide superconduttore al mondo. È costituito da 100 milioni di singoGlossario essenziale li elementi attivi, ciascuno dei quali contribuisce alla ricerca di segnali di Bosone: i bosoni sono una catego- nuove particelle e nuovi fenomeni al ria di particelle in grado di media- rito di 40 milioni di volte al secondo. re l’interazione nucleare debole e che LHC: è in grado di utilizzare un enerobbediscono alla statistica di Bose- gia 10 volte superiore a quella degli Einstein, che determina la distribu- altri acceleratori . Per creare le parzione statistica relativa agli stati ener- ticelle elementari è infatti necessario getici all’equilibrio termico di un si- disporre di energia : maggiore è la stema di bosoni, nell’ipotesi che siano massa di una particella, maggiore è identici e indistinguibili tra loro. l’energia richiesta. Inoltre i dati re-

ATLAS: è il piú imponente dei rivelatori di lhc. Otterrà molte informazioni sulle particelle prodotte nell’acceleratore registrandone la traiettoria con la precisione di pochi millesimi di millimetro. Vanta il piú grande magnete superconduttore mai realizzato al mondo lungo ben 26 metri. Le sue bobine sono state costruite in Italia. (1) Rivelerà l’energia, la direzione e il tipo di particelle prodotte nello scontro tra i due fasci di protoni accelerati in lhc a energie di 14 Tev (14 mila miliardi di elettronvolt) (2) Misurerà la traiettoria delle partiPertanto grazie alle attività di ri- celle con la precisione di un capello

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3 sigma (σ): Un fenomeno viene considerato statisticamente significativo quando supera i 3 σ (come nel caso dei risultati di atlas) e questa situazione corrisponde ad un livello di confidenza del 99.7%, al fatto cioè che confidate nella circostanza che i vostri risultati siano dovuti al caso con una probabilità di solo lo 0.3%. Sopra i 3 σ si può insomma dire di aver raggiunto un’evidenza sperimentale ma è solo quando riuscite ad arrivare ai 5 σ, cioè ad un livello di confidenza del 99.99994%, che siete autorizzati a parlare di scoperta. È proprio questo l’obiettivo che va raggiunto per avere la certezza che le tracce rilevate siano proprio il bosone di Higgs.


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la voce

Alan Turing di Fiore e la rivoluzionaria apparizione del computer ha permesso lo straordinario sviluppo dell’informatica, allora di certo non posso esimermi dal raccontare di colui che ha permesso tutto ciò: Alan Turing. Personaggio eccentrico e geniale, uno dei piú grandi matematici del XX secolo, è passato alla storia grazie all’elaborazione su carta di un modello che oggi definiremo precursore del moderno computer. Questo modello prende appunto il nome di “Macchina Universale di Turing”. Per comprendere fino in fondo l’innovazione e la genialità dei suoi risultati bisogna ripercorrere un pezzetto della sua vita. Turing inizia la sua brillante carriera durante la seconda guerra mondiale, quando decide di mettere al servizio del “Department of Communications” inglese le sue brillanti capacità matematiche al fine di decriptare i codici usati nelle comunicazioni tedesche. Un compito estremamente arduo quello che spettava a Turing poiché i tedeschi avevano sviluppato un sistema, denominato “Enigma”, in grado di generare codici che mutavano costantemente. Turing ed alcuni colleghi diedero vita a “Colossus”, uno strumento che decifrava velocemente i codici tedeschi creati con “Enigma”e che costituiva il primo passo verso il computer digitale. È in questo contesto che nasce il concetto di “macchina di Turing” alla base del progetto “Colossus”. Dunque risulta necessario spiegare che cos’è e cosa è in grado di fare una “macchina di Turing” (MdT). Una MdT è un modello astratto che definisce una macchina in grado di eseguire algoritmi, dotata di un nastro potenzialmente infinito su cui leggere e scrivere dei simboli. La

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macchina agisce sopra un nastro che si presenta come una serie di caselle nelle quali possono essere registrati dei simboli di un determinato alfabeto finito. La MdT è inoltre dotata di una testina in grado di effettuare operazioni di lettura e di scrittura su una casella del nastro. Per capire meglio il suo funzionamento possiamo prendere in considerazione una variante piuttosto semplice della MdT ad un solo nastro. L’evoluzione di questo tipo di macchina viene determinata dallo stato attuale (s) nel quale la macchina si trova e da un ipotetico carattere (c) che la testina legge sulla casella del nastro su cui è posizionata. L’evoluzione si realizza nell’eventuale spostamento a destra o a sinistra della testina e nell’eventuale cambiamento dello stato della macchina. In termini matematici una “macchina formale” (T) è espressa nella seguente forma: T = (S, s0, F, A, β, δ) dove S = insieme finito detto insieme degli stati della macchina; s0 = elemento dell’insieme S detto stato iniziale della T ; F = sottoinsieme di S, indica l’insieme degli stati finali della T ; A = alfabeto finito detto alfabeto del nastro della T; β = carattere dell’alfabeto A detto segno di casella vuota del nastro; δ è la funzione di transazione della macchina ed esprime la transazione dallo stato s0 ad un determinato stato t. Tale spostamento dipende dal valore di un certo parametro m che può essere −1, 0, 1. In particolare per m = −1 la testina si sposta di una posizione verso sinistra; per m = 0 lo spostamento della testina è nullo; se m = 1 la testina si sposta di una posizione verso destra. Turing fu inoltre il primo a parlare di “intelligenza artificiale” e a pensa-

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re a un criterio atto a determinare se una macchina può essere in grado di pensare, che prende il nome di “Test di Turing”. Il “test di Turing” è sensazionale, si basa sul “gioco dell’imitazione” al quale partecipano tre persone: un uomo A, una donna B e un altro soggetto C (di cui non è dato conoscere il sesso). C è tenuto separato dagli altri due e tramite una serie di domande deve stabilire chi è l’uomo e chi la donna. Affinché C non possa disporre di alcun indizio (voce, calligrafia) le risposte di A e B verranno dattiloscritte e cosí trasmesse a C. Turing quindi propone di sostituire A con una macchina. Se la percentuale di volte in cui C indovina chi sia l’uomo o la donna è simile (prima e dopo la sostituzione) allora la macchina dovrebbe essere considerata intelligente dal momento che questa situazione sarebbe indistinguibile dall’essere umano. Mi sento di precisare che da quel momento nessuna macchina ha superato questo test. Non è un caso che Steve Jobs, fondatore della Apple, abbia usato come simbolo della sua società una mela morsicata. Vi chiederete cosa c’entri una banalissima mela con Alan Turing. Ebbene quella mela è il simbolo di questa creatura cosí speciale, che reo negli anni ’40 di essere omosessuale, sottoposto a castrazione chimica forzata, derubato brutalmente della propria essenza si è ucciso come una moderna Biancaneve, con una mela avvelenata. Quindi nell’anno in cui ricorre il bicentenario della sua nascita lo vogliamo ricordare: intuitivo, istintivo, geniale, eccentrico, puro, curioso e libero al punto tale che questa libertà gli è stata fatale.


Intervista doppia

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Piú speranze. . . nelle proteine! di Giulia e Debora

be essere d’aiuto anche per l’uomo poiché questi medici sono riusciti a ono molte, purtroppo, le persone trovare un anticorpo per bloccare la che ogni giorno si trovano ad affrontare affezioni tumorali, ma un proliferazione delle cellule malate. Un’altra ricerca, tutta italiana, ha pensiero rasserenante ci è dato dal fatto che negli ultimi mesi sono sta- portato a dei risultati altrettanto noti effettuati fruttuosi studi in campo tevoli; lo studio condotto dal dottor oncologico. In particolare sono state Stefano Biffo insieme alle dottoresse studiate alcune proteine che portano Valentina Gandin e Annarita Miluzzo, allo sviluppo della massa tumorale ha portato all’analisi della proteina in sé ed alla diffusione delle meta- EIF6, presente in tutti gli esseri umastasi in tutto il corpo. Gli scienziati ni e finalizzata alla produzione dei dello Swiss Center for Experimental ribosomi nelle cellule. Questa ricerca, Cancer Research (ISREC) hanno in- compiuta anch’essa sui topi, ha rilefatti scoperto una funzione dannosa vato un aumento della proteina nei della periostina, cioè quella di attiva- soggetti affetti da tumori e attraverso re le cellule staminali del tumore e l’inibizione di questa componente il di favorirne la riproduzione e la cir- rallentamento dell’oncogenesi, senza colazione. L’equipe guidata dal dot- comportare rischi agli animali.

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dell’equipe guidata dal dottor Davide Ruggiero dell’università della California, in quanto la riduzione della stessa in soggetti malati di tumore ha portato al blocco della crescita della massa cancerogena. Naturalmente in ambiti cosí delicati bisogna essere molto cauti, ma speriamo vivamente nell’efficacia e nello sviluppo di questi studi che rappresenterebbero un grande passo nella lotta al cancro. Siti consultati:

Periostina: http://bit.ly/xbRpd6 visualizzato il 13/03/2012 EIF6: http://bit.ly/xTBypk visualizzato il 13/03/2012 tor Joerg Huelsken spiega che questo Anche la proteina mTOR è sot- mTOR: http://1.usa.gov/xNL5mB vistudio, effettuato su dei topi, potreb- to particolare attenzioni da parte sualizzato il 13/03/2012

Intervista doppia Prof.ssa Stefania Bartolini vs. Prof. Domenico Di Donato Stefania Bartolini Ogni anno è diversa. Matematica e fisica. Né l’uno, né l’altro. Poco e niente. Sono positiva.

