neo-Eubios 60 / Giugno 2017

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60 Trimestrale N°60 - Anno XVIII - Giugno 2017 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

ISSN 1825-5515

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Cosa rende davvero felici? Il documentario Happy, di Roko Belic, cerca di rispondere a questa domanda con testimonianze raccolte in sei anni di lavoro, da tutto il mondo: dagli slum di Calcutta ai grattacieli di Osaka. Cosa si nasconde dietro la più preziosa emozione dell’essere umano? Gli scienziati sostengono che il 50% della nostra felicità sia determinata dai nostri geni, con un livello iniziale diverso per ciascuno di noi. Il 10% è ottenuto dalle circostanze della nostra vita: il nostro status, quanto guadagniamo, la carriera e gli oggetti di cui ci circondiamo. Il restante 40% sarebbe quindi determinato dalla nostra possibilità di scegliere e dal modo in cui ci comportiamo. Se la felicità è quindi intenzionale, ne avremo di più se – letteralmente – ci alleniamo a ottenerla. Attraverso il racconto di cittadini, studiosi e scienziati di tutto il mondo, il documentario mostra tanti modi per cominciare a pensare alla felicità come a un’abilità da imparare e praticare. - Happy, Roko Belic, USA 2011, 1h 13”.

Immagine di copertina: © Susanna Mammi, Umeda Sky Building, Osaka (JP), 2014.


= letteralmente, buona vita.

60 Editoriale

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La caratterizzazione dell’emissività superficiale dell’involucro edilizio: una proposta innovativa.

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Nuove regole per i tecnici competenti in acustica.

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CAM, Certificazione Energetico-Ambientale e protocollidi sostenibilità: quale relazione?

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Round Robin test per la valutazione dell’incertezza delle misurazioni in opera dell’isolamento dal ruomore di calpestio.

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Isolare termicamente con adeguato spessore.

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Diagnosi e cura per l’isolamento acustico tra uffici.

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Ponti termici controterra con IRIS 4.0, l’analisi agli elementi finiti in accordo con UNI EN ISO 10211

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Il DLGS 42 e gli aggiornamenti alla legge 447/95

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ANIT

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Strumenti per i Soci ANIT

Fondatore Sergio Mammi


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si può. Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.

Vignetta di Sergio Mammi, Fondatore ANIT.

Hanno collaborato: Rossano Albatici, Università degli Studi di Trento Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica. Giorgio Campolongo, Specialista in Acustica e Vibrazioni. Chiara Scrosati, Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ITC-CNR. Michele Sardi, Socio ANIT, Titolare dello Studio di progettazione Studio SiMS e direttore tecnico della società di ingegneria energyApiù S.r.l. Alessandro Panzeri, R&S ANIT. Stefano Benedetti, esperto ANIT.

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Giorgio Galbusera, responsabile del settore formazione di ANIT.

abbonamento annuale 4 numeri: 24 €

Matteo Borghi, esperto acustica ANIT.

Info e abbonamenti: press@anit.it

Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.

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墌 Il numero 59 è on-line su www.anit.it

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Trimestrale N°59 - Anno XVIII - Marzo 2017 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

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ISSN 1825-5515

Valeria Erba, Presidente ANIT.

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EDITORIALE

sott’acqua, rimarremmo sorpresi e certamente deliziati. I nostri occhi non sono in grado di vedere altro che ghiaccio per chilometri, ma le nostre orecchie saprebbero dirci che là sotto vivono balene artiche, beluga, trichechi e foche. Inoltre anche il ghiaccio fa rumore: stride, s’incrina, si rompe, cigola mentre si scontra e si sfrega quando la temperatura o le correnti e i venti cambiano. E sotto uno strato di ghiaccio marino, nel pieno dell’inverno, le balene cantano. E non ci aspettiamo qualcosa di simile, perché noi esseri umani, siamo animali prevalentemente visuali. Per la maggior parte di noi, ma non per tutti, è la vista il senso con cui conosciamo il mondo. Per i mammiferi marini che vivono sott’acqua invece, è il suono il senso con cui “vedere”. Il suono si trasmette molto bene sott’acqua, ancora meglio che nell’aria, e per questo i segnali possono essere sentiti a grandi distanze. Nella regione artica questo aspetto è particolarmente importante non solo perché i mammiferi marini hanno bisogno di comunicare tra loro, ma anche perché devono “sentire” cosa c’è nell’ambiente sopra di loro, se uno spesso strato di ghiaccio o acqua. Ricordiamoci infatti che anche se passano la maggior parte del tempo sott’acqua, si tratta di animali

“Nel 1956, il documentario di Jacques Cousteau vinse la Palma d’Oro al Festival di Cannes e l’Oscar. Il film s’intitolava “Il mondo silenzioso”, con un sottinteso che sott’acqua vi fosse un mondo quieto, mentre oggi sappiamo, sessant’anni più tardi, che il mondo sott’acqua è tutto fuorché silenzioso. Infatti, sebbene fuori dall’acqua non sia udibile, il paesaggio sonoro subacqueo può essere altrettanto rumoroso di una giungla o di una foresta pluviale. Crostacei, pesci e mammiferi marini usano il suono per indagare il loro habitat, per comunicare gli uni con gli altri, per viaggiare, per localizzare predatori e cacciare. Usano il suono anche per ascoltare e conoscere il loro ambiente. Prendiamo ad esempio, la regione artica. Essa è considerata un luogo vasto e inospitale, spesso descritto come un deserto, perché freddo e remoto e ricoperto di ghiaccio per la più parte dell’anno. E nonostante questo, non c’è regione al mondo in cui vorrei essere se non lì, quando le giornate si allungano e arriva la primavera. Per me l’Artico incarna perfettamente il distacco tra quello che vediamo in superficie e quello che rimane nascosto sott’acqua. Si può guardare il ghiaccio - bianco, blu e freddo - e non vedere nulla. Ma se potessimo sentire i suoni

colonna sonora Paul Westerberg – “Born for Me” • The J. Geils Band – “First I Look at the Purse” The Bible – “Glorybound” • Van Morrison – “Caravan” Gregory Isaacs – “Puff, the Magic Dragon” • Jackson Browne – “Late for the Sky” Mark Mulcahy – “Hey Self-Defeater” • The Velvelettes – “Needle in a Haystack” O.V. Wright – “Let’s Straighten It Out” • Patti Smith Group – “Pissing in a River”

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...sebbene fuori dall’acqua non sia udibile, il paesaggio sonoro subacqueo può essere altrettanto rumoroso di una giungla o di una foresta pluviale.

Ma il cambiamento climatico e la diminuzione dei ghiacci stanno alterando anche il paesaggio sonoro subacqueo della regione artica. Cosa s’intende per paesaggio sonoro? S’intende l’insieme di tutti i rumori che contribuiscono a descrivere un campo di rumore e coloro che tra noi studiano e ascoltano gli oceani, usando strumenti chiamati idrofoni - sostanzialmente dei microfoni subacquei – stanno registrando i suoni del cambiamento climatico. Essi sono percepibili da tre fonti: dall’aria, dall’acqua e dalla terra. Analizziamo prima di tutto l’aria. Il vento sull’acqua crea le onde; le onde creano bolle; le bolle si rompono e quando questo accade, fanno rumore: un rumore che è come un sibilo, un’interferenza di fondo. Nella regione artica, quando l’acqua è coperta di ghiaccio, il vento non arriva perché esso funziona da buffer per l’atmosfera. Questa è una delle ragioni che rende l’Artico un ambiente con livelli sonori molto bassi. Con la diminuzione dei ghiacci stagionali però, non solo la regione è più soggetta al rumore delle onde, ma il numero dei temporali e la loro intensità aumenta e di conseguenza anche il livello di rumore, in un oceano altrimenti quieto. Secondo aspetto: l’acqua. Con minor ghiaccio stagionale, le specie subartiche migrano verso nord, approfittando del nuovo habitat creato da maggiori acque libere. Le balene artiche ad esempio, non

che hanno bisogno di uscire in superficie per respirare. Per questo, devono sentire se sopra di loro c’è ghiaccio sottile o acqua e ascoltare l’eco per localizzare uno strato di ghiaccio vicino. I mammiferi marini che popolano l’Artico, vivono in un ambiente sonoro molto ricco e vario. In primavera può diventare una cacofonia del suono. Quando il ghiaccio è solido e non ci sono cambiamenti di temperatura rilevanti, l’Artico sottomarino ha tra i più bassi livelli sonori di rumore oceanico al mondo, ma questo sta cambiando. Per prima cosa, per via della diminuzione del ghiaccio marino stagionale, come risultato diretto dell’emissione di gas serra. In effetti con il cambiamento climatico, stiamo avviando un esperimento totalmente incontrollato sul nostro pianeta. Negli ultimi trent’anni, le aree della regione artica hanno visto una diminuzione dei ghiacci stagionali da sei settimane a quattro mesi, in termini di estensione e profondità. Questo fenomeno è a volte descritto come un aumento della stagione delle acque, che è il periodo dell’anno in cui l’Artico diventa navigabile. Avrete sicuramente sentito dire che la diminuzione del ghiaccio stagionale sta causando una perdita di habitat per gli animali che vivono sui ghiacci - come foche, trichechi e orsi polari – un aumento dell’erosione delle coste e un cambiamento nella disponibilità di prede per uccelli marini e mammiferi.

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attraversano l’Artico a velocità ridotta – una nave lenta è una nave più silenziosa - o limitare gli accessi nelle stagioni e regioni che sono cruciali per l’accoppiamento, l’allattamento e la migrazione degli animali di questa regione. Possiamo impegnarci a rendere più silenziose le navi e trovare modi migliori per esplorare i fondali oceanici - e la buona notizia è che molti studiosi se ne stanno già occupando - ma la cosa più urgente da fare è invertire e rallentare i cambiamenti atmosferici causati dall’uomo. Tornando all’idea di un mondo subacqueo silenzioso, è molto probabile che diversi esemplari di balene che nuotano oggi nell’Artico, specialmente quelle che si dice vivano due vite umane, siano le stesse che erano in vita nel 1956, quando Jacques Cousteau realizzò il suo film. In prospettiva, considerato il rumore che stiamo creando oggi negli oceani, forse allora si trattava davvero di un mondo silenzioso”. -

dispongono di una pinna dorsale, perché si sono evolute per vivere e nuotare in acque ricoperte di ghiaccio e avere qualcosa sulla schiena che potrebbe impigliarsi non avrebbe favorito la migrazione, ma anzi avrebbe escluso tali animali dai ghiacci. Ma ora, si sentono balenottere, megattere e orche sempre più a nord e sempre più a stagione inoltrata. In pratica stiamo “sentendo” l’invasione dell’Artico da parte delle specie subartiche. E non sappiamo cosa comporterà questo cambiamento. Vorrà dire più competizione per il cibo tra animali artici e subartici? Significherà l’introduzione di malattie e parassiti nell’Artico? E questi nuovi suoni introdotti, cosa stanno causando al paesaggio sonoro subacqueo? E infine il terzo aspetto: la terra. E con terra intendo le persone, perché più acque libere significa un aumento dell’uso umano dell’Artico. Solo la scorsa estate, un’enorme nave da crociera ha attraversato il “passaggio a nord ovest”, la mitica rotta tra Europa e Pacifico. La diminuzione dei ghiacci sta permettendo alle persone di occupare la regione artica sempre più spesso, con un conseguente aumento dell’attività di ricerca e di estrazione di gas e petrolio, di spedizioni commerciali e turistiche. Sappiamo che il rumore delle navi aumenta i livelli dello stress nelle balene arrestando ad esempio la capacità di allattamento di questi animali. Un altro esempio sono le armi ad aria compressa, usate per le prospezioni geofisiche e dalle navi rompighiaccio, che producono un grave suono a bassa frequenza ogni 10-20 secondi e che fa cambiare il modo di nuotare e il comportamento vocale delle balene. Tutte queste fonti sonore stanno riducendo lo spazio acustico in cui normalmente i mammiferi marini artici comunicano tra loro. Essi sono abituati ad alti livelli di rumore in determinati periodi dell’anno, ma provenienti da altri animali, o dal ghiaccio e si tratta di fonti sonore a cui sono abituati, da cui sono evoluti e che sono vitali alla loro sopravvivenza. Questi nuovi suoni invece, sono alieni. Hanno un impatto sull’ambiente per noi incomprensibile che sta cambiando non solo l’habitat fisico della regione artica, ma anche il suo habitat sonoro. È come pensare di “traslocare” questi animali da una tranquilla campagna a una strada cittadina nell’ora di punta. Cosa possiamo fare? Non possiamo rallentare il vento né impedire la migrazione a nord degli animali subartici, ma possiamo lavorare localmente su soluzioni per ridurre il rumore subacqueo causato dall’uomo. Ad esempio far viaggiare le navi che

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* Kate Stafford, Oceanografo, Apl.uw.edu. L’autrice Dr. Kate Stafford ha lavorato in habitat marini in tutto il mondo, dai tropici ai poli e ha avuto la possibilità di vedere - e registrare - balenottere azzurre in ogni oceano. La sua attuale ricerca è incentrata sul cambiamento acustico ambientale dell’Artico e su come la riduzione del ghiaccio marino per via dell’aumento dell’uso industriale umano stia influenzando la vita dei mammiferi marini delle regioni artiche e subartiche. Stafford è oceanografo responsabile del Laboratorio di Fisica applicata e Professore associato della Scuola di Oceanografia dell’Università di Washington a Seattle. È laureata in letteratura francese e biologia all’Università della California di Santa Cruz e in Scienze della Fauna selvatica e Oceanografia all’Università statale dell’Oregon. Il suo lavoro è stato documentato dal regista Dan Bartolotti, pubblicato sul New York Times, Planet Magazine e altri. Stafford ha collaborato con diversi artisti in tutto il mondo fornendo suoni per multimedia e mostre. Il testo è una trascrizione dell’intervento di Kate Stafford per TED al Cern di Ginevra, nel novembre 2016. Traduzione di Susanna Mammi. Link per il video in originale: https://www.ted.com/talks/kate_stafford_how_ human_noise_affects_ocean_habitats?language=en

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LA CARATTERIZZAZIONE DELL’EMISSIVITÀ SUPERFICIALE DELL’INVOLUCRO EDILIZIO: UNA PROPOSTA INNOVATIVA. di * Rossano Albatici

In sostanza, l’emissività indica quanto la superficie dell’oggetto si avvicina al comportamento di corpo nero (ε=1, tutta l’energia assorbita viene re-irradiata) o al comportamento di un corpo perfettamente riflettente (ε=0, tutta l’energia assorbita viene riflessa). Per uno stesso materiale l’emissività non è costante ma dipende da alcuni parametri fra i quali:

1. Introduzione L’uso della termografia all’infrarosso è sempre più diffuso fra i tecnici del settore delle costruzioni, in particolare nel corso di operazioni di audit energetico o di verifica delle condizioni prestazionali di involucri di edifici esistenti, per ricercare possibili ponti termici localizzati o diffusi, zone di risalita capillare, infiltrazioni localizzate di aria per citare alcuni esempi ricorrenti. Spesso tali operazioni hanno solo fini qualitativi, ma altrettanto spesso è necessario conoscere con una certa precisione le temperature superficiali degli oggetti sotto indagine o, quantomeno, le loro differenze relative. Con il rilievo termografico, tuttavia, non si rileva direttamente la temperatura superficiale di un corpo ma la sua energia irradiata secondo la legge di Stefan Boltzmann:

- la temperatura: ε aumenta all’aumentare della temperatura nell’intervallo 3.0÷5.4μm mentre è costante fra 8.0÷12.0μm, intervallo tipico di lavoro delle termocamere con sensore microbolometrico. Un corpo con tale comportamento è detto corpo grigio; - la rugosità superficiale: ε aumenta all’aumentare della rugosità, aspetto spesso non preso in considerazione; - il colore: colori scuri hanno maggiore emissività di colori chiari; - la geometria.

