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55 Trimestrale N°55 - Anno XVII - Marzo 2016 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
ISSN 1825-5515
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La Grande Moschea dello sceicco Zayed è un luogo di culto moderno, situato ad Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti. La sua costruzione è iniziata negli anni Novanta e si è conclusa nel 2007. Si tratta dell’ottava moschea più grande del mondo (può ospitare circa 40.000 persone), realizzata con materiali pregiati provenienti da tutto il mondo, tra cui il marmo di Lasa della Val Venosta (BZ), splendide decorazioni, più di mille colonne, quattro minareti e ottantadue cupole. La Grande Moschea vanta diversi primati tra cui il tappeto persiano e il lampadario Swarovski più grandi del mondo. E’ anche una delle poche moschee visitabili liberamente, a qualunque ora e senza prenotazione (tranne il venerdì mattina). Da quanto si apprende sul sito ufficiale della Grande Moschea, lo Sceicco Zayed (qui seppellito dopo la sua morte, nel 2004) ispirò la sua vita e il suo operato a una versione dell’Islamismo lontano dagli estremismi, improntato alla tolleranza, al rispetto e alla valorizzazione delle diversità. L’architettura della Grande Moschea traduce visivamente questi valori. Un concetto importante è la fusione dei diversi stili architettonici dell’Islam, con elementi di architettura post-moderna e dell’antichità, che rappresenta il forte legame tra il rispetto delle tradizioni e del passato e una visione aperta del futuro. La varietà incredibile di elementi pregiati provenienti praticamente da tutto il mondo, esprime invece il valore della diversità, i concetti di pace e di amore secondo la visione dell’Islam dello Sceicco Zayed.
Foto di copertina: © Susanna Mammi, Moschea di Sheikh Zayed, Abu Dhabi 2015.
= letteralmente, buona vita.
55 Editoriale.
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L’approccio delle reti di imprese per l’efficientamento energetico dell’edilizia esistente.
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Le prestazioni dei materiali resilienti.
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Le simulazioni igrotermiche dinamiche. Possibili applicazioni nella pratica edilizia.
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Acusmonium Sator all’Auditorium San Fedele. Proiezioni sonore per un ascolto immersivo a più dimensioni.
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Misura del livello di calpestio in opera. Confronto fra norme ISO 140-7:1998, ISO 140-14:2004 e ISO 16283-2:2015.
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Efficienza energetica e comfort acustico degli edifici. Differenze e analogie nella verifica delle prestazioni di legge.
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Isolamento acustico al rumore di calpestio: il contributo dei sistemi a secco.
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Le nuove regole del gioco per l’edilizia. Efficienza energetica dopo il DM 26/06/2015.
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Ventilazione meccanica controllata nelle residenze: quali possibilità per gli sgravi fiscali?
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Novità normativa in materia di efficienza energetica degli edifici.
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L’efficienza e la durabilità dei sistemi a cappotto.
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Recensioni
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Corsi
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ANIT
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Strumenti per i Soci ANIT
Fondatore Sergio Mammi
A b b o n a r s i
si può. Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.
Vignetta di Sergio Mammi, Fondatore ANIT.
Hanno collaborato:
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墌 Il numero 54 è on-line
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Trimestrale N°54 - Anno XVI - Dicembre 2015 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
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Stefano Sbarbaro, Stefano Femminis e Padre Antonio Pileggi, San Fedele Musica Marco Alberto Zecchin e Valentina Raisa, Architetti. Sistene E.S.Co., partner di AdNova, Energia e ambiente per il futuro, Padova. Ing. Eleonora Marra, Ingegnere Edile, staff tecnico Frauhofer IBP, dipartimento di igrotermia. Nicola Granzotto, Dipartimento di Ingegneria Industriale Università degli Studi di Padova. Daniela Mannina, Socio ANIT, Ingegnere Libero Professionista. Ing. Matteo Borghi, responsabile Acustica ANIT Ing. Stefano Benedetti, Staff ANIT. Ing. Alessandro Panzeri, Ricerca e Sviluppo ANIT. Neo-Eubios Ing. Valeria Erba, Presidente ANIT. abbonamento annuale Ing. Rossella Esposti, Direttore Tecnico ANIT. 4 numeri: 24 € Arch. Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT. Per abbonarsi con bonifico bancario, effettuare versamento a: TEP srl Conto corrente presso Banca Popolare Commercio & Industria IBAN IT 20 B050 4801 6930 0000 0081 886 bene et commode vivens Indicare come causale: abbonamento 4 numeri neo-Eubios.
EDITORIALE
Basta davvero una mano di vernice (o due o tre) per ottenere lo stesso effetto di un cappotto? Esistono certamente vernici molto efficaci nell’abbattere il surriscaldamento estivo, grazie a una grande capacità di riflettere la radiazione solare e di irraggiare infrarossi. Ma da qualche tempo circolano anche offerte commerciali a proposito di vernici isolanti che sarebbero in grado di sostituire i materiali tradizionalmente usati nell’edilizia per l’isolamento invernale: dal polistirene alle varie fibre di vetro, legno e così via, fino all’aero-gel. Spesso il messaggio che viene dato è che basta uno strato millimetrico di queste vernici per ottenere lo stesso effetto di 10 cm di isolanti tradizionali. Ne abbiamo parlato su Radio24 con Maurizio Melis,
giornalista scientifico conduttore di “Smart City” (la puntata è disponibile sul sito ANIT.IT alla pagina Comunicazione/Parlano di noi), visto l’interesse per l’argomento e le continue richieste di chiarimento da parte dei ns associati professionisti. Nell’ottica di tutelare il mercato e i consumatori ANIT ha siglato un Comunicato congiunto con AVISA-Federchimica (Associazione Nazionale vernici, inchiostri, sigillanti e adesivi) e ASSOVERNICI (Associazione italiana dei produttori di vernici per edilizia, industria, legno). In commercio sono presenti infatti diversi prodotti apparentemente “miracolosi”, dal punto di vista dell’isolamento termico, che in realtà non forniscono le prestazioni dichiarate dalle aziende che li promuovono.
In alcuni casi per tali vernici vengono dichiarati valori di conducibilità bassissimi, in altri casi i produttori propongono delle procedure di miglioramento delle prestazioni globali della struttura. Di fatto non ci risultano esistere ad oggi prove eseguite in base alle norme vigenti o valutazioni scientificamente valide a supporto di tali prestazioni. ANIT ha pubblicato un documento di chiarimento sui meccanismi che regolano l’isolamento termico dei materiali con particolare riferimento ai rivestimenti/finiture a bassissimo spessore. Tale documento è stato condiviso dalle associazioni di produttori di vernici e può essere scaricato dal sito ANIT.IT alla voce Manuali, oltre che su diverse testate del settore tra cui:
colonna sonora Dancing On My Own, Robyn • Sight of the Sun, Fun Wishes and Stars, Harper Simon • Girls, Santigold Overdrawn, White Sea • Everyone’s Gonna Get High, Grouplove Infinity Guitars, Sleigh Bells • Fool to Cry, Tegan and Sara Same Mistakes, The Echo-Friendly • With a Girl Like You, The Troggs
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Canale Energia, Casa e Clima, Kyotoclub, Infobuildenergia, E-gazette e Architetto.info. Volendo fare un “ripassino” di alcuni cenni di fisica tecnica, ricordiamo che la trasmittanza termica U [W/m²K] è il parametro che descrive la prestazione di una struttura in riferimento all’isolamento termico nel periodo di riscaldamento (ovvero in regime stazionario). Minore è questo parametro e migliore sarà l’isolamento termico. Il calcolo della trasmittanza termica si esegue in accordo con la norma UNI EN ISO 6946. I valori limite di trasmittanza termica imposti dal DLgs 192/05 e s.m.i. o i valori di accesso alle detrazioni fiscali per interventi di efficientamento sugli edifici esistenti (detrazioni del 65%) sono rappresentativi di strutture ben isolate termicamente. Qualche esempio: - per un edificio in zona climatica E (es. a Verona) il valore della trasmittanza limite di legge è pari a 0.34 W/m2 K, mentre il limite per accedere alle detrazioni è pari a 0.27 W/m2 K; - per un edificio in classe A (DM 26-6-2009) la trasmittanza delle pareti si aggira intorno a 0.1 W/m²K; - per un edificio esistente non riqualificato, è normale aspettarsi una trasmittanza delle pareti compresa tra 1.0 e 2.0 W/m 2 K. Quando si interviene su un edificio esistente, qualunque aggiunta alla stratigrafia di partenza porta a un migliora-
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Spesso il messaggio che viene dato è che basta uno strato millimetrico di queste vernici per ottenere lo stesso effetto di 10 cm di isolanti tradizionali.
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mento della trasmittanza termica. Ragionevolmente però possiamo parlare di “intervento di isolamento termico” solo quando la soluzione proposta porta a un sostanziale miglioramento della trasmittanza termica.
ANIT, AVISA e ASSOVERNICI mettono in guardia tutti i professionisti e li esortano a porre attenzione a tutti quei prodotti tipicamente di rivestimento o finitura con spessori molto bassi che dichiarano proprietà isolanti termiche “un po’troppo” performanti.
In altri termini, un prodotto (o un sistema tecnologico) può essere proposto quale soluzione per l’isolamento termico se incide in modo significativo sulla trasmittanza termica finale. Secondo anche quanto dimostrato dallo studio di EMU Architetti di Cavriago (RE), “una pittura isolante non è in grado di garantire temperature superficiali interne sufficientemente alte da garantire l’assenza di muffa, in corrispondenza di ponti termici comunemente diffusi nel patrimonio edilizio italiano. Se la muffa non si verifica, questo è dovuto allora per forza agli additivi antimuffa presenti nel prodotto”.
Copertina del documento di approfondimento ANIT “Vernici per il risparmio energetico?”.
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L’APPROCCIO DELLE RETI DI IMPRESE PER L’EFFICIENTAMENTO ENERGETICO DELL’EDILIZIA ESISTENTE. di Marco Alberto Zecchin e Valentina Raisa *
Il contesto edilizio italiano attuale L’Italia è caratterizzata da una grandissima quantità di edifici esistenti che avrebbero bisogno di una profonda riqualificazione energetica. Solo per fare un esempio, le statistiche riportano che quasi il 60% del patrimonio residenziale italiano è stato costruito tra il 1946 ed il 1981. Anche senza scendere nel dettaglio è possibile comprendere come mai esista una Direttiva Europea - la 2012/27/UE - che richiede a tutti i Paesi Membri di
legiferare per stabilire un quadro di misure per la promozione ed il miglioramento dell’efficienza energetica. L’Italia ha emanato nel 2014 il Decreto Legislativo 102 sull’efficienza energetica il cui articolo 3 “Obiettivo nazionale di risparmio energetico” afferma che: “L’obiettivo nazionale indicativo di risparmio energetico cui concorrono le misure del presente decreto, consiste nella riduzione, entro l’anno 2020, di 20 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio dei consumi di Energia primaria, pari a 15,5 mi-
lioni di tonnellate equivalenti di petrolio di Energia Finale, conteggiati a partire dal 2010 in coerenza con la Strategia Energetica Nazionale”. Secondo il PAEE 2014 (Piano d’Azione Italiano per l’Efficienza Energetica) il rispetto delle misure imposte dal Decreto Legislativo 102/2014 dovrebbe portare ai risparmi di energia finale che, a seconda del settore interessato (residenziale, terziario, industriale e trasporti) oscillano da 1,23 a 5,50 Mtep per anno. Queste stime sono riportate in Figura 1.
Figura 1 – Risparmi attesi in energia finale (Mtep/a) al 2020 per settore (Fonte: elaborazione Mise e ENEA).
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La promozione dell’efficienza energetica negli edifici I dati esposti in figura 1 si riferiscono ad un traguardo ambizioso, ma necessario nell’ambito delle iniziative per la salvaguardia del pianeta. Per questo motivo l’articolo 4 del Decreto Legislativo 102/2014 reca il titolo di “Promozione dell’efficienza energetica negli edifici.” Il contenuto di questo articolo illustra la vera finalità del provvedimento legislativo che, tramite la definizione di interventi di medio-lungo termine, riguardanti edifici sia pubblici che privati, mira al miglioramento della prestazione energetica degli immobili. Anche se l’obiettivo di questo Decreto è senza dubbio “nobile”, perché impone una riflessione sull’importanza della riduzione delle emissioni climalteranti, non è ovviamente stato “digerito” molto bene da coloro che sono e che saranno obbligati, entro gli specifici termini definiti dal Decreto, a mettere in atto le azioni definite dallo stesso. Siamo infatti ancora in un periodo di crisi economica, nel quale molti soggetti non hanno le disponibilità economiche sufficienti per sostenere gli interventi di efficientamento energetico imposti dal Decreto Legislativo 102/2014, anche se minimi. Altri soggetti, invece, si sono dimostrati scettici a priori, vedendo nel provvedimento solo un’ulteriore imposizione e non una occasione per migliorare. A molti professionisti del settore è capitato di essere contattati sia da privati che da aziende che volevano una consulenza per evitare di ottempe-
rare alle richieste di legge. Tipico è il caso di condomini che si vogliono sottrarre all’obbligo di installare sistemi di contabilizzazione dei consumi o di imprese energivore che non vogliono sostenere l’onere di una Diagnosi Energetica.
petenze in materie diverse e riescono ad offrire servizi “su misura”. Le attività possono essere svolte in modo molto dettagliato ed economicamente ottimizzato. E’ di seguito spiegato il funzionamento delle reti di imprese.
Ebbene, sarebbe davvero importante un cambio di mentalità da parte dei soggetti scettici, poiché le misure individuate dal Decreto Legislativo 102/2014 richiedono sì, uno sforzo progettuale ed un investimento iniziali ma, se svolte correttamente, permettono ampi risparmi energetici che conseguentemente offrono notevoli diminuzioni delle bollette energetiche e degli sprechi. La valutazione dell’analisi costi-benefici degli interventi spetta ovviamente a tecnici adeguatamente preparati. Le analisi da compiere sono tutt’altro che banali e non si possono assolutamente svolgere “…con pochi click”, come pubblicizzano alcuni portali diffusi sul web. Proprio per la complessità del tipo di consulenza da offrire nel settore della riqualificazione energetica degli edifici esistenti e della varietà degli ambiti di studio (tecnologici, economici, legali e contrattuali, ecc.) è opportuno valutare molto bene il tipo di offerta descritta dai preventivi, al fine di operare una buona scelta dei consulenti. Ultimamente si sono affacciate, anche nell’ambito della riqualificazione energetica degli edifici e degli impianti, in tutti gli ambiti di utilizzo dell’energia, le reti di imprese, altamente qualificate perché riuniscono in un unico soggetto più com-
Che cosa sono le reti di imprese Le reti di imprese sono caratterizzate da una forma di contratto che consente alle aziende costituenti di mettere insieme competenze, strumenti e risorse, per migliorare lo svolgimento di alcune attività comuni al fine di fornire un servizio di elevata qualità, rafforzando contestualmente la competitività dell’attività imprenditoriale. La finalità di una rete d’imprese è contenuta nell’art. 6-bis della legge 133/2008 “Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto-Legge25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” che al comma 1 ne precisa la finalità: “… promuovere lo sviluppo del sistema delle imprese attraverso azioni di rete che ne rafforzino le misure organizzative, l’integrazione per filiera, lo scambio e la diffusione delle migliori tecnologie, lo sviluppo di servizi di sostegno e forme di collaborazione tra realtà produttive anche appartenenti a regioni diverse…”, mentre al comma 2 si dà una specifica definizione: “libere aggregazioni di singoli centri produttivi coesi nello sviluppo unitario di politiche industriali, anche al fine
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di migliorare la presenza nei mercati internazionali”. E’ solo con la legge 33/2009 dal titolo “Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto-Legge 10 febbraio 2009, n.5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi” che si stabilisce definitivamente il concetto di rete d’imprese ed in particolare il contratto di rete, le cui disposizioni si trovavano nell’art. 33. Questa prima disciplina è stata poi modificata l’anno successivo dall’art. 42 della legge 122/2010 che reca il titolo di “Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto-Legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”. Al di la degli aspetti storici, l’importante è il concetto che sta alla base della costituzione di una rete di imprese: essa si
giustifica solo se rende un servizio efficiente migliorando contestualmente la competitività delle imprese aderenti, quindi se ha scopi più ampi dei consorzi. Per la costituzione di una rete non c’è un numero minimo di imprese: l’aggregazione di una pluralità di soggetti sarà determinata principalmente dal tipo di servizio offerto e dalla volontà di integrare competenze e specializzazioni. Non sono previsti limiti di natura territoriale, come invece accade per i distretti, per cui possono partecipare aziende situate in diverse parti del territorio italiano e anche le filiali di società estere. Uno tra gli aspetti più interessanti nel settore della riqualificazione energetica degli edifici sono le opportunità fornite dai contratti EPC (Energy Performance Contract) e dalle altre
forme di contratti con garanzia dei risultati o di Finanziamento Tramite Terzi; tali contratti infatti favoriscono la collaborazione tra le differenti figure coinvolte nel processo di efficientamento energetico di un edificio o di un impianto industriale. Vengono quindi superati in questo settore specifico le tradizionali distinzioni tra progettisti, produttori e installatori, per cui alla medesima rete possono partecipare aziende operanti in ambiti diversi. E’ ovvio che la Rete comporta un grande impegno per le imprese aderenti poiché, come è già stato anticipato, la ragion d’essere dell’iniziativa è quella di incrementare la capacità innovativa e la competitività delle imprese che partecipano. Questo grande impegno rappresenta sicuramente una garanzia per il soggetto che
Figura 2 – Schema che raffigura le caratteristiche di costituzione di una rete di imprese.
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decida di avvalersi della rete poiché essa ha una previsione di obblighi da rispettare. Infatti la citata Legge 33/2010 dice “… a tal fine [gli imprenditori] si obbligano, sulla base di un programma comune di rete, a collaborare in forme e in ambiti predeterminati attinenti all’esercizio delle proprie imprese ovvero a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica ovvero ancora ad esercitare in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa”. Il concetto di Rete di imprese si può sintetizzare come schematizzato in figura 2, dalla quale si evince che comporta la condivisione di alcune attività necessariamente definite e realizzate tramite la “collaborazione” (sulla cui forma la legge citata lascia aperta la scelta, limitandosi a dire che deve essere indicata nel contratto con l’unica condizione che tali attività debbano essere attinenti all’esercizio dell’impresa). Per un buon funzionamento della Rete è importante definire gli strumenti che consentono di perseguire finalità e oggetto del contratto (che deve essere redatto mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata e depositato al registro delle imprese da parte di tutte le imprese partecipanti). Solitamente le reti di imprese costituiscono un fondo patrimoniale e stabiliscono gli organi di gestione incaricati, volta per volta, di gestire, in nome e per conto dei partecipanti, l’esecuzione del contratto o di singole parti o fasi dello stesso.
Conclusioni In questo breve articolo è stato descritto il meccanismo di funzionamento delle reti di imprese che, in conclusione, potremmo definire come Imprese che si integrano tra loro, ma che operano in parziale autonomia imprenditoriale. Proprio perché una delle caratteristiche delle reti d’imprese è quella di unire soggetti con competenze diversificate, ma di altissimo livello, quelle che si rivolgono all’ambito della riqualificazione energetica degli edifici esistenti possono offrire al potenziale cliente (pubblico o privato) un servizio completo e affidabile poiché nel loro organico comprendono generalmente studi di progettazione ed ingegneria (per la parte progettuale e la direzione dei lavori), E.S.Co (per l’elaborazione delle Diagnosi Energetiche, per le pratiche di sgravio fiscale o finanziamento e per l’ottenimento dei titoli di efficienza energetica), aziende industriali (che possono fornire consulenze sui prodotti più innovativi nonché la relativa fornitura e posa in opera) ed eventualmente uno studio di consulenza legale per possibili aspetti contrattuali e autorizzativi più complessi.
delle emissioni climalteranti, ma anche un utilissimo investimento per il risparmio sulle bollette energetiche poiché la tecnologia mette a disposizione prodotti e soluzioni che possono avere tempi di rientro dell’investimento particolarmente contenuti (anche uno o due anni, ai termini dei quali l’investimento sostenuto si tramuta in guadagno netto).
* Marco Alberto Zecchin e Valentina Raisa, Architetti. Sistene E.S.Co., partner di AdNova, Energia e ambiente per il futuro, Padova
Il ricorso ad una Rete di Imprese, come potenziale cliente, può costituire un interessante opportunità per coloro che devono sostenere gli obblighi imposti dal Decreto Legislativo 102/2014. Come descritto all’inizio dell’articolo, se tali obblighi sono ben affrontati, possono costituire non solo un’opportunità per la riduzione
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LE PRESTAZIONI DEI MATERIALI RESILIENTI. A cura di ANIT
PREMESSA Il “massetto galleggiante” è una delle soluzioni tecnologiche maggiormente utilizzate per l’isolamento ai rumori da calpestio. Per realizzarlo occorre posare massetto e pavimentazione all’interno di una “vasca” di materiale elastico-resiliente in grado di limitare la trasmissione di vibrazioni e rumori tra gli ambienti. Per ottenere risultati soddisfacenti il sistema costruttivo deve essere progettato e posato in modo corretto. Per la posa in opera è possibile seguire le indicazioni della norma UNI 11516. La progettazione invece può essere realizzata utilizzando le relazioni matematiche delle norme UNI EN 12354-2 e UNI TR 11175. I calcoli previsionali sono quindi lo strumento che ci permette di individuare quali caratteristiche dovrà avere il materiale resiliente che verrà utilizzato nel nostro intervento edilizio. Ma come si determinano sperimentalmente queste caratteristiche? E come vengono dichiarate nella documentazione tecnica delle aziende del settore?
