neo-Eubios 65 / Settembre 2018

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ISSN 1825-5515

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bene et commode vivens

65 Trimestrale N°65 - Anno XIX - Settembre 2018 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano


ll Clifton Suspension Bridge è il ponte sospeso che superando il fiume Avon, nel sud ovest dell’Inghilterrra, collega Clifton (un sobborgo della città di Bristol) a Leigh Woods, un villaggio nella contea del Somerset. Questa magnifica opera d’ingegneria civile è uno dei lavori del famoso progettista Isambard Kingdom Brunel (1806 –1859), che però non ne vide mai i lavori completati. Con una campata di oltre 214 metri, il ponte fu il più lungo del mondo nell’epoca della sua costruzione. Inaugurato nel 1864, il ponte è sostenuto da due grandi torri e 162 tiranti verticali in ferro, divisi in tre catene indipendenti ancorate 18 metri sottoterra in appositi tunnel, ai lati della gola del fiume. Nel 2014 è stato completato il nuovo museo dedicato al ponte, in occasione dei suoi 150 anni. Info: www.cliftonbridge.org.uk

Foto di copertina: Clifton Suspension Bridge © guppyimages 2018


= letteralmente, buona vita.

65 Editoriale

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L’intellegibilità acustica dei messaggi e l’obbligo

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normativo dettato dal decreto CAM. Il calcolo dell’incremento di potere fonoisolante dei

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rivestimenti esterni nella UNI EN ISO 12354-1.

Volume 5 gli edifici e i estive d n o zi a Prest progettare

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Quali nuovi obiettivi energetici al 2050?

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pire e gli edifici ica per ca Guida prat bbisogno estivo de e il fa il comfort

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Il pacchetto EPBD.

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Prestazio

Campionamento degli elementi tecnici:

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VOLUME

UNI 10200:2018, revisione della versione del 2015.

ni estive

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La nuova direttiva 2018/844.

procedura UNI 11367 per la determinazione

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6 Volume a e acusticri n o zi a c Classifiunità immobilia delle 2010 I 11367 -

della classe acustica degli edifici.

Guida prat

Isolamento di facciata calcolato a partire

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da misure di potere fonoisolante in laboratorio.

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Strumenti per i Soci ANIT

Fondatore Sergio Mammi

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si può. Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.

Vignetta di Sergio Mammi, Fondatore ANIT.

Hanno collaborato: Ing. Renzo Sonzogni, Ing. Emanuele Siciliano, Ing. Stefano Burini. Leonardo Righetti, Ingegnere, collaboratore ANIT e Brescia2Progetti. Nicola Granzotto, Cristian Rinaldi, Progetto Decibel. Alessandro Miliani, Xella Italia. Matteo Borghi, Staff ANIT. Alessandro Panzeri, R&S ANIT.

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Info e abbonamenti: press@anit.it

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Per abbonarsi con bonifico bancario, effettuare versamento a: TEP srl Conto corrente presso Banca Popolare Commercio & Industria IBAN IT 20 B050 4801 6930 0000 0081 886 Indicare come causale: abbonamento 4 numeri neo-Eubios.

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墌 Il numero 64 è on-line su www.anit.it

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Trimestrale N°64 - Anno XIX - Giugno 2018 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

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ISSN 1825-5515

Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.

abbonamento annuale 4 numeri: 24 €


EDITORIALE

I sei applicativi disponibili sono:

In qualità di lettori della nostra rivista, sappiamo che la maggior parte di voi sono Soci ANIT (alcuni da diversi decenni!) e conoscono i servizi offerti dall’associazione, ma ci teniamo in questo breve articolo fare il punto e spiegare nel dettaglio quali sono gli applicativi digitali che oggi ANIT offre ai suoi associati.

- Software LETO (Analisi del fabbisogno energetico degli edifici secondo UNI/TS 11300) per il calcolo del fabbisogno energetico degli edifici certificato dal CTI (n. 80/2017) in conformità con le nuove norme UNI/TS 11300 parte 1, 2, 3, 4, 5 e 6 e i nuovi dati climatici UNI 10349. LETO può essere utilizzato per tutti i calcoli energetici che richiamano le UNI/TS 11330, ovvero per la predisposizione della relazione tecnica “ex-Legge 10”, per la certificazione energetica degli edifici, per la stampa dell’APE e dell’AQE, per la diagnosi energetica e per tutte le analisi del fabbisogno energetico dei servizi di riscaldamento, raffrescamento, acqua calda sanitaria, ventilazione, illuminazione e trasporto. Il software dialoga con gli altri software ANIT PAN, IRIS e APOLLO per lo scambio di informazioni sulle strutture opache, trasparenti e ponti termici, e consente il salvataggio per progetti in formato .leto. Dalla versione 4.0.2.7 è possibile esportare il formato .XML versione 5 e 12 (standard nazionale) per il caricamento degli APE nei catasti energetici regionali dove previsto.

Quale realtà presente sul mercato da quasi 35 anni, ANIT ha cominciato a proporre servizi digitali già nei primi anni degli anni 2000 favorendo la diffusione di una cultura del buon costruire, dell’aggiornamento professionale e anticipando di gran lunga il trend nazionale. Ad oggi ANIT offre diversi software che permettono di affrontare il calcolo di tutti gli aspetti dell’efficienza energetica e del comfort acustico degli edifici rendendo la vita più semplice al professionista che deve operare in conformità alle normative vigenti. Da qualche anno questi programmi sono stati convertiti in vere e proprie licenze “a tempo” – superando i più tradizionali limiti dell’“anno solare” e del supporto su CD - che tutti gli associati possono utilizzare per 12 mesi continuativi su tre computer. Tutti i software – ad oggi sono sviluppati solo per ambiente Windows – sono scaricabili dal sito dell’associazione in modalità e-commerce con pagamento con carta di credito continuativo oppure con pagamento una tantum con il più tradizionale bonifico bancario.

- Sofware PAN (Analisi termica, igrometrica e dinamica dell’involucro opaco) per calcolare i parametri estivi e invernali delle strutture opache (trasmittanza stazionaria e periodica, attenuazione e sfasamento, verifica

colonna sonora Bizet, Carmen, Act 1: Prelude Verdi, La Traviata, Act 1: Prelude Wagner, Der fliegende Hollander: Spinning Chorus Tchaikovsky, Eugene Onegin, Op. 24: Waltz with Chorus, “Vot tak syurpriz!” Donizetti, Don Pasquale, Act 3: “Tornami a dir che m’ami” Mozart, The Marriage of Figaro, Act 2: “Voi, che sapete che cosa è amor” Verdi, La Traviata: “Libiamo ne’lieti calici” Borodin, Prince Igor, No.12 Polovtsian Dances and Chorus:”Uletaj na kryl’jach vetra” neo-Eubios 65

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termo-igrometrica). Tra le funzioni più avanzate: l’analisi oraria della migrazione di vapore in regime stazionario, l’analisi agli elementi finiti per il comportamento estivo, l’interoperabilità con IRIS e LETO e il salvataggio per progetti .pan.

- Software APOLLO (Analisi dell’involucro trasparente e controllo delle schermature) per il calcolo della trasmittanza dei serramenti secondo UNI EN ISO 10077-1 e l’analisi del fattore di trasmissione dell’energia solare in presenza di schermature secondo UNI EN 13363-1. Il software consente l’esportazione dei serramenti all’interno in LETO e il salvataggio per progetti in formato .apollo.

- Software IRIS (Ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN 10211) per il calcolo dei ponti termici agli elementi finiti in accordo con UNI EN 10211 per la verifica delle prestazioni energetiche e igrotermiche. Attraverso un’interfaccia di facile utilizzo è possibile richiamare le stratigrafie create con il software PAN e simulare innumerevoli ponti termici. I risultati del calcolo agli elementi finiti portano all’analisi del coefficiente ψ e alla verifica del rischio di muffa e condensa in accordo con UNI EN ISO 13788. Il software consente l’importazione delle stratigrafie da PAN e l’esportazione dei ponti termici in LETO e il salvataggio per progetti in formato .iris.

