neo-Eubios 59 / Marzo 2017

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= letteralmente, buona vita.

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Patrimonio edilizio e rischio sismico: dalla conoscenza alle nuove opportunitĂ .

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Un modello avanzato di benessere termo-igrometrico accoppiato con CFD: cosa potrebbe fare per un progettista?

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Dati climatici interni ed esterni per le simulazioni igrometriche dinamiche in Italia.

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Barys Arena (Ice Hockey Arena) Astama Kazakhstan.

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Lo scenario degli investimenti finanziari dopo Parigi COP21.

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L’esperienza ANIT sui corsi di simulazione dinamica. Un sondaggio tra gli ex-corsisti.

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CAM: è la svolta negli appalti pubblici?

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Analisi critica del comfort acustico di un progetto di edificio polifunzionale.

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ANIT

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Strumenti per i Soci ANIT

Fondatore Sergio Mammi


A b b o n a r s i

si può. Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.

Vignetta di Sergio Mammi, Fondatore ANIT.

Hanno collaborato: Andrea Barocci, Associazione ISI Ingegneria Sismica Italiana. Francesco Babich, dottorando presso la Loughborough University (UK). Eleonora Marra, Moisture Control & Building in Different Climatic Zones Department Hygrothermics, Fraunhofer Institute for Building Physics IBP Donato Masci, Studio Sound Service (FI). Cecilia Torracchi, Studio Sound Service (FI). Emanuele Plata, Presidente Planet Life Economy Foundation (PLEF). Davide Baldo, Socio ANIT, Libero professionista. Ing. Stefano Benedetti, esperto ANIT. Giorgio Galbusera, responsabile del settore formazione di ANIT.

Neo-Eubios

Ing. Matteo Borghi, esperto acustica ANIT.

abbonamento annuale 4 numeri: 24 €

Info e abbonamenti: press@anit.it

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´ EUBIOS neo

Per abbonarsi con bonifico bancario, effettuare versamento a: TEP srl Conto corrente presso Banca Popolare Commercio & Industria IBAN IT 20 B050 4801 6930 0000 0081 886 Indicare come causale: abbonamento 4 numeri neo-Eubios.

ISSN 1825-5515

Arch. Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.

bene et commode vivens

墌 Il numero 58 è on-line su www.anit.it

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Trimestrale N°58 - Anno XVII - Dicembre 2016 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

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EDITORIALE

nostra vita, sappiamo che è importante prendere decisioni basandoci su fatti certi anziché sull’istinto e per questo ci diamo da fare il più possibile per reperire informazioni sulle opzioni a nostra disposizione e per scegliere quali di esse ci daranno il miglior risultato. Succede però, quando si tratta di fare beneficenza, che ci dimentichiamo di questa impostazione e spesso doniamo soldi che non sapremo mai come sono stati usati. Come risultato, le migliori intenzioni altruistiche sono sprecate perché il proprio tempo e denaro vengono usati in modi molto poco efficaci. Un esempio significativo per spiegare in che modo l’altruismo possa essere più o meno efficace è riportato nel saggio “L’imperativo morale rispetto al fattore costo-beneficio”* da Toby Ord (Melbourne, 1979), ricercatore in filosofia morale alla Oxford University e fondatore nel 2009 di “Giving what we can”, dove parla in che modo aiutare le persone cieche. Siamo tutti d’accordo sul fatto che è molto virtuoso aiutare un ente che addestra cani per non vedenti e sappiamo dalla fonte “Guide Dogs of America” (citata nell’articolo) che il costo dell’addestramento si aggira intorno ai 42.000$. Se donassimo i soldi per questa

È facile dimenticarci che ogni anno la malaria uccide mezzo milione di persone e ne fa ammalare circa 400 milioni. Vista la scala del problema, la malaria è da considerarsi a tutti gli effetti un’emergenza umanitaria ed è per questo che per l’anno 2016 abbiamo deciso di aiutare con una donazione il progetto “Against Malaria Foundation”, una Fondazione internazionale che si occupa di combattere la malaria nei Paesi dell’Africa sub-sahariana, con zanzariere trattate con insetticidi in grado di proteggere soprattutto bambini. La scelta di questa organizzazione nasce dalla volontà di donare in un modo efficace, avendo ben chiaro l’obiettivo di voler aiutare quanto più possibile. Questo tipo di approccio appartiene alla visione condivisa da un vasto movimento internazionale chiamato “altruismo efficace” (Effective Altruism) che cerca di applicare evidenza scientifica e ragione per determinare quali siano le azioni più efficaci per aiutare gli altri. In pratica si tratta di applicare lo stesso tipo di approccio che usiamo quando cerchiamo il miglior trattamento sanitario, investiamo il nostro denaro o leggiamo le recensioni di un prodotto che vorremmo comprare. In diverse aree della

colonna sonora Lord Huron, Fool For Love • Meg Mac, Roll Up Your Sleeves Børns, Past Lives • Christine and the Queens, iT AURORA, Life On Mars • Casey Veggies feat. Dej Loaf, Tied Up Ellie Goulding, Here’s To Us • Vicktor Taiwo, Curse Brenda Lee, Someday (You’ll Want Me To Want You)

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...applicare evidenza scientifica e ragione per determinare quali siano le azioni più efficaci per aiutare gli altri.

co trattate con insetticidi a lunga durata (LLIN). La malaria è infatti trasmessa all’uomo da certe zanzare che pungono per nutrirsi tra le dieci di sera e le due di mattina, per cui riuscire a proteggere le persone nelle zone affette da malaria mentre dormono è davvero un obiettivo realistico per prevenire di fargli contrarre la malattia. Ogni zanzariera costa intorno ai $2,50 e dura 3-4 anni, proteggendo all’incirca due persone. Le statistiche mostrano che ogni 100-1.000 zanzariere installate si salva la vita di un bambino. Sul sito della Fondazione sono pubblicati gli studi completi dell’attività svolta oltre a una folta rassegna stampa e utili link per capire come partecipare.

causa quindi, faremmo un’azione sicuramente altruistica aiutando una persona cieca, ma forse i nostri soldi potrebbero “fruttare” di più… Cosa succederebbe infatti se scegliessimo di investire gli stessi 42.000$ per curare chirurgicamente persone infette da tracoma dell’occhio (infezione che porta alla cecità), in Africa? La ONG “Helen Keller International (HKI)”, che lavora dal 1915 per prevenire la cecità, afferma che un intervento per curare il tracoma dell’occhio costa all’incirca 25$ a persona ed è efficace all’80%. Con lo stesso denaro quindi, potremmo ridare la vista a 1.344 persone! Di questo si occupa l’altruismo efficace: indagare e impegnarsi a come ottenere il maggior valore dal proprio investimento in termini di tempo e soldi, perché la cosa che più interessa è quella di aiutare il più possibile. Sul sito di “Giving what we can” è anche possibile calcolare la propria ricchezza con l’App “How rich I am?” e scoprire che vivendo in Italia facciamo parte del 5% di popolazione mondiale più ricca al mondo. “Against Malaria Foundation” è stata valutata come uno dei più efficaci enti di beneficenza al mondo sostenendo studi che mostrano come il modo più efficace di prevenire la malaria è quello di dormire in letti protetti da zanzariere, nello specifi-

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Susanna Mammi, Amministratore Unico TEP s.r.l.

Per approfondire: www.againstmalaria.com www.givingwhatwecan.org/about-us * www.givingwhatwecan.org/sites/givingwhatwecan. org/files/attachments/moral_imperative.pdf www.effectivealtruism.org www.guidedogsofamerica.org www.hki.org

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PATRIMONIO EDILIZIO E RISCHIO SISMICO: DALLA CONOSCENZA ALLE NUOVE OPPORTUNITÀ. di * Andrea Barocci

re lo sgravio fiscale per il termocappotto se poi la mia casa strutturalmente è pessima e alla prima scossettina diventa inagibile?

Ho accettato volentieri l’invito della Dott.sa Erba di scrivere questo breve testo, soprattutto perchè io mi occupo esclusivamente di strutture e non ne so proprio nulla d’isolamento termico e acustico. Dunque, diranno i lettori, di cosa parliamo? L’idea è quella sviluppatasi durante il seminario del 27 gennaio a KlimaHouse, organizzato da ANIT; in quell’occasione è emersa chiaramente la necessità di dialogo tra i diversi professionisti che si trovano a operare su un edificio esistente: le necessità dell’efficientamento termico sono tendenzialmente diverse rispetto a quelle della sicurezza sismica, così come le esigenze legate all’acustica saranno ancora differenti. O ancora, perchè devo ave-

Soprattutto in questo periodo storico c’è la necessità di politiche virtuose, che possano innescarsi l’un altra e guardare nella stessa direzione. Non è più tempo dei puzzle, dove ognuno metteva il proprio tassello (e l’ultimo era tendenzialmente il più difficile da inserire), ma è tempo per il domino. Parleremo quindi di RISCHIO SISMICO, facendo una chiaccherata introduttiva per cercare di comprendere alcuni concetti base, utili in ogni caso quando si opera in edilizia a qualsiasi livello.

Fig. 1 – Cambiare la mentalità. Passiamo da singole tessere all’effetto domino

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Fig. 2 – a SX la prima carta sismica mondiale (Mallet 1854), a DX funzionamento di un sismografo Prima di tutto, una cosa che dobbiamo sempre tenere a mente è che dal punto di vista scientifico si tratta di una disciplina molto recente; la prima carta sismica fu redatta dal geologo Mallet nel 1854 mentre per i primi sismografi occorrerà aspettare la fine dell’800. In precedenza i terremoti erano spiegati con leggende popolari e castighi religiosi, senza alcun particolare collegamento con il sottosuolo. Comunque, si arrivò velocemente alla teoria della tettonica a placca e fu facile osservare che i terremoti avvenivano in corrispondenza dei punti di contatto tra queste ultime. Possiamo allora capire meglio nel dettaglio quel che succede in Italia. Il nostro paese è situato al margine di convergenza tra due grandi placche, quella africana e quella euroasiatica; il movimento relativo tra queste due placche causa l’accumulo di energia e deformazione che occasionalmente vengono rilasciati sotto forma di terremoti di varia entità. Il rischio sismico nel nostro paese è legato essenzialmente all’orogenesi alpina e appenninica, giganteschi eventi avvenuti in epoche diverse (le Alpi circa 100 milioni di anni fa e l’Appennino circa 20 milioni, in ogni caso geologicamente recenti) che hanno letteralmente accavallato quelle che un tempo erano delle zone di pianura o di mare producendo i sistemi montuosi che oggi vediamo. Durante questi processi oroge-

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Fig. 3 – La rappresentazione della “faglia Gloria” e la sua suddivisione reale in faglie

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una sola magnitudo (p.es. da 4 a 5) coincide con un rilascio di energia oltre 30 volte superiore. Dopo aver provato a “definire” il terremoto, occorre ora parlare del rischio legato ad esso, cioè il rischio sismico. Iniziamo dalle basi; il dizionario Treccani definisce RISCHIO come l’eventualità di subire un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili.

netici si sono originati enormi sistemi di faglia che attraversano i rilievi nella loro lunghezza; quindi la “faglia Gloria”, individuata da una riga sulla carta, in realtà non è una linea netta ma un sistema di fratture più o meno estese. Semplificando, possiamo dire che la faglia rappresenta la frattura originata da due blocchi di crosta terrestre che vogliono muoversi reciprocamente; quando lo sforzo in atto supera la resistenza allora avviene la frattura ed il rilascio di energia (teoria del Rimbalzo elastico). La frattura inizia dal punto di minor resistenza, all’interno della crosta, chiamato ipocentro, al quale corrisponde in superficie l’epicentro; l’energia si sprigiona sotto forma di onde che viaggiano con una velocità di circa 2-3 km al secondo. Faglie in grado di accumulare più energia generano terremoti di maggiore intensità, così come faglie vicine possono risentire dell’energia rilasciata durante un evento e provocare un terremoto a loro volta.

Il rischio sismico è dato dal prodotto di 3 fattori: Pericolosità: La probabilità che in un dato luogo ed entro un certo periodo di tempo si verifiche un terremoto di una determinata potenza. Esposizione: Presenza di persone e beni a rischio e conseguente possibilità di subire un danno (vite umane, economico, beni culturali, edifici, infrastrutture, ecc...). Vulnerabilità: Tendenza di una struttura a subire un danno di un determinato livello a fronte di un terremoto di una data intensità. Il prodotto di questi 3 fattori è in realtà un concetto aleatorio, difficilmente definibile tramite un numero.

A questo punto occorre capire come misurare un terremoto. Esistono due tipi di scale, la scala Mercalli (creata nel 1883, si basa sugli effetti che un sisma provoca) e la scala Richter (creata nel 1935, effettua una vera e propria misurazione dell’energia rilasciata durante un terremoto); si intuisce facilmente che un evento fortissimo nel centro di un deserto darebbe un valore nullo sulla Mercalli, mentre avrebbe un valore alto nella Richter. Una curiosità: la scala Richter è logaritmica, e una differenza di

La PERICOLOSITA’ è l’unico fattore che può essere direttamente definita da un numero. E’ intesa in senso probabilistico ed è lo scuotimento del suolo atteso in un dato sito con una certa probabilità di eccedenza in un dato intervallo di tempo; detto in altri termini, è la probabilità che in luogo, per una definita finestra temporale, si verifichi un terremoto di una certa magnitudo. Brevemente, la valutazione avviene con metodi in parte deterministici ed in parte probabilistici.

Fig. 4 – Schematizzazione della teoria del rimbalzo elastico e dell’origine a partire dall’ipocentro

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Fig. 5 – Le due principali scale di misura (Mercalli e Richter) e una possibile scala di correlazione

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Fig. 6 – Una delle mappe di pericolosità sismica del territorio nazionale, a cura di INGV

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ti storici? Si è sviluppato a questo proposito da pochi decenni un settore chiamato “paleosismologia”. Un esempio che trovo illuminante per quanto riguarda la ricerca storica, è il culto di Sant’Emidio, (cit. Dott.sa Castelli - Ricercatrice presso Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Bologna), la cui effige riportata sul santino è già abbastanza chiara. Sant’Emidio (273-309 d.c.) è il patrono della città marchigiana di Ascoli Piceno, nonché il più famoso tra i santi venerati come specifici intercessori in caso di terremoto (ma non l’unico). Fin dal medioevo vi sono notizie di pratiche devozionali legate ai terremoti, perlopiù a livello locale; le singole comunità infatti, a seguito di un sisma, celebravano quale protettore il santo del giorno nel quale si era verificato l’evento; dopo il Seicento invece si cominciò ad invocare come protettori solo alcuni santi,

La parte deterministica si basa sullo studio di eventi sismici che storicamente hanno interessato un sito, ricostruendo degli scenari di danno per stabilire la frequenza con cui si sono ripetute nel tempo scosse di uguale intensità; il metodo si porta quindi dietro tutti i limiti legati alla ricerca storica e alla difficoltà nel reperire la documentazione. Per quanto riguarda la componente probabilistica invece, solitamente si utilizza il metodo di Cornell che prevede vengano individuate nel territorio le zone responsabili degli eventi sismici (zone sismo genetiche), sia quantificato il loro grado di attività sismica e si calcolino gli effetti provocati da tali zone sul territorio in relazione alla distanza dall’epicentro. Qui è necessario aprire una breve parentesi. Abbiamo appena detto che la sismologia è giovane, cosa significa allora conoscere i terremo-

SANT’EMIDIO V. e M. Protettore contro il terremoto Fig. 7 – Sant’Emidio e i luoghi di culto sul territorio nazionale

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turali, economiche), tutto ciò che può essere interessato da un evento sismico. Vediamo nel seguito alcuni esempi.

ritenuti particolarmente efficaci nei confronti del terremoto. Fu proprio dall’inizio del 1700 che si comincia a sentir parlare di sant’Emidio come di un intercessore particolarmente potente in caso di terremoto; nel corso del Settecento e dell’Ottocento la consuetudine di invocare sant’Emidio come difensore dai terremoti si diffonderà progressivamente in Italia e nel mondo, fino a cancellare quasi del tutto il ricordo degli altri santi che, prima di lui, erano stati investiti dello stesso ruolo. Se osserviamo la mappa dei luoghi in Italia nei quali si pratica il culto di sant’Emidio, vediamo che coincide perfettamente con la mappa di pericolosità sismica redatta da INGV, dell’immagine precedente.

