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56 Trimestrale N°56 - Anno XVII - Giugno 2016 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
ISSN 1825-5515
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L’Unione europea (UE) è un organismo internazionale istituito nel 1992 con il trattato di Maastricht allo scopo di coordinare le relazioni tra gli stati membri e i loro popoli, attraverso l’istituzione di un’Unione economica e monetaria e favorendo una politica estera di sicurezza comune. Essa è un’unione politica di carattere sovranazionale che garantisce la libera circolazione di persone, merci, servizi e dei capitali all’interno del suo territorio promuovendo la pace, i valori e il benessere dei suoi popoli lottando contro l’esclusione sociale e la discriminazione. L’Unione europea favorisce il progresso scientifico e tecnologico mirando alla stabilità politica, alla coesione e alla crescita economica, sociale, territoriale e solidale tra i suoi stati membri. Nel 2012 è stata insignita del premio Nobel per la pace, con la seguente motivazione: «per oltre sei decenni ha contribuito all’avanzamento della pace e della riconciliazione della democrazia e dei diritti umani in Europa». All’interno dell’Unione Europea è nata nel 2001 l’Unione economica e monetaria dell’Unione europea con 19 stati dell’Unione aderenti al cosiddetto mercato unico, detto eurozona, regolato da una moneta unica, l’euro, con a capo la Banca Centrale Europea (BCE).
Foto di copertina: © Susanna Mammi, Commissione europea, Berlaymont Building, Bruxelles 2016.
= letteralmente, buona vita.
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La qualità dell’aria negli ambienti scolastici. Il progetto Air@School.
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Misura dell’isolamento di facciata. Confronto fra norme ISO 140-5:1998 e ISO 16283-3:2016
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Progettazione acustica di ambienti per la ristorazione; un approccio basato sulla capienza acustica.
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La riduzione delle trasmissioni laterali su giunti non omogenei.
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Riqualificazioni energetiche: non solo minori consumi ma anche maggiore comfort.
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Schermature mobili: criticità dei requisiti minimi richiesti e calcolo del gtot.
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Misure di laboratorio dell’isolamento al calpestio di massetti galleggianti su solai in CLT.
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Qual’è l’attuale situazione normativa in acustica edilizia?.
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Recensioni
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Corsi
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ANIT
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Strumenti per i Soci ANIT
Fondatore Sergio Mammi
A b b o n a r s i
si può. Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.
Vignetta di Sergio Mammi, Fondatore ANIT.
Hanno collaborato:
Per abbonarsi con bonifico bancario, effettuare versamento a: TEP srl Conto corrente presso Banca Popolare Commercio & Industria IBAN IT 20 B050 4801 6930 0000 0081 886 Indicare come causale: abbonamento 4 numeri neo-Eubios. Info e abbonamenti: press@anit.it
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墌 Il numero 55 è on-line su www.anit.it
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Trimestrale N°55 - Anno XVII - Marzo 2016 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
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ISSN 1825-5515
abbonamento annuale 4 numeri: 24 €
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Neo-Eubios
Roberto Armani, Massimiliano Busnelli, Associazione Culturale Energia di Classe. Nicola Granzotto, Dipartimento di Ingegneria Industriale Università degli Studi di Padova. Andrea Tombolato, Studio di Acustica, Padova. Gianfranco Quartaruolo, Socio ANIT, Consulente acustico Norman Disney and Young, Auckland (NZ). Francesco Madonna, Luca Rota, Ricerca Sistema Energetico – RSE S.p.A. Luca Barbaresi, Dario D’Orazio, Massimo Garai, DIN, Università di Bologna, Bologna. Gloria Cagali, Ingegnere Libero professionista, Verona. Elmar Tapfer, TopHaus AG / S.p.A., Bressanone (BZ). Stefano Benedetti, Staff ANIT. Alessandro Panzeri, Ricerca e Sviluppo ANIT. Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.
EDITORIALE
UN NUOVO AMBIENTE La nuova Milano di Porta Nuova: verde come il bosco verticale o grigia come i grattacieli? L’edilizia cambia faccia continuamente e ora più che mai deve fare i conti con l’ambiente. Per ambiente s’intende la situazione con cui un elemento, fisico o virtuale, si rapporta e si relaziona. In ecologia indica tutto ciò che può influire direttamente sul metabolismo o sul comportamento di un organismo o specie vivente. Questo significa che uomo e ambiente vanno considerati congiuntamente ed è per questo sempre più indispensabile porre attenzione a quello che si progetta e costruisce. Quando parliamo di comfort in edilizia parliamo di situa-
zioni ambientali adeguate alla vita dell’uomo. ANIT, in occasione dei suoi 32 anni di vita associativa, propone il suo IV Congresso Nazionale, un evento unico che si terrà a Milano, il prossimo 24 novembre in cui parleremo di ambiente, inteso come ambiente abitativo affacciato sull’ambiente naturale. L’ambiente abitativo deve essere salubre e rispettate l’ambiente naturale circostante. Cosa significa questo per ANIT? Significa riduzione dei consumi energetici da fonti fossili e riduzioni delle emissioni inquinanti; riduzione delle patologie dannose derivanti da strutture edilizie mal progettate e da edifici mal gestiti e infine riduzione dell’inquinamento acustico.
Il settore dell’edilizia è tra i più inquinanti sotto tutti i punti di vista. Nelle costruzioni l’attenzione alle esigenze dell’uomo è stata spesso confusa con l’estetica delle finiture anziché al comfort e alla salute. Questo ha portato ad avere unità immobiliari con pavimenti in marmo e stucchi veneziani, ma per niente efficienti dal punto di vista energetico, acustico e igrotermico. Diventa fondamentale ripensare l’approccio progettuale delle costruzioni, convinti che tutte le richieste normative e legislative non siano degli ostacoli e dei vincoli assurdi, ma opportunità per garantire, per quanto possibile, un ambiente migliore alle generazioni future. I Decreti 2015 sull’efficienza energetica in edilizia sono
colonna sonora Montezuma, Fleet Foxes • White Nights Oh Land Yours Forever, Generationals • Wreckin’ Bar (Ra Ra Ra), The Vaccines Love Is Won, Lia Ices • On Your Way, Michael Penn GIRLS VOL. 2 I’m Going Down, Vampire Weekend • Completely Not Me, Jenny Lewis I Get Ideas, M. Ward • L8 CMMR, Lily Allen neo-Eubios 56
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un nuovo punto di partenza per il settore delle costruzioni italiano. Criticati da molti, potevano forse essere meno complessi, ma il lavoro svolto dagli esperti del settore, tra cui ANIT, che ha portato alla stesura finale, è stato ispirato in primis dalla necessità di miglioramento delle condizioni ambientali per tutti. Il IV Congresso ANIT sarà un momento di confronto con gli esperti e i referenti istituzionali, dove proveremo a rispondere ai quesiti dei professionisti con relazioni e tavole rotonde. Proveremo anche a capire cosa significa per un tecnico o un’impresa affrontare la legislazione anche dal punto di vista delle responsabilità. Come si sta preparando il settore delle costruzioni per rispondere alle nuove esigenze? Costruttori e proprietari immobiliari coglieranno le nuove opportunità del DM 26 giugno 2015 e della Classificazione acustica o si fermeranno a vederne solo le criticità? Nuovo o riqualificato, un immobile deve garantire prestazioni termiche, termo igrometriche e acustiche adeguate all’ambiente circostante. Continuiamo a vivere in edifici poco efficienti e poco confortevoli malgrado le tecnologie a nostra disposizione in grado di rispondere anche alle richieste più prestazionali. Diventa quanto mai urgente conoscere le migliori tecniche e soprattutto garantirne i risultati nel tempo con la migliore posa.
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L’ambiente abitativo deve essere salubre e rispettate l’ambiente naturale circostante
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Le aziende ANIT, produttrici di materiali e sistemi, sono pronte e preparate per fornire tutte le risposte. Il IV Congresso ANIT sarà anche un momento di incontro per le aziende del settore. Sarà infatti allestita l’Area espositiva “Isolare bene” di 320 mq dove saranno presenti tutte le più importanti aziende del settore con cui confrontarsi agli stand e con appuntamenti privati B2B. Il IV Congresso ANIT sarà suddiviso in sessioni contemporanee per rispondere alle domande sui temi: - Regole per l’efficienza energetica: il punto di vista del legislatore, le responsabilità e le opportunità per il professionista - Mercato dell’efficienza energe-
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tica: costi, benefici e opportunità - Materiali e sistemi per l’isolamento: norme, prodotti e stato dell’arte - Isolamento acustico nelle ristrutturazioni: dalle norme alle misure in opera - Il controllo delle prestazioni estive: schermature, inerzia e rivestimenti Tre sale con sessioni parallele di interventi e tavole rotonde più un area espositiva al servizio dei tecnici. Per avere più riposte e perché crediamo che il confronto sia fondamentale, vi aspettiamo quindi il 24 novembre 2016 a Milano in via columella 36, presso l’Hotel Hilton. Le iscrizioni sono già aperte sul sito anit.it. A presto! Ing. Valeria Erba, Presidente ANIT.
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LA QUALITÀ DELL’ARIA NEGLI AMBIENTI SCOLASTICI. IL PROGETTO AIR@SCHOOL. di Roberto Armani, Massimiliano Busnelli *
INTRODUZIONE Oggi si parla ancora troppo poco della qualità dell’aria negli ambienti confinati e, ancor più grave, si progettano poco soluzioni volte alla riduzione degli inquinanti interni. L’Associazione Culturale Energia di Classe, in collaborazione con Cantiere Castelleone, ha ideato e sperimentato in questi anni un progetto concreto: “Air@ School, la salute è nell’aria”. Un progetto semplice nella sua filosofia: analizzare la qualità dell’aria all’interno delle aule scolastiche, misurando la concentrazione di CO2, al fine di ridurre il rischio di esposizione dei bambini all’inquinamento indoor, migliorando il loro stato di salute. L’obiettivo generale è creare un metodo di misura facilmente attuabile da qualsiasi plesso scolastico; sensibilizzare le famiglie ed il personale didattico sui rischi correlati e valutare lo stato di salute delle scuole e dei bambini, e lavorare sulle coscienze degli adulti del futuro. In concreto il progetto mira a ridurre i fattori ambientali che causano asma ed allergie, riducendo così l’assen-
teismo dovuto a patologie respiratorie e migliorando sia la concentrazione che la performance scolastica degli alunni. Uno studio del SIDRIA (Studi Italiani sui Disturbi Respiratori nell’Infanzia e l’Ambiente) individua le malattie respiratorie come la terza causa di morte ed i relativi problemi, ovvero le malattie più diffuse nei bambini, sono tra gli effetti clinici più comuni associati all’esposizione a fattori inquinanti presenti in aria indoor. La scelta del soggetto “bambino a scuola” non è casuale. I bambini sono maggiormente a rischio perché il loro sistema immunitario è più immaturo, respirano più velocemente di un adulto, la concentrazione di inquinanti è maggiore in un corpo di peso minore e c’è una forte evidenza sull’origine pediatrica delle malattie polmonari nell’adulto. L’ambiente scolastico vede una popolazione eterogenea (corpo insegnante, personale, alunni) che trascorre molto tempo a stretto contatto in ambienti dai volumi ridotti e perlopiù sono edifici datati soggetti a parziali ristrutturazioni. In letteratura si può leggere
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come gli stessi fattori inquinanti siano presenti in quantità dieci volte superiori negli ambienti confinati rispetto all’esterno. Tipicamente troviamo inquinanti chimici, come i composti organici volatili (VOC) ed idrocarburi policiclici aromatici (IPA); i particolati, basti pensare che oltre l’80% delle scuole italiane sono localizzate in aree urbane; carichi allergenici, determinati perlopiù dalle condizioni dello stabile ed i metalli pesanti. Tutte sostanze aero disperse difficilmente misurabili in modo diretto. Da quest’ultima affermazione parte il nostro progetto: dare un fondamento numerico alla conoscenza della natura, immaginando azioni semplici ma con un forte impatto sulla società. Da sempre in natura, quando un fenomeno non è misurabile si cerca un indicatore. Lo sono stati, ahimè, i canarini nelle miniere per il grisù e lo è di fatto la CO2 per gli inquinanti aero dispersi. Di fatto l’anidride carbonica non è un inquinante, ma un gas incolore ed inodore la cui concentrazione negli ambienti confinati è considerata un indi-
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catore del livello di ventilazione, per questo può essere usata come indicatore della qualità dell’aria negli ambienti confinati. La sua correlazione è descritta fina dal 1882 da Pettenkofer che fissava il livello massimo a 1.000 – 1.500 parti per milione, oggi facilmente misurabile. MATERIALI E METODI Il progetto è articolato in quattro fasi, ciascuna delle quali è caratterizzata da uno specifico obiettivo nel processo di informazione e sensibilizzazione dei bambini. La prima fase, denominata Fase 1, è caratterizzata da un periodo di monitoraggio delle normali condizioni di qualità dell’aria delle aule scolastiche. In questa prima fase viene selezionata una classe all’interno di ciascun istituto scolastico che volontariamente aderisce al progetto. La selezione viene effettuata insieme al corpo docente ed alla dirigenza scolastica. Normalmente vengono individuate classi dove gli studenti sono più propensi a svolgere delle attività pratiche. Durante la Fase 1 viene installato un data logger in grado di misurare la temperatura dell’aria interna [°C], l’umidità relativa [%], e la concentrazione di CO2 [ppm]. La strumentazione utilizzata ha un campo di misura compreso tra 0 ÷ 50 °C con una risoluzione di 0,1 °C e una accuratezza di ± 0,8°C per la temperatura dell’aria; un intervallo di misura incluso tra il 10 ÷ 90% con una risoluzione dell’ 0,1% ed una accuratezza pari a ± 4% per l’umidità relativa. Per le misure dei livelli di concentrazione di CO2 il sensore di misura ha una risoluzione di 1 ppm ed una accura-
tezza al variare dei livelli di CO2 misurati: ± 40 ppm per concentrazioni di CO2 inferiori alle 1000 ppm, ± 5% per concentrazioni di CO2 comprese tra le 1000 ppm e le 3000 ppm, ± 250 ppm se i livelli di CO2 superano le 3000 ppm. I parametri ambientali sono misurati con un intervallo temporale di 30 secondi. Lo scopo della Fase 1 è quello di monitorare le condizioni ambientali interne dell’aula campione prima dello svolgimento del progetto in modo da caratterizzare il comportamento “as usual” degli occupanti, studenti e docenti. L’avvio della Fase 2 ed il termine della Fase 1, inizia con una lezione frontale agli studenti tenuta da alcuni esperti del settore, in accordo con il corpo docente, sull’importanza della qualità dell’aria negli ambienti confinati. Gli argomenti trattati nella lezione sono: composizione chimica dell’aria, parametri utilizzati per valutare la qualità dell’aria, qualità dell’aria negli spazi confinati, malattie e intolleranze e rischi sulla salute umana correlate ad esposizioni di lungo periodo in ambienti confinati caratterizzati da un basso livello di qualità dell’aria, la sindrome da edificio malato (SBS: sick building syndrome), livelli di CO2 e loro effetti sulla salute umana, sulla concentrazione, sui livelli di apprendimento nonché sulla produttività degli studenti durante le ore scolastiche. Al termine della Fase 2 gli alunni vengono informati per la prima volta della presenza di un sensore di misura all’interno dell’aula e del fatto che nel periodo precedente alla lezione è stata svolta una campagna di monitoraggio
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Figura 1: presentazione dei risultati del progetto ai ragazzi di una scuola media superiore al termine della Fase 3. utile a caratterizzare le loro condizione tipiche di esposizione ai diversi parametri ambientali. La Fase 3 inizia chiedendo agli studenti di nominare un air manager all’interno della classe, o in alternativa, di organizzare una rotazione di più air manager (uno air manager differente per ogni giorno di scuola) con il compito di leggere i livelli di CO2 misurati e visualizzati dal data logger ad ogni cambio dell’ora. Nel caso in cui lo studente dovesse osservare un concentrazione di CO2 superiore alle 1500 ppm, lo stesso ha il compito di aprire le finestre dell’aula per tutta la durata del cambio dell’ora, per poi richiuderle in occasione dell’ingresso dell’insegnate. Durante questa Fase 3 vengono nuovamente monitorate e registrate le condizioni ambientali interne. I dati misurati nella Fase 1 e nella Fase 3 vengono poi elaborati e presentati agli studenti in una ulteriore lezione frontale, evidenziando le differenze dei livelli di CO2 misurati emerse tra il periodo di pre e post formazione. Durante la lezione frontale vengono poste alcune domande agli studenti per valutare l’impatto che il progetto ha avuto sui loro comportamenti, il
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grado di diffusione per voce degli studenti stessi, la percezione di un miglioramento della condizioni ambientali interne e di salute. La Fase 3 si conclude con la consegna di un lettore di CO2 che rimane in dotazione alla classe per tutto l’anno scolastico e per gli anni successivi fino al completamento del ciclo di studio all’interno dell’istituto. Ad un anno di distanza dalla campagna di formazione e monitoraggio iniziale viene attuata l’ultima Fase, la numero 4. In questa quarta fase, all’insaputa degli alunni, vengono nuovamente monitorate le condizioni ambientali dell’aula campione. Lo scopo è quello di valutare se gli studenti, a distanza di tempo,
continuano ad applicare quanto appreso nel progetto Air@school, permettendo di valutare l’impatto che ha avuto il progetto sul comportamento dei ragazzi. In alcuni casi sono state monitorare le condizioni ambientali dell’aria esterna durante tutto il periodo di svolgimento del progetto, in modo da tener traccia delle condizioni ambientali del mezzo utilizzato (aria esterna) per controllare e migliorare la qualità dell’aria degli ambienti confinanti. CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE DELLE SCUOLE CHE HANNO ADERITO AL PROGETTO Gli istituti scolastici che hanno
deciso di aderire al progetto sono edifici costruiti nell’intorno degli anni settanta, costituiti da un involucro tradizionale in laterizio/ elementi prefabbricati. Le finestre sono generalmente costituite da telai metallici con vetro semplice o doppio non basso emissivo. Tutte le aule scolastiche sono dotate di tapparelle esterne per l’ombreggiamento degli ambienti. In tutti i casi il sistema di emissione dell’impianto di riscaldamento è costituito da radiatori. RISULTATI DEL PROGETTO I risultati di progetto sono identificabili più come spunto di riflessione che come risultati analitici veri e propri. In linea generale tutti le campagne di monitorag-
Tabella 1: caratteristiche geometriche delle aule scolastiche nelle quali è stato sviluppato il progetto.