- Banche dati SOFTWARE ANIT, ovvero database di prodotti presenti sul mercato ed esempi di ponti termici che possono essere importati nei software PAN, IRIS ed ECHO. La vetrina di prodotti è molto varia e comprende: Pannelli fonoassorbenti ecocompatibili per l’edilizia e l’architettura d’interni; Materiali isolanti in fiocchi di cellulosa per insuflaggio; Isolanti termici e sistemi costruttivi per l’isolamento termico; Lastre in gessofibra per sistemi costruttivi a secco per l’isolamento termico e acustico; Sistemi costruttivi a secco per l’isolamento termico e acustico; Sistemi costruttivi a secco per l’isolamento acustico e termico; Membrane impermeabilizzanti e isolanti termoacustici per costruzioni nuove e da ristrutturare; Membrane traspiranti, membrane igrovariabili, membrane traspiranti, igrosensibili e materiali isolanti in fibra di legno; Prodotti portanti e per l’isolamento termico di elementi costruttivi a balzo; Isolanti acustici e termici, isolamento a cappotto e pannelli isolanti naturali per tetti e pareti; Blocchi in calcestruzzo cellulare, lastre e pannelli in calcestruzzo cellulare armato.

- Software ECHO (Requisiti acustici passivi e classificazione delle unità immobiliari) per la progettazione e verifica dei requisiti acustici passivi degli edifici, secondo UNI EN ISO 12354:2017, UNI/TR 11175 e DPCM 5.12.97; Classificazione acustica secondo UNI 11367. I calcoli sono realizzati per indici di valutazione.

Per maggiori informazioni: www.anit.it/software

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L’INTELLEGIBILITÀ ACUSTICA DEI MESSAGGI E L’OBBLIGO NORMATIVO DETTATO DAL DECRETO CAM (Criteri Ambientali Minimi in Edilizia) di * Ingg. Renzo Sonzogni, Emanuele Siciliano, Stefano Burini

un messaggio (segnale originario) viene immesso in un canale di trasmissione (ad esempio un ambiente chiuso quale un’aula scolastica o una sala conferenze, un microfono e degli altoparlanti, etc.) e prima che giunga al ricevitore/uditore viene alterato da diversi fattori (tra cui, ad esempio, la “qualità” dell’impianto elettroacustico, la riverberazione dell’ambiente, il rumore di fondo presente). I risultati possibili sono due, ovvero ottenere un messaggio risultante perfettamente “riconoscibile” e “comprensibile” rispetto al segnale originario, oppure “completamente diverso” e “non riconoscibile”, con tutte le possibili sfumature del grado di “intellegibilità” tra le due condizioni appena citate.

Premessa Quello che segue è un articolo introduttivo e divulgativo relativo al concetto di intellegibilità in acustica, manterremo quindi un approccio semplificato (anche come terminologia, di cui ci scusiamo con i lettori più esperti), lasciando a successivi articoli l’approfondimento accademico che la materia merita. L’articolo descrive il concetto della intellegibilità acustica, aspetto che risultava già richiesto per alcune tipologie specifiche di edifici e di attività, in particolare laddove risultava necessario avere una buona comprensione di messaggi di allarme e di pericolo, e che con l’avvento del Decreto Ministeriale del 11.01.2017 e del 11.10.2017 relativo ai Criteri Ambientali Minimi in edilizia è divenuto obbligatorio anche in diverse casistiche connesse con la progettazione e realizzazione di edifici pubblici. L’approfondimento legislativo e normativo non è affrontato in questo articolo.

Differenza tra il concetto udibilità e di intellegibilità Una prima macro distinzione va effettuata tra la capacità di percepire la presenza di un messaggio, legata esclusivamente al livello sonoro che il messaggio possiede, e la capacità di comprendere il significato del messaggio stesso da parte dell’uditore. Un suono è udibile quando viene percepita la sua presenza. Aumentando il livello sonoro, aumentano l’udibilità e la percezione dello stesso (entro certi limiti fisiologici). L’udibilità è certamente necessaria, ma soltanto in parte correlata alla facilità con cui il messaggio viene “compreso” e “decifrato” dall’uditore. Quest’ultimo aspetto è infatti legato alla “intellegibilità” del messaggio che definisce come un messaggio venga correttamente percepito e “interpretato/ decodificato/compreso” da chi ascolta. Con uno sforzo metaforico tra il suono e la scrittura, vediamo di esemplificare il concetto. Partiamo dall’udibilità.

L’intellegibilità dei messaggi il concetto di base Chi in tenera età ha giocato al telefono senza fili, dove tra amici ci si metteva in cerchio e si bisbigliava una parola all’orecchio del compagno vicino che doveva a sua volta bisbigliarla all’orecchio dell’amico successivo fino a completare il giro, sa benissimo di cosa si parla. Si partiva con la parola “banana” e si finiva, quando andava bene, con “campana”! Nel mezzo, tra il messaggio di partenza e il risultato finale, sono intervenute delle “distorsioni” che, alterando il messaggio originario, rendevano meno definito e quindi “travisabile” il messaggio risultante. Ovviamente la parola corretta che si sarebbe dovuta sentire alla fine del giro era “banana”. Acusticamente parlando è quello che accade quando

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La figura 1, mostra una frase molto semplice, in cui la dimensione del carattere viene via via aumentata divenendo sempre meglio visibile. L’aumentare delle dimensioni del carattere equivale per analogia all’aumentare del livello sonoro.

noro parimenti alla prima, ma al contrario di questa risulta perfettamente nitida e ben definita. Parimenti nella analogia acustica ciò equivarrebbe ad avere un suono “pulito” e “chiaro”, con conseguente elevata intellegibilità. In pratica, il potenziale messaggio che un ipotetico oratore (o un impianto di riproduzione acustica) voleva inviare all’uditore, viene perfettamente compreso da quest’ultimo, a differenza della prima frase dove l’uditore percepisce la presenza di suoni, ma non riesce a comprenderne il significato.

Figura 1 – concetto di udibilità

Parametri acustici per la valutazione della intellegibilità Numerosi sono i parametri e le modalità utilizzabili per definire caratteristiche di comportamento acustico di ambienti, tra cui diversi dedicati alla valutazione della prestazione di intellegibilità. Ai fini specifici della valutazione della intellegibilità i metodi sono suddivisibili in metodi soggettivi e metodi oggettivi. I primi, soggettivi, prevedono la somministrazione agli utenti di questionari e la riproduzione di parole mediante test in campo su una platea di utenti. In funzione della percentuale di risposte esatte sulla comprensione dei vocaboli si ha un riscontro sulla intellegibilità. I secondi, oggettivi, sono basati su misurazioni strumentali di determinati parametri acustici. I metodi oggettivi sono a loro volta suddivisibili in metodi diretti e metodi indiretti. I metodi diretti, in genere preferibili, prevedono l’invio/emissione di specifici segnali acustici normalizzati e la misurazione nei punti di ricezione degli stessi, con successiva analisi di “correlazione” tra segnali inviati e segnali ricevuti. I metodi indiretti prevedono l’analisi della risposta all’impulso, ovvero l’emissione di un segnale di brevissima durata (ad es. un colpo, uno sparo di pistola), la registrazione strumentale dello stesso e una successiva analisi matematica a ritroso. Tra i principali indici utili alla definizione della intellegibilità vi sono: STI (Speech Transmission Index) e suoi derivati (STIPA, STITEL); SIL (Speech Interference Level); SII (Speech Intellegibility Index); %ALcons (Percentage of Articulation Loss on consonants); AI (Articulation Index). In talune casistiche alcuni indici sono tra loro correlabili e collegati.