ANIT, Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico, ha approfondito questi temi nel documento “Linee guida sulle prestazioni dei materiali resilienti”, di cui si riporta di seguito un breve estratto.
stanza una sorgente normalizzata di rumore da impatto. Tale parametro può essere calcolato con la seguente relazione matematica semplificata
I Soci ANIT possono scaricare gratuitamente la nuova guida su www.anit.it
Lnw,eq è il livello di rumore da calpestio equivalente riferito al solaio privo di massetto galleggiante [dB] ΔL w è la riduzione del rumore di calpestio dovuto alla presenza del massetto galleggiante [dB] K è la correzione da apportare per la presenza di trasmissioni laterali di rumore [dB]
IL CALCOLO DEL RUMORE DA CALPESTIO Il livello dl rumore di calpestio (L’nw) caratterizza il disturbo percepito in un ambiente quando viene attivata in un’altra
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Il parametro ΔL w può essere ricavato da certificati di laboratorio, conformi alle norme serie UNI EN ISO 10140, o calcolato con le relazioni matematiche proposte in UNI EN 12354-2 e UNI TR 11175. La misura in laboratorio di ΔL w consiste, in estrema sintesi, nel determinare la riduzione di rumore da calpestio di un massetto galleggiante in un laboratorio di prova su un solaio in cemento armato di spessore 12 cm (o 14 cm) e dimensione di almeno 10 m2. Tale parametro dipende, oltre che dal materiale resiliente, anche dal peso del massetto soprastante. Pertanto il risultato del certificato di laboratorio potrà essere utilizzato nei calcoli previsionali solo se in cantiere si prevede di realizzare un massetto galleggiante identico a quello testato. Il calcolo analitico di ΔL w invece può essere eseguito con la relazione “semplificata”:
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dove: s’ è la rigidità dinamica del materiale resiliente [MN/m3] m’ è la massa superficiale di massetto e pavimentazione soprastante il materiale resiliente [kg/m 2] Analizzando la formula si osserva che ΔL w “migliora” quanto più aumenta il valore di m’ o diminuisce il valore di s’. LE CARATTERISTICHE PRESTAZIONALI DEI MATERIALI RESILIENTI Rigidità dinamica (s’) e resistenza al flusso d’aria (R) La rigidità dinamica (s’) di un materiale resiliente si rileva seguendo le indicazioni della norma UNI EN 29052-1. In sintesi occorre prima misurare la rigidità dinamica apparente (s’t) del materiale con un metodo “di risonanza” e poi correggere il dato, se necessario, per ricavare la rigidità dinamica “reale” (s’). La norma infatti indica che la rigidità dinamica (s’) dipende anche dalla resistività al flusso d’aria (r) in direzione laterale del campione (misurata secondo la UNI EN 29053) e, se il materiale ha specifici valori di
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resistività al flusso, allora a s’t deve essere aggiunta la rigidità dinamica del gas contenuto nel materiale (s’a) Si osserva però che per alcuni prodotti multistrato la UNI EN 29052-1 non chiarisce come determinare la rigidità dinamica del gas. Inoltre la norma non specifica se la resistenza al flusso in direzione laterale debba essere misurata sui singoli strati o sull’intero prodotto. Queste indeterminazioni hanno comportato, negli scorsi anni, approcci differenti da parte dei laboratori di prova e, di conseguenza, sono stati pubblicati certificati realizzati con tecniche di misura diverse, anche se riferiti alla medesima tipologia di prodotto. Comprimibilità (c) La norma UNI EN 12431 specifica come determinare la comprimibilità dei materiali sottoposti al carico dei massetti. La misura consiste in sostanza nel rilevare più volte lo spessore del materiale sottoposto a differenti carichi. Dalla differenza di due valori di spessore si ricava il parametro c (comprimibilità). Le norme di prodotto dei singoli materiali indicano come dichiarare la prestazione di comprimibilità del prodotto testato. In generale, perché un materiale rientri in un specifico “livello di comprimibilità”, nessun risultato di prova deve essere maggiore a determinati valori. Allo stato attuale la misura della comprimibilità viene eseguita principalmente per determinare quali carichi può sopportare il materiale anticalpestio, per evitare rotture o fessurazioni di massetti e pavimentazioni. Non vi sono norme ufficiali
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(UNI, EN, ISO…) che specifichino come correlare comprimibilità e “prestazioni acustiche a lungo termine” dei prodotti. Scorrimento viscoso (creep) La misura dello scorrimento viscoso (creep) a compressione, descritto nella UNI EN 1606, consente di stimare la deformazione a lungo termine di un materiale sotto carico. La misura consiste in sostanza nel rilevare l’aumento della deformazione di un provino sottoposto a una sollecitazione di compressione costante. I dati acquisiti permettono di determinare il valore della deformazione del materiale sul lungo periodo, fino a 30 volte il tempo di durata della prova. Anche per questa caratteristica, allo stato attuale, non vi sono documenti ufficiali che specifichino come correlare scorrimento viscoso e “prestazioni acustiche a lungo termine” dei prodotti. Solo nella norma UNI TR 11175 è indicato genericamente che: “Nel caso di pavimenti galleggianti aventi strato resiliente posto al di sotto del massetto, la deflessione statica del materiale resiliente può presentare dei limiti oltre i quali quest’ultimo non garantisce una sua efficienza come antivibrante.” Correlazioni tra i parametri Rigidità dinamica, comprimibilità e scorrimento viscoso contribuiscono a caratterizzare comples-
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sivamente un materiale resiliente ma, ad oggi, solo il primo parametro rientra nelle relazioni di calcolo previsionale delle UNI EN 12354 e UNI TR 11175. Anche se attualmente non vi sono norme tecniche ufficiali che definiscono possibili correlazioni matematiche tra le varie caratteristiche, in questi anni ricercatori e produttori di materiali hanno elaborato alcune proposte. Due articoli scientifici che trattano questi argomenti sono: “Isolamento acustico. Determinazione della rigidità dinamica a lungo periodo” di A. Schiavi, F. Alasia, A. Pavoni Belli, M. Corallo e F. Russo, apparso sulla rivista ANIT “Neo Eubios n° 17 (ottobre 2006)” (scaricabile da www.anit.it) e “Time-depending performance of resilient layers under floating floors” di M. Caniato, F. Bettarello, L. Marsich, A. Ferluga, O. Sbaizero, C. Schmid, pubblicato su “Construction and Building Materials 102 (2016) 226-232” La tabella che segue sintetizza i parametri descritti RISULTATI DI MISURE IN OPERA L’indice di livello di rumore da calpestio (L’nw) può essere misurato in opera seguendo le indicazioni della norma UNI EN ISO 16283-2. Il documento spiega come posizionare la
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macchina da calpestio, come eseguire le rilevazioni fonometriche e come elaborare i dati acquisiti. Le prove in opera possono risultare utili per: determinare le prestazioni raggiunte in cantiere da uno specifico prodotto in un certo contesto costruttivo, confrontare prodotti certificati con diverse metodologie o individuare prestazioni di strutture non contemplate nei modelli di calcolo previsionale. È però importante evidenziare che il risultato di una prova in opera non può essere esteso direttamente ad altri ambienti abitativi dello stesso immobile, né tantomeno ad altri edifici. Piccole differenze nella conformazione delle stanze o nella cura della posa in opera, possono determinare discrepanze tra i risultati in differenti ambienti abitativi. RISULTATI DI MISURE NON CONFORMI I risultati derivanti da prove di laboratorio o da prove in opera eseguite in maniera non conforme alle norme tecniche citate in questo articolo possono essere considerati come documentazione aggiuntiva ma non sostitutiva e non confrontabile con i risultati ottenuti da prove eseguite in maniera conforme. Tali dati infatti non possono essere implementati nelle formule di calcolo previsionale (UNI EN 12354) ma, in
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alcuni casi, possono essere utilizzati per confronti tra medesime tipologie di misura. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Questo articolo ha voluto evidenziare quali sono le caratteristiche prestazionali dei materiali resilienti, come vengono misurate in laboratorio e come possono essere utilizzate nei calcoli previsionali. Si evince la necessità di analizzare sempre con attenzione la documentazione tecnica delle aziende che commercializzano materiali anticalpestio e
di verificare: come sono state determinate le prestazioni dei prodotti (se attraverso calcoli o misure), il riferimento alla norma tecnica adottata, il riferimento all’eventuale certificato di laboratorio. Si evidenzia anche l’opportuniunità, in alcuni casi, di non fermarmarsi al solo dato pubblicato sulla documentazione tecnica maa di approfondire le informazioni zioni consultando anche i rapporti rti di prova. Inoltre, come indicato to in precedenza, anche i risultati ti di prove in opera o altri tipi di dati possono fornire informazioni zioni aggiuntive importanti.
Per approfondimenti si rimanda al documento “Linee guida sulle prestazioni dei materiali resilienti”, scaricabile gratuitamente dai soci ANIT su www.anit.it
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LE SIMULAZIONI IGROTERMICHE DINAMICHE. Possibili applicazioni nella pratica edilizia. di Eleonora Marra *
1. Introduzione: l’umidità nei componenti edilizi I componenti edilizi non sono mai completamente asciutti. In funzione delle condizioni al contorno durante tutto il corso dell’anno si verificano situazioni in cui la quantità d’acqua presente è elevata – a seconda dei fenomeni di trasporto e accumulo di umidità che hanno luogo. In queste condizioni, è essenziale che il contenuto di umidità non aumenti fino al punto di poter provocare danni. A causa della differenza tra clima esterno e interno hanno luogo flussi diffusivi di vapore attraverso la soluzione tecnica: tipicamente dall’interno verso l’esterno durante l’inverno e dall’esterno verso l’interno durante l’estate. Grandi quantità d’acqua nella costruzione si possono avere quando una superficie esterna assorbente viene in contatto con pioggia o schizzi d’acqua. Anche la formazione di condensa (all’interno della soluzione tecnica o alla superficie della stesso), feno-
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meni convettivi e umidità di risalita contribuiscono all’accumulo di umidità. Accumulo di umidità e asciugamento devono equivalersi, in modo tale che né nel corso dell’anno né in tempi più lunghi si raggiungano quantità critiche di umidità. L’idea di un bilancio dell’umidità è contenuta anche nella verifica di Glaser, così come prescritto dalla norma UNI EN ISO 13788 [1]. Tuttavia, il calcolo è limitato alla stima della condensa nel periodo invernale e trascura molti effetti importanti. Le simulazioni igrotermiche ai sensi della norma UNI EN 15026 [2], invece, tengono conto di quasi tutti i fattori di maggior rilievo e consentono quindi una valutazione più completa e affidabile del comportamento igrotermico nei componenti edilizi – sia in fase di progettazione sia a posteriori in caso di analisi degli errori che hanno causato danni. Il presente articolo ha lo scopo di chiarire le differenze tra metodo di Glaser e simulazioni igrotermi-
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che, presentando al contempo le numerose possibilità d’impiego di queste ultime nel campo edilizio. 2. Glaser e simulazioni igrotermiche a confronto In Italia, la norma tecnica di riferimento per la verifica igrometrica dei componenti edilizi è la UNI EN ISO 13788 [1]: essa fornisce, oltre alla verifica di Glaser per la condensa interstiziale e superficiale, anche un metodo di calcolo per valutare il rischio di formazione di muffa e il tempo di asciugamento della costruzione. Con il metodo di Glaser si ottiene, graficamente o mediante calcolo, un bilancio dei flussi diffusivi che si hanno nel corso dell’anno all’interno della soluzione tecnica. Come clima interno ed esterno si assumono valori costanti di temperatura e umidità relativa che solo in parte possono rispecchiare le condizioni reali. Inoltre, si trascurano alcuni effetti rilevanti legati al clima come l’irraggiamento solare, il vento e la pioggia battente.
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In breve, Glaser considera solo il bagnamento in inverno e l’asciugamento in estate del componente edilizio, il tutto unicamente in base al meccanismo fisico di diffusione del vapore acqueo. Nonostante tali limitazioni, la verifica di Glaser viene usata da molti anni e si è dimostrata valida, quanto meno per le soluzioni tecniche per cui il metodo è stato sviluppato: costruzioni leggere nelle quali né l’umidità di costruzione, né l’assorbimento di pioggia, né gli effetti della radiazione solare giocano un ruolo cruciale. Un’importante eccezione è rappresentata tuttavia dalle coperture leggere con membrana al vapore su entrambi i lati: nella pratica esse mostrano spesso danni, anche se la verifica di Glaser ha dato esito positivo. Ciò si spiega col fatto che nella verifica si assume che la costruzione sia asciutta e idealmente impermeabile al vapore, condizioni queste che difficilmente possono essere raggiunte nella pratica. In assenza di umidità, infatti, lo scarso potenziale di asciugamento di certe soluzioni tecniche non è un problema; tuttavia, l’eventuale presenza di umidità, sia essa di cantiere o dovuta a infiltrazioni, porta frequentemente a danni del componente edilizio. Molte altre soluzioni tecniche sono escluse dalla verifica di Glaser, in quanto non ricadono nel campo di applicazione della stessa. Si tratta di costruzioni dove sono dominanti effetti che in Glaser vengono trascurati: ad esempio l’umidità di cantiere, l’assorbimento della pioggia, condizioni climatiche estreme, coperture verdi, ambienti inter-
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ni climatizzati oppure non destinati a civile abitazione o ad ufficio. Il metodo di Glaser postula inoltre che: - le proprietà termofisiche dei materiali siano costanti (con l’umidità e la temperatura); - l’igroscopicità dei materiali, l’assorbimento capillare ed il trasporto di acqua liquida siano trascurabili; - gli effetti della radiazione solare siano trascurabili; - non vi siano movimenti dell’aria attraverso fessure o intercapedini; - il trasporto di vapore sia monodimensionale; - le condizioni climatiche al contorno siano stazionarie. Sono proprio i limiti di applicazione del metodo di Glaser che ci spingono ad adottare le simulazioni igrotermiche dinamiche: esse permettono, tramite l’uso di determinati modelli fisici, di eseguire un calcolo realistico delle condizioni termiche e igrometriche tenendo conto della maggior parte dei principali fattori che influiscono sul trasporto e accumulo di calore e umidità. La stessa norma UNI EN ISO 13788 [1] nell’introduzione consiglia, qualora la soluzione tecnica analizzata esuli dal campo di applicazione di Glaser, di ricorrere all’uso delle simulazioni igrotermiche, rimandando di fatto alla norma UNI EN 15026 [2]. Se si lascia da parte il bilancio meramente diffusivo della verifica semplificata di Glaser, tramite le simulazioni igrotermiche dinamiche possono essere considerati, tra gli altri, i seguenti effetti fisici e condizioni al contorno:
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- assorbimento di acqua piovana e trasporto liquido; - assorbimento di umidità di risalita; - accumulo di umidità e asciugamento dell’umidità di costruzione; - accumulo di calore e inerzia termica; - influenza del contenuto di umidità sulla conducibilità termica dei materiali; - effetto delle membrane al vapore igrovariabili; - effetti entalpici dovuti alla formazione di ghiaccio e all’evaporazione; - effetti della radiazione solare; - condensa estiva e da raffreddamento notturno. Al fine di ottenere simulazioni igrotermiche affidabili, è importante disporre delle adeguate proprietà dei materiali, occorre cioè integrare i dati normalmente usati per la verifica di Glaser con le seguenti informazioni: la funzione di assorbimento igroscopico, i coefficienti di trasporto liquido, la conducibilità termica e la resistenza alla diffusione del vapore dipendenti dall’umidità e dalla temperatura. Inoltre, dal momento che alcuni meccanismi di degrado dipendono da fenomeni di breve durata, come l’andamento giornaliero delle condizioni climatiche esterne (si veda Figura 1), è necessario disporre di dati climatici su base oraria per la specifica località d’interesse. Per dati climatici si intendono, oltre alla temperatura e all’umidità relativa, anche la radiazione solare, il vento e la pioggia battente per ogni orientamento. Per quanto attiene le condizioni al contorno interne, si possono imporre valori di progetto, dati misurati in fase
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Figura 1: Simulazione WUFI® [3] - Andamento della temperatura e dell’umidità relativa all’intradosso del rivestimento esterno di una copertura piana in una giornata estiva. di monitoraggio oppure affidarsi a modelli che simulino l’ambiente interno in funzione delle condizioni di utilizzo. 3. Procedura di calcolo di una simulazione igrotermica La procedura di calcolo e la conseguente valutazione dei risultati di una simulazione igrotermica dinamica vengono qui esemplificate tramite la versione monodimensionale del programma WUFI® Pro [3]. La Figura 2 mostra l’interfaccia utente di WUFI® con i dati di input per una muratura in mattoni pieni isolata dall’interno. In primo luogo è necessario definire la geometria della soluzione tecnica, indicando posizione, spessore dei singoli strati, nonché i materiali ad essi associati. A tale scopo il programma è provvisto di una banca-dati di materiali da co-
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struzione, che annovera sia nuovi materiali commerciali sia materiali storici o generici. Per ogni voce della banca-dati, il programma mostra non solo le proprietà necessarie per le verifiche termiche (conducibilità termica, fattore di resistenza alla diffusione del vapore, capacità termica, porosità, densità), ma anche i dati ricavati sperimentalmente relativi alla funzione di assorbimento igroscopico, ai coefficienti di trasporto liquido, alla dipendenza delle proprietà materiche dall’umidità e dalla temperatura. L’utente ha inoltre la possibilità di modificare tali materiali, variandone alcune proprietà in funzione delle specifiche esigenze di progetto, o di crearne di propri, utilizzando eventuali dati di laboratorio a propria disposizione. In ogni caso si raccomanda prudenza, vista la grande mole di parametri in gioco e le loro mutue interrelazioni.
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Del resto, spesso può bastare una semplice analisi di sensitività per capire quali proprietà siano realmente influenti nella specifica situazione da simulare. Una volta definiti materiali e geometria della soluzione tecnica, è necessario scegliere l’orientamento e l’inclinazione della stessa (copertura piana/inclinata o parete verticale). Tale operazione è indispensabile affinché il programma possa simulare correttamente il carico di pioggia e radiazione solare incidente sul componente edilizio oggetto di studio. Per quanto concerne le condizioni al contorno esterne, occorre disporre di un set di dati climatici con definizione oraria. Per le condizioni al contorno interne si può ricorrere a uno dei quattro modelli offerti dal programma (WTA 6-2-01/D [4], EN 13788 [1], EN 15026 [2] o ASHRAE 160 [5]),
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a patto che l’ambiente analizzato sia destinato a civile abitazione o a uso uffici. Tali modelli considerano valori costanti o sinusoidali della temperatura e dell’umidità relativa, oppure ne ricavano l’andamento in funzione delle condizioni esterne. In alternativa, si possono importare nel programma altri set di dati, eventualmente usando misure di laboratorio o di monitoraggio. Gli effetti delle condizioni climatiche sulla superficie del componente edilizio vengono considerati mediante i coefficienti di trasmissione superficiale (coefficienti liminari di scambio termico, permeabilità al vapore, assorbanza
ed emissività). Ad esempio, un valore più elevato di assorbanza di una superficie scura ha come conseguenza un maggiore surriscaldamento della parete, mentre una resistenza alla diffusione del vapore aggiuntiva offerta da un rivestimento superficiale porta a un asciugamento più lento. Come condizioni iniziali della simulazione si possono considerare tipici valori di umidità di costruzione oppure profili di umidità ricavati analiticamente o sperimentalmente. Inoltre, vi è la possibilità di introdurre diversi tipi di pozzi o sorgenti di calore e di umidità: in questo modo si è in grado di simulare effetti multidi-
mensionali che altrimenti non sarebbe possibile considerare, quali convezione, ventilazione, infiltrazioni di pioggia e simili. Inizio e durata delle simulazioni vengono scelti di volta in volta, in funzione delle specifiche situazioni che si intende calcolare. Rispetto alle costruzioni permeabili al vapore, i componenti maggiormente resistenti alla diffusione del vapore richiedono in genere più tempo per superare la fase di transitorio e raggiungere il cosiddetto stato di equilibrio dinamico con l’ambiente (condizione stazionaria). Tale stato si intende raggiunto quanto il comportamento igrotermico della soluzione tecnica varia solo in funzione delle va-
Figura 2: Interfaccia utente del programma di simulazioni igrotermiche dinamiche WUFI® Pro. Geometria e materiali della soluzione tecnica (es. muratura di mattoni pieni isolata dall’interno).
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riazioni climatiche stagionali, ma rimane sostanzialmente inalterato da un anno all’altro. È inoltre possibile valutare effetti sul lungo periodo di un lento accumulo di umidità, che solo dopo molti anni produce condizioni critiche. Nella maggior parte dei casi si opta per periodi di calcolo che vanno dai tre ai dieci anni; la durata effettiva della simulazione è comunque ridotta ad alcuni minuti. L’immissione dei dati di input, l’esecuzione della simulazione e l’uso del software in se sono molto semplici; tuttavia, occorre disporre di adeguate conoscenze di fisica dell’edificio e di un minimo di esperienza per poter scegliere correttamente quali dati immettere nel programma. Assunzioni irrealistiche, come per esempio l’assenza di pioggia battente o valori scorretti di assorbimento della radiazione solare possono influenzare pesantemente la simulazione e falsarne i risultati, inficiando quindi anche la valutazione igrotermica finale di una determinata soluzione tecnica.
soluzioni tecniche devono obbligatoriamente soddisfare: i risultati delle simulazioni vanno esaminati singolarmente e valutati in funzione del tipo di materiale. Anche per la verifica finale dei risultati è richiesta una discreta dose di esperienza e di conoscenze tecniche specifiche. In ogni caso, si presentano qui di seguito alcuni criteri di riferimento.