Figura 2: “classe tipo” Castelleone con indicata la posizione del sensore CO2
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Figura 3: “classe tipo” Soresina con indicata la posizione del sensore di CO2
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gio e formazione dei ragazzi hanno raggiunto l’obiettivo e gli scopi del progetto. Tutte le classi di tutti gli istituti che anno aderito all’esperienza hanno migliorato la qualità dell’aria interna riducendo mediamente del 20% il numero di ore caratterizzate da alti livelli di concentrazione di CO2. In Figura 4, Figura 5 e Figura 7 sono rappresentati alcuni dei risultati di progetto. In colore più scuro i periodi in cui la concen-
trazione di CO2 supera la soglia dei 1500 ppm; in alcuni grafici è rappresentata anche l’andamento della temperatura dell’aria interna che, se correlata con la temperatura dell’aria esterna può essere un utile indicatore per ricostruire il comportamento degli alunni. Nelle figure sono messi a confronto alcuni giorni scolastici prima e dopo la lezione frontale e la contestuale nomina dell’air manager.
L’andamento dei livelli di CO2 interni mostra come gli alunni abbiano ben recepito il compito da svolgere. In Figura 4: risulati di progetto in un aula campione prima e dopo la nomina dell’air manager Figura 4 e Figura 5 emerge come ci sia stata una importante riduzione del periodo di tempo in cui gli occupanti sono esposti ad atmosfere con una concentrazione di CO2 superiore ai 1500 ppm. Ma anche nel caso in cui, que-
Figura 4: risulati di progetto in un aula campione prima e dopo la nomina dell’air manager.
Figura 5: risulati di progetto in un aula campione prima e dopo la nomina dell’air manager.
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Figura 7: risulati di progetto in un aula campione prima e dopo la nomina dell’air manager.
sto miglioramento risulta meno percepibile, come in Figura 7, si osserva come gli studenti si siano impegnati ad aprire le finestre in tutti i cambi dell’ora disponibili. In quest’ultimo caso, la riduzione del numero di ore con una forte esposizione a livelli di CO2 risulta di modesta entità in quanto l’orario delle lezione è strutturato per avere tutti i giorni un massimo di
tre materie da due ore, riducendo da 5 a 2 il numero di intervalli e cambi dell’ora. Ma nonostante questo, in corrispondenza di ogni intervallo si registra un forte decadimento dei concentrazione della CO2, a dimostrazione dell’attuazione di una strategia di lavaggio dell’aria mediante l’apertura delle finestre. Al termine della fase tre, sono sta-
te sottoposte ai giovani occupanti una serie di interviste con lo scopo di valutare il grado di percezione del miglioramento delle qualità dell’aria all’interno della scuola e se lo studente informato si è fatto portavoce dell’esperienza raccontandolo ad altri ragazzi oppure alla propria famiglia. In Tabella 2 viene riportato il quadro riassuntivo delle interviste.
Tabella 2: quadro riassuntivo delle interviste.
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Essendo il campione composto da ragazzi di giovane età, il risultato delle interviste deve essere interpretato come una indicazione generale dell’impatto che ha avuto il progetto sui partecipanti, più che come un risultato scientifico rigoroso. Nonostante questo si ritiene che il progetto, nella maggior parte dei casi, abbia avuto un impatto positivo in termini di divulgazione e percezione da parte degli studenti. La Fase 4, ovvero il monitoraggio a distanza di un anno dallo svolgimento della campagna di informazione è stato necessario per valutare se i partecipanti al progetto hanno mantenuto nel lungo periodo traccia di quanto appreso durante il periodo di svolgimento della campagna di misurazione continuando ad applicare le buone pratiche apprese. In Figura 8 sono mostrati i risultati per due giorni
campione sui sette monitorati in due classi di due differenti istituti scolastici. I trend mostrano come nel caso della classe X, la buona pratica sia stata interamente persa, mentre nel caso della classe Y sia stata parzialmente mantenuta. Infatti nel caso della classe X, è stato sostituito il docente di riferimento nel passaggio al nuovo anno scolastico, mentre è stato confermato nel caso della classe Y. Si presuppone appunto che la mancanza della persona di riferimento per lo sviluppo del progetto abbia contribuito fortemente all’abbandono della buona pratica da parte degli alunni. CONCLUSIONI E POSSIBILI SVILUPPI AIR@School è un progetto che funziona perfettamente nel metodo e crea un modello circolare d’informazioni e risul-
tati, tanto da essere replicabile in tutte le scale, in ogni aula ed i ogni istituto. Di recente è entrato a far parte, come best practice, nel programma europeo Renew School, su tecniche innovative per la ristrutturazione e la gestione degli edifici scolastici (www.renew-school. eu ; www.eerg.it). Che fossimo sulla strada giusta lo sapevamo già leggendo le parole tratte dalla IV conferenza dei ministri di ambiente e salute dei 53 paesi della regione europea dell’O.M.S. tenutasi nel 2004 a Budapest: “la qualità dell’aria nelle scuole è un dovere di tutti ed un diritto dei bambini”, enfatizzando la problematica relativa alla salute dei bambini e del loro diritto a vivere in ambiente sano. Durante lo svolgimento del progetto ci si è accorti come in ambienti con un alto indice di affollamento sia particolarmen-
Figura 8: andamento della concentrazione di CO2 in due aule campione (X e Y) ad un anno di distanza dalla conclusione del progetto Air@School.
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te difficile controllare l’innalzamento della concentrazione di CO2 e con essa degli agenti inquinanti ad essa associata. Per rendersene conto è sufficiente osservare la velocità di crescita dei livelli di CO2 in concomitanza con dell’ingresso degli alunni alla prima ora del mattino o dopo un periodo di lavaggio dell’aria. Bastano infatti circa trenta minuti per attestarsi a concentrazioni comprese tra le 3000 e 4000 ppm partendo da una concentrazione assimilabile a quella dell’aria esterna, ovvero nell’intorno dei 400-500 ppm. Allo stesso tempo risulta però evidente come bastino pochi minuti di areazione naturale per riportare i livelli di CO2 a valori sotto soglia, inferiori alle 1500 ppm. In tutte le campagne di monitoraggio è emerso come il ruolo dell’insegnate sia strategicamente importante nella buona riuscita del progetto. Insegnanti poco attenti e/o sensibili alla tematica rendono più debole il processo di assimilazione da parte del ragazzo del progetto e dei concetti trattati, soprattutto in un’ottica di lungo periodo. Lungo periodo sul quale c’è an-
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cora parecchio da lavorare. Infatti sembrerebbe che gli alunni siano molto propensi a partecipare al progetto durante il suo svolgimento, ma che poi tendano a perdere la buona pratica nel tempo. Ancora una volta il ruolo dell’insegnate diventa di fondamentale importanza. Ulteriori possibili sviluppi del progetto potrebbero essere il coinvolgimento di personale qualificato in grado di valutare eventuali miglioramenti dei livelli di attenzione e di apprendimento degli studenti a fronte di un miglioramento della qualità dell’aria, aumentando così la produttività del ragazzo durante le ore scolastiche.
intervenire con opere edilizie ed impiantistiche sugli edifici scolastici esistenti, sia per problemi di fattibilità tecnica sia per effetto di barriere economiche. Questi studi e questi risultati ci hanno permesso di iniziare un percorso di formazione rivolta ad una nuova progettazione, più responsabile, che tenga conto anche di questi aspetti, importanti per la salute delle nuove generazioni.
Rimane poi da valutare gli effetti che l’apertura controllata delle finestre avrebbe sull’aumento dei consumi energetici. Attualmente si sta valutando di costruire modelli energetici di simulazione dinamica con lo scopo di quantificare i flussi termici scambiati per ventilazione con l’ambiente esterno per quantificare l’impatto sui consumi energetici con e senza l’ausilio di un impianto di ventilazione meccanica. Questo passaggio si rende necessario in quanto ad oggi risulta difficile
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* Ing. Roberto Armani, Ing. Massimiliano Busnelli Associazione Culturale Energia di Classe.
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MISURA DELL’ISOLAMENTO DI FACCIATA. CONFRONTO FRA NORME ISO 140-5:1998 E ISO 16283-3:2016 di Nicola Granzotto *
1. Introduzione L’1 febbraio 2016 è stata pubblicata la norma ISO 16283-3 [1] (recepita dall’UNI il 7 aprile 2016), relativa alla misura dell’isolamento di facciata, tale norma va a sostituire la ISO 1405 del 1998 [2] ritirata in modo anomalo nel 2014 con l’introduzione della ISO 16283-1 [3]. La revisione normativa ha introdotto alcune modifiche, talune anche di rilevante importan-
za, tali da rendere necessario un approfondimento specifico. Vengono di seguito individuate le principali novità introdotte dall’attuale normativa tecnica. Alcune modifiche sono già state introdotte nella norma ISO 16283-1:2014, come ad esempio la movimentazione manuale della strumentazione ed il procedimento per la misura delle basse frequenze.
2. Comparazione tra normative Di seguito vengono riportate le differenze tra le norme ISO 140-5 e la ISO 16283-3 di recente pubblicazione. L’analisi comparativa viene suddivisa in aspetti generali (Tab. 1), qualità del dato (Tab. 2), misurazione (Tab. 3), misure con movimentazione manuale del microfono (Tab. 4), misure a bassa frequenza (Tab. 5), misura del tempo di riverberazione (Tab. 6), resoconto di prova (Tab. 7).
Tab. 1 – Differenze fra ISO 140-5 e ISO 16283-3 (aspetti generali)
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Tab. 2 – Differenze fra ISO 140-5 e ISO 16283-3 (qualità del dato)
Tab. 3 – Differenze fra ISO 140-5 e ISO 16283-3 (misurazione)
Tab. 4 – Differenze fra ISO 140-5 e ISO 16283-3 (misure con movimento manuale)
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Un’altra importante modifica è l’introduzione di misure d’angolo (Fig. 3) al di sotto dei 100 Hz per ambienti di piccole dimensioni, con un volume inferiore ai 25 m3 (Tab. 5).
Fig. 2 - Percorso delle scansioni manuale [1]
Fig. 3 - Esempio di una posizione microfonica d’angolo (1 pareti, 2 soffitto) [1]
Tab. 5 - Differenze tra ISO 140-5 e ISO 16283-3 (misure a bassa frequenza) Per ogni angolo dell’ambiente deve essere calcolato L2,Corner: (1)
[dB]
dove: p2Corner é la più alta pressione sonora quadratica media derivate da misure d’angolo per la gamma
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delle basse frequenze (50 Hz, 63 Hz e 80 Hz) [Pa2];
mediante metodo standard: (2)
p20 è la pressione di riferimento al quadrato [Pa2]. Il livello di pressione sonora medio energetico a bassa frequenza L2,LF viene calcolato combinando in modo ponderato il livello L2,Corner con i livelli L2 misurati
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[dB] Per quanto riguarda i tempi di riverberazione e il resoconto di prova le principali differenze sono elencate nelle tabelle 6 e 7.
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Tab. 6 - Differenze tra ISO 140-5 e ISO 16283-3 (tempi di riverberazione)
Tab. 7 - Differenze tra ISO 140-5 e ISO 16283-3 (resoconto di prova) Conclusioni In questo articolo sono state prese in esame le differenze tra le norme ISO 140-5, ritirata, e la ISO 16283-3 che va a sostituire. Le principali differenze riguardano le nuove modalità di misura con movimentazione manuale del microfono e le modalità di misura a bassa frequenza. Da evidenziare inoltre la precisazione sulle posizioni dei microfoni, due delle quali non devono giacere su uno stesso piano parallelo ad una delle super-
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fici dell’ambiente. Questo significa che ogni posizione microfonica deve essere scelta modificando l’altezza del microfono e controllando che non ce ne siano due alla stessa distanza dalle pareti. Bibliografia [1] ISO/DIS 16283-3:2016, Acoustics. Field measurement of sound insulation in buildings and of building elements. Façade sound insulation. [2] ISO 140-5:1998, Acoustics.
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Measurement of sound insulation in buildings and of building elements. Field measurements of airborne sound insulation of facade elements and facades. [3] ISO 16283-1:2014, Acoustics - Field measurement of sound insulation in building and of building elements - Part 1: Airborne sound insulation. * Nicola Granzotto, Dipartimento di Ingegneria Industriale Università degli Studi di Padova.