È evidente che anche nel terzo caso la frase non risulti perfettamente comprensibile, nonostante sia ben visibile (e quindi, nella equivalenza della metafora acustica, ben udibile). Per permettere la comprensione del messaggio, occorre che lo stesso arrivi all’uditore “chiaro”, e di conseguenza occorre agire su parametri (di cui parleremo a seguire) che permettano al suono di mantenere una elevata intellegibilità. La frase scritta in precedenza era infatti costituita da un messaggio ben definito inviato dall’oratore, ma in termini acustici “sporcato”, “sovrapposto” e “distorto” da altri suoni o distorsioni durante il percorso, rendendo di fatto i singoli suoni che compongono la frase tra loro poco o per nulla distinguibili. Ciò è stato testualmente rappresentato semplicemente andando a sostituire alcune lettere con dei caratteri alternativi e/o a sovrapporre, sfalsandole leggermente, le stesse. Ora, ipotizzando di diminuire il disturbo acustico legato al canale di trasmissione, andremo via via a ripulire dai vari disturbi la frase, figura 2. Tutte le tre frasi risultano ben udibili (si può infatti individuarne le presenza, ovvero visualizzarle bene), ma non è possibile comprendere il messaggio della prima frase. La seconda mostra un miglioramento. La terza frase risulta udibile in termini di livello so-

Tra questi analizzeremo in particolare il parametro denominato STI (Speech Transmission Index) e i parametri da esso derivati (tra cui l’indice STIPA), in quanto richiamati dal D.M. 11.10.2017 sui Criteri Ambientali Minimi in edilizia.

Figura 2 – concetto di intellegibilità

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Figura 3 – campo di variabilità in frequenza della voce umana

tra le frasi, tra le parole e tra i singoli fonemi. Il numero di volte con cui le fluttuazioni si ripetono all’interno di un periodo di una frase o di una parola corrisponde acusticamente alla frequenza con cui il livello sonoro oscilla, esprimibile in Hz. Nel metodo STI la fluttuazione del livello sonoro di una specifica frequenza portante viene chiamata modulazione e di conseguenza il numero di oscillazioni del livello sonoro nell’unità di tempo (un secondo) è identificato dalla “frequenza di modulazione”. L’indice di trasmissione del parlato (de-

L’indice di intellegibilità STI Il parlato è il metodo di comunicazione prevalente per la trasmissione di messaggi tra esseri umani. Nel parlato è possibile individuare differenti frequenze, tipiche della voce umana, con un campo di variabilità compreso tra circa 125 Hz e circa 8000 Hz (fig. 3). I suoni emessi durante il parlato si collocano all’interno di questo campo in funzione della loro specificità e della lettera o fonema pronunciati. Nella figura 4, si può avere un’idea della collocazione in frequenza delle singole lettere/fonemi. In pratica nel parlato quotidiano l’oratore emette diverse frequenze in funzione dei fonemi che sta pronunciando. La semplice emissione di un suono a una determinata frequenza non è però sufficiente a far comprendere ad un uditore il messaggio. Ciò che permette all’ascoltatore di “comprendere” un messaggio (ad esempio una parola o una frase) e rappresenta la fonte primaria della intellegibilità e comprensibilità del messaggio stesso, trova fondamento nella presenza delle fluttuazioni del livello sonoro delle frequenze portanti presenti nel segnale parlato. La fluttuazione dei livelli sonori nel parlato è legata alle pause presenti

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Figura 4 – collocazione in frequenza delle singole lettere/fonemi

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mente sovrapponibili, come visibile nella figura 6, e il rapporto tra i valori di modulazione risultare pari a 1.

nominato indice STI) prevede quindi di simulare matematicamente la fluttuazione nel tempo delle frequenze portanti che costituiscono il parlato, normalizzandole ai fini della ripetibilità del metodo, per giungere ad un descrittore acustico oggettivo utile alla “classificazione” della intellegibilità del parlato una volta che questo ha attraversato un canale di trasmissione. Per canale di trasmissione si intende ciò che convoglia e trasporta il segnale originale (ad esempio il parlato di un oratore o un messaggio registrato su un lettore CD) ad un ricevitore/ascoltatore, tra cui ad esempio, impianti elettroacustici, una linea telefonica, un qualsiasi ambiente in cui un oratore o un impianto elettroacustico emette un messaggio, sistemi di telecomunicazione, etc., tra loro anche concatenati. Su questo concetto si basa la nascita dell’indice STI. In pratica il segnale di test normalizzato o segnale di partenza, brevemente descritto a seguire, viene immesso nel canale di trasmissione (ad esempio mediante un altoparlante che simula un oratore – tecnicamente chiamato bocca artificiale – viene prodotto il segnale all’interno di una stanza), il segnale si propaga nell’ambiente e viene ricevuto ed acquisito da un microfono (che rappresenta l’uditore). Per quanto detto il segnale sarà di tipo fluttuante (ovvero con una modulazione da un livello massimo a un livello minimo pari a zero), come esemplificato nella figura 5. Il segnale di partenza è modulato con ampiezza 0-100%, ma per via delle alterazioni nel suo percorso di trasmissione il segnale originario potrebbe venire alterato e distorto e giungere all’ascoltatore modificato. In una condizione perfetta, in un canale di trasmissione che non altera assolutamente il segnale originario, esso giungerà al ricevitore esattamente identico a come è partito (ovviamente con un certo ritardo temporale legato allo spazio percorso), ma la forma e l’ampiezza della modulazione risulteranno identiche (nella figura 5 la modulazione iniziale “mi” è identica alla modulazione finale “mf ”). I due segnali saranno perfetta-

Figura 6 – segnale di partenza identico al segnale ricevuto Nel mezzo si colloca una definizione matematica e di necessaria correlazione alla fisiologia acustica dell’apparato uditivo, particolarmente complessa, ma concettualmente il valore 1 corrisponderà al valore massimo attribuibile all’indice STI ed agli indici da esso discendenti, con significato di intellegibilità massima, mentre il valore 0 corrisponderà ad intellegibilità nulla. Come viene generato il segnale per l’analisi dello STI? L’indice STI e gli indici da esso derivati sono codificati/standardizzati nella norma IEC 60268-16:2011. L’analisi viene svolta per bande di ottava, definite bande di frequenza portanti, comprese tra 125 Hz e 8000 Hz, che rappresentano le frequenze emesse dalla voce umana. Per la generazione del segnale si parte da un rumore rosa (ovvero un rumore con una risposta piatta nel campo di frequenze di interesse misurato in bande di ottava). Attraverso un filtro viene lasciata passare esclusivamente la banda di ottava in corso di analisi. Questa rappresenterà la banda portante. La banda di frequenza portante viene poi modulata facendo sì che il suo livello di pressione sonora oscilli da un valore massimo a zero, in modo sinusoidale, con una frequenza di

Figura 5 – segnale modulato emittente e segnale ricevuto

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banda di frequenza portante distintamente. Ogni banda di ottava portante (da 125 Hz a 8000 Hz per un totale di 7 bande) viene quindi modulata con le frequenze di modulazione in terzi di ottava (da 0,63 Hz a 12,5 Hz per un totale di 14 bande), per un totale di 7x14=98 segnali da analizzare, come rappresentato nella tabella di figura 9. Una misura effettuata con il metodo descritto viene più correttamente indicata come FULL STI, e permette di avere informazioni sulla intellegibilità di ogni banda portante (da 125 Hz a 8000 Hz), ottenendo, se servisse, un valore dell’indice STI in frequenza. Mediante una media degli indici ottenuti alle varie frequenze si ottiene l’indice unico STI. Occorre poi precisare che ogni banda di ottava portante viene emessa con dei livelli di

modulazione predefinita e derivata dalle frequenze di modulazione tipiche del parlato, per via delle famose pause presenti tra le parole e i fonemi. Semplificando per i non tecnici il concetto è assimilabile ad un fischio il cui livello sonoro aumenta e diminuisce periodicamente come avviene per una comune sirena di allarme, come esemplificato nella figura 7. Le frequenze di modulazione sono comprese nel range che va da 0,63 Hz fino a 12,5 Hz con un valore prevalente nel parlato collocato intorno ai 3 Hz. Nella figura 8 sono visualizzate alcune delle 14 frequenze di modulazione utilizzate, rappresentate su un periodo di tempo di circa 2 secondi. Ogni frequenza di modulazione è applicata a ciascuna