Nome? Età? Insegnante di . . . ? È sposata/o, convive . . . ? Se potesse tornare indietro cosa cambierebbe della sua vita? Il suo piú grande pregio?

Ho una memoria di ferro.

. . . e difetto?

Tutte le verdure cotte in tutti i modi. Dell’oroscopo cinese o di quale? No, ma se vuoi capire quanto è inutile basta che ne leggi almeno due: dicono cose diverse. La tí ‘na surell? E ‘nu fratell? Il giorno della laurea.

Piatto preferito? Segno zodiacale? Crede nell’oroscopo?

Il primo giorno da insegnante.

Un’espressione in dialetto che la rappresenta? Momento scolastico indimenticabile da studente? . . . e da insegnante?

OTTIMO!

Com’è il suo rapporto con i ragazzi?

A scuola mai, con gli amici dipende dai giorni. Cambiano di stagione in stagione. L’ordine in un caos.

La parolaccia che ripete piú spesso? La sua fobia? La piú strana delle sue follie?

Prolisso, inutile, mentitore.

Monti in 3 parole.

Idem. Idem.

Berlusconi in 3 parole. Bersani in 3 parole.

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Domenico Di Donato 62 Matematica e fisica. Sposato con due figli. Nulla. Non lo vorrei dire perché potrei sembrare presuntuoso, se ho dei pregi sarà qualcun’altro ad apprezzarli! Tanti. . . irascibile, molto disponibile, non è un difetto. . . ma insomma di difetti ne ho tanti! Un buon timballo! Gemelli. No . . . ’Auard custú! La laurea, il diploma. . . Tanti. . . da insegnante tanti tanti! I momenti belli me li hanno dati i ragazzi! Mah. . . io lo definisco buono. . . poi sono loro che devono giudicare . . . ormai mi sopportano! No, non dico parolacce. Paura nessuna! Ogni tanto quando sto concentrato anche in classe, mi sento di colpo stanco dico ai ragazzi me ne vado, esco un momento. . . se follia è! Monti in tre parole? Io lo definirei. . . “Lo sceriffo di Nottingham”! . . . poverino. . . Ormai ha fatto il suo tempo! . . . persona intelligente, ma quando parla punta troppo sulla battuta . . . Secondo me dovrebbe essere piú serio!


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leire

la voce

Quale?. Ne ho tanti di colleghi!

Il/la suo/a collega in 3 parole.

Intelligente, bella, brava, modesta. . . Matematica.

Se stessa/o in 3 parole. Matematica o fisica?

Il primo amore non si scorda mai. Einstein può riposare ancora in pace.

Perché? Che cosa ne pensa della vicenda dei neutrini?

Oddio! Ma chi ci rappresenta?

. . . e del commento della Gelmini sul tunnel?

“Boudiler” (Non so come si scrive ma lo so pronunciare!) Boh!

Adesso una domanda di letteratura: Chi ha scritto I fiori del male? (Baudelaire) Le è piaciuta l’intervista?

. . . CIAO! . . .

Un saluto a tutti gli studenti. . .

Professoressa molto valida, molto preparata, con grande volontà di impegnarsi. Un docente impegnato! Mah io sono laureato in fisica, ma amo anche la matematica! Comunque la fisica. Il primo amore. . . L’ho già giudicata, ne penso in modo molto negativo, mi sono accorto del fatto che qualcosa non andava perché i nostri colleghi del Gran Sasso, americani e giapponesi, non si pronunciavano. . . . la Gelmini si è trovata ad avere un ruolo piú grande di lei quindi qualunque cosa abbia detto lascia il tempo che trova! Non lo so . . . beccato! Sí, è stata molto bella anche se corta. . . Volevo continuare per 3-4 ore! Studiate Tanto, datevi da fare. . . Saluto tutti gli studenti con grande affetto!

A cura di Fiore

I colori della letteratura A un passo da me di Daph rmai era sera. La spiaggia era vuota e silenziosa poiché, non appena il cielo si era oscurato e le prime gocce di pioggia avevano cominciato a cadere, ognuno aveva iniziato a raccogliere i propri oggetti e a correre il piú veloce possibile verso la propria abitazione. Nemmeno una sola persona si era fermata ad osservare ciò che stava accadendo intorno a sé. D’altronde erano tutti adolescenti, come me, ed anche molto ingenui; se fossi stata al loro posto probabilmente avrei fatto la stessa cosa, ma fu proprio in quel momento che io capii la relatività delle cose. Non si può mai affermare una cosa con certezza senza trovarsi in quelle determinate circostanze. E, se per uno strano

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gioco del destino quelle stesse condizioni si venissero a ricreare, non è detto che la reazione sarebbe identica. Sono rimasta a guardare il mare in tempesta per piú di un’ora e ho capito che non esiste nulla al mondo che possa dare piú sollievo. Ormai tutti siamo abituati alla solita espressione “dopo la tempesta splende sempre il sole” ma quanti di noi capiscono veramente che il sole non scalda piú con la stessa intensità di prima? Quanti di noi si sono fermati ad ascoltare il silenzio del vento che soffia o l’urlo disperato delle onde che si infrangono violentemente contro gli scogli? All’improvviso un lampo squarciò il cielo facendo illuminare per un istante la stanza semi-buia, interrompendo le mie riflessioni. Ed ecco che è riapparso lui. Dal nulla. Un anno è sta12

to piú che sufficiente per trasformare delle sciocchezze in ricordi preziosi. Un senso di malinconia e di angoscia crescente mi invade mentre il cellulare riproduce una canzone dei Deep Purple. Aprendo gli occhi mi rendo conto che non si tratta piú di una giornata qualunque in una settimana qualunque. Ormai l’estate è giunta al termine. È il primo giorno di scuola ed io sono già in ritardo. Pian piano i battiti del cuore iniziano ad accelerare ma io cerco di controllarli con un profondo respiro. Tuttavia, miracolosamente, arrivo a scuola in orario e, assonnata, cerco di occupare la mente con dei pensieri alquanto stupidi: la colazione che non ho fatto per essermi svegliata troppo tardi e le cinque ore di lezione che devo affrontare. D’un tratto vedo lui, con un


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leire

I colori della letteratura

sorriso grande raggiante, che accenna un saluto con la mano. Immediatamente il cuore inizia a somigliare al ticchettio dell’orologio quando sto per perdere il pullman ogni mattina. Solo dopo alcuni, secondi che sembrano un’eternità, riesco a salutare con un fare distratto. Tuttavia quel sorriso mi è rimasto impresso nella mente per l’intera mattinata. Ho aspettato, ansiosa, la fine della giornata, sperando di rivederlo. Seduta al solito posto, mi guardo intorno di continuo: c’è chi ride, c’è chi grida,c’è chi corre, c’è chi magari aspetta silenziosamente qualcuno, ma lui non c’è. I minuti scorrono piú lentamente di quelli di una partita di calcio ma non posso fare altro che aspettare. Prendo l’iPod che riproduce una canzone degli Evanescence. Natalia, la mia compagna di banco da cinque anni, non fa altro che ripetermi che le loro canzoni “mettono la depressione”, ma io sto bene, perciò alzo il volume. Ecco che all’improvviso qualcuno mi sfiora i capelli affettuo-

samente ed io mi giro sorridendo. Sí, è lui. Ed è a un passo da me. Tolgo frettolosamente le cuffiette mentre lui inizia a parlare del piú e del meno e a fare domande sciocche di cui ancora non capisco il significato. Borbotto qualche parola ma per lo piú mi limito a guardarlo negli occhi. Il suo sorriso contagioso e i suoi occhi azzurri e brillanti come due stelle mi fanno capire quanto mi sia mancato; mi rendo conto che nonostante i chilometri che ci separavano, è rimasto sempre qui. Sempre a un passo da me. La polvere che aumenta un po’ tutti i giorni riesce a confondere, ma basta poco perché riaffiorino nella mente immagini e momenti che neanche ricordavi avessi vissuto. Ora, finalmente, lo vedo qui, dinanzi a me, e capisco quanto mi sia sbagliata. Dietro sorrisi, battute e discorsi vari, anche dietro semplici parole si nasconde un’estrema complessità fatta di ottimismo, di curiosità, di gentilezza. Ora lo vedo qui, dinanzi a me, e vorrei che il tempo si fermasse anche per un po’.