E = εσT4 dove σ è un valore costante (pari a 5.67x10-8 W/ m2K), T è la temperatura superficiale del corpo ed ε è la sua emissività. Conoscere il valore corretto di emissività incide quindi sulla restituzione del valore reale della temperatura superficiale. L’emissività superficiale ε di un corpo ne caratterizza le proprietà ottiche e può essere definita come il rapporto, integrato su un certo intervallo significativo di lunghezze d’onda in esame, fra l’energia (radianza) emessa dal corpo in varie direzioni possibili (geometria di flusso emisferica) e quella emessa da un corpo nero alla stessa temperatura.

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Per conoscere la temperatura superficiale di un corpo bisogna quindi conoscerne l’emissività nella banda spettrale di funzionamento della termocamera. Tipicamente, si trovano sulla manualistica corrente i valori tabellati di emissività per diversi materiali che dipendono dalla temperatura di misurazione ma, soprattutto, dall’intervallo spettrale considerato, che non sempre coincide con l’intervallo di lavoro della termocamera in uso. Inoltre, questi valori sono indicativi del comportamento generico del materiale (per esempio, calcestruz-

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zo, malta per intonaco, gesso), ma i parametri che abbiamo sopra accennato, che variano fra l’altro con l’invecchiamento del materiale, con l’inquinamento atmosferico, con la differente posa in opera, influenzano il reale valore di emissività nelle condizioni di esercizio considerate. Questo significa che la temperatura superficiale restituita dal rilievo termografico soffre dell’incertezza del valore di emissività inserito manualmente dall’operatore.

3. L’emissometro portatile Alla base della progettazione dell’emissometro portatile vi è la considerazione che, data la legge di Kirchoff per cui l’energia irradiata da un oggetto è la somma di quella trasmessa, riflessa e assorbita (E = τE + ρE + αE), e dato che, a parità di lunghezza d’onda considerata, coefficiente di assorbimento e di emissività hanno lo stesso valore numerico (α = ε), per elementi opachi caratterizzati da una trasmissione energetica nulla (τ = 0) vale

2. La valutazione dell’emissività superficiale di un corpo Tipicamente, il valore di emissività superficiale di un corpo può essere valutato in laboratorio o in opera. La prima procedura è la meno utilizzata, soprattutto nella termografia edile, sia per i costi e per il tempo necessario ad avere il risultato, sia perché la prova viene effettuata su campioni disturbati (prelevati dall’edificio in esame) ed è quindi invasiva. Attualmente la valutazione in opera viene effettuata in modo empirico secondo due sistemi:

εν = 1 - ρ ν dove εν è l’emissività nella banda spettrale ν considerata e ρν è il coefficiente di riflessione del corpo nella stessa banda. Se si avvicina un oggetto molto caldo all’elemento della cui superficie si vuole conoscere l’emissività, si può scattare un termogramma dell’oggetto e della sua immagine riflessa sull’elemento indagato. Dal confronto delle due immagini, ovvero delle due temperature riflesse (oggetto caldo-emissometro e sua immagine riflessa) si può ricavare l’emissività ricercata. Infatti, la radianza dell’oggetto caldo (emissometro) è proporzionale a (Ts4-Tout4), dove Ts è la temperatura dell’emissometro e Tout è la temperatura ambiente, mentre la radianza dell’immagine riflessa sulla superficie dell’oggetto sotto indagine è proporzionale a (Tr4- Tout4), dove Tr è la temperatura dell’immagine riflessa. Si ricava quindi che

1.viene misurata la temperatura superficiale con un termometro a contatto e viene corretto il valore di emissività sulla termocamera fino al coincidere delle due temperature (quella restituita dal termometro e quella restituita dalla termocamera); 2. viene rilevata la temperatura di un nastro adesivo a emissività nota posizionato sull’oggetto indagato, dopo che il nastro è andato in equilibrio termico con l’oggetto stesso; viene quindi corretto il valore di emissività sulla termocamera finché la temperatura dell’oggetto sia pari a quella del nastro.

εν = 1 – [(Tr4-Tout4)/ (Ts4-Tout4)] ossia: se la temperatura riflessa Tr è pari alla temperatura ambiente Tout, εν = 1 quindi siamo in condizioni di corpo nero; se la temperatura riflessa Tr è pari alla temperatura dell’emissometro, εν = 0 quindi superficie perfettamente riflettente.

I due sistemi descritti, tuttavia, non sono mai stati attentamente indagati e non ne sono quindi noti i possibili errori nelle varie condizioni di prova che sono variabili in base alle condizioni ambientali al contorno. Per apportare un contributo in questo ambito, in questo articolo si presenta una ricerca sperimentale relativa alla proposta di un emissometro portatile, sistema innovativo e alternativo, non invasivo, da potere utilizzare in sito in maniera semplice, con il quale effettuare prove ripetibili in breve tempo sia nello stesso punto sia in punti diversi dell’elemento considerato per avere una “mappatura” del valore di emissività attesa.

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Per la sperimentazione, si è utilizzato un emissometro costituito da un saldatore a temperatura controllata (fra 50°C e 450°C e precisione ±3%) sulla cui sommità è stato posto un cilindro di grafite (l’oggetto la cui immagine riflessa andrà indagata) di lunghezza 36mm e diametro 12mm con un pattern in superficie in modo da aumentarne la rugosità e quindi l’emissività emisferica (pari a 0.94) – Fig 1. La forma cilindrica garantisce stessa esposizione alla termocamera e all’oggetto sotto indagine non-

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- Risoluzione spaziale: 1.68 mrad - Risoluzione termica: 0.08 °C - accuratezza: ±2 °C (per temperature dell’oggetto di 100°C o inferiore) La sperimentazione è stata condotta su provini di 6 materiali differenti: calcestruzzo, cartongesso, laterizio, truciolato, alluminio e acciaio (con superficie opaca). Al fine di avere un’emissività di confronto, sono stati preparati provini quadrati di dimensione 50x50mm2 e spessore 2.5 mm per ogni materiale (tranne che per alluminio e acciaio, con spessore di 1.2 mm), parzialmente coperti con nastro a emissività nota (ε = 0.93) e posti su piastra calda a una temperatura di 100°C. Per ogni provino è stato scattato un termogramma con termocamera frontale (perpendicolare alla piastra calda) ed è stata ricavata l’emissività del materiale per confronto con la temperatura del nastro (secondo il classico sistema esposto in precedenza). Sono stati ricavati i valori di emissività di cui alla tabella successiva (Tab. 1), che sono fra l’altro in linea con i valori tabellati per i materiali in prova, con λ=8±12μm e T=30°C.

Fig. 1: l’emissometro utilizzato per la sperimentazione ché omogeneità superficiale della temperatura. La grafite è stata scelta in quanto stabile con la temperatura, con conducibilità termica elevata in modo da permettere il rapido e omogeneo riscaldamento del cilindro, e a basso costo (quindi facilmente sostituibile alla bisogna). La termocamera utilizzata è una NEC Avio TVS200EX con le seguenti caratteristiche: - intervallo spettrale: 8÷14 μm (seconda finestra atmosferica) - campo di vista: 30.1°x21.6° (320×240 pixels)

Tab. 1: Emissività termica dei sei materiali indagati ricavati con il sistema della piastra calda, a confronto con dati di letteratura. La prova con l’emissometro è stata condotta secondo lo schema di Fig. 2. E’ stato posto l’emissometro a una distanza d dall’elemento da indagare, ed è stata rilevata la temperatura di irraggiamento dell’emissometro e della sua immagine riflessa dalla termocamera posizionata a 50 cm dal bersaglio e con un angolo di circa 35° rispetto alla normale, in modo da poter avere le due immagini

Fig. 2: schema di realizzazione della prova in laboratorio

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campione in laterizio, per un certo periodo di tempo non si vede nessuna immagine riflessa e, non appena appare, la sua Tr è bassa per cui la ε è elevata. Si è rilevato che all’aumentare del tempo di esposizione la ε diminuisce, fino a raggiungere un valore stabile dopo 100 secondi. Questo comportamento è dovuto primariamente alla conducibilità termica del materiale che influenza la dispersione di calore nel materiale stesso, secondariamente dalla rugosità superficiale: al suo aumentare, aumenta la componente diffusa e quindi l’intensità rilevata dal sensore microbolometrico è minore, con conseguente rilevazione di una temperatura riflessa minore e di una emissività apparentemente maggiore.

(diretta e riflessa) dell’emissometro direttamente sulla stessa termoimmagine in contemporanea (Fig. 3). Con la metodologia descritta in precedenza, nota la Tr, la Ts e la Tout (misurata con un termometro Pt100 di precisione e considerando la temperatura ambiente pari alla temperatura dell’aria, essendo in un laboratorio considerato ambiente termicamente moderato) si può ricavare l’emissività superficiale dell’oggetto indagato. Al fine di comprendere qual è l’assetto migliore per una misura emissometrica, sono state condotte diverse prove, caratterizzate dalle seguenti condizioni: 1. differente esposizione dell’emissometro vicino all’elemento indagato: 0-10-20-40-60-100-160-200 secondi

Per quanto riguarda la distanza dell’emissometro dal provino, è stato verificato che, considerando un tempo di esposizione di 100 secondi, è necessaria una distanza di un diametro (12 mm) per avere una buona immagine riflessa. Siccome la radianza varia con la quarta potenza della temperatura, a parità di energia emessa (ossia di temperatura superficiale dell’emissometro) al raddoppiare della distanza l’energia che raggiunge la superficie del provino diminuisce del 15.9% e la temperatura dell’immagine riflessa diminuisce del 18.9%, producendo quindi un incremento dell’emissività calcolata. Questi valori possono essere contenuti aumentando la temperatura dell’emissometro. Un compromesso che porta i risultati sperimentali a coincidere con l’emissività rilevata con il metodo della piastra calda suggerisce, per una distanza di un diametro, una temperatura dell’emissometro pari a 175°C.

2. differente distanza d fra l’emissometro e il provino, pari a 12 e 24 mm (uno o due diametri) 3. differenti temperature dell’emissometro: 100°C, 175°C, 250°C

Ovviamente, il risultato è influenzato anche dalla risoluzione spaziale della termocamera. Se essa è pari a 1.68rad, significa che a 50 cm di distanza la termocamera identifica elementi quadrati di lato 0.84mm. Pertanto, il segnale dovrebbe essere sufficientemente costante e intenso per un quadrato di 9 elementi (3x3) con lato 2.52mm.

Fig. 3: esempio di termogramma dove si nota l’immagine termica dell’emissometro e la sua immagine termica riflessa sul provino in esame Per quanto riguarda il tempo di esposizione, si è rilevato che un tempo basso è sufficiente per avere una buona immagine riflessa su elementi con bassa emissività, come l’acciaio e l’alluminio, mentre necessitano tempi maggiori per materiali a elevata emissività. Ossia, accostando l’emissometro per esempio al

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Nella seguente tabella (Tab. 2) sono riportati i risultati delle prove effettuate. Per ogni materiale è descritta l’emissività rilevata con l’emissometro e col metodo della piastra calda (emissività attesa) con le differenze assolute e percentuali. Si può

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Tab. 2: Emissività termica dei sei materiali indagati misurata con la piastra calda e con l’emissometro, con indicate le differenze assolute e percentuali.

notare che per materiali con emissività elevata (maggiore di 0.9, tipicamente utilizzati in edilizia) le differenze percentuali sono inferiori al 2%, mentre per materiali con emissività medio bassa (fra 0.25 e 0.5) le differenze percentuali sono di circa il 4%.

5. Bibliografia sintetica di riferimento Ircon Inc., Temperature errors caused by change in product emissivity, Illinois USA 1998 N. P. Avdelidis, A. Moropoulou, Emissivity considerations in building thermography, Energy and Buildings 2003; 35 (7): 663-667

4. Conclusioni La sperimentazione condotta ci permette di affermare che con un emissometro caratterizzato da una punta cilindrica di grafite rugosa (secondo un pattern definito) di diametro 12 mm posta sulla punta di un saldatore a temperatura controllata, a una distanza di un diametro dalla superficie da indagare, con una temperatura di 175°C e tempo di esposizione di 100 secondi, si possono misurare i valori di emissività superficiale con errori accettabili. L’emissometro proposto ha, come punti di forza la leggerezza, la trasportabilità e la maneggevolezza (può essere utilizzato anche da un singolo operatore), la possibilità di essere utilizzato in diverse situazioni in opera in condizioni reali, la rapidità di esecuzione, l’assenza di calibrazione.