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PROGETTAZIONE ACUSTICA DI AMBIENTI PER LA RISTORAZIONE; UN APPROCCIO BASATO SULLA CAPIENZA ACUSTICA di Andrea Tombolato *
RIASSUNTO Le informazioni che ci provengono dall’udito contribuiscono, assieme e al pari delle altre, a modellare la nostra complessiva “esperienza del cibo”. Le più recenti ed innovative tendenze nel design di ambienti per la ristorazione hanno peraltro introdotto una serie di criticità acustiche che richiedono una nuova consapevolezza; l’integrazione della dimensione acustica nella progettazione architettonica necessita dell’utilizzo di sofisticati strumenti tecnici e, ancor più, deve avvalersi di adeguati paradigmi concettuali; in questo senso, il concetto di Capienza Acustica, immediato, intuitivo e facilmente comprensibile anche dal vasto “pubblico” dei non specialisti, può forse rappresentare un idoneo viatico. Parole chiave: progettazione acustica; acustica architettonica; ristoranti 1. La percezione del cibo Il nostro apprezzamento del cibo si può definire un’esperienza multisensoriale per eccellenza, anche
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se noi siamo generalmente portati a pensare che le impressioni che ci colpiscono quando gustiamo una pietanza più o meno raffinata derivino unicamente dalle “informazioni” che provengono dall’interno della bocca o dalla lingua, da quello che costituisce, in buona sostanza, il senso del gusto. Ciò non è corretto; basta pensare, infatti, a quello che accade quando siamo congestionati dal raffreddore: sembra che il cibo non abbia sapore; di fatto, invece, gli odori non riescono a raggiungere la mucosa olfattiva all’interno del naso. Quello che chiamiamo il “gusto” del cibo è quindi influenzato, intanto, anche dall’olfatto. Ma la nostra esperienza a tavola è indubbiamente influenzata dalla vista. Numerosi studi scientifici dimostrano, ad esempio, che il colore dei cibi gioca un ruolo di assoluto rilievo nel determinare il nostro gradimento (come sa molto bene chi si occupa di marketing nel settore agroalimentare). Il colore di un oggetto, peraltro, oltre ad essere una proprietà intrinseca dello stesso, è anche legato in modo importante alle condizioni
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di illuminazione dell’ambiente in cui lo stesso oggetto è collocato. Anche il senso tattile gioca un ruolo importante: pensiamo, ad esempio, alla sensazione che gli esperti chiamano “astringenza”, e che possiamo provare assaggiando dei vini; questa è dovuta alla presenza di tannini, sostanza chimica che produce effetti tattili sul tessuto interno della bocca e a carico dei muscoli della faccia. Anche gli stimoli uditivi giocano un ruolo essenziale, come dimostrato da numerosi studi più o meno recenti. Si è visto, infatti, che il suono prodotto mangiando influenza i nostri giudizi di piacevolezza. La croccantezza del cibo, in particolare, sembra essere la caratteristica che più contribuisce a determinare il nostro giudizio su ciò che stiamo assaggiando. In una ricerca recente [1] Zampini e Spence hanno mostrato che è possibile influenzare la valutazione di un alimento modificandone solo (ed unicamente) il suono, a parità, quindi, di tutte le altre condizioni. Altri ricercatori [2] hanno riscontrato che la “somministrazione” di rumore (di fondo) bianco
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determina un’attenuazione della percezione del carattere dolce e salato di una serie di cibi, mentre ne aumenta la croccantezza percepita. Un nuovo, e interessantissimo, filone di ricerca riguarda le corrispondenze (o associazioni) crossmodali [3], vale a dire la tendenza ad associare aspetti o qualità di uno stimolo in una modalità sensoriale con aspetti e qualità di uno stimolo in un’altra modalità sensoriale: ad esempio, uno stimolo visivo di colore bianco viene più probabilmente associato ad un suono di tonalità alta, mentre uno stimolo di colore nero è tendenzialmente associato ad un suono di tonalità bassa. In una serie di studi molto recenti Crisinel e altri [4] hanno dimostrato che le perso-ne non solo associano particolari sapori o aromi a suoni di tonalità diverse, ma anche a classi di strumenti musicali differenti, raggruppati in base al loro timbro; la congruenza (corretto abbinamento) tra suono (composizione musicale) e aromi (composizione dei sapori) può aumentare o diminuire la percezione dell’aroma stesso. Scopriamo così che non solo la quantità di energia sonora (di rumore) presente nella sala di un ristorante, ma anche aspetti e caratteristiche estremamente sofisticati della qualità del suono, giocano un ruolo di notevole rilievo [5]. Per analogia crossmodale, si potrebbe dire che la qualità del paesaggio (landscape) influenza la nostra esperienza di un picnic all’aperto esattamente come, che ne siamo consapevoli o meno, la quantità e qualità di suono (indoor soundscape) presente in un ambiente per la ristorazione determina, in modo assolutamente importante, la nostra esperienza del cibo.
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2. Le tendenze nella progettazione architettonica delle strutture per la ristorazione A fronte del magma che si muove - inopinato, e comunque qui appena accennato - nel mondo della ricerca, che cosa succede nel cosiddetto “mondo reale”? Come sono concepiti, realizzati e, soprattutto, fruiti i ristoranti nei quali ci imbattiamo quotidianamente nelle nostre città? Allorché poniamo mente locale alle tendenze generalmente affermatesi negli ultimi anni per i ristoranti alla moda osserviamo che le note che più frequentemente si riscontrano sono quelle di seguito sinteticamente indicate: 1) gli ambienti, spesso comunicanti con bar e cucine, a geometria per lo più regolare, sono aperti e vasti; 2) i rivestimenti dei pavimenti sono realizzati con superfici dure e riflettenti; 3) sono presenti ampie e luminose vetrate; 4) i soffitti presentano superfici regolari e riflettenti; 5) tavoli, sedie, e arredi in genere, sono realizzati in materiale, tipicamente legno, riflettente; 6) sono banditi i tendaggi alle finestre e i tappeti a pavimento e, spesso, perfino le tovaglie; 7) da ultimo, sono sempre più sovente installati schermi televisivi e/o impianti elettroacustici di diffusione sonora, che contribuiscono ad aumentare il rumore in ambiente. Oltretutto, raramente la progettazione prevede la realizzazione di spazi separati o comunque riparati. Con toni un po’ apodittici, ma non molto lontani dal vero, si può affermare che i ristoranti più innovativi e alla moda sono, in ultima analisi, vere e proprie
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camere riverberanti, anche, e soprattutto, quando soddisfano i più elevati standard di design e progettazione. 3. Motivi per una possibile svolta Le tendenze architettoniche testé succintamente delineate hanno determinato una situazione tale per cui, oggi, molti clienti avvertono e manifestano apertamente disagio, e in un numero sicuramente importante di ristoranti si verificano livelli sonori che possono giungere a rappresentare se non un rischio per l’udito del personale di sala, certa-mente un serio e “palpabile” pregiudizio per il loro benessere. Non va dimenticato, oltretutto, che nei paesi evoluti, certamente nelle nazioni della “vecchia” Europa, l’età media della popolazione cresce viepiù; superata una certa età, comprendere il parlato (la normale conversazione) richiede un rapporto segnale-rumore (Signal-to-Noise Ratio, SNR) sempre più favorevole, il che significa (a parità di segna-le) abbassare il livello del rumore ambientale (ovvero “correggere” altrimenti l’acustica dell’ambiente). Non parliamo qui, ma il tema è di assoluto interesse e si diffonderà sicuramente sempre più, della vera e propria “barriera architettonica” rappresentata da un ristorante rumoroso per persone ipoudenti, iperacusiche o anche, solo e semplicemente, non di madre lingua (temi affrontati sin dal 1997, nell’ambito della definizione dei principi dell’Universal Design, da studiosi della North Carolina State University) [6]. Occorre evitare che gli ambienti dedicati alla ristorazione siano troppo rumorosi anche per mi-
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nimizzare l’effetto Lombard [7], senza per questo dimenticare, d’altro canto, di bilanciare tale richiesta con l’esigenza di garantire la privacy degli avventori; problema, quello della riservatezza della conversazione, che tenderebbe altrimenti a manifestarsi a sala semivuota o parzialmente occupata. A metodi tradizionali, quali il sound masking system, si affiancano oggi più sofisticati sistemi di vera e propria correzione attiva dell’ambiente. E’ certamente richiesta maggiore attenzione a questioni squisitamente tecniche e scientifiche, come abbiamo già visto in qualche misura: occorre cioè che la progettazione degli spazi per la ristorazione affronti consapevolmente le tematiche legate a tutte le dimensioni sensoriali, compresa, evidentemente, quella acusticouditiva [8-10]. E’ anche però necessaria una trasformazione culturale che, avvalendosi di appropria-ti paradigmi concettuali, dimostri la possibilità di far emergere i diversi aspetti del “mondo” col-legato al senso dell’udito e di fondere il tutto in uno con le altre esperienze sensoriali che formano la nostra “realtà”.
ta dal “massimo numero di persone che possono essere presenti nell’ambiente mantenendo una sufficiente qualità della comunicazione verbale”. Caratterizzare la Capienza Acustica in termini oggettivi, e rendere in tal modo possibile un percorso ben definito dalla progettazione alla verifica finale, implica dirimere due distinti ordini di problemi: 1) definire un metodo atto alla previsione del rumore ambientale in determinate con-dizioni tipo; 2) individuare un opportuno descrittore della qualità acustica dell’ambiente con riguardo alla comunicazione verbale. Per affrontare convenientemente la prima questione, occorre previamente introdurre i seguenti concetti fondamentali. In primo luogo, il cosiddetto sforzo vocale, che è definito dalla norma UNI EN ISO 9921:2004 [14] come il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato A misurato in campo libero ad un metro dalla bocca del parlatore, in simboli LS,A,1m. Sono di seguito riportati, in tabella 1, i valori definiti dalla 9921.
4. Un nuovo criterio per la progettazione: la Capienza Acustica La Capienza Acustica o Acoustic Capacity [11-13] è rappresenta-
In secondo luogo, è ben noto che chi si trova in un ambiente affollato tende ad aumentare il livello sonoro del parlato (lo sforzo vocale, appunto) per competere con il
rumore ambientale originato dalla conversazione delle altre persone; si tratta del fenomeno noto come effetto Lombard, dal nome dell’otorinolaringoiatra francese che per primo lo osservò nel 1909, e che può essere espresso dalla seguente formula: (1) dove LN,A è il livello di rumore ambientale. Il campo di validità della formula prevede che il rumore ambientale sia superiore ai 45 dB(A) e che il livello del parlato, o sforzo vocale, sia superiore a 55 dB(A). Ciò premesso, l’algoritmo proposto da Jens Holger Rindel per la previsione del li-vello di rumore ambientale generato dal parlato in un luogo quale un ristorante è espresso dalla seguente formula: (2) dove F, funzione di trasferimento, rappresenta la risposta dell’ambiente (in termini di livello di pressione sonora mediato spazialmente) all’iniezione di una determinata quantità di energia sonora (distribuita nello spazio “disponibile”); NS è dato dal numero di parlatori simultanei. Per predire il livello di rumore ambientale occorre quindi conoscere le due grandezze appena
Tab. 1 – Sforzo vocale come definito dalla UNI EN ISO 9921:2004
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introdotte NS e F. Con riguardo alla prima, il numero di parlatori non è in generale noto; è però data la capienza fisica dell’ambiente N. Conviene quindi introdurre il fattore di gruppo g (group size), definito come il numero medio di persone per parlatore, dato dalla formula (3) Valori tipici di g variano da 2,5 a 5; la scelta va effettuata considerando vari fattori quali: (a) il tipo di ristorante e di situazione, (b) l’età media degli avventori, (c) il livello di consumo di alcool, ecc. La funzione di trasferimento F è data dalla formula: (4) Dove LW,A,1 è la potenza sonora del singolo parlatore e LN,A,1 è il livello di rumore ambientale generato dallo stesso singolo parlatore. Utilizzando un modello di simulazione acustica, la funzione di trasferimento F è calcolata distribuendo l’energia sonora del singolo parlatore LW,A,1 su tutta l’area occupata dagli avventori. Il livello di rumore ambientale LN,A,1 è calcolato mediando i livelli su ricettori che coprono la stessa area. Il protocollo proposto da Rindel, derivato da un filone di ricerca
basato sulla teoria classica del campo riverberante, per la quale F è con buona approssimazione uguale a 10*log(A/4), con A area equivalente di assorbimento acustico in m2, ne prescinde laddove viene introdotta e calcolata l’effettiva funzione di trasferimento F, caratteristica dell’ambiente in questione, mediante simulazione a calcolatore intesa a rendere conto di un campo acustico non necessariamente diffuso. La forma analitica delle equazioni (2) e (4) suggerisce due importanti corollari: a) quando si dimezza il numero di persone presenti (e quindi di parlatori) il livello ambientale diminuisce di 6 dB (e non di 3); b) quando si raddoppia l’assorbimento presente nell’ambiente il livello di rumore ambientale diminuisce di 6 dB (e non di 3). Entrambe le caratteristiche sopra rilevate sono spiegate dall’effetto Lombard. Illustrato nelle sue linee essenziali il metodo per la previsione del rumore ambienta-le, rimane il problema di individuare un descrittore atto a qualificare acusticamente l’ambiente nella situazione tipo di piena occupazione. A tal fine, si può pensare di considerare il rapporto segnale-rumore (Signal-to-Noise Ratio, SNR). Per persone normoudenti e madre-
linga un rapporto segnale-rumore com-preso tra 3 e 9 è da considerare buono, tra 0 e 3 discreto/soddisfacente, tra - 3 e 0 sufficiente, inferiore a - 3 insufficiente. Nella fattispecie qui considerata, si può pensare (1) di definire il rapporto segnale-rumore come la differenza tra il livello al ricettore del suono proveniente da un parlatore ad 1 m di distanza e il livello di rumore ambientale nello stesso punto e (2) di stabilire che il valore SNR così caratterizzato non debba scendere sotto i - 3 dB. Convenendo di ritenere accettabile uno sforzo vocale che determini un segnale pari a 68 dB(A) in corrispondenza del ricettore, ciò equivale ad imporre che il rumore ambientale non ecceda i 71 dB(A). Porre un limite al rumore ambientale equivale a stabilire un valore massimo al numero di persone e a definire in tal modo quantitativamente la Capienza Acustica, che può essere espressa in formule come di seguito rappresentato: (5) In generale, si può quindi pensare di “etichettare” la qualità acustica di un ambiente per la ristorazione considerando il rapporto tra la capienza fisica e la Capienza Acustica, come evidenziato nella seguente tabella 2.
Tab. 2 – Qualità della comunicazione verbale
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5. Accuratezza del metodo L’accuratezza del protocollo qui descritto è correlata principalmente alla stima, più o meno ben ponderata, del parametro g (group size), che dipende a sua volta da una serie di fattori di diversa natura, in grado di influenzare la tendenza dei commensali alla conversazione. Considerando che valori plausibili di g sono tipicamente compresi tra 2,5 e 5, si evidenzia che, tra i due estremi indicati, vi è una differenza di 6 dB, comportando, in prima approssimazione, un’incertezza del metodo di ± 3 dB. Conclusioni La formulazione qui presentata è valida per persone normoudenti e madrelingua; la sezione 5.1 della UNI EN ISO 9921:2004 stabilisce che persone con lievi problemi di udito o non madrelingua necessitano di un migliore rapporto segnale-rumore, indicativamente aumentato di 3 dB. A differenza del tempo di riverberazione o del livello sonoro in decibel, la Capienza Acustica, in virtù della sua formulazione diretta ed intuitiva, costituisce un’informazione in grado di influenzare orientamenti e comportamenti di un gran numero di persone. Bibliografia [1] Zampini, M., Spence, C. (2004). The role of auditory cues in modulating the perceived crispness and staleness of potato chips. Journal of Sensor Studies, 19, pp. 347-363. [2] Woods, A. T., Poliakoff, E., Lloyd, D. M., Kuenzel, J., Hodson, R., Gonda, H., et al., Effect of background noise on food perception. Food Quality
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and preference. 22, 42-47 (2011). [3] Crisinel, A., Composing with cross-modal correspondences-music and smells in concerts. University of Oxford (2012). [4] Crisinel, A., Cosser, S., King, S., Jones, R., Petrie, J., Spence, C., A bittersweet symphony - Systematically modulating the taste of food by changing the sonic properties of the soundtrack playing in the background. Food Qual. Prefer. 24, 201-204 (2012). [5] Reinoso Carvalho, F., Van Ee, R., & Touhafi, A. (2013). TASTE - Testing Audi-tory Solutions Towards the Improvement of the Tasting Experience. In 10th International Symposium on Computer Music Multidisciplinary Research. (Vol. 1, pp. 795-805). (Proceedings; No. 1). Marseille, France: Publications du L.M.A..
bility in dining spaces. Applied Acoustics, 63, pp. 1315-1333. [10] Luzzi S., Rogers A., Busa L., Recenti S., La progettazione acustica degli spazi pubblici, Rivista Italiana di Acustica, vol. 37, n. 3-4 (2013), pp. 35-42. [11] Rindel, J. H. (2010). Verbal communication and noise in eating establishments. Applied Acoustics, 71, pp. 1156-1161. [12] Lazarus, H. (1987). Prediction of verbal communication noise. A development of generalized SIL curves and the quality of communication (Part 2). Applied Acoustics, 20, pp. 245-261. [13] ANSI ASA S3.5:2012, Methods for calculation of the speech intelligibility index. [14] UNI EN ISO 9921:2004, Ergonomia. Valutazione della comunicazione verbale.