4. Valutazione dei risultati Ciò che si ottiene da una simulazione igrotermica dinamica sono gli andamenti, nel tempo, dei profili di temperatura, umidità relativa e contenuto d’acqua nella soluzione tecnica (Figura 1), oppure andamenti temporali degli stessi parametri nei singoli strati che la compongono. A differenza di quanto avviene con Glaser, qui non esistono criteri di accettazione universalmente validi che le
Gelo Nella condizione stazionaria il contenuto di umidità accettabile può variare in funzione del tipo di materiale. Intonaci resistenti al gelo, murature e calcestruzzo possono teoricamente giungere fino alla saturazione senza presentare problemi da un punto di vista igrotermico. Va notato, tuttavia, che con l’elevata penetrazione di umidità nella soluzione tecnica aumenta il rischio che si formi-
Comportamento igrotermico All’interno della soluzione tecnica il contenuto di umidità non deve aumentare nel lungo periodo. A tal fine è necessario analizzare in primo luogo il contenuto di umidità complessivo: tale parametro può diminuire nel tempo o rimanere costante, ma non deve aumentare nel corso dell’intera simulazione. Lo stesso discorso vale per il contenuto di umidità dei singoli strati: esso può aumentare nel caso in cui l’umidità di costruzione di un materiale si asciughi lentamente nel corso degli anni, migrando e accumulandosi al contempo in uno strato limitrofo.
no alghe e muffe sulla superficie esterna della stessa. Il contenuto d’acqua nei materiali sensibili al gelo, invece, dovrebbe in generale mantenersi più basso: nella pietra arenaria, ad esempio, con le temperature invernali normalmente raggiunte nei paesi mitteleuropei si verificano danni già con un contenuto d’acqua del 12% in massa. D’altro canto, per molti altri materiali da costruzione non sono noti specifici valori critici del contenuto d’acqua. Le nuove linee guida WTA per l’isolamento dall’interno1 [6] propongono, per materiali non resistenti al gelo, una soglia critica del 30% di umidità o del 95% UR nei pori. In queste condizioni, almeno secondo le conoscenze attuali, si può escludere il rischio di attacco del gelo anche per i materiali meno resistenti. Marcescenza del legno Per il legno e i materiali a base lignea, al fine di evitare marcescenza o perdita di resistenza meccanica dell’elemento costruttivo, la norma tedesca DIN 68800 [7] fissa rispettivamente a 20% e 18% in massa il contenuto massimo d’acqua nel materiale; tale valore è valido anche per isolanti fibrosi a base organica e non va mai superato, se non eccezionalmente per brevi periodi (tipicamente durante la prima stagione invernale durante la fase di transitorio che segue la messa in opera della struttura). Va tuttavia fatto notare che questi valori sono alquanto cautelativi: infatti, solo a completa saturazione delle fibre, appros-
WTA è l’associazione internazionale per la scienza e la tecnologia della conservazione degli edifici e la preservazione dei monumenti. Essa ha come missione l’incoraggiamento della ricerca e delle sue applicazioni pratiche nel campo della conservazione degli edifici e della salvaguardia dei monumenti. Le linee guida WTA sono particolarmente diffuse nell’Europa Centrale. 1
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simativamente sopra un contenuto d’acqua del 25-30% in massa, i funghi possono richiamare dal legno umidità sufficiente affinché la degradazione del materiale cominci. Anche la temperatura influenza il fenomeno: se bassa, essa lo rallenta fino a fermarlo completamente. A questo proposito si segnala che è attualmente in fase di definizione un modello per la previsione della crescita fungina nel legno in funzione dell’umidità relativa e della temperatura [8]. Muffa Alla superficie interna e nelle soluzioni di continuità tra uno strato e l’altro di un componente edilizio possono talvolta verificarsi condizioni di umidità elevate tali da consentire la formazione di muffa. Ancora una volta possiamo citare la normativa tedesca [9], nella quale la soglia critica è fissata a 80% UR. Questo valore vale però solo in corrispondenza dei ponti termici, nel periodo invernale – quindi circa a una temperatura di 12,5°C. A temperature più elevate, per esempio in estate, il rischio di formazione muffa si ha già per valori di umidità pari al 75% UR. A questo riguardo, il programma WUFI® fornisce le cosiddette curve isoplete, che indicano le condizioni igrotermiche minime per le quali si può avere muffa sulla superficie interna della soluzione tecnica. Se tali limiti non vengono superati, la crescita di muffa non è fisicamente possibile; in caso contrario il rischio è tanto più
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grave, quanto maggiore è la durata e l’entità del superamento. Una valutazione precisa è resa possibile dal modello bio-igrotermico WUFI® Bio2 [10]: esso calcola, a partire del modello di una spora, la velocità di germinazione e crescita della muffa. Corrosione Com’è noto, gli elementi metallici presenti negli edifici sono soggetti a corrosione, soprattutto se esposti a livelli elevati di umidità. Questo problema coinvolge tipicamente il calcestruzzo armato, una volta che il copriferro si è carbonatato e l’armatura non si trova più in uno stato di passività. Semplificando si può affermare che, se l’umidità relativa nei pori del calcestruzzo a contatto col metallo è inferiore a 80%, non esistono rischi di corrosione [11]. Anche in questo caso la temperatura svolge un ruolo importante, per quanto non sufficientemente indagato: si stima che un aumento della temperatura comporti un’accelerazione del fenomeno corrosivo. In collaborazione col Politecnico di Milano, il Fraunhofer IBP ha sviluppato il modello WUFI® Corr per la previsione del rischio di corrosione in differenti materiali minerali3 : esso calcola la velocità di corrosione in funzione delle condizioni igrotermiche al contorno [12]. Aumento della conducibilità termica Negli isolanti sensibili all’umidità, come quelli di schiuma rigida, si può verificare un aumento del-
la conducibilità termica a causa dell’ingresso di umidità nel materiale per diffusione. Di questa variazione il programma tiene conto: infatti, per la maggior parte dei materiali della banca-dati, è disponibile una funzione che l’utente può attivare per ricavare il massimo valore di conducibilità ottenibile in funzione del contenuto d’acqua. Questo effetto può essere considerato di modesta entità se si verificano variazioni massime in volume pari a circa il 2%. Accumulo di condensa Alcuni isolanti offrono soltanto una modesta capacità di accumulo di umidità. Quando si verifica un ingresso di umidità per diffusione, sul lato freddo dell’isolante si può avere formazione di condensa. In questi casi è importante che la quantità d’acqua sia tanto limitata da non permettere il deflusso del condensato. Pertanto, la nuova versione della norma UNI EN ISO 13788 [1] mette in guardia dal superare il limite di 200 g/m3, se i materiali prossimi al punto in cui si verifica condensa non hanno capacità di accumulo d’acqua. Ulteriori criteri di valutazione possono essere legati, ad esempio, alla diminuzione della resistenza meccanica, al comportamento chimico o alla durabilità igrotermica dei materiali utilizzati. A seconda delle circostanze, può essere necessario prendere in considerazione anche questi aspetti.
WUFI® Bio può essere scaricato gratuitamente dal sito: https://wufi.de/en/software/wufi-add-ons/ WUFI® Corr sarà a breve disponibile sul sito: https://wufi.de/en/software/wufi-add-ons/
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5. Progettazione sicura e tolleranza per gli errori di messa in opera Quando si progetta un componente edilizio non ha senso presupporre che esso sarà, nella realtà, perfettamente impermeabile e asciutto. Una visione del genere privilegia soluzioni tecniche chiuse alla diffusione di vapore, che nella pratica sono piuttosto suscettibili di danni a causa del loro scarso potenziale di asciugamento.
Ingresso di umidità per convezione Le costruzioni leggere non sono mai completamente a tenuta d’aria. In caso di differenze di pressione tra esterno e interno – differenze che si creano soprattutto in inverno a causa del flusso ascensionale di aria calda negli ambienti interni riscaldati (effetto camino) – nella parte superiore dell’edificio si può creare un flusso d’aria che attraversa la chiusu-
ra dall’interno verso l’esterno. Se sul percorso di tale flusso d’aria viene raggiunto il punto di rugiada dell’ambiente interno si ha formazione di condensa nella soluzione tecnica (si veda Figura 3). L’ingresso di umidità per convezione deve necessariamente poter essere smaltito per diffusione, senza causare danni alla costruzione a seguito di un eventuale accumulo d‘umidità. Poiché tali
La regola di base, quando ci si occupa della progettazione igrotermica di una costruzione, è che questa sia impermeabile alla diffusione il minimo indispensabile e allo stesso tempo il più possibile permeabile. Come diretta conseguenza si ottiene una soluzione tecnica che, grazie al suo maggiore potenziale di asciugamento, è più resistente a eventuali errori di messa in opera. Umidità di costruzione Al fine di assicurare un adeguato potenziale di asciugamento, la simulazione può essere avviata, ad esempio, con un valore iniziale di umidità di costruzione verosimilmente maggiorato (tale procedura è particolarmente indicata per murature e rivestimenti lignei soggetti alla pioggia). Tale umidità iniziale di costruzione deve poter essere smaltita senza che il suo accumulo possa portare a danni della costruzione. Un’altra possibilità è prevede di considerare l’umidità che si accumula nel componente edilizio durante la fase di cantiere, tipicamente attraverso ventilazione o esposizione diretta alla pioggia.
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Figura 3: Differenze di pressione nell’edificio a seguito dell’effetto camino (sinistra) e conseguente infiltrazione d’aria con condensazione sul lato freddo del componente (destra).
Figura 4: Umidità nel legno del rivestimento esterno di una copertura leggera con membrana al vapore su entrambi i lati e finitura superficiale chiara, calcolata per diversi carichi di umidità dell’ambiente interno: si ottiene una situazione non critica se si postula una perfetta tenuta all’aria della soluzione tecnica (sinistra); mentre se si considera l’ingresso di umidità per convezione, si hanno valori crescenti dell’umidità del legno in ogni condizione considerata.
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moti convettivi nelle strutture leggere rappresentano la regola e non l’eccezione, la nuova edizione della DIN 68800 [7] richiede di considerare tele effetto nel calcolo igrometrico. Tale verifica è resa possibile, nel programma WUFI, dal modello instazionario d’infiltrazione [13]: la quantità di umidità dovuta al flusso convettivo viene ricavata in funzione delle caratteristiche della soluzione tecnica e del clima e inserita dall’utente come sorgente di umidità in un punto specifico della chiusura. La Figura 4 mostra, per una copertura piana con membrana al vapore su entrambi i lati, finitura superficiale chiara e diversi carichi interni di umidità, l’umidità del rivestimento OSB esterno. Se si presuppone una perfetta tenuta all’aria della soluzione tecnica (sinistra), ne risultano situazioni prive di problemi dal punto di vista igrotermico, con un contenuto di umidità nel legno compreso tra 14% e 16% in massa. Solo considerando un’infiltrazione d’aria per convezione (destra) si può notare come la costruzione abbia un potenziale di asciugamento molto basso. In questa situazione si vede molto bene come anche piccole quantità di umidità portino a un accumulo sempre screscente di umidità; pertanto se ne può concludere che la soluzione tecnica non è sufficientemente resistente a eventuali errori di messa in opera. Ingresso di umidità dovuto a infiltrazioni di acqua piovana Un’ulteriore possibilità di ingresso d’umidità nelle chiusure esterne si verifica spesso nel caso in cui la pioggia si infiltri sul lato interno di isolanti o rivestimenti di facciata
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attraverso i nodi di raccordo con finestre e aperture varie. Questo fenomeno ha portato a danni ingenti nelle costruzioni lignee isolate con isolanti impermeabili alla diffusione di vapore, a causa dello scarso potenziale di asciugamento, soprattutto negli USA e in Scandinavia. Per questo motivo, accanto a una cura particolare nell’esecuzione dei nodi costruttivi, la normativa americana ASHRAE 160 [5] impone di considerare un’infiltrazione d’acqua piovana pari a 1% della stessa. Tale percentuale d’acqua piovana viene imposta come infiltrazione sul lato caldo dell’isolante durante ogni acquazzone: solo quando essa può essere smaltita dalla costruzione senza danni, la soluzione tecnica si intende verificata dal punto di vista igrotermico. L’ordine di grandezza di detta infiltrazione è stato calibrato in modo che solo le costruzioni danneggiate riscontrassero problemi anche nelle simulazioni
e quelle rimaste incolumi presentassero un adeguato potenziale di asciugamento. Accanto alla normativa americana, la verifica con il valore di 1% è oramai entrata nella prassi progettuale anche in Scandinavia, dimostrandosi valida anche qui. Le curve verdi di Figura 5 mostrano i risultati di una simulazione condotta su una chiusura costituita da un pannello sandwich di calcestruzzo armato e isolante EPS (sinistra) e lana minerale (destra). Nel caso si consideri una messa in opera perfetta della soluzione tecnica, cioè senza infiltrazione di pioggia sul lato caldo dell’isolante, l’umidità iniziale – per quanto elevata – decresce rapidamente fino a portarsi al di sotto della soglia critica per la corrosione posta a 80% UR. Considerando invece infiltrazioni di pioggia di diversa portata (curve blu) l’umidità nella soluzione tecnica con lana mine-
Figura 5: Umidità relativa calcolata nel punto dove sono collocate le armature di un elemento di calcestruzzo posto sul lato interno di un cappotto EPS (sinistra) e lana di roccia (destra), in funzione della tenuta superficiale alla pioggia battente.
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rale, cioè con isolante permeabile alla diffusione di vapore, decresce fino a portarsi, nel lungo periodo, su valori non critici. Osservando invece il caso della soluzione isolata con EPS, l’umidità dovuta all’infiltrazione di pioggia non può asciugarsi, se non molto lentamente; come risultato si ha un’umidità crescente fino a valori compresi tra 90% e 100% e conseguente rischio di corrosione delle armature. Quanto possono influire sui risultati parametri incerti? Nel valutare le soluzioni tecniche durante la fase di progettazione si considera in genere una struttura predefinita e se ne verifica l’idoneità igrotermica mediante simulazione. In questo caso il progettista ha a disposizione informazioni sulle caratteristiche della soluzione tecnica, l’ubicazione e la destinazione d’uso dell’edificio. Sulla base di tali informazioni costruisce il modello della simulazione e seleziona le opportune condizioni al contorno. Al termine della simulazione ne analizza i risultati e infine valuta l’idoneità igrotermica della soluzione tecnica. Naturalmente questa procedura nasconde sempre qualche incertezza nella scelta delle proprietà dei materiali, dei dati climatici, dell’ambiente interno, ecc. Vi sono poi alcuni fattori variabili che è bene considerare, come ad esempio l’ombreggiamento dovuto alla presenza di alberi o la conversione di destinazione d’uso con aumento del carico di umidità interno. Ciò solleva la questione se sia accettabile o meno fare semplicemente una stima ragionevole dei fattori incerti. Una risposta a tale quesito è possibile tramite le simulazioni
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dinamiche stesse: con esse si può infatti eseguire un’analisi di sensitività, che prevede di far variare un determinato fattore in un intervallo significativo e di valutare quindi gli effetti di tali variazioni sulla risposta igrotermica della soluzione tecnica. Se suddette variazioni non portano a risultati significativamente diversi fra loro si può concludere che la conoscenza precisa del parametro analizzato non sia necessaria e se ne può quindi effettuare una stima di massima. Se invece si ottengono variazioni significative dei risultati, il parametro in questione è fondamentale per la verifica igrotermica della soluzione tecnica e il suo valore va determinato con precisione. Ciò riguarda, ad esempio, anche l’influenza del clima sull’esito delle simulazioni igrotermiche. La maggior parte dei dati climatici, infatti, non è stata redatta espressamente per esemplificare l’anno rappresentativo ad uso di una simulazione igrotermica (TRY - test reference year contro MRY - moisture reference year). La norma UNI EN 15026 [2] propone di crearne uno a partire dal TRY e di imporre una differenza di temperatura di ±2K per simulare un anno particolarmente caldo o freddo. In alternativa si possono scegliere i dati climatici di una località, prossima all’ubicazione della costruzione che si intende simulare, ma più calda o fredda rispetto ad essa. Tali analisi parametriche sono importanti e istruttive soprattutto per coloro che non hanno particolare esperienza con le simulazioni igrotermiche, in quanto aiutano a distinguere i fattori irrilevanti da quelli significativi ai fini della specifica verifica igrotermica che si intende eseguire.
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6. Analisi dei danni: confronto tra progetto e stato di fatto L’umidità è una delle cause principali di danneggiamento degli edifici e dei componenti edilizi. Solo nel nostro paese tali danni ammontano a diversi miliardi di euro all’anno. Una regola generale vuole che il costo per evitare danni in fase di progettazione, in fase d esecuzione o per intervenire a posteriori su problemi già esistenti si decuplichi ogni volta. Nonostante ciò, c’è ancora chi sostiene che la progettazione igrotermica sia un optional e che comunque non debba implicare costi aggiuntivi. Tale punto di vista può forse essere accettabile per componenti ben consolidati nella pratica edilizia, per quanto soluzioni tecniche sempre più isolate hanno uno scarso potenziale di asciugamento a causa delle modeste perdite di calore e spesso basta un piccolo errore per provocare seri danni. La valutazione delle cause dei danni alle costruzioni può variare molto in base alla sensibilità e all’esperienza di chi esegue la perizia, soprattutto quando sono in gioco diversi fattori da ponderare. Accanto ai metodi classici di valutazione, è possibile ricorrere alle simulazioni igrotermiche: queste permettono di confrontare lo stato di fatto danneggiato con lo stato di progetto, prendendo in esame singolarmente le possibili cause ed esaminandone l’effetto complessivo sul comportamento igrotermico del componente edilizio. L’approccio tipico è quello di calcolare la soluzione tecnica, ipotizzando che essa sia stata costruita coscienziosamente, secondo la
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prassi edilizia (a regola d’arte). Diversamente dal dimensionamento, qui si dovrebbe rinunciare a sicurezze aggiuntive: per quanto possibile, si devono considerare le condizioni climatiche locali e la destinazione d’uso effettiva dell’edificio; le condizioni iniziali devono essere in linea con le informazioni sul regesto della costruzione; il contenuto d’umidità raggiunto deve essere valutato in base all’effettivo potenziale di danno. Sulla base dei risultati possono essere circoscritte le cause ed eventualmente sviluppate ragionevoli soluzioni. A questo proposito si riportano di seguito alcuni esempi, frutto di perizie svolte negli ultimi anni al Fraunhofer IBP: • Un rivestimento ligneo presenta, dopo una simulazione di dieci anni, un contenuto d’acqua pari a circa il 22% in massa, mostrando scarsi margini di sicurezza. Tuttavia, questo non giustifica la completa marcescenza del rivestimento, avvenuta nella realtà dopo soli cinque anni dalla costruzione. Qui si devono ricercare altre cause, come ad esempio l’acqua di costruzione o infiltrazioni d’aria (umidità dovuta a convezione). • L’umidità del legno calcolata in una scossalina di parapetto raggiunge regolarmente, durante la fase di asciugamento dell’adiacente calcestruzzo nei primi anni di messa in opera, anche senza ingresso aggiuntivo di umidità, il 25% in massa. Oltre al probabile bagnamento dovuto alla pioggia durante la fase di cantiere, si presume un errore progettuale (contatto diretto legno-calcestruzzo). • Una platea di fondazione in calcestruzzo non è stata impermeabilizzata con una membrana bituminosa (come indicato dalla normativa tedesca), bensì
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solamente coperta con un freno al vapore. La simulazione attesta tuttavia che, malgrado la modesta resistenza alla diffusione di vapore della membrana, non insorgono contenuti d’umidità critici. Dal punto di vista fisico non c’è dunque bisogno di ulteriori azioni/accertamenti. • La struttura lignea di un deposito di patate è inizialmente protetta solo da una membrana, che funge da freno al vapore, giustapposta alla costruzione. L’aumento di umidità nelle travi nel giro di pochi anni porta alla posa di un nuovo e meno permeabile freno al vapore. Poiché questo intervento non sortisce alcun effetto (anzi la situazione peggiora), si ricorre alle simulazioni igrotermiche: l’ingresso di umidità avviene in estate, dall’esterno, attraverso il rivestimento della copertura, più permeabile rispetto al freno al vapore. Per risolvere il problema si procede quindi a sostituite il freno a vapore con uno più permeabile, per favorire l’asciugamento del legno verso l’interno della costruzione. • Una copertura in lamiera grecata mostra danni da umidità, probabilmente dovuta all’ingresso di umidità per convezione, causato da una scarsa tenuta all’aria della costruzione. Tuttavia, le simulazioni mostrano come, anche con una classe di tenuta all’aria molto superiore a quella effettiva, il contenuto d’acqua sia altrettanto elevato. Un’analisi più dettagliata dei danni e della loro distribuzione nel corso dell’anno ha portato a una diversa conclusione: le infiltrazioni di acqua piovana hanno provocato il problema. • Durante l’installazione di un controsoffitto, le viti hanno perforato la membrana al vapore della
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copertura. Mediante le simulazioni si è appurato quanto grande fosse il potenziale di asciugamento della copertura e quale fosse la quantità massima accettabile di umidità entrata per convezione, pur rimanendo a favore di sicurezza. La tenuta all’aria minima accettabile è stata determinata e si è accertato come quella effettiva misurata fosse molto al di sotto di tale soglia. Nel paragrafo precedente si è già chiarito che, nelle simulazioni igrotermiche, la progettazione e l’analisi dei guasti sono strettamente legate alle riserve di asciugamento e alla tolleranza degli errori costruttivi. Una soluzione tecnica che funziona solo se perfettamente a tenuta e priva di difetti rappresenta, nell’edilizia moderna, il frutto di una cattiva progettazione: questa non dovrebbe mai pretendere requisiti che non sia possibile rispettare nella pratica edilizia. Anche nel dimensionamento fisico della costruzione andrebbero fornite alcune garanzie: non considerare parametri fissi ma adeguarli a seconda delle circostanze e assumere ipotesi a favore di sicurezza. Anche in questo caso si può procedere a ritroso, ricercando quali margini di sicurezza siano stati assunti in fase di calcolo e se già piccole quantità aggiuntive di umidità possano provocare dei danni. 7. Conclusioni: tante possibilità e responsabilità maggiori I componenti edilizi non sono mai completamente asciutti e non devono neanche esserlo; essenziale, per il loro corretto funzionamento igrotermico, è trovare il giusto
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compromesso tra umidità e asciugamento della costruzione. La regola dovrebbe essere la seguente: impermeabile alla diffusione di vapore il minimo indispensabile e allo stesso tempo il più possibile permeabile. Pertanto, per la verifica igrotermica di una soluzione tecnica, è necessario che le condizioni di bagnamento e asciugamento della stessa siano definite con precisione e che essa sia progettata tenendo conto di eventuali errori di messa in opera, in modo da rimanere a favore di sicurezza. Le simulazioni igrotermiche permettono, se usate correttamente, di valutare quasi tutti i fenomeni fisici rilevanti nella pratica edilizia, come l’assorbimento d’acqua piovana e della radiazione solare, la diffusione, l’accumulo di umidità, il trasporto liquido, l‘asciugamento dell’acqua di costruzione, l’accumulo di umidità a lungo termine, ecc. La valutazione viene eseguita miratamente per il carico di pioggia e la radiazione solare in ogni località climatica, in funzione dell’orientamento e dell’inclinazione del componente. La destinazione d’uso del fabbricato può essere qualsiasi, dalla cella frigorifera alla piscina. Il componente edilizio può essere considerato secco o umido all’inizio del calcolo, in base al tipo di problema che si intende studiare. È valutabile non solo lo stato di funzionamento o di guasto di un componente perfettamente eseguito, ma si possono prevedere adeguate garanzie a favore di sicurezza, per esempio imponendo perdite di aria o infiltrazioni di pioggia. Poiché la qualità dei risultati della simulazione dipende direttamente dalla qualità dei dati
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di input, è necessario disporre di adeguati dati climatici e proprietà dei materiali, nonché di una solida conoscenza di base della fisica tecnica e di una certa esperienza come progettista. In fase di contenzioso giuridico per danni dovuti all’umidità, le simulazioni igrotermiche sono un valido strumento, che permette di confrontare lo stato di servizio difettoso con quello di progetto. Se il difetto è riconoscibile anche nella simulazione, si deve presumere un errore di progettazione. Al contrario, se il comportamento della costruzione, al termine della simulazione che pur considera le imperfezioni tipiche dei componenti edilizi reali, rimane privo di criticità o mostra margini di sicurezza molto maggiori di quelli presenti nella realtà, la responsabilità del danno è interamente o almeno parzialmente attribuibile all’esecutore dell’opera. Anche in questa situazione, tuttavia, l’esperto deve conoscere le possibilità e i limiti insiti nelle simulazioni igrotermiche, in modo da scegliere correttamente i parametri di rilievo. Le simulazioni igrotermiche comportano dunque una maggiore responsabilità per il progettista, rispetto al metodo di Glaser; per contro, esse permettono una valutazione igrometrica molto più completa e specifica dei componenti edilizi. * Ing. Eleonora Marra Ingegnere Edile, staff tecnico Frauhofer IBP, dipartimento di igrotermia. Specializzata in fisica tecnica applicata all’edificio e misure di laboratorio per la caratterizzazione igrotermica dei materiali.