L. Ibos, M. Marchetti, A. Boudenne, S. Dactu, Y. Candau and J. Livet, Infrared emissivity measurement device: principle and applications, Measurement Science and Technology 2006; 17 (11): 2950-2956 D. Lanzoni, Diagnosi e certificazione energetica: prove strumentali sugli edifici, Maggioli editore, Rimini 2010 E. Lucchi, Diagnosi energetica strumentale degli edifci, Dario Flaccovio editore, Palermo 2012

Nota: maggiori approfondimenti possono essere trovati nell’articolo R. Albatici, F. Passerini, A. M. Tonelli, S. Gialanella, Assessment of the thermal emissivity value of building materials using an infrared thermovision technique emissometer, Energy and Buildings, 66 (2013) 33–40

* Rossano Albatici, Università degli Studi di Trento Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Meccanica

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NUOVE REGOLE PER I TECNICI COMPETENTI IN ACUSTICA di Matteo Borghi *

e risposte estratte dall’approfondimento ANIT scaricabile dal sito dell’associazione. Il testo del DLgs 42 può essere scaricato dal sito www.anit.it nella sezione “LEGGI e NORME – Acustica edilizia”.

Il Tecnico Competente in Acustica (TCA), secondo quanto indicato nella Legge quadro sull’inquinamento acustico n° 447 del 1995, è la figura professionale idonea a effettuare le misurazioni, verificare l’ottemperanza ai valori definiti dalle vigenti norme, redigere i piani di risanamento acustico e svolgere le relative attività di controllo. Tra le attività che possono essere svolte dai TCA vi sono ad esempio le valutazioni di clima e impatto acustico, la determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici, la classificazione acustica dei Comuni e, in generale, l’esecuzione di rilevazioni fonometriche. Il DLgs 42/2017, entrato in vigore il 19 aprile 2017, ha stabilito nuovi criteri per l’esercizio della professione di Tecnico Competente. Tra le principali novità vi sono: • l’istituzione di un unico elenco nazionale dei tecnici competenti presso il Ministero dell’Ambiente, che andrà progressivamente a sostituire gli attuali elenchi regionali, • l’introduzione dell’obbligo della formazione continuativa per i tecnici • l’indicazione che ora è possibile diventare TCA dopo aver superato con profitto l’esame finale di un corso di formazione della durata di almeno 180 ore, senza dover affiancare per 2 o 4 anni un professionista già abilitato.

Chi può svolgere l’attività di TCA? Secondo quanto stabilito dal DLgs 42, la professione di tecnico competente in acustica può essere svolta previa iscrizione nell’elenco nazionale dei tecnici competenti in acustica.

Per fare chiarezza sulla nuova situazione normativa si riportano di seguito alcune domande

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Cosa è l’elenco dei tecnici competenti in acustica? Il DLgs 42 all’art. 21 indica che è istituito, presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, un nuovo elenco nominativo dei soggetti abilitati a svolgere la professione di tecnico competente in acustica.

Sono un professionista che vuole diventare Tecnico Competente. Come posso fare? Possono presentare domanda per iscriversi nell’elenco dei tecnici competenti in acustica coloro che sono in possesso di una laurea o laurea magistrale ad indirizzo tecnico o scientifico e di almeno uno dei seguenti requisiti: • avere superato con profitto l’esame finale di un master universitario con un modulo di almeno 12 crediti in tema di acustica, di cui almeno 3 di laboratori di acustica, nelle tematiche oggetto della Legge 447/1995 secondo lo schema di corso indicato nel Dlgs 42 • avere superato con profitto l’esame finale di un corso in acustica per tecnici competenti svolto secondo lo schema di corso indicato nel Dlgs 42 • avere ottenuto almeno 12 crediti universitari in materie di acustica, di cui almeno 3 di laboratori di acustica, rilasciati per esami relativi ad insegnamenti il cui programma riprenda i contenuti dello schema di corso indicato nel Dlgs 42 • aver conseguito il titolo di dottore di ricerca, con una tesi di dottorato in acustica ambientale.

Sono già Tecnico Competente. Cosa devo fare per continuare a esercitare la professione? Coloro che sono già stati riconosciuti Tecnici Competenti devono presentare, entro 12 mesi (19 aprile 2018), alla regione o provincia autonoma di residenza che li ha riconosciuti come TCA una “istanza di inserimento” nel nuovo elenco nazionale (nelle forme stabilite dal DPR 28-12-2000 n°445). Tale istanza dovrà contenere: cognome, nome, titolo di studio, luogo e data di nascita, residenza, nazionalità, codice fiscale ed estremi del provvedimento di riconoscimento. Le regioni si stanno attivando per definire le modalità di presentazione delle domande. Ad esempio Regione Lombardia ha già specificato la procedura da seguire nel B.U.R.L. Serie Ordinaria n° 17 del 27 aprile 2017. Le regioni provvederanno all’inserimento dei richiedenti nell’elenco nazionale. Nell’intervallo di tempo che intercorre fra la presentazione della domanda e l’inserimento nell’elenco nazionale, coloro che hanno presentato richiesta alla regione possono continuare a esercitare l’attività.

La domanda dovrà essere presentata alla propria regione o provincia autonoma di residenza secondo le modalità che verranno indicate dai singoli enti. Quali sono le tipologie di lauree ammesse a presentare domanda? La tabella che segue sintetizza le lauree ammesse.

Classi di laurea ammesse a presentare domanda per TCA

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ché da soggetti idonei alla formazione, abilitati dalla regione e da un tavolo tecnico nazionale di coordinamento istituito presso il Ministero dell’ambiente, che possano documentare la presenza di docenti aventi la qualifica di tecnico competente in acustica e documentata esperienza nel settore.

Quali sono i contenuti minimi del corso di formazione di 180 ore? Scopo prioritario dei corsi consiste nel fornire agli aspiranti tecnici competenti le conoscenze necessarie ad effettuare la determinazione ex ante e ex post, mediante misurazioni e calcoli, del rispetto dei valori stabiliti dalle vigenti norme di settore nazionali (Legge quadro 447/1995 e decreti attuativi).

L’esame finale deve essere tenuto da una commissione composta da due membri esperti scelti tra i docenti del corso e da un membro indicato dalla regione competente.

Inoltre i corsi devono fornire competenze che consentano ai tecnici di operare nei settori dell’acustica applicata agli ambienti di lavoro e all’industria, dell’acustica forense e della pianificazione e progettazione acustica rispettivamente per l’ambiente esterno e interno.

I corsi devono essere riconosciuti dalla regione in cui vengono organizzati e sono validi sull’intero territorio nazionale. Geometri e Periti Industriali possono ancora presentare domanda per diventare TCA? Il Dlgs 42 specifica che in via transitoria e fino ai prossimi 5 anni (19 aprile 2022), può presentare domanda per iscriversi all’elenco nazionale anche chi è in possesso del diploma di scuola media superiore ad indirizzo tecnico o maturità scientifica e dei seguenti requisiti: • aver svolto attività professionale in materia di acustica applicata per almeno quattro anni, decorrenti dalla data di comunicazione dell’avvio alla regione di residenza, in modo non occasionale, in collaborazione con un tecnico competente o alle dipendenze di strutture pubbliche,

Il corso deve rispettare i seguenti requisiti: • la durata del corso non può essere inferiore a 180 ore, delle quali almeno 60 di esercitazioni pratiche • i contenuti minimi del corso devono corrispondere a quelli indicati nella tabella seguente • Non sono validi corsi effettuati esclusivamente in modalità e-learning. • Sono considerati validi corsi che alternano momenti di formazione a distanza (e-learning) con attività di formazione in aula. Le lezioni frontali dovranno coprire almeno il 50% dell’intera durata del corso. I corsi sono tenuti da università, enti o istituti di ricerca, albi, collegi e ordini professionali, non-

Moduli compresi nel corso da 180 ore

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attestata da idonea documentazione. La non occasionalità dell’attività svolta è valutata tenendo conto della durata e della rilevanza delle prestazioni relative ad ogni anno. Per attività professionale in materia di acustica applicata si intende: - effettuazione di misure in ambiente esterno ed abitativo unitamente a valutazioni sulla conformità dei valori riscontrati ai limiti di legge; - partecipazione o collaborazione a progetti di bonifica acustica; - redazione o revisione di zonizzazione acustica; - redazione di piani di risanamento; - attività professionali nei settori dell’acustica applicata all’industria ovvero acustica forense • avere superato con profitto l’esame finale di un corso in acustica per tecnici competenti svolto secondo lo schema riportato nel Dlgs 42.

Non sono residente in Italia. Posso fare domanda per diventare TCA? Solo i cittadini dell’Unione europea possono presentare domanda al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ai fini della valutazione di equipollenza. Dopo essere stati inseriti nell’elenco nazionale dovrò fare ancora qualcosa? È obbligatorio un aggiornamento professionale? A differenza di quanto indicato nella legislazione precedente, il Dlgs 42 prevede l’obbligo di aggiornamento professionale per i TCA. In particolare gli iscritti nell’elenco nazionale devono partecipare, nell’arco di 5 anni dalla data di pubblicazione nell’elenco e per ogni quinquennio successivo, a corsi di aggiornamento per una durata complessiva di almeno 30 ore, distribuite su almeno tre anni. L’avvenuta partecipazione con profitto ai corsi deve essere comunicata alla regione di residenza.

Infine il decreto riporta che possono presentare domanda anche coloro che sono in possesso di requisiti acquisiti in altro Stato membro dell’Unione europea, valutabili come equipollenti a quelli qui indicati.

Come posso capire se un corso è abilitante per diventare TCA? Il Dlgs 42, all’art. 22 e nell’allegato 1 comma 3, indica che i corsi organizzati dopo il 19 aprile 2017, data di entrata in vigore del decreto, per essere considerati abilitanti dovranno essere valutati da un tavolo tecnico nazionale di coordinamento, che verrà istituito presso il Ministero dell’ambiente, e dalle regioni. Si raccomandiamo di prestare attenzione a questo aspetto prima di iscriversi a un nuovo corso.

Ho da poco presentato la domanda per diventare TCA (oppure la dovrò presentare a breve). Quali regole devo seguire? Il Dlgs 42 indica che per le domande presentate entro il 19 aprile 2017 si applica la disciplina previgente. Inoltre si applica la disciplina vigente ai soggetti che, al 19 aprile 2017, risultano iscritti ad un corso riconosciuto dalla regione ai fini del riconoscimento della qualifica di tecnico competente.

ANIT sta organizzando corsi per TCA? ANIT è da sempre attiva nel campo della formazione sui temi dell’acustica. A seguito della pubblicazione del Dlgs 42 ci stiamo attivando per organizzare corsi abilitanti per TCA e altri eventi formativi. Probabilmente i primi corsi partiranno nei prossimi mesi e, appena possibile, pubblicheremo tutte le informazioni sul sito www.anit.it Per essere sempre aggiornati sui corsi in programma è possibile iscriversi alla Newsletter ANIT. Per eventuali domande o chiarimenti scrivete a: corsi@anit.it

Svolgo l’attività di TCA all’interno di un ente pubblico. Quali regole devo seguire? I dipendenti pubblici non iscritti nell’elenco nazionale e che svolgono attività di tecnico competente in acustica nelle strutture pubbliche territoriali, possono continuare a svolgere tale attività esclusivamente nei limiti e per le finalità derivanti dal rapporto di servizio con la struttura di appartenenza. Le strutture possono prevedere corsi di formazione per il personale ai fini dell’iscrizione nell’elenco nazionale.

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* Matteo Borghi, Esperto Acustica ANIT.

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CAM, CERTIFICAZIONE ENERGETICO-AMBIENTALE E PROTOCOLLI DI SOSTENIBILITÀ: QUALE RELAZIONE? di Daniela Petrone *

bligo di applicazione dei CAM per gli interventi di ristrutturazione, compresi quelli che prevedono attività di demolizione e ricostruzione, in questi ambiti i CAM sono tenuti in considerazioni in funzione della tipologia di intervento e della localizzazione delle opere da realizzare secondo criteri che dovranno essere definiti dal Ministero dell’Ambiente. Questa decisione di slittare l’obbligo del CAM nelle ristrutturazioni va sicuramente incontro alle Pubbliche Amministrazioni e alla necessità di pubblicare i bandi dei finanziamenti POR 2014-2020 su cui già ci sono ritardi. E’ inutile dire che il mercato dell’edilizia non è pronto alla “rivoluzione verde” dei CAM, manca la preparazione, che è ampia e impegnativa, per poter rispondere alle richieste “minime” ma parecchio restrittive dei CAM. Inoltre, diverse regioni d’ Italia hanno recepito negli anni dei protocolli di sostenibilità ambientale, nello specifico il protocollo Itaca, legandone l’obbligatorietà di applicazione agli interventi edilizi finanziati da fondi pubblici, di qui la domanda: in che relazione si pongono questi protocolli di sostenibilità con i CAM?