[6] Story M. F., Mueller J. L., Mace R. L., The Universal Design File - Designin for people of all ages and abilities, The Center For Universal Design, North Carolina State University, 1998.
* Andrea Tombolato, Studio di Acustica, Padova.
[7] Lombard, E (1911). Le signe de l’élévation de la voix. Ann. Mal. Oreil. Larynx 37, pp. 101-119. [8] Astolfi A., Filippi M., Good Acoustical Quality in Restaurants: a Compromise Between Speech Intelligibility and Privacy, Proceedings of International Confer-ence on Acoustics, ICA (invited paper). Kyoto, Japan (20004). [9] Kang, J (2002). Numerical modeling of the speech intelligi-
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LA RIDUZIONE DELLE TRASMISSIONI LATERALI SU GIUNTI NON OMOGENEI di * Gianfranco Quartaruolo, Stefano Benedetti
Premessa Il presente caso di studio illustra una soluzione pratica al problema delle elevate trasmissioni laterali che percorrono il solaio “pesante” in presenza di parete divisoria “leggera” ovvero quando il nodo a pavimento è un giunto tra parete leggera a doppio strato e elementi omogenei (UNI EN 12354-1). La particolarità di questa soluzione è che non implica la realizzazione del massetto galleggiante, quindi risolutiva in quei casi in cui vi è l’esigenza di creare divisori interni tra unità immobiliari senza la possibilità di modificare
la stratigrafia del solaio. Il particolare caso di studio é tratto da un intervento edilizio in Nuova Zelanda. Trattasi della realizzazione di un complesso residenziale di diversi edifici con una superficie totale di unità abitative di circa 7000 m². Il solaio consiste in 150mm di ComFlor 80 (immagine 1) con applicato un controsoffitto in lastre di gesso rivestito da 13 mm. Caratteristiche tecniche del solaio • Spessore del solaio 150mm, di cui 70mm di calcestruzzo continuo con incremento di spessore
fino a 150mm seguendo il profilo della lamiera. Peso del solaio: m’=290 kg/m² • Indice di Potere fonoisolante di laboratorio: Rw=46-48 dB La parete divisoria tra unità immobiliari consiste in una parete a secco in cartongesso, con doppia lastra da 10 mm per lato e doppia struttura in legno (90 mm + 90 mm) distanziate di circa 30mm, per evitare connessioni rigide. In una delle intercapedini è inserito un pannello di poliestere da 95mm con densità pari a 10 kg/ m³. Immagine 2.
Immagine 1: solaio
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Immagine 2: parete divisoria tra unità immobiliari Caratteristiche tecniche della parete • Spessore della parete: 245 mm • Indice di Potere fonoisolante di laboratorio: Rw=56-58 dB Pur essendo la parete molto performante, il punto critico risulta essere la trasmissione di rumore lungo il solaio inferiore data la tipologia di giunto e l’assenza di massetto galleggiante. Le altre trasmissioni di fiancheggiamento sono marginali dal momento che le pareti laterali, com-
presa la facciata, sono anch’esse a secco, mentre il solaio superiore presenta un controsoffitto in cartongesso con lastre da 10mm. Correttamente la parete divisoria va ad attestarsi all’intradosso del solaio andando così a bloccare la trasmissione di rumore all’interno del controsoffitto e lungo il solaio omogeneo superiore. L’immagine 3, mostra lo schema della trasmissione laterale a pavimento oggetto di studio in questo lavoro.
Le regole da rispettare In Nuova Zelanda vige la Clausola G6 del Building Code (New Zealand Building Code, clause G6 - Airborne and Impact Sound) del Luglio 1992. Esso specifica un doppio vincolo per il rumore aereo; un vincolo esplicito per cui l’indice STC minimo di laboratorio (sound Transmission Class, analogo al Potere Fonoisolante Rw) per la parete/solaio divisorio deve essere almeno pari a 55 dB e un vincolo implicito per cui il va-
Immagine 3: schema trasmissione laterali a pavimento
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Immagine 4: giunto tra strutture non omogenee lore in opera FSTC minimo (analogo al Potere Fonoisolante apparente R’w) deve essere almeno pari a 50 dB. Ciò che ha valore legale ai fini dell’agibilità è, come in Italia, la prestazione FSTC in opera misurata secondo le procedure americane serie ASTM E-336 e ASTEN E 413, tuttavia, in fase di approvazione del progetto (qui chiamato Building Consent) in assenza di una partizione divisoria con un indice STC maggiore o uguale a 55 dB di laboratorio, il progetto non viene approvato. Trasmissione di rumore di fiancheggiamento su giunti tra strutture non omogenee Come tutte le legislazioni, anche quella Neo Zelandese presenta dei limiti (tanto più che è in fase di revisione) poiché, se nella maggior parte dei casi con un STC 55 di laboratorio della parete si riesce a verificare in opera un indice FSTC di 50, in alcuni casi particolari, come quello in esame la perdita dovuta ai percorsi laterali può essere anche di 10 punti. Previsionalmente, attraverso il software ECHO 7.1, è stata calcolata la prestazione in opera della parete. Secondo la ISO 12354-1, che propone il metodo
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di previsione dei percorsi laterali, il giunto di connessione tra una parete divisoria leggera a secco e un solaio omogeneo in calcestruzzo (come quello in esame), è quello rappresentato nel’immagine 4: La simulazione conferma in modo prevedibile che nonostante la parete divisoria sia molto performante, il solaio inferiore costituisce un ponte acustico significativo. Infatti da un valore di Rw di partenza della parete divioria pari a 58 dB, in opera si stima un Indice R’w pari a 47 dB, una perdita importante di 11 dB.
Nell’immagine 5 è mostrata la schermata del software ECHO che riassume in una tabella il potere fonoisolante di tutti i percorsi laterali presenti. Il percorso a pavimento, che aggira completamente la parete divisoria e si propaga attraverso il solaio da un ambiente all’altro, presenta la prestazione minore, circa 47 dB rispetto ai 5886 dB degli altri percorsi. Il Potere fonoisolante apparente quindi ha un punto debole costituito proprio dalla combinazione tra parete leggera e solaio inferiore pesante.
Immagine 5: potere fonoisolante dei percorsi laterali
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Soluzione tecnologica Per risolvere il ponte acustico senza rinunciare alle tecnologie scelte, la soluzione proposta in cantiere consiste nell’agire sul giunto di collegamento tra la parete leggera ed il solaio omogeneo, realizzando un cordolo in calcestruzzo armato 20 cm x 20 cm per tutta la lunghezza della parete divisoria. Su questo cordolo viene successivamente realizzata la parete in cartongesso. Come mostra l’immagine 6, le due strutture in legno sono appoggiate sul cordolo, sporgendo però di qualche cm dallo stesso per impedire il contatto rigido con le lastre. L’intercapedine tra il cordolo e le lastre viene riempita con fibra di poliestere.
Immagine 6: dettaglio del giunto di collegamento tra parete leggera e solaio
L’immagine 7 mostra una foto della soluzione, è visibile il cordolo in Cls sotto la parete e il materiale fonoassorbente in intercapedine. L’immagine 7 mostra la parete chiusa con le lastre in gesso rivestito. La soluzione adottata ha un duplice vantaggio, quello di modificare la tipologia di giunto senza intervenire su tutta la struttura divisoria, e quello di incrementare il peso della parete divisoria in prossimità del giunto, entrambi elementi fondamentali per la riduzione del ponte acustico. L’immagine 8 illustra il comportamento di un giunto a T tra strutture omogenee. Questo tipo di giunto, con la massa superficiale del cordolo in cls, raggiunge una prestazione di riduzione delle vibrazioni decisamente maggiore rispetto al giunto di collegamento precedente. Il potere fonoisolante della sola partizione divisoria, resta tuttavia invariato, ne consegue un importante incremento del potere fonoisolante apparente stimato.
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Immagine 7: cordolo in cls
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Immagine 8: giunto di collegamento a T tra strutture omogenee Simulazione con ponte acustico corretto Come previsto, introducendo questa modifica nel modello di calcolo precedente, viene confermata la riduzione della trasmissione laterale. L’immagine 9 illustra i percorsi di rumore laterali oltre a quello diretto e come prima ne riporta i relativi Poteri Fonoisolanti. Il percorso laterale Rij a pavimento nel caso di giunto tra parete leggera e solaio omogeneo, nella simulazione precedente, era pari a 47 dB, mentre nel caso di giunto rigido a T tra strutture omogenee raggiunge circa 63 dB come si vede nella schermata di ECHO nell’immagine 9. La realizzazione del cordolo pertanto ha fatto incrementare la prestazione di potere fonoisolante in opera della parete di 6 dB, ovvero da un indice R’w pari a 47 dB con il giunto originale tra strutture non omogenee, ad un indice R’w di 53 dB con il giunto modificato tra strutture omogenee.
Immagine 9
L’immagine 10 mostra il risultato ottenuto, confermando in via previsionale l’efficacia della soluzione adottata.
Immagine 10
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Collaudo in opera Trattandosi di una previsione di una prestazione in opera, la conferma dell’efficacia della soluzione può arrivare solo attraverso una misura fonometrica di collaudo al termine dei lavori. I collaudi sono stati eseguiti, e il valore misurato in opera della parete, con il sistema proposto, è risultata pari a FSTC 54 dB (confrontabile con il Potere Fonoisolante in opera R’w) . La simulazione previsionale quindi restituisce un risultato molto vicino alla realtà. Conclusioni Gli aspetti positivi di questo caso di studio sono molteplici. • Soluzione del ponte acustico agendo localmente sul giunto di collegamento • Il modello previsionale implementato nel software Echo, predice in modo affidabile il
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comportamento della modifica al giunto secondo le indicazioni della UNI 12354-1. • Il costo complessivo dell’intervento, considerando anche le assistenze murarie, è inferiore rispetto alla realizzazione di una parete in blocchi di calcestruzzo • Lo spessore della parete è molto limitato in relazione all’isolamento raggiunto La soluzione proposta, in Nuova Zelanda, viene normalmente utilizzata con successo nelle situazioni analoghe al caso studio presentato. In Italia può inoltre risultare risolutiva di molte problematiche relative alla trasmissione laterale sul pavimento in tutti i casi in cui non c’è la possibilità di intervenire con un sistema anticalpestio, ad esempio nella ristrutturazione dell’esistente, nei frazionamenti
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dove non si riesce a intervenire sul solaio, oppure nei casi di sistema anticalpestio continuo su tutto il solaio sul quale vengono posate parte divisorie a secco. Il tema introdotto è quello della modifica del comportamento del giunto al fine di ridurre le trasmissioni laterali. È di sicuro interesse, e da trattare in futuri approfondimenti, lo studio di questo tema su casi diversi e con ulteriori misure fonometriche di collaudo che vadano ad analizzare anche il comportamento in frequenza.
* Gianfranco Quartaruolo, Socio ANIT, Consulente acustico Norman Disney and Young Auckland (NZ).
Stefano Benedetti, Staff ANIT
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RIQUALIFICAZIONI ENERGETICHE: NON SOLO MINORI CONSUMI MA ANCHE MAGGIORE COMFORT di * Francesco Madonna, Luca Rota, Alessandro Panzeri
Introduzione Ridurre i consumi energetici è senz’altro il primo obbiettivo di una riqualificazione energetica, ma non è il solo beneficio ottenibile. Molto spesso, infatti, riqualificare si traduce in un incremento del benessere termoigrometrico percepito dagli occupanti. La sensazione di comfort, infatti, è fortemente correlata al calore che il corpo umano scambia in modo radiativo con l’ambiente che lo circonda. Da questo punto di vista, coibentare fa sì che aumenti la temperatura superficiale interna dell’involucro edilizio minimizzando la perdita di calore del corpo umano e riducendo il rischio di discomfort localizzato dovuto a fastidiose pareti fredde. Anche dal punto di vista impiantistico è abbastanza comune che a seguito di una riqualificazione si abbiano dei miglioramenti sia in termini di nuovi servizi (ad esempio il raffrescamento o la ventilazione meccanica controllata) sia in termini di qualità ed efficien-
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za di quelli già erogati. Questi cambiamenti non lasciano indifferenti gli occupanti e possono generare anche modifiche comportamentali. Per mettere in luce questi aspetti, RSE, con la collaborazione di ANIT e degli associati che hanno partecipato attivamente alla raccolta dati, ha voluto condurre un’analisi empirica somministrando un questionario volto ad indagare la percezione del comfort, le modifiche comportamentali e la soddisfazione degli utenti a seguito di riqualificazioni energetiche. Il questionario e il campione analizzato I quesiti proposti spaziano dal comfort alla gestione dell’edificio e degli impianti, dal comportamento dell’utenza alla soddisfazione verso quanto realizzato. Per i quesiti in cui ciò è rilevante è stata richiesta una doppia risposta: in riferimento all’edificio attuale e rispetto alla situazione ex-ante. Il questionario è stato distribuito a oltre quaranta utenze di
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edifici monofamiliari e condominiali. La quasi totalità degli edifici è stato oggetto di riqualificazioni energetiche: in alcuni casi si è trattato di ristrutturazioni profonde che, talvolta, hanno permesso di trasformare l’edificio in NZEB (nearly zero energy building); in altri casi, invece, l’utenza ha semplicemente realizzato un singolo intervento quale il rinnovamento dell’impianto termico, la sostituzione dei serramenti o l’isolamento dell’involucro opaco. Per comodità, nel seguito si raggrupperanno gli edifici in tre categorie: • “AE”: edifici a energia quasi zero o edifici ad elevata prestazione (classi A e A+) in cui l’unico vettore energetico utilizzato è l’energia elettrica (All Electric). • “A-A+”: edifici a energia quasi zero o edifici ad elevata prestazione che non rientrano nella categoria “AE”. • “B-G”: edifici in classe energetica B o peggiore.