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8. Riferimenti bibliografici [1] UNI EN ISO 13788: Prestazione igrotermica dei componenti e degli elementi per edilizia – temperatura superficiale interna per evitare l’umidità superficiale critica e condensazione interstiziale - metodo di calcolo. Giugno 2013. [2] UNI EN 15026: Prestazioni igrotermiche di componenti ed elementi edilizi - Valutazione del trasporto di umidità mediante simulazione numerica. Luglio 2007. [3] KÜNZEL,H.M.: Verfahren zur ein-und zweidimensionalen Berechnung des gekoppelten Wärme- und Feuchtetransports in Bauteilen mit einfachen Kennwerten (N.d.T.: Metodo per il calcolo mono e bidimensionale del trasporto simultaneo di calore e umidità nei componenti edilizi per mezzo di semplici parametri). Tesi di Dottorato, Università di Stoccarda, 1994. [4] WTA-Merkblatt 6-2-01/D: Simulation wärme- und feuchtetechnischer Prozesse (N.d.T.: Simulazione di processi termici e igrometrici). Maggio 2002. [5] ASHRAE ANSI Standard 160: Criteria for Moisture-Control Design Analysis in Buildings (N.d.T.: Criteri per l’analisi della progettazione del controllo di umidità negli edifici). 2009. [6] WTA-Merkblatt E 6-5-12/D: Innendämmung nach WTA II - Nachweis von Innendämmsystemen mittels numerischer Berechnungsverfahren (N.d.T.: Isolamento dall’interno secondo WTA II – Prova di sistemi di isolamento dall’interno per mezzo di simulazioni numeriche). Bozza novembre 2012. [7] DIN 68800-2: Holzschutz Teil 2: Vorbeugende bauliche Maßnahmen im Hochbau (N.d.T.: Protezione del legno - Parte 2: misure costruttive preventive negli edifici); Berlino, 2012. [8] KEHL,D.: Holzschutz ist berechenbar Bewertung WTA vs. Holzschutznormung (N.d.T.: La protezione del legno è calcolabile Valutazione WTA e normativa a confronto). Tagungsband Baupyhsik Forum. Mondsee, 18-19 Aprile 2013. [9] DIN 4108-3: Wärmeschutz und Energie Einsparung in Gebäuden. Klimabedingter Feuchteschutz, Anforderungen, Berechnungsverfahren und Hinweise für Planung und Ausführung (N.d.T.: Isolamento termico e risparmio energetico degli edifici. Protezione dall’umidità in funzione del clima, requisiti, metodi di calcolo e istruzioni per la progettazione e l’esecuzione). Luglio 2001. [10] SEDLBAUER,K.: Vorhersage von Schimmelpilzen auf und in Bauteilen (N.d.T.: Previsione dell’insorgenza di muffa alla superficie e all’interno dei componenti edilizi). Tesi di Dottorato, Università di Stoccarda, 2001. [11] MARQUARDT,H.: Korrosionshemmung in Betonsandwichwänden durch nachträgliche Wärmedämmung (N.d.T.: Inibizione della corrosione in pannelli sandwich di c.a. tramite isolamento termico aggiuntivo). Tesi di Dottorato, TU Berlino, 1990. [12] MARRA,E.: Influenza dell’ambiente sulla corrosione degli inserti di acciaio nelle murature antiche. Tesi di Dottorato, Politecnico di Milano, Milano, 2012. [13] ZIRKELBACH,D.; KÜNZEL,H.M.; SCHAFACZEK,B.; BORSCH-LAAKS,R.: Dampfkonvektion wird berechenbar Instationäres Modell zur Berücksichtigung von konvektivem Feuchteeintrag bei der Simulation von Leichtbaukonstruktionen (N.d.T.: La convezione del vapore è calcolabile - Modello instazionario per tenere conto dell’ingresso di umidità nella simulazione di strutture leggere). Atti del Convegno 30. AIVC Conference, Berlino, 2009.
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ACUSMONIUM SATOR ALL’AUDITORIUM SAN FEDELE. Proiezioni sonore per un ascolto immersivo a più dimensioni. A cura di San Fedele Musica
L’Auditorium San Fedele dei padri gesuiti di Milano è uno spazio polivalente con una capienza di circa 450 posti, collocato a pochi passi dal Duomo e dal Teatro alla Scala, ospita e produce eventi culturali, concerti, spettacoli, proiezioni cinematografiche, convegni e conferenze. La sala è stata progettata nel 1964 dagli architetti Bacchetti e Sanesi in uno stile assai in voga a quell’epoca, contraddistinto dall’utilizzo di cemento a vista e dall’asimmetria formale. Nel 2010 ha subito un accurato intervento di riqualifica acustica. Con lo scopo di contribuire in maniera originale alla vita musicale milanese, si è deciso di agire introducendo soluzioni e rivestimenti più idonei ad ampliarne le caratteristiche acustiche, attrezzando parallelamente la sala con le migliori tecnologie di diffusione sonora. L’obiettivo era quello di rendere lo spazio capace di accogliere, in ottimali condizioni d’ascolto, le esibizioni di concerti cameristici così come performance di musica elettronica. Grazie all’intervento dell’ingegnere Sandro Macchi,
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coadiuvato dall’architetto Mario Broggi, sono state corrette le problematiche riguardanti il tempo di riverbero, la percezione omogenea di tutte le frequenze e delle dinamiche sonore, introducendo sul palco una conchiglia acustica e una quinta laterale in legno oltre a una serie di pannelli dello stesso materiale, nelle cinque campate del soffitto. L’aspetto di maggiore originalità della riqualifica della sala ha riguardato la scelta di dotarla di un sofisticato impianto audio
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pensato per la spazializzazione e orchestrazione dei suoni, facendo così dell’Auditorium San Fedele l’unica sala italiana provvista stabilmente di un acusmomiun. Il sistema ha sviluppato un primo progetto dell’ingegnere Alvise Vidolin, che prevedeva una corona di nove altoparlanti e un subwoofer della Nexo gestiti da un mixer digitale Yamaha. Le connessioni audio e di segnale sono state agevolate da una vasta canalizzazione che congiunge la regia, il centro sala e il palcoscenico.
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L’acusmonium è un sistema di proiezione del suono nello spazio, disegnato per la prima volta a Parigi nel 1974 dal compositore François Bayle. Il sistema di San Fedele denominato SATOR, dalla misteriosa iscrizione latina palindroma, è stato ideato dal costruttore di impianti audio Eraldo Bocca, ispirandosi ai criteri adottati in Francia da Denis Dufour e Jonathan Prager per la realizzazione degli acusmonium MOTUS. Tenendo conto delle caratteristiche architettoniche della sala, il sistema si è venuto a configurare, dopo alcune fasi di assestamento, nell’attuale disposizione a tre corone concentriche sulle quali si posizionano una cinquantina di altoparlanti diversi per “colore timbrico”, “ potenza” e “dispersione” attivati ora da due mixer digitali . La morfologia del progetto è studiata per garantire allo spettatore una situazione di ascolto avvolgente, multi direzionale e sinfonica offrendo esperienze percettive a più dimensioni. Il sistema supera dunque i limiti della normale diffusione sonora
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frontale e garantisce un’esperienza di ascolto completa e immersiva, ricreando nello spazio della sala effetti di profondità e lontananza inimmaginabili con un normale sistema surround e definendo suggestive ambientazioni di paesaggi sonori. Questa particolare strumentazione si dimostra estremamente versatile e, oltre a consentire la valorizzazione della produzione di musica elettronica, specie esplorando la poco conosciuta letteratura del repertorio acusmatico, consente la realizzazione di performance miste che prevedono la simultaneità esecutiva tra strumenti acustici e tracce sonore diffuse in live electronics. Partendo dall’opera del regista russo Andrej Tarkovskij, si è impiegato il sistema SATOR anche per indagare quei capolavori della storia del cinema che presentano materiale sonoro di particolare interesse ed elaborazione. Approfittando della dotazione cinematografica della sala che si completa di due schermi avvolgibili elettrificati e due potenti proietto-
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ri digitali si sono affrontati autori fondamentali come Stanley Kubrick (2001 Odissea nello spazio), Andrej Tarkovskij (Nostalghia e Stalker), Ridley Scott (Blade Runner), Wim Wenders (Il Cielo sopra Berlino), Francis Ford Coppola (Apocalypse Now), Steven Spielberg (Duel e Incontri ravvicinati del terzo tipo), Robert Bresson (Un condamné à mort s’est échappé, Au hasard Balthasar, L’Argent ) e ancora documentari dalla forte compenetrazione audiovisiva come Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio. Dal 2011 è stato fondato a San Fedele il CEID (Centro di Elettroacustica e Interazioni Digitali) su idea di Giovanni Cospito e padre Antonio Pileggi con il contributo di Dante Tanzi. Il Centro è nato con questi obiettivi: lo sviluppo del sistema dell’Acusmonium Sator, la programmazione attenta al dialogo tra le grandi opere della musica elettronica e le produzioni più recenti con creazioni appositamente commissionate, la realizzazione di attività formative per giovani compositori selezionati
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attraverso il Premio San Fedele, l’attenzione ai contenuti spirituali, la proposta di nuove modalità di ascolto della musica elettronica vicine alla dimensione sinfonica e spazializzata della musica alla luce degli scenari multimediali e linguaggi artistici del nostro tempo. Dal 2012 vengono realizzati eventi musicali sintonizzati sui fermenti musicali più recenti dalla galassia IDM, Dubstep, soundscape, ambient fino alla video arte con particolare attenzione nei confronti della produzione multimediale e all’interazione audiovisiva. Nel 2015 nasce INNER_SPACES, la rassegna di grande successo e partecipazione di pubblico, in collaborazione con Savana, che coinvolge alcuni tra i principali esponenti della ricerca elettronica contemporanea. Nel corso di questi anni si sono esibiti artisti di fama internazione come Robert Henke, Stephan Mathieu, Tim Hecker, Annette Vande Gorne, Rabih Beaini, Giuseppe Ielasi, gruppi collettivi come Otolab, Optical Machines, Emptyset, Senyawa, Laptop Orchestra 1h20 Nein, musicisti improvvisatori del calibro di Francesco Zago, Mario Marzi e Achille Succi e video artisti di fama mondiale come Andrew
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Quinn. Sono attese nei prossimi mesi le performance di Francisco Lopez, Bellows (Giuseppe Ielasi, Nicola Ratti), Robert Lippok, Valerio Tricoli, R/S (Peter Rehberg e Marcus Schmickler), Oren Ambarchi e Thomas Brinkmann e virtuosi del repertorio acusmatico come Franҫois Bonnet, Mats Lindstrӧm e Jonathan Prager. L’attività musicale si è posta da subito in aperto dialogo con le più prestigiose realtà operanti nel campo della ricerca musicale a livello internazionale come l’Ircam Centre Pompidou e il GRM (Groupe de Recherches Musica-
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les) di Parigi, l’EMS (Elektronmusikstudion) di Stoccolma, e compagini musicali come l’Ensemble Intercontemporain, il Klangforum Wien, l’Ictus Ensemble e in Italia con l’Archivio Storico Ricordi, il Conservatorio di Milano Dipartimento di Nuove tecnologie e linguaggi musicali collaborando con Festival come Milano Musica e Mito Settembremusica. La Compagnia del Gesù, attraverso la Fondazione Culturale San Fedele, è dunque profondamente impegnata nel campo del cinema, della musica e dell’arte. La struttura dell’Auditorium San Fedele già storicamente inserita nel dibattito culturale milanese per la programmazione del più antico cineforum in città, è ora diventato anche un centro di ricerca e sperimentazione musicale capace di dialogare, nel segno di una piena testimonianza di vita spirituale, con le più prestigiose realtà culturali internazionali, producendo eventi e spettacoli che mirano a incidere nei processi di crescita della società civile.
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MISURA DEL LIVELLO DI CALPESTIO IN OPERA. CONFRONTO FRA NORME ISO 140-7:1998, ISO 140-14:2004 E ISO 16283-2:2015. di * Nicola Granzotto
1. Introduzione Il 15 novembre 2015 è stata pubblicata la norma ISO 16283-2 [1], relativa alla misura del livello di calpestio in opera, tale norma va ad accorpare la ISO 140-7 del 1998 [2] e la ISO 140-14 del 2004 [3] già ritirate in modo anomalo nel febbraio del 2014 con l’introduzione della ISO 16283-1 [4]. La revisione normativa ha introdotto alcune modifiche,
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talune anche di rilevante importanza, tali da rendere necessario un approfondimento specifico. Vengono di seguito individuate le principali novità introdotte dall’attuale normativa tecnica. Alcune modifiche sono già state introdotte nella norma ISO 16283-1:2014, come ad esempio la movimentazione manuale della strumentazione ed il procedimento per la misura delle basse frequenze.
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2. Comparazione tra normative Di seguito vengono riportate le differenze tra le norme ISO 1407, ISO 140-14 e la ISO 16283-2 di recente pubblicazione. L’analisi comparativa viene suddivisa in aspetti generali (Tab. 1), qualità del dato (Tab. 2), misurazione (Tab. 3), misure con movimentazione manuale del microfono (Tab. 4), misure a bassa frequenza (Tab. 5) , misura del tempo di riverberazione (Tab. 6), resoconto di prova (Tab. 7).
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Tab. 1 – Differenze fra ISO 140-7/ISO 140-14 e ISO 16283-2 (aspetti generali)
Tab. 2 – Differenze fra ISO 140-7/ISO 140-14 e ISO 16283-2 (qualità del dato)
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Tab. 3 – Differenze fra ISO 140-7/ISO 140-14 e ISO 16283-2 (misurazione)
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Tab. 4 – Differenze fra ISO 140-7/ISO 140-14 e ISO 16283-2 (misure con movimento manuale)
Tab. 5 - Differenze tra ISO 140-7/ISO 140-14 e ISO 16283-2 (misure a bassa frequenza)
Un’altra importante modifica è l’introduzione di misure d’angolo (Fig. 3) al di sotto dei 100 Hz per ambienti di piccole dimensioni, con un volume inferiore ai 25 m3 (Tab. 5).
Fig. 2 - Percorso delle scansioni manuale [1]
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Fig. 3 - Esempio di una posizione microfonica d’angolo (1 pareti, 2 soffitto) [1]
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Per ogni angolo dell’ambiente deve essere calcolato Li,Corner:
do in modo ponderato il livello Li,Corner con i livelli Li misurati mediante metodo standard: [dB]
(1)
dove: p2Corner,LM1, p2Corner,LM2, …, p2Corner,LMq sono le più alte pressioni sonore quadratiche medie derivate da misure d’angolo corrispondenti alla q-esima posizione del generatore di calpestio [Pa2];
p20 è la pressione di riferimento al quadrato [Pa2]. Il livello di pressione sonora medio energetico a bassa frequenza Li,LF viene calcolato combinan-
(2)
[dB] Per quanto riguarda i tempi di riverberazione e il resoconto di prova le principali differenze sono elencate nelle tabelle 6 e 7.
Tab. 6 - Differenze tra ISO 140-7/ISO 140-14 e ISO 16283-2 (tempi di riverberazione)
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Tab. 7 - Differenze tra ISO 140-7/ISO 140-14 e ISO 16283-2 (resoconto di prova)
Conclusioni In questo articolo sono state prese in esame le differenze tra le norme ISO 140-7, ISO 140-14, ritirate, e la ISO 16283-2 che le va a sostituire. Le principali differenze riguardano le nuove modalità di misura con movimentazione manuale del microfono e le modalità di misura a bassa frequenza. Si devono mediare logaritmicamente i livelli di calpestio ottenuti per ciascuna posizione del generatore normalizzato. Da evidenziare inoltre la precisazione sulle posizioni dei microfoni, due delle quali non devono giacere su uno stesso piano paral-
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lelo ad una delle superfici dell’ambiente. Questo significa che ogni posizione microfonica deve essere scelta modificando l’altezza del microfono e controllando che non ce ne siano due alla stessa distanza dalle pareti. * Nicola Granzotto Dipartimento di Ingegneria Industriale Università degli Studi di Padova
Bibliografia [1] ISO/DIS 16283-2:2014, Acoustics - Field measurement of sound insulation in buildings and of building elements - Part 2: Impact sound insulation
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[2] ISO 140-7:1998, Acoustics - Measurement of sound insulation in buildings and of building elements - Field measurements of impact sound insulation of floors. [3] ISO 140-14:2004, Acoustics - Measurement of sound insulation in buildings and of building Elements - Part 14: Guidelines for special situations in the field [4] ISO 16283-1:2014, Acoustics - Field measurement of sound insulation in building and of building elements - Part 1: Airborne sound insulation
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EFFICIENZA ENERGETICA E COMFORT ACUSTICO DEGLI EDIFICI. Differenze e analogie nella verifica delle prescrizioni di legge. di * Matteo Borghi
Introduzione Le prescrizioni sull’efficienza energetica e il comfort acustico degli edifici sono regolamentate in Italia da specifiche disposizioni legislative. I requisiti acustici passivi sono definiti e imposti da un decreto che ormai è in vigore da più di diciotto anni, gli obblighi sull’isolamento termico sono invece stati recentemente di nuovo modificati dal D.M. 26 giugno 2015. Questa però non è l’unica differenza tra i due settori. Più in generale le verifiche di legge di efficienza energetica richiedono un approccio diverso rispetto all’acustica edilizia. Questo breve articolo propone alcune semplici considerazioni su questi temi. L’obiettivo è quello di introdurre ai professionisti specializzati in “termica” alcuni aspetti delle prescrizioni di “acustica”. Evoluzione legislativa Una prima evidente differenza tra efficienza energetica e acustica degli edifici riguarda l’evoluzione della legislazione di riferimento. Mentre nel campo dell’isolamento termico negli ultimi vent’anni si sono susseguiti almeno una decina di provvedimenti, in acustica edilizia l’unico decreto emanato a livello nazionale è il DPCM 5-12-
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Figura 1 – Legislazione di riferimento 1997 “Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici” (Fig. 1). Tale decreto negli anni successivi ha comportato la pubblicazione e la modifica di leggi
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regionali e regolamenti edilizi comunali, ma ad oggi resta l’unico riferimento statale sulle prestazioni di isolamento acustico degli immobili.
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È interessante notare che le prescrizioni di acustica edilizia da alcuni anni vengono citate anche nei decreti di efficienza energetica. Ad esempio nel DM 26-062015 - Requisiti minimi, nell’Allegato 1 - Art. 3.3 - comma 5, si legge che la trasmittanza delle strutture edilizie di separazione tra edifici o unità immobiliari deve essere inferiore o uguale a 0,8 W/m2K, fatto salvo il rispetto del DPCM 5-12-1997. Prescrizioni sulle partizioni Per quanto riguarda le prescrizioni imposte per legge a pareti e solai, mentre gli obblighi relativi all’isolamento termico si concentrano principalmente sull’involucro esterno dell’edificio (l’immobile non deve disperdere energia), quelli sul comfort acustico considerano, con la medesima importanza, sia le partizioni esterne che quelle interne. Infatti, oltre all’isolamento acustico di facciata, vi sono degli importanti limiti da rispettare anche per la
trasmissione di rumori aerei e di calpestio tra differenti unità immobiliari (Fig. 2). Quindi, semplificando molto, si può evidenziare che mentre il progettista termico concentra l’attenzione nella progettazione dell’involucro dell’edificio, il progettista acustico pone grande attenzione anche alle stratigrafie delle partizioni interne all’immobile. Ambiti di applicazione Il DM 26-06-2015 individua nel dettaglio i propri ambiti di applicazione. Il decreto infatti specifica come comportarsi in caso di nuova costruzione, demolizione e ricostruzione, ampliamento e sopraelevazione, ristrutturazioni importanti, ecc. Per l’acustica purtroppo non è così. I limiti del decreto del 1997 infatti devono essere certamente applicati alle nuove costruzioni ma non è del tutto chiaro come ci si debba comportare in caso di ristrutturazioni o cambi di destinazione d’uso.