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Fortunatamente ciò non è possibile altrimenti il mio povero cuore, ormai a mille, non ce l’avrebbe fatta. Dopo una giornata abbastanza movimentata riesco finalmente a restare da sola. Cerco di raccogliere i miei pensieri fugaci come le stelle cadenti. Tuttavia l’unica immagine che continua a tornarmi nella mente è quella del mare in tempesta. Sto pensando a quanto siamo simili ad esso; All’improvviso guardo le lancette dell’orologio che segnano mezzanotte passata. Non voglio piú complicarmi la vita cercando inutilmente di capire, di trovare un senso a tutto questo. Forse non è la cosa piú indicata da fare ma non ho piú voglia di ragionare, di analizzare ogni singola cosa da mille angolazioni possibili. Ho imparato a vivere di attimi e per adesso mi bastano. In fondo la felicità è fatta di attimi. Chiudo gli occhi sorridendo ancora. Riesco quasi a sentire la sua risata. . .


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la voce

Nella media “Uomini siate, e non pecore matte” – Dante, Paradiso V, 80

di Marco n risveglio come tanti di una mattina come tante di un giorno come tanti. Una vita fossilizzata nella sua abitualità. Non che a Francesco dispiacesse, anzi. Nella ciclicità della sua esistenza ci stava comodo, in fondo quale motivo avrebbe dovuto mai trovare per lamentarsi. Si vedeva come un perfetto quattordicenne, le sue azioni erano quelle che tutti si sarebbero aspettati da un quattordicenne, era splendidamente nella media, e ciò lo rassicurava. Si destò non senza sforzo. Uscito dal bagno, aprí l’armadio, ne cacciò una maglietta e la indossò. La solita bella maglietta rossa, la portava spesso. Passando davanti lo specchio fu felice di constatare che il faccione barbuto di Ernesto Guevara fosse ancora sulla T-shirt. Salutò i genitori e la sorellina. Voleva bene alla sua famiglia, e sapeva che il sentimento era reciproco. A volte pensava che abbracciarsi e scambiarsi espressioni di questo amore solamente ai compleanni e alle feste fosse poco, ma alla fine aveva quattordici anni, cosa diamine avrebbe dovuto fare di piú. Fece appena in tempo a svoltare l’angolo che vide il suo bus ritirare le porte. Allora corse, e menò i pugni contro lo sportellone blu che rimbombò sordamente. L’autista lo notò e aprí. —Oh, giuro che domani qua ti lascio, quant’è vero. . . Francesco non lo guardò nemmeno, ormai non erano piú credibili quelle parole. Una volta aveva provato l’autista, a lasciarlo a piedi. Ma per poco non veniva licenziato, il buffone, dopo che i genitori di Francesco avevano minacciato l’agenzia di querela. Sceso dal bus, come ogni mattina, si recò sul retro della scuola. Ficcò le dita in tasca, e tirò un sospiro di sollievo nel sentir scricchiolare il pacchetto di Marlboro sotto i polpastrelli. Se la infilò tra le labbra serrate, e mentre si dirigeva verso il suo grup-

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po di amici, la accese. Tutto perfettamente, piacevolmente, nella norma. Puntuale fu anche il senso di nausea. A Francesco sotto sotto non piaceva fumare, ma farlo non poteva essere che la cosa piú normale al mondo. Lo vedeva come una tappa naturale della crescita dell’uomo, quasi formativa. Come avrebbe potuto essere altrimenti? Tutti i suoi amici fumavano, cosí come tutti gli altri ragazzi nel piazzale posteriore la scuola, cosí come tutti i suoi cugini. A trattenerlo dal buttare in quel momento stesso la sigaretta non era la vergogna nel mostrarsi agli altri come incapace di “reggere” la sua età, di discostarsi dal comportamento che i suoi quattordici anni gli imponevano. Forse un poco sí, ma il motivo fondamentale era in che tale gesto individuava una profonda insensatezza, un inutile negare quello che inevitabilmente era. Perché mai non avrebbe dovuto fumare, si chiedeva. Sorrise rendendosi conto del pensiero inusuale a cui si era abbandonato. Inalò un altro boccone di fumo. La giornata scolastica fu una come tante. La sua condotta era tranquilla; come dire, nella media. Raggiungeva la sufficienza in tutte le materie, forse risicata in qualcuna, come a matematica. La linearità delle cinque ore fu turbata quando Antonio, che di banco stava dietro di lui, lo chiamò bruscamente. —Francè, domani seratone! Sto sabato facciamo il botto. . . Notò come il suo compagno di classe ghignasse sotto i baffi con un’insolita, irritante ilarità, di quelle che capricciosamente ti lasciano capire che qualcosa di grosso bolle in pentola, ma con gusto quasi perverso ti lasciano sulle spine. —Che, ci buttiamo dal balcone?, chiese ironicamente. —Te lo dico mo’ che usciamo, qua non posso. . . La notizia era che Antonio aveva “il fumo”. Francesco al momento ci 14

era rimasto perplesso. Il fumo non era ordinario, no. Ma era nella media. Ricordava ancora quando suo cugino gli aveva raccontato la sua prima canna, e il ricordo di una tanto appassionata narrazione ora non poteva che eccitarlo. Anche la canna era una tappa della crescita, per Francesco, un normale scalino evolutivo. Prima o poi una canna se la doveva pur fare, dopo averne tanto sentito parlare. Sapeva che nelle classi superiori del suo liceo era prassi diffusa farne uso di tanto in tanto, e cosa mai sarebbe potuto essere provare, per una volta. Come le grandi star, come Bob Marley. Dopo aver visto per anni le foglie di Maria su magliette, borse e ciondoli, era ora di farne di persona la conoscenza. Aveva mangiato troppo, e ora per poco non si addormentava sullo scomodo sedile del tram che lo portava a casa del professore presso cui la madre lo aveva costretto a prendere ripetizioni di matematica. Il suo tepore fu sconvolto dal tonfo secco che avvertí dopo una brusca virata del bus. Girandosi vide riverso nel corridoio un ammasso di rasta con attaccato quello che sembrava un sacco di patate. Quando la polizia interrogò l’autista, questi affermò che il ragazzo con i rasta e ampi vestiti sul verdone che era salito sul suo tram era almeno apparentemente cosciente. I poliziotti dissero di conoscere già il soggetto, celebre consumatore di stupefacenti. Dai frammenti trapelati dal rapido discorso tra gli agenti e gli infermieri dell’ambulanza che sopraggiunse dopo pochi minuti, Francesco riuscí a capire che il ragazzo era piombato in come dopo un massiccio uso di droghe. Le sirene spiegate dell’ambulanza che si allontanava sfrecciando lasciarono Francesco in preda ad una nuova, terrificante sensazione: la paura. Appena infilatosi sotto le lenzuola, riconobbe nell’immagine del giovane riverso a terra il monito di una notte funesta. Francesco ora guardava la


I colori della letteratura sera del giorno avvenire con un profondissimo timore. Sapeva che con ogni probabilità il suo non sarebbe stato che un assaggio, ma non si accingeva forse a provare la stessa roba che aveva portato quel ragazzo a un passo dalla morte? Chi li dava la certezza che la cosa non gli sarebbe sfuggita di mano? “Che problemi mi devo porre io, a quattordici anni, guarda un po’. . . ”, rimuginava, rivoltandosi nervosamente nel letto divenuto quanto mai duro, sotto le coperte divenute quanto mai pesanti. I quattordici anni. Ma sí, era giovane, cosa doveva fare, se non trasgredire: era nella media, lo avevano fatti tutti alla sua età un tiro, e chissà quanti altri lo avrebbero seguito. Anche il rasta su un letto in coma l’aveva fatto. Ma cosa c’entrava quello, che era un degenerato! Bastava fermarsi, porsi un limite nel momento giusto, e la situazione sarebbe stata sotto controllo. Avrà pensato la stessa cosa il rasta, magari rendendosi conto di averlo superato, il limite, salendo sul tram. Suvvia, mica si può andar a prendere l’esempio peggiore. Francesco si rese conto di stare sguazzando in una pozza di sudore. Allora si impose di cambiare pensieri, Andò cercando qualcosa di importante, di coinvolgente, che soleva occuparlo fortemente. Ma la ricerca fu desolatamente vana. Ciò che altre volte stimolava i suoi desideri, ora non aveva piú nulla di desiderabile. Provò allora a schierarsi nella fantasia i suoi amici, non trovando però all’improvviso nulla di minimamente interessante da condividere con loro, e anzi, al pensiero che la prossima rimpatriata sarebbe stata proprio la sera seguente, gli sembravano un peso. L’impeto di buttare la sigaretta tornava prepotentemente ad ammorbare la sua testa. Ma non si parlava di sigaretta, magari si fosse trattato di una stupida, banale sigaretta. L’insensatezza che quella mattina aveva scorto nell’abbandono della cicca si abbatteva ora sul compiere un gesto che lo avrebbe potuto avvicinare, certo di poco, di un granello, ma

Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012 pur sempre avvicinare alla condizione del ragazzo del bus. Mentre cercava di racimolare una scusa, Francesco si corrodeva l’animo chiedendosi perché aveva cosí frettolosamente accettato l’invito, con un entusiasmo, per giunta, che ora gli sembrava quello di un giovane vitello condotto al macello. Ma forse era l’abitudine, quando mai si era negato una bravata, o meglio, un atteggiamento nella media per i suoi quattordici anni. Si rese conto che quel volere, piuttosto che una decisione, era stato un gesto automatico ubbidiente all’abitualità, un degno continuo di mille precedenti eventi. Un attimo prima di cadere nel sprofondato burrone di un esame della sua vita, di drizzò seduto. Strinse intensamente le tempie pulsanti tra le mani sudate. Quando tornò in sé, non avrebbe saputo dire per quanto tempo era rimasto in quella situazione. Mormorò tra sé d sé: - Ho quattordici anni e me li godrò come si deve. È nella media. Si lasciò cadere esausto dallo sforzo di un ragionamento, di una tortura prolungatasi per ore. Dormí d’un sonno senza sogni. Il risveglio non fu uno come tanti. Oh, come sarebbe piaciuto a Francesco se lo fosse stato. Ora provava una tremenda nostalgia di un abituale risveglio come tanti. Invece la sera di quel sabato gli si profilava come uno spettro. Uscí di casa comunque determinato a vivere i suoi quattordici anni come di dovere. Quella mattina fece piú fatica del solito a fumare. La nausea per poco non gli fece perdere l’equilibrio. —Oggi ti noto silenzioso. Va a finire che mi ti sei innamorato! – lo canzonò Antonio. Lo spintone con cui Francesco rispose fu cosí forte che si rese conto di aver convogliato in esso anche la forza impiegata per allontanare i pensieri della mattina precedente. Dopo pranzo gli sembrava di star per impazzire, ma s’impose di rimanere della stessa opinione: quella che stava per fare una tranquillissima esperienza di gioventú. Improvvisamente gli capitò di pensare a Bob Mar-

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ley, e si sentí come rassicurato. Attaccò a cantare “No woman, no cry”. E mentre cantava gli ritornavano in mente le rassicuranti parole del cugino sulla sua “fumata”. Uno sballo, di questo si trattava. Una bravata, poi ci avrebbe riso su con gli amici. Eccola, finalmente, l’abituale sicurezza. Ripensò ai grucci che lo avevano perseguitato. Tutto d’un tratto apparivano stupidi, infantili, quasi teneri. Era stata solo l’impressione di vedere quell’imbecille imbottito di droga, una strizza passeggera. Quando arrivò a casa di Antonio, già lo stavano aspettando tutti i suoi amici. Allo stereo il padrone di casa aveva montato Bob Marley. —Benvenuto in Giamaica, fratello!, lo salutò. I suoi amici non volevano perdere tempo. Antonio allora prese l’occorrente, lo preparò accuratamente tra le incitazioni e il giubilo dei compagni e lo accese. Sospirò e tirò fuori una grande e densa fumata bianca. E cosí fece il secondo. E il terzo. E il quarto. E quello prima di Francesco. Lo prese tra le mani. Guardò in faccia gli amici, uno per uno. —Oh, e muoviti!, lo incalzavano. Francesco sentí pulsare le tempie. Dal petto salí un bruciore soffocante, e sembrava che il cuore gli dovesse squarciare lo sterno. Il sangue si andava concentrando massicciamente nella testa, facendogliela girare. Iniziò a sudare. —E mo’ ci facciamo notte, su! Sospirò e chiuse gli occhi. Fu un tutt’uno. Lo scoppiare in lacrime, il tonfo della sedia, le invettive dei compagni, lo sbattere della porta e la corsa in mezzo ad estranei che lo guardavano attoniti. Ora sedeva su un marciapiede, lontano da casa di Antonio, raggomitolato a piangere. Piangeva, ma non sapeva se di tristezza o felicità. Per la prima volta in vita sua era orgoglioso di se stesso. Francesco non era piú nella media, e lo sapeva.


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la voce

Prologo Salem, Massachusetts, USA, Oggi.

Stregoneria: 1 Pratica magica che si avvale di forze occulte a fini malefici, in antitesi alla religione riconosciuta. 2 Incantesimo di strega o di stregone: fare una –s; SIN. Magia. di Marco ason Woody rilesse piú volte la voce per la parola Stregoneria del dizionario che teneva fra le mani. Si trattava di qualcosa di oscuro, questo era piú che certo. Tutti gli scritti che aveva consultato parlavano in malomodo di quell’arte, se cosí la si poteva definire. Alcuni parlavano di essa come superstizione nata dal folclore e dall’isteria popolare, altri unicamente di una favola per bambini. Molti altri ancora, come quello che stava consultando, parlavano della stregoneria come un sinonimo del male e dell’eresia. Nessuna di quelle risposte lo soddisfaceva. Per un singolo istante aveva avuto la tentazione di svolgere ricerche sull’argomento interrogando i libri di sua madre. Lei aveva un’intera biblioteca dedicata all’argomento: in quanto praticante della dottrina New Age era davvero un’esperta in materia. Aveva iniziato da piccola interessandosi delle storie della caccia alle streghe, poi era passata all’ermetismo ed alla divinazione, ed infine era stata risucchiata nel limbo del neopaganesimo. Jason aveva sempre sofferto delle stravaganze della madre. Non poteva invitare amici a casa in quanto vi era il rischio di trovarla con le ginocchia incrociate sul divano con un rametto d’artemisia in bocca ed un bastoncino d’incenso acceso in entrambe le mani, tentando di accedere a chissà quale mondo sovrannaturale. Oppure che desse informazioni sul periodo in cui tagliarsi i capelli seguendo il ciclo della “Dea Luna” alle ragazze. Per anni Jason non aveva sopportato il suo interesse per tutto ciò che riguardava la magia, né la sua voglia sfrenata di documentarsi in proposito. Ogni mese una decina di nuovi libri si aggiungevano alla libreria nella stanza della madre, ormai completamente

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disordinata e stipata di volumi, alcuni dei quali buttati sotto il letto oppure accumulati dentro l’armadio. Recentemente però Jason si era scoperto incuriosito verso la Stregoneria. Forse era stata la breve visita al Museo delle Streghe della sua città che lo aveva completamente destato dalle intenzioni anti-occultismo, ma improvvisamente aveva voglia di sapere qualcosa in proposito verso ciò che per anni aveva odiato. Allontanò il dizionario da se, vagamente disgustato. E se la mania New Age fosse una cosa di famiglia? Poteva davvero essere certo di non divenire un pazzo sciamano wicca, come sua madre? Sperò con tutto se stesso che l’eredità “magica” saltasse una generazione, anche se non poteva esserne sicuro. Non aveva mai visto i propri nonni. Sua madre era scappata di casa a sedici anni con un tossicodipendente. Che poi era suo padre. I due si erano rifugiati per circa tre anni in un fatiscente appartamento di Cambridge, dove suo padre smerciava droga e sua madre teneva lezioni di yoga per riuscire a pagare le bollette e mangiare qualcosa di commestibile. Jason pensava che sua madre non avesse capito che la polverina bianca che il fidanzato inalava fosse droga. Forse non sapeva neppure cosa significasse la parola droga, molto probabilmente pensava fosse chissà quale merce di scambio sovrannaturale. E poi a vent’anni sua madre rimase incinta e suo padre, che all’epoca aveva circa venticinque anni, scappò via, lasciandola da sola. La donna allora era tornata a Salem, scoprendo che i suoi genitori erano andati via, a Boston. Non aveva neppure provato a contattarli, tant’era decisa a non darsi per vinta. Aveva aperto un piccolo negozio di aggeggi magici nel centro della città usando i pochi soldi che i genitori 16

le avevano lasciato e che aveva gelosamente conservato. Nonostante le scarse aspettative che la donna aveva, il locale andò piuttosto bene. Robaccia simile andava forte a Salem. Ad Halloween i turisti arrivavano a flotti, cosí come durante le feste comandate dalla New Age. Erano quasi tutti hippie ma pagavano comunque bene. Quando Jason era nato i due - seppur non navigassero nell’oro - erano in una buona situazione economica. Ma non erano i soldi il problema. Sua madre non era una di quelle mentecatto che fanno finta di fare incantesimi oppure di predire davvero il futuro. Lei ci credeva. E in quel modo aveva rovinato la vita, oltre che a se stessa, anche a Jason. Erano i reietti delle città, persino gli altri fattucchieri li prendevano in giro, le persone ridevano quando passeggiavano per la città, a scuola i suoi compagni lo isolavano tanto quanto i professori. La magia aveva creato una barriera indelebile fra Jason e sua madre ed il resto del mondo. . . niente televisione, niente computer, niente cellulare («Sono strumenti per portarci verso la perdizione, tesoro, armi per allontanare la Dea dal resto del mondo!»). . . l’unica cosa su cui era riuscito ad imporsi erano i vestiti: la madre voleva che entrambi indossassero stravaganti abiti puritani, con tanto di cappello a punta. Jason aveva imposto jeans e maglietta, sempre e comunque. Ed ora si ritrovava con un’innata passione verso la magia. Aveva voglia di conoscerla, di capire il perché delle smanie della madre, forse di avvicinarvisi. . . A quest’ultimo pensiero un brivido di nervosismo gli si diffondeva su per la schiena. Con espressione disgustata allontanò il dizionario che aveva fra le mani, riponendolo nel punto maggiormente lontano del tavolo di mogano su cui sedeva.