Figura 7 – modulazione del segnale portante

Figura 8 – segnale modulato con 3 diverse frequenze

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Figura 9 – combinazioni tra frequenze di modulazione e bande portanti pressione sonora differenti in funzione della reciproca differenza legata all’effettiva forma dello spettro sonoro del parlato normalizzato. Il metodo FULL STI permette inoltre di analizzare l’intellegibilità relativa al parlato maschile e femminile. E’ però evidente l’impegno di tempo elevato per effettuare una misura di indice STI mediante il metodo FULL STI con misure dirette (ovvero mediante riproduzione e misura dei segnali normalizzati), in quanto occorrono circa 10/15 secondi per ogni misurazione, moltiplicato per 98 misurazioni si deduce che il tempo complessivo di misurazione per una sola posizione è di circa 15 minuti. Anche per semplificare e velocizzare le operazioni di misura sono stati derivati altri indici utili per misurare l’intellegibilità secondo i medesimi principi dell’indice STI. Nello specifico descriveremo l’indice STIPA (Speech Transmission Index for Public Address systems – indice di trasmissione del parlato per sistemi di comunicazione al pubblico). Entrambi gli indici fanno riferimento alle medesime tabelle di classificazione, ovvero sia mediante il metodo STI (FULL STI) e sia mediante il METODO STIPA si determina l’intellegibilità che viene in entrambi i casi “classificata” secondo il parametro STI. Come già detto esiste anche la possibilità di determinare gli indici STI mediante metodi indiretti, ovvero mediante la risposta all’impulso dell’ambiente, notevolmente più rapidi ma di cui non tratteremo nella presente disamina. E’ però utile fin d’ora precisare che la normativa prevede, onde evitare incomprensioni ed equivoci, che gli indici determinati mediante risposta all’impulso siano codificati con il suffisso (IR) in aggiunta al termine del metodo impiegato, dove (IR) sta appunto per “Impulse Response”. Ad esempio: STIPA indica l’uso del metodo diretto, mentre STIPA(IR) indica l’impiego del metodo indiretto.

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L’indice STIPA L’indice STIPA rappresenta anch’esso il parametro STI, in quanto condivide tutta la struttura di impostazione del metodo FULL STI, ma viene determinato mediante una semplificazione della modalità di analisi rispetto a quest’ultimo. La differenza è principalmente legata alla possibilità di effettuare una sola misurazione per ottenere l’indice di intellegibilità con una durata complessiva di soli 15 secondi, anziché i circa 15 minuti del metodo FULL STI. L’analisi è condotta per tutte le medesime bande portanti del metodo FULL STI (da 125 Hz a 8000 Hz) , ma le frequenze di modulazione sono solamente due per ogni banda portante. Inoltre il segnale di test è un segnale unico, in quanto la modulazione avviene simultaneamente per le due bande di modulazione associate alla relativa banda portante e tutte le bande portanti sono emesse e analizzate in parallelo. Nella figura 10 la tabella di correlazione tra le bande portanti e le bande di modulazione. Con questo metodo è possibile ottenere un solo valore dell’indice STI (e non informazioni in frequenza come si può avere con il metodo FULL STI) e la valutazione è esclusivamente riferibile al parlato maschile. La scelta di utilizzare esclusivamente la forma spettrale del parlato maschile è motivata dalla constatazione che il parlato femminile è normalmente meglio intellegibile del parlato maschile, motivo per cui il valore dell’indice STI ottenuto con lo spettro del parlato maschile è solitamente peggiore (e per certe casistiche cautelativo) rispetto all’indice che si otterrebbe utilizzando per l’analisi il segnale correlato allo spettro del parlato femminile.

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Figura 10 – combinazioni tra frequenze di modulazione e bande portanti nello STIPA continue riflessioni sonore e della coda sonora dell’ambiente, più o meno elevate in proporzione al maggiore o minore riverbero dell’ambiente, mentre per il secondo si avrebbe una sovrapposizione di un segnale aggiuntivo e non voluto al segnale originario con diminuzione della modulazione (ovvero del cosiddetto rapporto segnale-rumore). Nella figura 12 sono schematizzati gli effetti delle “distorsioni”, visualizzando con linea di colore azzurro il segnale originale e con colore grigio il segnale ricevuto. Si nota la variazione della modulazione iniziale “mi” e finale “mf ” nei due casi.

Quali sono i fattori che possono alterare l’intellegibilità? I fattori sono molti, tra i più comuni vi sono alterazione attraverso il passaggio in un impianto elettroacustico, tecniche di codifica digitale dei segnali, alterazione legata all’acustica dell’ambiente (es. riverbero, echo), rumore di fondo presente in un ambiente, etc, (fig. 11). Per gli ultimi fattori (riverbero e rumore di fondo, che risultano in pratica sempre presenti, in maniera più o meno influente) si avrebbero delle distorsioni legate per il primo “all’allargamento” del segnale per via delle

Figura 11 – fattori di alterazione dell’intellegibilità

Figura 12 – distorsioni dovute al riverbero e al rumore di fondo

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Figura 13 – classificazione dell’intellegibilità tramite l’indice STI

ai fini progettuali, indicando in funzione dell’uso di un determinato ambiente o impianto elettroacustico e della tipologia dei messaggi riprodotti (messaggi semplici con parole familiari e comuni, messaggi complessi con parole non familiari, etc.) la classe ottimale per permettere un’adeguata intellegibilità dei messaggi. Tabella seguente.

L’indice di classificazione della intellegibilità L’indice STI viene espresso con un singolo valore compreso tra 0 e 1, in ordine crescente dalla condizione acustica di intellegibilità peggiore (0 = intellegibilità nulla) alla migliore (1 = intellegibilità perfetta). La norma IEC 60268-16:2011, all’Appendice F (informativa) riporta anche una classificazione della qualità di intellegibilità in funzione del valore assunto dall’indice STI, figura 13. L’Appendice G (informativa), correla la classificazione della figura 13, con delle informazioni utili anche

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* Ing. Renzo Sonzogni, Ing. Emanuele Siciliano, Ing. Stefano Burini

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IL CALCOLO DELL’INCREMENTO DI POTERE FONOISOLANTE DEI RIVESTIMENTI ESTERNI NELLA UNI EN ISO 12354-1 di * Matteo Borghi

tazioni a favore di sicurezza, la norma suggerisce di applicare al risultato una correzione pari a – 2 dB.

INTRODUZIONE Come già indicato negli scorsi numeri della rivista Neo-Eubios, la norma UNI EN ISO 12354-1, pubblicata nel 2017, ha introdotto alcune novità per i modelli di calcolo dei requisiti acustici passivi degli edifici. Un tema che ha suscitato un certo interesse tra gli addetti ai lavori sono le nuove relazioni matematiche, proposte nell’Appendice D della norma, per il calcolo dell’incremento di potere fonoisolante (ΔRw) dovuto a rivestimenti isolanti esterni, quali ETICS (sistemi a cappotto) e rivestimenti “non direttamente connessi con la struttura di base”. Purtroppo alcuni aspetti del modello non sono del tutto chiari. Di seguito si riportano una sintesi della procedura di calcolo e alcune considerazioni.