Figura 2 – Involucro esterno e partizioni interne Sul tema sono state pubblicate alcune circolari ministeriali di chiarimento che possono essere scaricate gratuitamente dal sito www. anit.it (Fig. 3). Inoltre alcune Leggi Regionali e regolamenti edilizi comunali definiscono con maggiore chiarezza come applicare la normativa. In generale sembra risultare che, se l’intervento di ristrutturazione è “significativo” dal punto di vista acustico, allora sarà necessario rispettare i limiti del DPCM 5-12-1997.
Figura 3 - Circolari ministeriali di chiarimento su www.anit.it
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TOUR ANIT 2016
www.anit.it
ANIT Associazione
Convegno gratuito
Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico
LE NUOVE REGOLE DEL GIOCO PER L’EDILIZIA EFFICIENZA ENERGETICA E ACUSTICA DOPO IL DM 26/06/2015
15 MAR.
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PADOVA
MAR.
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VERONA
MAR.
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COMO
MAR.
1
ANIT PRESENTA IL NUOVO TOUR 2016 di convegni gratuiti itineranti. Il tema del convegno 2016 è la nuova legislazione sull’efficienza energetica in edilizia presente nel DM 26 giugno 2015 in relazione con la progettazione del comfort acustico.
APR.
6
FIRENZE
APR. NOVARA
MAG.
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PIACENZA
MAG. MESTRE
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13 APR.
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FROSINONE
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SALERNO
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LODI
ROMA
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27 SET. SASSARI
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La partecipazione dà diritto a CREDITI FORMATIVI*
MILANO
OTT.
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BARI
OTT.
*I crediti formativi sono in fase di accreditamento per ingegneri, architetti e periti industriali Per i geometri verranno riconosciuti a discrezione dei Collegi provinciali.
3
BRINDISI
NOV.
8
COSENZA
NOV. ANCONA
9 NOV. RAVENNA
11 OTT.
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PORDENONE OTT. TREVISO
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NOV.
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FERRARA
NOV. TRENTO
SPONSOR
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MAG.
PERUGIA
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APR.
SAVONA
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BOLOGNA
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SET.
APR. VARESE
MAG.
GIU.
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MAG.
SIENA
SET.
APR.
TRIESTE
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TORINO
14 CATANIA
GIU.
13
ITnit.it SwUwB w.a
PISA
SIRACUSA
3
ITI V I R C IS O!
26 OTT. MODENA
studioMarani
NON è VERO
che la carta è nemica delle foreste.
è VERO invece
che la carta promuove la gestione sostenibile delle foreste e il riciclo dei propri prodotti. Puoi stare tranquillo, in Europa sono più gli alberi piantati di quelli tagliati. Le nostre foreste, in dieci anni, sono cresciute di una superficie pari a quella dell’intera Svizzera*. E inoltre, con 2.000 chili al secondo**, la carta è il materiale più riciclato d’Europa.
Naturalmente io
lA carta.
Two Sides è un’iniziativa della comunicazione su carta e promuove la produzione e l’uso responsabile della carta e della stampa.
Per saperne di più visita: www.twosides.info/it * elaborazione Two Sides su dati FAO 2015 - ** fonte ERPC 2015
4° CONGRESSO NAZIONALE MILANO - 24 NOVEMBRE 2016
Hotel Hilton Garden Inn
NUOVA EDIZIONE DEL CONGRESSO ANIT dedicato ai professionisti e alle Aziende del settore per formarsi e aggiornarsi sui temi più attuali legati al mondo dell’isolamento termico e acustico. A breve saranno aperte le iscrizioni sul sito www.anit.it La partecipazione dà diritto a CREDITI FORMATIVI* *I crediti formativi sono in fase di accreditamento per ingegneri, architetti e periti industriali
www.anit.it
ANIT Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico
24 NOV.
L’ evento sarà un’occasione importante per approfondire cosa e come cambia il mercato italiano a un anno dall’emanazione dei Decreti del 2015 con un occhio attento alle novità anche sul campo dell’acustica in edilizia. I lavori si svolgeranno su un’intera giornata di lavoro in sessioni contemporanee che tratteranno l’efficienza energetica, l’acustica in edilizia, il mercato immobiliare del real estate e i materiali isolanti. In chiusura alle oltre 30 località del Tour ANIT 2016, il Congresso sarà anche un’opportunità per fare il punto su cosa offre il panorama nazionale in termini di domanda e offerta tecnologica.
NON MANCATE!
Calcoli previsionali e verifiche in opera Sia per l’efficienza energetica che per l’acustica è possibile realizzare relazioni di calcolo previsionale. I riferimenti normativi sono le norme UNI TS 11300 per le relazioni Ex-Legge 10, e le norme UNI EN 12354 e UNI TR 11175 per i requisiti acustici passivi. Per quanto riguarda la rilevazione in opera del rispetto delle prescrizioni di legge invece, mentre in acustica le norme serie UNI EN ISO 16283 indicano nel dettaglio come misurare i parametri imposti dal DPCM 5-12-1997, non vi è qualcosa di analogo per l’isolamento termico. È infatti possibile rilevare la trasmittanza delle pareti o i consumi dell’immobile, ma di fatto è molto complicato determinare “in cantiere” se sono rispettati o meno i limiti del DM 26-06-2015. Appare pertanto che la verifica dei limiti di efficienza energetica è impostata principalmente su calcoli previsionali e asseverazione di corretta posa in opera di materiali e sistemi costruttivi. La determinazione del rispetto del-
Figura 4 – Calcoli di termica e misure di acustica le indicazioni del DPCM 5-121997 invece si avvale anche di misure (Fig. 4). Resistenza termica e Resistenza acustica Per quanto riguarda l’analisi delle prestazioni delle partizioni è interessante notare che in entrambi gli ambiti esiste un descrittore denominato “R”. Per l’efficienza energetica vi è la “resistenza termica” (inverso della trasmittanza), per l’acustica il “potere fonoisolante”. L’approccio per determinare i due parametri è però differen-
te. La resistenza termica si ricava sommando tra loro le “resistenze” dei singoli strati che compongono la partizione. Il potere fonoisolante si ottiene in via prioritaria eseguendo una misura in laboratorio sull’intera stratigrafia (Fig. 5). Ad oggi infatti è molto complicato calcolare analiticamente, con adeguata precisione, la prestazione fonoisolante di una parete partendo dalle caratteristiche dei singoli strati che la compongono. Anche in questo caso quindi in acustica la misura sperimentale prevale sul calcolo analitico.
Figura 5 – Resistenza termica e potere fonoisolante
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Figura 6 – Ponte termico o ponte acustico
Ponti termici e ponti acustici Un’ultima considerazione riguarda ponti termici e ponti acustici. Tali elementi rappresentano un punto di passaggio preferenziale per l’energia. Non sempre però un ponte termico è anche ponte acustico e viceversa. Ad esempio un pilastro in cemento armato inserito in una parete di facciata diventa certamente un ponte termico, se non è stato adeguatamente corretto con materiali isolanti, ma di fatto, considerato il suo elevato potere fonoisolante dovuto alla sua massa superficiale, difficilmente potrà essere anche un ponte acustico rispetto ai ru-
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mori esterni (Fig. 6). Anche per questo aspetto l’approccio per la risoluzione dei problemi è differente nei due settori. In acustica in genere si propongono indicazioni di corretta posa per evitare la formazione di punti deboli per il passaggio del rumore. Nel campo dell’efficienza energetica la correzione dei ponti termici è ampiamente supportata da calcoli previsionali, ad esempio mediante software agli elementi finiti.
razioni per evidenziare analogie e differenze di approccio tra le prescrizioni di efficienza energetica e comfort acustico degli edifici. Si osserva che, pur trattandosi sempre di “isolamento”, molti aspetti vengono affrontati in modo differente. I contenuti dell’articolo sono approfonditi nei convegni che ANIT, “Associazione Nazionale per l’Isolamento termico e acustico”, sta realizzando in tutta Italia nel corso del 2016. Le date degli eventi possono essere consultate sul sito www.anit.it
Conclusioni Nell’articolo si sono volute proporre alcune semplici conside-
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* Ing. Matteo Borghi, responsabile Acustica ANIT
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ISOLAMENTO ACUSTICO AL RUMORE DI CALPESTIO: IL CONTRIBUTO DEI SISTEMI A SECCO. di * Daniela Mannina e Stefano Benedetti
Durante un intervento di ristrutturazione la committenza può decidere di modificare la planimetria esistente per motivi di fruibilità, illuminazione degli ambienti e per l’ammodernamento degli impianti. Il progettista, al fine di rispettare le leggi sull’isolamento termico, e ridurre il consumo energetico dell’edificio, è obbligato a intervenire in modo significativo sull’involucro disperdente con l’installazione di sistemi isolanti termicamente e, opportunamente, con la sostituzione dei serramenti. Per poter agevolare l’alloggiamento degli impianti si tende ad utilizzare sistemi a secco, che permettono massima flessibilità progettuale e integrazione impiantistica. Inoltre l’utilizzo di materiali isolanti fibrosi fonoassorbenti in intercapedine (lane minerali, fibre di poliestere, ecc), caratterizzati comunque da ottimi valori di conducibilità, contribuiscono a migliorare le proprietà di isolamento acustico agendo da molla nel meccanismo “massa – molla – massa”.
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L’intervento che verrà descritto in questo articolo tratta nello specifico dell’isolamento termico e acustico di due appartamenti adiacenti, posti sullo stesso pianerottolo al settimo piano, separati da una tramezza semplice da 80 mm. Le unità sono site in una palazzina degli anni ’70, realizzata con un telaio strutturale in calcestruzzo, caratterizzata dalla presenza di ampie vetrate lato strada separate da setti in calcestruzzo e blocchi di laterizio da 25 cm intonacati. Entrambe le proprietà lamentavano il disturbo proveniente dalle unità abitative sovrastanti. La progettazione della ristrutturazione delle due unità abitative è stata redatta da due professionisti diversi. Un progettista ha ristrutturato l’appartamento utilizzando interamente i sistemi a secco (pareti, contropareti e controsoffitti con lastre di gesso rivestito e gesso fibra). Il secondo progettista è intervenuto utilizzando in parte i sistemi tradizionali (murature in laterizio) ed in parte i sistemi a secco.
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Il presente studio presenta il grado di miglioramento dell’isolamento acustico al rumore di calpestio ottenuto mediante l’utilizzo della tecnologia dei sistemi a secco a confronto con l’utilizzo ibrido dei sistemi tradizionali in laterizio e sistemi a secco all’interno delle proprietà. Ante intervento L’edificio dove si trovano i due appartamenti è stato costruito negli anni ’70, periodo nel quale non vigevano leggi che imponevano prestazioni di isolamento termico ed il rispetto dei requisiti acustici passivi degli elementi costruttivi all’immobile. L’appartamento denominato “1” prima dell’intervento di ristrutturazione era ancora nella conformazione originale costituita da tramezze interne in forati di laterizio da 80 mm e da blocchi da 25 cm intonacati per parte sul perimetro. La proprietà è voluta intervenire sull’esistente al fine di incrementare l’isolamento termico dell’appartamento, in quanto
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non più conforme a quanto richiedeva la legislazione vigente al tempo dei lavori. I lavori eseguiti hanno raggiunto l’obiettivo prestabilito e portato ulteriore beneficio da un punto di vista acustico e nello specifico nell’isolamento al rumore di calpestio. La seconda proprietà, visti i benefici ottenuti dai lavori di ristrutturazione della vicina di casa da un punto di vista acustico ha deciso di operare in modo analogo, interpellandoci a lavori di ristrutturazione iniziati. Nell’appartamento denominato “2” alcune tramezze erano già state spostate e realizzate in muratura. Stato di fatto e stato di progetto Durante i lavori dell’appartamento “1”, per poter rispondere alle prestazioni termiche richieste dalla legislazione vigente, si è scelta una controparete autoportante per ridurre al minimo i
ponti termici della struttura, costituita da un’orditura metallica da 100x50 mm staccata dalla muratura esistente di 5 mm e riempita con un pannello in lana di roccia da 80 mm, densità 70 kg/m3. Il rivestimento dell’orditura è stato realizzato con un doppio strato di lastre, il primo strato in gesso fibra da 12,5 mm e il secondo a vista in gesso rivestito da 12,5 mm, accoppiato con foglio di alluminio avente funzione di barriera al vapore per evitare formazione di condensa interstiziale. La lastra in gesso fibra ha risposto alla richiesta della proprietà, di un rivestimento con maggiore resistenza meccanica, che permettesse una maggiore flessibilità nell’attrezzabilità. La figura 1 mostra la stratigrafia ottenuta. Le restanti tramezze interne e finiture all’interno dell’apparta-
mento “1” sono state realizzate a secco: • Le pareti divisorie sono costituite da montanti metallici da 75 mm con interposta lana minerale da 60 mm e doppio rivestimento per parte in lastra di gesso fibra e gesso rivestito standard da 12,5 mm. • All’interno di ogni camera è stato installato un controsoffitto ribassato fissato a solaio con pendini, inserito un pannello isolante in lana di vetro da 45 mm, densità 17 kg/m3 e rivestito con una lastra di gesso rivestito da 12,5 mm. Nell’appartamento “2” invece si è deciso di intervenire sull’isolamento acustico durante lo svolgimento dei lavori di ristrutturazione. La figura 2 mostra la pianta dell’appartamento n. 2, l’unica di cui si dispone. Si consideri che l’appartamento precedente è molto simile in dimensioni e distribuzione degli ambienti.
Figura n. 1: Stratigrafia perimetrale appartamento n. “1”
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Figura n. 2: Appartamento n. 2 Nel soggiorno si è deciso di intervenire in modo analogo all’appartamento adiacente, applicando sia sulle pareti perimetrali che quella dei divisori interni una controparete autoportante con montanti
Parte delle tramezze erano già state realizzate con forati da 80 mm. Per ridurre le trasmissioni strutturali si è consigliato di desolidarizzare l’ultimo corso di mattoni dalla soletta superiore (Fig. 3).
da 50 con interposta lana di vetro da 45 mm, densità 17 kg/m3 e doppio rivestimento in lastra di gesso fibra e gesso rivestito standard da 12,5 mm (con barriera al vapore in corrispondenza delle
Figura n. 3: Desolidarizzazione pareti pesanti
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pareti perimetrali) ed un controsoffitto ribassato fissato a solaio con pendini, inserito il pannello isolante in lana di vetro da 45 mm e rivestito con una lastra di gesso rivestito ad elevata densità da 12,5 mm (Fig 4). Misure fonometriche Sono state eseguite misure fonometriche allo scopo di valutare il livello di rumore di calpestio prima e dopo l’intervento di riqualificazione nell’appartamento n.2. La figura 5 mostra gli ambienti coinvolti nelle misure, utilizzati come ambienti riceventi. Il livello di rumore di calpestio, dopo intervento, deve rispettare il limite previsto dal DPCM
Figura 4: Controsoffitti e contropareti. 5.12.97, che per la destinazione d’uso residenziale è di 63 dB massimo. Nella tabella sono riassunte le misure eseguite prima e dopo l’intervento, che permettono di valutare l’efficacia dell’intervento
e il rispetto della legge. Per l’appartamento 1 si dispongono delle sole misure post operam, comunque interessanti per una valutazione dell’incidenza delle trasmissioni laterali.
Figura 5: Ambienti riceventi nell’appartamento 2
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Appartamento 2: Misure di indice di livello di calpestio L’nw [dB]
Appartamento 1: Misure di indice di livello di calpestio L’nw [dB]
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Confronto dei risultati In figura 6 si riporta il confronto tra le misure effettuate nell’appartamento 2 nella situazione ante e post operam. Il grafico indica il livello di rumore di calpestio al variare della frequenza (bande di terzi d’ottava). Dal confronto si vede come dalla prestazione ante operam alla prestazione post operam si sia verificato un consistente miglioramento. L’utilizzo di controsoffitti conferisce i risultati migliori alle medio-alte frequenze arrivando a raggiungere 25-30 dB di riduzione del calpestio. Complessivamente nei locali dove è stato possibile eseguire le misure ante operam, sono stati raggiunti i seguenti risultati medi: Camera bambini -> intervento con controsoffitto e contropareti
-> ΔLw = 16 dB Soggiorno -> intervento con controsoffitto e contropareti -> ΔLw = 20 dB Nella figura 7 si riporta il confronto tra le misure post operam dei 2 appartamenti. Le prestazioni migliori dell’appartamento 1 sono dovute all’assenza delle tramezze interne in muratura, infatti l’intervento di isolamento, in questo caso, ha previsto la realizzazione di tutte le tramezzature con tecnologie a secco e quindi una miglior gestione delle trasmissioni di rumore di fiancheggiamento.
ti sul locale ricevente, anziché su quello emittente, è molto difficile e si rende efficace solo nella realizzazione di una scatola nella scatola ovvero con la realizzazione prima di contropareti, possibilmente autoportanti che limitano le trasmissioni laterali, e successivamente del controsoffitto. I risultati ottenuti sono da considerarsi molto soddisfacenti per entrambi gli appartamenti, e se confrontati con i limiti legislativi risultano molto al di sotto del limiti assicurando un comfort acustico ottimale. * Daniela Mannina, Socio ANIT, Ingegnere Libero Professionista. Stefano Benedetti, Staff ANIT.
Conclusioni In via generale ridurre le problematiche di calpestio con interven-
Figura 6: Misure in frequenza ante e post operam appartamento 2
Figura 7: Misure in frequenza post operam appartamenti 1 (linee tratteggiate) e 2 (linee continue)
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LE NUOVE REGOLE DEL GIOCO PER L’EDILIZIA. Efficienza energetica dopo il DM 26/06/2015. di * Valeria Erba e Rossella Esposti
Premessa Il mondo dell’energetica in edilizia, a partire dal 1 ottobre 2015, ha dovuto confrontarsi con l’entrata in vigore dei DM 26/06/2015, che hanno introdotto numerose novità e un profondo cambiamento nell’approccio alla progettazione energetica e nella modalità di redazione della certificazione energetica degli edifici. I DM sono tre e riportano i contenuti seguenti: - DM 26/06/2015 –“Requisiti minimi”- riporta le modalità di applicazione della metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici, l’utilizzo delle fonti rinnovabili, le prescrizioni e i requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici e unità immobiliari. - DM 26/06/2015 –“ Certificazione energetica”- riporta l’aggiornamento delle Linee guida nazionali per l’attestazione della prestazione energetica degli edifici; - DM 26/06/2015 “Relazione tecnica”- Riporta i nuovi modelli per la redazione della relazione tecnica ex legge 10
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Le novità sono moltissime, riassumiamo le principali: - I requisiti prevedono un involucro molto più prestazionale, per cui i professionisti devono adeguarsi a nuovi metodi di progettazione. - si tiene conto di tutti i servizi energetici presenti nell’edificio (riscaldamento, acqua calda sanitaria, raffrescamento, ventilazione, illuminazione, trasporto persone/cose) - la progettazione estiva diventa fondamentale (grandissima attenzione alle schermature solari) - nuova certificazione energetica: nuove classi e nuovo modo di classificare gli edifici. L’edificio nuovo o riqualificato, inoltre, non può prescindere dall’essere prestazionale anche dal punto di vista acustico, per cui anche la correlazione con questo aspetto deve essere particolarmente curata. La progettazione integrata diventa quindi fondamentale per rispettare tutti i livelli di confort. In questa prima parte verrà affrontata la tematica dell’efficienza
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energetica, andando a descrivere le prescrizioni dei nuovi decreti attuativi con particolare attenzione all’efficienza energetica dell’involucro. Inquadramento A luglio 2010 entra in vigore la nuova Direttiva 2010/31/UE sul rendimento energetico nell’edilizia che supera la precedente Direttiva 2002/91/CE (il cui attuativo era il Dlgs 192). La risposta italiana a tale Direttiva arriva nel giugno 2013: viene pubblicato il DL 63/13 “Disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell’edilizia per la definizione delle procedure d’infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale” che entra in vigore il 6 giugno 2013 . Tale documento viene convertito in Legge ad agosto con la Legge 90/13. Gli attuativi della legge 90 sono i sopracitati DM 26/06/2015.
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Applicazione e requisiti minimi Secondo l’Art. 3 del DLgs 192/05 modificato dalla Legge 90/13, sono esclusi dall’applicazione del decreto le seguenti categorie di edifici: • gli edifici ricadenti nell’ambito della disciplina della parte seconda e dell’articolo 136, comma 1, lettere b) e c), del Dlgs 22 gennaio 2004, n. 42, recante il codice dei beni culturali e del paesaggio solo nel caso in cui il rispetto delle prescrizioni implichi un’alterazione sostanziale del loro carattere o aspetto, con particolare riferimento ai profili storici, artistici e paesaggistici. E fatto salvo le disposizioni concernenti: a) l’attestazione della prestazione energetica degli edifici; b) l’esercizio, la manutenzione e le ispezioni degli impianti tecnici.
• gli edifici industriali e artigianali quando gli ambienti sono riscaldati per esigenze del processo produttivo o utilizzando reflui energetici del processo produttivo non altrimenti utilizzabili; • gli edifici rurali non residenziali sprovvisti di impianti di climatizzazione; • i fabbricati isolati con una superficie utile totale inferiore a 50 metri quadrati; • gli edifici che risultano non compresi nelle categorie di edifici classificati sulla base della destinazione d’uso di cui all’articolo 3 del DPR 412/93, il cui utilizzo standard non prevede l’installazione e l’impiego di sistemi tecnici, quali box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano, depositi, strutture stagionali a protezione degli impianti sportivi, fatto salvo le porzioni eventualmente adibi-
te ad uffici e assimilabili, purché scorporabili ai fini della valutazione di efficienza energetica; • gli edifici adibiti a luoghi di culto e allo svolgimento di attività religiose. Secondo l’art. 1.4.3 del DM requisiti minimi risultano esclusi dall’applicazione: • Interventi di ripristino su strati di finitura ininfluenti dal punto di vista termico • Interventi di rifacimento di porzioni di intonaco su superfici < 10% della superficie disperdente totale dell’edificio * Gli ambiti di applicazione cambiano rispetto a quelli attuali e vengono introdotte nuove definizioni non corrispondenti con quelle classiche degli interventi da testo unico. Nella Tab.1 vengono riportati i nuovi ambiti di intervento.