I colori della letteratura Si guardò attorno, esaminando la piccola sala da pranzo in cui si trovava. La maggior parte di essa era occupata da un divano scadente di pelle rovinata sul quale poggiavano una mezza dozzina di coperte di lana intrecciate a mano dalla madre. Quando si lavorava in un negozio di pseudo-stregoneria, si aveva un sacco di tempo libero. Per il resto vi era solo il tavolino di mogano sul quale Jason poggiava, attorniato da giusto tre sedie, ed una piccola credenza occupata dai libri di scuola del ragazzo e qualche affare esoterico. Troppo New Age. Decisamente. Stirandosi Jason si alzò lentamente dalla sedia, per poi muoversi verso una piccola porta scorrevole di vetro traslucido. Svogliato, l’aprí e si ritrovò dinanzi ad un piccolo corridoio spoglio di ogni decorazione. Con sguardo dubbioso, rivolse un’occhiata verso una piccola camera in fondo al corridoio, la cui porta scorrevole presentava un complicato disegno policromo. Era profondamente indeciso: aveva voglia di consultare qualche libro della madre, ma allo stesso tempo si vergognava di ciò. Fece qualche passo in avanti e si fermò di nuovo. Sua madre era fuori al lavoro, per ciò che ne sapeva. . . non sempre i due si parlavano. Recitò un ritornello nella sua mente per decidere il da farsi. L’esito fu negativo. Con sguardo un po’ rallegrato, fece dietrofront, deciso a tornare a fare ricerche silenziose con i libri che aveva a disposizione. Non riuscí a fare due passi che la curiosità ebbe la meglio sulla ragione. Cambiò di nuovo la propria direzione e si avvicinò a passo svelto verso la porta della camera della madre, facendo un lungo respiro prima di entrarvi dentro. Aprí la porta. Non ebbe il tempo di sbirciare nella camera prima di sussultare. Sua madre, i lunghi capelli castani aggrovigliati ed intrecciati in lunghi nodi, la lunga camicia da notte di seta rosa che l’avvolgeva come una corolla di petali, sedeva a gambe incrociate sul suo letto, con una piccola bacinel-

Numero 2 · Anno ix · Aprile 2012 la di pietra colma d’acqua adagiata sulle ginocchia. Un mucchio di sassi era adagiato accanto a lei. Con un sorriso a trentadue denti, che non fece altro che creare una ragnatela di rughe sul suo volto, la donna lo accolse nella sua camera, per poi aggiungere con voce cristallina:«Ciao, tesoro. Vieni a divinare con me?». Jason si maledisse fra se, per poi dire con voce contrita:«Non posso, sto facendo i compiti» si grattò nervoso il capo. «Ehm. . . pensavo fossi al lavoro, non ti ho sentita entrare». «Questo perché non ho avuto il bisogno di tornare dentro: non sono mai uscita, mi sono svegliata circa venti minuti fa» spiegò la donna, sorridendo verso il figlio. «Vieni a divinare con me?» ripeté. Il figlio ignorò la domanda. «Sono le tre del pomeriggio!Vuol dire che hai dormito per tutta la mattina?» chiese, stupefatto. «Esatto. . . ho previsto che nessuno si sarebbe presentato al negozio, cosí non l’ho aperto» ghignò lei, indicando il bacile pieno d’acqua. «Ho usato questo per le mie predizioni». «Ci credo che nessuno si è presentato al negozio: era chiuso!» esclamò Jason, esasperato. «Cosí finiremo in bancarotta!». Si sforzò di assumere un cipiglio il piú severo possibile, ma sua madre non lo notò neppure. Afferrò una pietra dal mucchio al suo fianco e la fece cadere nel bacile, sollevando qualche schizzo d’acqua. «Domani verrà una donna con i capelli rossi. . . non comprerà molto. . . potrei prendere un secondo giorno di riposo, forse. . . » disse osservando l’acqua come se vi si stessero materializzando delle figure all’interno. Passò un dito sulla superficie cristallina del liquido con espressione sognante. «Non puoi farlo!» fece per dire il ragazzo, osservando la madre prendere un mucchio di piccole pietre e buttarle nel bacile. «Domani sarà un giorno importante, ma non per me, tesoro. Le onde parlano chiaro: qualcuno ti fornirà importanti notizie» lo interruppe

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lei. «Se tu divinassi con me, potresti scoprire maggiori particolari». Jason scosse la testa, ma poi una buona dose di curiosità lo invase. «Che vuol dire “divinare?». Rimpianse subito ciò che aveva detto ma oramai era troppo tardi. «Da quando sei incuriosito dall’arte della chiaroveggenza?» domandò la madre con un altro sorriso radioso. Chiaramente, forse solo per la madre, quella era una domanda retorica, pertanto la donna continuò a parlare senza aspettare risposta. «La divinazione è un’arte risalente alle epoche piú antiche: consiste nello scrutare eventi appartenenti ad un futuro prossimo attraverso l’uso di oggetti con buone proprietà mistiche, in particolare modo i liquidi traslucidi, come l’acqua, anche se può essere utilizzato di tutto: gli etruschi usavano il fegato animale, alcuni, come i cinesi, solevano utilizzare gli ossi oracolari nonché alcuni impasti di acqua e farina, alcuni usano tecniche riguardanti l’osservazione animale, molti altri ancora sfruttano il movimento delle stelle e del firmamento. Quella che io amo usare fra queste tecniche risale all’antica Grecia e consiste nell’osservare il movimento che scaturisce dall’acqua dopo che alcune pietre vi vengono immerse. Di solito se ne usano tre, ma io ritengo che si possa benissimo compensare il numero modificando la grandezza delle pietre. . . ». Afferrò tre pietre dalla forma diversa dal mucchio poggiato sul letto, esaminandole attentamente, poi continuò:«Una pietra circolare, come il continuo ciclo dell’universo, un triangolo, sintomo di equilibrio, ed una figura irregolare, quali sono i cambiamenti che ci sorprendono nel corso della vita» spiegò mentre sollevava una pietra diversa per ogni spiegazione. «Queste pietre dovrebbero andare bene per la tua divinazione». Poi diede dei colpi leggeri sul letto per spingere Jason a sedervisi. Jason, seppur leggermente controvoglia, acconsentí alla divinazione. To be continued. . .


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la voce

Io c’ero! “Ehi! Negrita” di B.F.C. l 10 febbraio tutta l’Italia è bloccata a causa della neve: forti disagi per la circolazione, passeggeri di Trenitalia lasciati al freddo e al gelo per ore, concerti rimandati, incluso quello dei “Negrita”. La sorte ci è avversa. Si torna di nuovo a Bologna il 24, sperando che questa volta non vi siano problemi. Il concerto è stato organizzato a Casalecchio di Reno (distante circa 10 Km dal centro della città), raggiungibile con delle comode navette, ufficialmente gratuite, praticamente 5 e andata e ritorno. Lo spettacolo inizia in perfetto orario, senza inutili attese; “tengo il

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ritmo e ascolto l’urlo dell’umanità!”, l’ingresso a sorpresa del cantante Paolo Bruni, in arte “Pau”, regala le prime forti emozioni della serata; corre, salta e balla per tutto il tempo, trasmettendo una grande energia al pubblico. L’intera band dà il meglio di sé senza fermarsi mai, probabilmente motivata anche dal fatto che si tratta dell’ultima data del tour. La scelta delle canzoni è a dir poco perfetta: abbiamo la possibilità di ascoltare dal vivo quasi tutto il nuovo album “Dannato vivere” e molte altre, prodotte in questi diciotto anni di onorata carriera, si passa dalla malinconica dolcezza di “Ho imparato a sognare” al ritmo travolgente di “Fuori controllo”, per un totale di tre

ore di puro divertimento. La scenografia arricchita da proiezioni alle spalle della band, viene esaltata da giochi di luce, tutto contribuisce a creare un’atmosfera indimenticabile. Un vero spettacolo! Nonostante lo scetticismo iniziale, dovuto alla “sola” del 10 febbraio, è sicuramente valsa la pena di tornare a Bologna. Effetti collaterali? Stati di euforia incontrollata, tendenza a saltellare, canticchiando, per circa tre ore dopo il concerto, restare senza voce per un paio di giorni. Si consiglia di non somministrare dosi eccessive della pillola per la “Gioia infinita”, l’alta quantità di adrenalina potrebbe procurare un infarto.