SISTEMI A CAPPOTTO (ETICS) Per i sistemi a cappotto la norma richiede di considerare una situazione “di riferimento” in cui: • il materiale isolante è applicato a una parete di base da 350 kg/m2, • non vi sono tasselli, • il pannello è incollato per il 40% della sua area. La Tabella 1 riporta le formule per il calcolo del parametro ΔRw,ref. La frequenza di risonanza dei sistemi a cappotto si può determinare, ragionevolmente, con la relazione [3] [3]

CALCOLO DI ΔRw PER RIVESTIMENTI ESTERNI In sintesi il modello matematico richiede di: • Determinare la frequenza di risonanza del sistema (f0) • Ricavare il valore di ΔRw ipotizzando di trovarsi in una situazione “di laboratorio” • Applicare eventuali correzioni • Trasferire il dato calcolato alla situazione “in opera”. La 12354-1 specifica che i valori di ΔRw calcolati con le relazioni che seguono sono caratterizzati da una accuratezza di ± 2 dB. Se sono richieste valu-

Dove: s’ è la rigidità dinamica dello strato resiliente [MN/m3], misurata secondo UNI EN 29052-1; 1993 m’1 è la massa superficiale della struttura di base [kg/m2] m’2 è la massa superficiale della struttura di rivestimento [kg/m2] Il termine “ragionevolmente” vuole solo evidenziare che la UNI EN ISO 12354-1 non esplicita chiara-

Tabella 1: Formule per il calcolo di ΔR w “di laboratorio” per cappotti esterni

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Nel caso siano presenti sia i tasselli che una percentuale differente di colla, la norma non specifica se applicare prima la formula [4] oppure [5]. Da un dettaglio nel testo sembra che si debba prima applicare la [4], ma un chiarimento sarebbe opportuno.

mente quale relazione matematica utilizzare e neanche quali dati inserire al suo interno. È però possibile ipotizzare che m’1 deve essere pari a 350 kg/m2 (massa della parete di base in laboratorio), m’2 è la massa superficiale dell’intonaco di rivestimento, ed s’ è la rigidità dinamica del pannello isolante (Fig. 1).

RIVESTIMENTI ESTERNI NON DIRETTAMENTE CONNESSI Per i rivestimenti esterni non direttamente collegati alla parete, la ISO 12354-1 indica di calcolare la frequenza di risonanza con la formula [6] [6] Dove: d è lo spessore della cavità [m] m’1 è la massa superficiale della struttura di base [kg/m2] m’2 è la massa superficiale della struttura di rivestimento [kg/m2]

Figura 1: Elementi per il calcolo di f0 dei cappotti esterni La ISO 12354-1 indica che il parametro s’ deve essere determinato secondo la UNI EN 29052-1. Si segnala però che nell’introduzione di questa norma è evidenziato che la procedura di misura può essere utilizzata solo per i materiali posti sotto a massetti galleggianti, non per “rivestimenti murali”. Un altro aspetto non del tutto chiaro riguarda il valore di f0 da utilizzare in [1] e [2]. Nel paragrafo D.2.2, che tratta il calcolo di ΔRw di contropareti interne e massetti galleggianti, la ISO 12354-1 esplicita chiaramente che il valore di f0 deve essere arrotondato alla frequenza centrale della banda di terzo d’ottava. Questa cosa non viene espressamente dichiarata anche per gli ETICS. Il valore di ΔRw,ref calcolato con [1] o [2] deve essere corretto con la relazione [4] nel caso siano presenti tasselli, nell’ordine da 4 a 10 per m2, a differenza della situazione di riferimento

La norma non specifica chiaramente quale tipologia di rivestimenti esterni possono essere presi in considerazione. Riporta soltanto il termine: “strati addizionali costruiti con montanti metallici o in legno, non direttamente collegati all’elemento strutturale di base”. Tra questi sistemi sembrano rientrare le facciate ventilate. Anche se è difficile ipotizzare che il modello di calcolo si possa applicare a tutte le tipologie di soluzioni presenti sul mercato. Probabilmente, considerato l’utilizzo della formula [6], si tratta di facciate continue, prive di “fessure” tra gli elementi di rivestimento o aperture di varia natura, con materiale fonoassorbente in intercapedine (assimilabili a contropareti a secco). Come per i cappotti esterni ragionevolmente si deve considerare m’1 = 350 kg/m2 (Figura 2) e, anche in questo caso, la norma non chiarisce se arrotondare il valore di f0 alla frequenza centrale della banda di terzo d’ottava.

[4] Se inoltre la superficie di incollaggio dei pannelli differisce dal 40% della situazione di riferimento, si applica la correzione della formula [5] [5] Dove “%S0” è la percentuale di area del pannello isolante incollata alla parete di riferimento. Figura 2: Elementi per il calcolo di f0 di facciate ventilate

Si evidenzia un ultimo aspetto non del tutto chiaro.

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L’incremento di potere fonoisolante viene infine determinato dalla relazione [7]

ESEMPIO DI CALCOLO CON ECHO I Soci ANIT possono utilizzare il software Echo 8.0 per calcolare i requisiti acustici passivi degli edifici ai sensi delle ISO 12354. L’ultima versione del programma riporta anche una schermata per la determinazione dell’incremento di potere fonoisolante dato da rivestimenti esterni. La Figura 3 riporta un esempio di calcolo di ΔRw per un cappotto in lana minerale, applicando le relazioni matematiche indicate in precedenza. Per quanto riguarda i dubbi segnalati si specifica che il software calcola f0 con la formula [3], utilizzando come massa m’1 il valore “di laboratorio” (350 kg/m2), e non arrotonda il valore a centro banda. Inoltre applica prima la correzione per la presenza di tasselli [4] e poi, sul valore calcolato, aggiunge la correzione dovuta alla differente percentuale di colla [5].

[7] COME TRASFERIRE I DATI DI LABORATORIO ALLA SITUAZIONE “IN OPERA” La ISO 12354 indica che i dati di ΔRw relativi alla situazione di riferimento (parete di base con m’= 350 kg/m2), misurati in laboratorio secondo ISO 10140-1 o calcolati con le relazioni precedenti, vengono trasformati nella situazione “in opera” con le formule [8]

[8]

CONCLUSIONI Sulla base di quanto indicato in precedenza si osserva che la ISO 12354-1 propone un interessante modello di calcolo per sistemi a cappotto e facciate ventilate. Purtroppo però tale modello presenta alcuni aspetti non del tutto chiari. Si auspica che ISO pubblichi al più presto un documento di approfondimento, e che ricercatori e professionisti del settore inizino ad applicare queste nuove relazioni matematiche a casi reali per valutarne l’efficacia.

Dove: ΔRw;lab

Rw,situ

è la riduzione di potere fonoisolante misurato in laboratorio o calcolato con le relazioni [1], [2] o [7] è l’indice di potere fonoisolante della struttura di base “in opera”

* Ing. Matteo Borghi, Staff ANIT.

Figura 3: Esempio di calcolo con Echo 8.0

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IL PACCHETTO EPBD di * Leonardo Righetti

In Italia il recepimento del nuovo pacchetto EPBD è affidato al CTI al fine di produrre gli allegati B nazionali necessari alla sua applicazione. Tale lavoro dovrebbe completarsi entro la fine del 2018; che porterebbe quindi nel 2019 alla revisione del le norme UNI-TS 11300.

L’EPBD o Energy Performance of Building Directive è una direttiva europea trattante il tema del calcolo della prestazione energetica dell’edificio; alla quale è associato un pacchetto di norme atte alla sua applicazione. La prima versione fu emanata con la direttiva 2002/91/CE. Per la sua applicazione fra il 2007 ed il 2008 fu emanato un pacchetto di oltre 40 norme che risultò però essere inutilizzabile. Il metodo introdotto era già presente, in parte, nelle norme:

Da questo recepimento verrà introdotto un metodo di calcolo su base oraria. Il passaggio ad un metodo dinamico orario risulta essere necessario poiché il calcolo del fabbisogno di raffrescamento non può prescindere dai fenomeni di base oraria ed il calcolo degli edifici, in particolare del settore terziario, non può prescindere dall’interemittenza e dai sistemi di controllo. È innanzitutto necessario capire le differenze fra le varie tipologie di calcolo.:

- EN ISO 13790:2008 nella quale compare già un metodo orario semplificato - UNI-TS 11300-2 Nel 2010 fu pubblicata la direttiva 2010/31/UE che consiste nella riscrittura della precedente direttiva. Ciò che mancava era però un metodo di calcolo comune europeo. Per tal motivo al CEN fu affidata la revisione di tutte le norme contenute nel pacchetto EPBD. Tale revisione coprì il periodo 2013-2016 e portò alla promozione di alcune di queste a norme ISO. La norma EN 15603, norma quadro generale del calcolo della prestazione energetica dell’edificio fu sostituita dalla norma EN ISO 5200-1.

