Carlo Manini

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Verbania, 6-28 giugno 2009


Studi, 2000



Carlo Manini


disegni e marmi 1989-2008

a cura di Pier Angelo Garella


Libere mani Le mani larghe e forti hanno la più ampia libertà di gesto: impugnano saldamente, con fermezza brandiscono, carezzano o colpiscono con energia rattenuta. Così la ‘mano libera’ di chi disegna può tracciare linee incisive o pastose, allargarsi in curve ombrate o marcare punti sfumati al limite dell’impercettibile. Così la mano non solo traduce in gesti e tratteggi oggetti e scene che lo sguardo inquadra, ma della percezione trascrive - in altra lingua e in alfabeti nuovi - l’ordine e la struttura profonda. Lungo come un poema potrebbe essere l’elogio delle mani: esecutrici abili e obbedienti del pensiero, sanno afferrare le cose perché la mente ne colga l’idea, sono capaci di anticipare un progetto e un desiderio come di renderlo concreto con immediatezza, possono esplorare e cautamente saggiare il mondo in perfetta intesa con gli altri sensi e con l’intelligenza. Le mani di Carlo Manini sono l’esempio di quanto duttili e allegre possano essere la danza delle dita e il ruotare dei polsi quando la matita o il pastello traccia contorna ombreggia vela cancella su carte di varia natura e colore. Nel modellare la creta le mani davvero diventano sorelle, come dialogassero vis-à-vis per cavare dalle rispettive confidenze, dai due punti di vista simmetrici e indipendenti una storia e un senso condiviso. Nel domesticare con fatica la pietra o il marmo le mani si spartiscono i compiti in un lavoro di squadra che mobilita braccia e spalle, tronco e gambe, occhi e fiuto: come una caccia o un’indagine, sulla pista di una verità che va svelandosi poco a poco, e a tratti pare compromessa o irraggiungibile. Studio o laboratorio? Tavolo o cantiere? Officina o biblioteca? I luoghi in cui Carlo opera assumono aspetti diversi e cangianti: e spesso diventano scuola, quando la pausa dà spazio al conversare, al riflettere, al valutare. Si esce ogni volta con un dono: aver visto l’artigiano impegnato a rifinire con tenacia, aver ascoltato l’artista rievocare esperienze e dubbi, avere risfogliato cartelle di disegni o di stampe è di volta in volta l’occasione di riscoprire momenti di un percorso ormai lungo e complesso. Più di cinquant’anni dedicati all’esplorazione della materia e della forma hanno fatto dello studio-laboratorio di Carlo una stratigrafia di sedimenti che ogni volta possono ritornare alla luce per accostamenti, confronti, ricapitolazioni. In altre stagioni del lungo viaggio le voliere ravvivavano le foreste di pietra, il torchio calcografico si accostava a severe incisioni in nero,


la muffola introduceva sentori di fucina nell’apparente freddezza dei marmi; ora cassettiere e scaffali fanno pensare a un museo naturalistico al contrario, dove fossili, concrezioni e detriti prendono vita in un mobilissimo ecosistema. Schizzi estemporanei e progetti di sculture, modellini in gesso o in creta, pezzi laboriosamente curati fino al nitore d’una sorprendente classicità, bronzi di dorata cupezza, elementi in cerca di integrazione sono i testimoni di una ricerca inesauribile: quanto più semplici ed essenziali, le opere più si intridono del lungo tempo di maturazione da cui sono infine sortite. Quanta riflessione ha guidato le mani sui diversi materiali, quanti gesti si sono ripetuti e calibrati per diventare sapienza! Come un pianista, Carlo concentra la propria memoria nelle sue stesse mani. Escursioni, passaggi, tocchi e intensità sono sui polpastrelli, pronti a riprendere una curva o un volume come un motivo musicale, a ricomporre un alfabeto di forme in una struttura complessa come il disporsi di voci ad altezze diverse. Con qualche libertà si possono citare i versi di Dante:

non fa scïenza sanza lo ritener, avere inteso.

Non solo è necessario archiviare e custodire quanto s’è acquisito dall’esperienza, ma - tornando alla lettera e all’etimo dei termini usati dal poeta - si ha conoscenza e consapevole padronanza quando la tensione verso l’oggetto è divenuta riprensione, quando lo sguardo che ha valutato distanze e possibilità guida la mano ad afferrare l’oggetto e ritenerlo nel proprio cavo. E l’esperienza può allora continuare e ampliarsi, approfondirsi anziché diventare riproduzione seriale e senz’anima. L’esempio di Carlo ci riporta all’arte come a un esercizio laborioso di piena manualità, in un tempo che troppo spesso riduce l’attività dell’artista a produzione di mercato, a compiacente moltiplicazione di oggetti inerti guidati dal presunto gusto dominante. Certo, per Carlo questa sua dignità, custodita con ferma coerenza, ha anche un alto prezzo: il suo lavoro è appartato, le mode non lo toccano. Una mostra, raccolta ed essenziale, può essere l’occasione per una migliore e più diffusa conoscenza d’un artista che dalla natura e dai materiali dei propri luoghi ha avviato una ricerca di amplissimo raggio, filtrando dagli stimoli e dalle proposte del suo tempo quanto poteva nutrire la sua personale esplorazione. Pier Angelo Garella