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Per molti di questi edifici sono stati raccolti anche i consumi teorici valutati in base all’attestato di prestazione energetica e i consumi reali, entrambi sia nel periodo precedente la realizzazione degli interventi di riqualificazione sia nel periodo successivo. Ciò ha permesso di apprezzare anche il reale beneficio in termini di risparmio energetico e confrontarlo con quello atteso. I risultati Comfort Dall’indagine emerge che il risultato di un maggior benessere termo-igrometrico è stato ampiamente raggiunto in tutti gli edifici, con un netto miglioramento rispetto alla situazione ex-ante, specie nel periodo invernale e nelle mezze stagioni. Nella stagione estiva, invece, seppur sia comunque presente un generale miglioramento rispetto alla situazione ex-ante, sono tuttavia presenti numerosi casi in cui il comfort percepito è “medio” o “scarso”. Analizzando questo aspetto più nel detaglio si osserva che i risultati meno buoni si hanno per gli edifici “A-A+”, mentre è decisamente positiva la risposta negli edifici “AE”. Una possibile spiegazione risiede nella difficoltà di dissipare il calore endogeno e di matrice solare. Difatti si tratta di edifici che presentano problemi di surriscaldamento in assenza di impianti di climatizzazione estiva o di sistemi di ventilazione meccanica (mentre gli edifici “AE” sono generalmente dota-
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ti di tali impianti). Da segnalare, inoltre, che le risposte degli utenti sono fortemente condizionate dalla loro percezione nella situazione ex-ante e, proprio nel caso di edifici nella categoria “A-A+” la situazione di partenza è spesso di “qualità energetica” discreta. Il maggiore isolamento e la risoluzione dei ponti termici ha un effetto benefico anche rispetto ai fenomeni della condensa o della formazione di muffe ed è evidente come la presenza della ventilazione meccanica elimini completamente il problema. Per la maggior parte degli interventi, il tipo di corpo scaldante scelto (radiatori, pannelli radianti, impianti ad aria) risulta essere idoneo e non comporta problemi non avere terminali ad alta temperatura. Ulteriore aspetto da considerare è la percezione che gli utenti hanno della rapidità con cui l’edificio è in grado di riscaldarsi in inverno e raffrescarsi in estate. Per effetto delle caratteristiche di coibentazione precedentemente esposte, i risultati del questionario delineano una situazione per cui nella stagione invernale tutte le tipologie di edificio hanno un comportamento pienamente soddisfacente, mentre nella stagione estiva gli occupanti degli edifici “AE” lamentano lentezza nel raffrescamento. In generale in edifici isolati per il comportamento invernale (con trasmittanze termiche uguali e inferiori di quelle introdotte nel 2005 dal DLgs 192) non si può pensare di usare le superfici come sistema di raf-
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freddamento dell’edificio per il periodo estivo. L’energia solare deve essere respinta con un’adeguata schermatura sulle superfici trasparenti. Infine, per quanto concerne il comfort acustico, si evidenzia un miglioramento nei casi in cui è stato realizzato un buon intervento di isolamento termico dell’involucro. Conseguentemente le risposte migliori si hanno per le categorie “A-A+” e “AE”. Gestione dell’edificio e degli impianti Dal questionario emerge che il numero di ore di accensione giornaliera dell’impianto di riscaldamento è rimasto invariato a seguito della riqualificazione in circa metà dei casi analizzati, mentre nel 40% si è ridotto. Per quanto concerne la temperatura impostata al termostato si osserva, invece, che in quasi i due terzi degli edifici il valore è stato ridotto, mentre nel 30% dei casi è rimasto invariato. Incrociando questa informazione con i risultati dei quesiti sul comfort appare evidente come il miglioramento della qualità dell’edificio, specie l’involucro edilizio, è tale da compensare un uso meno intenso dell’impianto di riscaldamento e da garantire, allo stesso tempo, un maggior benessere termo-igrometrico. Probabilmente è proprio la coibentazione dell’involucro che ha positive ripercussioni sulla temperatura media radiante e, più in generale riduce il discomfort dovuto a pareti fredde.
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In tutti i periodi dell’anno e per tutte le tipologie di edificio è sentita l’esigenza di aprire i serramenti. L’eccezione è rappresentata dagli edifici dotati di ventilazione meccanica (generalmente appartenenti alla categoria “AE”). Chiaramente, la prestazione energetica dell’edificio è solo uno dei fattori da cui dipende questa necessità, legata anche a sensazioni e percezioni personali.
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Altro fattore importante per il benessere degli occupanti e su cui l’utente ha modo di incidere è il contributo dell’energia solare. Anche in questo caso gli utenti dichiarano di essere sensibili e agiscono per limitare in estate e favorire in inverno l’ingresso della radiazione solare, ciò è in linea con la tendenza per cui al crescere delle prestazioni dell’edificio corrisponde un aumento della preparazione e dell’attenzione
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da parte degli occupanti. Anche grazie a questa attitudine la gestione dell’edificio in seguito agli interventi di riqualificazione non viene percepita come impegnativa. Aspetti generali e di carattere economico Il campione di persone intervistato è costituito da utenze particolarmente attente alle problematiche di tipo energetico, in certi casi disposte anche
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a spendere di più pur di avere un edificio più efficiente. La quasi totalità si sente di consigliare edifici a basso consumo e il 90% ne renderebbe obbligatoria la costruzione e ripeterebbe l’intervento o l’acquisto. A conferma di ciò, negli edifici più performanti, i dati parlano di un’utenza totalmente convinta dell’investimento sostenuto e soddisfatta dei costi sostenuti per la gestione e la manutenzione dell’edificio.
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Conclusioni In conclusione, dalla lettura dei risultati del questionario, si evince che nelle riqualificazioni più profonde il comfort abitativo migliora notevolmente grazie agli interventi di efficientamento, che i consumi diminuiscono grazie all’aumento delle prestazioni dell’edificio e che tutto ciò avviene senza che l’utenza debba profondere un impegno notevole o modificare radicalmente il suo comportamento.
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*Francesco Madonna, Luca Rota, Ricerca Sistema Energetico – RSE S.p.A. Alessandro Panzeri, ANIT
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SCHERMATURE MOBILI: CRITICITÀ DEI REQUISITI MINIMI RICHIESTI E CALCOLO DEL gtot di Alessandro Panzeri, Daniela Petrone *
Introduzione Il DM 26/06/2015 ha introdotto requisiti minimi più restrittivi sulla progettazione delle chiusure trasparenti per gli edifici di nuova costruzione, per interventi di ristrutturazione importante e per gli interventi di riqualificazione energetica su edifici esistenti. Trascurando le difficoltà legate all’individuazione dell’ambito di applicazione e alla rappresentatività o meno del modello di calcolo semistazionario per il fabbisogno energetico per il raffrescamento delle zone termiche, il presente articolo ha un doppio scopo: evidenziare da una parte le criticità legate al soddisfacimento dei nuovi requisiti e dall’altro indicare le possibilità di calcolo per il rispetto di tali requisiti. La prima parte è un approfondimento del tema “chiusura trasparente – schermatura mobile – sistema oscurante” alla luce proprio del recente decreto. La seconda parte è dedicata all’approfondimento dell’equazioni che propongono metodi di valutazione del fattore di trasmissione solare ggl+sh in riferimento alla norma-
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tiva tecnica: UNI TS 11300-1 e UN EN 13363 (norme richiamate direttamente nell’Allegato del DM 26/06/2015). Si propone infatti una sintesi che individui quando sono presenti i requisiti e come si realizzano i calcoli che possa servire al professionisti per la parte di chiusure trasparenti. PARTE 1. I requisiti minimi delle chiusure trasparenti nel DM 26/06/2015 L’immagine 1 sintetizza con il linguaggio della guida ANIT distribuita agli associati (scaricabile dal sito dalla sezione GUIDE ANIT) gli ambiti di applicazione del DM (le icone degli edifici) e i requisiti in cui è richiesta la padronanza della valutazione delle chiusure trasparenti e della loro schermabilità. Requisito A: indici di prestazione energetica Il DM 26/06/2015 nel caso di nuova costruzione, demolizione e ricostruzione, ampliamento volumetrico di una certa entità con nuovo impianto e ristrutturazione
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importante di primo livello chiede di verificare che gli indici di prestazione energetica dell’edificio siano inferiori ai valori limite di legge calcolati con il metodo dell’edificio di riferimento. Nello specifico: 1. EPH,nd < EPH,nd,limite 2. EPC,nd < EPC,nd,limite 3. EPgl,tot < EPgl,tot,limite Dove: EPH,nd : è l’indice di prestazione termica utile per il riscaldamento [kWh/m2] EPC,nd : è l’indice di prestazione termica utile per il raffrescamento [kWh/m2] EPgl,tot : è l’indice di prestazione energetica globale dell’edificio totale (ovvero sia rinnovabile che non rinnovabile) [kWh/m2]. I primi due indici si valutano sul fabbisogno energetico utile del solo involucro e per il loro calcolo si utilizza la norma UNI TS 11300-1 che considera nei guadagni solari le dimensioni del vano del serramento, l’esposizione, gli ombreggiamenti esterni fissi, il fattore telaio e il fattore di trasmissione solare globale della parte vetrata ggl.
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Immagine 1: quadro sinottico requisiti minimi per le chiusure trasparenti in relazione alla guida Anit La parte di schermatura mobile si può calcolare in accordo con una tabella semplificata della norma oppure con le valutazioni più dettagliate della norma dedicata alle schermature mobili: UNI EN 13363 1 o 2. Nel metodo di calcolo della norma UNI TS 11300-1 è rilevante segnalare che il guadagno solare dipende in ogni mese dal coefficiente ggl e dal coefficiente ggl+sh che vengono pesati rispetto a una frazione di tempo di utilizzo che dipende dal mese e dall’esposizione. Il coefficiente ggl+sh è quindi indicativo del comportamento dell’insieme “parte vetrata + schermatura mobile” in utilizzo. Il rispetto dei requisiti di indice di fabbisogno è legato alla progettazione di un edificio che sia almeno di pari efficienza di quello di riferimento. L’attuale modello di calcolo prevede che
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la leva per il rispetto del requisito sia di tenere sotto controllo nelle superfici trasparenti oggetto di irraggiamento solare il parametro di riferimento di ggl+sh = 0.35. Requisiti H: l’area solare equivalente estiva Sempre nel caso di nuova costruzione, demolizione e ricostruzione, ampliamento volumetrico di una certa entità con nuovo impianto e ristrutturazione importante di primo livello, il Decreto chiede di verificare anche ulteriori parametri di progettazione e controllo della radiazione solare estiva. Nello specifico è richiesta la verifica dell’Area solare equivalente estiva. Il requisito di area solare equivalente introduce una prescrizione ben definita (non più rapportato all’edificio di riferimento) con l’obiettivo di guidare il progettista
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verso un’ attenzione mirata e oculata nella progettazione dell’involucro in modo da mettere in campo tutte quelle strategie progettuali atte a ridurre la richiesta di energia nei mesi estivi. Ridurre la necessità di climatizzare vuol dire evitare l’ingresso della radiazione solare diretta estiva all’interno degli ambienti, da una parte riducendo le dimensioni delle aperture, compatibilmente con le necessità legate anche alle altre norme vigenti, dall’altra ricorrendo alle schermature mobili. Il parametro limite è un numero che si calcola come rapporto tra l’area solare equivalente estiva Asol,est e la superficie utile Asup utile dell’edificio di progetto. Il limite dipende dalla destinazione d’uso dell’edificio: - per il residenziale Asol,est / Asup utile < 0.030
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- per gli altri edifici Asol,est / Asup utile < 0.040
dove: Fsh,ob è il fattore di riduzione per ombreggiatura relativo ad elementi esterni riferito al mese di luglio (mese di massimo soleggiamento). ggl+sh è la trasmittanza di energia solare totale della finestra quando la schermatura è utilizzata. FF è il fattore telaio. Aw,p è l’area del vano finestra [m²] Fsol,est è il fattore di correzione per l’irraggiamento incidente, ricavato come rapporto tra l’irradianza media del mese di luglio e l’irradianza media annuale sul piano orizzontale riferita alla località di Roma. Il parametro di area solare equivalente è strutturato per avere diverse leve di ombreggiamento. Si può esprimere in estrema sintesi, che più area vetrata ho, maggiore è la necessità di oscurarla e ombreggiarla con tutti i parametri che ho a disposizione: schermature fisse, mobili, trattamento del vetro. Requisito I: efficacia delle chiusure trasparenti In caso di sostituzione dei componenti finestrati, il DM 26 giugno 2015 prevede, sia che l’intervento ricada nell’ambito di applicazione della ristrutturazione importante di secondo livello sia nell’ambito della riqualificazione energetica, le seguenti verifiche e pratiche: 1. verifica della trasmittanza limite in base alla tabella 4 app. A 2. verifica del fattore di trasmissione solare ggl+sh per componenti finestrati con orientamento da Est a Ovest passando per Sud (tabella 6 app. A) 3. al punto 2.2 comma 1 delle
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predette prescrizioni generali si stabilisce che, anche in caso di interventi definiti come riqualificazioni energetiche, va redatta la relazione tecnica di progetto con riferimento alle parti su cui si è intervenuto. E’ proprio il caso della sola sostituzione dei componenti finestrati che pone una serie di dubbi interpretativi relativi alle prescrizioni minime in materia di efficienza energetica al fine di una corretta applicabilità dei requisiti stessi. In merito al il punto relativo al fattore ggl+sh, è importante evidenziare che al professionista è chiesto di verificare un parametro che non comprende il contributo di ombreggiamenti fissi o di sistemi oscuranti ma dipende dal fattore solare del vetro con il contributo delle schermature mobili. Il progettista dovrebbe quindi certificare la presenza di schermi che, sulla base dei riferimenti normativi, potrebbero essere anche delle tende interne scelte dell’utente finale. Il valore minimo previsto dal decreto di ggl+sh pari almeno a 0,35 richiede obbligatoriamente la presenza e installazione di schermature necessariamente mobili in modo da ottimizzare gli apporti invernali ed estivi e garantire un buon livello di illuminazione naturale ma solleva un problema pratico legato alla prassi edilizia. L’intervento di sola sostituzione degli infissi ricade spesso nel caso di edilizia libera per cui si crea un rapporto diretto di vendita tra privato e serramentista senza la figura intermedia del tecnico pertanto poiché la valutazione del fattore solare vetro+schermo richiede un calcolo non immediato, potrebbe essere disattesa dai più. Infatti la criticità riguarda: - il professionista che deve certi-
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ficare qualcosa di cui non è certo (presenza di schermature) - il produttore di serramenti che non potrebbe vendere singolarmente il suo prodotto se non associato a qualcuno che propone schermature - l’utente finale che si trova a dover fare un lavoro ulteriore non previsto e che solitamente si occupa di schermare dall’irraggiamento solare estivo in modo autonomo Si sottolinea che tale indicazione incide anche nella pura sostituzione del vetro. Per il punto 3 essendo la sola sostituzione di infissi normalmente considerata manutenzione ordinaria (meno frequentemente come manutenzione straordinaria) rientra quindi in quelle attività di edilizia libera non soggetta a particolari obblighi di comunicazione al Comune. In questo caso quindi la stesura di una relazione tecnica sarebbe solo una carta protocollata senza nessuna valenza specifica. Ma soprattutto tale relazione, che va eseguita da un tecnico abilitato, potrebbe avere un costo superiore all’intervento stesso disincentivando così la sua esecuzione. Inoltre anche per le detrazioni fiscali del 65% non viene ad oggi richiesta nessuna pratica comunale ma basta l’attestazione del produttore o di un tecnico che accerti il rispetto dei requisiti minimi. PARTE 2. Calcolo secondo UNI TS 11300-1 Si richiama la parte di calcolo del componente finestrato per valutare l’area di captazione che è pari a :
dove: Fsh.gl è il fattore di riduzione relativo
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alle schermature mobili ggl è la trasmittanza di energia solare della parte trasparente del componente. 1- FF è il fattore di riduzione dovuto al telaio dato dal rapporto tra l’area proiettata del telaio e l’area complessiva del componente (di default pari a 0.8). Aw.p è l’area proiettata totale del componente finestrato (area del vano finestra).