• Beni culturali. Dal 1977 a oggi, quindi a partire dai terremoti di Umbria e Marche, sono oltre 7.000 i beni culturali danneggiati o perduti per sempre a causa di eventi sismici: dalla Basilica di San Francesco d’Assisi al campanile di Poggio Renatico. Il patrimonio in Italia è immenso, dagli edifici storici fino a ciò che da essi è contenuto (dipinti, quadri, statue, ecc...), senza dimenticarci dei borghi e degli aggregati secolari nei centri cittadini. • Infrastrutture. L’esito di un evento sismico può essere diverso in funzione della presenza o meno d’infrastrutture, e, ovviamente, del loro comportamento nei confronti del terremoto. Da esse dipendono il piano dei soccorsi e la gestione del post-evento, oltre che gli approvvigionamenti e la velocità nel recupero della normalità. Con infrastrutture non s’intendono solo strade e ponti, ma anche acquedotti, gasdotti, linee elettriche.

Vediamo adesso il secondo fattore che compone il rischio sismico: l’ESPOSIZIONE. Come già detto, può essere definita come la presenza di persone e beni a rischio e conseguente possibilità di subire un danno (in termini di vite, economico, ai beni culturali, alle infrastrutture, ecc...). Si tratta chiaramente di un parametro estremamente variabile con variazioni secolari, annuali, stagionali, giornaliere, orarie. Ad esempio, nel 1861 l’Italia aveva poco più di 22 milioni di abitanti, che nel 2010 sono diventati quasi 61 milioni.

• Aree produttive. L’evento in Emilia di maggio 2012 ha evidenziato la fragilità delle aree produttive tanto da essere stato battezzato come il primo terremoto industriale. In molti casi il prodotto potenziale e il contenuto logistico di uno stabilimento sono immensamente più preziosi dell’edificio che li contiene, ma è proprio dalla pericolosità di quest’ultimo che sono messi in crisi.

Generalmente è possibile individuare, con un certo margine di errore e specialmente per i terremoti più forti, il numero di persone coinvolte attraverso calcoli che si basano sul numero degli edifici crollati o danneggiati; queste stime si basano sul numero di abitanti degli edifici, l’orario del terremoto, le possibilità di fuggire e/o di proteggersi, il tipo di coinvolgimento delle persone (morte o ferite) e la possibilità di morire anche in seguito alle attività di soccorso. Un esempio: la città di Rimini a fronte di una popolazione di 142 mila abitanti ha avuto sulla sua riviera, nell’arco del 2012, 16 milioni di pernottamenti. E’ chiaro che di queste peculiarità occorre tenere conto per quanto riguarda la gestione dell’emergenza su tutti i fronti. L’esposizione non riguarda solo le vite umane (anche se, com’è ovvio, su di esse si concentra) ma, in senso lato e con finalità diverse (cul-

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• Edifici rilevanti e strategici. La vetustà del nostro patrimonio edilizio, di cui parleremo anche nel prossimo capitolo, interessa anche gran parte degli edifici nei quali sono collocate le funzioni di governo o per la gestione delle emergenze, per lo più nei centri storici; è chiaro che l’esposizione legata a questi edifici (sia in termini di crolli che per il raggiungimento degli stessi) ha un peso diverso rispetto a quella delle abitazioni ordinarie. Arriviamo dunque alla terza componente che caratterizza il rischio sismico, cioè la VULNERABILITA’.

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Fig. 8 – I 3 porcellini hanno scelto in quale maniera costruire le proprie abitazioni • 12% realizzato tra il 1982 ed 1991. • 7% realizzato dal 1992 ad oggi.

Ho apprezzato la favola de “I tre porcellini” molto più da adulto che da bambino. Così come ciascuno dei tre fratelli sceglie in quale casa vivere, dopo essersela costruita con grande soddisfazione e conoscendo il proprio “nemico” (cioè il lupo), così noi abbiamo il libero arbitrio su come comportarci e dove stare in determinati periodi e situazioni della nostra vita. Mentre sugli altri due aspetti (pericolosità ed esposizione) legati al rischio possiamo incidere ben poco, la vulnerabilità è l’unico fattore che dipende principalmente dalle nostre scelte. La definizione rigorosa di “vulnerabilità sismica” è: la propensione di una struttura a subire un danno di un determinato livello, a fronte di un evento sismico di una data intensità. Chiaramente, una delle cause principali di morte durante un terremoto è il crollo degli edifici o di parti di essi quindi, il primo passo per ridurre la vulnerabilità, è rendere sicuri gli edifici. Le moderne norme per le costruzioni in zone sismiche prevedono che gli edifici non si danneggino per terremoti di bassa intensità, non abbiano danni strutturali per terremoti di media intensità e non crollino in occasione di terremoti forti, pur potendo subire gravi danni (ma consentendo l’evacuazione degli abitanti). Parlando di vulnerabilità, il più grande problema che abbiamo in Italia è l’età del patrimonio edilizio residenziale; ne riporto nel seguito brevemente la situazione attuale, suddivisa per anni di costruzione: • 18% realizzato prima del 1919. • 12% realizzato tra il 1919 ed il 1945. • 33% realizzato tra il 1946 ed il 1971. • 18% realizzato tra il 1972 ed il 1981.

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Dopo aver parlato di terremoti e rischio, il punto cruciale è rappresentato dai numeri riportati sopra. La criticità deriva dal fatto che la prima vera normativa antisismica nazionale è la Legge n° 64 del 1974, diventata poi operativa mediante circolari regionali tra il 1981 e il 1983. Il riassunto è che una percentuale tra il 70 e l’80% del patrimonio edilizio italiano risulta progettato e realizzato in assenza di normative antisismiche; sia chiaro, questo non significa che non sia sicuro a priori. Significa però che occorre tenerne conto con attenzione e consapevolezza. Anche il Governo se n’è reso conto, emanando a febbraio le linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni e mettendo a disposizioni sgravi fiscali dedicati (il cosiddetto sismabonus) ai quali poter attingere fino al 2021. Questa è la grande sfida dei prossimi anni, ma anche una grande opportunità di intervenire con criterio sugli edifici esistenti, conoscendoli prima e operando su essi con interventi mirati che possano coniugare anche gli aspetti dell’acustica e dell’efficientamento energetico. E, non da ultimo, avere la possibilità di valutare anche la demolizione dell’edificio stesso, quando intervenire si configuri solo come “accanimento terapeutico”. * Andrea Barocci, Associazione ISI Ingegneria Sismica Italiana.

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UN MODELLO AVANZATO DI BENESSERE TERMO-IGROMETRICO ACCOPPIATO CON CFD: COSA POTREBBE FARE PER UN PROGETTISTA? di * Francesco Babich

nessere termo-igrometrico denominato IESDFiala, utilizzato per stimare la risposta di una persona a certe condizioni termiche interne, e un software CFD, usato per modellare l’ambiente in cui la persona si trova.

Quando un progettista si occupa di progettare un nuovo edificio o di recuperare uno esistente, l’obiettivo primario è soddisfare le esigenze del cliente e rispettare la normativa vigente. Una delle cose più importanti per un cliente è il benessere termo-igrometrico all’interno dell’edificio e ottenerlo minimizzando il fabbisogno energetico dell’edificio e quindi i relativi costi.

Il modello IESD-Fiala è a sua volta composto da due sub-sistemi, chiamati sistema passivo e attivo. Il sistema passivo simula gli scambi termici all’interno del corpo umano e quelli tra corpo umano e ambiente circostante. Il sistema attivo invece simula i fenomeni fisiologici considerando meccanismi di autoregolazione quali vasocostrizione, vasodilatazione, brividi e sudorazione. Nel modello IESD-Fiala il corpo umano è rappresentato da 19 elementi sferici e cilindrici e la superficie del corpo è suddivisa in 59 parti. Il modello stima il benessere termo-igrometrico calcolando due indici: la sensazione termica dinamica (in inglese dynamic thermal sensation, DTS), che utilizza la scala ASHRAE a 7 valori, e la percentuale di persone insoddisfatte (in inglese percentage of people dissatisfied, PPD).

Per raggiungere questo scopo si possono utilizzare sistemi HVAC (Heating Ventilation and Air Conditioning, ovvero riscaldamento ventilazione e aria condizionata) e soluzioni progettuali innovative, i quali tuttavia spesso generano condizioni ambientali interne non uniformi dal punto di vista termico. I modelli tradizionali benessere termo-igrometrico, quali quello basato sul voto medio previsto (in inglese predicted mean vote, PMV) sviluppato da Fanger o quelli adattivi, hanno limitata applicabilità in condizioni asimmetriche complesse e non stazionarie. Per questo motivo modelli più avanzati, quali il modello IESD-Fiala [1,2] accoppiato con un software CFD, sono necessari per analizzare il benessere termo-igrometrico in queste condizioni e per dimostrare quindi al cliente che le sue esigenze saranno soddisfatte.

Come funziona il modello accoppiato? Il modello IESD-Fiala è stato ampiamente validato e successivamente accoppiato con un software CFD. L’accoppiamento è completamente automatizzato: c’è uno scambio di informazioni tra le due componenti del modello in ciascun passo

Che cos’è questo modello accoppiato? Il modello ha due componenti fondamentali: il modello di termoregolazione umana e be-

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Fig. 1 - Mesh non strutturata

Fig. 2 - Manichino virtuale la cui superficie è suddivisa in 59 parti

temporale (time-step) di una simulazione CFD transitoria e il processo continua fino al termine della simulazione (ad esempio, se si simulano 2 minuti con un time-step di 5 secondi, lo scambio di informazioni avviene 36 volte). In questo modo si possono modellare accuratamente condizioni al contorno dinamiche.

re il benessere termo-igrometrico. Gli altri elementi del modello CFD, quali mesh (figura 1) e condizioni al contorno, vengono in seguito definiti come per una normale simulazione CFD, ma la simulazione accoppiata viene poi lanciata utilizzando un’interfaccia grafica appositamente sviluppata, che è utilizzata anche per definire il livello di attività del soggetto, definito come nel modello di Fanger, e il suo abbigliamento, che viene specificato per ciascuna parte della superficie corporea. Il modello di benessere termo-igrometrico fornisce gli indici DTS e PPD per ciascun time-step della simulazione.

Per utilizzare il modello accoppiato la geometria del caso in esame viene creata nel programma CFD, collocando il manichino virtuale, la cui superficie è suddivisa nelle 59 parti richieste (figura 2), nella posizione in cui si vuole valuta-

Fig. 3 - Flusso d’aria generato dal ventilatore a soffitto

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con precisione un tipico sari indiano e quindi modellare in modo accurato la dissipazione di calore attraverso i vestiti (figura 4). I risultati inoltre mostrano come i ventilatori a soffitto possono essere utilizzati per alzare la temperatura di regolazione da 28°C a 30°C mantenendo la stessa DTS. Il modello CFD conta circa 3 milioni di celle, utilizza una mesh non strutturata e il tempo necessario per ottenere una soluzione convergente va da 8 a 48 ore. Quest’ultimo aspetto dipende molto dalla potenza di calcolo disponibile, dalla complessità’ della geometria e dalle condizioni al contorno. In generale il tempo necessario per ottenere una soluzione convergente è tanto maggiore quanto più un ambiente è complesso e dinamico, e può verosimilmente essere ridotto ottimizzando ulteriormente la mesh e la definizione delle condizioni al contorno. Maggiori dettagli e un’applicazione completa del modello possono essere trovati qui [3].

Fig. 4 - Stima accurata della temperatura superficiale del manichino

Dove potresti utilizzare il modello accoppiato? Un progetto di ricerca internazionale che coinvolge due università inglesi, Loughborough University e De Montfort University, la CEPT University in India e l’Università della California a Berkeley negli Stati Uniti sta studiando come si può ridurre il fabbisogno energetico per il raffrescamento in case in India utilizzando il movimento d’aria per alzare la temperatura di regolazione dell’impianto di condizionamento. Il modello accoppiato viene utilizzato all’interno di questo progetto per valutare il benessere termo-igrometrico degli occupanti in relazione al loro uso di ventilatori a soffitto, i quali generano condizioni non uniformi (figura 3). L’analisi include il modo in cui la sensazione termica è influenzata dalla distanza da un ventilatore acceso, l’effetto generato dall’uso simultaneo di più ventilatori e considerazioni sulla potenza di calcolo richiesta per utilizzare questo modello.

Referenze [1] D. Fiala, K. Lomas, M. Stohrer, A computer model of human thermoregulation for a wide range of environmental conditions: the passive system, Journal of Applied Physiology. 87 (1999) 1957–1972. [2] D. Fiala, K. Lomas, M. Stohrer, Computer prediction of human thermoregulatory and temperature responses to a wide range of environmental conditions, International Journal of Biometeorology. 45 (2001) 143–159. [3] F. Babich, M. Cook, D. Loveday, P. Cropper, Numerical modelling of thermal comfort in non-uniform environments using real-time coupled simulation models, in: Proceedings of Building Simulation and Optimisation 2016: 3rd IBPSA-England Conference, IBPSA, Newcastle upon Tyne, UK, 2016: pp. 4–11. * Francesco Babich, dottorando presso la Loughborough University in Inghilterra. Si occupa principalmente di modellazione numerica, come CFD e ter moregolazione umana, e di simulazioni ter miche dinamiche di edifici. Nella medesima università insegna inoltre valutazione economica in corsi triennali e magistrali. Versione italiana dell’articolo uscito in UK su newsletter CIBSE.

I primi risultati sono promettenti ed evidenziano come la DTS calcolata dal modello è molto più vicina al voto di persone reali in confronto alle previsioni tradizionali del modello PMV. Questo si spiega con la migliore modellazione della risposta termoregolatoria della persona e del suo abbigliamento. E’ stato infatti possibile definire

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DATI CLIMATICI INTERNI ED ESTERNI PER LE SIMULAZIONI IGROTERMICHE DINAMICHE IN ITALIA di Eleonora Marra *

2. Clima interno Le forzanti climatiche interne sono la temperatura dell’aria e l’umidità relativa. In assenza di valori orari misurati in sede di monitoraggio ambientale, esistono alcune norme internazionali che permettono di determinare le condizioni al contorno interne attraverso approcci semplificati. A questo riguardo sono di particolare interesse la UNI EN 15026:2008 [4] e la UNI EN ISO 13788:2013 [5].

1. Introduzione Le simulazioni igrotermiche dinamiche, come illustrato in precedenti pubblicazioni ANIT (cfr. [1] e [2]), permettono di valutare quasi tutti i fenomeni fisici rilevanti nella pratica edilizia, superando le limitazioni insite nel tradizionale calcolo di Glaser. Tuttavia, a fronte degli indubbi vantaggi e potenzialità da esse offerti, le simulazioni richiedono una grande quantità di dati d’ingresso: geometria e materiali della soluzione tecnica analizzata, orientamento e inclinazione della stessa, caratteristiche superficiali, condizioni iniziali e condizioni al contorno.