Recensioni e spettacoli Tony Bennett - An American Classic di Stefano ony Bennett (Antonio Benedetto), è un crooner1 americano di origini italiane, infatti i suoi genitori erano emigrati negli USA da Reggio Calabria. Dopo Frank Sinatra, probabilmente il cantante jazz piú famoso al

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mondo, è considerato l’ultimo grande crooner* americano. Gli stati uniti e il mondo dello spettacolo in generale, lo adorano a tal punto che in occasione del suo ottantesimo compleanno realizzano un documentario su di lui, e viene pubblicato un cd

”Duets: An American Classic” dove Bennett collabora con alcune delle pià grandi figure della musica dei nostri giorni, come: Michael Bublè, Barbra Streisand, Stevie Wonder e molti altri ancora. Inutile aggiungere che il disco è un successone e vince addi-

Soluzioni dei giochi 2 1 5

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1. TE, PO; PI, TA; ERE - 2. Possono salire 5 bambini perché possiamo suddividere gli uomini in tre gruppi da 3 e allo stesso modo i bambini in tre gruppi da 5, quindi il peso di 3 uomini equivale a quello di 5 bambini ed è questo il numero di bambini che possono salire. - 3. Il numero interno a ogni triangolo è uguale al prodotto dei due scritti in alto diviso per il numero scritto in basso, quindi la risposta è 4. - 4. Giulia - 5. Il numero è 21, la somma dei numeri esterni diviso due. - 6. 1 Ng6 pg6 2 Qh4 - 7. Sudoku 18


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ludovica palucci

Recensioni e spettacoli

rittura due Grammy awards, c’era da aspettarselo dal buon vecchio Tony. È curioso pensare come da umili origini da cantante del Queens, sia poi riuscito, nel 1950, ad ottenere un contratto con la nota Columbia Records. Da questo momento in poi segue una serie di successi, uno dietro l’altro, come: Because of You, Smile, If i ruled the world, For Once in my life. Se gli anni ’50-’60 rappresentano una svolta nella sua vita da musicista, gli anni ’70 sono per lui un momento sia di crisi, in ambito coniugale, che di frenetiche collaborazioni musicali. Non è tutto però; negli ultimi anni del 1970 incomincia ad avere problemi di droga e addirittura nel 1979 rischia la morte per overdose di cocaina, dipendenza dalla quale, grazie all’aiuto dei figli, si riprende presto. Cosí come il mondo lo ha visto crollare negli anni ottanta, travagliato dai problemi familiari, negli anni ’90 Bennett rinasce, e lo fa alla grande: partecipa al David Letterman Show, a diversi spettacoli di MTV e addirittura al cartone animato ”The Simpsons”. Pensate che sia tutto qui? Vi sbagliate, perché nel 1997 entra nella prestigiosa Hall

Of Fame del Jazz e fonda la Frank Sinatra School Of Arts. In conclusione, cos’altro potrei aggiungere riguardo questo grande artista, se non consigliarvi di andare ad ascoltare le sue canzoni per comprendere piú a fondo la sua musica, in particolare If I ruled the world, probabilmente il suo brano piú rappresentativo. Recensione: Tony Bennett Voto HHHHI Gli album di duetti (Duets: An American Classic e Duets II) tra Tony Bennett e vari musicisti contemporanei, non hanno ancora raggiunto il successo dei suoi Best Of, ma restano comunque ottimi lavori, nonché recenti, basta pensare che Duets II è del 2011. Questi dischi, ormai è noto, servono nella maggior parte dei casi come espediente discografico per dare nuovo lustro a figure musicali gloriose, ma da tempo assenti, accostando il loro nome a quello di artisti del giorno d’oggi, piú conosciuti dai giovani perché piú ”freschi”. Come effetto collaterale, seppur positi19

vo, si ottiene che in genere questi dischi vendono parecchio, sia perché i fan dell’uno o dell’altro sono appassionati e mossi dalla curiosità fanno l’acquisto, sia perché i collezionisti, spinti dal desiderio di una collezione completa, finiscono col capitolare. La cosa particolare, che magari non ci si aspetta, è che nei duetti Tony si mette molto meno in gioco rispetto agli artisti partecipanti, lasciando loro spazio per esibire le loro doti canore. Sono album completi sotto ogni punto di vista: i duetti, ovviamente, sono ben riusciti; gli accompagnamenti musicali sono come sempre impeccabili, e non mancano le cover. L’elenco degli artisti con cui Bennett ha lavorato in questi dischi è praticamente interminabile: da Jimmy Page a Barbra Streisand; da Springsteen, Mick Jagger e B.B. King a Celine Dion, Stevie Wonder e Paul Mc Cartney. Semplicemente paradisiache, ecco come descriverei le emozioni trasmesse dalle canzoni di questo Tony Bennett, ormai ottantene, ancora non pago di tutti i capolavori che continua a regalarci. La sua ultima apparizione in Italia è stata allo show televisivo di Fiorel-


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la voce

lo, noto comico e showman italiano, le sorprese, ecco come definirei Tony un uragano, stravolgendo tutto e tutti con il quale ha duettato estasiando il Bennett, che quando meno ce lo aspet- con la sua classe da italo-americano pubblico a casa. Un uomo dalle mil- tiamo torna alla carica con la forza di doc.

Follia di Patrick Mc Grath di Kyra

ucciso con una violenza e trivialità inaudita la moglie, fino al Galles del ollia, romanzo di Patrick Mc Grath, racconta una storia che non finale e totale disfacimento psicologisi dimentica subito dopo averne sfo- co di Stella, che si rivela per ciò che è gliato le pagine, come può accadere diventata o, forse, è sempre stata. Ancora piú ambiguo, inconcepibicon altri libri, che lasciano indifferenle e oscuro appare poi la figura del ti. Quelle pagine intrise di tormento, narratore, lo psichiatra Peter, che in lasciano il lettore tormentato a sua prima persona testimonia gli eventi a volta, con la fastidiosa sensazione adcui è legato, come si scoprirà, da un dosso di non poter capire del tutto ciò che è avvenuto, e che solo la protago- rapporto piú profondo di quello pronista , Stella, nella sua lucida rinuncia fessionale e imperturbabile che solo a tutto ciò che è umanamente razio- in un’ approccio iniziale appare. Se nale, può intimamente sapere. E per dapprima trasmette una sensazione questo lo nasconde a noi che leggia- di affidabilità, in seguito dalle sue pamo, lasciandoci nel dubbio che quella role affiora una verità sconcertante, e “follia” di cui si parli non sia in realtà la veridicità e il distacco della narrazione vengono del tutto compromessi un atroce segreto. L’ambiguità è infatti l’elemento da un rapporto morboso e malizioso onnipresente che perseguita i perso- con i protagonisti della storia.

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naggi, rivelandosi non solo costante negli eventi e negli individui, ma anche nei posti in cui le vicende si svolgono: dal manicomio vittoriano in periferia, dove Stella vive con la sua famiglia in un’ apparente calma e serenità iniziale dopo il trasferimento (dovuto alla promozione dell’ambizioso marito Max, psichiatra immerso nel suo lavoro e cieco di fronte al disfacimento del “simulacro” della sua vita) alla Londra della passione sensuale e di quella felicità evanescente ricercata con l’amante Edgar, fuggito dal manicomio in cui era rinchiuso per aver

Patrick McGrath è uno degli autori per i quali si è coniato il termine Neo-Gotico. Un gotico moderno, dunque, una narrativa fatta di dubbi frenetici e assillanti, una narrativa paranoica che non consente di distinguere il vero dal falso, il bene dal male, l’ossessione dall’amore. Gotico per l’inquietudine, la morbosità, il fascino di ciò che è in penombra, ed è insano, perlomeno secondo gli standard della società. Infatti se Stella si tramuta in mostro, in ninfomane, in omicida, in fallita, alla fine quasi la capiamo, dopo averla odiata e ripu-

diata: è una donna condannata per la sua ricerca personale della felicità, soffocata in un mondo di perbenismo inglese e attenzione psichiatrica ad ogni suo gesto, rinchiusa e claustrofobica. Diventa pazza, non per amore, ma per la sua sconfitta personale. Di gotico vi è il tema dell’ invasione, forza sconosciuta che spinge ad agire in un mondo asettico e vuoto, senza controllo, destrutturando l’identità e dando vita ad una diversa, nascosta. Le gesta di Stella ci spingono a deprecarla, il fatto che resti li a guardare il suo piccolo morire, consapevole di ciò che la sua mamma sta facendo, ci disgusta, vorremmo scrollarla, svegliarla da questa ipnosi in cui è sprofondata. Ma d’altra parte è proprio il suo decadimento morale, psicologico, corporale e totale che ci affascina in un modo macabro, perché il gotico consiste proprio in questo. E non sappiamo scegliere se questa carnefice sia dopotutto una vittima. Il titolo originale, “Asylum”, ha in sé la sintesi di questo concetto di equivocità costante: infatti ha un doppio significato che indica non solo tipicamente il manicomio, emblema centrale del romanzo, ma anche un posto sicuro e protetto, un rifugio. Rifugio che Stella troverà alla fine solo nell’atto esasperato del suicidio, in un ennesimo equivoco fatale.