Premessa Nello scorso numero di Eubios, il 59, abbiamo scritto dei Criteri Ambientali Minimi CAM, cosa sono, che obiettivi hanno, quando e come si applicano. Abbiamo ragionato sulla svolta “ambientalista” che questo insieme di indicazioni di carattere tecnico da utilizzare nelle procedure d’acquisto (specifiche tecniche, criteri di aggiudicazione, condizioni di esecuzione del contratto, requisiti di qualificazione del prodotto) possa dare agli appalti pubblici per definirli “verdi” così come previsto dal Piano Nazionale GPP. Abbiamo scritto anche che tali Criteri sono da intendersi come minimi, cioè la base su cui le amministrazioni pubbliche devono formulare i loro appalti per l’affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici e per la gestione dei cantieri della pubblica amministrazione. Intanto lo scorso 5 maggio è stato pubblicato il Decreto Legislativo 19 aprile 2017 n.56 sul Supplemento Ordinario n.22 alla Gazzetta Ufficiale n.103, un Correttivo al Codice degli Appalti per cui, dallo scorso 20 maggio, è obbligatoria l’applicazione totale dei Criteri Ambientali Minimi nelle gare pubbliche di appalto. I CAM pertanto non potranno più essere applicati su una percentuale di valore a base d’asta ma troveranno applicazione per affidamenti di qualunque importo. Il Decreto però sospende o meglio congela l’ob-

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I CAM e i protocolli di sostenibilità energetico ambientale Se i “criteri ambientali minimi” sono appunto criteri “di base”, essi non precludono la possibilità di aggiungerne di altri o di renderli più stringenti, pertanto c’è compatibilità tra i CAM e i protocolli di sostenibilità ma bisogna effet-

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tuare un attento confronto e capirne la sovrapposizione criterio per criterio. Dunque, c’è compatibilità ma non una esatta sovrapposizione, si potrebbe affermare che i protocolli Itaca o Leed sono complementari ai CAM, completandosi a vicenda. L’obiettivo della complementarietà se l’è posto il legislatore stesso, infatti, nei CAM al paragrafo “Verifica”, è scritto quanto segue: “Qualora il progetto sia sottoposto ad una fase di verifica valida per la successiva certificazione dell’edificio secondo uno dei protocolli di sostenibilità energetico - ambientale degli edifici (rating systems) di livello nazionale o internazionale, la conformità al presente criterio può essere dimostrata se nella certificazione risultano soddisfatti tutti i requisiti riferibili alle prestazioni ambientali richiamate dal presente criterio. In tali casi il progettista è esonerato dalla presentazione della documentazione sopra indicata, ma è richiesta la presentazione degli elaborati e/o dei documenti previsti dallo specifico protocollo di certificazione di edilizia sostenibile perseguita.”

realizzazione di un appalto. Infatti sempre leggendo il paragrafo 1.2 del Decreto è scritto: “…Allo scopo di definire completamente le scelte progettuali effettuate nello specifico caso, il progetto deve comprendere la redazione di un capitolato speciale d’appalto per la realizzazione dell’opera e di una esaustiva relazione metodologica. A tal fine, la stazione appaltante può trovare utile selezionare i progetti sottoposti ad una fase di verifica valida per la successiva certificazione dell’edificio secondo uno dei protocolli di sostenibilità energetico-ambientale degli edifici (rating systems) di livello nazionale o internazionale.” Il punto però, è proprio nel confronto tra i criteri dei CAM e quelli dei protocolli di sostenibilità e nella coerenza dell’oggetto di verifica di ogni criterio, infatti, se questo risulta lo stesso, la dimostrazione della caratteristica potrà essere fatta presentando la documentazione preparata ai fini della certificazione. Innanzitutto occorre comprendere la struttura dei CAM e tenere presente che i CAM si applicano a tutti i livelli di progettazione a differenza dei protocolli di sostenibilità ambientale che richiedono un livello di progettazione esecutiva. Anche nei CAM possiamo individuare MacroCategorie, categorie e criteri ma l’ambito di applicazione non guarda solo al singolo edificio e sua area di pertinenza come fa il protocollo Itaca. Nei CAM abbiamo 4 macro-categorie che vanno dalle specifiche tecniche per gruppi di edifici, alle specifiche tecniche dell’edificio, dei suoi componenti edilizi e infine del cantiere. Inoltre ci sono altre 2 macro categorie relative alle specifiche tecniche premianti e alle condizioni di esecuzione.

Inoltre al paragrafo 1.2 “Indicazioni generali per la stazione appaltante” dell’allegato 2 del Decreto 11 gennaio 2017 “Adozione dei criteri ambientali minimi per gli arredi per interni, per l’edilizia e per i prodotti tessili.” In merito alla relazione CAM-protocolli di sostenibilità ambientale, è scritto: “Per meglio chiarire il ruolo di tali protocolli va detto che questi sono diversi tra loro e non contengono tutti i criteri presenti in questo documento o anche quando li contengono, non richiedono sempre gli stessi livelli di qualità e prestazione presenti nel presente documento di CAM, per cui la stazione appaltante potrà usare tali protocolli per verificare la rispondenza ad un criterio solo se, per l’assegnazione della certificazione, sono compresi i requisiti di cui ai criteri inseriti nel presente documento di CAM con livelli di qualità e prestazioni uguali o superiori.” Questo significa che in quelle regioni che da tempo hanno recepito protocolli di sostenibilità ambientale, le stazioni appaltanti dovrebbero essere maggiormente facilitate nella comprensione dei CAM e nella loro applicazione per la

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Di seguito si riporta una tabella riepilogativa di tutti i criteri raggruppati appunto in macrocategorie, categorie e criteri, in cui è possibile comprendere la complessità e vastità degli argomenti trattati. * Arch. Daniela Petrone, Vice presidente ANIT.

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1. SPECIFICHE TECNICHE PER GRUPPI DI EDIFICI Territorio e ambiente: − Inserimento naturalistico e paesaggistico − Sistemazione aree a verde − Riduzione del consumo di suolo e mantenimento della permeabilità dei suoli − Conservazione dei caratteri morfologici Approvvigionamento energetico Riduzione dell’impatto sul microclima e dell’inquinamento atmosferico Riduzione dell’impatto sul sistema idrografico superficiale e sotterraneo Infrastrutturazione primaria: − Viabilità − Raccolta, depurazione e riuso delle acque meteoriche − Rete di irrigazione delle aree a verde pubblico − Aree di raccolta e stoccaggio materiali e rifiuti Impianto di illuminazione pubblica − Sottoservizi /canalizzazioni per infrastrutture tecnologiche Infrastrutturazione secondaria (servizi, scuole, ecc.) e mobilità sostenibile Rapporto ambientale SPECIFICHE TECNICHE DELL’EDIFICIO Diagnosi energetica Prestazione energetica Approvvigionamento energetico Risparmio idrico Qualità ambientale interna: − Illuminazione naturale − Aerazione naturale e ventilazione meccanica controllata − Dispositivi di protezione solare − Inquinamento elettromagnetico indoor − Inquinamento indoor emissione dei materiali − Comfort acustico − Comfort termoigrometrico − Radon Piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti /piano di gestione SPECIFICHE TECNICHE DEI COMPONENTI EDILIZI Criteri comuni a tutti i materiali da costruzione e impianti Inquinamento indoor: emissioni dei materiali Calcestruzzi confezionati in cantiere, preconfezionati e prefabbricati Laterizi Prodotti e materiali a base di legno Ghisa, ferro, acciaio Componenti in materie plastiche Murature in pietrame e miste Tamponature, tramezzature e controsoffitti Isolanti termici ed acustici Pavimenti e rivestimenti interni ed esterni Pitture e vernici Impianti di illuminazione per interni ed esterni Impianti di riscaldamento e condizionamento Opere idrico sanitarie SPECIFICHE TECNICHE DEL CANTIERE Demolizioni e rimozione dei materiali Materiali usati nel cantiere Prestazioni ambientali Personale di cantiere Scavi e rinterri SPECIFICHE TECNICHE PREMIANTI Capacità tecnica dei progettisti Miglioramento prestazionale del progetto Materiali rinnovabili Distanza di approvvigionamento dei prodotti da costruzione Prestazioni ambientali dell’edificio: Sistema di monitoraggio dei consumi energetici Impianti di riscaldamento e condizionamento CONDIZIONI DI ESECUZIONE (CLAUSOLE CONTRATTUALI) Rispetto del progetto Clausola sociale Garanzie Oli lubrificanti

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MACROCATEGORIA Categoria Criteri

Criteri Criteri Criteri Categoria Criteri

Criteri Criteri MACROCATEGORIA Criteri Criteri Criteri Criteri Categoria Criteri

Criteri MACROCATEGORIA Criteri Criteri Criteri Criteri Criteri Criteri Criteri Criteri Criteri Criteri Criteri Criteri Criteri MACROCATEGORIA Criteri Criteri Criteri Criteri MACROCATEGORIA Criteri Criteri Criteri Criteri Criteri Criteri MACROCATEGORIA Criteri Criteri Criteri Criteri


ROUND ROBIN TEST PER LA VALUTAZIONE DELL’INCERTEZZA DELLE MISURAZIONI IN OPERA DELL’ISOLAMENTO DAL RUMORE DI CALPESTIO Articolo pubblicato in occasione del 44° Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana di Acustica, svoltosi a Pavia dal 7 al 9 giugno 2017 di * Giorgio Campolongo, Chiara Scrosati

Nei risultati delle misure acustiche si hanno sia incertezze sistematiche che casuali. Le influenze casuali possono essere determinate con l’ausilio di misurazioni indipendenti ripetute in condizioni essenzialmente identiche. Le influenze sistematiche, invece, non sono di semplice determinazione ma, generalmente, per poterle determinare, sono necessarie misurazioni comparative in diversi impianti di prova (per le misure di laboratorio) o eseguite da laboratori diversi (per le misure in opera) e la conoscenza delle incertezze casuali in dette condizioni. Si fa quindi riferimento ai concetti di ripetibilità e di riproducibilità. Il metodo migliore per studiarle è effettuare un Round Robin Test (RRT), ovvero una misurazione eseguita indipendentemente diverse volte.

SOMMARIO Il presente lavoro analizza le problematiche legate all’incertezza di misura, alla sua corretta determinazione e alle sue applicazioni, in particolare l’incertezza delle misurazioni in opera dell’isolamento dal rumore di calpestio. È stata valutata l’incertezza di misura in opera dell’isolamento dal rumore di calpestio tramite un RRT su un solaio, svolto secondo le norme ISO di pertinenza sia per il numero delle squadre di misura coinvolte, sia per la ripetibilità e la riproducibilità di misura. Le squadre, 29, che hanno partecipato al RRT sono composte da tecnici competenti in acustica ambientale, ciascuno con la sua catena di misura. 1. Le incertezze sistematiche e le incertezze casuali delle misure d’isolamento acustico Le prove eseguite su campioni costituiti da materiali che si presumono essere identici, in condizioni presumibilmente identiche, in genere non portano agli stessi risultati. Questo fatto è da attribuirsi a errori inevitabili in ogni procedura di prova, dal momento che i fattori che possono influenzare l’esito di una prova non possono essere completamente controllati. Il presente lavoro analizza le problematiche legate all’incertezza di misura, alla sua corretta determinazione e alle sue applicazioni, in particolare l’incertezza delle misurazioni in opera dell’isolamento dal rumore di calpestio.

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2. Valutazione dell’incertezza di misure in opera di L’n In questo studio è stata valutata l’incertezza di misura in opera dell’isolamento dal rumore di calpestio tramite un RRT su un solaio. L’attività è stata impostata e si è svolta secondo quanto previsto dalle norme ISO di pertinenza sia per quanto riguarda il numero delle squadre di misura coinvolte e delle ripetizioni effettuate (UNI EN ISO 12999-1[1]), sia per quanto attiene alla determinazione della ripetibilità e riproducibilità di misura (UNI ISO 5725[2]). Per un approfondimento sull’argomento si rimanda alla memoria presentata al convegno AIA 2009 [3].

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dodecaedro o clappatore, fonometro, calibratore e treppiedi; per avere le 29 squadre si è dovuto contattare ben 75 colleghi e con ciascuno lunghe spiegazioni per telefono e per e-mail;

3. L’organizzazione della ricerca Per effettuare la ricerca sono state incontrate serie difficoltà organizzative per: 1) trovare due locali sovrapposti, senza mobili (non abitati), con facile accesso dalla strada (due tecnici con strumentazione e apparecchiature); se in un edificio di nuova costruzione, con infissi e pavimento finiti;

5) organizzare gli appuntamenti delle 29 squadre, di professionisti poco disponibili ad effettuare un lavoro senza retribuzione e conseguente difficoltà per fissare l’appuntamento;

2) disporre dei locali per almeno due mesi, necessari per organizzare gli appuntamenti degli accessi delle 29 squadre;

6) raccogliere per e-mail i risultati delle misurazioni, con faticosi solleciti ai ritardatari.

3) avere i locali gratis: la ricerca non aveva alcun finanziatore pubblico né privato, anche per rimarcare l’assoluta indipendenza dei risultati da ogni interesse economico;

La difficoltà maggiore è stata la quarta, e l’argomento convincente, in web e per e-mail, è stata l’utilità per il partecipante di poter verificare la riproducibilità della propria misurazione.

4) avere l’adesione di colleghi TCAA (Tecnici Competenti in Acustica Ambientale), che partecipassero gratis alla ricerca effettuando la propria misurazione gratis e utilizzando la propria strumentazione: macchina del calpestio,

4. Campione in prova I due locali sono sovrapposti quasi completamente, per il 96% della superficie: il locale emittente di 15,6 m2 e il ricevente 16,2 m2. L’altezza dei locali (pavimento-soffitto) è pari 2,70 m.

Figura 1 – curve in terzi di ottava delle misurazioni delle 29 squadre, ciascuna con le cinque ripetizioni effettuate (in grigio), la media generale (in nero) e l’errore per livello di fiducia per test bilaterale del 95% (curve tratteggiate).

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Figura 2 – Confronto con dati di letteratura.

Il volume del locale ricevente è pari a 43.7 m 3. Si nota che questo volume, secondo la norma UNI EN ISO 16283-2 [4], permette di effettuare misure alle basse frequenze (50, 63 e 80 Hz) senza utilizzare il procedimento a bassa frequenza, definito nella norma stessa.

5. Risultati 5.1. Valori in frequenza Nel grafico delle figura 1 sono riportate le curve in terzi di ottava (50-5000 Hz) delle misurazioni delle 29 squadre partecipanti al RRT, ciascuna con le cinque ripetizioni effettuate (in grigio), la media generale (in nero) e l’errore, espresso in termini di incertezza estesa, che è data dal prodotto dello scarto tipo di riproducibilità (s R) per il fattore di copertura k, in questo caso pari a 2 per livello di fiducia per test bilaterale del 95% (curve tratteggiate).

La stratigrafia della soletta in esame (e relativi spessori) è: - copertura del pavimento di parquet incollato (1 cm); - massetto ripartitore (5 cm); - sistema di riscaldamento a pavimento (2 cm); - materassino resiliente di recupero di pneumatici (8 mm); - sottofondo cemento alleggerito per impianti (12 cm); - solaio in predalles (precompresso alleggerito) (25 cm); - intercapedine del controsoffitto (7 cm); - cartongesso con profili metallici senza pendini (12 mm).