- Orario: metodo che verrà introdotto con le nuove norme EN per il quale la durata dell’intervallo elementare di calcolo è l’ora; - Mensile: di uso corrente nelle UNI-TS 11300 i cui intervalli sono mensili e definiti in base al calendario; - Dinamico: il calco in un intervallo elementare tiene conto dei risultati dell’intervallo precedente (o di più intervalli precedenti) - Stazionario: il calcolo di ogni intervallo elementare è indipendente dai precedenti.

Il pacchetto fu approvato per interezza dal CEN nel 2017. Contemporaneamente è in atto il passaggio progressivo di tutto il pacchetto di norme di calcolo della prestazione energetica dall’ambito CEN europeo all’ambito ISO mondiale, al quale è riservata la numerazione 52000.

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METODO DINAMICO E LA NORMA ISO EN 52016-1 Alla norma ISO EN 52016-1, contenuta nel pacchetto EPBD, è affidato il calcolo del fabbisogno

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ponente orizzontale divisa per ogni orientamento. Il metodo orario della norma EN ISO 52016-1 ragiona per zone termiche per le quali calcolo i fabbisogni di riscaldamento e raffrescamento. Si tiene quindi conto dell’aria interna alla zona ed alle superfici che la delimitano sia esse opache che trasparenti.

per riscaldamento e raffrescamento dell’involucro; norma facente parte della serie ISO 52000 riservata al calcolo della prestazione energetica degli edifici. Al suo interno sono descritti due metodi di calcolo: - Un metodo mensile stazionario che diverrà il metodo della prossima UNI-TS 11300-1 (se tratterà ancora un metodo mensile e non uno orario) poiché tratta l’intermittenza; lo scambio con il terreno; gli scambi con locali non riscaldati; perfeziona il calcolo degli ombreggiamenti. - Un metodo di calcolo dinamico semplificato, molto simile al metodo indicato nella EN ISO 13790:2008. A differenza di quest’ultimo metodo, quello della 52016 tiene conto dell’accumulo del calore nell’aria nonché in alcuni degli strati componenti le strutture opache che confinano la zona termica.

Il procedimento di calcolo considera una rappresentazione semplificata delle superfici tramite l’utilizzo di nodi: 5 per le superfici opache (2 sulle superfici esterne e 3 all’interno della stratigrafia che considerano la temperatura media degli strati) e 2 per quelle trasparenti (vedi figure 5 e 6). Come già detto è inoltre necessario specificare la posizione della massa nella stratigrafia (o dell’isolamento) poiché ciò influenza la distribuzione della capacità termica. Gli scambi termici sono descritti tramite una serie di bilanci termici dei nodi: - Bilancio termico dell’aria interna alla zona termica - Bilancio dei nodi superficiali verso l’ambiente interno - Bilancio dei nodi superficiali verso l’ambiente esterno - Bilancio dei nodi interni alla struttura

Il metodo introdotto è di facile applicazione poiché può essere impiegato anche conoscendo solamente trasmittanza e capacità termica complessiva delle strutture; indicandone però la posizione della massa all’interno della stratigrafia (figura 1). Il primo input necessario per procedere al calcolo riguarda i dati climatici relativi alla zona in cui è situato l’oggetto del calcolo. Devono definire i valori di temperatura dell’aria esterna; di velocità; umidità relativa; pressione ed irraggiamento. Di quest’ultimo valore è necessario conoscere ogni sua componente; ovvero: irraggiamento diretto (figura 3) ed diffusa (figura 4) la cui somma genera l’irraggiamento totale (figura 2) e la com-

Tali bilanci producono un sistema di equazioni lineari per la determinazione della temperatura dei nodi. I fabbisogni energetici di riscaldamento e di raffrescamento tengono conto delle condizioni di utilizzo ovvero dei carichi sensibili e dei valori di “set-point” delle temperature; nonché delle condizioni climatiche esterne.

Figura 1 - posizione dello strato isolante all’interno della stratigrafia

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Figura 2 - radiazione totale

Figura 3 - radiazione diretta

Figura 4 - radiazione diffusa

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Il caso in oggetto è tratto una serie più ampia chiamata “Bestest” contenuta nella norma ANSI/ ASHRAE 140:2017 “Standard Method of Test for the Evaluation of Building Energy Analysis Computer Programs”. Tale metodo è la base per la validazione di tutti i software che sfruttano un calcolo energetico dinamico orario.

La norma EN ISO 52016-1 contiene anche un metodo per verificare e validare il metodo di calcolo dinamico. Si tratta di una singola zona termica di geometria semplice e posta in due versioni: una con stratigrafia leggere ed una con stratigrafia pesante (figura 7).

CONCLUSIONI Il metodo di calcolo dinamico orario introdotto dalla norma rappresenta un passo avanti nella complessità di calcoli richiesti in merito alle verifiche di prestazione energetica ai fini di legge. Per i professionisti che si occupano ciò che risulta necessario è l’introduzione di strumenti semplici per le verifiche. Attualmente sono in commercio diversi software che permettono di effettuare calcoli in regime dinamico orario che risultano essere strumenti molto utili per gli esperti ma, viceversa, particolarmente complicati per chi è meno esperto poiché impiegano modelli dettagliati. Tale impedimento può essere risolto con il nuovo metodo introdotto dalla norma EN ISO 52016-1 e più in generale dal pacchetto EPBD. Il principale impiego di tale metodo sarà quindi relativo alle verifiche di legge ed all’emissione di APE, garantendo valori più rappresentativi dell’edificio ed in particolar modo per quanto riguarda il settore terziario e il comportamento estivo.

Figura 5 - semplificazione con nodi di una struttura opaca

* Leonardo Righetti, Ingegnere, collaboratore ANIT e Brescia2Progetti leonardo.righetti@outlook.it

Figura 6 - semplificazione con nodi di una struttura trasparente

Figura 7 - geometria del caso di validazione

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QUALI NUOVI OBIETTIVI ENERGETICI AL 2050? LA NUOVA DIRETTIVA 2018/844 di * Daniela Petrone

Lo scorso 19 è stata pubblicata all’interno della Gazzetta ufficiale dell’Unione europea L 156/75 la direttiva UE 30 Maggio 2018/844 che va a modificare le direttive relative alla prestazione energetica ed efficienza energetica. In particolare, la legge europea, interviene modificando le seguenti direttive: - direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia - direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica.

decisioni d’investimento e che comprenda tappe e azioni nazionali indicative in materia di efficienza energetica per conseguire gli obiettivi a breve (2030), medio (2040) e lungo termine (2050).” (Visione chiara e soprattutto lungimirante che in Italia è risultata un po’ opaca e con obiettivi fissati più a breve che a lungo termine, come abbiamo sottolineato in un precedente articolo sulla Strategia energetica nazionale.)

Gli Stati membri dovranno mettere in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla Direttiva entro il 10 marzo 2020.

La Direttiva prosegue ponendo l’attenzione in particolar modo alla de carbonizzazione del parco immobiliare europeo, in quanto quasi il 50 % del consumo dell’energia finale dell’Unione è usato per il riscaldamento e per il raffrescamento, di cui l’80 % negli edifici. Il raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici dell’Unione è legato agli sforzi di quest’ultima per rinnovare il suo parco immobiliare, dando la priorità all’efficienza energetica, ricorrendo al principio dell’«efficienza energetica in primis», nonché valutando l’utilizzo delle energie rinnovabili. Rispetto alle precedenti Direttive, la 844 guarda alla ristrutturazione del parco immobiliare mettendo in correlazione l’efficienza energetica con la sicurezza dell’immobile, sicurezza in caso di incendio, in caso di terremoti, e soprattutto per la prima volta la Direttiva europea parla di cliclo di vita dell’edificio. “Gli Stati membri dovrebbero poter ricorrere alle strategie di ristrutturazione a lungo termine per affrontare il tema della sicurezza in caso di

Gli obiettivi e le strategie La premessa della nuova Direttiva parla chiaro in termini di obiettivi : • “per il 2030 sono stati fissati ambiziosi impegni dell’Unione per ridurre ulteriormente le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40 % entro il 2030 rispetto al 1990, per aumentare la quota di consumo di energia da fonti rinnovabili, realizzare un risparmio energetico conformemente alle ambizioni a livello dell’Unione e per migliorare la sicurezza energetica, la competitività e la sostenibilità dell’Europa.” • “Entro il 2050 L’Unione si è impegnata a elaborare un sistema energetico sostenibile, competitivo, sicuro e de carbonizzato. Gli Stati membri e gli investitori hanno bisogno di una visione chiara che orienti le loro politiche e le loro