Purtesànnele, Salvie, Tresemaríne e Peperàlle L’esempio delle nonne di Benedetta & Giulia he noia questi compiti, vado a vedere cosa c’è in dispensa! Ed è cosí che trascorre ogni nostro pomeriggio di studio, e finiamo col mangiare snack insani e pieni di grassi solo per noia, è in ciò che il cibo perde il suo aspetto etico e diventa un

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mero passatempo e di certo scegliere i cibi in un supermercato a seconda delle loro etichette piú o meno colorate non è né salutare né tanto meno morale. Questa tematica è stata affrontata da molti studiosi negli ultimi anni ma tra questi si è distinto il giornalista e professore dell’università di Berkley, 20

Michael Pollan, che ha raccolto i pensieri, i modi di dire e le conoscenze da medici, infermieri, mamme, nonne, bisnonne di tutto il mondo riassumendole in 64 semplici e simpatiche regolette nel suo libro “Breviario di resistenza alimentare”. Pollan in questo libro con regole molto brevi mira


Purtesànnele, Salvie, Tresemaríne and Peperàlle

ad evitare l’uso di cibi che provengono da industrie, di troppe proteine e di alimenti che sono causa di obesità e malattie, rimandando la nostra alimentazione a quella dei nostri nonni; è questo uno dei principali consigli su cui si concentra lo scrittore poiché secondo lui è quello uno degli atteggiamenti migliori nei confronti del cibo, e per questo motivo lo stesso Mi-

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chael Pollan si è recato nella fattoria di Joe Salatin per studiare da vicino il metodo di allevamento brevettato da quest’ultimo per permettere una vita serena e felice agli animali e quindi la produzione di carni sane e a km 0. Infatti questo innovativo allevatore ha ripreso un ciclo, usato dalle generazioni precedenti, secondo il quale facendo stazionare prima i bovini,

poi il pollame ed infine gli ovini in un campo, egli ha gratuitamente cibo sano per i suoi animali senza dover ricorrere all’uso di mangimi o prodotti chimici. È cosí che dovremmo comportarci anche noi, avendo come guida il breviario del professor Pollan e come esempio le nostre nonne.

Pizza di Pasqua Ingredienti (a) 6 uova (b) 1 cubetto di lievito (c) 400 g di zucchero (d) 100 ml di olio d’oliva (e) 1500 g di farina (f) 250 g di latte (g) La scorza di un limone grattugiata (h) Anice, Canditi, Uva passa, Cioccolato (a piacere)

Preparazione Sbattere a mano con una frusta le uova e lo zucchero e nel frattempo mettere il latte a scaldare fin quando non diventa tiepido per poi scioglier-

vi i 3 cubetti di lievito. Aggiungere il latte al composto ottenuto dalle uova e dallo zucchero ed unire a loro volta l’olio, la scorza di limone, l’anice i

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canditi e qualsiasi ingrediente vi piaccia; in seguito, aggiungere la farina. Impastare bene e mettere a lievitare una nottata, circa 10 h, poi rimpastare


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Pizza di Pasqua

e mettere a lievitare di nuovo per un paio di ore (la lievitazione deve avvenire in un luogo abbastanza caldo altrimenti i lieviti non riescono ad agi-

Casciata

re!). Preparare le porzioni nei carton- circa 180°, regolando e controllando cini che si trovano in commercio e che la cottura se vi sembra che il forno sia vengono usati per dar forma ai panet- troppo forte. Buon appetito! toni e cuocere ad una temperatura di

Casciata Mentre la pizza di pasqua è ben nota,il dolce che vi proponiamo, che si presenta sotto forma di budino (giallo o marrone a seconda dei gusti), è meno conosciuto nel teramano poi-

ché è un dolce tipico dell’area vestina. Ci auguriamo che questa ricetta possa piacervi. Di solito in una classica teglia tonda (quella per la torta di mele, ma

non a cerniera!) la dose è di 12 uova, 12 cucchiai di zucchero e 1200 ml di latte intero, potete ridurre ed aumentare le dosi a vostro piacimento. La regola generale è la seguente:

Ingredienti (a) 1 uovo (b) 100 ml di latte intero (c) 1 cucchiaio di zucchero Per la classica casciata gialla è suf- nella. Per la variante marrone dovete fare del caramello con: ficiente aggiungere al quantitativo la aggiungere un paio di tazzine di caffè scorza di un limone ed un po’ di can- e del cacao amaro. A parte dovete (a) 3-4 cucchiai di zucchero e un goccio di mosto cotto o vino cotto.

Preparazione Sbattere le uova ed aggiungervi il rente prima il caramello e poi il com- ca. Gustatelo a temperatura ambiente latte e lo zucchero con un frullatore posto ottenuto. Cuocere in forno per e conservatelo in frigorifero. elettrico. Versare nella teglia antiade- piú di 1 h alla temperatura di 160° cir-

TEXnologia Leggere nel XXI secolo di Cristian igitalizzazione. Questo fenomeno ha rivoluzionato, tra le altre cose, il mondo dell’informazione e la modalità di propagazione del sapere; ora che la maggior parte della cono-

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scenza è accessibile tramite una connessione Internet, lo strumento che finora è stato il principale mezzo propagandistico di idee, pensieri, emozioni e argomentazioni fa un passo avanti: il libro diventa digitale o, meglio, elettronico. 22

Il libro elettronico, in inglese eBook, è un’opera letteraria pubblicata come documento digitale piuttosto che su carta. Certamente i documenti digitali esistono già da qualche tempo, ma nessuno aveva mai investito tempo e denaro nel divulgare un libro


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in formato elettronico: leggere pagine e pagine su uno schermo risultava stancante e fastidioso. Cos’è cambiato quindi? Finalmente sul mercato sono stati lanciati dei dispositivi creati con il fine di fornire al lettore uno strumento adatto e ottimizzato per la visualizzazione degli eBook, chiamati eBook reader (eReader). eReader? Gli eBook readers (o eReader) sono dispositivi elettronici simili per sembianze agli ormai famosi tablet, ma che vi differiscono per molti altri aspetti. Mentre il tablet vuole replicare le funzionalità di un computer rendendole fruibili in maniera piú comoda e maneggevole, l’eReader ha la finalità di far leggere documenti digitali all’utente con una qualità il piú possibile fedele a quella che si ha con un volume cartaceo. E su quest’ultimo aspetto si nota la vera innovazione portata da questi apparecchi: un nuovo tipo di schermo, con una logica di funzionamento completamente nuova. Uno schermo lcd utilizza la retroilluminazione che alla lunga affatica l’occhio, mentre la tecnologia e-ink, alla base dello schermo eBook, riflette la luce ambientale, riuscendo a imitare molto bene l’aspetto di una tradizionale pagina stampata. È pur vero che l’e-ink ha un refresh molto piú lento di un normale schermo, quindi attualmente è in grado di mostrare solo contenuto statico (che non prevede movimento, come animazioni e video); anche renderlo capace di visualizzare contenuto a colori non è, per il momento, possibile2 . I migliori eBook reader in commercio sono il Kindle di Amazon che, arrivato alla sua quarta versione accompagnato dal Kindle Touch, è il piú venduto; seguono i prodotti di casa Sony, con Sony PRS 350 e Sony PRS T1 e al terzo posto troviamo gli eReader della serie Cybook della Booken. Vantaggi

gli eReader, propongo un riepilogo dell’andamento del mercato di questo settore. Nel 2009 il mercato italiano degli eBook era praticamente inesistente (in vendita solo 1600 ebook circa), mentre negli USA rappresentava il 4% del mercato editoriale, con un fatturato di 169 milioni di dollari. Nel 2010 in Italia si registra un mercato di 1.5 milioni di euro (0,04% del totale) con 6.950 titoli disponibili; in USA si è arrivato già ad un fatturato pari a 263 milioni di dollari (9%). Nel 2011 in Italia circa 19mila ebook disponibili producono un mercato di 70 milioni di euro(0,1%); negli USA 560 milioni circa per il 20% del mercato letterario totale (a febbraio 2011 circa 90 milioni di ebook venduti). Come si nota dai dati c’è un forte divario tra il mercato statunitense e quello italiano, probabilmente dovuto al fatto che il primo è presente da piú anni e soprattutto da una serie di Democratizzazione della letteratura circostanze quali maggior progresso tecnologico e maggior numero di letQuesto fenomeno è chiamato Self tori e scrittori che tentano la nuova Publishing e si sta diffondendo molto via dell’elettronica. in fretta; chiunque ora può pubblicare una propria opera non necessariaAlla fine sarà solo eBook? mente attraverso la mediazione, che talvolta un ostacolo da non poco conIn questo articolo abbiamo visto to, di una casa editrice. Difatti, lo come l’eBook si stia diffondendo con scrittore è legato a quest’ultima traottimi risultati, e viene sicuramente mite vincoli legali, economici, politici da pensare se un giorno i libri cartae linea editoriale, fattori che molte cei saranno solo un ricordo (come sta volte impediscono a un libro di essesuccedendo per i semplici documenre pubblicato. La selezione effettuata ti): magari questo potrà succedere in da questo ente dei libri che verranno un lontano futuro, ma attualmente il pubblicati, si basa il piú delle volte su caro vecchio libro domina il mercato un confronto con i lavori dei grandi editoriale per vari motivi ma, sopratgeni letterari e, se non conformi agli tutto, per le sensazioni e il piacere che stili di questi ultimi, vengono scarpuò trasmettere la carta, vecchia cutati privando il lettore di un potenstode del sapere umano da millenni. ziale nuovo interesse letterario. Con (Quando un eBook reader riuscirà a l’avvento degli eBook e degli eReadeer fare ciò?) sarà il pubblico di lettori a decidere, come è giusto che sia, chi è destinato Siti consultati: alla gloria e chi al dimenticatoio. l’eBook si è affacciato sul settore dell’editoria conquistando da circa 3 – 4 anni fette di mercato sempre maggiori. La possibilità di avere sempre a portata di mano centinaia di libri in un dispositivo che pesa meno di un kilogrammo è il principale punto di forza dell’eBook: i lettori piú accaniti non vedranno piú cumuli di tomi nelle proprie abitazioni, ottenendo un’intera libreria tascabile da consultare ovunque, e avendo la possibilità di acquistare opere online direttamente dall’eBook reader. Per quanto riguarda l’aspetto economico, vi è un notevole risparmio: non essendovi costi di stampa, il prezzo per l’acquisto risulta notevolmente ridotto. Ciò comporta molteplici conseguenze positive: da un lato, appunto, vi è il risparmio, con successivo aumento degli acquisti; dall’altro, vi è l’abbattimento dei costi di pubblicazione con conseguente possibilità dell’autore del libro di diventare egli stesso editore.

