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IL FINTOCOLTO DAI TANTI ERRORI

Il Fintocolto è ovunque. Ha una reflex e citazioni stampate in fronte, ha smartphone e Moleskine, una grande voglia di insegnare al mondo quel che non ha capito. Se qualcuno capisce che non capisce, allora finge che sia attitudine al non capire per conoscere l’essenziale. Il Fintocolto si piace ma non può dirlo. Anche tu ne conosci sicuramente qualcuno. Se non ti viene in mente nessuno, prova a guardarti intorno. Se non hai niente intorno, prova a guardarti allo specchio.

“Succede anche ai migliori”. Con questa perfetta sintesi di battuta triste e luogo comune si cavano le gambe da un sacco di situazioni. Sono quelle formule magiche del tipo “Ah sei fidanzata? Beh, io non sono geloso”, oppure “Finché ci si vede vuol dire che va tutto bene” detto in fila alle poste, quando un conoscente di cui non ricordi il nome interrompe l’assolo che stavi epicamente ascoltando in cuffia. Sì, sono trite e ritrite ma sono frasi utili, lasciapassare per una sorta di libertà, pietre filosofali per l’essenza della fuga. Ma non divaghiamo: dicevamo comunque che succede proprio anche ai migliori. Ed è vero, cribbio. Si sbaglia, sbagliamo inesorabilmente tutti. Per pigrizia o eccesso di zelo, per ignoranza o incompetenza, per superbia o per caso, per rabbia o per amore, di sbaglia comunque ed in ogni caso. A volte ci sono errori che riconosciamo prima ancora di farlo: proprio li chiamiamo come le quasi-vittime in un film horror chiamano l’amico già morto con la speranza di essere salvate. Lo sappiamo che è un errore ma il pensiero ci batte, annienta la logica e come uno scolapasta filtra il giusto affinché si possa finalmente condire lo sbagliato, bello ricco e con tanto formaggio, fino a che non ci si guarda allo specchio e ci si rende conto che forse sarebbe bastata pure un’insalata, mannaggia alla cintura. Ce ne sono di macroscopici e divertenti, come quando in Cile cominciarono a girare monete con errori di battitura a causa di una svista della Zecca di Stato, oppure come le molte rappresentazioni iconografiche di Mosé cornuto, a causa di un errore di traduzione dall’ebraico che ha trasformato per lungo tempo l’aggettivo “splendente” in un molto più prosaico “dotato di corna”. Ci sono stati acquisti di treni troppo larghi per le stazioni, di recente in Spagna e nel 2014 in Francia: giusto per confermare utilmente il grande senso di affidabilità che la politica spande da qualche lustro. Ci fu poi chi rifiutò di pubblicare la Rowling, dicendosi pure sicuro che quegli strani racconti non avrebbero mai potuto trovare il successo. Insomma, succede anche ai migliori: figuriamoci ai peggiori o quantomeno ai normali, i quotidiani cavalieri con macchia (di sugo) e con tanta paura, che per prendere una decisione scrivono su Whatsapp a quindici conoscenti diversi che puntualmente propongono quindici diverse soluzioni, costringendo a chiedere in seconda battuta alla mamma la quale altrettanto puntualmente propone la sedicesima soluzione, la più diabolica e infattibile.

Il Fintocolto, per propria natura, l’errore lo copre con umiltà. Racconta a se stesso che si tratta di una scuola per non sbagliare più, di un necessario passaggio di crescita per imparare. Se solo non fosse convinto di non avere niente da imparare nel mondo: se solo non fosse convinto che sia il mondo a dover imparare da lui. L’errore non esiste, esistono solo le frasi motivazionali del tipo “Dentro un ring o fuori, non c'è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra” attribuita a Muhammed Alì (sì, esatto, è la prima che viene fuori cercando su Google le frasi motivazionali sull’errore). E invece no. Bisogna essere sinceri e dirselo: un’ottima percentuale delle boiate che combiniamo sono tranquillamente evitabili. Siamo solo dei rintronati: amabili, simpatici e coccolosi, ma rintronati. Succede anche ai migliori rintronati. Non ce ne abbia il buon Giorgio Vasari, illustrissimo, se prendiamo lui a esempio di cotanta rintronatez… capacità di sbagliare nonostante il lustro e la conoscenza. Dobbiamo a suoi errori, d’altronde, quella corona di catene che circonda la cupola della Madonna dell’Umiltà: la vediamo ogni giorno ma forse non ci abbiamo fatto caso. Sono quattro giri di catene che evitano alla cupola di “spanciare”, cosa che farebbe a causa degli errori di calcolo del Vasari, il quale con grande slancio tamarro appesantì troppo la cupola stessa per renderla, a suo dire, di “più grandezza ed ornamento”. E pensare che il progetto originario di Ventura Vitoni non aveva di questi problemi. Qual è la morale? Non ne ho idea. Fate il possibile per non sbagliare, credo. Ma tanto sbagliate lo stesso.

Di quali altre “pistoiesità” vorresti che il Fintocolto parlasse? Scrivi a ilfintocolto@gmail.com

L'Agriturismo vanta un bellissimo prato all'inglese e un parcheggio privato, dal quale si può ammirare un suggestivo panorama

La nostra passione nasce da vecchie tradizioni contadine, fatte di cose semplici e di grande ospitalità. Le tradizioni agricole dei nostri nonni sono state tramandate di generazione in generazione fino ad arrivare alla nostra, la quale continua a tenere viva questa tradizione producendo e vendendo prodotti genuini e sani come quelli di una volta.

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