La UNI EN 15026 rappresenta la norma di riferimento per le simulazioni igrotermiche dinamiche ed è dunque naturale che, in mancanza di dati specifici misurati, ci si rivolga ad essa per avere informazioni sul clima interno da impostare per il calcolo. In conformità a tale norma, e similmente a quanto prescritto dalle linee guida WTA 6-2 [6], la temperatura dell’aria interna viene derivata dalla temperatura dell’aria esterna attraverso una funzione lineare (Figura 1, a sinistra). La funzione di conversione si basa sul presupposto che la temperatura interna sia linearmente dipendente da quella esterna. Tuttavia, quando la temperatura esterna è inferiore a 10 °C, la temperatura interna si mantiene costante e pari a 20 °C mediante riscaldamento; per temperature esterne più elevate di 25 °C, la temperatura interna si mantiene costante e pari a 25 °C mediante condizionamento. La variazione dell’umidità dell’aria interna deriva linearmente non solo dalla temperatura, ma anche dal grado di occupazione dell’edificio (Fi-

Queste ultime sono rappresentate dal clima interno ed esterno. Mentre le condizioni interne sono ricavate da modelli normati, nel seguito brevemente illustrati, i dati climatici esterni sono difficilmente reperibili, soprattutto quelli concernenti pioggia e direzione del vento. Pertanto, parte di una ricerca svolta lo scorso anno presso il Fraunhofer IBP in collaborazione con il Politecnico di Bari [3] si è concentrata sul reperimento, controllo ed elaborazione di dati climatici attendibili, soprattutto per l’Italia meridionale. Non potendo svolgere tale cernita per ogni provincia italiana, si è scelto di seguire un approccio statistico, dividendo il territorio nazionale in otto zone climatiche con caratteristiche termiche e pluviometriche specifiche.

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Figura 1 – Temperatura dell’aria interna (a sinistra) e umidità relativa interna (a destra) in funzione della temperatura dell’aria esterna, secondo il modello proposto dalla norma UNI EN 15026:2008 [4]. In alternativa al modello proposto dalla norma UNI EN 15026, che rimane comunque il riferimento principale nel caso di simulazioni dinamiche, si può far ricorso al modello presente nella UNI EN ISO 13788, specifico per climi marittimi. La norma, tuttavia, non fornisce una definizione precisa di clima marittimo, riferendosi genericamente a regioni costiere. L’imprecisione sulla determinazione delle zone marittime lascia spazio a diverse interpretazioni, che portano anche a considerare tutta l’Italia come regione costiera. Tale assunzione è tuttavia contestabile, almeno per quanto concerne la zona Alpina, quella Appenninica e la pianura Padana.

gura 1, a destra). Questo significa che le funzioni di conversione devono rispettare dei massimi e dei minimi differenti, secondo la destinazione d’uso dell’edificio. Nella Tabella 1 si confrontano i valori massimi e minimi di umidità relativa, rispetto al carico di umidità dato in funzione della destinazione d’uso dell’ambiente interno e del suo grado di occupazione, forniti dalla UNI EN 15026 e dalla WTA 6-2: nonostante si basino sugli stessi principi, il carico di umidità varia a seconda degli ambienti considerati. Di norma, nelle simulazioni dinamiche si considera un carico medio di umidità (evidenziato in grigio in tabella), che corrisponde in entrambi i casi a un range annuale di umidità relativa compreso tra il 30 % e il 60 %. Carico di umidità

UR [%

Basso

25-55

Medio

30-60

Medio + 5%

35-65

Alto

40-70

Tipologia di edificio secondo la norma UNI EN 15026

Tipologia di edificio secondo le linee guida WTA 6-2 Uffici, scuole, negozi

Uffici e residenze con normale grado di occupazione

Abitazioni (comprese cucine e bagni) Incremento del 5% qualora richiesto

Uffici e residenze con alto grado di occupazione

Edifici con un alto grado di occupazione

Tabella 1 – Valori massimi e minimi di umidità relativa rispetto al carico di umidità, in funzione di destinazione d’uso e grado di occupazione dell’ambiente interno, secondo la norma UNI EN 15026:2008 [4] e le linee guida WTA 6-2 [6]. Evidenziata in grigio la classe di riferimento normalmente usata nelle simulazioni.

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Figura 2 – Temperatura dell’aria interna (a sinistra) e carico di umidità (a destra) in funzione della temperatura dell’aria esterna, secondo il modello proposto dalla norma UNI EN ISO 13788 [5]. noto), evidenziata in grigio nella suddetta tabella, viene in genere usata come classe di riferimento per le simulazioni dinamiche.

Anche questa norma propone un modello derivante dalla temperatura dell’aria esterna, utilizzando le stesse funzioni di trasferimento della UNI EN 15026 e della WTA 6-2. Vi sono però due importanti differenze: la prima consiste nel considerare la temperatura costante (20 °C) durante tutto l’anno (Figura 2, a sinistra); la seconda risiede nell’aggiunta di un carico maggiore di umidità all’aria interna (Figura 2, a destra). Esso rappresenta il gradiente di concentrazione di vapore acqueo tra interno ed esterno, ed è definito come rapporto tra la produzione di umidità all’interno dell’ambiente [g/m3h] e il suo tasso di ventilazione [1/h]. La norma prevede cinque casi diversi, a seconda della destinazione d’uso e del grado di occupazione dell’ambiente interno (Tabella 2). La classe 3 (edifici con tasso di occupazione non

Il carico aggiuntivo di umidità previsto dalla UNI EN ISO 13788, tuttavia, rende molto più gravose le condizioni al contorno della soluzione tecnica. Ciò è ben visibile nel grafico di Figura 3, che mostra il confronto tra le condizioni interne di temperatura (in rosso) e umidità relativa (in blu) mutuate dai due diversi modelli proposti dalla normativa, a partire dal clima esterno di Bari. In particolare, si osservi come l’umidità relativa secondo la UNI EN ISO 13788 – classe 3 (linea tratteggiata) superi mediamente di circa il 10 % il valore ottenuto dal modello proposto dalla UNI EN 15026 – carico medio di

Classe di umidità

Carico di umidità [g/m3]

Tipologia di edificio secondo la norma UNI EN ISO 13788

1

2-1

Edifici senza occupazione di persone, magazzini

2

4-1

Uffici, abitazioni con tasso normale di occupazione e ventilazione

3

6-1

Edifici con tasso di occupazione non noto

4

8-1

Palestre, cucine, mense

5

10-2

Edifici speciali, es. lavanderie, birrifici, piscine

Tabella 2 – Classi di umidità con carico di umidità definito in funzione di destinazione d’uso e grado di occupazione dell’ambiente interno, secondo la norma UNI EN ISO 13788:2013 [5]. Evidenziata in grigio la classe di riferimento normalmente usata nelle simulazioni.

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Figura 3 – Confronto tra le condizioni interne di temperatura (in rosso) e umidità relativa (in blu) mutuate dal clima esterno di Bari secondo il modello della norma UNI EN 15026 [4] (linee continue) e quello della norma UNI EN ISO 13788 [5] (linee tratteggiate). un clima temperato mediterraneo, l’Italia mostra molte differenze locali, dovute principalmente alla presenza del mare, alla particolare conformazione della penisola e alla sua vasta estensione longitudinale. Per tener conto di tali peculiarità climatiche è importante dunque analizzare ogni soluzione tecnica in differenti aree geografiche.

umidità (linea continua); nei mesi estivi tale divario si porta addirittura al 20 %. Allo stesso tempo, la temperatura si mantiene costante durante tutto l’anno, cosa assai inverosimile nel nostro Paese. Pertanto si sconsiglia, per il clima interno, l’uso del modello proposto dalla UNI EN ISO 13788, tanto più che tale norma sarebbe dedicata esclusivamente al calcolo semplificato con Glaser.

A tal fine sono percorribili due diverse strade: la prima prevede il reperimento di dati climatici orari per il maggior numero possibile di località italiane; la seconda presuppone la suddivisione del territorio italiano in macro-regioni climatiche, a ciascuna delle quali associare una località di riferimento.

3. Clima esterno Per quanto riguarda il clima esterno la situazione è decisamente più complessa, data la vastità di parametri necessari per poter effettuare una simulazione igrotermica dinamica. Oltre alle informazioni geografiche relative a latitudine, longitudine e altitudine, per ogni località d’interesse sono necessari i seguenti parametri: • temperatura dell’aria [°C]; • umidità relativa [%]; • radiazione solare [W/m²]; • direzione del vento [-]; • velocità del vento [m/s]; • precipitazioni [mm]; • pressione atmosferica [hPa].

Nel primo caso è necessario un gran numero di stazioni metereologiche, i cui rilevamenti sono poi da analizzare ed eventualmente integrare o correggere (qualora le misure per alcune ore/giorni siano mancanti o soggette a errore strumentale), secondo una procedura piuttosto lunga e complessa. In alternativa si può fare ricorso a dati normati, qualora ve ne siano. In Italia, una fonte normata di dati climatici è rappresentata dalla UNI 10349:2016 [7], che sostituisce la precedente norma datata 1994 [8]. Differentemente dalla prima, la versione del 2016 si basa sui dati orari di un anno tipo definito dall’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile (ENEA) e dal

Inoltre, si pone subito la questione di quali siano le località d’interesse da scegliere per l’analisi di una soluzione tecnica in Italia. Dal punto di vista climatico, infatti, pur essendo in genere caratterizzata da

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Comitato Termotecnico Italiano (CTI), che hanno presentato un aggiornamento dei dati climatici nazionali e hanno determinato i dati medi mensili di alcune variabili climatiche. In allegato alla norma sono presenti anche i dati climatici orari, per ogni provincia italiana. Tuttavia, tali dati non sono utilizzabili per le simulazioni dinamiche, poiché mancano informazioni sulla quantità di pioggia e sulla direzione del vento (tali dati non servono per il calcolo energetico, cui la norma è destinata, e dunque sono stati omessi). In alternativa si possono usare software specifici, come ad esempio Meteonorm®, per creare dei dati climatici completi con passo orario. Tuttavia, i modelli alla base di tali software mostrano spesso un’erronea distribuzione della pioggia in funzione della direzione del vento, sottostimando la quantità di pioggia battente e dunque fornendo condizioni al contorno non a favore di sicurezza per il calcolo igrotermico dinamico.

talia, si è scelto di optare per la seconda alternativa e di definire delle macro-regioni climatiche italiane e, per ognuna di esse, una località di riferimento (in base alla disponibilità dei dati metereologici). I fattori climatici statistici di riferimento scelti sono due: temperatura e precipitazioni. 3.1 Temperatura Per la temperatura ci si è basati sulle informazioni contenute nel DPR 26/08/1993, n. 412 [9], il quale assegna a ogni comune italiano una zona climatica secondo la temperatura media annua, poi riprese dal recente DM 26/06/2015 [10]. Le zone climatiche identificate da tale decreto sono sei, contraddistinte dalle prime lettere dell’alfabeto A, B, C, D, E ed F, passando dalla zona più calda alla più fredda. La suddivisione è effettuata in funzione dei cosiddetti Gradi Giorno (GG). Questi sono definiti come la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale di riscaldamento, delle sole differenze positive giornaliere tra la temperatura ambiente, convenzionalmente fissata a 20 °C, e la temperatura media esterna giornaliera, reperibile, per ogni comune italiano, nella norma UNI 10349 del 2016 [7] (in precedenza UNI 10349 del 1994 [8]).

Nel secondo caso si predilige un approccio di tipo statistico, in cui determinati fattori climatici vengono presi in esame in un arco temporale molto ampio (decennale o trentennale) per definire delle zone con condizioni climatiche affini. Poiché il reperimento e la sistemazione di dati climatici consistenti e affidabili ad uso delle simulazioni igrotermiche dinamiche risulta molto oneroso e mancando dati climatici normati completi per l’I-

La versione più recente di tale norma ha innalzato in molte città dell’Italia meridionale il valore dei GG. Pur permanendo la classificazione introdot-

Figura 4 – UNI 10349 nella versione del 1994 [8] (a sinistra) e del 2016 [7] (a destra) a confronto, per capoluoghi di provincia.

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ta dal DPR 412 del 1993, ciò implica la riduzione delle zone climatiche da sei (A, B, C, D, E ed F) a quattro (C, D, E ed F), accorpando alla regione C la A e la B, nonché riducendo le zone F. Un confronto tra le zone climatiche risultanti dalle due versioni della norma UNI 10349 è visibile in Figura 4. L’attribuzione alle diverse zone termiche è stata fatta su scala provinciale per uniformità con la classificazione pluviometrica esposta nel seguito, per la quale manca una definizione su scala comunale. Nel seguito si è scelto di usare la suddivisione in quattro regioni climatiche proposta dalla nuova versione della norma.

gioni insulari a un massimo di oltre 1200 mm/ anno nelle regioni nordorientali. In tutto si riconoscono otto zone pluviometriche diverse, con scarti di 100 mm/anno tra l’una e l’altra. Esistono tuttavia alcune differenze tra le due carte, in parte riconducibili al diverso periodo di osservazione considerato, in parte ad eventuali errori strumentali nei rilevamenti e a una diversa elaborazione statistica dei dati misurati. Dal confronto tra le due mappe, si nota una riduzione della quantità di pioggia nel centro-nord, mentre al sud si ha un aumento delle precipitazioni. Nel complesso però la situazione non subisce variazioni consistenti (le differenze non superano i 100 mm/anno) e pertanto si è deciso di usare, nel seguito, le rilevazioni più recenti, quelle cioè corrispondenti allo scorso decennio, probabilmente più precise e maggiormente rappresentative della situazione attuale (Figura 5, a destra).

3.2 Precipitazioni Per quanto concerne le precipitazioni, le fonti statistiche consultate sono due: l’Atlante Climatico dell’Aeronautica Militare (AMI) [11], con dati climatici del trentennio 1971-2000, e il rapporto dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) [12], relativo al decennio 2000-2009. In entrambi i casi, i dati riportati si riferiscono a un numero limitato di città. Pertanto, la visualizzazione di tali dati nelle mappe pluviometriche che seguono (Figura 5) è stata eseguita su scala provinciale, avendo cioè come riferimento i dati dei rispettivi capoluoghi di provincia.

Si è poi passati a definire gli intervalli di pioggia in cui suddividere i dati scelti. A questo proposito si è adottata la classificazione suggerita dalla norma tedesca DIN 4108-3:2014 [13], la quale prevede tre categorie di precipitazioni: minori di 600 mm/anno, comprese tra 600 mm e 800 mm/ anno, maggiori di 800 mm/anno. Così facendo è stato possibile ridurre le classi pluviometriche da otto a tre solamente. I dati delle precipitazioni

Si osserva un range di precipitazioni molto ampio, con un minimo di 400 mm/anno nelle re-

Figura 5 – Distribuzione delle precipitazioni per capoluogo di provincia, medie nel trentennio 1971-2000 [11] (a sinistra) e nel decennio 2000-2009 [12] (a destra).

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medie annue per il decennio 2000-2009 dell’ISTAT sono stati dunque riorganizzati secondo la classificazione della succitata norma DIN, ottenendo la carta pluviometrica di Figura 6. 3.3 Determinazione delle zone climatiche italiane e delle località di riferimento Con questi presupposti è stata eseguita un’analisi incrociata fra la distribuzione dei Gradi Giorno di Figura 4 (a sinistra) e la carta pluviometrica di Figura 6, ottenendo una carta delle macroregioni climatiche italiane, visibile in Figura 7. Si riconoscono otto zone, con caratteristiche termiche e pluviometriche precise: • C1 – zona C dei GG, con precipitazioni ≤ 600 mm/anno; • C2 – zona C dei GG, con precipitazioni da 600 mm/anno a 800 mm/anno; • D1 – zona D dei GG, con precipitazioni ≤ 600 mm/anno; • D2 – zona D dei GG, con precipitazioni da 600 mm/anno a 800 mm/anno; • D3 – zona D dei GG, con precipitazioni ≥ 800 mm/anno;

Figura 6 – Distribuzione delle precipitazioni per provincia, in base ai dati climatici medi annui dal 2000 al 2009 [12], suddivisi secondo la classificazione proposta dalla norma tedesca DIN 4108-3:2014 [13].

Figura 7 – Macroregioni climatiche italiane per provincia, ottenute incrociando la classificazione termica dei GG proposta dalla norma UNI 10349:2016 [7] e i dati pluviometrici dell’ISTAT per il decennio 2000-2009 [12], suddivisi in base alla norma tedesca DIN 4108-3:2014 [13].

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• E2 – zona E dei GG, con precipitazioni da 600 mm/anno a 800 mm/anno; • E3 – zona E dei GG, con precipitazioni ≥ 800 mm/anno; • F3 – zona F dei GG, con precipitazioni ≥ 800 mm/anno.