Un po’ di numeri

http://www.ebook-reader.it/ http://goo.gl/fLdze

Comodità e risparmio: sono queDopo aver parlato delle poten- http://goo.gl/83Gou sti i vocaboli “d’assalto” con cui zialità degli eBook fiancheggiati da- http://goo.gl/AJPxH

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serena cipolletti

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Fortissimamente sport Pallone assassino Il calcio, lo sport piú bello del mondo che si trasforma in una strage senza precedenti. di Abau gitto, 1 Febbraio 2012, Port Said, al termine dell’incotro tra le squadre ’Al-Masri e dell’Al-Ahly, due fra i club piú popolari del Paese. Al termine della partita i tifosi dell’Al-Masri, che ha vinto la partita per 3-1, invadono il campo per cercare uno scontro con gli ultras avversari. Il bilancio è pesantissimo: 73 morti e oltre 200 feriti. Neanche le forze dell’ordine, esiguamente disposte, possono fare qualcosa per evitare il dramma, mentre la maggior parte delle vittime cade a terra priva di vita a causa delle ferite alla testa, o soffoca per via della calca.

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A interrompere tale macabro scenario èl’esercito che, con l’utilizzo di elicotteri, trasporta via giocatori e tifosi, rifugiatisi negli spogliatioi. Un testimone racconta «Lo spogliatoio si è trasformato in un obitorio», a causa dei feriti che nell’attesa di soccorso venivano trasportati dentro.

a partire dalla rivoluzione il numero degli scontri durante le partite di calcio sarebbe aumentato, a causa di una notevole diminuzione del numero di forze dell’ordine.

Ora, immaginate la partita scudetto tra le due acerrime rivali, Inter e Juventus; ed ecco, mentre voi siete a Le fonti che riportano i vari motivi cantar vittoria, comincia l’inferno con dello scontro sono molte e discordan- coltelli, bottiglie e bastoni. ti; c’è addirittura chi ipotizza il coinAnche questo è il calcio, quando il volgimento di organizzazioni terrori- sudore si trasforma in sangue e quanstiche. Difatti alcuni tifosi sarebbero do le grida di gioia si trasformano stati coinvolti nella recente protesta in in terrore. Tutto questo per una palEgitto, e non si esclude che questo sia la, una stupida palla, capace di uniun episodio legato alla crisi che sta re il mondo, ma allo stesso tempo, vivendo il Paese. Secondo Al Jazeera, purtroppo, di provocare morti.

Il mondo animale Bianco, bianco, nero, bianco, bianco di Serena ebbraio. Neve. Tanta neve. Tutto sembra fermo e immobile. Un infinito senso di pace avvolge la campagna e la città. Stop alla frenesia della vita quotidiana e monotona. Ricominciamo a respirare. . . La maggior parte di noi ha dimenticato di farlo. Apriamo gli occhi. È come se lo facessimo per la prima volta. Ogni cosa è

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bianca, soffice. Vorremmo tuffarci in quella candida distesa. . . Beh facciamolo! La neve ci accoglie e quasi ci abbraccia teneramente. L’aria fredda entra nei polmoni e uscendo porta via ogni pensiero, la tristezza che questa società ci presenta come unica scelta di normalità. Niente si muove attorno a noi. . . Ma questo è ciò che sembra! Una piccola macchietta scura piomba

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poco lontano da noi, poi un’altra e un’altra ancora. Guardiamo meglio: delle creaturine minuscole ma grassottelle saltellano qua e là sulla neve. Che meraviglia! Ci sorprendiamo nel vedere piccoli uccellini affrontare con coraggio l’inverno contrariamente ai loro amici di cielo che invece scappano verso paesi piú caldi. Dal carattere irrequieto e vivace, il passero è socie-


Appendice ai giochi

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vole e molto intelligente. Spesso riesce utile all’uomo perché si nutre di insetti nocivi all’agricoltura, ma con tutta questa neve gradisce molto le briciole di pane e i biscotti offerti dalla gente. Esistono diverse varietà di passeri e una di queste è il passero solitario comune che è reso celebre dalla poesia di Leopardi, ma che è tutto

meno che quell’uccello triste descritto nei versi del poeta recanatese, poiché il suo canto si può ascoltare per tutto l’anno. L’immagine che ci offrono questi uccellini fa crescere in noi un senso di gioia e letizia. Tutto ad un tratto ci sentiamo anche noi come i passeri. Invincibili, pronti ad affrontare la vita nell’attesa che si sciolga la

neve. Che grande esempio da seguire, che lezione di vita ci regalano queste creature. Coraggio! La vita è piena di sfide ma non bisogna scappare, dobbiamo combattere e mai arrenderci. Cantare! Anche nelle situazione difficili, mai smettere di cantare!

Appendice ai giochi (Le soluzioni sono a pag. 18.)

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ORIZZONTALI: 1. Lo è quella religiosa - 5. Famoso è quello della patria - 9. Film italiano sugli agenti anti-sommossa - 14. Il contrario di dividere - 16. Milano (sigla) - 17. Risiedere in un luogo - 18. Ciò che i professori provano nel correggere alcuni compiti 20. Abbreviazione di numero - 21. Accade a chi beve troppo - 23. Il Titanio nella tavola periodica degli elementi - 24. Associazione temporanea di imprese - 25. Sinistra - 26. FRASE DA SCOPRIRE - 33. Il monarca - 34. American Airlines - 35. Combinazione di sapore e odore - 36. Auditore è protagonista di un famoso videogioco - 37. Ancona (sigla) - 38. Non sempre è facile rispettarlo la mattina - 39. Obbligo disciplinato dalla legge - 41. Grande massa di acqua raccolta nelle cavità terrestri - 44. Vado in latino 45. Incontravano i marinai col proprio canto melodioso - 47. Nato in inglese - 48. Motociclista da poco scomparso - 50. Slegato da qualsiasi autorità confessionale - 52. Lento e svogliato, come noi durante le vacanze - 55. Che fa parte di un circolo - 56. La seconda nota - 57. L’attribuzione di una colpa - 58. Società energetica. VERTICALI: 1. Lo è ciò che non è stato svelato - 2. Dividere con una lama - 3. Gruppo formato da due elementi - 4. In mezzo alla cena - 5. Se non è partenza. . . - 6. Lecce (sigla) - 7. Resina fossilizzata - 8. Fiume in portoghese - 9. Advanced Biotech Italia 10. Servizi segreti statunitensi - 11. La in inglese - 12. Lo incontreremo al mare - 13. Quelle di 18 anni son tra le piú belle 15. Squadra che ha incominciato male il campionato quest’anno - 17. Ancona (sigla) - 19. Contrasto verbale - 22. Gruppo con caratteristiche ereditarie comuni - 24. Parte anatomica dei volatili - 25. Specchi d’acqua stagionalmente variabili - 27. Malattia infettiva - 28. . . . che nullo amato amar perdona - 29. Il miglior amico dell’uomo - 30. Lo è la pece - 31. Esercito italiano - 32. Dio dei venti - 40. Eroe troiano che sbarcò in Lazio - 42. Antico strumento musicale a corda - 43. Insieme alla moglie sono “dei paesi tuoi” - 45. Sport invernale - 46. Istituto per le opere di religione - 47. Il verso del cane - 48. Società sportiva - 49. Centimetro cubo 51. Isernia (sigla) - 53. Genova (sigla) - 54. Royal Navy.

cu al avi

(. . . ) (. . . ) (. . . )

sto ta dità

2. In un ascensore possono salire al massimo o 9 uomini o 15 bambini. Se salgono 6 uomini quanti bambini possono salire? 3. Che numero manca? 3

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4. Tommaso, Pietro, Giacomo, Anna e Giulia hanno sostenuto un test. Giulia ha ottenuto piú punti di Tommaso, Giacomo meno di Piero ma piú di Anna e Piero meno di Tommaso. Chi ha ottenuto piú punti? 5. Che numero manca? 31 − (37) − 43

17 − (?) − 25

rZ0Z0s0j 7 opZ0Z0op 6 nZ0Z0Z0Z 5 Z0ZBZ0Z0 4 0Z0aQZ0M 3 ZPl0Z0Z0 2 PZPZ0ZPO 1 ZKS0Z0ZR 8

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Le soluzioni sono a pag. 18.

A cura di Francesca Di Marco

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6. Il bianco matta in 2 mosse.

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1. Trova le lettere che unite a quelle fuori dalle parentesi formino due parole (possono esserci piú possibiltà).


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