Tabella 1 - Estratto della tabella con fattori di esposizione Fw. [Fonte: UNI/TS 11300–1, paragrafo 14.3.1, prospetto 20]
Fattore telaio FF Il fattore di correzione dovuto al telaio è pari al rapporto tra l’area trasparente e l’area proiettata totale del componente finestrato. In assenza di dati è possibile assumere il valore convenzionale pari a 0.8. Trasmittanza solare totale degli elementi vetrati ggl Il valore da attribuire alla par-
ti vetrate trasparenti è dato dal prodotto del valore di trasmittanza di energia solare totale per incidenza normale ggl.n e il fattore di esposizione Fw che tiene conto dell’angolo di incidenza della radiazione e dipende dal mese e dal tipo di stratigrafia della parte vetrata (vetro singolo, doppio o triplo). Rispetto alla versione preceden-
te il calcolo è stato quindi reso più raffinato poiché prima era presente un solo valore medio stagionale pari a 0.9. In tabella 1 un estratto del prospetto 20 della norma. I valori ggl.n possono essere determinati in accordo con la norma UNI EN 410 o si può usare la tabella 2:
Tabella 2 - Valori di trasmittanza di energia solare totale ggl.n proposti dalla norma. [Fonte: UNI/TS 11300–1, appendice B, prospetto B.5]
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Tabella 3 - Valori del coefficiente di riduzione dovuto al tendaggio installato all’interno o all’esterno della finestra. [Fonte: UNI/TS 11300–1, appendice B, prospetto B.6]. Effetto delle schermature mobili ggl+sh / ggl Per il calcolo dell’effetto delle schermature mobili nei casi di calcolo previsti per le UNI TS 11300-1 le schermature sono applicate in modo solidale con l’involucro edilizio e non liberamente smontabili e montabili dall’utente. Il calcolo, in assenza di dati di progetto attendibili o comunque di informazioni più precise, può essere fatto in accordo con le UNI EN 13363-1 e 2 o, se applicabile, con il prospetto B
6 riportato in tabella 3. Il fattore dovuto a tendaggi è dato dal rapporto tra l’energia solare media entrante all’interno dell’edificio in presenza di tendaggi e quella che potrebbe entrare in assenza di esse. Gestione delle schermature mobile e fattore di riduzione Fsh.gl Il fattore di riduzione degli apporti solari relativo all’utilizzo di schermature mobili è ricavato dalla seguente espressione:
dove: ggl è la trasmittanza di energia solare totale quando la schermatura non è utilizzata. ggl+sh è la trasmittanza di energia solare totale quando la schermatura è utilizzata. fsh.with è la frazione di tempo in cui la schermatura solare è utilizzata pesata sull’irraggiamento solare incidente; dipende dal clima. dalla stagione e dall’esposizione come da tabella 4.
Frazioni di tempo per le schermature mobili fsh.with
Tabella 4 - Valori della frazione di tempo per le schermature mobili. [Fonte: UNI/TS 11300].
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Calcolo secondo UNI EN 13363-1 Lo scopo della norma è di valutare con metodo semplificato la trasmittanza solare e luminosa dei dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate. Come si evince dal metodo di calcolo non è necessario ricadere nelle “definizioni” del prospetto B.6 per eseguire una valutazione. I casi di calcolo semplificati previsti sono
quelli indicati in figura ovvero per tipologie di protezione solare parallele alla parte vetrata e con posizione rispetto alla parte vetrata esterna, interna e tra parti vetrate. Dati in ingresso necessari: - trasmittanza termica della parte vetrata Uw - trasmittanza solare globale della parte vetrata ggl - trasmittanza e riflessione lumi-
nosa del dispositivo di protezione Dati in uscita: - trasmittanza solare globale della parte vetrata con dispositivo di protezione in uso ggl+sh E’ possibile stimare i valori indicati nelle tabelle anche per dispositivi orientati a 45°C variando i valori in accordo con un’equazione presente nella norma.
Tabella 5 - Valori di riferimento della parti vetrate. [Fonte: UNI EN 13363-1, allegato A].
Tabella 6 - Valori di riferimento dei dispositivi di protezione. [Fonte: UNI EN 13363-1, allegato A].
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I risultati sono generalmente prudenziali ai fini dei calcoli del fabbisogno di raffrescamento e quindi sottostimano l’efficacia della schermatura. Delle tre situazioni descritte si riporta l’esempio dell’equazione semplificata della protezione posta all’esterno: Esempio di calcolo di equazione per il calcolo di ggl+sh =
lare totale quando la schermatura è utilizzata τe,B è la trasmittanza di energia solare della protezione in utilizzo g è la trasmittanza solare della parte vetrata sull’irraggiamento solare incidente; dipende dal clima. dalla stagione e dall’esposizione come da tabella seguente
Segue un esempio di calcolo completo di tapparella:
dove: gt è la trasmittanza di energia so-
Esempio di calcolo con doppio vetro non basso emissivo e con tapparella esterna
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E’ possibile quindi valutare conoscendo le caratteristiche della schermatura e della parte vetrata il fattore di ggl+sh. Calcolo secondo ALLEGATO H – Regione Lombardia Oltre alla procedure semplificata delle UNI TS 11300 e al metodo semplificato della UNI EN 13363-1 si segnala che la regione Lombardia ha implementato un metodo di valutazione simile a quello della UNI EN 13363-1. Al punto 3.3.8. della procedura lombarda infatti gli apporti solari mensili attraverso le strutture trasparenti esterne sono valutati con delle correzioni simili.
Il fattore di riduzione degli apporti solari relativo all’utilizzo di schermature mobili o fisse complanari al serramento, si calcola secondo:
con
Rispetto ai calcoli nazionali e alle casistiche della norma UNI EN 13363-1 la regione Lombardia divide il contributo dell’energia diretta e dell’energia diffusa. La regione Lombardia quindi ri-
chiama esplicitamente l’applicazione di elementi schermanti disposti sul piano parallelo a quello del sistema trasparente e del seguente tipo: - tende avvolgibili - tende veneziane - persiane - frangisole a lamelle orizzontali o verticali - tapparelle Calcolo secondo UNI EN 13363-2 Ultima possibilità normativa è offerta del metodo dettagliato della norma UNI EN 13363-2. Lo scopo della norma è di valutare con metodo dettagliato la tra-
Tabella 7 - Riferimenti e denominazione dei parametri nel metodo di calcolo delle UNI TS e di quello della regione Lombardia
Tabella 8 - Fattori di peso dell’irraggiamento diretto sul totale fb
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smittanza solare e altri parametri ottici dei dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate. Il metodo è valido per tutti i dispositivi di protezione solare paralleli alle vetrate, quali tende a bande, veneziane, persiane avvolgibili. Per quali tipologie di protezioni? - protezioni parallele alla parte vetrata Posizione della protezione? - all’esterno - all’interno - tra le parti vetrate L’intercapedine d’aria tra la protezione e la lastra vetrata è ventilata?
- può essere valutata per ogni posizioni dell’intercapedine I principi del modello di calcolo sono di descrivere l’insieme di vetrata e protezione solare come una successione di strati omogenei costituiti da strati omogenei e da intercapedini d’aria attraversati da un flusso di calore caratterizzato dalla modalità di trasmissione del calore per irraggiamento e convezione. Gli strati solidi sono infatti ipotizzati costituiti da una resistenza termica trascurabile. Nei casi di ventilazione dell’intercapedine il metodo di calcolo si riconduce ad un flusso monodimensionale.
Conclusioni
La valutazione estiva del comportamento delle chiusure trasparenti è oggetto di approfondimento a seguito della pubblicazione del DM 26/06/2015. Occuparsi del surriscaldamento estivo degli ambienti affrontando il tema della schermatura delle parti trasparenti appare ragionevole. I modelli di calcolo esistenti sono sufficientemente dettagliati per affrontare molte casistiche base. ANIT ha sviluppato un applicativo, APOLLO 1.0, dedicato alla valutazione dei componenti trasparenti con implementata la parte di valutazione semplificata delle UNI TS 11300-1 e con il metodo proposto dalla UNI EN 13363-1. La versione futura di APOLLO affronterà anche il calcolo descritto dalla parte 2. * Alessandro Panzeri, Ricerca e Sviluppo ANIT. Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.
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MISURE DI LABORATORIO DELL’ISOLAMENTO AL CALPESTIO DI MASSETTI GALLEGGIANTI SU SOLAI IN CLT Articolo presentato al 43° Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana di Acustica, Alghero 25-27 maggio 2016 di * Luca Barbaresi, Dario D’Orazio, Massimo Garai, Gloria Cagali, Elmar Tapfer
1. Introduzione La caratterizzazione acustica dei massetti galleggianti viene normalmente eseguita in laboratorio su di un solaio di riferimento in cemento armato, secondo le norme della serie ISO 10140 e non esistono dati di questi massetti su solai in CLT (Cross Laminated Tim-ber). L’articolo presenta i risultati di uno studio, in laboratorio, compiuto su di un solaio in legno sul quale sono stati posti in opera 18 differenti combinazioni di strati resilienti e massetti a secco o in sabbia e cemento. Si è indagato anche sull’effetto di diversi sotto-fondi alleggeriti. Sono stati inoltre presi in consi-
derazione anche i controsoffitti appesi o vincolati all’intradosso del solaio. Allo stesso tempo si è cercato di trovare una relazione sperimentale che estenda l’ef-ficacia della relazione di Heckl [1], che lega il potere fonoisolante R dei solai al livello di calpestio normalizzato Ln, anche al di sopra dei 1000 Hz [2]. L’obiettivo è quello contribuire al miglioramento delle formule previsionali da utilizzare su strutture leggere, come il CLT, che non possono essere considerate infinitamente rigide come le strutture edilizie comunemente utilizzate.
2. Identificazione del campione di prova Lo studio è stato effettuato predisponendo un solaio in CLT dello spessore di 14 cm e di 11,9 m 2 all’interno delle camere di acustiche del Centro Interdipartimentale di Edilizia e Costruzioni dell’Università di Bologna (Fig. 1). I test hanno previsto la misura del rumore di calpestio normalizzato Ln e del potere fonoisolante R per ognuna delle 18 stratigrafie e dove è stato possibile anche per confi-gurazioni intermedie nelle quali ad esempio era stato posato solo lo strato di massetto alleggerito. In tabella 1 sono mostrate le
Figura 1 – Stratigrafia testate e schema distributivo del laboratorio
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stratigrafie e la tipologia di materiali sottoposti a prova. I massetti galleggianti erano realizzati con lastre a secco o sabbia e cemento, gli strati resilienti con materiali fibrosi o poliuretano espanso, gli alleggeriti erano costituiti da inerti sfusi o aggregati con cemento ed additivi. Per tutti i materiali utilizzati sono state compiute verifiche delle proprietà meccaniche e fisiche in funzione della natura degli stessi, in particolare: rigidità dinamica, creep, resistività
al flusso verifica a taglio e compressione, densità. Per la “Stratigrafia 9” è stata verificata anche l’efficacia del controsoffitto installato con listelli di legno o profili a “Ω” . L’acquisizione di tutti i parametri acustici è stata compiuta in conformità alla norma ISO 10140 parte 2, 3, 5 [3] [4] [5]. Per i materiali resilienti sono state usate le norme EN 29052 [6] EN 29053 [7] e EN 1606 [8]. Per la verifica delle proprietà meccaniche è stata seguita la EN 1015-11 [9]
3. Presentazione dei risultati I primi test sono stati compiuti su stratigrafie che impiegavano alleggeriti a base di cemento posti sopra il solaio in CLT, in particolare nelle prime 3 a parità di massetto galleggiante e materiale resiliente è stata variata la densità dell’alleggerito, mentre per le successive 3 tenendo costante il massetto alleggerito è stato variato il materiale resiliente a parità di massetto galleggiante. Dal confronto dei risultati ottenuti per il potere fonoisolan-
Tabella 1 – Elenco e descrizione delle stratigrafie sottoposte a prova
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te è possibile vedere come alle basse frequenze esistano differenze principalmente dovute all’incremento di massa degli alleggeriti, mentre alle alte frequenze non si notano sostanziali cambiamenti. Gli indici di valutazione del potere fonoisolante sono mostrati in tabella 2. Contrariamente a R, i livelli di calpestio normalizzati ed in particolare i ΔL calcolati mostrano un diverso compor-
tamento tra i massetti galleggianti con strati resilienti a base di materiali fibrosi e a base di poliuretano espanso. Tutti gli strati resilienti utilizzati nelle “Stratigrafie da 1 a 6” avevano uno spessore nominale di 2 cm. In figura 3 è rappresentato il confronto tra le “Stratigrafie 6, 7, 8, 9, 9bis e 9ter”, dove lo stesso controsoffitto con pendini smorzanti in 7 e 8 è stato applicato rispettivamente alle “Stratigrafie 6” con massetto
tradizionale in sabbia e cemento e 9 con massetto a secco. Le “Stratigrafie 9bis e 9ter” mostrano il confronto tra due controsoffitti uno con listelli di legno e l’altro con profili a “Ω”. È possibile notare come l’aggiunta di un controsoffitto in cartongesso fissato con i listelli in legno porti ad un peggioramento dell’indice di valutazione del potere fonoisolante Rw a causa della riduzione di isolamento alle basse frequenze.
Tabella 2 – Indici di valutazione del potere fonoisolante e del rumore di calpestio ed attenuazione del rumore di calpestio (calcolato come differenza tra il solaio grezzo e con la stratigrafia proposta)
Figura 2 – Potere fonoisolante a sinistra ed attenuazione del livello di calpestio a destra
Tabella 3 – Indici di valutazione del potere fonoisolante e del rumore di calpestio ed attenuazione del rumore di calpestio (calcolato come differenza tra il solaio grezzo e con la stratigrafia proposta)
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Tabella 4 – Indici di valutazione del potere fonoisolante e del rumore di calpestio ed attenuazione del rumore di calpestio (calcolato come differenza tra il solaio grezzo e con la stratigrafia proposta)
Figura 3 – Potere fonoisolante a sinistra ed attenuazione del livello di calpestio a destra
Figura 4 – Potere fonoisolante a sinistra ed attenuazione del livello di calpestio a destra
Il materiale resiliente a base di agglomerato di poliuretano espanso presente nelle “Stratigrafie 1, 2, 3” è stato testato anche nelle “Stratigrafie 14 e 15”. A differenza delle precedenti, a parità di massetto galleggiante, nella 14 era presente un sottofondo di 10 cm di cemento con densità di 2200 kg/m3, mentre
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nella 15 il materiale resiliente è stato posato direttamente sul solaio in CLT. Il sottofondo di elevata densità ha migliorato l’attenuazione del rumore impattivo fino alla frequenza di 1600 Hz. Tuttavia gli indici di valutazione Ln,w sono influenzati dal comportamento alle alte frequenze e pertanto non
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mostrano particolari effetti positivi. I risultati sono visibili in tabella 4 e figura 4. 4. Previsione del livello di calpestio normalizzato Avendo a disposizione il potere fonoisolante ed il rumore di calpestio per ognuno dei solai sottoposti a prova si è deciso di
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testare la formula B.4 contenuta nella norma EN 12354-2, [2] precedentemente verificata da altri autori su solai in laterocemento [11]. La formula, proposta da Heckl nel 1963 [1], lega il potere fonoisolante al rumore di calpestio ed è valida per frequenze comprese tra i 100 Hz e 1000 Hz per strutture omogenee poiché se la trasmissione forzata è trascurabile, la somma del potere fonoisolante, R, dei rumori aerei e il livello di pressione sonora di calpestio normalizzato, L n, per i pavimenti omogenei dipende unicamente dalla frequenza:
misurati. Come da relazione (1) i risultati calcolati sono equiparabili a quelli misurati fino alla frequenza di 800 Hz, superata tale frequenza i dati divergono fortemente (>5 dB). A titolo di esempio si riporta il comportamento delle stratigrafie 2 e 4 (figura 5). Le differenze tra il Livello di calpestio calcolato e misurato nelle prime 6 stratigrafie sono pressoché costanti per bande di terzi di ottava (fig. 6) e sono riconducibili al rapporto empirico f/R (2)
(1)
[Hz] Partendo così dai valori sperimentali di R per tutte le stratigrafie si ricaveranno i valori di Ln e questi ultimi verranno confrontati con i livelli di calpestio
(3)
[dB] La relazione (3) è stata elaborata sulle prime 6 stratigrafie e poi e stata testata sulle successive stratigrafie dalla 7 alla 15. Dal confronto dei dati è emerso che, in tutti i casi in cui è presente il controsoffitto (Stratigrafie 7, 8, 9bis e 9ter), la relazione non viene soddisfatta, mentre per le rimanti stratigrafie il livello di calpestio calcolato si avvicina a quello misurato.