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In questi grafici e per tutti i calcoli, sono stati eliminati i valori fuori scala trovati. Si può notare come per quasi tutte le frequenze, quasi tutte le misure rientrano nel 95% di confidenza. A differenza di quanto ci si potrebbe

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Figura 3 – Distribuzione dei valori misurati di L’n,w (cerchi) e valor medio (croce).

aspettare, i valori di s R più elevati, sono stati trovati ad alta frequenza, invece che a bassa frequenza.

frontati con i valori della ISO 12999-1 [1] e con i valori ottenuti dal precedente RRT [3]. Come precedentemente notato i valori più alti si riscontrano alle alte frequenze. Questo probabilmente è dovuto al fatto che, seppure l’edificio si trovi in una zona particolarmente silenziosa, il cantiere era aperto durante le misurazioni e quindi si hanno risultati diversi sia tra le squadre, che all’interno della stessa squadra per problemi di rumore di fondo, e questo è dovuto anche al fatto che il solaio in prova è molto performante.

La presenza di singole squadre o risultati che sembrano essere incoerenti con quelli di tutti gli altri laboratori o valori, può modificare le stime. È stato applicato il test di Grubbs [2], sia singolo che doppio sui valori numerici anomali. Sono stati eliminati 3 singoli valori anomali, di cui due a bassa frequenza e uno nel range delle frequenze medie. I valori che sono risultati anomali ma non statisticamente fuori scala sono stati inclusi nelle valutazioni.

5.2. Valori a numero unico I valori forniti dalle squadre partecipanti sono valori a numero unico calcolati con passi di 1 dB. Visto che secondo la UNI EN ISO 717-2 [5] per l’incertezza di misura è necessario esprimere il numero unico con valori al primo decimale, i

5.1.1. Confronto dei risultati con dati di letteratura In Fig. 2 sono riportati i valori dello scarto tipo di ripetibilità (sr) e riproducibilità dei risultati, con-

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Tabella 1 – Valor medio di L’n,w, CI e relativi sr e sR.

valori di L’n,w e CI sono stati calcolati anche con passi di 0.1 dB.

[2] UNI ISO 5725-1:2004 - Accuratezza (esattezza e precisione) dei risultati e dei metodi di misurazione tutte le parti.

In tabella 1 e in Fig.3 seguenti sono riportati i valori di sr e sR, i valori degli indici a numero unico calcolati, i valori di CI e la loro distribuzione. Si nota che il valore di scarto tipo di riproducibilità (1.3 dB) corrisponde al valore indicato nella UNI 11367 [5].

[3] F. Scamoni, C. Scrosati, M. Mussin, E. Galbusera, M. Bassanino, G. Zambon, S. Radaelli, G. Bruno, Round Robin Test per la valutazione dell’incertezza delle misurazioni in opera delle prestazioni acustiche di edifici, Atti del 36° Convegno Nazionale AIA, Torino, (2009)

Ringraziamenti Si ringrazia l’arch. Stefano Rogari della Società MR Real Estate Srl di Monza per aver cortesemente messo a disposizione le due unità immobiliari sovrapposte a titolo gratuito. Si ringraziano i tecnici che hanno partecipato al RRT: Bariani L., Bassani F., Benzoni P., Bernardoni F., Bertellino F., Bettari R., Bianucci R., Bonnaure C., Borghi M., Brighenti A., Brioschi D., Capra E., Carrara F., Cattaneo M., Cerniglia A., Chiaravalloti R., Ferrario E., Galbiati L., Giglio E., Indelicato S., Luinetti D., Marzi A., Midali G., Nicoloso F., Nicoloso M., Paolicchio M., Rizzi L., Siciliano E., Sonzogni R., Volontieri L..

[4] UNI EN ISO 16283-2:2016 - Acustica - Misure in opera dell’isolamento acustico in edifici e di elementi di edificio - Parte 2: Isolamento dal rumore di calpestio

Bibliografia [1] UNI EN ISO 12999-1:2014 - Acustica - Determinazione e applicazione dell’incertezza di misurazione nell’acustica in edilizia - Parte 1: Isolamento acustico.

Chiara Scrosati, Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ITC-CNR, San Giuliano Milanese (MI), scrosati@itc.cnr.it

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[5] UNI 11367:2010 “Acustica in edilizia – Classificazione acustica delle unità immobiliari – Procedura di valutazione e verifica in opera” in Appendice F “Incertezza del metodo di prova”

* Giorgio Campolongo, Specialista in Acustica e Vibrazioni, Milano, campolongo@gmail.it

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ISOLARE TERMICAMENTE CON ADEGUATO SPESSORE di * Alessandro Panzeri, Valeria Erba

NON Toccare con mano l’isolamento termico! L’espressione “toccare con mano” è nel caso degli interventi di isolamento termico impropria. L’isolamento termico non si tocca con mano, ma si tocca con il portafoglio.

Premessa Il mercato dei materiali per l’isolamento termico degli edifici ha visto nell’ultimo periodo un incremento di proposte innovative per tecnologia di prodotto e posa in opera. Con il presente articolo si vuole fare il punto su come valutare l’efficacia di materiali e sistemi per l’isolamento termico e per il comfort invernale in accordo con la normativa vigente con l’obiettivo di sensibilizzare i soggetti decisori verso scelte consapevoli da un punto di vista “tecnico” e non affidate a indicazioni pubblicitarie “miracolose” (un esempio su tutti riguarda la commercializzazione di rivestimenti superficiali atti al contenimento dei consumi energetici). L’articolo spiega come la percezione di caldo o freddo dell’esperienza del “toccare con mano” non sia un indicatore di comfort generale e di risparmio energetico e quindi descrive come scegliere adeguatamente una soluzione di isolamento termico sulla base di adeguati parametri. Si ricorda infine che il commercio dei materiali e dei prodotti isolanti è soggetto a regole che favoriscono l’uniformità dell’informazione e di conseguenza il confronto tra i prodotti. Quando si esce volontariamente da queste regole non si rende più confrontabile la propria soluzione con le altre e quindi si alterano le regole del mercato. Crediamo sia fondamentale la conoscenza di queste regole per un mercato sano e per un’effettiva riduzione dei consumi energetici.

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Perchè? Spieghiamolo con un esempio: se ho tre pareti con trasmittanza termica identica (U=1.0 W/m²K) non isolate termicamente, classiche pareti di edifici costruiti prima del 1991, la quantità di energia che le attraversa in inverno con il riscaldamento acceso è identica poiché identico è il parametro di trasmittanza U. Immaginiamo però che i rivestimenti interni delle pareti siano differenti: intonaco tradizionale, marmo e legno. La temperatura superficiale delle tre strutture è uguale, circa 17 °C (con all’interno la temperatura dell’aria pari a 20° e all’esterno pari a 0°C). Ipotizziamo che la temperatura superficiale delle dita delle mani sia prossima ai 35°C. Quando tocco con le dita l’intonaco, il marmo o il legno, pur avendo i tre rivestimenti la stessa temperatura, 17 °C, la sensazione che percepisco per mezzo delle mie dita è profondamente differente. L’energia sotto forma di calore fluirà infatti per mezzo del meccanismo di trasmissione del calore per conduzione dal corpo più caldo, le dita della mia mano, al corpo più freddo, la superficie delle pareti.

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Tabella 1 - proprietà di diversi rivestimenti superficiali Le sensazione di freddo che percepisco con il marmo e che non percepisco con il legno deriva dal fatto che il marmo, toccandolo, mi sottrae molta più energia che il legno. Il parametro fisico che spiega questa differente capacità di sottrarmi energia è la conduttività termica λ che si esprime in W/mK. Riassumiamo quindi cosa accade alla mia mano che tocca una parete non isolata con rivestimenti differenti:

- Energia sotto forma di calore si trasferisce per conduzione dalle dita alla superficie - La sensazione di freddo accompagna il rivestimento ad elevata conducibilità - L’impianto di riscaldamento fornisce all’ambiente la stessa quantità di energia indipendentemente dal tipo di rivestimento e in relazione al valore di trasmittanza termica

Figura 1: sensazioni diverse senza risparmio energetico

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Giugno 2017


Convegni in

ANIT Associazione TOUR ANIT 2017

38 località in Italia.

Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico

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PROGETTARE LA RIQUALIFICAZIONE DELL’INVOLUCRO Diagnosi, progetto e posa delle soluzioni per l’isolamento termico e acustico Durante il convegno verrà affrontato il tema della riqualificazione termica e acustica del patrimonio esistente analizzando i possibili interventi. Il punto di partenza per una buona e sostenibile riqualificazione è lo studio approfondito del comportamento dell’edificio. Solo dopo una opportuna valutazione degli interventi possibili si può progettare e realizzare un nuovo involucro efficiente. Verranno quindi presentate soluzioni e criticità ed analizzate le norme e le regole da rispettare in funzione delle tipologie di intervento previste. Per quanto riguarda l’efficienza energetica verrà presentata un’analisi dettagliata del DM 26 giugno 2015 negli ambiti di applicazione legati agli edifici esistenti. Per l’acustica verranno introdotte le nuove norme di progettazione dei requisiti acustici passivi. Verranno inoltre presentate le prescrizioni sia per quanto riguarda l’efficienza energetica che l’acustica in edilizia presenti nei CAM: Criteri minimi ambientali per gli appalti pubblici. LE DOMANDE ALLE QUALI IL CONVEGNO RISPONDE: • Come posso analizzare un edificio esistente dal punto di vista energetico e acustico? • Quali sono gli obblighi legislativi in materia di efficienza energetica e acustica edilizia in funzione degli interventi? • Come è possibile progettare la riqualificazione dell’involucro?

PROGRAMMA 15.00 Introduzione. La corretta diagnosi sugli edifici: come analizzare il comportamento energetico e acustico. Dal problema alle soluzioni nel rispetto delle leggi: Efficienza energetica: i requisiti del DM 26 giugno 2015 per gli edifici esistenti. Acustica: prescrizioni legislative e norme di riferimento. 16.00 Interventi tecnologici 1

• Quali sono le criticità nella progettazione e realizzazione degli interventi?

SONO PREVISTI CREDITI FORMATIVI PER I PARTECIPANTI COME ISCRIVERSI La partecipazione al convegno è gratuita. Iscrizione sul sito ANIT: www.anit.it

Iscriviti Subito

17.20 Pausa 17.40 Oltre l’efficienza energetica: il comfort e le verifiche termo igrometriche. Acustica edilizia: analisi dell’edificio e nuovi modelli di calcolo 18.20 Dibattito e chiusura lavori. Per i programmi dettagliati e i relatori, visitare il sito www.anit.it, alla pagina Convegni


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COMFORT E SICUREZZA IN EDILIZIA Efficienza energetica, acustica e antisismica Parlare di progettazione integrata termica, acustica e antisismica è la nuova sfida per il mondo della progettazione architettonica. L’attuale scenario normativo infatti, sebbene consideri i tre ambiti separatamente, si sta assestando su standard sempre più elevati tanto che risulterà inevitabile una conoscenza di base condivisa. Il seminario è l’occasione per fare il punto con gli esperti ANIT sulle regole per la corretta progettazione energetica (secondo il DM 26/6/15), acustica (secondo il DPCM 5/12/97) e antisismica (secondo il DM 14/1/2008) e per ragionare su opportunità e possibilità di una correlazione dei requisiti minimi obbligatori. L’evento è l’occasione per fornire al professionista spunti di riflessione ed esempi di soluzioni tecnologiche. Il seminario si rivolge a tutti gli attori del processo edile: progettista, direttore lavori, collaudatore acustico, responsabile dell’ufficio tecnico, direttore tecnico d’impresa, CTU, CTP, ecc.

LE DOMANDE ALLE QUALI IL CONVEGNO RISPONDE:

PROGRAMMA 15.00 Introduzione: la progettazione integrata.

• Quali sono i requisiti minimi di isolamento termico, acustico e di antisismica? • Ci sono punti di contatto tra le prescrizioni? • Parlare di progetto integrato è utopico o realistico? • Quali soluzioni tecnologiche possono rispettare i limiti di legge?

Le prestazioni dell’involucro ad energia quasi zero come previsto dal DM 26/06/2015. Le prestazioni acustiche obbligatorie secondo il DPCM 5/12/97. La progettazione antisismica: requisiti per gli edifici e mappatura della zone sismiche. 16.00 Interventi tecnologici 1 17.20 Pausa

SONO PREVISTI CREDITI FORMATIVI PER I PARTECIPANTI

COME ISCRIVERSI La partecipazione al convegno è gratuita. Iscrizione sul sito ANIT: www.anit.it

Iscriviti Subito

17.40 Termica, acustica e antisismica: tre requisiti un unico progetto • Strutture esterne e partizioni interne • Nodi di collegamento: ponti termici e acustici risolti in sicurezza. 18.20 Dibattito e chiusura lavori.

Per i programmi dettagliati e i relatori, visitare il sito www.anit.it, alla pagina Convegni


ANIT Associazione

PROGETTARE LA RIQUALIFICAZIONE DELL’INVOLUCRO.

Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico

TOUR ANIT 2017

DIAGNOSI,, PROGETTO E POSA DELLE SOLUZIONI PER L’ISOLAMENTO TERMICO E ACUSTICO.

SONDRIO

22 Novem.

20 Aprile

BRESCIA 26 Ottobre

BERGAMO

TREVISO

4 Ottobre

17 Maggio

BRESCIA

PADOVA

30 Marzo

31 MAGGIO

MANTOVA 5 Luglio

MASSA C. 5 Aprile

21 Giugno

COM COMFORT E SICUREZZA SICUR IN EDILIZIA. EDI

REGGIO E.

27 Settem.

GENOVA

11 Maggio

10 Aprile

PARMA

CUNEO 20 Giugno

16 Maggio

VICENZA

20 Novem

PIACENZA

UDINE

3 Ottobre

BERGAMO

25 Settem.

TORINO

BELLUNO

9 Novemb.

AOSTA

Come si analizza un edificio esistente d dal punto di vista energetico e acustico? energe Quali sono gli obblighi legislativi in ma materia di efficienza energetica e acustica edilizia in funzione degli interventi? Com’è possibile progettare la riqualificazion cazione dell’involucro? Quali sono le criticità nel nella progettazione e realizzazione degli interventi?

RIMINI

LUCCA

15 Novem.

7 Novem.

LA SPEZIA 8 Novem.

AREZZO

PESARO

4 Luglio

26 Settem.

EFFICIENZA EN ENERGETICA, ACUSTICA E AN ANTISISMICA.

LIVORNO ASCOLI P.