Dall’archivio di WUFI ® sono state selezionate tre città: Milano, Bolzano ed Enemonzo, preso come riferimento per Belluno, data la somiglianza climatica (temperatura e pioggia) e geografica (altitudine e latitudine) dei due luoghi. Le altre cinque località di riferimento sono state scelte in base alla disponibilità dei dati del MIPAAF. Nel complesso, le otto città selezionate per ognuna delle otto macroregioni climatiche italiane sono le seguenti:

Le lettere C, D, E ed F si riferiscono alla suddivisione termica, essendo mutuate dalla carta dei GG proposta dalla nuova versione della UNI 10349; i numeri 1, 2 e 3 indicano l’intensità crescente delle precipitazioni riferite al decennio 2000-2009 analizzato dall’ISTAT, classificate in base alla DIN 4108-3:2014.

• • • • • • • •

In seguito, per ogni categoria è stata selezionata una località di riferimento. La scelta è stata guidata principalmente dalla disponibilità dei dati climatici orari pervenuti. Infatti, come accennato in precedenza, al momento l’unica norma con dati climatici orari è la norma UNI 10349:2016, che non contiene però informazioni sulla direzione del vento e sulle precipitazioni. Per questa ragione sono stati usati i dati del Ministero delle politiche agricole, generi alimentari e forestali (MIPAAF) [14] e i dati già presenti nella banca dati del software di simulazioni igrotermiche dinamiche WUFI® [15], che però sono ridotti a poche località (otto) per lo più concentrate nell’Italia settentrionale.

Catania per la zona C1; Agrigento per la zona C2; Oristano per la zona D1; Bari per la zona D2; Cosenza per la zona D3; Bolzano per la zona E2; Milano per la zona E3 Belluno per la zona F3.

Di seguito (Tabella 3) sono riportate le informazioni principali riguardanti i dati climatici medi annuali delle otto località scelte. I dati climatici già presenti nell’archivio climatico di WUFI ® fanno riferimento a un anno tipo, detto Test Reference Year (TRY), creato selezionando, per ogni mese dell’anno, quello più simile all’andamento statistico dei parametri considerati (tipicamente temperatura e pioggia) della serie storica (almeno decennale).

Tabella 3 – Medie annuali dei dati climatici (temperatura, umidità relativa, pioggia e velocità del vento) per le otto località di riferimento.

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Per le altre località, non comprese nel suddetto archivio, il database del MIPAAF rende disponibili i dati orari degli ultimi tre anni (20142016), con tutti i parametri climatici necessari per le simulazioni dinamiche. Per le sottozone interessate (C1, C2, D1, D2, D3), tale database contiene ventiquattro stazioni meteo, distribuite nel centro-sud Italia. Dopo un’attenta analisi della posizione di tali stazioni metereologiche e del numero dei dati resi disponibili da ognuna di esse, sono state selezionate le stazioni con numero di dati orari sufficienti, caratteristiche climatiche simili a quelle dei capoluoghi di riferimento e maggiore vicinanza al capoluogo di provincia. La stazioni meteo in questione sono:

si è scelto il .WAC, che è compatibile con il software si simulazioni igrotermiche WUFI® e che prevede 8760 righe di dati (una per ogni ora dell’anno) e tante colonne quanti sono i parametri climatici considerati – sette nel caso specifico (temperatura, umidità, radiazione solare, pioggia, pressione dell’aria, direzione e velocità del vento).

Le stazioni metereologiche selezionate si trovano in genere a una distanza massima di 30 km dai capoluoghi e sono ad una altitudine confrontabile. La somiglianza delle caratteristiche climatiche tra le diverse stazioni e la loro rispondenza alle medie climatiche degli ultimi decenni è stata valutata mediante confronto con le serie storiche dell’ultimo trentennio, estratte dall’Atlante dell’Aeronautica Militare [11], e quelle dello scorso decennio, desunte dall’Archivio Climatico dell’Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA) [16]. Le differenze riscontate sono molto ridotte per quasi tutti i parametri considerati; solo i dati di piovosità media annua si discostano talvolta dalle statistiche.

Infine, a partire dai tre file climatici .WAC a disposizione per ogni località di riferimento è stato creato un ulteriore file .WAC contenente l’anno tipo (TRY), cioè quello più rappresentativo del clima della zona scelta. Per ogni anno sono stati esaminati tutti i mesi singolarmente, scelti poi in relazione a due parametri fondamentali, valutati contemporaneamente: temperatura e precipitazioni. La selezione e il raccordo dei mesi scelti è stato effettuato con l’ausilio di un programma messo a punto al Fraunhofer IBP, specifico per la creazione di TRY. La quantità di precipitazioni è stata leggermente aumentata per garantire un certo margine di sicurezza. In ogni caso, malgrado lo scarso numero di dati annuali misurati (tre anni contro i dieci in genere usati per la redazione di un TRY), i risultati ottenuti sono confrontabili con le medie mensili contenute nell’Atlante dell’Aeronautica Militare e nell’Archivio Climatico dell’Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA). Le discrepanze che si possono notare talvolta sono perlopiù trascurabili e dovute principalmente alle anomalie metereologiche degli ultimi anni rispetto alla tendenza decennale e trentennale e/o a una diversa collocazione delle stazioni meteo rispetto al capoluogo di riferimento. Per maggiori dettagli si rimanda a [3].

In seguito sono stati vagliati attentamente i parametri di ogni serie di dati: talvolta sono stati individuati errori strumentali e lacune, rispettivamente corretti e integrati mediante interpolazione. Per la radiazione solare si è resa necessaria anche la verifica di sfasamenti orari e inversioni giorno-notte. Al termine di tali controlli è stato finalmente possibile realizzare dei file climatici completi e idonei per le simulazioni dinamiche degli anni 2014, 2015 e 2016. Per l’estensione di detti file

4. Conclusioni Le simulazioni dinamiche sono uno strumento molto più raffinato rispetto al calcolo di Glaser per le verifiche igrotermiche, ma anche più complesso. Esse hanno bisogno di una mole di dati d’ingresso molto superiore a quella finora richiesta e dunque disponibile in Italia. Un problema particolare è rappresentato dai dati climatici, riguardo ai quali le informazioni sono spesso carenti o mancanti.

• • • • •

Santo Pietro per Catania; Pietranera per Agrigento; Santa Lucia per Oristano; Palo del Colle per Bari; Sibari per Cosenza.

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Per i dati climatici interni, anche in Italia il modello di riferimento è quello proposto dalla UNI EN 15026, che mutua temperatura e umidità relativa dell’aria interna dalla temperatura dell’aria esterna. Tale modello, specifico per le verifiche igrotermiche in regime dinamico, appare infatti molto più realistico di quello descritto dalla UNI EN ISO 13788, indicato per il calcolo di Glaser e in genere troppo gravoso, anche se teoricamente indicato per i climi marittimi.

[4] UNI EN ISO 15026:2008, Valutazione del trasferimento di umidità mediante una simulazione numerica. [5] UNI EN ISO 13788:2013, Prestazione igrotermica dei componenti e degli elementi per l’edilizia – Temperatura superficiale interna per evitare l’umidità superficiale critica e condensazione interstiziale – Metodi di calcolo. [6] WTA-Merkblatt 6-2 (12.2014/D), Simulation wärme- und feuchte-technischer Prozesse. Fraunhofer IRB-Verlag, 2014. [7] UNI 10349:2016, Riscaldamento e raffrescamento degli edifici – Dati climatici. [8] UNI 10349:1994, Riscaldamento e raffrescamento degli edifici – Dati climatici. [9] DPR 26/08/1993 n. 412, Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici al fine del contenimento dei consumi di energia. [10] DM 26/06/2015, Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici. [11] AA.VV., Atlante Climatico d’Italia. Centro Nazionale di Meteorologia e Climatologia Aeronautica, Aeronautica Militare. [12] AA.VV, Andamento meteo-climatico in Italia. Rapporto Istat, 2009. [13] DIN 4108-3:2014-11, Wärmeschutz und Energie-Einsparung in Gebäuden – Teil 3: Klimabedingter Feuchteschutz – Anforderungen, Berechnungs-verfahren und Hinweise für Planung und Ausführung. 2014. [14] AA.VV., Open Data Agricoltura – Ministero delle politiche agricole, generi alimentari e forestali (MIPAAF). https://www.politicheagricole.it/ > Open Data. [15] H.M. KÜNZEL, Simultaneous Heat and Moisture Transport in Building Components. Tesi di Dottorato, Fraunhofer IRB, Stoccarda, 1995. [16] AA.VV., Archivio climatico dell’Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA). http://openarchive.enea.it/.

Per i dati climatici esterni, attualmente manca in Italia una fonte normata o un archivio nazionale con dati orari completi, cioè comprensivi di temperatura, umidità relativa, pressione dell’aria, radiazione solare, pioggia, velocità e direzione del vento. Pertanto si è pensato di risolvere il problema prediligendo un approccio di tipo statistico, approdando infine al riconoscimento di otto sottozone climatiche italiane (C1, C2, D1, D2, D3, E2, E3 ed F3 dalla più calda e secca alla più fredda e piovosa), così divise in base alle medie annuali di temperatura e piovosità, ottenute combinando informazioni desunte dalle norme (UNI 10349:2016) con dati misurati da vari enti (ENEA, AMI, MIPAAF). Per ogni zona è stata scelta una località di riferimento e, dove mancante, ne è stato creato il file climatico in modo da ottenere il cosiddetto Test Reference Year (TRY). Così, accanto ai TRY per Belluno (F3), Milano (E3) e Bolzano (E2), già presenti nell’archivio del software di simulazione WUFI®, sono stati redatti quelli per Cosenza (D3), Bari (D2), Oristano (D1), Agrigento (C2) e Catania (C1). 5. Riferimenti bibliografici [1] R. ESPOSTI, G. GALBUSERA, A. PANZERI, C. SALANI, Muffa, condensa e ponti termici. Da: “L’isolamento termico e acustico”, vol. 4, pp. 35-64. ANIT, Milano 2014. [2] E. MARRA, Le simulazioni termiche dinamiche: possibili applicazioni nella pratica edilizia. Neo-Eubios, p. 55, 13, Milano 2016. [3] V. CASCIONE, Valutazione igrotermica di soluzioni tecniche d’isolamento dell’involucro edilizio per il recupero energetico in Italia per mezzo di simulazioni dinamiche. Tesi di laurea, pp. 64-76. Politecnico di Bari, 2016.

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* Eleonora Marra, Moisture Control & Building in Different Climatic Zones Department Hygrothermics, Fraunhofer Institute for Building Physics IBP

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BARYS ARENA (ICE HOCKEY ARENA) ASTANA KAZAKHSTAN Correzione acustica del Palazzetto del ghiaccio “Barys Arena” tramite pannelli in fibra di poliestere. Analisi e valutazioni sulla posa con sistema a “baffle”. di Donato Masci, Cecilia Torracchi *

1. Introduzione Nella primavera del 2015 la Proaudio Consulting fu incaricata di progettare, realizzare e collaudare il trattamento acustico della Barys Arena di Astana, Kazakhstan. La progettazione è stata effettuata per Proaudio Consulting da Donato Masci e Cecilia Torracchi di Studio Sound Service. Al momento dell’incarico la struttura della Barys Arena era praticamente terminata e si presentava come un enorme palazzetto del ghiaccio vuoto in cui non era stata applicata alcuna correzione acustica dell’interno. Pur essendo uno stadio del ghiaccio, il palazzetto è nato per essere uno spazio polivalente destinato ad accogliere diversi tipi di eventi sportivi, multimediali, musicali e, in generale, di entertainment.

Il palazzetto, il cui volume è circa 300.000 m 3, prevedeva come uniche superfici assorbenti le persone a sedere (quando a sala piena) e, parzialmente, le poltroncine rimaste libere realizzate in plastica forata (anche se non imbottite).

Ovviamente, per la quasi totalità delle destinazioni d’uso possibili, l’impianto audio gioca un ruolo fondamentale. Infatti questo viene utilizzato sia per la riproduzione vocale degli annunci, sia per la riproduzione musicale che spesso accompagna le partite di Hockey (ogni goal o evento particolare è segnalato da un jingle musicale), sia per le musiche del pattinaggio artistico e gli altri eventi in genere.

Tott = 0,32 log(V) + 0,03 [s] (ambiente non occupato adibito al parlato) Tott = 1,27 log(V) - 2,49 [s]

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2. Valori Target Al di là del tipo di intervento di correzione acustica il lavoro presentava un primo problema iniziale: quale doveva essere il tempo di riverberazione ottimale per un ambiente del genere? Le principali normative italiane che trattano i parametri acustici degli spazi chiusi, e a cui abbiamo fatto riferimento, sono la UNI 11367 e la UNI 11532. Secondo la UNI 11367, i valori ottimali del tempo di riverberazione medio fra 500 Hz e 1000 Hz sono ricavabili dalle espressioni:

(ambiente non occupato adibito ad attività sportive) dove V è il volume dell’ambiente [m3]. Il tempo di riverberazione ottimale a sala vuota secondo la UNI 11367, definito in base al volume sti-

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mato grazie al modello al CAD acustico (300.000 m3 c.a.), è di circa 4.47 s @ 500 Hz.

Con i risultati dei rilievi fonometrici abbiamo potuto tarare il nostro modello al CAD acustico (AFMG EASE).

Dato che il pubblico ricopre una grandissima parte di superficie a sala piena la variazione sarà sostanziale: moltiplicando per un fattore 0.8, si ottiene un valore indicativo di 3.6 s. Analizzando i risultati e interpolando le dimensioni riteniamo, comunque, che il valore calcolato con la normativa UNI11367 e approssimato a sala piena possa essere un riferimento opportuno.

Dopo aver creato il modello 3d, faccia per faccia, sono stati applicati i materiali corrispondenti con le loro relative caratteristiche di assorbimento e diffusione acustica. La taratura consiste nel variare alcuni coefficienti di assorbimento delle pareti dell’Arena per accordare il modello con i risultati delle misure effettuate con lo scoppio del palloncino. Questo è uno dei processi più delicati dello studio perché è fondamentale l’esperienza del progettista nel saper riconoscere eventuali criticità di alcuni materiali e i comporta-menti in frequenza.

Per quanto riguarda gli altri parametri è stato considerato (sempre su indicazione della stessa normativa) il parametro di Chiarezza C50 (che è considerato dalla comunità internazionale come un indice un po’ vago poiché il suo valore misurato in opera cambia sostanzialmente da punto a punto, a seconda che ci si trovi vicino ad una superficie rigida etc.). Tuttavia il valore medio da ottenere, stimolando la sala con l’impianto elettro-acustico, è stato stimato essere > -2 dB.

L’elemento più critico è risultato essere il pannello sandwich di copertura per cui abbiamo dovuto fare uno studio accurato. Prendendo in esame la stratigrafia della copertura fornita, è stato calcolato il coefficiente di assorbimento acustico della copertura vuota: il materiale è molto riflettente alle medio-alte frequenze, ma non così tanto alle basse.

L’ultimo parametro considerato è stato lo STI (Speech Transmission Index) il cui valore minimo richiesto è di 0.5 requisito minimo anche per normative di sicurezza per quanto riguarda gli impianti di evacuazione audio EVAC. Ricordiamo che i valori dello STI sono particolarmente dipendenti dal tipo di puntamento e dal fine-tuning che si fa sui diffusori in sala.

La simulazione è stata effettuata con il software SoundFlow dell’AFMG che permette di simulare per via analitica le proprietà di isolamento e assorbimento acustico di pacchetti di materiali e di importarli nel database di EASE.

A nostro parere era proprio lo STI il parametro di riferimento più importante ed era necessario che esso raggiungesse dei valori anche più alti di quelli minimi di legge; per questo motivo è stato deciso di abbassare ulteriormente il target del valore del tempo di riverberazione in modo da ottenere valori di STI più elevati.