[dB]
A titolo di esempio sono riportati altri 4 confronti, di cui uno con il controsoffitto.
introducendo la correzione -f/R nella relazione di Heckl sono i valori calcolati sono traslati mediamente di 20 dB rispetto ai valori misurati. Pertanto si è proceduto ad una ulteriore modifica della (2) in:
In particolare nella figura 6 è possibile vedere come nel caso della “Stratigrafia 14i” (CLT+sottofondo in CCA da 2200 kg/m 3) la relazione (1) venga rispettata fino a 3150 Hz.
Figura 5 – Confronto tra il livello di calpestio misurato e calcolato con le relazioni (1) (2) e (3) per le stratigrafie 2 e 4
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Figura 6 – Confronto tra il livello di calpestio calcolato con la relazione (1) e misurato per tutte le stratigrafie. Le linee tratteggiate sono per i solai con i controsoffitti, le linee tratto punto per i rivestimenti a secco. La stratigrafia 14i è relativa al solo colai in CLT con sottofondo in CCA. La relazione proposta ha buoni riscontri sia per le stratigrafie a secco sia per quelle con il massetto umido (fig.6 e 7), per un intervallo di frequenza compreso tra 800 Hz e 3150 Hz. Quanto proposto finora deriva da valutazioni puramente empiriche sulla base di confronti di un set di misure relativamente buono (18 stratigrafie). Il passo successivo è lo studio e la verifica supportata dalla teoria per la creazione di un modello di calcolo per validare la relazione
che per ora si basa su rapporto eterogeneo “f/R”. Tuttavia le differenze tra il metodo proposto e le misure sperimentali del livello di calpestio se valutate attraverso gli indici di valutazione Ln,w, risultano ancora più ridotte e contenute in un intervallo di <3 dB e generalmente sempre sovrastimate. 5. Conclusioni Gli autori, partendo da una serie di verifiche in laboratorio del potere fonoisolante e del rumore di
calpestio di differenti stratigrafie tutte basate su un solaio in CLT di 14 cm, hanno confrontato i dati relativi a diverse tecniche di posa in opera dei massetti galleggianti, sia a secco sia umidi. Hanno inoltre verificato in alcuni casi l’incidenza dei massetti di sottofondo alleggeriti e non, nell’incremento del potere fonoisolante e nella ridu-zione del rumore di calpestio, valutando anche la differenza in termini di ΔL ottenibili dall’utilizzo di materiali fibrosi e non.
Tabella 5 - Indici di valutazione del livello di rumore di calpestio normalizzato, misurato e calcolato con la relazione (3). La “Stratigrafia 14i” è stata calcolata con la relazione (1)
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Figura 7 – Confronto tra il livello di calpestio calcolato con le relazioni (1) e (3) e misurato per le “Stratigrafie 1, 7, 11, 13”. Nella “Stratigrafia 7” è presente il controsoffitto. L’articolo propone una prima ipotesi di estensione della validità della relazione di Heckl che lega il potere fonoisolante al livello normalizzato di calpestio. Questo primo tentativo è basato sull’evidenza che superata la frequenza di 800~1000 Hz la differenza tra i valori calcolati secondo la formula di Heckl e quelli misurati presenta una pendenza costante. Partendo da queste considerazioni si stanno intraprendendo studi rigorosi sulla verifica analitica e statistica dei risultati ottenuti. Luca Barbaresi, Dario D’Orazio, Massimo Garai, DIN, Università di Bologna, Bologna. Gloria Cagali, Ingegnere Libero professionista, Verona. Elmar Tapfer, TopHaus AG / S.p.A., Bressanone (BZ)
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6. Bibliografia [1] Heckl, M., Rathe, E.J., “Relationship between the transmission loss and the impact noise insulation of floor structures”, JASA 35 (1963), 1825-1830 [2] UNI EN 12354-2:2002 Building Acoustics - Estimation of acoustic performance of buildings from the performance of elements, Part 2: Impact sound insulation between rooms. [3] UNI EN ISO 10140-2:2010 Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico di edifici e di elementi di edificio - Part 2: Misurazione dell’isolamento acustico per via aerea. [4] UNI EN ISO 10140-3:2015 Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico di edifici e di elementi di edificio - Parte 3: Misurazione dell’isolamento del rumore da calpestio. [5] UNI EN ISO 10140-5:2014 Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico di edifici e di elementi di edificio - Parte 5: Requisiti per le apparecchia-ture e le strutture di prova. [6] UNI EN 29052-1:1993 Acustica. Determinazione della rigidità dinamica. Mate-riali utilizzati sotto i pavimenti galleggianti negli edifici residenziali. [7] UNI EN 29053:1994 Acustica. Mate-
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riali per applicazioni acustiche. Determina-zione della resistenza al flusso d’aria. [8] UNI EN 1606:2013 Isolanti termici per edilizia - Determinazione dello scorri-mento viscoso a compressione. [9] UNI EN 1015-11:2007 Metodi di prova per malte per opere murarie - Parte 11: Determinazione della resistenza a flessione e a compressione della malta indurita. [10] Granzotto, N., Rinaldi, C., “Analisi del livello di calpestio e potere fonoisolante di solai con struttura portante in laterocemento, in laboratorio e in opera. Atti del 39° Convegno Nazionale A.I.A., Roma, 2012
7. Ringraziamenti Gli autori vogliono ringraziare in particolare l’ing Andrea Incerti e l’ing. Alice Paolini per il supporto ricevuto nelle prove sui materiali e Francesca Di Nocco per la preziosa e costante collaborazione nello svolgimento delle misure. I dati contenuti nell’articolo sono frutto di una consulenza svolta nell’ambito del CIRI Edilizia e Costruzioni - Rete alta tecnologia dell’Emilia Romagna per la TopHaus AG / S.p.A., Bressanone (BZ).
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QUAL È L’ATTUALE SITUAZIONE NORMATIVA IN ACUSTICA EDILIZIA? A cura dello Staff ANIT
Sul tema dei requisiti acustici passivi esistono documenti di legge che impongono limiti da rispettare e norme tecniche che spiegano come calcolare e misurare in opera le prestazioni degli edifici. Di seguito sintetizziamo l’attuale situazione legislativa e normativa. Sul sito www.anit.it , nella sezione Leggi e norme, è possibile consultare gli elenchi normativi sempre aggiornati e scaricare documenti aggiuntivi. I Soci ANIT inoltre possono approfondire la tematica scaricando dal sito specifiche GUIDE ANIT. Limiti di legge da rispettare: DPCM 5-12-1997 Il D.P.C.M. 5-12-1997 è il decreto di riferimento per l’acustica in edilizia. Definisce i limiti da rispettare in merito a: isolamento dai rumori tra differenti unità immobiliari, isolamento dai rumori esterni, isolamento dai rumori di calpestio, isolamento dai rumori degli impianti, tempo di riverbero
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di aule scolastiche e palestre. Il decreto è attualmente in vigore e i parametri in esso definiti devono essere rispettati in opera, ad edificio ultimato. Segnaliamo che il Governo ha avuto delega dalla “Legge Europea 2013 bis” per pubblicare, entro il 25 novembre 2016, un decreto legislativo per la “semplificazione delle procedure autorizzative in materia di requisiti acustici passivi degli edifici”. Come progettare i requisiti acustici passivi e la qualità acustica degli ambienti Le norme UNI EN 12354 spiegano come progettare le prestazioni acustiche degli edifici. In particolare la Parte 1 riguarda l’isolamento dai rumori aerei tra ambienti, la Parte 2 l’isolamento acustico al calpestio, la Parte 3 l’isolamento delle facciate, la Parte 4 la trasmissione del rumore dall’interno all’esterno degli edifici, la Parte 5 il rumore degli impianti tecnici e la Parte 6 la qualità acustica
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interna degli ambienti (Tempo di riverbero). Il Gruppo europeo CEN/TC 126/WG2 “Prediction of the acoustic performance of buildings from the performance of elements” sta revisionando le norme EN 12354. La pubblicazione delle nuove norme è prevista per la fine del 2016. I modelli di calcolo verranno in parte modificati e questo comporterà la necessità di aggiornare i software di calcolo in circolazione. ANIT ad esempio adeguerà il software ECHO, a disposizione di tutti gli associati. Il rapporto tecnico italiano UNI TR 11175 riprende i modelli di calcolo delle UNI EN 12354 applicandoli alla tipologia costruttiva nazionale. Il gruppo di lavoro UNI SC1/ GL4 sta revisionando il documento in funzione delle nuove 12354. In particolare verranno aggiornate le formule di calcolo e sarà ristrutturata la sezione finale (Appendice B) contenente
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GUIDA ANIT REQUISITI ACUSTICI PASSIVI E CLASSIFICAZIONE ACUSTICA DEGLI EDIFICI GUIDA ANIT DI APPROFONDIMENTO TECNICO Giugno 2016
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo documento può essere riprodotta o divulgata senza l’autorizzazione scritta di ANIT.
ANIT - Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico www.anit.it
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LINEE GUIDA SULLE PRESTAZIONI DEI MATERIALI RESILIENTI GUIDA ANIT DI APPROFONDIMENTO TECNICO Marzo 2016
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo documento può essere riprodotta o divulgata senza l’autorizzazione scritta di ANIT.
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i “Dati di calcolo”. ANIT sta coordinando i lavori sull’Appendice B. La norma UNI 11532 spiega invece come determinare le caratteristiche acustiche interne degli ambienti e indica i limiti da rispettare riportati in documenti nazionali e stranieri. Anche questa norma è in revisione da parte del gruppo UNI SC1/ GL7. Come classificare acusticamente le unità immobiliari La UNI 11367 è la norma italiana che spiega la procedura per determinare la classe acustica delle unità immobiliari e propone, nell’Appendice A, i valori da rispettare per le caratteristiche acustiche interne degli ambienti: tempo di riverbero (T), chiarezza (C50) e indice di trasmissione del parlato (STI). Segnaliamo che è attivo il gruppo internazionale ISO/TC 43/ SC 2/WG 29 “Acoustic classification scheme for buildings”, che sta elaborando una norma per la classificazione acustica degli edifici a livello mondiale. I lavori sono in corso e attualmente non si conosce quale sarà la data di pubblicazione del documento. Come misurare in opera i parametri acustici Le UNI EN ISO 16283 definiscono le tecniche di misura dei requisiti acustici passivi. La Parte 1 riguarda l’isolamento acustico per via aerea, la Parte 2 l’isolamento dal rumore di calpestio, la Parte 3 l’isolamen-
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to acustico di facciata. Le norme, alcune pubblicate in questi mesi, hanno introdotto nuove specifiche nelle procedure di rilevazione ed hanno sostituito le precedenti UNI EN ISO 140 parti 4, 5, 7 e 14 (in vigore fino a inizio 2014). Il rumore degli impianti tecnologici può essere determinato utilizzando le norme UNI EN ISO 16032 e UNI 8199. Segnaliamo che la UNI 8199 è attualmente in revisione. Una bozza di nuova norma italiana sulla misura del rumore da impianti verrà molto probabilmente pubblicata nei prossimi mesi.
Conclusioni Nei paragrafi precedenti abbiamo cercato di illustrare come il panorama legislativo e normativo nel campo dell’acustica edilizia stia subendo, in molti casi, varie modifiche e aggiornamenti. I Soci ANIT sono costantemente informati sull’argomento attraverso le GUIDE ANIT e specifiche email informative.
Le UNI EN ISO 3382 spiegano come misurare i parametri acustici degli ambienti (ad esempio tempo di riverbero e chiarezza). In particolare la Parte 1 si applica per le rilevazioni nelle sale da spettacolo, la Parte 2 riguarda gli ambienti ordinari, la Parte 3 gli open space. L’indice di trasmissione del parlato (STI) può essere invece determinato seguendo le indicazioni della IEC 60268-16. Posa in opera “acustica” di sistemi costruttivi Esistono due norme che forniscono indicazioni sulla corretta posa in opera di sistemi costruttivi per limitare problematiche di trasmissione dei rumori. La norma UNI 11296 spiega come posare i serramenti per limitare i rumori esterni, la UNI 11516 analizza la posa dei sistemi di pavimentazione galleggiante per ridurre i rumori da calpestio. Anche la UNI 11296 è attualmente in revisione da parte del gruppo UNI SC1/GL8
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r e c e n s i o n i Letture e visioni consigliate
EMMA E IL MISTERO DEL CATINO DI CRISTALLO di Paolo Ghelfi, Federico Platania e Corrado Mastantuono (illustrazioni) Axpo Italia, Genova 2015 136 pagine, 4,90 euro (su Amazon.it) ISBN: 979-1220004091 Cosa c’è dietro al criptico messaggio trasmesso da un anonimo hacker al Fab Lab di Lucca? Chi sono i misteriosi uomini che, occultati tra la folla, seguono le mosse di Emma e dei suoi amici? Perché si perdono nei sotterranei di Genova? Che c’entra la leggenda del Sacro Graal con la stampante 3D del laboratorio? Il mondo dei Maker si intreccia con misteri e antiche reliquie, mentre la moderna tecnologia digitale rilegge i simboli degli antichi ordini cavallereschi. Con un finale che nessuno è riuscito a prevedere. Nemmeno il saccente e ieratico Maestro della setta. Al movimento dei Fab Lab e dei Maker (artigiani digitali) è dedicato il racconto “Emma e il mistero del catino di cristallo” che raccoglie, nella duplice forma narrativa e informativa, una serie di spunti e osservazioni sul fenomeno stesso e sui più ampi processi economici che anticipa o interpreta. Questa iniziativa editoriale si affianca a una gara tecnologica internazionale (Smart EMMA - Energy Monitoring & Management Applications) che vede protagonisti proprio i Fab Lab e che ha come tema l’energia. La prefazione del racconto è di Jean Michel Molennaar, Co-Fondatore di Fab Economy e Direttore di Fab Connections, l’organizzazione che promuove lo sviluppo dei laboratori indipendenti e della cultura dell’open-source tecnologico. La postfazione del racconto è invece di Antonio Sileo, ricercatore IEFE-Università Bocconi, direttore dell’Osservatorio Innov-E sull’innovazione energetica dell’I-Com, Istituto per la Competitività, pubblicista ed editorialista della Staffetta Quotidiana. LE BABUSHKE DI CHERNOBYL di Holly Morris e Anne Bogart USA 2015, 70’ Vincitore del XIX Festival CinemAmbiente, Torino 2016 Nel trentennale del disastro di Chernobyl, il documentario - Vincitore al XIX Festival CinemAmbiente di Torino - racconta la strenua resistenza delle donne (le babushkas appunto, termine che in russo indica le nonne o, per estensione, le donne anziane), che caparbiamente e contro ogni divieto o raccomandazione del Governo, sono tornate a vivere nella loro amata terra d’origine. Si tratta della cosiddetta “dead o exclusion zone” che circonda la celeberrima centrale, teatro dello scoppio dell’altrettanto famoso reattore nel 1986. Qui trascorrono scanzonate, tra le radiazioni, gli anni che restano loro da vivere. L’approccio originale del documentario gli è valso il plauso delle più autorevoli testate a livello mondiale. Sebbene le premesse possano risultare angoscianti, il film riesce a far emergere la speranza e la voglia di vivere di chi testardamente continua ad abitare ed essere orgoglioso della propria terra. Il territorio letale in questione, una delle aree più radioattive del Pianeta, è condiviso con altri clandestini tra cui scienziati, militari o amanti del pericolo, che vi si addentrano inseguendo ciascuno la propria personale fantasia. Uomini e donne che hanno deciso di tornare in queste terre dopo il disastro, sfidando le autorità e a rischio della loro stessa vita, e che, come i lupi, le alci e i cinghiali ricomparsi nelle foreste della zona, sono un vero e proprio simbolo della capacità di sopravvivenza della natura stessa. http://thebabushkasofchernobyl.com/
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THE FLOATING PIERS CHRISTO AND JEANNE-CLAUDE Lago d’Iseo, Italia 2016
Il Progetto The Floating Piers, il nuovo progetto di Christo in Italia, reinterpreterà il Lago d’Iseo per 16 giorni dal 18 giugno al 3 luglio 2016. 70.000 metri quadri di tessuto giallo cangiante, sostenuti da un sistema modulare di pontili galleggianti formato da 200.000 cubi in polietilene ad alta densità, comporranno un’ installazione che si svilupperà a pelo d’acqua seguendo il movimento delle onde.