Free hands Broad, strong hands have greater freedom of gesture: hands that grip solidly, wield firmly, caress or strike with measured energy. Thus may the “free hand” of the draughtsman trace distinct or soft lines, stretch out in shadowed curves or mark points fading to the limit of imperceptibility. Thus does the hand not only translate objects and scenes framed by the gaze into gestures and lines, but transcribes – in alternative idioms and new alphabets – the order and the deep structure of perception. As long as a poem might an elegy of the hands be: skilled and obedient executors of thought, they are able to grasp things because the mind captures the idea, they are as capable of anticipating a project and a desire as they are of rendering it concrete with immediacy. In perfect harmony with the other senses and human intelligence they may explore and cautiously assess the world. The hands of Carlo Manini are exemplars of just how ductile and rapid may be the dance of the fingers and the rotation of the wrists when the pencil or the pastel traces outlines shades veils cancels on paper of varied nature and colour. When modelling clay the hands become true sisters, dialoguing vis-à-vis to extract from their respective intimacies, from their two symmetric yet independent points of view, a shared history and meaning. In painstakingly domesticating stone or marble the hands oversee a division of labour that mobilizes arms and shoulders, trunk and legs, eyes and intuition, hunting or investigating, on the tracks of a truth that reveals itself little by little and at times appears compromised or unattainable. Studio or workshop? Table or quarry? Workshop or library? The places in which Carlo Manini works take on diverse and iridescent manifestations, frequently becoming schoolrooms, with a pause leaving time for conversation, reflection and evaluation. One unfailingly departs with a gift: that of having seen the craftsman tenaciously polishing, of having heard the artist recount experiences and doubts, of having re-examined folders of drawings or prints and, on occasion, of having had an opportunity to rediscover moments of what has been long and complex journey. Over fifty years devoted to the exploration of material and form have made of Carlo’s studiocum-workshop a stratified sequence of sediments that may re-emerge at any moment through combinations, confrontations or recapitulations. At other times along this endless journey, aviaries enlivened the forests of stone, the printer’s press was set with rigorous black en-


gravings, a kiln introduced a furnace warmth to the apparent frigidity of marble; ranks of drawers and shelves now suggest a natural history museum in reverse, one in which fossils, concretions and detritus co-exist within a highly mobile ecosystem. Extemporary sketches and sculptural designs, maquettes in plaster or clay, pieces laboriously finished to the splendour of a surprising classicism, brooding gilt bronzes, elements in search of integration, all testimony to inexhaustible research: the simpler and more essential the works, the more they are imbued with the protracted period of maturation from which they finally emerged. The meditation that guided the hands over the diverse materials, the number of gestures repeated and calibrated before becoming wisdom! Like a pianist, Carlo concentrates his memory within his own hands. Excursions, passages, touches and intensities are at his fingertips, ready to reprise a curve or a volume like a musical motif, to recompose an alphabet of forms in a complex structure like an arrangement of voices of different ranges. With some degree of liberty, one may quote Dante:

‌to have heard Without retention does not make for knowledge.

Not only is it necessary to archive and conserve what we have acquired through experience but – going back to the literal meaning and origins or the terms used by the poet – we have knowledge and conscious mastery when the tension with respect to the object has become observation, when the gaze that has evaluated distances and possibilities guides the hand to grasp and hold the object. Experience can then continue and expand, go deeper rather than become soulless serial reproduction. The example of Carlo Manini brings us back to art as a laborious, intensively manual exercise in an age that all too frequently reduces the activity of the artist to commercial production, to the self-satisfying multiplication of inert objects guided by the presumed dominant taste. Certainly, Carlo has paid a significant price for this artistic dignity, defended with fierce integrity: his work is secluded, untouched by fashions. A small, carefully selected exhibition may therefore be an ideal opportunity for a better understanding and more widespread appreciation of an artist who has taken the nature and materials of his native land as the basis of far-reaching research, filtering from the stimuli and proposals of his time that which could nourish his personal exploration. Pier Angelo Garella