Per comparare i risultati delle misure rispetto ai valori delle simulazioni e completare la taratura del modello, abbiamo dovuto tener conto del fatto che al momento delle misure (essendo ancora un cantiere aperto) la pista di ghiaccio era ricoperta da lastre di legno poroso, le sedute non erano state installate, non erano presenti molte superfici riflettenti (ledwall, barriere, vetrate, etc.) ed c’erano ancora molte aperture (porte, vetrate, aperture per aria e impianti, cartongessi non completati).

3. L’analisi Per prima cosa è stata effettuata una campagna di misure in loco (utilizzando come sorgente una serie di palloncini di circa 1 m di diametro gonfiati ad aria compressa e come sistema di acquisizione il sistema CLIO certificato in classe 1).

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Nella tabella, il risultato della taratura del modello (curva blu) in relazione ai valori di riverberazione misurata (grafici T20 e EDT di fianco):

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tà, la questione è piuttosto delicata perché il coefficiente di assorbimento di un “pacchetto baffle” non ha un valore fissato ma varia a seconda di molti parametri, primo fra tutti la distanza dalla superficie rigida, ma anche la distanza tra i baffle e la loro geometria (oltre che, ovviamente, le proprietà del materiale fonoassorbente).

4. Il progetto Il trattamento acustico progettato per la Barys Arena è mirato ad abbattere la forte riverberazione presente causata dal notevole volume dell’ambiente e dalle caratteristiche di riflessione delle sue superfici. Un’arena dell’hockey è già di per sé uno spazio acusticamente complesso perché il ghiaccio del campo è un materiale estremamente riflettente. Inoltre, come spesso acca-de per arene di queste dimensioni, il soffitto è a cupola e genera fenomeni di focalizzazione acustica verso il centro della sala (che è riflettente, per il ghiaccio) amplificando ulteriormente la riverberazione.

I sistemi con posa a baffle sono spesso usati per ridurre il rumore in aree produttive con elevata umidità e particolari requisiti igienici: la fibra di poliestere, scelta appositamente per questo intervento, soddisfa pienamente tali esigenze. Il miglioramento rispetto ai sistemi a cloud orizzontali è dovuto al materiale, il poliestere, che in questa configurazione, pur perdendo una piccola quantità di assorbimento ad alta frequenza (dove però il materiale poroso è già di per sé estremamente performante), acquista performance sulle basse frequenze.

In piena attività l’area fonoassorbente che occuperà più superficie sarà l’anello dove risiederà il pubblico. Grazie ai dati precisi di fonoassorbimento forniti per le sedute è poi stato possibile stimare il comportamento della sala con e senza pubblico.

È stato verificato sperimentalmente che per valutare le prestazioni del sistema, la semplice somma dell’area di assorbimento equivalente di un singolo baffle sovrastima l’assorbimento del sistema e, quindi, non è corretta. Per tale motivo per calcolare il coefficiente di assorbimento della superficie equivalente di soffitto trattata con baffle verticali siamo ricorsi ad un metodo teorico che si basa su una costruzione di tipo geometrico, valida in situazioni in cui l’altezza dei baffle è dello stesso ordine di grandezza della loro spaziatura.

Anche considerando la presenza di persone, il soffitto a cupola resta comunque una superficie riflettente molto problematica. L’intervento di trattamento acustico è progettato per assorbire le riflessioni che provengono proprio da quest’area in modo da abbatte-re il tempo di riverberazione smorzando le focalizzazioni della cupola. Il trattamento acustico della Barys Arena è stato pensato per fornire allo spazio le appropriate caratteristiche acustiche di polifunzionalità considerando, quindi, le numerose destinazioni d’uso: in primis, ovviamente, quella sportiva di stadio dell’hockey, ma anche varie performance musicali amplificate, eventi, conferenze, etc.

A tale scopo è stato necessario: - valutare il coefficiente di assorbimento α B del pannello di poliestere; - calcolare a’ come rapporto tra distanza tra i baffle e loro altezza e calcolare l’energia sonora che passa tra i baffle; - esaminare l’energia sonora che viene dissipata in n passaggi attraverso i baffle (che riflettono o trasmettono il suono); - considerare l’assorbimento del soffitto, α H , sul quale si andrà a porre il sistema baffle; - determinare il coefficiente di assorbimento relativo all’unità di superficie del sistema

Il cuore del progetto è stato sicuramente lo studio delle caratteristiche del trattamento acustico a soffitto con i baffle a sospensione e la loro posa in opera. L’intervento basato sull’applicazione di baffle a soffitto è spesso visto come la panacea di tutti i mali da molti installatori; in real-

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baffle mediante una relazione costituita da una serie numerica con i parametri appena descritti: a’, α B e α H .

Il totale dei pannelli è stato di circa 3000 per un totale di circa 9000 m 2 . I pannelli sono stati agganciati alle travi di copertura, il loro passo è stato ottimizzato sulla base dell’algoritmo riportato precedentemente ed è di 1.5 m.

Questo procedimento è stato programmato e calcolato con il software Mathematica e ci ha per messo di combinare i parametri di nostro interesse e ricavare la configurazione ottimale. Ovviamente si è dovuto tenere conto dell’assorbimento del pannello sandwich del soffitto esistente che avevamo stimato.

Per installare i baffle è stata pensata una soluzione che è riuscita a conciliare massima sicurezza del montaggio, velocità e facilità di installazione e che ha comportato una po-sa ordinata e un perfetto allineamento dei pannelli.

La scelta della fibra di poliestere è stata determinata da una lunga serie di vantaggi: ecosostenibilità, durata nel tempo, certificazioni ignifughe e antisgocciolamento, atossicità e facilità e resistenza del montaggio che abbiamo progettato ad hoc con la collaborazione di Manifattura Maiano. Sono stati posti pannelli 120x240 sfalsati tra loro, come da disegno.

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In particolare, per l’aggancio dei pannelli al sistema di sospensione è stato utilizzato un dispositivo denominato “molletta baffle”, sviluppato e brevettato da Manifattura Maiano Spa. La larghezza dei pannelli è stata progettata anche per coordinarli col passo delle travi e quindi poterli sospendere facilmente.

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cavo con occhiello per formare il cappio e chiu-dersi “a cravatta” attorno alle travi

Sistema di aggancio ”Molletta baffle” brevettato da Manifattura Maiano Spa.

inserimento del cavo nel morsetto per fissaggio alla “molletta”

il morsetto può aiutare a registrare l’altezza, se ne-cessario

aggancio della molletta al pannello: gli uncini si inseriscono nella fibra aggrappandosi

aggancio del cavo con il blocco del morsetto alla molletta e sospensione del pannello

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Chi ha detto che non si può giocare sul cappotto?

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38 località in Italia.

Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico

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PROGETTARE LA RIQUALIFICAZIONE DELL’INVOLUCRO Diagnosi, progetto e posa delle soluzioni per l’isolamento termico e acustico Durante il convegno verrà affrontato il tema della riqualificazione termica e acustica del patrimonio esistente analizzando i possibili interventi. Il punto di partenza per una buona e sostenibile riqualificazione è lo studio approfondito del comportamento dell’edificio. Solo dopo una opportuna valutazione degli interventi possibili si può progettare e realizzare un nuovo involucro efficiente. Verranno quindi presentate soluzioni e criticità ed analizzate le norme e le regole da rispettare in funzione delle tipologie di intervento previste. Per quanto riguarda l’efficienza energetica verrà presentata un’analisi dettagliata del DM 26 giugno 2015 negli ambiti di applicazione legati agli edifici esistenti. Per l’acustica verranno introdotte le nuove norme di progettazione dei requisiti acustici passivi. Verranno inoltre presentate le prescrizioni sia per quanto riguarda l’efficienza energetica che l’acustica in edilizia presenti nei CAM: Criteri minimi ambientali per gli appalti pubblici. LE DOMANDE ALLE QUALI IL CONVEGNO RISPONDE: • Come posso analizzare un edificio esistente dal punto di vista energetico e acustico? • Quali sono gli obblighi legislativi in materia di efficienza energetica e acustica edilizia in funzione degli interventi? • Come è possibile progettare la riqualificazione dell’involucro?

PROGRAMMA 15.00 Introduzione. La corretta diagnosi sugli edifici: come analizzare il comportamento energetico e acustico. Dal problema alle soluzioni nel rispetto delle leggi: Efficienza energetica: i requisiti del DM 26 giugno 2015 per gli edifici esistenti. Acustica: prescrizioni legislative e norme di riferimento. 16.00 Interventi tecnologici 1

• Quali sono le criticità nella progettazione e realizzazione degli interventi?

SONO PREVISTI CREDITI FORMATIVI PER I PARTECIPANTI COME ISCRIVERSI La partecipazione al convegno è gratuita. Iscrizione sul sito ANIT: www.anit.it

Iscriviti Subito

17.20 Pausa 17.40 Oltre l’efficienza energetica: il comfort e le verifiche termo igrometriche. Acustica edilizia: analisi dell’edificio e nuovi modelli di calcolo 18.20 Dibattito e chiusura lavori. Per i programmi dettagliati e i relatori, visitare il sito www.anit.it, alla pagina Convegni


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COMFORT E SICUREZZA IN EDILIZIA Efficienza energetica, acustica e antisismica Parlare di progettazione integrata termica, acustica e antisismica è la nuova sfida per il mondo della progettazione architettonica. L’attuale scenario normativo infatti, sebbene consideri i tre ambiti separatamente, si sta assestando su standard sempre più elevati tanto che risulterà inevitabile una conoscenza di base condivisa. Il seminario è l’occasione per fare il punto con gli esperti ANIT sulle regole per la corretta progettazione energetica (secondo il DM 26/6/15), acustica (secondo il DPCM 5/12/97) e antisismica (secondo il DM 14/1/2008) e per ragionare su opportunità e possibilità di una correlazione dei requisiti minimi obbligatori. L’evento è l’occasione per fornire al professionista spunti di riflessione ed esempi di soluzioni tecnologiche. Il seminario si rivolge a tutti gli attori del processo edile: progettista, direttore lavori, collaudatore acustico, responsabile dell’ufficio tecnico, direttore tecnico d’impresa, CTU, CTP, ecc.

LE DOMANDE ALLE QUALI IL CONVEGNO RISPONDE:

PROGRAMMA 15.00 Introduzione: la progettazione integrata.

• Quali sono i requisiti minimi di isolamento termico, acustico e di antisismica? • Ci sono punti di contatto tra le prescrizioni? • Parlare di progetto integrato è utopico o realistico? • Quali soluzioni tecnologiche possono rispettare i limiti di legge?

Le prestazioni dell’involucro ad energia quasi zero come previsto dal DM 26/06/2015. Le prestazioni acustiche obbligatorie secondo il DPCM 5/12/97. La progettazione antisismica: requisiti per gli edifici e mappatura della zone sismiche. 16.00 Interventi tecnologici 1 17.20 Pausa

SONO PREVISTI CREDITI FORMATIVI PER I PARTECIPANTI

COME ISCRIVERSI La partecipazione al convegno è gratuita. Iscrizione sul sito ANIT: www.anit.it

Iscriviti Subito

17.40 Termica, acustica e antisismica: tre requisiti un unico progetto • Strutture esterne e partizioni interne • Nodi di collegamento: ponti termici e acustici risolti in sicurezza. 18.20 Dibattito e chiusura lavori.

Per i programmi dettagliati e i relatori, visitare il sito www.anit.it, alla pagina Convegni


ANIT Associazione

PROGETTARE LA RIQUALIFICAZIONE DELL’INVOLUCRO.

Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico

TOUR ANIT 2017

DIAGNOSI,, PROGETTO E POSA DELLE SOLUZIONI PER L’ISOLAMENTO TERMICO E ACUSTICO.

SONDRIO 9 Novemb.

AOSTA

22 Novem.

20 Aprile

BRESCIA 26 Ottobre

BERGAMO

TREVISO

4 Ottobre

17 Maggio

BRESCIA

PIACENZA

PADOVA

30 Marzo

31 MAGGIO

MANTOVA 5 Luglio

MASSA C. 5 Aprile

GENOVA 21 Giugno

COM COMFORT E SICUREZZA SICUR IN EDILIZIA. EDI

REGGIO E.

27 Settem.

20 Giugno

11 Maggio

10 Aprile

PARMA

CUNEO

16 Maggio

VICENZA

20 Novem

Come si analizza un edificio esistente d dal punto di vista energetico e acustico? energe Quali sono gli obblighi legislativi in ma materia di efficienza energetica e acustica edilizia in funzione degli interventi? Com’è possibile progettare la riqualificazion cazione dell’involucro? Quali sono le criticità nel nella progettazione e realizzazione degli interventi?

UDINE

3 Ottobre

BERGAMO

25 Settem.

TORINO

BELLUNO

RIMINI

LUCCA

15 Novem.

7 Novem.

LA SPEZIA 8 Novem.

AREZZO

PESARO

4 Luglio

26 Settem.

EFFICIENZA EN ENERGETICA, ACUSTICA E AN ANTISISMICA.

LIVORNO ASCOLI P.

4 Aprile

14 Giugno

VITERBO 18 Ottobre

28 Novem.

ROMA

CHIETI

29 Novem.

minimi di isolamento Quali sono i requisiti mini termico, acustico e di antisismica? 13 Giugno Ci sono punti di contatto tra le prescrizioni? utopico o realistico? Parlare di progetto integrato è uto tecnologiche possono Quali soluzioni tecno rispettare i limiti di legge? CAMPOBASSO

PESCARA

L’AQUILA

14 Novem.

25 Ottobre

FROSINONE 17 Ottobre

CASERTA 4 Maggio

BENEVENTO

BARI

10 Ottobre

24 Ottobre

MATERA 12 Aprile

NUORO

NAPOLI

23 Maggio

11 Ottobre

ORISTANO

PREVISTI

24 Maggio

CREDITI FORMATIVI

CAGLIARI 6 Giugno

AVELLINO 3 Maggio

LECCE 11 Aprile

PER I PARTECIPANTI

Maggiori informazioni È possibile contattarci per telefono al numero 02/89415126 o via email all’indirizzo eventi@anit.it

Iscriviti Subito CON LA PARTECIPAZIONE DI:

PALERMO 10 Maggio

CATANIA 9 Maggio

Sono queste le tematiche a cui temat rispondono rispondo le due proposte di pr ANIT 2017, convegni A in oltre 40 località. Registrazioni sul sito www.anit.it


e sospensione dei pannelli doveva essere intervallata da momenti di riposo per problemi di circolazione. Questo è un altro dei motivi per cui lo studio preliminare del numero di pannelli doveva essere il più preciso possibile fin dalle fasi preliminari.

5. La Realizzazione Dato che la copertura era già stata effettuata, la realizzazione dell’intervento è stata affidata ad un team di riggers altamente addestrato a lavorare ad altezze molto elevate (la Barys Arena è alta 45 m). Ogni operazione di sollevamento

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Per quanto riguarda il tempo di riverberazione, si riporta uno specchio dei risultati massimi attesi in frequenza e il confronto con i parametri misurati T30 ed EDT con l’impianto audio e T30-10 con i palloncini:

6. Il Collaudo Il 2 Novembre 2015 è stato collaudato l’intervento con misurazioni acustiche, utilizzando di nuovo i palloncini da 1 m di diametro e l’impianto audio residente.

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I tempi di riverberazione e il C50, così come lo STI medio, che è pari a 0.56, misurati a sala vuota, ovvero nel caso peggiore, sono ampiamente soddisfacenti. I parametri misurati a sala vuota sono concordanti con le simulazioni al CAD acustico eseguite in fase di progettazione. Per questo motivo si ritiene che a sala piena i risultati siano ancora migliori e che anch’essi rispettino le simulazioni effettuate. Il livello di rumore di fondo quando avviene un allenamento è di circa 60 dB(A), quindi è molto silenzioso per un ambiente di tali dimensioni, il che favorisce un ottimo comfort acustico sia ai

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giocatori che agli spettatori. Perciò, essendo l’acustica molto controllata per un ambiente di circa 300.000 m3, il livello dell’impianto può non essere molto elevato per dover sovrastare il rumore di fondo e questo è garantito anche dall’ottima intelligibilità del parlato. * Donato Masci, Consulente di Acustica Studio Sound Service www.studiosoundservice.com Cecilia Torracchi, Studio Sound Service.