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Commissione «Finanziamenti intelligenti per edifici intelligenti». • introdurre o proseguire l’applicazione di requisiti atti a garantire un determinato livello di prestazione energetica per le proprietà in locazione, secondo gli attestati di prestazione energetica

incendi, nonché per far fronte ai rischi connessi all’intensa attività sismica che minacciano le ristrutturazioni destinate a migliorare l’efficienza energetica e il ciclo di vita degli edifici.” Nel definire le proprie strategie di ristrutturazione a lungo termine e nella pianificazione di azioni e misure, gli Stati membri potrebbero ricorrere a concetti come quello di soglia di intervento, vale a dire il momento opportuno nel ciclo di vita di un edificio, ad esempio in una prospettiva di efficacia in termini di costi o di disfunzione, per la realizzazione di interventi di ristrutturazione a fini di efficienza energetica. Questo significa che in Italia occorre e si deve pensare anche alla demolizione e ricostruzione quindi alla fine del ciclo di vita di un edificio quando ristrutturarlo integralmente porta a costi maggior che rifarlo!

• stabilire un collegamento chiaro tra le loro strategie di ristrutturazione a lungo termine e le iniziative pertinenti volte a promuovere lo sviluppo delle competenze e la formazione nei settori edile e dell’efficienza energetica. Obiettivo: Potenziare il certificato energetico La Direttiva sottolinea l’importanza del certificato energetico come strumento utile a conoscere i consumi degli edifici. Per raggiungere gli obiettivi della politica di efficienza energetica degli edifici, si dovrebbe migliorare la trasparenza degli attestati di prestazione energetica, provvedendo alla definizione e all’applicazione coerente di tutti i parametri di calcolo necessari, sia per la certificazione che per i requisiti minimi di prestazione energetica. Gli Stati membri dovrebbero adottare misure adeguate volte a garantire, per esempio, che sia documentata la prestazione dei sistemi tecnici per l’edilizia, come quelli utilizzati per il riscaldamento degli ambienti, il condizionamento dell’aria o il riscaldamento dell’acqua, installati, sostituiti o migliorati, ai fini della certificazione degli edifici e della verifica della conformità. Eppure, proprio in Italia occorre nuovamente riprendere in mano il testo del DM 26/06/2015 sulle linee guida nazionali per la certificazione energetica, l’edificio di riferimento,i l confronto di due indicatori quello dell’edificio e quello della classe con e senza le rinnovabili, complicano la lettura dell’APE. Edifici che con le vecchie linee guida erano in classe G ora sono in classe C, tutto è spostato verso le classi alte dalla A1 alla A4 con la presenza delle rinnovabili ( ma questo è un capitolo che meriterebbe una trattazione a parte!).

Quindi : • Mirare a ristrutturazioni profonde, portando gli edifici esistenti a edifici a energia quasi zero • promuovere un accesso paritario al finanziamento, anche per i segmenti del parco immobiliare nazionale caratterizzati dalle prestazioni peggiori, per i consumatori in condizioni di povertà energetica, per l’edilizia sociale e per le famiglie alle prese con i dilemmi posti dalla frammentazione degli incentivi, tenendo conto al contempo dell’accessibilità economica. Gli stati membri devono prevedere meccanismi finanziari, incentivi e mobilitazione delle istituzioni finanziarie per ristrutturazioni destinate a migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Tali misure dovrebbero, in particolare, incoraggiare la concessione di prestiti ipotecari rivolti all’efficienza energetica per ristrutturazioni immobiliari la cui efficienza energetica è certificata, promuovere gli investimenti pubblici in un parco immobiliare efficiente sotto il profilo dell’energia, ad esempio con partenariati pubblico-privato o contratti facoltativi di rendimento energetico, ridurre il rischio percepito degli investimenti, fornire strumenti di consulenza e di assistenza accessibili e trasparenti, come sportelli unici (onestop-shop) che prestino servizi integrati di ristrutturazione energetica, nonché attuare altre misure e iniziative, come quelle di cui all’iniziativa della

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Obiettivo: La qualità ambientale interna degli ambienti e l’isolamento dell’edificio Le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità del 2009 stabiliscono che, per quanto concerne la qualità dell’aria interna, edifici

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tecnologie dell’informazione e della comunicazione e i sistemi elettronici per adeguarne il funzionamento alle esigenze degli occupanti e alla rete e migliorare l’efficienza energetica e la prestazione complessiva degli edifici. L’indicatore della predisposizione degli edifici all’intelligenza dovrebbe sensibilizzare i proprietari e gli occupanti sul valore dell’automazione degli edifici e del monitoraggio elettronico dei sistemi tecnici per l’edilizia e dovrebbe rassicurare gli occupanti circa i risparmi reali di tali nuove funzionalità migliorate.

più efficienti offrono maggiore comfort e benessere agli occupanti e migliorano la salute. I ponti termici, l’inadeguatezza dell’isolamento e le infiltrazioni d’aria possono generare temperature superficiali al di sotto della temperatura di rugiada dell’aria, oltre che umidità. È fondamentale pertanto garantire un isolamento completo e omogeneo dell’edificio, compresi i balconi, le finestre, i tetti, i muri, le porte e i pavimenti, ed è opportuno prestare particolare attenzione a evitare che la temperatura di una qualsiasi superficie interna dell’edificio scenda al di sotto della temperatura di rugiada. Gli Stati membri dovrebbero promuovere miglioramenti della prestazione energetica degli edifici esistenti che contribuiscano a creare un ambiente interno salubre, tra le altre cose rimuovendo l’amianto e le altre sostanze nocive, prevenendo la rimozione illegale delle sostanze nocive e favorendo il rispetto della normativa vigente, tra cui le direttive 2009/148/CE (1) e (UE) 2016/2284 (2) del Parlamento europeo e del Consiglio.

Conclusioni La Direttiva 2018/844 aggiunge tanto al lavoro che gli stati membri devono fare per raggiungere gli ambiziosi obiettivi in materia di efficienza energetica che l’Unione si è posta. Non abbiamo alternative, dobbiamo fare il possibile per rallentare il processo irreversibile di consumo di risorse che è operativo da tempo; non si può far finta di niente, i cambiamenti climatici ci sono e prima ne prendiamo consapevolezza e meglio è!Solo quando avremo questa consapevolezza coglieremo anche tutte le opportunità di crescita che questi strumenti e questi obiettivi ci offrono. Avanti al 2050!

Obiettivo: La mobilità sostenibile I veicoli elettrici costituiscono un’importante componente della transizione verso un’energia pulita basata su misure di efficienza energetica, combustibili alternativi, energia rinnovabile e soluzioni innovative di gestione della flessibilità energetica. I regolamenti edilizi possono essere efficacemente utilizzati per introdurre requisiti mirati a sostegno della realizzazione dell’infrastruttura di ricarica nei parcheggi degli edifici residenziali e non residenziali. Gli Stati membri dovrebbero prevedere misure volte a semplificare l’installazione dell’infrastruttura di ricarica, al fine di ovviare a ostacoli quali la frammentazione degli incentivi e le complicazioni amministrative che i singoli proprietari incontrano quando tentano di installare un punto di ricarica nel proprio parcheggio.

* Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT

L’indicatore di predisposizione degli edifici all’intelligenza Tra le novità importanti della Direttiva (UE) 2018/844 vi è la presenza di nuovo indicatore di predisposizione degli edifici all’intelligenza (facoltativo per gli Stati membri) il quale dovrebbe misurare la capacità degli edifici di usare le

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UNI 10200:2018, REVISIONE DELLA VERSIONE DEL 2015 di * Alessandro Panzeri

prodotti e sistemi idonei (lambda dichiarato, posa corretta, attenzione ai ponti termici, ecc..) comporta sicuramente, oltre al miglioramento del comfort, anche una riduzione di fabbisogno energetico. Il fatto che questa riduzione possa essere direttamente valorizzata per mezzo di contabilizzazione e corretta suddivisione delle spese evidenzia l’efficacia degli interventi di isolamento termico. Prima dell’analisi della norma si ricorda il contesto legislativo.