Tab. 1: Ambiti di intervento
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In funzione dell’ambito di intervento e della categoria di edificio vengono indicate determinate prescrizioni da rispettare. In funzione delle prescrizioni potremmo distinguere due ambiti di applicazione principali: 1. Nuova costruzione, demolizione e ricostruzione, ampliamente volumetrici (come definiti in tabella) e ristrutturazioni importanti di primo livello 2. Ristrutturazioni importanti di secondo livello e riqualificazioni energetiche 1. Nuova costruzione, demolizione e ricostruzione, ampliamente volumetrici (come definiti in tabella) e ristrutturazioni importanti di primo livello I requisiti si applicano all’intero edificio e la verifica prevede: a. Verifica dei fabbisogni energetici di cui di seguito EPH,nd, EPC,nd e EPgl,tot < EPH,nd,limite, EPC,nd,limite e EPgl,tot,limite Dove: EPi limite sono i limiti dei vari parametri calcolati con il metodo dell’edificio di riferimento b. Verifica del coefficiente medio di scambio termico H’t < H ’t-limite Dove: H’t = Htr,adj / Εk Ak rappresenta coefficiente medio globale di scambio termico per trasmissione per unità di superficie disperdente H ’t-limite è tabellato in funzione di S/V e della zona climatica - Asol,est/Asup utile < 0,03 per gli edifici di categoria E1 Asol,est/Asup utile < 0,04 per le altre
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categorie di edificio Dove con Asol,est/Asup utile,si intende l’ area solare equivalente estiva per unità di superficie utile; c. Verificare i rendimenti degli impianti ηH, ηW e ηC, > ηH,limite, ηW,limite, e ηC,limite Dove i valori limite sono calcolati in base ai parametri indicati per l’edificio di riferimento. d. Verificare le prestazioni dei divisori interni ( solo per le zone C,D,E,F ) U divisori opachi < 0,8 e. Verifiche delle prestazioni estive dell’involucro i. Efficacia dei sistemi schermanti ii. Verifica della trasmittanza termica periodica Per le pareti opache verticali ad eccezione di quelle nel quadrante Nord-ovest/Nord/Nord-Est: • la massa superficiale Ms (calcolata secondo la definizione dell’All.A del Dlgs 192/05 come massa superficiale della parete opaca compresa la malta dei giunti ed esclusi gli intonaci) sia superiore di 230 kg/m2 • o in alternativa che il valore del modulo della trasmittanza termica periodica (YIE) sia inferiore a 0,10 W/m²K Per tutte le pareti opache orizzontali ed inclinate: • che il valore del modulo della trasmittanza termica periodica (YIE) sia inferiore a 0,18 W/m²K f. Asseverare l’osservanza degli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili secondo i principi minimi e le decorrenze di cui all’Allegato 3, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28. Sono poi previsti tutta una serie di obblighi riguardanti la parte
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impiantistica, tra cui l’allacciamento a reti di teleriscaldamento se tratti di rete presenti nelle vicinanze, la contabilizzazione del calore e l’installazione di sistemi di misurazione intelligente. 2. Riqualificazione energetica e ristrutturazioni importanti di secondo livello a. Verifica della tramittanza termica delle strutture su cui si è andati ad intervenire Ui ≤ Ulimite-i b. Nel caso di interventi di isolamento in intercapedine o dall’interno verificare che: Ui ≤ 1,3 Ulimite-i c. Verifica del valore del fattore di trasmissione solare g g(gl+sh) ≤ 0.35 d. Per edifici dotati di impianto termico non a servizio di singola unità immobiliare si rende obbligatoria l’installazione di valvole termostatiche o altro sistema di termoregolazione per singolo ambiente e. Solo per le ristrutturazioni importanti di secondo livello: verifica del coefficiente medio di scambio termico con il limite previsto per questo ambito di intervento H’t < H ’t-limite f. Nel caso di riqualificazione di impianti tecnici sono previsti requisiti e prescrizioni specifiche per le quali si rimanda al testo del decreto. Si segnala che per le trasmittanze limite vengono dati due gruppi di valori, i primi da considerare dal 1 luglio 2015 al 31 dicembre 2018 (per gli edifici pubblici) e al 31 di-
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cembre 2020 (per gli altri edifici) i secondi dal 2019 /2021. Nel caso di isolamento dall’interno e installazione di pannelli radianti ,le altezze minime possono essere derogate fino ad un massimo di 10 cm. PRESCRIZIONI COMUNI Ci sono alcune verifiche che vengono richieste a tutti gli ambiti di applicazione previsti nel decreto a parte le eccezioni specifiche. a. Verifiche termo igrometriche che prevedono la verifica di assenza di condensa interstiziale e la verifica di assenza del rischio di formazione di muffa, requisiti sicuramente più restrittivi rispetto a quanto previsto dall’attuale legislazione in merito.
La verifica deve essere eseguita con riferimento alla norma tecnica UNI EN ISO 13788 e nelle condizioni delle classi di concentrazione definite nella stessa.
Nota: per quanto riguarda i valori limite e le metodologie di verifica si rimanda al testo completo del decreto e alla Guida ANIT reperibile per i soci sul sito www.anit.it
b. Miglioramento delle prestazioni estive: a. Si valuti l’efficacia dell’utilizzo di materiali ad elevata riflettenza solare (0,65 per le coperture piane e 0,3 per le coperture a falda)
L’EDIFICIO DI RIFERIMENTO Il calcolo dei fabbisogni energetici limite deve essere eseguito partendo da un edificio di riferimento e la verifica non sarà più un confronto con valori tabellati. Con edificio di riferimento o target si intende un edificio identico in termini di geometria, orientamento, ubicazione territoriale, destinazione d’uso e situazione al contorno dell’edificio reale e avente caratteristiche termiche e parametri energetici predeterminati. Per quanto riguarda le caratteristiche dell’involucro il decreto at-
b. Si valuti l’utilizzo di tecnologie di climatizzazione passiva c. Obbligo a trattamenti dell’acqua d. Verifiche sugli impianti di micro generazione e. Verifiche sull’efficienza di ascensori e scale mobili
Figura 1
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tuativo presenta una tabella in cui sono riportati i valori di trasmittanza di riferimento per i componenti opachi e trasparenti da usare nel calcolo dei limiti. Tali trasmittanze sono comprensive di ponti termici che, a questo punto non vengono in altro modo considerati nel calcolo. Vengono dati due gruppi di valori, i primi da considerare dal 1 luglio 2015 al 31 dicembre 2018 (per gli edifici pubblici) e al 31 dicembre 2020 (per gli altri edifici), i secondi dal 2019 /2021. Per gli impianti vengono forniti i valori di efficienza di riferimento da usare nel calcolo dei limiti. Tali valori vengono riferiti alla reale situazione impiantistica. L’EDIFICI A ENERGIA QUASI ZERO L’articolo 4-bis introdotto nel DLgs 192/05 dalla Legge 90/13 indica che a partire dal 31 dicembre 2018, gli edifici di nuova costruzione occupati da Pubbliche Amministrazioni e di proprietà di queste ultime, ivi compresi gli edifici scolastici, devono essere progettati e realizzati quali edifici a energia quasi zero. Dal 1 gennaio 2021 la predetta disposizione è estesa a tutti gli edifici di nuova costruzione. Entro il 30 giugno 2014 è definito il Piano d’azione destinato ad aumentare il numero di edifici a energia quasi zero. In base alla definizione del DL 63/13 ripresa dalla Direttiva Europea, l’edificio ad energia quasi zero è un “edificio ad altissima prestazione energetica, (…) Il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta all’interno
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del confine del sistema (in situ).” Sono quindi, per i DM 26/06/2015 “edifici a energia quasi zero” tutti gli edifici, siano essi di nuova costruzione o esistenti, per cui sono contemporaneamente rispettati: a) tutti i requisiti previsti per i seguenti parametri: a. H’t inferiore ai valori limite tabellati b. Asol,est/Asup utile, inferiore ai valori limite tabellari c. EP H,nd- EP C,nd – EP gltot inferiori ai limiti calcolati con l’edificio di riferimento determinato con i valori vigenti dal 1° gennaio 2019 per gli edifici pubblici e dal 1° gennaio 2021 per tutti gli altri edifici; d. ηH, ηW e ηC, risultino superiori ai valori indicati per l’edificio di riferimento (ηH,limite, ηW,limite, e ηC,limite) b) gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili nel rispetto dei principi minimi di cui all’Allegato 3, paragrafo 1, lettera c), del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28. Quindi gli impianti di produzione di energia termica devono garantire il rispetto della copertura, tramite il ricorso a fonti rinnovabili, di: a. 50% EPacs e 35% (EPi + EPe+ EPacs) dal 01/01/2014 al 31/12/2016 * b. 50% EPacs e 50% (EPi + EPe+ EPacs) dal 01/01/2017
Conclusioni Essendo entrati in vigore il 1 ottobre 2015, l’applicazione dei DM 26/06/2015 è ancora in fase, si può dire , di “rodaggio”. L’applicazione pratica da parte dei professionisti sta portando alla luce numerose criticità e difficoltà interpretative, cui il Ministero ha parzialmente risposto attraverso la pubblicazione, il 21 ottobre scorso, del documento “Chiarimenti in materia di efficienza energetica in edilizia”. Si tratta di una raccolta di risposte a quesiti ricorrenti, che possono essere utili nei casi di dubbi. Altre FAQ sui decreti sono in preparazione presso il CTI (Comitato Termotecnico Italiano), con il contributo di diversi soggetti istituzionali e del settore, con l’intento di fornire una guida nell’applicazione di un documento profondamente nuovo e complesso. Come in tutti i grandi cambiamenti, la completa comprensione e applicazione del nuovo quadro normativo richiederà tempo e impegno, soprattutto da parte del mondo professionale, chiamato a una grande svolta, soprattutto a riconoscere che l’approccio stesso alla progettazione energtica degli edifici è cambiato e che le tecnologie e le soluzionii “utilizzate da sempre” potrebbero non essere più sufficienti per far fronte alle nuove e più severe richieste.
* Tale limite è ridotto al 20% per edifici situati nei centri storici. Vengono esclusi gli edifici allacciati ad una rete di teleriscaldamento che copre interamente EPi e EPacs.
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* Ing. Valeria Erba, Presidente ANIT. Ing. Rossella Esposti, Direttore Tecnico ANIT.
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VENTILAZIONE MECCANICA CONTROLLATA NELLE RESIDENZE: QUALI POSSIBILITÀ PER GLI SGRAVI FISCALI? di Valentina Raisa *
ventilazione meccanica, con o senza recupero di calore ad elevata efficienza? Questa è una delle tipiche domande che – giustamente - vengono rivolte dai colleghi professionisti in occasione di corsi o convegni, anche perché alcune aziende pubblicizzano nella loro documentazione commerciale la possibilità di una agevolazione fiscale al momento dell’acquisto di un sistema di ricambio dell’aria meccanico. Vediamo di fare un po’ di chiarezza.
Nel settore dell’edilizia c’è ancora molta attenzione sul tema degli sgravi fiscali. Non a caso in questi ultimi anni la possibilità di dedurre dalla dichiarazione IRPEF una buona parte dei costi sostenuti per varie operazioni, tra le quali ad esempio, le riqualificazioni energetiche di edifici esistenti, ha costituito una grande opportunità per aziende ed utenti finali. In questo ambito, quali possibilità vengono offerte a chi decide di installare un sistema di
Breve cronistoria degli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici E’ possibile orientarsi in questa materia, che oramai sta compiendo una decina di anni, anche tramite le brevi guide ANIT distribuite in occasione dei convegni (o scaricabili dal sito per i soci) ed aggiornate in occasione dei vari cambiamenti normativi. In Figura 1 sono riportate alcune “storiche” copertine delle Guide Anit che hanno costituito un validissimo strumento di
Figura 1: Copertine di alcune Guide ANIT
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lavoro per i progettisti ed una fonte di informazioni affidabili per tante “Signore Maria” e tanti “Signori Mario”. I primi contributi fiscali e finanziari per gli interventi di efficienza energetica risalgono alla Finanziaria 2007 (Legge 269/06) che aveva previsto all’articolo 1 dei contributi per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti nei commi da 344 a 349, e misure di sostegno per la progettazione di edifici nuovi ad alta efficienza energetica nei commi 351 e 352. Le Tabelle di Figura 2 sono tratte dalla Guida Anit “Sintesi
del D. Lgs 192 – Aggiornamento Novembre 2006”. Dall’analisi di Figura 2 si risale chiaramente all’esistenza di contributi fiscali per installazione pannelli solari termici, per la sostituzione di caldaie tradizionali con modelli a condensazione, per il miglioramento di isolamento termico dell’involucro opaco, ma non appare nulla di evidente sulla VMC, che comunque potrebbe rientrare negli interventi di riduzione del FEP rispetto ai limiti del D.lgs 192 (rispettivamente 20% per edifici esistenti e 50% per edifici nuovi), solo con recuperatore di calore con
una buona efficienza (almeno 75%). Questo aspetto si deduceva compiendo gli appositi calcoli per la preparazione dell’asseverazione firmata dal Tecnico Abilitato da sottoporre ad ENEA assieme ad altri documenti. Le cose non cambiano molto con la Finanziaria 2008 che fissa gli incentivi fino al termine del 2010, poi susseguita da una serie di proroghe, fino ad arrivare ai giorni nostri dove la Legge di Stabilità 2015 (Legge 190/2014) introduce una nuova voce dedicata alle schermature solari.
Figura 2: Tabelle di sintesi tratte dalla Guida ANIT di Novembre 2006
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Figura 3 - Tabella di sintesi tratta dalla Guida ANIT di Ottobre 2015
In Figura 3 è riportato lo schema di sintesi riguardo le possibilità di detrazioni fiscali tratto dalla Guida ANIT “Efficienza energetica e acustica degli edifici” dell’ottobre 2015. Si vede chiaramente che dal 1 gennaio 2016 era previsto il rientro al 36% dell’entità dello sgravio fiscale. In realtà il Governo ha previsto delle proroghe fino a fine anno. Per maggiori informazioni è sempre possibile tenersi aggiornati leggendo gli aggiornamenti dal sito dell’Agenzia delle Entrate. La Legge di stabilità 2016 (Legge 208/2015) sembra tuttavia illustrare un’opportunità interessante per la VMC fino a fine anno, per i soli casi di ristrutturazione o riqualificazione energetica. E’ prorogata la detrazione del 50% per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (a per i forni), se gli elettrodomestici sono obbliga-
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ti ad etichettatura energetica. La guida dell’Agenzia delle Entrate “Ristrutturazioni edilizie: le agevolazioni fiscali” specifica a pagina 18 quanto segue: “Rientrano nei grandi elettrodomestici, per esempio: frigoriferi, congelatori, lavatrici, […], ventilatori elettrici, apparecchi per il condizionamento”. L’opinione della scrivente è quindi che la VMC rientri a pieno titolo, quindi, nell’elenco dei prodotti soggetti a detrazione fiscale. Per completezza della trattazione, si informa che la VMC residenziale e non residenziale è soggetta ad obbligo di etichettatura energetica solo se il consumo elettrico della centrale è superiore a 30 W per flusso d’aria. Sono escluse quindi da obbligo di etichetta energetica sostanzialmente quasi tutte le piccole unità di ventilazione destinate ad un singolo ambiente; esse comunque
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sono sottoposte a marcatura CE e le loro prestazioni devono essere certificate presso un laboratorio accreditato; questo garantisce la presenza sul mercato dei soli prodotti che hanno superato i test previsi dalla specifica normativa In aggiunta, a pagina 20 della citata guida, relativa all’applicazione dell’IVA ridotta al 10%, viene fornito un elenco di “beni significativi” - già definito in un Decreto del 29 dicembre 1999 - che annovera anche le “apparecchiature di condizionamento e riciclo dell’aria”. Il termine “riciclo” dell’aria è alquanto ambiguo: il legislatore voleva parlare di depuratori d’aria, oppure – come spesso capita - voleva indicare la VMC, seppur usando una terminologia sbagliata? Al momento la terminologia “riciclo dell’aria” non è utilizzata in alcuna norma tecnica riguardante la ventilazione degli edifici. Sarebbe quindi opportuno un chiarimento in merito.
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Perché la VMC dovrebbe figurare a pieno titolo tra le tipologie di intervento ammesse alle detrazioni fiscali? Gli edifici stanno diventando sempre più isolati: a causa dell’elevata coibentazione termica dell’involucro le dispersioni di calore per trasmissione (attraverso pareti, pavimenti, muri, soffitti o finestre) si stanno sempre più riducendo. Parallelamente i progettisti ed i costruttori stanno ponendo molta attenzione anche alla possibilità di usufruire degli apporti gratuiti nel periodo invernale (ad esempio tramite la realizzazione di serre solari) o di inibirli nel periodo estivo (ad esempio con apposite schermature o mediante l’installazione di pellicole antisolari). Nel bilancio energetico dell’edificio dei nostri giorni, accade quindi che stanno diventando sempre più evidenti le dispersioni per “ventilazione”, ossia quelle necessarie ed irrinunciabili per il ricambio dell’aria che è indispensabile per la nostra salute (abbiamo bisogno almeno di 4 l/s nelle nostre abitazioni, quando le utilizziamo) e per la conservazione del manufatto (per evitare quindi muffe superficiali o interstiziali). Per ricambiare l’aria esistono diverse possibilità che vanno dall’apertura dei serramenti automatizzata a sistemi meccanici a flusso semplice o a doppio flusso con recupero di calore, sui quali Eubios ha già proposto molti articoli. Tralasciamo in questa sede la trattazione del ricambio dell’aria operato tramite apertura manuale dei serramenti da parte dell’utente, in quanto egli, non avendo sempre la giusta percezione della qualità dell’aria
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interna, non sa come dosare l’aerazione che in molte situazioni è eccessiva a fronte di una non sempre buona qualità ambientale. Non a caso moltissime abitazioni sprovviste di VMC sono caratterizzate dalla presenza di muffe anche se i conduttori dichiarano di operare un’aerazione sufficiente. Ecco quindi che in un edificio efficiente e salubre il modo più corretto di ventilare quanto e quando serve è possibile tramite un sistema meccanico, (o al massimo “ibrido” che associa cioè tecniche naturali e meccaniche, mai comunque prescindendo dal progetto e installazione di un sistema meccanico in abbinamento a quello naturale) perché è la tecnica che permette di controllare minuziosamente il ricambio dell’aria assecondandolo alle specifiche necessità del contesto. Nei contesti climatici del nord Italia è particolarmente conveniente utilizzare sistemi di ventilazione meccanica con recupero di calore ad elevata efficienza, eventualmente con la possibilità di by-pass sul recuperatore, mentre nelle zone climatiche A, B, C e D sono da considerarsi efficienti anche i sistemi a flusso semplice con portata variabile (ad esempio igrosensibili). Nella zona climatica D potrebbero risultare particolarmente interessanti i sistemi ibridi, ma i più elevati costi progettuali ed i maggiori ingombri necessari rendono questa tecnica più adatta al settore terziario. Al di la della possibilità di ottimizzare le dispersioni per ventilazione emerge un altro importantissimo beneficio dei sistemi di ricambio dell’aria meccanici: garantendo una buona IAQ (In-
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door Air Quality) rendono più salubri gli ambienti, riducendo la possibilità di contrarre patologie legate alla presenza di contaminanti (allergeni, VOC, ecc): contribuiscono quindi a ridurre i costi sociali legati alla cura di molte malattie dell’apparato respiratorio, ma non solo. Conclusioni Al momento un utente che decida di installare la VMC nel proprio appartamento, (edilizia esistente) non può usufruire di alcuna agevolazione fiscale, a meno che l’operazione non rientri in una ristrutturazione edilizia o in una riqualificazione energetica. Nel caso di ristrutturazione edilizia, secondo la Legge di stabilità del 2016, la VMC rientrerebbe nell’elenco dei grandi elettrodomestici soggetti a detrazioni fiscali, a patto che, se soggetti ad etichettatura energetica (quindi nel caso di VMC centralizzata, poiché quella decentralizzata non ha l’obbligo di etichettatura energetica, ma della sola marcatura CE) non siano di classe inferiore alla A+. Fino alla fine del 2016 e con i limiti di spesa stabiliti dalla Legge, lo sgravio fiscale è del 50%. Nel caso di riqualificazione energetica dell’esistente, così come introdotto dalla Finanziaria 2007 e ribadito dalle nuove Leggi di stabilità, la VMC può essere soggetta a detrazione fiscale della percentuale prevista per l’anno in corso se essa concorre al raggiungimento del valore di EPi stabilito per Legge, e se questo è opportunamente dimostrato dal Tecnico Abilitato tramite opportuni calcoli. * Valentina Raisa
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NOVITÀ NORMATIVA IN MATERIA DI EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI di Daniela Petrone *
Premessa Sono state pubblicate le nuove norme che completano il quadro normativo di riferimento alla base della metodologia di calcolo dell’ indice di prestazione energetica globale dell’edificio. Nello specifico sono di nuova pubblicazione le:
2. UNI 10349-1:2016: “Riscaldamento e raffrescamento degli edifici – Dati climatici – Parte 1: Medie mensili per la valutazione della prestazione termoenergetica dell’edificio e metodi per ripartire l’irradianza solare nella frazione diretta e diffusa e per calcolare l’irradianza solare su di una superficie inclinata“.