4 Aprile

14 Giugno

VITERBO 18 Ottobre

28 Novem.

ROMA

CHIETI

29 Novem.

Quali sono i requisiti mini minimi di isolamento termico, acustico e di antisismica? 13 Giugno Ci sono punti di contatto tra le prescrizioni? Parlare di progetto integrato è uto utopico o realistico? Quali soluzioni tecno tecnologiche possono rispettare i limiti di legge? CAMPOBASSO

PESCARA

L’AQUILA

14 Novem.

25 Ottobre

FROSINONE 17 Ottobre

CASERTA 4 Maggio

BENEVENTO

BARI

10 Ottobre

24 Ottobre

MATERA 12 Aprile

NUORO

NAPOLI

23 Maggio

11 Ottobre

ORISTANO

PREVISTI

24 Maggio

CREDITI FORMATIVI

CAGLIARI 6 Giugno

AVELLINO 3 Maggio

LECCE 11 Aprile

PER I PARTECIPANTI

Maggiori informazioni È possibile contattarci per telefono al numero 02/89415126 o via email all’indirizzo eventi@anit.it

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PALERMO 10 Maggio

CATANIA 9 Maggio

Sono queste le tematiche a cui temat rispondono rispondo le due proposte di pr ANIT 2017, convegni A in oltre 40 località. Registrazioni sul sito www.anit.it


Quindi la sensazione che percepisco con il rivestimento in legno è di essere al caldo, ma l’energia che consumo con quella parete non isolata è comunque molta a causa dello scarso isolamento termico della parte nel suo complesso. Il risparmio energico non si tocca con mano! L’esperienza che si vive con pavimenti in legno o in marmo o in piastrelle durante l’inverno e durante l’estate (in assenza di pavimenti radianti) è legata ai meccanismi descritti. Un pavimento in marmo, durante il periodo estivo, trasmette la sensazione di “fresco” poiché sottrae energia alla nostra piante dei piedi efficacemente. In inverno con il parquet percepiamo il pavimento caldo proprio grazie alla capacità del legno di avere una conduttività bassa.

durante il periodo di riscaldamento è legata a diversi parametri: temperatura dell’aria interna (generalmente intorno ai 20°C), movimento dell’aria (in inverno si predilige una velocità ridotta), umidità relativa e molto rilevante, la temperatura media radiante delle superfici di scambio termico radiativo. Quest’ultimo parametro è molto importante per il comfort invernale. La figura 2 mostra nella parte di sinistra l’influenza di superfici fredde sul benessere delle persone: la sensazione di freddo deriva dal fatto che al mio corpo viene sottratta energia termica sotto forma di radiazione; più fredda è la superficie che il mio corpo vede, maggiore è la quantità di energia che mi sottrae, peggiore la sensazione di non comfort. Come si evince dall’immagine, per avere un livello di comfort migliore è necessario avere temperature superficiali superiori. Queste si raggiungono con adeguati livelli di isolamento termico della struttura (ovvero con valori di trasmittanza termica U adeguati) e non con rivestimenti superficiali differenti come mostra l’immagine di destra dove non si indica il tipo di rivestimento ma il valori di trasmittanza.

Attenzione, in entrambi i casi non è detto che stiamo consumando poca energia, il consumo infatti dipende da tutta la struttura e dal suo valore di trasmittanza. Ok, non risparmio ma il comfort migliora? La percezione di benessere all’interno di un ambiente (fatta eccezione del contatto come nel caso del piede nudo sul pavimento), in inverno

Figura 2: il comfort radiativo non dipende dal rivestimento superficiale

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Figura 3: valutare una proposta di isolamento termico e di comfort tura superficiale ridotta di 17°C. Una proposta che migliori il comfort e riduca le dispersione deve indicare come il materiale proposto aumenti la resistenza termica della struttura esistente come nel caso B dove alla struttura esistente viene aggiunta una resistenza termica Rt pari a 3 m²K/W che porta la struttura ad una riduzione del 75% delle dispersioni e ad un aumento della temperatura superficiale interna: riduzione dei consumi quantificata e aumento del comfort.

Come scelgo una soluzione di isolamento termico? Quando si interviene isolando termicamente una struttura esistente si hanno due possibili benefici: riduzione delle dispersioni energetiche e quindi dei consumi, aumento della temperatura superficiale interna e quindi miglioramento del comfort interno. Come poter valutare una proposta di isolamento termico? Nel caso A la struttura dell’immagine 3 mostra un esempio di parete esistente non isolata termicamente con una trasmittanza termica pari a U = 1 W/m²K; la struttura disperde molta energia 20 W/m² e ha una tempera-

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Il caso C mostra come valutare una proposta innovativa di risparmio energetico e isolamento termico.

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E’ necessario che il prodotto commercializzato possa essere riassunto in un valore di resistenza termica. Con quel valore è possibile quantificare il beneficio in termini di consumo e in termini di comfort. Senza quel valore non è possibile stimare tali benefici in modo ingegneristico. Tutte le regole introdotte a livello comunitario per il mercato delle costruzioni a partire dalla direttiva 106 del 1989 hanno come spirito di fondo il poter confrontare i dati di prodotti differenti.

Il comfort radiativo di un ambiente è fortemente condizionato dalle temperature superficiali interne delle strutture che costituiscono l’ambiente. Se le strutture non sono isolate termicamente, anche con rivestimenti a ridotta conduttività termica, non si ha una sensazione di comfort. Il rivestimento superficiale e la conduttività termica del rivestimento trasmettono o meno sensazioni di comfort solo nel caso del “tocco” e quindi è un tema presente se camminiamo a piedi nudi o se gattoniamo su un pavimento. La sensazione di caldo non corrisponde al risparmio energetico. L’efficacia di una soluzione di isolamento termico si progetta e si verifica sulla base della resistenza termica Rt m²K/W della soluzione proposta. Il produttore della soluzione per rendere la propria proposta, innovativa o meno, confrontabile usa la normativa europea e nazionale vigente. Se il produttore non dichiara resistenze termiche o non dichiara altri parametri che possono essere impiegati per valutare la resistenza termica (conduttività o emissività), la sua proposta di isolamento non può essere ingegneristicamente presa in considerazione.

Quando un produttore dichiara prestazioni di resistenza termica che non seguono le regole delle normative europee e nazionali, non rende più confrontabile il proprio prodotto con gli altri e in sostanza cambia le regole del gioco. Se il prodotto ha delle caratteristiche di isolamento termico appare chiaro che queste debbano presentarsi sotto forma di un aumento della resistenza termica e che quindi possano essere impiegate le vigenti regole per misurarla. Conclusioni La percezione di comfort legata al tocco non è un indicatore di risparmio energetico, né di comfort generale dell’ambiente. Il risparmio energetico generato da un intervento di isolamento termico si progetta e realizza sulla base di valori di trasmittanza termica e di resistenze termica.

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Per maggiori info: www.anit.it * Alessandro Panzeri, R&S ANIT. Valeria Erba, Presidente ANIT.

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DIAGNOSI E CURA PER L’ISOLAMENTO ACUSTICO TRA UFFICI di Michele Sardi, Stefano Benedetti *

acustico è ancora più complicato. L’attenzione e la cura al dettaglio devono necessariamente aumentare poiché ogni piccolo difetto si può trasformare in un ponte acustico! In queste situazioni un’accurata diagnosi, con strumentazione appropriata, è opportuna per individuare eventuali problemi e valutare possibili soluzioni.

Premessa Negli edifici direzionali, come nel caso di edifici scolastici e ospedali, l’isolamento acustico tra gli ambienti interni all’involucro, riveste notevole importanza per il confort degli occupanti. Le indicazioni legislative in questi casi sono carenti e le prestazioni di riferimento individuabili nella normativa tecnica di settore vengono spesso disattese. Tecnicamente, va riconosciuto che l’isolamento acustico negli edifici direzionali, molto spesso si scontra con la necessità di realizzare una distribuzione interna flessibile e modulare, in un contesto simile quindi ottenere un buon confort

Caso studio Il caso studio affrontato in questo articolo riguarda l’isolamento acustico tra uffici adiacenti, interni a un edificio direzionale (immagini 1 e 2), la cui separazione è stata realizzata principal-

Immagine 1 – Ufficio A vs Ufficio B - piano primo

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Immagine 2 – Ufficio C vs Open space - piano secondo mente con pareti in lastre di vetro stratificate, la cui prestazione di potere fonoisolante in laboratorio, Rw, risulta pari a 40 dB. La necessità della diagnosi acustica ha avuto origine da alcune modifiche apportate al progetto del layout interno degli uffici direzionali in fase realizzativa quali l’inserimento in una parete divisoria di un televisore per video conferenze. Di fatto, la diagnosi acustica, ha permesso anche di individuare altri problemi acustici legati principalmente ad una errata posa degli elementi divisori degli uffici. La progettazione acustica, affidata “chiavi in mano” all’impresa che ha realizzato l’intervento di posa delle pareti di separazione, aveva sottovalutato i punti di collegamento tra le pareti vetrate divisorie degli uffici ed i controsoffitti così come la prestazione di alcuni tratti di parete opaca divisoria tra gli uffici direzionali e gli spazi attigui, realizzando queste ultime con semplice pannello truciolare dello spessore di 30 mm.

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La progettazione architettonica aveva previsto, in corrispondenza della pareti divisorie degli uffici direzionali, appositi setti acustici composti da due lastre di cartongesso, lana di roccia, due lastre di cartongesso. Diagnosi Nel mese di maggio sono state effettuate prove fonometriche allo scopo di indagare l’isolamento acustico tra gli uffici oggetto di indagine e gli ambienti confinanti. Le prove sono state condotte attivando una sorgente sonora specifica, con emissione di rumore bianco, e misurando sia negli ambienti emittenti che riceventi con un fonometro integratore di classe 1. Dalle misure emittenti e riceventi è stato ricavato l’isolamento acustico globale confrontabile, con le opportune correzioni, alla prestazione di potere fonoisolante della parete divisoria. Sono state inoltre condotte misure in campo vicino per indagare i punti deboli dei due uffici in

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Immagine 3: parete oggetto di indagine al piano primo termini di vie preferenziali per il passaggio del rumore, ovvero i ponti acustici. Tali misure hanno permesso di individuare diverse criticità presenti negli elementi che separano gli ambienti oggetto di diagnosi. Tali criticità vengono esposte nei punti seguenti. Nell’immagine 3 è riportata una delle pareti oggetto d’indagine. Il televisore inserito nella partizione di fatto interrompe la continuità dell’isolamento acustico dell’elemento.

A partire dalla prestazione di laboratorio della parete vetrata (Rw=40 dB), in assenza di trasmissioni laterali significative per via dei setti acustici nel controsoffitto, ci si poteva aspettare un isolamento acustico migliore. Grazie all’utilizzo di una sorgente omnidirezionale con emissione stabile di rumore bianco nell’ufficio B (oltre la parete vetrata nell’immagine 3) è stato possibile, già al primo ascolto, individuare tutti i potenziali ponti acustici che l’elemento presentava.

Le misure di isolamento acustico negli uffici oggetto d’indagine, elaborate con la UNI EN ISO 717-1, per mediare i valori in frequenza a favore di un indice unico, hanno restituito i seguenti valori: - Indice di isolamento acustico Dw tra Ufficio A e Ufficio B al piano primo = 35 dB (immagine 4)

Le capacità stereofoniche dell’orecchio umano infatti, con una adeguata sorgente sonora nell’ambiente emittente, permettono in prima approssimazione di determinare la direzione di provenienza del suono per poi focalizzare l’indagine nei punti deboli individuati.

- Indice di isolamento acustico Dw tra Ufficio C e Open space al piano secondo = 29 dB (immagine 5)

Il passo successivo è stato utilizzare il fonometro per quantificare il peso di ogni difetto riscontrato.

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Immagine 4 – Isolamento acustico uffici A e B – ante operam

Immagine 5 – Isolamento acustico ufficio C e open space – ante operam

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La tabella seguente confronta gli spettri in terzi d’ottava dei vari punti indagati ponderati con curva A, la scala di grigi aiuta a individuare i punti responsabili dell’ingresso di maggior livello sonoro.

L’analisi dei dati raccolti ha permesso di determinare in modo sicuro la posizione e la priorità d’intervento. L’immagine 6 riporta il riferimento dei nodi indagati.

Immagine 6: elenco dei punti deboli indagati

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Criticità riscontrate e interventi di miglioramento Di seguito viene riportata una sintesi dei punti deboli rilevati dalla diagnosi acustica e la relativa misura correttiva proposta (e poi messa in opera dall’impresa).

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Collaudo A seguito degli interventi individuati ed elencati sono state eseguite misure finali per attestare il risultato raggiunto. Le misure hanno evidenziato un netto miglioramento globale sostenuto dalla correzione dei difetti acustici.

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Nell’immagine 7 è mostrato l’isolamento acustico, ante e post operam, tra l’ufficio A e l’ufficio B. Nel grafico è mostrato lo spettro sonoro delle due misure, in cui è possibile apprezzare un incremento di isolamento sostanzialmente a tutte le frequenze (Delta D).

cremento di isolamento pari a 5 dB, in linea con la prestazione di laboratorio della parete. Nell’immagine 8 è mostrato l’isolamento acustico, ante e post operam, tra l’ufficio C e la zona open space. In questo caso gli interventi hanno portato a un risultato ancora migliore in quanto l’intervento è stato eseguito anche sulla parte opaca di separazione dell’ufficio C con l’open space (immagine 2). L’incremento dell’indice di isolamento acustico Dw è pari a 8 dB, e lo spettro sonoro mostra un incremento di almeno 5 dB su tutte le frequenze.

La tabella affianco riporta gli indici di valutazione(Dw), ovvero i valori d’isolamento complessivi pesati in accordo con la UNI EN ISO 7171, dimostrando che gli interventi correttivi operati sulla parete dell’immagine 6 hanno portato a un in-

Immagine 7 – Isolamento acustico ufficio A e B – ante e post operam

Immagine 8 – Isolamento acustico ufficio C e Open space – ante e post operam

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Immagine 9 – riduzione dei ponti acustici Per quanto riguarda i punti deboli indagati nell’immagine 6, presenti in modo analogo anche nella parete divisoria tra l’ufficio C e l’open space al piano secondo, si riportano nell’immagine 9, i grafici dei livelli sonori misurati prima e dopo la correzione acustica in prossimità di tali punti. I livelli sonori tratteggiati sono relativi alla misura ante operam, le linee continue sono relative alla misura eseguita dopo gli interventi. In tutti i punti deboli è visibile una riduzione del rumore, a dimostrazione che gli interventi di correzione sono stati efficaci.