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LO SCENARIO DEGLI INVESTIMENTI FINANZIARI DOPO PARIGI COP21 di Emanuele Plata *

Articolo pubblicato sulla rivista trimestrale AIAF n. 99 II/2016

L’articolo si propone di presentare lo scenario di riferimento per gli analisti finanziari, gli investitori istituzionali, professionali e privati, a sei mesi dalla conclusione della conferenza di Parigi COP 21 sul cambiamento climatico. La conferenza, se inizialmente aveva suscitato l’interesse dei media per i rischi terroristici temuti dopo i tragici fatti che avevano insanguinato la metropoli francese, al termine dei lavori ha sollevato entusiastici commenti e speranze popolari, per il consenso di 195 Stati su un accordo volontario per il contenimento del riscaldamento climatico entro un massimo di 2°C (inferiore alla soglia considerata drammatica di 3°C) e per il dibattito sul livello di aiuti economici da dedicare agli stati emergenti ai fini di consentire la loro partecipazione allo sviluppo sostenibile.

Chi è PLEF Planet Life Economy Foundation collabora con l’Associazione Italiana Analisti Finanziari - AIAF già dal 2014 per analizzare gli impatti del cambio di paradigma globale verso l’economia sostenibile sugli approcci del mondo della finanza, sia nel mercato dei capitali, che in quello del credito. In questo lavoro congiunto, dopo aver esaminato tra il 2014 e il 2015 la rilevanza del fattore intangibile da parte delle imprese in termini di consapevolezza, inclusione strategica, misurazione e rendicontazione, con un’indagine approfondita su un campione di piccole e medie imprese a livello nazionale, si è proseguito il lavoro, in collaborazione anche con la dr.ssa Federica Doni dell’Università Bicocca di Milano, affrontando l’effetto delle decisioni assunte a livello internazionale nella conferenza di Parigi COP21, nella comunità degli investitori e in quella dell’industria interessata alla decarbonizzazione. Entrambi gli aspetti sono fondamentali nella costruzione del valore della nuova economia perchè se la decarbonizzazione evidenzia l’impegno per ridurre il tasso entropico del sistema produttivo, l’emersione degli intangibili aumenta il valore aggiunto in un contesto di minor impiego delle risorse naturali. Questo è il fine principale di PLEF, che sostiene il superamento della dicotomia crescita-decrescita e promuove il concetto dello sviluppo sostenibile (www.plef.org). Su questo tema, con AIAF e l’università degli studi di Milano Bicocca, si terrà il 3 maggio nell’auditorium dell’università un importante momento di confronto con testimoni anche internazionali, “Climate change disclosure and responsible investment strategies”, finalizzato a condividere e stimolare investimenti per strategie sostenibili.”

Tuttavia queste dichiarazioni non hanno indotto economisti, istituzioni finanziarie, banche, fondi di investimento, investitori e risparmiatori a porsi domande sugli effetti di queste conclusioni su energie fossili e rinnovabili, industria, servizi, edilizia, commodity alimentari, agroalimentare, turismo, etc.: ovvero sull’ecosistema planetario in cui tutto è collegato; questo almeno fino a marzo 2016, quando, con l’appuntamento di New York per la firma alle Nazioni Unite degli impegni dichiarati per il raggiungimento dei Sustainable Development Goals 1 fissati per il 2030, il tema del futuro dell’umanità in tutti i suoi aspetti è risultato evidente!

1 Gli Obiettivi sono contenuti al punto 54 della risoluzione delle Nazioni Unite A/RES/70/1 del 25 settembre 2015.

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Figura 1 - Parco eolico ERG “Fossa del Lupo” nei comuni di Vallefiorita, Gasperina e Palermiti, in provincia di Catanzaro

Cambia il mondo per far fronte al cambiamento climatico, e la prospettiva di sovranità nazionali correlate tra loro con una policy planetaria è una consapevolezza nuova. Questa consapevolezza però non è frutto solo di un’effcacia mediatica, bensì di una partecipazione totale che esce dal cono d’ombra della possibile strumentalizzazione comunicazionale e in questa prospettiva, con grande umiltà, si colloca il contributo di PLEF, mirato a far emergere come il sistema produttivo e di mercato italiano stia affrontando questa fase. Conversione e riallocazione sono le nuove parole chiave di un processo orientato alla co-evoluzione e non alla sopraffazione, come nel vecchio mondo, in cui la morte dell’uno corrisponde alla vita dell’altro: anche questo è un metodo nuovo. Le argomentazioni sono state trattate con il supporto dei soci PLEF, del Consiglio Nazionale della Green Economy, dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile e di alcune imprese, generose testimonial del loro pensiero.

Nella nostra riflessione considereremo: • lo stato attuale del nostro Paese rispetto agli impegni sottoscritti a Parigi, in termini specifici di gap da colmare per raggiungere gli obiettivi assegnati, con quali metodi normativi o volontari e con quali risorse economiche necessarie per poterci riuscire; • la strategia con cui un’impresa di successo nel fossile si è convertita nelle rinnovabili per una nuova leadership. Seguiranno sulla Rivista AIAF, dopo questo articolo di introduzione al tema, altre testimonianze d’impresa e un contributo scientifico su un Quaderno AIAF a cura del gruppo di lavoro di Aiaf “Mission Intangibles®”, autori Federica Doni2 e Andrea Gasperini3, in cui viene presentato il tema del reporting dei rischi climatici e l’integrazione delle informazioni ESG nell’analisi degli investimenti responsabili, con una particolare attenzione agli Exchange Traded Fund (ETF) con strategia di investimento low carbon e fossil free.

2 Ricercatore confermato di Economia Aziendale presso il Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’Economia, Università degli Studi di Milano-Bicocca 3 Dottore Commercialista a Milano e Revisore Uffciale dei Conti, Socio Aiaf Responsabile del gruppo di lavoro Mission Intangibles®.

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duzione di elettricità da fonte fossile. Con questo trend l’Italia non raggiungerebbe il target europeo del 27% di FER al 2030 e deve porsi come nuovo obiettivo di riduzione di emissioni rispetto al 1990, per l’obiettivo dei 2° entro il 2030 una riduzione del 38% ed entro il 2050 un calo sempre verso il 1990 del 70% mentre, per l’obiettivo dell’1,5°, le emissioni nel 2030, dovrebbero calare del 60% e nel 2050 sempre verso il 1990 del 90%. Nel medio termine, entro il 2030 i nuovi obiettivi proponibili per la SEN6, intermedi tra 1,5° e 2°, diventano - 50% di emissioni di gas rispetto al 1990, quando oggi siamo al - 30%, con un contributo FER del 35% contro l’attuale 17,3%. Le proposte per perseguire queste finalità attengono la fiscalità ecologica, in condizioni di neutralità di bilancio, con l’introduzione in primis della carbon tax e la riallocazione degli incentivi dannosi per l’ambiente in esecuzione del collegato ambientale, approvato nella legge di stabilità 2016, riducendo di concerto la tassazione su imprese e lavoro (con una mobilitazione di risorse stimate dall’UE per l’Italia nell’Environmental Fiscal Reform del gennaio 2016 di un potenziale a regime tra i 10md (2018) e i 20md (2035) di euro all’anno). Le priorità d’impiego di queste risorse sono per: - l’effcienza energetica in tutta l’edilizia (pubblica e privata) con l’attuazione agevolata della deep renovation, interessabile, secondo dati ENEA, almeno il 75 % del patrimonio edilizio e in grado di creare un effetto volano per l’occupazione, stimato dallo studio Zatti-Cesaretti-Degli Espinosa (Gazzetta Ambiente 2014) in 250.000 unità differenziali impegnate in più annualmente rispetto alla base preesistente; - la mobilità sostenibile nelle aree urbane, col trasporto pubblico su ferro, con modelli di sharing esteso e con sviluppo tecnologico accelerato (vetture a gas, ibride, elettriche, GPL e in prospettiva ad idrogeno); - l’agricoltura, promuovendo le buone pratiche di coltivazione (di precisione, biologiche e biodinamiche) e di allevamento, con la multifunzionalità dell’impresa

Impegni di Parigi Cop21, strategia nazionale e attualità Nel meeting del 27 aprile 2016, dedicato dal SUSDEF (Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile) all’Italy Climate Report, Edo Ronchi, presidente Susdef, ha esordito sottolineando il senso della svolta realizzatasi a Parigi, per realizzare un contenimento del riscaldamento del clima sotto i 2 gradi centigradi, facendo sforzi per puntare su 1,5 gradi e realizzare la neutralità carbonica entro il 2050, grazie anche ad impegni nazionali definiti e a meccanismi di verifica stabiliti. A sostegno della svolta, il 2015 segna, per la prima volta dal 1990, un’interruzione nella crescita di emissioni, pur in presenza di uno sviluppo del PIL Mondiale al + 3%. (Figura 2) L’accordo di Parigi è stato preceduto, nel 2015 da una serie di fatti significativi: la decisione della Cina di ridurre le proprie emissioni, le scelte di 38 paesi di adottare iniziative di carbon pricing (erano 18 nel 2012), dal fatto che 164 Paesi hanno fissato target di fonti rinnovabili, un record di investimenti mondiali su queste fonti per 286 miliardi di dollari, pari ad un +5 % sul 2014 e 6 volte maggiore a quello del 2004. Nonostante ciò, gli impegni preliminari portati a Parigi dai Paesi partecipanti, dimostravano un rischio di riscaldamento di 3 gradi, pertanto il dibattito si è concentrato su nuovi obiettivi tra i 2 e 1,5 gradi. Questi obiettivi significherebbero una riduzione di emissioni mondiali, entro il 2050 vs 1990, tra il 45% per raggiungere l’obiettivo dei 2° e l’85 % per quello di 1,5°. In Italia, dove partiamo da una situazione in linea con i vecchi obiettivi europei per il 2020, nel 2015 le emissioni sono aumentate di circa il 2,5%, a causa della leggera ripresa economica, il calo del prezzo del petrolio, l’estate calda, un rallentamento nelle misure di effcientamento energetico e lo stallo delle fonti rinnovabili. Di fatto nel breve periodo i certificati bianchi4 si sono ridotti del 48% e la crescita delle FER5, fiore all’occhiello del nostro sviluppo leader in Europa, si è dal 2013 al 2015 contenuta con un +0,2 % annuo, con una ripresa della pro-

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I certificati bianchi, anche noti come “Titoli di Effcienza Energetica” (TEE), sono titoli negoziabili che certificano il conseguimento di risparmi energetici negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento di effcienza energetica. Il sistema dei certificati bianchi è stato introdotto nella legislazione italiana dai Decreti Ministeriali del 20 luglio 2004 e s.m.i. e prevede che i distributori di energia elettrica e di gas naturale raggiungano annualmente determinati obiettivi quantitativi di risparmio di energia primaria, espressi in Tonnellate Equivalenti di Petrolio risparmiate (TEP). Un certificato equivale al risparmio di una tonnellata equivalente di petrolio (TEP). FER è la sigla utilizzata per indicare le Fonti di Energia Rinnovabili. Il D.Lgs. 03/03/2011 n. 28, che ha recepito la Direttiva 2009/28/CE, ha confermato come fonti rinnovabili quella eolica, solare, geotermica, idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas, aggiungendo al novero anche quella aerotermica, idrotermica e oceanica. Strategia Energetica Nazionale.

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Figura 2 - Emissioni mondiali di gas serra dal 1990 al 2015

di territorio, inclusa la produzione di energia da fonti rinnovabili, privilegiando l’utilizzo di scarti, rifiuti e sottoprodotti e non entrando in competizione con la produzione per la trasformazione alimentare, ma riattivando tutte le superfici disponibili, incluse quelle boschive, per un corretto recupero del materiale di scarto naturale; - la conversione industriale nella direzione di un’economia circolare “cradle to cradle” che smaterializzi e alimenti la supply chain con materiali di ritorno, producendo in ecodesign così da ottenere un risparmio di materia in input con una riduzione indotta di energia usata e di emissioni prodotte; - l’ecoinnovazione ai fini di favorire lo sviluppo e l’introduzione su vasta scala di tecnologie low carbon. In altri termini si prospetta finalmente una pianificazione nazionale. Il framework normativo è posto dal collegato ambientale (art. 3-67 e 68) con i riferimenti all’impegno interministeriale per la redazione di un documento di strategia di sviluppo sostenibile nazionale, da estrinsecare tramite un comitato, definito di Capitale Naturale, che ogni anno sottopone prima al CIPE le proposte programmatiche, e poi, con la legge di stabilità, i provvedimenti al Parlamento. Tale prospettiva, nel contesto di un cambiamento epocale dell’economia mondiale, pone in essere per l’Italia la rivisitazione della leva fiscale e dei sistemi incentivanti per orientare a soluzioni virtuose gli ope-

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ratori pubblici e privati, inserendo le priorità ambientali sociali economiche e di governance in un sistema, avendo ciascuna relazione con le altre e governando la transizione tra settori cedenti incentivi e deroghe fiscali, e settori acquisenti le risorse a neutralità di budget, con modalità di regia nazionale, sinergia coi fondi strutturali, applicazione locale e coinvolgimento privato di imprese, comunità di utenti e singoli, con logiche di garanzia pubblica sui finanziamenti erogabili non assimilati a nuovo debito pubblico (ad es. cessione del credito d’imposta per deep renovation su vasta scala). In questo modo l’approccio di politica fiscale può integrarsi idealmente con: le misure sulla buona scuola, nuova imprenditoria, start up tecnologiche, digitali e creative, semplificazioni amministrative, occupazione, pubblica amministrazione, terzo settore, benefit corporation, rendicontazione integrata, patent box, crowdfunding, sistema bancario, etichettatura, valorizzazione dei territori, centro di tutte le attenzioni, e necessariamente da collegare in maniera più significativa che in passato con l’Unione Europea, in quanto estremi di uno stesso asse che moltiplicandosi per tutti i territori dell’UNIONE ne fa il Valore portante in chiave di ricchezza di identità e di partecipazione attiva. * Emanuele Plata, Presidente Planet Life Economy Foundation (PLEF).

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L’ESPERIENZA ANIT SUI CORSI DI SIMULAZIONE DINAMICA. Un sondaggio tra gli ex-corsisti. di Giorgio Galbusera *

fondirne l’utilizzo proponiamo diversi corsi brevi: un workshop di simulazione energetica, un corso sull’analisi avanzata dell’involucro, uno sulla ventilazione meccanica controllata e uno sullo studio del comfort ambientale. In generale questi corsi sono rivolti a tutti i professionisti interessati all’analisi e all’ottimizzazione delle scelte progettuali. Le iniziative sono pensate per imparare ad usare uno dei software più diffusi e affidabili di simulazione dinamica, per incrementare la capacità di governare un “progetto energetico”, per ottenere una previsione dei consumi più affidabile e per analizzare e ottimizzare il comfort abitativo.

Riportiamo di seguito i risultati di un sondaggio sul tema della simulazione dinamica degli edifici condotto tra gli ex coristi ANIT. Il sondaggio è stato presentato il 10 febbraio a Bolzano come intervento di apertura del Workshop sulla simulazione dinamica BSA 2017 organizzato da IBPSA (International Building Performance Simulation Association). Parliamo di simulazione dinamica La figura professionale dell’Energy Modeller inizia ad apparire anche sul mercato dell’edilizia. Infatti sempre più spesso e non solo in ambito accademico si sente parlare di “simulazione dinamica” per la progettazione energetica avanzata. Tra il 2015 e 2016 ANIT ha organizzato 3 corsi dal titolo “Simulazione dinamica degli edifici con EnergyPlus” come occasione di avvicinamento da parte del mondo professionale alle logiche di progettazione avanzata dei fabbisogni energetici. Come confermato dal sondaggio, la scelta di un corso lungo (sviluppato su 8 giornate non consequenziali) e con l’ausilio di un software gratuito (EnergyPlus è scaricabile liberamente da internet) ha consentito ai partecipanti di acquisire le informazioni e i mezzi necessari per continuare a trattare l’argomento in autonomia anche dopo il corso.