1. UNI/TS 11300-5:2016 “Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 5: Calcolo dell’energia primaria e della quota di energia da fonti rinnovabili”,
3. UNI/TR 10349-2:2016: “Riscaldamento e raffrescamento degli edifici – Dati climatici – Parte 2: Dati di progetto”
2. UNI/TS 11300-6:2016 “Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 6: Determinazione del fabbisogno di energia per ascensori, scale mobili e marciapiedi mobili”
4. UNI 10349-3:2016: “Riscaldamento e raffrescamento degli edifici – Dati climatici – Parte 3: Differenze di temperatura cumulate (gradi giorno) ed altri indici sintetici”
Sono invece state aggiornate e revisionate : 1. UNI/TS 11300-4:2016 “Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 4: Utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di generazione per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria”
Con questa pubblicazione, il pacchetto normativo a supporto della Legge 90/13 e del relativo decreto attuativo D.M. 26/06/2015 è al completo, inoltre comporterà un cambiamento importante nei risultati di calcolo dato dall’introduzione di nuovi dati climatici che dagli 90 ad oggi erano rimasti
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invariati e definiti dalla vecchia UNI 10349. Si chiede quindi da un lato, ai professionisti un importante sforzo, di studiare, analizzare e prendere dimestichezza con i nuovi metodi di calcolo e nuovi indicatori e dall’altro, alle software house di implementare nei propri software commerciali tutte queste importanti novità il tutto entro 90 giorni dalla data di pubblicazione, cioè dal 29 giugno 2016. Infatti proprio nel DM 26/06/2015 è scritto che, ai fini degli adempimenti previsti dai disposti legislativi, per garantire il necessario aggiornamento dei sistemi di calcolo della prestazione energetica degli edifici, tali norme tecniche si applicano a decorrere da 90 giorni dalla data della loro pubblicazione. Vediamo di seguito novità e contenuti. UNI TS 11300-4 Come sappiamo la specifica tecnica riguarda il calcolo del fabbisogno di energia per la climatizzazione invernale e la produzione
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di acqua calda sanitaria nel caso vi siano sottosistemi di generazione che forniscono energia termica utile da energie rinnovabili o con metodi di generazione diversi dalla combustione a fiamma di combustibili fossili trattata nella UNI/TS 11300-2. Nella norma sono trattati i seguenti sottosistemi per produzione di energia termica e/o elettrica: • impianti solari termici • generatori a combustione alimentati a biomasse • pompe di calore • impianti fotovoltaici • cogeneratori Sono inoltre considerate le sottostazioni di teleriscaldamento. Si tratta di una pubblicazione di una revisione parziale della versione UNI TS 11300-4 del 2012 al fine di renderla compatibile con le disposizioni legislative vigenti previste dal DM 26/06/2015 e garantirne la coerenza ma anche per un suo miglior collegamento con la UNI-TS 11300-5. UNI TS 11300-5 Questa specifica tecnica sostituisce la Raccomandazione CTI 14:2013 e fornisce metodi di calcolo per determinare in modo univoco e riproducibile applicando la normativa tecnica citata nei riferimenti normativi: • il fabbisogno di energia primaria degli edifici sulla base dell’energia consegnata ed esportata • la quota di energia da fonti rinnovabili Fornisce inoltre precisazioni e metodi di calcolo che riguardano: • le modalità di valutazione dell’apporto di energia rinnovabile nel bilancio energetico
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• la valutazione dell’energia elettrica esportata • la definizione delle modalità di compensazione dei fabbisogni con energia elettrica attraverso energia elettrica prodotta da rinnovabili • la valutazione dell’energia elettrica prodotta da unità cogenerative Con la pubblicazione di questa parte 5 della UNI TS 11300 si è voluto dare valore di norma a quella che prima era una raccomandazione del CTI nata con lo scopo di coniugare gli obblighi del Decreto Legislativo 28/2011 con le metodologie di calcolo, fornendo un supporto tecnico per calcolare la quota di energia da fonte rinnovabile per un singolo servizio energetico o per più servizi energetici. UNI TS 11300-6 La specifica tecnica fornisce dati e metodi per la determinazione del fabbisogno di energia elettrica per il funzionamento di impianti destinati al sollevamento e al trasporto di persone o persone accompagnate da cose in un edificio, sulla base delle caratteristiche dell’edificio e dell’impianto. I suddetti metodi di calcolo tengono in considerazione solo il fabbisogno di energia elettrica nei periodi di movimento e di sosta della fase operativa del ciclo di vita. La norma si applica agli impianti quali: ascensori; montascale; piattaforme elevatrici; montacarichi e montauto; scale mobili; marciapiedi mobili. La norma si applica alle seguente tipologie di edifici: edificio residenziale; albergo; ufficio; ospedale; edificio adibito
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ad attività scolastiche e ricreative; centro commerciale; edificio adibito ad attività sportive; edificio adibito ad attività industriali e artigianali; edificio adibito al servizio di trasporto pubblico (stazione, aeroporto, ecc.) ma l’obbligatorietà prevista dal DM 26/06/2015 di definire il consumo di energia primaria legato al trasporto di cose o persone, nello specifico, il calcolo dell’indice EPT, esclude il caso delle residenze abitative. La presente specifica tecnica può essere applicata a tipologie di edifici diverse da quelle indicate, previa una valutazione preliminare specifica del traffico richiesto. L’Appendice A fornisce, a titolo informativo, esempi di calcolo del fabbisogno energetico. UNI 10349 – parte 1 La parte prima della norma fornisce, per il territorio italiano, i dati climatici convenzionali (medie mensili e anni caratteristici) necessari per la progettazione e la verifica delle prestazioni energetiche e termoigrometriche degli edifici, inclusi gli impianti tecnici per la climatizzazione estiva ed invernale ad essi asserviti. Tali dati sono quelli rappresentativi delle condizioni climatiche medie da utilizzare per la verifica delle prestazioni energetiche e termoigrometriche. La presente norma fornisce altresì: • un metodo per ripartire l’irradianza solare oraria nella frazioni diretta e diffusa e per calcolare l’irradianza solare su di una superficie comunque inclinata ed orientata con modello di cielo isotropo (Appendice A normativa);
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• un metodo per calcolare l’irradianza solare su di una superficie comunque inclinata ed orientata con modello di cielo di Perez (Appendice B informativa); • un metodo per il calcolo dell’irradiazione solare media mensile ricevuta da una superficie fissa comunque inclinata ed orientata (Appendice C normativa); • un metodo per la stima del valore medio giornaliero dell’indice di soleggiamento in mancanza di dati climatici diretti (Appendice D informativa). E’ dunque la parte di norma che aggiorna completamente i valori medi mensili di temperatura, pressione di vapore, irradiazione solare globale giornaliera su piano orizzontale e velocità del vento per tutte le stazioni di rilevazione dei dati climatici di riferimento. Il dato interessante è che questi nuovi valori sono stati ricavati dallo studio condotto da ENEA – CTI che ha definito i valori orari di temperatura, irradianza solare globale su piano orizzontale, pressione di vapore e velocità del vento per gli anni tipo climatici riferiti alle ore 1-24 di ciascuna giornata. Il CTI ha creato una sezione sul proprio sito in cui si rendono disponibili gli anni climatici tipo e le loro elaborazioni per 110 località di riferimento distribuite sul territorio nazionale. Pertanto la base di calcolo ufficiale preparata e utilizzata dal CTI per la revisione della UNI 10349 è disponibile e scaricabile e utilizzabile per tutte quelle valutazioni che richiedono una analisi dinamica. Gli anni climatici tipo sono stati
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calcolati secondo la procedura descritta nella norma UNI EN ISO 15927-4 e consistono in 12 mesi caratteristici scelti da un archivio di dati meteorologici realmente rilevati per un periodo temporale preferibilmente maggiore a 10 anni. I mesi sono stati scelti da anni diversi del periodo di cui si dispongono i dati climatici e poi uniti per formare l’anno tipo (correggendo i punti di transizione tra un mese e l’altro). Gli anni climatici tipo rappresentano, nel lungo periodo, i valori medi dei più importanti parametri climatici (temperatura, umidità relativa, irradianza globale sul piano orizzontale e velocità del vento) e sono caratterizzati da: • dinamiche realistiche: sequenze orarie e variazioni durante giorni e serie di giorni, tipici della zona climatica; • una reale correlazione tra diversi parametri climatici, in particolare fra temperatura e irradianza solare globale. UNI 10349 – parte 2 La parte 2 specifica: • i dati normativi di ingresso da utilizzare nel calcolo del carico termico di progetto estivo ed invernale per il dimensionamento degli impianti tecnici per la climatizzazione estiva e invernale e per valutare il rischio di surriscaldamento estivo. • le condizioni termoigrometriche esterne estive di progetto per gli impianti di climatizzazione.
di località, ma la norma fornisce i criteri per estendere i suddetti dati di progetto a località non espressamente indicate nell’elenco. Le correzioni vanno usate anche a parità di località, per tener conto del contesto urbano in cui l’edificio è collocato e dell’altezza degli edifici UNI 10349 – parte 3 La UNI 10349 – 3 fornisce metodi di calcolo e prospetti di sintesi relativi a indici sintetici da utilizzarsi per la descrizione climatica del territorio. La UNI 10349-3 completa la UNI EN ISO 15927-6 fornendo la metodologia di calcolo per la determinazione, sia nella stagione di raffrescamento, sia nella stagione di riscaldamento degli edifici, dei gradi giorno, delle differenze cumulate di umidità massica, della radiazione solare cumulata su piano orizzontale e dell’indice sintetico di severità climatico del territorio. Gli indici possono anche essere utilizzati per una prima verifica di massima degli impianti. * Arch. Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.
I valori dei dati e i parametri dei prospetti presenti nella norma sono stati determinati su base nazionale per un numero limitato
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L’EFFICACIA E LA DURABILITÀ DEI SISTEMI A CAPPOTTO di * Alessandro Panzeri
Premessa Il processo di progettazione e posa dei sistemi a cappotto è molto delicato per due aspetti: la durabilità del sistema e l’efficacia. Per durabilità si intende il fatto che nel tempo il sistema possa non essere oggetto di forme di degrado fisicochimico e che quindi nel tempo mantenga la propria consistenza. L’aspetto legato all’efficacia è invece costituito dalla prestazione di isolamento termico a seguito della posa e nel tempo. Il degrado (ovvero la durabilità del sistema) si può monitorare nel tempo poiché distacchi, sbollature, fessurazioni ecc… compariranno nel corso degli anni (e probabilmente nelle prime stagioni). L’aspetto legato all’efficacia è invece difficilmente riscontrabile nel tempo poiché indirettamente legato ai consumi dell’edificio oggetto di intervento di isolamento a cappotto. Una volta realizzato infatti, sarà difficile capire dai consumi, frutto di tutti i contributi disperdenti dell’edificio e dell’inefficienza del sistema impiantisco se la parete lavora con un valore di trasmittanza di progetto o, a causa
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di errori, con uno peggiore. Come si può fare in modo che la committenza di un intervento di isolamento termico in generale e più specificatamente per l’intervento di isolamento di sistemi a cappotto possa avere maggiori garanzie di durabilità ed efficacia del sistema di isolamento termico? I casi di studio Nel corso del 2015 sono state realizzate una serie di indagini strumentali in campo prima, durante e dopo la realizzazione di sistemi a cappotto su edifici nella provincia di Milano con lo scopo di portare gli interventi ad avere un riscontro in termini di efficacia e durabilità dell’intervento di isolamento termico. Scopo del seguente articolo è di mostrare cosa si può fare per rendere più virtuoso l’intervento di isolamento termico a cappotto sotto il profilo della durabilità e dell’efficacia. Opportunità e criticità che possono evidenziare la possibilità di inserire da parte dei vari soggetti coinvolti nella progettazione e realizzazione anche il momento delle indagini strumentali. L’esperienza
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maturata nella realizzazione delle indagini strumentali ha portato a verificare la virtuosità del processo proposto e realizzato: - il committente ha una parte terza (rispetto all’azienda che commercializza il sistema e rispetto all’impresa che installa il sistema) che, con dei punti di controllo, rende molto improbabile errori legati alla durabilità o efficacia del sistema - l’azienda che commercializza il sistema di isolamento termico vede valorizzato e richiesto il sistema di isolamento proposto con ETA - l’impresa che installa il sistema di isolamento termico vede valorizzata la sua formazione e le sue capacità rispetto alla corretta posa del sistema di isolamento termico L’obiettivo di avviare forme di collaudo e di verifica strumentale dei sistemi a cappotto è di arrivare a collaudare un intervento efficace e durevole. Indagare un intervento che poi risulta essere non corretto, non efficace e non durevole non serve a nessuno.
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Le leve per il controllo dellâ&#x20AC;&#x2122;efficacia e della durabilitĂ sono riassune nello schema. Le Leve garantiscono alla committenza lâ&#x20AC;&#x2122;efficacia dellâ&#x20AC;&#x2122;isolamento termico (ovvero che il valore di trasmittanza termica di calcolo sia quello in campo) e la durabilitĂ del sistema (ovvero che nel tempo mantenga lâ&#x20AC;&#x2122;efficacia iniziale). Lâ&#x20AC;&#x2122;articolo entra nel dettaglio di alcuni di questi passaggi. Scelta del pannello e valore di ÎťD Ai fini dellâ&#x20AC;&#x2122;efficacia dellâ&#x20AC;&#x2122;intervento dellâ&#x20AC;&#x2122;isolamento termico è necessario impiegare materiali che seguano le regole della corretta commercializzazione dei materiali proposti per lâ&#x20AC;&#x2122;isolamento termico. Il valore di conduttivitĂ termica dichiarata ÎťD, caratterizzante i materiali con marcatura CE, o materiali testati e con valori dichiarati in accordo con le indicazioni della norma UNI EN ISO 10456, porta ad avere in cantiere pannelli con un valore in campo efficace. Nel percorso di â&#x20AC;&#x153;verifica strumentaleâ&#x20AC;? proposto, una delle attivitĂ realizzate è il prelevamento in cantiere di un numero rappresentativo di pannelli (in accordo con UNI EN ISO 10456) che vengono poi testati in regime stazionario in accordo con la norma ISO 9869. Il rango di questo test non è certamente eguale a quello di un laboratorio certificato e notificato, ma lâ&#x20AC;&#x2122;informazione che si ricava è utile ai fini del collaudo strumentale finale. Da queste misure infatti si ottengono risultati che evidenziano la bontĂ del materiale proposto. Successivamente, in relazione ad eventuali
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Figura 1: schema dei punti di controllo per lâ&#x20AC;&#x2122;efficacia e la durabilitĂ dellâ&#x20AC;&#x2122;intervento di isolamento termico risultati negativi della misura di parete, si potrĂ escludere che la causa sia il materiale isolante. Nel caso di prodotti con conduttivitĂ dichiarata ÎťD, la misura ha restituito, sulla base dellâ&#x20AC;&#x2122;esperienza maturata di centinaia di misure dal 2004, valori coerenti derivanti dalla natura delle modalitĂ di misurazione e dichiara-
zione del valore di conduttivitĂ dichiarata. Pannelli in cantiere e regime stazionario I campioni di pannello vengono quindi raccolti in cantiere e si procede nel eseguire una misura di conduttanza termica in regime stazionario. La misura si realiz-
Figura 2: Immagine termografica e che mostra lâ&#x20AC;&#x2122;omogeneitĂ della distribuzione di temperatura e il controllo degli effetti di bordo
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Grafico 1: Misure istantanee di regime stazionario, temperatura superficiale interna, esterna e flusso e valore di conduttanza (tratteggiato)
Tabella 1: Misura in regime stazionario della conduttività termica del prodotto isolante
za imponendo una differenza di temperatura su un campione di prodotto da 50x50 cm circa e misurandone la temperatura superficiale interna, esterna e di flusso. L’immagine termografica mostra uniformità di distribuzione di temperatura superficiale e quindi il contenimento degli effetti di bordo di trasmissione del calore bidimensionale. Il grafico mostra le temperature che si sviluppano e il valore di condutti-
vità misurata in regime stazionario coerente con il valore dichiarato dall’etichetta di marcatura CE. Misura della tramittanza Sono state eseguite delle misure di trasmittanza in opera prima dell’intervento sulle pareti oggetto di intervento. La parete è costituita da un doppio tavolato con un’intercapedine d’aria e il valore medio di più misure ha comportato una stima di trasmittanza termica pari a U = 1.13 W/m²K.
Dopo l’intervento di isolamento termico con sistema a cappotto con resistenza termica del prodotto pari a RD = 3.90 il valore di progetto della trasmittanza è pari a 0.21 W/m²K. Il valore di trasmittanza termica misurata in opera è pari a 0.28 W/m²K. Con le tolleranze di errore proprie della misura (ante e post) si conferma la bontà dell’efficacia dell’isolamento termico della struttura.
Risultati sui valori medi progressivi misura parete
Tabella 2: Misura in opera della trasmittanza termica delle pareti prima dell’intervento (A e B) e dopo l’intervento C
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Il fenomeno di bypass Si ritiene che la misura della trasmittanza in opera sia estremamente rilevante ai fini della verifica dell’efficacia dell’isolamento termico poiché il fenomeno di bypass termico che può essere presente in qualsiasi intervento di isolamento termico non ben eseguito può vanificarne appunto l’efficacia.
Figura 3: Sezione di sistema a cappotto incollato per punti con fenomeno di bypass termico in essere ovvero con infiltrazione di aria dall’esterno nell’intercapedine tra materiale e struttura di parete
Il sistema di incollaggio e le modalità di posa della guida di partenza e della parte di chiusura superiore influenzano infatti il comportamento del materiale isolante. L’aria esterna infatti non deve potersi infiltrare dietro il materiale isolante. Se ciò accade l’efficacia del materiale isolante può essere compromessa a seconda del grado di infiltrazione d’aria. L’indagine termografica potrebbe mostrare temperature superficiali esterne che sono frutto non della bontà dell’isolante ma dell’assenza di trasmissione di calore e quindi non vedono tale fenomeno. La misura di flusso termico
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evidenzia invece se la quantità di energia uscente è elevato o meno e quindi la misura della trasmittanza termica è il solo modo diretto per individuarle. Il bypass termico provoca l’inefficacia totale o parziale del materiale isolante. Collaudo strumentale indagini passive e attive sul sistema a cappotto Ai fini della durabilità del sistema a cappotto è importante che il sistema sia stato posato in accordo con le regole della corretta posa. Tra i passaggi importanti per la corretta posa vi è l’assenza di giunti tra i pannelli o, nell’eventualità che si creino tali giunti, la correzione con materiale isolante degli stessi. Per quanto riguarda i tasselli, sono presenti anche indicazioni relative alla posizione in funzione del tipo di materiale
proposto per l’intervento di isolamento. La corretta posa del sistema a cappotto è stato oggetto di verifica durante il cantiere delle varie fasi. A conclusione dell’intervento sono state realizzate, contestualmente alle indagini di trasmittanza in opera, anche indagini termografiche che possono mostrare rapidamente in fase di caricamento o scaricamento solare o in regime stazionario: - presenza di errori di giunti o altre irregolarità - presenza di tasselli - corretta posizione dei tasselli - corretta posizione dei pannelli e dello sfalsamento. Seguono alcuni esempi di indagini termografiche passive e attive che evidenziano la lettura della modalità di posa dei tasselli, l’uniformità della distribuzione di temperatura superficiale.
Figura 4: Immagini termografiche di corretta posa del sistema a cappotto, omogeneità di distribuzione di temperatura e posizione coerente dei tasselli
Figura 5: Esempio di immagine termografica di non corretta posa del sistema a cappotto, errori concentrati dei giunti e di altre irregolarità termiche
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Tabella 3: Esempio di report conclusivo Report conclusivo Come si conclude il tipo di intervento proposto? E’ possibile realizzare un report conclusivo che possa evidenziare la conformità o meno di quanto rilevato in campo con quanto progettato o con la regola dell’arte. L’eventuale non conformità può essere “non grave” e quindi presentarsi solo in alcuni punti o “grave” e quindi essere presente in modo sistematico. Conclusioni: L’attività di misura strumentale da applicarsi ad interventi di isolamento termico porta a un risultato virtuoso del ciclo di progettazione e realizzazione di tali interventi. Il committente avrà un intervento efficace e durabile nel tempo. Le aziende che commercializzano sistemi volontari certificati con ETA per il cappotto saranno valorizzate e così anche i posatori che si sono aggiornati e che sono formati nei confronti della corretta posa.
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Dove può essere inserita l’attività di collaudo dei sistemi a cappotto? - nei capitolati lavori - nei requisiti richiesti per garantire l’assicurazione sui lavori eseguiti - da parte di enti terzi che si occupano di certificare la bontà delle soluzioni proposte - da parte del mondo professionale in aggiunta alla progettazione e direzione lavori - durante la fase di diagnosi energetica iniziale con il collaudo degli interventi di retrofit Negli ultimi anni sono variati rispetto al passato (prima del DLgs 192 del 2005) due aspetti centrali nel mondo dell’isolamento termico: - l’introduzione del valore di conduttività termica dichiarata con la marcatura CE - l’aumento dello spessore complessivo dei prodotti di isolamento termico impiegati in edilizia
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Ciò ha comportato una modifica della prestazioni delle strutture opache importante: se ben progettate (ovvero con prodotti seri) e ben realizzate (ovvero senza errori di posa), le strutture opache hanno un comportamento in opera estremamente vicino al calcolo predittivo. La vicinanza, misurata in campo, tra il valore di progetto e il valore in opera, è un dato estremamente rassicurante per il mondo che ruota attorno all’efficientamento energetico. Come progettista, come committente, come gestore di servizio di calore, come amministrazione pubblica, come property o asset manager, sappiamo che le valutazioni legate al beneficio economico dell’intervento o al miglioramento del comfort sono certe. Sempre attuale quindi l’espressione “isolare conviene!”. * Ing. Alessandro Panzeri, Ricerca e Sviluppo ANIT.