cm 62 x 9, 1989



cm 42x45x33, 1994

cm 65x52x9, 1995



cm 52x39x17, 1993

cm 56x24x30, 1993



particolare

cm 27x43x18, 1995



cm 35x16x39, 1993

cm 34x38x8,5, 1996



cm 43x21x14, 1993

cm 63x23x43, 1997



cm 19x23x17, 2004

cm 90x48x15, 2000



cm 24x20x12,5, 1994

cm 73x75x26, 1998



cm 38x12x15, 2003

cm 29x24x36, 2001



cm 94x70x20, 1999

cm 66x65x11, 2000



cm 53x11x22, 2002

cm 72x52x15, 2000



cm 33x7,5, 2006

cm 53x22x11, 2002



particolare

cm 37x37x7, 1998



cm 30x11x12, 2003

cm 52x26x8, 2006



scorcio studio

cm 28x20,5x14, 2008



Studi, 2000



CARLO MANINI Carlo Manini nasce a Verbania il 7 agosto 1937. Alla scultura arriva dopo un’attività di pittore iniziata sin da ragazzo. Gli interessi per i processi e le tecniche artigianali presenti nei luoghi d’origine lo avvicinano al linguaggio plastico. Insegna per qualche anno in corsi d’arte applicata in una scuola di design, svolgendo poi solo l’attività di scultore, con diverse esperienze artistiche di lavoro di gruppo. Fondamentale ritiene l’incontro umano e culturale con gli scalpellini delle cave dell’Ossola, dai quali ha appreso il mestiere continuando tuttora il sodalizio. Mostre personali e partecipazione collettive 1961 1963 1964 1965 1967 1970 1971 1972 1973 1974 1975

Palazzo dei Congressi, Stresa Villa Carlotta, Belgirate (personale) Museo Galletti, Domodossola (personale) Sala della Pro Orta, Orta San Giulio (personale) Galleria Marino, Loarno (personale) Premio Internazionale “Fiumaldo” , Como Biennale Internazionale, Mentone Biennale giovani artisti, Novara Salon de la jeune sculpture, Parigi Galleria Portico d’arte, Omegna (personale) Salon de la jeune sculpture, Parigi Fondazione Pagani, Legnano Galleria Viotti, Torino (personale) Scultura Lignea, Indemini, Svizzera Sculturincontro, Verbania Mostra Arte-Resistenza, Domodossola Salon de la jeune sculpture, Parigi Fondazione Pagani, Legnano Artisti e artigiani in un centro storico, Pietrasanta Villa Malpensata, Movimento 22, Lugano (CH) Studio Abitare, Bellinzona (CH) (personale)


1977 1978 1979 1980 1983 1984 1985 1987 1988 1989 1990 1996 1997 1999 2000 2002 2005 2006 2007 2008 2009

Biblioteca Civica, Gravellona Toce Movimento 22, Lugano (CH) Galleria Civica, Movimento 22, Campione d’Italia Mostra di scultura patrocinata dalla Regine Piemonte e dal Comune di Orta San Giulio (personale) Arte 80, Civica Galleria d’Arte Moderna, Gallarate Arte 80, Museo del Broletto, Novara Mostra in studio, Verbania (personale) Mostra Internazionale della piccola scultura, Comune di Castellanza Biennale della scultura, Veleso, Como Marmi e Graniti, Carrara Biblioteca Civica, Stresa (personale) Mostra Internazionale della piccola scultura, Comune di Castellanza Palazzo della Regione, Cannobio (personale) Museo del Paesaggio, Verbania (personale) Esposizione nazionale di scultura all’aperto, Gambarogno (CH) L’arte per l’industria - l’industria per l’arte, Cameri, Novara D+S Francoforte, Germania (personale) Spazio Cesare da Sesto, Sesto Calende (personale) Studio Abitare, Bellinzona (CH) Studio Rodari, Verbania (personale) Galleria Poma, Morcote, Lugano (CH) (personale) D+S Francoforte, Germania (personale) Arte Contemporanea, Museo del Broletto, Novara Galleria Job, Giubiasco (CH) (personale) BAM, Biennale d’Arte Moderna e Contemporanea, Verbania Galleria Job, Giubiasco (CH) FlashArte, Giubiasco (CH) BAM, Biennale d’Arte Moderna e Contemporanea, Verbania FlashArte, Giubiasco (CH) Disegni a Marmi, Galleria Lakeside, Verbania (personale)


Via Tacchini 26 Verbania tel. 0323.556252

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Crediamo fermamente nei benefici delle sinergie tra arte e design, tra impresa e cultura. La filosofia di una galleria d’arte locale che espone artisti sia locali che forestieri con il denominatore comune della qualità assoluta è in piena sintonia con la nostra azienda, da sempre legata al territorio Verbanese ma con una vocazione nazionale ed internazionale. Questa mostra dello scultore Carlo Manini sintetizza perfettamente questo concetto – un artista locale di una qualità indiscutibile, stimato sia in patria che al estero.

We are firm believers in the benefits of synergy between art and design, between business and culture. The concept of a local art gallery exhibiting both local and international artists with a common denominator of absolute quality is an ideal match for our company, deeply rooted in the Verbania area but with a national and international outlook. This exhibition by the sculptor Carlo Manini perfectly embodies this concept – an exceptionally talented local artist respected both at home and abroad.

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ritratto dell’autore: n. zoppis - immagini: p. minioni - testi: p. a. garella - impaginazione: puntolinea vb - Š 2009


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