I risultati del sondaggio Il sondaggio è stato predisposto a gennaio 2017 e inviato ai 58 partecipanti dei 3 corsi organizzati tra il 2015 e 2016. Le risposte raccolte sono state 36. Dalle risposte alle prime 4 domande si evince come i partecipanti al corso hanno acquisito la capacità di gestire in autonomia una simulazione energetica con EnergyPlus soprattutto per lo studio del comportamento dell’involucro edilizio. Dalle risposte alle domande dalla 5 alla 8 risulta un altissimo livello di soddisfazione per la partecipazione al corso ANIT e una fiducia al superamento su larga scala dell’approccio stazionario in favore di un approccio dinamico. Infine con le risposte alle domande dalla 9 alla 11 emerge l’importanza dell’affidabilità del metodo dinamico in termini di previsione del consumo. Questa possibilità, nonostante una maggiore complessità di gestione dei risultati di una simulazione dinamica, risulta essere la leva da utilizzare per entrare nel mercato come Energy Modeller.

I prossimi corsi in programma Per gli interessati segnaliamo che sono disponibili alla sezione “Corsi” del sito ANIT tutti i dettagli sulle prossime iniziative legate al mondo della simulazione dinamica. Per chi parte da zero suggeriamo il corso completo da 64 ore. Di questo corso sono previste due edizioni a Milano: una in primavera con inizio il 29 maggio e una in autunno con inizio il 24 ottobre 2017. Per chi conosce già EnergyPlus e vuole appro-

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* Giorgio Galbusera, responsabile del settore formazione di ANIT.

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CAM: E’ LA SVOLTA NEGLI APPALTI PUBBLICI ? di * Daniela Petrone, Matteo Borghi

nuova costruzione e ristrutturazione di edifici pubblici, è importante capire cosa sono questi fantomatici CAM. Come recita già il titolo dell’art.34 “ Criteri di sostenibilità energetica e ambientale “ i CAM introducono i parametri di valutazione della sostenibilità non solo energetica ma anche ambientale dell’edificio. Finora in Italia conosciamo due protocolli di valutazione della sostenibilità ambientale, LEED e ITACA che hanno trovato applicazione a livello regionale e in cantieri di carattere internazionale, accomunati da criteri o crediti riguardanti non solo l’aspetto efficienza energetica dell’edificio, ma anche la riduzione dello spreco di risorse (acqua, rifiuti) , di materiali, la qualità degli ambienti interni e l’impatto della costruzione sul sito e sul consumo di nuovo suolo. I CAM posso essere visti come la trasposizione di questi parametri di valutazione da applicare agli edifici pubblici. Con decreto del Ministero dell’Ambiente dell’ 11 gennaio 2017 (Gazzetta ufficiale del 28 gennaio 2017, n. 23) sono stati pubblicati in Gazzetta ufficiale i Criteri ambientali minimi obbligatori per gli appalti pubblici nei settori dell’arredo, dell’edilizia e del tessile. In questo articolo approfondiamo quei criteri riguardanti la materia energia e acustica per il settore edilizia, per ogni criterio il decreto riporta la descrizione dell’obiettivo e finalità ma anche gli strumenti di verifica di soddisfazione del criterio stesso.

L’Articolo 34 “ Criteri di sostenibilità energetica e ambientale “ del D. Lgs. n. 50 del 18 aprile 2016 introduce una interessante novità di notevole rilevanza per i prossimi appalti pubblici, al comma 1 è scritto infatti: “Le stazioni appaltanti contribuiscono al conseguimento degli obiettivi ambientali previsti dal Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione attraverso l’inserimento, nella documentazione progettuale e di gara, almeno delle specifiche tecniche e delle clausole contrattuali contenute nei criteri ambientali minimi adottati con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e conformemente, in riferimento all’acquisto di prodotti e servizi nei settori della ristorazione collettiva e fornitura di derrate alimentari, a quanto specificamente previsto nell’articolo 144.” Inoltre i criteri ambientali minimi sono tenuti in considerazione anche ai fini della stesura dei documenti di gara per l’applicazione del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e nei casi di “ affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici e per la gestione dei cantieri della pubblica amministrazione”, il medesimo obbligo si applica per l’intero valore delle gare. Data l’evidente obbligatorietà dei Criteri Ambientali Minimi nella documentazione di progettazione e di gara per tutti gli interventi di

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L’introduzione del parametro capacità termica interna Cip, si discosta dai parametri di valutazione delle prestazioni estive dell’involucro previste dal DM 26/06/2015, occorrerebbe effettuare degli studi e valutazioni sull’efficacia di questo parametro, che di certo è molto legato alla capacità di smaltimento degli apporti interni dell’edificio e quindi alla sua destinazione d’uso, all’indice di affollamento. “I progetti degli interventi di ristrutturazione importante di secondo livello e di riqualificazione energetica riguardanti l’involucro edilizio devono rispettare i valori minimi di trasmittanza termica contenuti nelle tabelle 1-4 di cui all’appendice B del DM 26 Giugno 2015 e s.m.i, relativamente all’anno 2021. In caso di interventi che prevedano l’isolamento termico dall’interno o l’isolamento termico in intercapedine, indipendentemente dall’entità della superficie coinvolta, deve essere mantenuta la capacità termica areica interna periodica dell’involucro esterno precedente all’intervento. (Verificare in parallelo il rispetto di quanto prescritto dai criteri 2.3.5.2 e 2.3.5.7)” Nell’ambito della sezione qualità ambientale interna il decreto sui CAM introduce i criteri di ottimizzazione della luce naturale, e delle schermature solari, trovando dunque un giusto equilibrio tra l’esigenza di garantire un fattore di luce diurna pari almeno al 2% e contemporaneamente schermare dalla radiazione solare estiva incidente al fine di evitare un surriscaldamento della temperatura interna estiva. Infatti nel caso di dispositivi di protezione solare di chiusure trasparenti dell’involucro edilizio i CAM risultano più restrittivi del DM 26/06/2015, richiedendo una prestazione di schermatura solare di classe 2 o superiore come definito dalla norma UNI EN 14501:2006. La classe 2 corrisponde a valori di gtot o g gl+sh compresi tra 0,15 e 0,1 decisamente più bassi dello 0,35 del DM 26/06/2015.

Criteri ambientali minimi energetici in edilizia Il decreto sui CAM puntualizza specifici obiettivi in termini di prestazione energetica degli edifici, distinguendo il caso di nuova costruzione e assimilabili da quello di ristrutturazione o riqualificazione, per questi ultimi ambiti sottolinea l’importanza della diagnosi energetica come strumento prioritario per pianificare gli interventi migliorativi finalizzati alla riduzione dei consumi. Art. 2.3.1 Diagnosi energetica Per progetti di ristrutturazione/manutenzione di edifici esistenti deve essere condotta o acquisita una diagnosi energetica per individuare la prestazione energetica dell’edificio e le azioni da intraprendere per la riduzione del fabbisogno energetico dell’edificio. Tale diagnosi dovrà includere la valutazione dei consumi effettivi dei singoli servizi energetici degli edifici oggetto di intervento ricavabili dalle bollette energetiche riferite ad almeno i tre anni precedenti o agli ultimi tre esercizi adeguatamente documentati. Qualora sia impossibile reperire la documentazione sui consumi perché dispersa o in caso di inutilizzo della struttura per oltre 5 anni, la diagnosi energetica può essere redatta sulla base di una stima dei consumi.” Art. 2.3.2 Prestazione energetica “I progetti degli interventi di nuova costruzione, inclusi gli interventi di demolizione e ricostruzione e quelli di ampliamento di edifici esistenti che abbiano un volume lordo climatizzato superiore al 15% di quello esistente o comunque superiore a 500 m3, e degli interventi di ristrutturazione importante di primo livello, ferme restando le norme e i regolamenti più restrittivi (es. regolamenti urbanistici e edilizi comunali, etc.), devono garantire le seguenti prestazioni: 1. L’indice di prestazione energetica globale EPgl,n,ren deve corrispondere almeno alla classe A3

Il requisito va verificato dalle ore 10 alle ore 16 del 21 dicembre (ora solare) per il periodo invernale (solstizio invernale) e del 21 giugno per il periodo estivo (solstizio estivo) per tutti i serramenti con esposizione da Sud-Sud Est (SSE) a Sud-Sud Ovest (SSO).

2. La capacità termica areica interna periodica (Cip) riferita ad ogni singola struttura opaca dell’involucro esterno, calcolata secondo la UNI EN ISO 13786:2008, deve avere un valore di almeno 40 kJ/m2K.”

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Art. 2.3.5.7 Comfort termoigrometrico Importata da LEED ma di difficile applicazione è la richiesta finalizzata ad assicurare le condizioni ottimali di benessere termo-igrometrico e di qualità dell’aria interna. Occorre infatti garantire condizioni conformi almeno alla classe B secondo la norma ISO 7730:2005 in termini di PMV (Voto Medio Previsto) e di PPD (Percentuale Prevista di Insoddisfatti). L’indice PMV (Predicted Mean Vote) PMV esprime il valore medio dei voti di un campione significativo di persone su una scala di sensazioni termiche a 7 punti che varia da –3 a +3 Mentre l’indice PPD - Predicted Percentage of Dissatisfied PPD esprime la percentuale prevista di insoddisfatti dove viene definito convenzionalmente insoddisfatto, un soggetto che dia una votazione all’ambiente maggiore o uguale a +2 o minore o eguale a -2, corrispondenti rispettivamente alle sensazioni di caldo e di freddo. Interessante invece l’ulteriore richiesta relativa alla conformità ai requisiti previsti nella norma UNI EN 13788 ai sensi del DM 26 giugno 2015 non solo in riferimento a tutti i ponti termici degli edifici nuovi ma anche a quelli degli edifici esistenti, estendendo così la verifica a tutti gli ambiti di intervento del DM.

• il prodotto finito deve contenere le seguenti quantità minime di materiale riciclato e/o recuperato da pre consumo, (intendendosi per quantità minima la somma dei due) , misurato sul peso del prodotto finito.

Art. 2.4.2.8 Isolanti termici ed acustici Gli isolanti utilizzati devono rispettare i seguenti criteri: • non devono essere prodotti utilizzando ritardanti di fiamma che siano oggetto di restrizioni o proibizioni previste da normative nazionali o comunitarie applicabili;

Tale documentazione dovrà essere presentata alla stazione appaltante in fase di esecuzione dei lavori, nelle modalità indicate nel relativo capitolato.

Verifica: Il progettista deve compiere scelte tecniche di progetto che consentano di soddisfare il criterio e deve prescrivere che in fase di approvvigionamento l’appaltatore dovrà accertarsi della rispondenza al criterio. La percentuale di materia riciclata deve essere dimostrata tramite una delle seguenti opzioni: a. una dichiarazione ambientale di Tipo III, conforme alla norma UNI EN 15804 e alla norma ISO 14025; b. una certificazione di prodotto rilasciata da un organismo di valutazione della conformità che attesti il contenuto di riciclato come ReMade in Italy® o equivalenti; c. una autodichiarazione ambientale di Tipo II conforme alla norma ISO 14021, verificata da un organismo di valutazione della conformità.

• non devono essere prodotti con agenti espandenti con un potenziale di riduzione dell’ozono superiore a zero;

Criteri ambientali minimi acustici in edilizia Il DM 11 gennaio 2017 sui “Criteri ambientali minimi”, ha introdotto anche alcune importanti novità sul tema del comfort acustico per le gare di appalto degli edifici pubblici. Nell’Allegato 2 al Paragrafo 2.3.5.6 si legge che:

• non devono essere prodotti o formulati utilizzando catalizzatori al piombo quando spruzzati o nel corso della formazione della schiuma di plastica;

• I valori dei requisiti acustici passivi dell’edificio devono corrispondere almeno a quelli della Classe II della norma UNI 11367 (Tabella 1)

• se prodotti da una resina di polistirene espandibile gli agenti espandenti devono essere inferiori al 6% del peso del prodotto finito;

• I requisiti acustici passivi di ospedali, case di cura e scuole devono soddisfare il livello di “prestazione superiore” riportato nell’Appendice A della UNI 11367 (Tabella 2).

• se costituiti da lane minerali, queste devono essere conformi alla Nota Q o alla Nota R di cui al regolamento (CE) n. 1272/2008 (CLP) e s.m.i.

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• L’isolamento acustico tra ambienti di uso comune ed ambienti abitativi deve rispettare al-

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Tabella 1 – Nor ma UNI 11367 - Valori di Classe II

Tabella 2 – Nor ma UNI 11367 - Requisiti per ospedali e scuole (Prestazione superiore)

Tabella 3 – Nor ma UNI 11367 isolamento acustico tra ambienti di uso comune ed ambienti abitativi (ad es. isolamento tra corridoio e aula scolastica) (Prestazione buona)

meno i valori caratterizzati come “prestazione buona” nell’Appendice B della UNI 11367 (Tabella 3)

In primo luogo occorre evidenziare che questo è uno dei pochi casi in cui la nor ma UNI 11367 (Classificazione acustica delle unità immobiliari)e la UNI 11532 (Caratteristiche acustiche interne di ambienti confinati) vengono citate espressamente in un documento pubblico.

• Gli ambienti interni devono essere idonei al raggiungimento dei valori di tempo di riverbero (T) e intelligibilità del parlato (STI) indicati nella norma UNI 11532.

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Tabella 4 – DPCM 5-12-1997 – Valori limite

Tabella 5 – UNI 11367 – Valori di tempo di riverbero (T) e intelligibilità del parlato (STI)

Inoltre è importante notare che i valori richiesti dal nuovo Decreto sono generalmente più restrittivi rispetto alle prescrizioni attualmente in vigore, indicate nel DPCM 5-12-1997 (Tabella 4). Infatti, anche se i limiti del decreto del 1997 non sono direttamente confrontabili con le classi acustiche della norma UNI, si osservano in linea di massima richieste più performanti per isolamento ai rumori aerei, da calpestio e impianti. Per i casi che fanno eccezione, come ad esempio l’isolamento acustico di facciata delle scuole, restano prevalenti i limiti del DPCM.

La nuova versione della UNI 11532 verrà adottata nei bandi in quanto il DM 11 gennaio 2017specifica espressamente che “ogni richiamo a norme tecniche presuppone che nel capitolato di gara sia fatto il giusto riferimento all’ultima versione disponibile delle stesse alla data di pubblicazione del bando di gara”. I progettisti dovranno evidenziare il rispetto dei criteri di acustica, sia in fase di progetto che in fase di verifica finale. In particolare sarà necessario realizzare sia un progetto acustico ante-operam, che una relazione di conformità basata su misure acustiche in opera al termine dei lavori. Il testo completo del decreto e degli allegati può essere scaricato da www.anit.it (Sezione: Leggi e norme – Termica). Per essere costantemente aggiornati sulle ultime novità normative nel campo dell’efficienza energetica e dell’acustica edilizia è possibile iscriversi alla Newsletter ANIT su www.anit.it

Un altro aspetto da considerare è il fatto che la versione attuale della norma UNI 11532, documento pubblicato nel 2014, non individua specifici valori limite per tempo di riverbero e STI. Riporta solo alcune tabelle che indicano i valori prescritti per legge in vari paesiper alcune tipologie di ambienti (scuole, ospedali, uffici, ecc.). La norma però èin corso la revisione e probabilmente nella prossima versione richiamerà le prescrizioni riportate nella Appendice C della UNI 11367 (Tabella 5).