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r e c e n s i o n i Letture e visioni consigliate
COSTRUIRE CON LA PIETRA di Giovanni Simonis Edizioni Tararà, 2012 238 pagine, 32 euro ISBN: 88-86593-99-6 Dopo oltre mezzo secolo di devastazioni incontrollate, soprattutto in Italia, dobbiamo trovare il modo di re- stituire agli spazi della nostra vita l’antica perduta bel- lezza. La ricerca che segue, circoscritta alla casa ed alla città, si propone di ritrovare modalità di operare che non si limitino ad esercizi di stile. Il progetto deve recuperare il suo obbiettivo reale, che non è la fama del progettista, ma la qualità della vita delle persone. “In Italia il 95% delle architetture attuali sono pessime”, dice Salvatore Settis. In attesa che le università prendano coscienza dell’esito disastroso di una didattica che ha lavorato come se tutti dovessero diventare “Grandi Artisti” o “Geni del- l’Architettura”, questo libro si propone di esaminare le conseguenze che il fatto stesso di costruire e le tecniche utilizzate hanno sulla nostra vita. Dopo decenni di in- segnamento alla Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano, l’autore non può prescindere da un obbiettivo didattico, non solo nel senso di dare indicazioni utili agli studenti di architettura e di ingegneria, ma anche per contribuire a diffondere, tra gli utenti della casa e della città, sensibilità e attenzione alle problematiche ambientali poste dal costruire. Giovanni Simonis, laureato in architettura al Politecnico di Milano, è professore associato di Architettura Tecnica alla Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano. Ha pubblicato sei libri e innumerevoli articoli riguardanti le tecniche costruttive e le problematiche di inserimento ambientale. Specializzata in letteratura di montagna, Tararà Edizioni nasce con l’obiettivo di contribuire, attraverso la pubblicazione di testi inediti e di opere meno note, alla creazione di una grande Biblioteca della montagna. I libri di Tararà Edizioni, suddivisi in sei collane, dedicano ampio spazio anche alla letteratura del territorio d’origine della casa editrice, il territorio del Lago Maggiore, dell’Ossola e del Cusio. www.tarara.it
SKETCHES OF FRANK GEHRY di Sidney Pollack USA, 2006 86’ Ultimo film diretto da Sidney Pollack prima della sua morte nel 2008, parla della vita e del lavoro dell’amico architetto Frank Gehry. Pollack si mette alla prova con il suo primo documentario mentre Gehry si sforza a essere straordinario giocando con modelli di carta. Rinomato per le sue architetture fantasiose e non convenzionali, Gehry è quasi un architetto per sbaglio e certamente un archistar accidentale. Ha iniziato a lavorare guidando camion e voleva fare il pilota. Il tema del film è più che altro la fragile natura della creatività - quanto è difficile da sostenere per chiunque, ma ancora di più per coloro che sono già artisti affermati. Diversi sono i creativi intervistati nel film, tra cui Denis Hopper, Philip Johnson, Edward Ruscha, Bob Geldof e altri. Gehry è sorprendentemente schietto sulla sua paura di fallire e lascia intervenire persino il suo psicoterapeuta che ne traccia il profilo. Il film ci lascia riflettere sull’utilità delle idee noiose, se non stupide, nella difficile strada per trovare quella che funziona. Il documentario è disponibile (in inglese) nell’area noleggio di Amazon Video e Netflix.
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XXI ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DELLA TRIENNALE DI MILANO Dal 02 Aprile 2016 al 12 Settembre 2016 - sedi varie www.21triennale.org Dal 2 aprile al 12 settembre 2016 si svolgerà la XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Milano dal titolo “21st Century. Design After Design”. L’evento si articola in un ricco programma di mostre, eventi, call, festival e convegni diffusi in tutta la città, nei luoghi chiave della cultura contemporanea milanese. Sono dodici le sedi coinvolte: Triennale di Milano, Fabbrica del Vapore, HangarBicocca, Campus del Politecnico, IULM, MUDEC, Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, BASE, Palazzo della Permanente, Area Expo, Museo Diocesano e Villa Reale di Monza, sede storica delle prime Mostre Internazionali. L’Area Expo interessata dall’evento, vedrà riaperti e riallestiti due padiglioni per ospitare il gruppo di mostre “City After the City”. I padiglioni in questione saranno quelli che ospitavano il Future food district e l’Auditorium, dove saranno allestite 6 esposizioni. Tra i due padiglioni sarà collocato un “orto planetario” con più di cento aiuole sopraelevate. L’orto occuperà una superficie di circa 4mila mq, mentre l’area totale occupata dalla Triennale sarà di circa 17mila mq. L’ingresso da cui accederanno i visitatori sarà quello della passerella di Cascina Merlata. E’ prevista anche l’apertura di tre ristoranti e il coinvolgimento di Cascina Triulza. Per quanto riguarda i temi, la nuova Triennale propone un modo nuovo di decodificare il nuovo millennio e individuare i cambiamenti che coinvolgono l’idea di progettualità. Il Design “dopo” il Design, si riferisce a una progettualità posteriore al Novecento che si fa largo, in via antagonista, al persistere di condizioni ascrivibili al secolo precedente. Il tema tocca questioni chiave come la nuova “drammaturgia” del progetto, che consiste soprattutto nella sua capacità di confrontarsi con i temi antropologici che la modernità classica ha escluso dalle sue competenze (la morte, il sacro, l’eros, il destino, le tradizioni, la storia…): - la questione del genere nella progettazione; - l’impatto della globalizzazione sul design; - le trasformazioni conseguenti la crisi del 2008 e l’arrivo del XXI secolo; - la relazione tra città e design; - i rapporti tra design e accessibilità delle nuove tecnologie dell’informazione; - i rapporti tra design e artigianato. Sono numerose le mostre in programma curate dal comitato scientifico. Segnaliamo, negli Spazi della Triennale di Milano: - “Neo Preistoria, 100 verbi”: a cura di Andrea Branzi e Kenya Hara. Si parte dall’impulso di 100 verbi e 100 strumenti, flussi di energia misteriosa che guidano lo spettatore attraverso le tenebre della storia fino ad arrivare alle attuali frontiere della ricerca scientifica. - “TDM 9. W, Women in Italian Design”: a cura di Silvana Annicchiarico. La mostra vuole affrontare il design italiano alla luce di uno dei nodi più delicati e più suggestivi, la questione del genere. Per farlo, si rende necessario affrontare preliminarmente la rimozione operata dal Novecento nei confronti della progettualità femminile, attraverso un percorso cronologico fluido e dinamico, metafora di un fiume che attraversa il Novecento. - “La Metropoli Multietnica”: a cura di Andrea Branzi. Si indaga il fenomeno della progressiva omologazione scatenata dai flussi delle merceologie internazionali, dalla globalizzazione del mercato, che portano alla scomparsa delle memorie, delle tradizioni, dei volti e dei costumi delle nostre civiltà. - “Brilliant! I futuri del gioiello contemporaneo”: a cura di Alba Cappellieri in collaborazione con ICE. Attraverso la selezione di 50 gioielli italiani, opera di maestri e giovani talenti, abili artigiani e maison orafe, al cui centro viene posto il collier, l’emblema dell’arte orafa italiana, si esplorano i futuri scenari del gioiello italiano. - “STANZE. Altre filosofie dell’abitare”: a cura di Beppe Finessi con il Salone del Mobile di Milano. L’esposizione desidera fare il punto sullo stato dell’arte dell’architettura degli interni, luogo privilegiato di indagine e riflessione sugli aspetti più direttamente legati alla vita quotidiana delle persone. Presso la Villa Reale di Monza, dal 17 marzo al 12 settembre: “Architettura del Belvedere”. Si tratta di un ciclo di incontri culturali al Belvedere della Villa Reale di Monza dedicati al mondo dell’architettura contemporanea con testimonial di fama internazionale. Obiettivo delle Serate di Architettura è quello di presentare le tendenze architettoniche del nostro tempo, indagando le grandi trasformazioni in corso che coinvolgono l’idea stessa di progettualità. Tra i protagonisti degli incontri: Francesco Librizzi, CBA Camillo Botticini Architect, Liverani/Molteni, ACT Romegialli di Morbegno, Riccardo Blumer, 5+1AA Architectures di Genova e Insite Studio. Presso BASE Milano, dal 30 marzo al 17 aprile: “Visual Making, la digital fabrication incontra le arti grafiche”. Una mostra-laboratorio che racconta l’esperienza di ricerca e i risultati della sperimentazione grafica condotta all’interno del
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FabLab milanese Opendot, per indagare le potenzialità di integrazione tra digital fabrication, grafica e stampa artistica artigianale. Una community aperta, composta da designer, artisti e illustratori. I test hanno riguardato diversi materiali e macchine a controllo numerico: laser cutter, stampante 3D e vinyl cutter. La sperimentazione tecnica, orientata a ottimizzare la resa a stampa di diverse qualità grafiche, ha messo in luce anche alcune interessanti potenzialità specifiche della digital fabrication. L’allestimento della mostra si dispiega come le pagine di un libro attraverso tre livelli di narrazione – l’archivio, il manuale di istruzioni open source, le applicazioni d’artista – e include uno spazio-laboratorio. Il progetto grafico della mostra gioca sul tema della ‘mano che disegna’, a sottolineare la continuità tra fare artigianale e cultura maker. In occasione della Design Week 2016, BASE Milano si propone anche come “quartier generale” del Design District di Zona Tortona ospitando designer, imprese e università a livello internazionale: una piattaforma innovativa dedicata all’incontro fra idee e produzione culturale. Esposizioni e progetti di respiro internazionale interpreteranno il tema del design per una settimana densa di stimoli e di futuro. Sarà allestita una collettiva di designer internazionali, la rete europea di Human Cities con il Politecnico di Milano e la Tongji University di Shanghai, Connecting the Dots, Smart Park Reply e OnPrintedPaper con Abitare. Presso il CRT Teatro dell’Arte della Triennale, tra Aprile e Luglio 2016, un fitto programma di spettacoli e performance che indagano i diversi ambiti creativi della danza, del teatro e dell’architettura. Al Pirelli HangarBicocca verrà realizzata “Architecture as Art”, a cura di Pierluigi Nicolin e Nina Bassoli. La mostra si dedica ai rapporti tra Arte e Architettura, proponendo uno “sconfinamento” particolare: verranno esposti campioni di architettura “al vero”, invitando i visitatori al superamento della tradizionale modalità pratica di fruizione dell’architettura. Le opere saranno disposte in una sorta di atlante destinato a illustrare i temi e i soggetti che descrivono le nuove responsabilità dell’Architettura nel XXI secolo. Il MUDEC ospiterà la mostra “Sempering”, a cura di Luisa Collina e Cino Zucchi. To semper è un verbo inglese che indica, in architettura e design, un’azione costruttiva su un materiale che lascia una traccia formale significativa nel prodotto finale; questa esposizione vuole concentrare l’attenzione su alcuni “modi di fare” del progetto contemporaneo, basandosi sul concetto della necessità di una continua revisione del rapporto tra mezzi e fini, tra metodi e forme. Presso gli spazi della Fabbrica del Vapore: “New Craft”, progetto a cura di Stefano Micelli. La mostra vuole rendere visibile l’incontro virtuoso tra innovazione tecnologica, che ha trasformato il modo di produrre, consumare, progettare, e manifattura d’eccellenza. Il digital manufacturing permette di utilizzare le nuove tecnologie per promuovere varietà e creare prodotti di qualità superiore. I visitatori potranno fare esperienza diretta di queste attività, attraverso i laboratori digitali che verranno affiancati agli oggetti esposti. Il Palazzo della Permanente presenterà “La logica dell’approssimazione, nell’arte e nella vita”, mostra a cura di Aldo Colonetti e Gillo Dorfles. Approssimazione intesa come valore su cui si fondano i diversi linguaggi espressivi, dalle arti visive, al design, architettura, moda, musica, letteratura, fino ad arrivare alla cucina. Approssimazione raccontata attraverso un percorso multisensoriale realizzato con opere e oggetti della quotidianità, che esprimano la tensione tra la perfezione ideale del pensiero e la necessità di essere nel mondo fisico. Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci parteciperà alla XXI Esposizione Internazionale con la mostra “Studiare il futuro già accaduto”. Un progetto esplorativo su Uomo, Ambiente e Cultura, che ha origine da un ciclo di sei incontri incentrati sulla questione climatica, scelta come terreno di lavoro significativo dal punto di vista culturale, ideati insieme all’Autorità di bacino del Fiume Po, studiosi dell’Università degli Studi di Milano e dell’Università Milano Bicocca. L’esposizione intende portare in primo piano la necessità di un dialogo tra saperi diversi: sulla natura e sull’uomo, accademici e non istituzionalizzati, a scala globale e locale, attraverso le generazioni. Il Museo Diocesano rifletterà sull’interrogativo implicito nel titolo della XXI Triennale, “che cosa vi sia dopo il progetto”, ovvero quali voci risuonino in ciascun oggetto al di là della sua funzione e della sua forma. Parafrasando il tema e sostituendo all’avverbio “after” l’avverbio “behind”, Design Behind Design si prefiggerà quindi di osservare gli oggetti, coglierne il senso diretto per arrivare a catturarne il senso indiretto, figurato, concentrandosi sull’ambito della “produzione per il sacro”. Tutte le sedi saranno inoltre animate da esposizioni temporanee organizzate da oltre 30 Paesi stranieri (tra gli altri Afghanistan, Albania, Algeria, Bosnia ed Erzegovina, Canada, Cina, Cipro, Corea, Croazia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Gran Bretagna, Haiti, India, Iran, Israele, Kazakistan, Libano, Liberia, Lituania, Messico, Myanmar, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Russia, Singapore, Svizzera, Tunisia) con un programma ricco di concerti, spettacoli, festival e workshop. Di seguito la raccolta delle grafiche delle Triennali dal 1923 ad oggi.
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1923
1925
1927
1930
1933
1936
1940
1947
1951
1954
1957
1960
1964
1968
1973
1979
1988
1992
1996
2001
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c o r s i
L’OBBLIGO ALLA FORMAZIONE CONTINUA! Col 2014 è entrato in vigore l’obbligo alla formazione continua per tutte le categorie professionali a cui sono rivolti gli eventi ANIT, ovvero Ingegneri, Architetti, Geometri e Periti. L’unità di misura della formazione professionale continua è il Credito Formativo Professionale (detto anche CFP). Di seguito il punto della situazione. • Ingegneri Da gennaio 2014 ogni iscritto all’albo deve essere in possesso di un minimo di 30 CFP. Si parte con l’attribuzione forfettaria di 60 CFP a tutti gli iscritti e ogni anno vengono scalati 30 CFP. Le attività che consentono l’ottenimento di CFP riguardano la partecipazione a corsi e convegni accreditati dal CNI, ma anche altre attività come l’aggiornamento legato alla propria professione (se dimostrabile), le pubblicazioni qualificate, le docenze, i brevetti, ecc. ANIT è stata autorizzata dal CNI a svolgere attività formativa (da luglio 2015), le attività in programma consentono pertanto l’attribuzione di CFP a tutti gli ingegneri partecipanti”.
• Architetti I nuovi regolamenti sono entrati a regime a gennaio 2014 dopo un inizio sperimentale avviato nell’autunno 2013. Ad oggi ogni architetto deve ottenere 60 CFP nel triennio 2014-2016 con un minimo di 15 CFP in ciascun anno di cui almeno 4 CFP all’anno sul tema della deontologia-compensi-ordinamento professionale. I crediti sono attribuiti dal CNAPPC assegnando circa 1 CFP per ogni ora di formazione. Eventi ANIT: ANIT è stata autorizzata dal CNAPPC a svolgere attività formativa (da luglio 2014), le iniziative in programma pertanto consento l’attribuzione di CFP a tutti gli architetti partecipanti.
• Geometri Per i geometri la formazione continua obbligatoria è entrata in vigore dal gennaio 2010. Ogni iscritto deve maturare un certo numero di CFP nell’arco di un quinquennio (il primo va dal 2010 al 2015), col rispetto di un minimo di crediti annuali in funzione degli anni di anzianità di iscrizione all’Albo. L’attribuzione di crediti per le singole iniziative formative è subordinata ad un accreditamento delle stesse presso i Collegi territoriali competenti o presso il CNG. Eventi ANIT: abbiamo inviato domanda al CNG per il riconoscimento quale ente di formazione accreditati. In caso di risposta positiva sarà possibile attribuire CFP agli eventi in calendario. Segnaliamo che alcune iniziative risultano già accreditate grazie alla collaborazione territoriale con i Collegi provinciali.
• Periti Industriali Il CNPI ha approvato il nuovo regolamento sulla formazione obbligatoria che prevede dal 1° gennaio 2014 per ogni perito industriale l’impegno a ottenere nell’arco temporale di 5 anni 120 CFP con un minimo di 15 CFP all’anno di cui 3 CFP all’anno sui temi dell’etica, sulla deontologia e in materia previdenziale. Eventi ANIT: ANIT è stata autorizzata dal CNPI a svolgere attività formativa (da settembre 2014), le iniziative in programma pertanto consento l’attribuzione di CFP a tutti i periti industriali partecipanti.
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SOFTWARE ANIT PER I SOCI ANIT sviluppa e distribuisce strumenti di supporto alla professione legati all’analisi energetica, igrotermica e acustica dell’edificio. I Soci ANIT hanno la possibilità di scaricare la SUITE ANIT, una raccolta di software per la professione comprendente: ECHO, PAN, IRIS e LETO. La SUITE ANIT è attiva durante l’anno di Associazione e si riattiva con il rinnovo. Sono compresi gli aggiornamenti dei singoli software elaborati durante l’anno.
Software ECHO 7 Software ANIT
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ECHO 7
Requisiti acustici passivi e classificazione acustica delle unità immobiliari.
Progettazione e verifica delle caratteristiche acustiche degli edifici, secondo il DPCM 5.12.97. I calcoli sono eseguiti per indici di valutazione. Determinazione della classe acustica dell’unità immobiliare.
L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Software PAN 7 Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
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Analisi termica, igrometrica e dinamica dell’involucro opaco.
Calcolo dei parametri estivi ed invernali delle strutture opache (trasmittanza EN ISO 6946; Attenuazione e sfasamento la UNI EN ISO 13786; Verifica termo-igrometrica secondo UNI EN ISO 13788;
L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Software IRIS 3 Software ANIT
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IRIS 3
• Calcolo dei Ponti Termici agli elementi finiti • Calcolo del rischio di condensa e muffa
Calcolo dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN ISO 10211. Verifica del coefficiente ψ e del rischio di muffa e condensa. L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
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Software LETO 3 Software ANIT
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LETO 3
Analisi del fabbisogno energetico degli edifici secondo le UNI/TS 11300 parte 1:2014, 2:2014, 3:2010 e 4:2012 L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Sofware per il calcolo del fabbisogno energetico degli edifici secondo UNI/TS 11300 parte 1,2,3 e 4 (aggiornato al DM 26/6/15) La versione di Leto è stata protocollata al CTI e quindi impiegabile ai fini della certificazione energetica e della compilazione delle Legge 10/91. Il software ha il consueto approccio di Anit: in accordo con la normativa, trasparente nei passaggi e di intuitivo e semplice utilizzo.
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A N I T Strumenti ANIT di supporto alla professione.
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Volume 2 - Guida alla nuova Legge 10 A 10 anni dall’emanazione del Dlgs 192/05, il mondo dell’efficienza energetica applicata all’edilizia cambia nuovamente le regola del gioco.
- I meccanismi di trasmissione del calore - Gli isolanti - La reazione al fuoco 27 schede di materiali isolanti con le relative caratteristiche principali.
270 pp., Ed. TEP srl 2015 ISBN: 978-88-905300-9-8 25 euro (IVA incl.)
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Volume 3 - Manuale di acustica edilizia
Volume 4 - Muffa, condensa e ponti termici
Il manuale è stato sviluppato con l’intento di fornire informazioni specifiche, in maniera semplice e chiara, ai tecnici che decidono di approfondire il tema ell’acustica edilizia.
La Guida completa all’analisi igrotermica degli edifici. Completamente rinnovato nei contenuti per offrire ai professionisti un valido strumento sull’importanza del controllo delle prestazioni igrotermiche delle strutture.
192 pp., Ed. TEP srl, 2011 ISBN: 978-88-905300-2-9 25 euro (IVA incl.)
Volume 5 - Prestazioni estive degli edifici
176 pp. Ed. TEP srl, 2016 ISBN: 978-88-941536-2-0 25 euro (IVA incl.)
Volume 6 - La classificazione acustica delle unità immobiliari
- L’inquadramento legislativo. - L’influenza dei materiali e del colore. - Caratteristiche termiche dinamiche delle pareti. - Facciate e coperture ventilate. - La valutazione della temperatura interna.
Vengono spiegati i contenuti della norma UNI 11367/2010 che definisce per la prima volta in Italia le procedure per classificare acusticamente le unita’ immobiliari sulla base di misurazioni fonometriche eseguite sull’immobile.
192 pp., Ed TEP s.r.l, 2011 ISBN: 978-88-905300-0-5 25 euro (IVA incl.)
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SERVIZIO DI CHIARIMENTO TECNICO I SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, per avere chiarimenti sull’applicazione della normativa di settore.
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I Soci ANIT ricevono 4 numeri della rivista Neo-Eubios. Neo-Eubios è «La rivista» per l’isolamento termico e acustico. Si rivolge ai professionisti con un taglio scientifico e approfondito e prevede 4 uscite ogni anno.
I SOCI possono accedere a tutti gli strumenti effettuando il LOGIN al sito www.anit.it con le proprie credenziali. Nella pagina “Il mio account” sono riportate le informazioni per ottenere software, chiarimenti tecnici e Guide ANIT. Tutti i servizi sono attivi durante i 12 mesi di associazione.
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Chi è ANIT ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico. Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:
- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati; - promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica; - assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia; - effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato; - fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico ed argomenti affini; - organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico; - diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico; - realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali. I SOCI Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore. Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione. Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc. Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico. Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. LE PUBBLICAZIONI ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione degli incontri e dei convegni ANIT. I CONVEGNI ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore. Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia. Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.
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´ neo-EUBIOS Periodico trimestrale anno XVII - n. 55 Marzo 2016 Direttore Responsabile Susanna Mammi Redazione TEP s.r.l. Via Savona 1/B 20144 Milano tel 02/89415126
Grafica e impaginazione Claudio Grazioli Distribuzione in abbonamento postale Associato A.N.E.S. - Associazione Nazionale Editoriale Periodica Specializzata Stampa INGRAPH srl - via Bologna 104/106 - 20038 Seregno (MB)
Registrazione Tribunale di Milano n. 524 del 24/7/1999 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna sezione della rivista può essere riprodotta in qualsiasi forma senza l’autorizzazione dell’Editore.