Conclusioni La diagnosi acustica ha permesso di individuare puntualmente i ponti acustici che non permettevano una fruizione confortevole degli uffici, disturbati dal passaggio del rumore tra ambienti adiacenti. Gli interventi messi in atto hanno fatto crescere la soddisfazione della Committenza e dei fruitori degli spazi interni. La diagnosi svolta ha messo in luce come la progettazione acustica ed una corretta posa degli elementi di separazione siano elementi cruciali per il confort acustico interno agli uffici.

I ponti acustici più rilevanti sono risultati quelli caratterizzati da scarsa tenuta del nodo, la semplice chiusura della fessurazione ha comportato un importante incremento dell’isolamento. La diagnosi in questo caso è servita a individuare il problema e valutarne il peso sull’isolamento complessivo.

* Michele Sardi, Socio ANIT, Titolare dello Studio di progettazione Studio SiMS e direttore tecnico della società di ingegneria energyApiù S.r.l.

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Stefano Benedetti, Staff ANIT.

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PONTI TERMICI CONTROTERRA CON IRIS 4.0 L’ANALISI AGLI ELEMENTI FINITI IN ACCORDO CON UNI EN ISO 10211 di Giorgio Galbusera *

Cogliamo l’occasione della recente pubblicazione di IRIS 4.0 per fare il punto sull’analisi dei ponti termici controterra. Il tema, diversamente da quanto si possa pensare, non è affrontato in modo chiaro dalla normativa vigente, e pertanto merita una riflessione di carattere tecnico. Nelle pagine che seguono sono proposti e commentati alcuni passaggi della norma UNI EN ISO 10211 sulla valutazione energetica dei nodi controterra e un esempio di simulazione di un ponte termico con IRIS 4.0.

Il peso energetico di un ponte termico L’aggiornamento della norma UNI/TS 113001 pubblicato a giugno 2014, ha ridefinito l’elenco dei metodi di calcolo utilizzabili per quantificare il peso energetico di un ponte termico. Questo elenco prevede per gli edifici di nuova costruzione la scelta tra un calcolo con un’analisi numerica agli elementi finiti (con errore potenziale del 5%) o un cosiddetto “calcolo manuale” (errore del 20%); mentre per gli edifici esistenti oltre ai suddetti metodi si aggiunge anche la possibilità di utilizzare abachi di riferimento precalcolati (errore del 20%). Viste le premesse sull’importanza dei ponti termici riportate al paragrafo precedente, va da sé che tra tutti i metodi è da preferire il più preciso, ovvero un’analisi numerica agli elementi finiti condotta in accordo con la norma UNI EN ISO 10211 “Ponti termici in edilizia - Flussi termici e temperature superficiali - Calcoli dettagliati”. Secondo questa norma il peso energetico di un ponte termico non si valuta come dato a se stante, ma va inteso sempre come fattore correttivo per il calcolo del coefficiente di dispersione, ovvero:

L’ analisi energetica L’obiettivo di un’analisi energetica di un edificio è quello di quantificare i fabbisogni legati ai diversi servizi presenti. Per quanto riguarda il servizio di riscaldamento, l’analisi generalmente si può suddividere in tre passaggi: prima la quantificazione del bilancio energetico dell’involucro, poi l’analisi dei rendimenti dei sottosistemi impiantistici e infine la quantificazione dell’energia rinnovabile e non rinnovabile atta a soddisfare il servizio. In questo quadro i ponti termici rappresentano un elemento chiave del primo passaggio. La loro incidenza può pesare infatti dal 5 al 25% del risultato finale. Se a questa osservazione aggiungiamo anche il fatto che i ponti termici sono gli elementi a più alto rischio di formazione di muffa dell’involucro, ne consegue che non si possono trascurare né da un punto di vista energetico né igrotermico.

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[1] dove: è il coefficiente di dispersione per trasmissione espresso in W/K; è la sommatoria delle trasmittanze degli elementi disperdenti moltiplicate

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per l’area degli stessi; è la sommatoria dei coefficienti di trasmittanza lineica dei ponti termici moltiplicati per l’estensione lineare degli stessi.

prevede infatti il calcolo di un coefficiente L2D,a nato dalla trasformazione del nodo parete-solaio controterra in un solaio poggiato su terreno. Ne consegue una difficoltà oggettiva di interpretazione e applicazione del metodo che praticamente ne annullano l’utilizzo.

In altri termini, il coefficiente di trasmittanza lineica Ψ con cui è sintetizzato il ponte termico, descrive l’influenza dello stesso rispetto al flusso termico totale del nodo. In termini matematici questo concetto si esprime con la formula [1]. Riassumendo quindi quanto fin qui esposto possiamo dire che: 1) per analizzare il servizio energetico di riscaldamento di un edificio è necessario conoscere il bilancio energetico dell’involucro; 2) per ottenere questo risultato si deve quantificare il peso energetico dei ponti termici; 3) per farlo il metodo più preciso passa attraverso il calcolo agli elementi finiti del coefficiente di trasmittanza lineica Ψ dei vari nodi architettonici.

4- la formula (20) della norma riporta un probabile errore di battitura, infatti per quanto descritto nel testo del capitolo sarebbe più logico aspettarsi l’espressione (0.5xB’)+w anziché 0.5x(B’+w). Viste queste difficoltà interpretative e applicative è ragionevole trovare delle vie alternative per il calcolo del coefficiente Ψ di un nodo controterra. Per fortuna, la stessa norma UNI EN ISO 10211 al capitolo 10.3 presenta un metodo di calcolo generale (e in quanto generale a buon senso adottabile anche al caso particolare controterra) basato sulla seguente formula:

Ponte termico controterra La norma UNI EN ISO 10211 affronta l’argomento nel capitolo 10.4 “Determinazione della trasmittanza termica lineare per giunzioni parete/pavimento”. In questo capitolo vengono proposti due metodi per calcolare il coefficiente Ψ di un nodo controterra denominati “Opzione A” e “Opzione B”(che riportiamo per intero nelle pagine seguenti). Il testo della norma lascia però molti dubbi:

[2] dove L 2D è il coefficiente di accoppiamento termico tra gli ambienti considerati, U j è la trasmittanza termica del j-esimo componente di separazione degli ambienti e l j è la lunghezza del modello geometrico bidimensionale a cui si applica U j. Questo metodo porta alla determinazione di un coefficiente Ψ interno o esterno in base alle dimensioni lj considerate (interne o esterne appunto). Se applichiamo la formula [2] al caso particolare di un nodo controterra, otteniamo un metodo di calcolo in grado di superare le perplessità riscontrate con le Opzioni A e B sopra citate. La formula [2], con riferimento allo schema rappresentato in Figura 1, diventa pertanto:

1- nella descrizione dei modelli geometrici si richiama il coefficiente B’ come se fosse la larghezza del pavimento, quando invece è definito al capitolo 5.2 della stessa norma come “dimensione caratteristica del pavimento” ovvero B’=bc/(b+c), dove b e c sono la larghezza e la lunghezza del pavimento. 2- l’Opzione A si basa su uno schema che presenta un solaio poggiato sul terreno con parete perimetrale completamente fuori terra. Il metodo, che dovrebbe essere generico, in realtà non si adatta ai casi in cui il livello della pavimentazione è più basso del livello del terreno (la norma non spiega come considerare nel calcolo la parete interrata).

[3] dove l AB, l BC, l CD si riferiscono alle dimensioni esterne del nodo controterra, U parete è la trasmittanza termica della parete fuori terra, U parete-tere U solaio-terreno sono le trasmittanze termiche reno rispettivamente della struttura parete-terreno e solaio-terreno valutate in accordo con UNI EN ISO 13370 (descritte anche come U bw e U bf).

3- Lo schema dell’Opzione B presenta un’astrazione geometrica ancora più audace. Il metodo

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La formula [3] è riferita alle dimensioni esterne del nodo e porta al calcolo di Ψe, ma è facilmente applicabile anche alle dimensioni geometriche interne per il calcolo di Ψi. L’analisi di un ponte termico controterra si può quindi effettuare in accordo con la formula [3] perché tra tutte le possibilità presentate dalla norma UNI EN ISO 10211 è quella di più facile applicazione e di migliore adattabilità alle casistiche reali. Figura 1 Riportiamo per intero i passaggi della norma UNI EN ISO 10211 che descrivono i due metodi denominati “Opzione A” e “Opzione B” per il calcolo di una giunzione parete/pavimento. Opzione A Calcolare poi la trasmittanza termica del pavimento, Ug, utilizzando la procedura semplificata nella ISO 13370, utilizzano lo stesso valore per B’ e includendo ogni isolamento uniforme della soletta del pavimento. Calcolare Ψ con l’equazione (19) utilizzando le dimensioni interne, e con l’equazione (20) utilizzando le dimensioni esterne:

Modello

(19) Legenda: 1 Limite adiabatico 2 0.5 x B’ o 4m hf Altezza della parte superiore del pavimento sopra il livello del terreno hw Distanza minima dalla giunzione al piano di taglio lw Distanza fissa

(20) Nota: l’opzione A è adatta in particolare se la procedura semplificata nella ISO 13370 deve essere utilizzata per il calcolo dello scambio termico attraverso il terreno per ogni dimensione del pavimento.

Nota: le dimensioni del modello si estendono fino a 2.5 x B’ o fino a 20 m all’esterno dell’edificio e al di sotto del terreno Opzione B Alternativamente sostituire tutti i materiali al di sotto del terreno con terra (ma mantenendo tutto l’isolamento del pavimento uniforme) e rimuovere la parete sia sotto il livello del terreno sia fuori dal terreno. Utilizzare limiti di adiabaticità dove la parete si trovava precedentemente in contatto con la soletta del pavimento o con il terreno. Ottenere L2D,a mediante un secondo calcolo numerico sul dettaglio riveduto. Quindi:

Modello

Legenda: 1 Limite adiabatico 2 0.5 x B’ o 4m

(21)

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1. Come prima cosa bisogna individuare lo schema di partenza per l’analisi del ponte termico tra quelli proposti in IRIS. Nel nostro caso si seleziona il nodo GF e si seleziona GF3 che rispecchia il disallineamento tra la pavimentazione interna ed esterna.

Un esempio di calcolo con IRIS 4.0 Mostriamo di seguito un esempio di calcolo sviluppato con IRIS 4.0, il software validato secondo UNI EN ISO 10211 e distribuito da ANIT (per maggiori dettagli sull’acquisto si rimanda alla finestra riportata in fondo all’articolo). Il software IRIS analizza i ponti termici sotto il profilo energetico e igrotermico e può essere utilizzato (anche in abbinamento ad altri software) per la predisposizione delle schede tecniche dei ponti termici da allegare a una relazione Legge 10, una certificazione o una diagnosi energetica. L’esempio di seguito descritto mostra come analizzare il ponte termico controterra riportato in Figura 2. Si tratta di un nodo di giunzione tra parete perimetrale, fondamenta e solaio controterra. Per ottenere un risultato sul ponte termico i passaggi da seguire sono i seguenti 5:

2. Dall’elenco dei ponti termici si clicca sul tasto “Analizza” per accedere alla pagina di creazione del ponte termico. Da qui si inserisce il nome del ponte termico e si richiamano le stratigrafie della parete perimetrale e del solaio controterra ipotizzando di averle già elaborate e salvate con PAN (il software ANIT per l’analisi delle strutture opache verticali e orizzontali). 3. Analizzando la geometria del nodo si evince che lo schema in oggetto può essere descritto attraverso 7 piani di taglio verticali e 11 orizzontali come mostrato di seguito.

Figura 2

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Questa configurazione può essere ottenuta governando spessori e strati attraverso: - il comando “dividi strato” cliccando sul disegno col tasto destro del mouse

- le tabelle della sezione “modifica spessori” Per facilità di lettura del nodo lo spessore dello strato impermeabile del solaio interno è stato momentaneamente portato a 0.01m.

Ricostruzione della configurazione geometrica con IRIS.

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4. Una volta completata la configurazione geometrica, si può procedere con l’assegnazione dei materiali attraverso i comandi “copia e inserisci”, “seleziona materiali” e “inserisci materiale”. Le caratteristiche del terreno sono determinate dalla scheda “Controterra”. È importante selezionare la tipologia di terreno

desiderata prima di copiare il materiale in altre parti dello schema. A questo punto possiamo riportare lo spessore dello strato impermeabile al valore originario (pari a 0.0016 m) e concludere la descrizione del nodo con la compilazione dei dati geometri del pavimento necessari per l’analisi della dispersione in accordo con UNI EN ISO 13770.

Inserimento delle caratteristiche dei materiali e del terreno attraverso i comandi “copia-inserisci” oppure attraverso il database delle norme.

Per i nodi GF è necessario compilare anche la scheda “Controterra” per definire le caratteristiche del terreno e le dimensioni del pavimento interessato dalla dispersione.

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5. Se le condizioni al contorno sono confermate, si può lanciare la simulazione del nodo (in alternativa è possibile modificare a piacere i valori di temperature e umidità al contorno e le resistenze superificiali interne ed esterne). La schermata dei risultati riporta a sinistra gli schemi con la distribuzione della temperatura, del flusso

e dell’umidità relativa e a destra i dati numerici calcolati, ovvero i valori dei flussi termici, le trasmittanze lineari (Ψ) e l’analisi del rischio di condensa superficiale e muffa sul lato interno del nodo. * Giorgio Galbusera, responsabile del settore formazione ANIT.