L’Esperienza I visitatori potranno fruire del lavoro percorrendo la sua intera lunghezza, che si sviluppa in circolo da Sulzano a Monte Isola e poi fino all’isola di San Paolo. Dalle montagne che circondano il lago si potrà avere uno sguardo “a volo d’uccello” su The Floating Piers osservandone angoli nascosti e prospettive inaspettate.
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Il Pontile The Floating Piers creerà sulle acque del Lago di Iseo un percorso pedonale di 3 kilometri composto da pontili larghi 16 metri e alti 50 centimetri dai bordi degradanti. Il tessuto si svilupperà per altri 1,5 kilometri lungo la strada pedonale tra Sulzano e Peschiera Maraglio.
Il Racconto Tra la primavera e l’estate del 2014 Christo, insieme a Vladimir Yavachev - operations manager, Wolfgang Volz - project manager, Josy Kraft – registrar e curatore, hanno esplorato diversi laghi del nord Italia e, insieme al Project Director Germano Celant, hanno ritenuto che il Lago d’Iseo - a 100 km ad est di Milano e 200km ad ovest di Venezia - fosse il luogo più adatto e di grande ispirazione. The Floating Piers sarà il primo progetto su larga scala dai tempi di The Gates, realizzato da Christo e JeanneClaude nel 2005. Come tutti i loro lavori, i fondi per la realizzazione di questa opera provengono interamente dalla vendita delle opere di Christo. Dopo i 16 giorni tutte le componenti dell’opera verranno rimosse e dismesse attraverso un processo industriale di riciclaggio. Christo e Jeanne-Claude hanno realizzato in Italia molti progetti nella loro carriera creativa: Wrapped Fountain e Wrapped Medieval Tower a Spoleto, 1968; Wrapped Monuments a Milano, 1970; e The Wall, Wrapped Roman Wall a Roma, 1974. Dopo oltre 40 anni dall’ultimo progetto, Christo è entusiasta di poter lavorare ancora in Italia.
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Dati del progetto • 220.000 cubi creano i 3 chilometri di The Floating Piers. • 220.000 perni tengono insieme i cubi. • 200 ancore del peso di 5,5 tonnellate l’una mantengono i 16 metri di larghezza del pontile in posizione. • 37.000 metri di corda connettono gli ancoraggi al pontile. • 70.000 mq di feltro ricoprono i pontili e le strade al di sotto del tessuto. • 100.000 mq di tessuto coprono i 3 chilometri di pontile e 2,5 chilometri di strada. • 2,7 milioni di litri d’acqua riempiono le sponde inclinate.
Gli Artisti Christo (nato nel 1935) e Jeanne-Claude (1935-2009) hanno creato insieme alcune delle opere visivamente più spettacolari del XX e del XXI secolo. Dai primi oggetti impacchettati ai progetti monumentali all’aperto, tra cui ricordiamo Valley Curtainin Colorado (1970-1972), Running Fence in California (1972-1976), Surrounded Islands a Miami (1980-1983), The Pont Neuf Wrapped a Parigi (1975-1985), The Umbrellas in Giappone e in California (1984-1991), Wrapped Reichstag a Berlino (1972-1995) e The Gates a Central Park, New York (1979-2005), gli artisti hanno superato i limiti tradizionali della pittura, della scultura e dell’architettura. Insieme hanno cambiato il concetto stesso di “arte pubblica” creando opere temporanee dalla durata volutamente effimera. http://www.thefloatingpiers.com
© Tutte le immagini del presente articolo sono protette da Copyright Christo 2016 e tratte dal sito www.thefloatingpiers.com.
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L’OBBLIGO ALLA FORMAZIONE CONTINUA! Col 2014 è entrato in vigore l’obbligo alla formazione continua per tutte le categorie professionali a cui sono rivolti gli eventi ANIT, ovvero Ingegneri, Architetti, Geometri e Periti. L’unità di misura della formazione professionale continua è il Credito Formativo Professionale (detto anche CFP). Di seguito il punto della situazione. • Ingegneri Da gennaio 2014 ogni iscritto all’albo deve essere in possesso di un minimo di 30 CFP. Si parte con l’attribuzione forfettaria di 60 CFP a tutti gli iscritti e ogni anno vengono scalati 30 CFP. Le attività che consentono l’ottenimento di CFP riguardano la partecipazione a corsi e convegni accreditati dal CNI, ma anche altre attività come l’aggiornamento legato alla propria professione (se dimostrabile), le pubblicazioni qualificate, le docenze, i brevetti, ecc. ANIT è stata autorizzata dal CNI a svolgere attività formativa (da luglio 2015), le attività in programma consentono pertanto l’attribuzione di CFP a tutti gli ingegneri partecipanti”.
• Architetti I nuovi regolamenti sono entrati a regime a gennaio 2014 dopo un inizio sperimentale avviato nell’autunno 2013. Ad oggi ogni architetto deve ottenere 60 CFP nel triennio 2014-2016 con un minimo di 15 CFP in ciascun anno di cui almeno 4 CFP all’anno sul tema della deontologia-compensi-ordinamento professionale. I crediti sono attribuiti dal CNAPPC assegnando circa 1 CFP per ogni ora di formazione. Eventi ANIT: ANIT è stata autorizzata dal CNAPPC a svolgere attività formativa (da luglio 2014), le iniziative in programma pertanto consento l’attribuzione di CFP a tutti gli architetti partecipanti.
• Geometri Per i geometri la formazione continua obbligatoria è entrata in vigore dal gennaio 2010. Ogni iscritto deve maturare un certo numero di CFP nell’arco di un quinquennio (il primo va dal 2010 al 2015), col rispetto di un minimo di crediti annuali in funzione degli anni di anzianità di iscrizione all’Albo. L’attribuzione di crediti per le singole iniziative formative è subordinata ad un accreditamento delle stesse presso i Collegi territoriali competenti o presso il CNG. Eventi ANIT: abbiamo inviato domanda al CNG per il riconoscimento quale ente di formazione accreditati. In caso di risposta positiva sarà possibile attribuire CFP agli eventi in calendario. Segnaliamo che alcune iniziative risultano già accreditate grazie alla collaborazione territoriale con i Collegi provinciali.
• Periti Industriali Il CNPI ha approvato il nuovo regolamento sulla formazione obbligatoria che prevede dal 1° gennaio 2014 per ogni perito industriale l’impegno a ottenere nell’arco temporale di 5 anni 120 CFP con un minimo di 15 CFP all’anno di cui 3 CFP all’anno sui temi dell’etica, sulla deontologia e in materia previdenziale. Eventi ANIT: ANIT è stata autorizzata dal CNPI a svolgere attività formativa (da settembre 2014), le iniziative in programma pertanto consento l’attribuzione di CFP a tutti i periti industriali partecipanti.
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APOLLO 1.0 APOLLO 1 è il nuovo strumento per gli associati per valutare i serramenti ai fini della valutazione del coefficiente di trasmissione solare ggl+sh e della trasmittanza termica Uw. CON APOLLO 1 È POSSIBILE: • Progettare e verificare le caratteristiche termiche e di comportamento rispetto alla radiazione solare dei serramenti per il rispetto dei requisiti del DM 26/06/2015 e per la redazione dei APE • Valutare il valore di trasmittanza termica del vano serramento Uw in accordo con norma di calcolo UNI EN 10077 • Valutare il valore di coefficiente di trasmissione solare totale ggl+sh con e senza schermature mobili in utilizzo, in riferimento alle norme UNI TS 11300-1 e UN EN 13363-1 IL SOFTWARE APOLLO 1 DIALOGA INOLTRE CON IL SOFTWARE LETO 3 dal quale è possibile importare il singolo serramento o un gruppo di serramenti facenti parte dello stesso progetto. APOLLO 1 È COMPRESO NELLA QUOTA ASSOCIATIVA.
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A N I T Strumenti ANIT di supporto alla professione.
SOFTWARE ANIT PER I SOCI ANIT sviluppa e distribuisce strumenti di supporto alla professione legati all’analisi energetica, igrotermica e acustica dell’edificio. I Soci ANIT hanno la possibilità di scaricare la SUITE ANIT, una raccolta di software per la professione comprendente: ECHO, PAN, IRIS e LETO. La SUITE ANIT è attiva durante l’anno di Associazione e si riattiva con il rinnovo. Sono compresi gli aggiornamenti dei singoli software elaborati durante l’anno.
Software ECHO 7 Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
ECHO 7
Requisiti acustici passivi e classificazione acustica delle unità immobiliari.
- Progettazione e verifica delle caratteristiche acustiche degli edifici, secondo il DPCM 5.12.97. - I calcoli sono eseguiti per indici di valutazione. - Determinazione della classe acustica dell’unità immobiliare.
L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Software PAN 7 Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
PAN 7
Analisi termica, igrometrica e dinamica dell’involucro opaco.
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Calcolo dei parametri estivi ed invernali delle strutture opache Trasmittanza EN ISO 6946; Attenuazione e sfasamento la UNI EN ISO 13786; Verifica termo-igrometrica secondo UNI EN ISO 13788;
L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Software IRIS 3 Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
IRIS 3
- Calcolo dei Ponti Termici agli elementi finiti - Calcolo del rischio di condensa e muffa
Calcolo dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN ISO 10211. Verifica del coefficiente ψ e del rischio di muffa e condensa. L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Software LETO 3 Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
LETO 3 Analisi del fabbisogno energetico degli edifici secondo le UNI/TS 11300 parte 1:2014, 2:2014, 3:2010 e 4:2012 L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Sofware per il calcolo del fabbisogno energetico degli edifici secondo UNI/TS 11300 parte 1,2,3 e 4 (aggiornato al DM 26/6/15) La versione di Leto è stata protocollata al CTI e quindi impiegabile ai fini della certificazione energetica e della compilazione delle Legge 10/91.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Software APOLLO 1 Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
APOLLO 1.0 Analisi dell’involucro trasparente e controllo delle schermature.
- Calcolo del valore di trasmittanza termica del serramento Uw in accordo con norma di calcolo UNI EN 10077-1 - Calcolo del valore di coefficiente di trasmissione solare totale ggl+sh secondo UNI EN 133363-1
L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Scarica le versioni DEMO 30 GIORNI da www.anit.it - Per ricevere i software diventa SOCIO ANIT. neo-Eubios 56
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A N I T Strumenti ANIT di supporto alla professione.
Volume 1 - I materiali isolanti
Volume 2 - Guida alla nuova Legge 10 A 10 anni dall’emanazione del Dlgs 192/05, il mondo dell’efficienza energetica applicata all’edilizia cambia nuovamente le regola del gioco.
- I meccanismi di trasmissione del calore - Gli isolanti - La reazione al fuoco 27 schede di materiali isolanti con le relative caratteristiche principali.
270 pp., Ed. TEP srl 2015 ISBN: 978-88-905300-9-8 25 euro (IVA incl.)
196 pp., Ed. TEP srl, 2016 ISBN: 978-88-941536-0-6 25 euro (IVA incl.)
Volume 3 - Manuale di acustica edilizia
Volume 4 - Muffa, condensa e ponti termici
Il manuale è stato sviluppato con l’intento di fornire informazioni specifiche, in maniera semplice e chiara, ai tecnici che decidono di approfondire il tema ell’acustica edilizia.
La Guida completa all’analisi igrotermica degli edifici. Completamente rinnovato nei contenuti per offrire ai professionisti un valido strumento sull’importanza del controllo delle prestazioni igrotermiche delle strutture.
192 pp., Ed. TEP srl, 2011 ISBN: 978-88-905300-2-9 25 euro (IVA incl.)
Volume 5 - Prestazioni estive degli edifici
176 pp. Ed. TEP srl, 2016 ISBN: 978-88-941536-2-0 25 euro (IVA incl.)
Volume 6 - La classificazione acustica delle unità immobiliari
- L’inquadramento legislativo. - L’influenza dei materiali e del colore. - Caratteristiche termiche dinamiche delle pareti. - Facciate e coperture ventilate. - La valutazione della temperatura interna.
Vengono spiegati i contenuti della norma UNI 11367/2010 che definisce per la prima volta in Italia le procedure per classificare acusticamente le unita’ immobiliari sulla base di misurazioni fonometriche eseguite sull’immobile.
192 pp., Ed TEP s.r.l, 2011 ISBN: 978-88-905300-0-5 25 euro (IVA incl.)
160 pp., Ed. TEP srl, 2013 ISBN: 978-88-905300-4-3 25 euro (IVA incl.)
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Strumenti per i SOCI ANIT I soci ANIT ricevono: LA SUITE DEI SOFTWARE ANIT
I programmi ANIT permettono di affrontare tutti gli aspetti della progettazione termica e acustica in edilizia. La SUITE è utilizzabile durante i 12 mesi di associazione e può essere installata su 3 computer.
TUTTE LE GUIDE ANIT
Le GUIDE ANIT spiegano in modo semplice e chiaro la normativa del settore e sono costantemente aggiornate con le ultime novità legislative. I Soci possono scaricare tutte le GUIDE dal sito www.anit.it
SERVIZIO DI CHIARIMENTO TECNICO I SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, per avere chiarimenti sull’applicazione della normativa di settore.
LA RIVISTA NEO-EUBIOS
I Soci ANIT ricevono 4 numeri della rivista Neo-Eubios. Neo-Eubios è «La rivista» per l’isolamento termico e acustico. Si rivolge ai professionisti con un taglio scientifico e approfondito e prevede 4 uscite ogni anno.
I SOCI possono accedere a tutti gli strumenti effettuando il LOGIN al sito www.anit.it con le proprie credenziali. Nella pagina “Il mio account” sono riportate le informazioni per ottenere software, chiarimenti tecnici e Guide ANIT. Tutti i servizi sono attivi durante i 12 mesi di associazione.
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Chi è ANIT ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico. Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:
- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati; - promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica; - assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia; - effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato; - fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico ed argomenti affini; - organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico; - diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico; - realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali. I SOCI Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore. Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione. Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc. Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico. Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. LE PUBBLICAZIONI ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione degli incontri e dei convegni ANIT. I CONVEGNI ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore. Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia. Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.
Maggiori info su
www.anit.it
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´ neo-EUBIOS Periodico trimestrale anno XVII - n. 56 Giugno 2016 Direttore Responsabile Susanna Mammi Redazione TEP s.r.l. Via Savona 1/B 20144 Milano tel 02/89415126
Grafica e impaginazione Claudio Grazioli Distribuzione in abbonamento postale Associato A.N.E.S. - Associazione Nazionale Editoriale Periodica Specializzata Stampa INGRAPH srl - via Bologna 104/106 - 20038 Seregno (MB)
Registrazione Tribunale di Milano n. 524 del 24/7/1999 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna sezione della rivista può essere riprodotta in qualsiasi forma senza l’autorizzazione dell’Editore.