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* Arch. Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT. Ing. Matteo Borghi, esperto acustica ANIT

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ANALISI CRITICA DEL COMFORT ACUSTICO DI UN PROGETTO DI EDIFICIO POLIFUNZIONALE di Davide Baldo, Stefano Benedetti *

l’isolamento acustico. Su questa strada, i prossimi anni vedranno una maggiore produzione di norme di posa, a sostegno dei professionisti che seguono la realizzazione dell’opera. Ricordiamoci che a posare in modo scorretto un “isolante acustico” si rischia di compromette completamente il risultato finale. Per un elenco completo delle leggi e le norme in vigore sul tema, si faccia riferimento al sito www. anit.it nella sezione dedicata a leggi e norme. Se “mettiamo da parte” momentaneamente limiti e obblighi, analizzare criticamente il comfort acustico di un edificio, che sia un’abitazione, un ufficio in open space o un centro polifunzionale, significa mettersi nei panni dell’utilizzatore degli ambienti, e capire quali sono i rumori che potenzialmente andranno a disturbarlo. È necessario avere sensibilità al problema e l’esperienza adatta a individuare le vie di trasmissione del rumore. Nelle pagine seguenti si presenterà il caso studio di un progetto per la realizzazione di un edificio polifunzionale a secco e si andranno ad analizzare le criticità acustiche che lo caratterizzano.

Premessa Il comfort acustico va oltre i semplici limiti legislativi fissati per i requisiti acustici passivi e le sorgenti sonore degli edifici, spesso infatti le prescrizioni obbligatorie risultano insufficienti a garantire un ambiente senza disturbi sonori nocivi. In alcuni casi i limiti di legge hanno valori che si possono considerare appena sufficienti dal punto di vista prestazionale in altri invece non coprono specifiche tipologie di disturbo. La tabella 1 mostra le casistiche coperte dal DPCM 5.12.97, legge di riferimento per chi opera nel campo dell’isolamento acustico. Diversi chiarimenti ministeriali, negli ultimi 18 anni, hanno cercato di spiegare come e quando applicare questi requisiti agli edifici nuovi ed esistenti. Nonostante gli sforzi, molti dubbi restano ancora. Dove non arriva il DPCM 5.12.97 per alcuni aspetti arrivano le norme tecniche di progettazione e collaudo. Di recente l’UNI ha pubblicato anche una norma per la corretta posa in opera dei sistemi di pavimentazione galleggiante per

Tabella 1

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Figura 1 – Riserva Orientata del Monte Solivo di Borgo Ticino (NO) età direttamente sul posto. L’immobile di pianta trapezoidale, con orientamento principale Nord-Sud, prevede l’ingresso principale al lato corto posto a Nord, tramite una scaletta ed un solaio posto a una quota rialzata rispetto al piano di campagna esistente, dal quale si accede a un primo blocco composto da tre uffici e dai servizi igienici; dal blocco uffici si ha l’accesso diretto alla sala polivalente ed alla limitrofa “serra” (fig. 2).

Progetto Il progetto preso in esame, prevede la realizzazione di un edificio polifunzionale da realizzarsi in un’area esterna al centro abitato e all’ingresso della Riserva Orientata del Monte Solivo di Borgo Ticino (fig. 1). L’edificio è stato pensato con lo scopo di creare una sede utile alle istituzioni che hanno la totale sorveglianza sulla Riserva Naturalistica; inoltre, l’intento dell’ Ente Di Gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore è quello di creare un punto di riferimento per agli avventori e un nuovo luogo didattico per scolaresche o utenti privati per sensibilizzare il più possibile le persone al rispetto del territorio, istruendo ed educando i visitatori di tutte le

Vista la collocazione, i progettisti hanno optato per un immobile che si integrasse completamente con il contesto circostante, pertanto la scelta è ricaduta su una struttura portante intelaiata in legno, con tamponature esterne in legno, interposti isolanti in pannelli di fibra

Figura 2 – Pianta dell’edificio

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Figura 3 – prospetto ovest dell’edificio - Uffici e relativi bagni: Ventilazione Meccanica; Riscaldamento e raffrescamento con ventilconvettore; - Bagni uffici: Riscaldamento con termoconvettori; La struttura è stata scomposta a sua volta in solai e pareti, sia per aree di utilizzo che per tipologia costruttiva, più precisamente: - Primo solaio, rialzato rispetto al piano di campagna; - Solaio di copertura con controsoffitto; - Parete perimetrale verso l’esterno; - Parete divisoria verso il locale tecnico; - Parete divisoria tra gli uffici, e tra gli uffici e la sala polivalente; - Parete interna di divisione tra il servizio igienico e gli uffici;

di legno e calcecanapulo e lastre in gesso fibra verso l’interno. La figura 3 mostra un prospetto dell’edificio. Analizzando l’edificio, scomponendo le singole aree, si sono identificati i punti critici, le strutture e gli impianti da prendere in esame per isolare acusticamente il fabbricato e per migliorare il comfort acustico degli utilizzatori. Il fabbricato è dotato di tutti gli impianti tecnologici per il corretto funzionamento sia estivo che invernale, riportiamo di seguito gli impianti, suddivisi per zona d’utilizzo: - Sala Polivalente: Ventilazione Meccanica; Riscaldamento e raffrescamento con ventilconvettore;

Figura 4 – tracciato fonometrico di una misura di clima acustico

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per legge, che si tradurrà nell’individuare una prestazione minima di potere fonoisolante dei serramenti in funzione della loro dimensione e caratteristiche degli ambienti. La parete perimetrale, mostrata in figura 5, si prevede possa raggiungere 50 dB di potere fonoisolante, il che la rende facilmente idonea al contesto di bassa rumorosità in cui è inserito l’edificio.

Analisi critica del comfort acustico e indicazioni migliorative Si analizzeranno di seguito, in modo qualitativo, tutte le potenziali criticità del progetto nell’ottica di ottenere un elevato comfort acustico. Isolamento rispetto ai rumori esterni Per una corretta valutazione dell’isolamento rispetto ai rumori esterni, è necessario raccogliere informazioni sui livelli sonori dell’ambiente circostante, buona norma, anche quando non richiesta esplicitamente dal legislatore, è eseguire una valutazione di clima acustico. La figura 4 mostra il tracciato di una misura a campione, di qualche ora, eseguita nella posizione in cui sorgerà l’edificio.

Isolamento tra i diversi ambienti e dagli impianti tecnici Le pareti che separano i diversi ambienti interni, sebbene facciano parte della stessa unità immobiliare e non vi sia una richiesta di isolamento acustico minima obbligatoria, hanno comunque la funzione di garantire comfort e assenza di reciproco disturbo tra gli utilizzatori.

A parte qualche sporadico passaggio di persone, la zona è mediamente silenziosa, i rumori che si percepiscono sono prevalentemente provenienti dal bosco, con un livello sonoro medio, LAeq, di circa 43 dBA. In presenza di un clima acustico esterno poco disturbante, non è necessario progettare un isolamento di facciata particolarmente prestazionale. Sarà più che sufficiente il rispetto del limite minimo previsto

La parete nella figura 6 divide il locale tecnico con gli uffici in open space e dovrà quindi evitare che il rumore delle macchine sia disturbante. Nella figura 7 è evidenziata la criticità di questa stratigrafia, dalle analisi analitiche è risultato che il suo potere fonoisolante non è sufficiente

Figura 5 – stratigrafia perimetrale

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Figura 6 – locale tecnico verso uffici

Figura 7 – parete divisoria uffici – locale tecnico

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Figura 8 – dettaglio nodo parete-solaio a pavimento a confinare il rumore del locale tecnico in modo efficace. L’indicazione è quella di modificare la stratigrafia sostituendo l’assito in legno verso il locale tecnico con una lastra in gesso fibra e interponendo strisce di materiale elastico desolidarizzante tra la lastra e i travetti strutturali della parete.

di sedie, si ritiene utile desolidarizzare le pavimentazioni tra loro e rispetto alle pareti, più precisamente, per tutte le pareti interne si prevede il posizionamento di una fascia in materiale elastico alla base della struttura sulla quale andrà fissato il primo listello di partenza per la costruzione della parete stessa, avendo cura di curare i giunti e le sovrapposizioni. Inoltre, prima della posa delle pavimentazioni di finitura e del battiscopa, è necessario posare lungo tutto il perimetro dei locali, una fascia in materiale elastico, per rendere gli elementi disgiunti tra loro (fig. 8).

Isolamento dei rumori di calpestio A livello strutturale, al fine di ridurre al minimo la propagazione dei rumori di calpestio, che si generano appunto con il camminamento o con il trascinamento

Figura 9 – servizi igienici confinanti con ufficio

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Isolamento dei servizi igienici Il progetto, prevede la realizzazione dei servizi igienici in prossimità di uno degli uffici (fig. 9), al fine di preservare la riservatezza e il comfort acustico, è necessario che la parete divisoria tra bagni e ufficio venga mantenuta integra senza alcun passaggio di tubazioni di scarico, ed evitare di incassare le cassette di scarico all’interno di questa parete, prescrivendo quindi l’utilizzo di cassette esterne, così come la tubazione di scarico non deve entrare nella parete, per evitare di indebolirla e di trasmettere le vibrazioni nell’ufficio confinante.

Qualità acustica dell’ambiente, tempo di riverbero e STI Considerando la destinazione d’uso dell’edificio e in particolare la realizzazione di una sala polivalente con utilizzo prevalentemente didattico (fig. 10), è opportuno studiare e prevedere un buon comportamento complessivo dell’ambiente rispetto all’intelligibilità del parlato. La stratigrafia di copertura di figura 11 presenta un controsoffitto impiantistico, che è opportuno sfruttare per aumentare la capacità di assorbimento acustico dell’ambiente. Trascurare le caratteristiche di assorbimento dell’ambiente significa ottenere una sala in cui i rumori generati all’interno, come la voce di un relatore, subiscono elevati riverberi, influenzandone la comprensione. L’ambiente va studiato con parametri come ad esempio il Tempo di Riverbero T60, l’indice di chiarezza C50 e l’indice di trasmissione del parlato STI e nella pratica si traduce nel lavorare sulle superfici affacciate verso l’ambiente con materiali più o meno assorbenti in funzione delle frequenze e della loro posizione.

Atre prescrizioni di carattere generale, riguardano tutte le tubazioni (scarichi, adduzioni, ecc.), le quali dovranno essere desolidarizzate dalle strutture interponendo tra tubazioni e strutture rigide del materiale elastico di almeno 5 mm di spessore (ad es. polietilene espanso). Tale indicazione ha lo scopo di evitare la trasmissione di vibrazioni tra tubazioni e strutture; inoltre i collari di collegamento alle pareti/ strutture dovranno essere di tipo silenziato (in grado di smorzare le vibrazioni).

Figura 10 – sala polivaente/didattica

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Figura 11 – stratigrafia di copertura

con l’utilizzo di silenziatori ad hoc installati in serie ai canali in prossimità della macchina stessa. La verifica che le emissioni sonore siano entro limiti di comfort si può eseguire conoscendo la potenza sonora immessa nella distribuzione e le caratteristiche di attenuazione dei canali stessi. Per poter eseguire questa analisi è necessario quindi conoscere con precisione tutte le caratteristiche dell’impianto di ventilazione.

Impianti in copertura La presenza di ridotti livelli di rumore esterni comporta anche una maggiore percezione di tutte le sorgenti sonore dell’edificio, oltre a valutare con attenzione i livelli di potenza sonora delle macchine impiegate, semplici indicazioni da seguire riguardano la trasmissione di vibrazioni. In particolare per tutte le unità interne ed esterne delle pompe di calore è necessario l’utilizzo di appositi supporti antivibranti in gomma o molle.

Conclusioni L’analisi qualitativa esposta nelle pagine precedenti è parte dell’analisi più completa necessaria a studiare, progettare e comunicare il comfort acustico di un edificio, dove il rispetto dei limiti di legge rappresenta solo una parte delle richieste.

La scelta del tipo di supporto va effettuata in base alle caratteristiche proprie dei singoli macchinari (peso, velocità di rotazione dei motori ecc.), rimanendo comunque fedeli ai consigli dei produttori delle macchine stesse. Analogo discorso per tutti i circuiti di distribuzione connessi a macchine vibranti, che devono essere opportunamente scollegati dalle macchine stesse tramite appositi giunti antivibranti, necessari per evitare di distribuire le vibrazioni sull’intero circuito e da questo all’intera struttura.

Perseguire il comfort significa quindi cercare di valutare tutti gli aspetti dell’isolamento senza tralasciare la fase della realizzazione dell’opera. È opportuno infatti affiancare, alle indicazioni progettuali, su materiali e sistemi da impiegare, anche aspetti pratici di corretta esecuzione, per fare in modo che il comfort acustico non sia solo un requisito formale bensì una qualità sostanziale dei nostri edifici.

Ventilazione meccanica Particolare attenzione va posta al sistema di ventilazione meccanica, che è una sorgente di rumore costante in funzione tutto il giorno. Con un corretto dimensionamento della distribuzione si possono ottenere ridotte velocità dell’aria che evitano la generazione di rumore nei canali e alle bocchette. Il rumore invece generato dai ventilatori di immissione e estrazione deve essere attenuato

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* Davide Baldo, Socio ANIT, Libero professionista. Stefano Benedetti, Staff ANIT.

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A N I T Strumenti ANIT di supporto alla professione.

SOFTWARE ANIT PER I SOCI ANIT sviluppa e distribuisce strumenti di supporto alla professione legati all’analisi energetica, igrotermica e acustica dell’edificio. I Soci ANIT hanno la possibilità di scaricare la SUITE ANIT, una raccolta di software per la professione comprendente: ECHO, PAN, IRIS e LETO. La SUITE ANIT è attiva durante l’anno di Associazione e si riattiva con il rinnovo. Sono compresi gli aggiornamenti dei singoli software elaborati durante l’anno.

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Requisiti acustici passivi e classificazione acustica delle unità immobiliari.

- Progettazione e verifica delle caratteristiche acustiche degli edifici, secondo il DPCM 5.12.97. - I calcoli sono eseguiti per indici di valutazione. - Determinazione della classe acustica dell’unità immobiliare.

L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.

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Analisi termica, igrometrica e dinamica dell’involucro opaco.

-

Calcolo dei parametri estivi ed invernali delle strutture opache Trasmittanza EN ISO 6946; Attenuazione e sfasamento la UNI EN ISO 13786; Verifica termo-igrometrica secondo UNI EN ISO 13788;

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Software IRIS 3 Software ANIT

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IRIS 3

- Calcolo dei Ponti Termici agli elementi finiti - Calcolo del rischio di condensa e muffa

Calcolo dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN ISO 10211. Verifica del coefficiente ψ e del rischio di muffa e condensa. L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.

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Software APOLLO 1 Software ANIT

Sviluppato da TEP s.r.l.

APOLLO 1.0 Analisi dell’involucro trasparente e controllo delle schermature.

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A N I T Strumenti ANIT di supporto alla professione.

Volume 1 - I materiali isolanti

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La Guida completa all’analisi igrotermica degli edifici. Completamente rinnovato nei contenuti per offrire ai professionisti un valido strumento sull’importanza del controllo delle prestazioni igrotermiche delle strutture.

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I SOCI possono accedere a tutti gli strumenti effettuando il LOGIN al sito www.anit.it con le proprie credenziali. Nella pagina “Il mio account” sono riportate le informazioni per ottenere software, chiarimenti tecnici e Guide ANIT. Tutti i servizi sono attivi durante i 12 mesi di associazione.

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Chi è ANIT ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico. Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:

- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati; - promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica; - assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia; - effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato; - fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico ed argomenti affini; - organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico; - diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico; - realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali. I SOCI Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore. Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione. Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc. Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico. Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. LE PUBBLICAZIONI ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione degli incontri e dei convegni ANIT. I CONVEGNI ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore. Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia. Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.

Maggiori info su

www.anit.it


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´ neo-EUBIOS Periodico trimestrale anno XVIII - n. 59 Marzo 2017 Direttore Responsabile Susanna Mammi Redazione TEP s.r.l. via Lanzone 31 20123 Milano tel 02/89415126

Grafica e impaginazione Claudio Grazioli Distribuzione in abbonamento postale Associato A.N.E.S. - Associazione Nazionale Editoriale Periodica Specializzata Stampa INGRAPH srl - via Bologna 104/106 - 20038 Seregno (MB)

Registrazione Tribunale di Milano n. 524 del 24/7/1999 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna sezione della rivista può essere riprodotta in qualsiasi forma senza l’autorizzazione dell’Editore.


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