IRIS 4.0 IRIS esegue un calcolo agli elementi finiti in accordo con UNI EN ISO 10211. Il software è incluso nel pacchetto dei servizi riservati ai Soci ANIT al prezzo di 95€+IVA. Quindi diventando Socio ANIT è possibile utilizzare IRIS per tutta la durata dell’associazione (12 mesi). La quota ANIT è liberamente rinnovabile di anno in anno. È disponibile una versione di prova della durata di 30 giorni scaricabile gratuitamente dalla pagina http://www.anit.it/iris/

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IL DLGS 42 E GLI AGGIORNAMENTI ALLA LEGGE 447/95 di Stefano Benedetti *

Dallo scorso 19 aprile (GU n.79 del 4 aprile 2017) sono in vigore due nuovi decreti legislativi sul tema dell’acustica, Il Dlgs 41/2017 che reca modifiche ad alcuni articoli del DLgs 262/2002 sulla disciplina dei valori di emissione acustica delle macchine destinate a funzionare all’aperto, e il Dlgs 42/2017 che prevede l’armonizzazione della normativa nazionale in materia di inquinamento acustico in accordo con la Legge Europea n. 161 del 30 ottobre 2014. Per quanto riguarda il DLgs 42/2017 si riporta di seguito una sintesi delle novità introdotte a partire dal 19 aprile 2017 con particolare evidenza alle modifiche della Legge 447/95.

Commissione per la tutela dall’inquinamento acustico L’articolo 8 del Dlgs 42/2017 istituisce presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare una Commissione per la tutela dall’inquinamento acustico composta da rappresentanti dei Ministeri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, della salute, delle infrastrutture e dei trasporti e dello sviluppo economico. Tale commissione svolge compiti di supporto tecnico-scientifico in materia di: a) recepimento dei descrittori acustici previsti dalla direttiva 2002/49/CE; b) definizione della tipologia e dei valori limite da comunicare alla Commissione europea ai sensi dell’articolo 5, comma 8 della direttiva 2002/49/CE; c) coerenza dei valori di riferimento cui all’articolo 2 della legge 26 ottobre 1995, n. 447 rispetto alla direttiva 2002/49/CE; d) modalità di introduzione dei valori limite che saranno stabiliti nell’ambito della normativa nazionale, al fine di un loro graduale utilizzo in relazione ai controlli e alla pianificazione acustica; e) aggiornamento dei decreti attuativi della legge 26 ottobre 1995, n. 447, in merito ai metodi di determinazione dei descrittori acustici di cui all’allegato 2 della direttiva 2002/49/CE ed alla definizione dei valori limite ambientali, anche secondo criteri di semplificazione.

Modifiche al Dlgs 194/2005 Il DLgs 42/2017 nei primi 7 articoli dispone modifiche al Dlgs 194/2005, che è il decreto di attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale. Il 194/2005 definisce procedure e competenze per l’elaborazione della mappatura acustica e dei piani di azione volti alla riduzione del rumore ambientale oltre che per assicurare l’informazione e la partecipazione del pubblico in merito al rumore ambientale ed ai relativi effetti nocivi. Le nuove disposizioni del Dlgs 42/2017 modificano in particolare gli articoli 2, 3, 4, 7, 8 e 11 del Dlgs 194/2005 e fissano a decorrere del 31 dicembre 2018 la sostituzione dell’allegato 2 “Metodi di determinazione dei descrittori acustici” con i metodi comuni per la determinazione del rumore stabiliti, a norma della direttiva 2002/49/CE, dall’allegato alla direttiva (UE) 2015/996.

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Modifiche alla Legge 447/1995 Il DLgs 42/2017 reca modifiche alla Legge 447/1995, Legge Quadro sull’Inquinamento Acu-

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stico. Gli articoli modificati e/o intergrati sono elencati di seguito con una breve sintesi delle novità e variazioni introdotte.

Il riferimento legislativo sulle modalità di presentazione della documentazione è aggiornato al DPR 445/2000 che è il testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa.

Art. 2 - Definizioni Sono aggiunti gli impianti eolici tra le sorgenti sonore fisse. È definita la sorgente sonora specifica che è caratterizzata da essere selettivamente identificabile, e il relativo valore limite di immissione specifico da misurare in facciata al ricettore, con dei limiti di applicabilità per le sorgenti preesistenti al 19 aprile 2017. È riscritto in modo più preciso il significato del valore di attenzione e le azioni in caso di superamento. Le definizioni del tecnico competente vengono aggiornate ai nuovi criteri (trattati all’ultimo punto del presente articolo).

Art.10 - Sanzioni amministrative Le sanzioni in lire sono aumentate e aggiornate all’euro. I termini di riutilizzo delle somme derivanti dalle sanzioni sono aggiornati nelle modalità di riassegnazione e rendicontazione. Riviste anche le regole di impegno economico per le società e gli enti gestori di servizi pubblici di trasporto e delle relative infrastrutture, allo scopo del contenimento e dell’abbattimento del rumore. Art.11 - Regolamenti di esecuzione Vengono annunciati nuovi decreti distinti per sorgente sonora relativamente alla disciplina dell’inquinamento acustico avente origine dal traffico marittimo, da natanti, da imbarcazioni di qualsiasi natura, dagli impianti di risalita a fune e a cremagliera, dagli eliporti, dagli spettacoli dal vivo, nonché dagli impianti eolici. Sono annunciate anche possibili modifiche o abrogazioni del DPR 142/2004 che definisce i limiti di immissione da rispettare all’interno delle fasce di pertinenza delle infrastrutture stradali, del DPR 459/1998 in materia di inquinamento acustico derivante da traffico ferroviario, del DPR 304/2001 che disciplina le emissioni sonore prodotte nello svolgimento delle attività motoristiche e del DPR 496/1997 che regola le norme per la riduzione dell’inquinamento acustico prodotto dagli aeromobili civili.

Art.3 - Competenze dello Stato Il riconoscimento esplicito degli impianti eolici, come sorgente sonora fissa, aggiunge alle competenze dello Stato, la determinazione, con decreto ministeriale, dei criteri per la misurazione del rumore emesso dagli stessi e per il contenimento del relativo inquinamento acustico. Art.7 - Piani di risanamento acustico Sono aggiornati i termini per la presentazione della relazione periodica sullo stato acustico del comune. I nuovi termini prevedono l’obbligo quinquennale per i Comuni con popolazione superiore a centomila abitanti, la prima relazione andrà trasmessa alla regione almeno entro il 31 marzo 2020. Fatto salvo le indicazioni del DLgs 194/2005 sugli agglomerati e le mappe acustiche strategiche. Ai comuni e gli agglomerati che hanno ottemperato alle disposizioni di cui sopra viene data priorità in sede di concessione di contributi o risorse finanziarie regionali o statali, per il perseguimento degli obiettivi di cui alla presente legge.

Per approfondire le novità riportate ai punti precedenti, è possibile scaricare dal sito ANIT il testo della Legge 447/95 coordinato con le modifiche introdotte dal DLgs 42/2017, nella sezione del sito dedicata alla legislazione di acustica edilizia. Link: http://www.anit.it/norma/l-447-1995-leggequadro-sullinquinamento-acustico/

Art. 8 - Disposizioni in materia di impatto acustico Dal 19 aprile 2017, in fase di progettazione, la valutazione di impatto acustico di infrastrutture di trasporto lineari, aeroportuali e marittime deve tenere conto, dei casi di pluralità di infrastrutture che concorrono all’immissione di rumore. È cancellato il comma 3-bis introdotto con legge 106/2011 che permetteva in alcuni casi di sostituire la relazione previsionale di clima acustico con una autocertificazione del tecnico abilitato.

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Il Tecnico Competente in Acustica Infine il Dlgs 42/2017 stabilisce nuovi criteri per l’esercizio della professione di Tecnico Competente in Acustica che rientra tra le professioni non organizzate in ordini o collegi di cui alla legge 14 gennaio 2013, n.4. * Stefano Benedetti, Staff ANIT.

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A N I T Strumenti ANIT di supporto alla professione.

SOFTWARE ANIT PER I SOCI ANIT sviluppa e distribuisce strumenti di supporto alla professione legati all’analisi energetica, igrotermica e acustica dell’edificio. I Soci ANIT hanno la possibilità di scaricare la SUITE ANIT, una raccolta di software per la professione comprendente: ECHO, PAN, IRIS e LETO. La SUITE ANIT è attiva durante l’anno di Associazione e si riattiva con il rinnovo. Sono compresi gli aggiornamenti dei singoli software elaborati durante l’anno.

Software ECHO 7 Software ANIT

Sviluppato da TEP s.r.l.

ECHO 7

Requisiti acustici passivi e classificazione acustica delle unità immobiliari.

- Progettazione e verifica delle caratteristiche acustiche degli edifici, secondo il DPCM 5.12.97. - I calcoli sono eseguiti per indici di valutazione. - Determinazione della classe acustica dell’unità immobiliare.

L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.

Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it

Software PAN 7 Software ANIT

Sviluppato da TEP s.r.l.

PAN 7

Analisi termica, igrometrica e dinamica dell’involucro opaco.

-

Calcolo dei parametri estivi ed invernali delle strutture opache Trasmittanza EN ISO 6946; Attenuazione e sfasamento la UNI EN ISO 13786; Verifica termo-igrometrica secondo UNI EN ISO 13788;

L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.

Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it

Software IRIS 4 Software ANIT

Sviluppato da TEP s.r.l.

IRIS 4.0

- Calcolo dei Ponti Termici agli elementi finiti - Calcolo del rischio di condensa e muffa

Simulazione dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN ISO 10211. L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.

Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it

Software LETO 4 Sofware per il calcolo del fabbisogno energetico degli edifici secondo UNI/TS 11300 (aggiornato al DM 26/6/15) La versione di Leto è stata protocollata al CTI e quindi impiegabile ai fini della certificazione energetica e della compilazione delle Legge 10/91.

Software APOLLO 1 Software ANIT

Sviluppato da TEP s.r.l.

APOLLO 1.0 Analisi dell’involucro trasparente e controllo delle schermature.

- Calcolo del valore di trasmittanza termica del serramento Uw in accordo con norma di calcolo UNI EN 10077-1 - Calcolo del valore di coefficiente di trasmissione solare totale ggl+sh secondo UNI EN 133363-1

L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.

Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it

Scarica le versioni DEMO 30 GIORNI da www.anit.it - Per ricevere i software diventa SOCIO ANIT. neo-Eubios 60

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A N I T Strumenti ANIT di supporto alla professione.

Volume 1 - I materiali isolanti

Volume 2 - Guida alla nuova Legge 10 A 10 anni dall’emanazione del Dlgs 192/05, il mondo dell’efficienza energetica applicata all’edilizia cambia nuovamente le regola del gioco.

- I meccanismi di trasmissione del calore - Gli isolanti - La reazione al fuoco 27 schede di materiali isolanti con le relative caratteristiche principali.

270 pp., Ed. TEP srl 2015 ISBN: 978-88-905300-9-8 25 euro (IVA incl.)

196 pp., Ed. TEP srl, 2016 ISBN: 978-88-941536-0-6 25 euro (IVA incl.)

Volume 3 - Manuale di acustica edilizia

Volume 4 - Muffa, condensa e ponti termici

Il manuale è stato sviluppato con l’intento di fornire informazioni specifiche, in maniera semplice e chiara, ai tecnici che decidono di approfondire il tema ell’acustica edilizia.

La Guida completa all’analisi igrotermica degli edifici. Completamente rinnovato nei contenuti per offrire ai professionisti un valido strumento sull’importanza del controllo delle prestazioni igrotermiche delle strutture.

Nuova edizione 2017, pubblicata a breve.

176 pp. Ed. TEP srl, 2016 ISBN: 978-88-941536-2-0 25 euro (IVA incl.)

Volume 5 - Prestazioni estive degli edifici

Volume 6 - La classificazione acustica delle unità immobiliari

- Efficienza estiva: l’inquadramento legislativo - Prestazioni estive delle strutture opache - Prestazioni estive delle strutture trasparenti - Il bilancio energetico della zona termica

Vengono spiegati i contenuti della norma UNI 11367/2010 che definisce per la prima volta in Italia le procedure per classificare acusticamente le unita’ immobiliari sulla base di misurazioni fonometriche eseguite sull’immobile.

Nuova edizione 2017, pubblicata a breve.

160 pp., Ed. TEP srl, 2013 ISBN: 978-88-905300-4-3 25 euro (IVA incl.)

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Strumenti per i SOCI ANIT I soci ANIT ricevono: LA SUITE DEI SOFTWARE ANIT

I programmi ANIT permettono di affrontare tutti gli aspetti della progettazione termica e acustica in edilizia. La SUITE è utilizzabile durante i 12 mesi di associazione e può essere installata su 3 computer.

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Le GUIDE ANIT spiegano in modo semplice e chiaro la normativa del settore e sono costantemente aggiornate con le ultime novità legislative. I Soci possono scaricare tutte le GUIDE dal sito www.anit.it

SERVIZIO DI CHIARIMENTO TECNICO I SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, per avere chiarimenti sull’applicazione della normativa di settore.

LA RIVISTA NEO-EUBIOS

I Soci ANIT ricevono 4 numeri della rivista Neo-Eubios. Neo-Eubios è «La rivista» per l’isolamento termico e acustico. Si rivolge ai professionisti con un taglio scientifico e approfondito e prevede 4 uscite ogni anno.

I SOCI possono accedere a tutti gli strumenti effettuando il LOGIN al sito www.anit.it con le proprie credenziali. Nella pagina “Il mio account” sono riportate le informazioni per ottenere software, chiarimenti tecnici e Guide ANIT. Tutti i servizi sono attivi durante i 12 mesi di associazione.

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Chi è ANIT ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico. Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:

- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati; - promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica; - assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia; - effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato; - fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico ed argomenti affini; - organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico; - diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico; - realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali. I SOCI Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore. Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione. Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc. Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico. Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. LE PUBBLICAZIONI ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione degli incontri e dei convegni ANIT. I CONVEGNI ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore. Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia. Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.

Maggiori info su

www.anit.it


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´ neo-EUBIOS Periodico trimestrale anno XVIII - n. 60 Giugno 2017 Direttore Responsabile Susanna Mammi Redazione TEP s.r.l. via Lanzone 31 20123 Milano tel 02/89415126

Grafica e impaginazione Claudio Grazioli Distribuzione in abbonamento postale Associato A.N.E.S. - Associazione Nazionale Editoriale Periodica Specializzata Stampa INGRAPH srl - via Bologna 104/106 - 20038 Seregno (MB)

Registrazione Tribunale di Milano n. 524 del 24/7/1999 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna sezione della rivista può essere riprodotta in qualsiasi forma senza l’autorizzazione dell’Editore.


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