A ottobre 2018 è stata pubblicata la revisione delle norma che descrive i criteri di ripartizione delle spese di climatizzazione invernale, estiva e produzione di acqua calda sanitaria. Pur essendo già scaduti gli obblighi per gli edifici esistenti derivanti dai decreti legislativi (in alcune regioni anticipati) DLgs 102 del 2014 integrato e modificato dal DLgs 141 del 2016 e pur in presenza di una serie di FAQ pubblicate nel 2017 dal Ministero sulla corretta interpretazione degli stessi, la pubblicazione della revisione della norma inquadra e risolve alcune delle problematiche più evidenti presenti nella versione del 2015. Il presente testo riassume quelle che si ritengono migliorative rispetto alla precedente versione. Per il mondo che si occupa di isolamento termico (invernale ed estivo) e che propone soluzioni di isolamento sugli edifici esistenti, il principio ispiratore della direttiva e dei decreti descritti è condivisibile: responsabilizzazione economica del proprio consumo energetico volontario e sensibilizzazione sullo spreco di energia. A questo si aggiunge la valorizzazione dell’efficacia degli interventi di isolamento termico. Un buon progetto di isolamento termico con

Contesto legislativo Il tema della contabilizzazione e termoregolazione è presente da molto tempo all’interno del panorama legislativo nazionale. Gli ultimi decreti legislativi relativi all’efficienza energetica degli edifici – i DM 26/06/2015 – esprimono obblighi espliciti per edifici di nuova costruzione e per edifici esistenti oggetto di intervento sul tema della contabilizzazione e termoregolazione. Il DLgs 102 e il 141 sono invece vigenti indipendentemente dalla realizzazione degli interventi. La tabella riassume il diverso significato degli obblighi.

Inquadramento legislativo

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Regolare la temperatura

Contabilizzare l’energia ceduta / sottratta

esistenti ai fini della valutazione del fabbisogno energetico utile delle singole unità immobiliari necessaria allo studio dei millesimi di fabbisogno per la suddivisione delle spese dei consumi involontari e dell’impegno del generatore. Gli interventi di isolamento termico che riguardano le parti comuni degli edifici devono essere presi in considerazione, per esempio un intervento di isolamento a cappotto su una facciata o l’isolamento del solaio del sottotetto non riscaldato, mentre i singoli interventi delle unità immobiliari no. Tale approccio può essere diverso per i calcoli predittivi di valutazione a consuntivo. Rimane aperta la questione, da affrontare forse a livello legislativo più che normativo, di quelle unità abitative che sono a contatto con superficie attraverso le quali disperdono energia sotto forma di consumo volontario ma sulle quali non possono eseguire in autonomia interventi di isolamento termico.

Modifiche UNI 10200 Servizio di raffrescamento C Già dal titolo, ma anche nei contenuti, la norma è scritta con un approccio al sistema X generico che può essere riscaldamento, raffrescamento e acqua calda sanitaria. Viene quindi trattato anche l’impianto di raffrescamento. L’impiego della norma ne farà emergere limiti, incoerenze e criticità, ma le richieste legislative indicate dal DLgs 102 e 141 possono essere affrontate professionalmente per mezzo di un riferimento normativo che rappresenta stato e regola dell’arte. Linguaggio e UNI TS 11300 I professionisti che usano le norme UNI TS 11300 per la modellazione del fabbisogno energetico degli edifici ai fini della progettazione, diagnosi, verifica o certificazione, avranno meno difficoltà a confrontare i contenuti della norma UNI 10200 con quelli che sono abituati ad usare con le UNI TS 11300 in particolare per le attribuzioni corrette dei consumi/fabbisogno di energia in ingresso e uscita dai sottosistemi di generazione e distribuzione.

Consumi involontari con ripartitori Il valore di consumo involontario in presenza di contabilizzazione del calore indiretta è valutato finalmente per mezzo di un coefficiente (una frazione) da attribuire al valore di consumo volontario misurato anno per anno. Il coefficiente si valuta per mezzo della già presente tabella desunta dall’esperienza che de-

Millesimi di fabbisogno delle unità abitative Vengono dichiarati esplicitamente nella norma come vanno studiate le strutture degli edifici

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scrive per edifici esistenti e in funzione della tipologia di impianto di distribuzione quanto percentualmente pesa l’involontario dipendente dalle perdite di distribuzione. Per gli edifici che non ricadono nelle casistiche presenti è necessario il calcolo predittivo in accordo con UNI TS 11300-2 da ricondurre comunque ad un coefficiente. La versione 2015 su questo punto introduceva incoerenze grossolane mischiando valori misurati di consumo con valori predittivi in utilizzo standard.

Edifici con utilizzo saltuario In presenza di contabilizzazione indiretta l’utilizzo o meno di parte dell’edificio penalizza fortemente gli utenti che ritrovano nella propria parte di consumo volontario anche consumi involontari. La versione del 2018 affronta tale aspetto con uno spirito che può essere così riassunto: se l’edificio viene poco utilizzato, il suo consumo stagionale è minore di quello valutato in condizioni standard ambientali e con piena occupazione. Ogni anno è quindi possibile stabilire, sulla base del consumo di energia utile misurato, se l’edificio ricade in questa condizione o meno costruendo il rapporto tra energia utile misurata ed energia utile calcolata in modo standard in piena occupazione. Se il rapporto è maggiore di 0,8, l’edificio si considera “utilizzato” in modo congruo alla piena occupazione e quindi per stabilire il consumo involontario si usa il coefficiente valutato univocamente. In caso contrario, ovvero se siamo in presenza di un edificio sottoutilizzato, tanto più è poco utilizzato tanto più deve crescere la quota parte di consumo involontario da dividere tra tutti gli inquilini sempre sulla base dei millesimi di fabbisogno. Questa parte della norma è estremamente rilevante poiché può essere recuperata e impiegata in tutti quei casi di contabilizzazione indiretta e suddivisione delle spese che hanno generato squilibri troppo elevati rispetto al passato.

Esempio di contabilizzazione indiretta - ripartitore

Conclusioni Si ritiene che l’attuale versione della norma corregga le imprecisioni grossolane presente nella precedente versione. Rimane aperto, come segnalato, il tema dei consumi volontari legati a superficie “comuni” e il tema della trasparenza dell’informazione presente a bordo dei ripartitori che non hanno obblighi relativi alla programmazione. * Alessandro Panzeri, R&S ANIT.

Esempio di contabilizzazione diretta – contatore di calore

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CAMPIONAMENTO DEGLI ELEMENTI TECNICI: PROCEDURA UNI 11367 PER LA DETERMINAZIONE DELLA CLASSE ACUSTICA DEGLI EDIFICI a cura di ANIT

limitare il numero di misurazioni fonometriche. In sostanza se in un edificio vi sono più elementi tecnici sostanzialmente identici tra loro, è possibile eseguire le misure solo su alcune strutture per poi estendere, con un certo “margine di incertezza”, i risultati ottenuti anche alle partizioni/impianti non misurate. L’idea è quella di indicare che le partizioni non rilevate sono caratterizzate da prestazioni pari al “valor medio” delle caratteristiche dei campioni misurati “peggiorato” con un certo “coefficiente correttivo”.

Riportiamo di seguito un estratto del capitolo 3 del volume ANIT dedicato alla classificazione acustica degli edifici. La nuova ristampa del volume sarà disponibile per l’acquisto entro la fine del 2018. Il tema della classificazione acustica, descritta nella norma UNI 11367, è tornato di interesse tra i professionisti in quanto richiamato obbligatoriamente dal ben noto decreto CAM, del 11 ottobre 2017, sui “Criteri ambientali minimi”. Ma uno degli aspetti che suscita forti perplessità tra gli addetti ai lavori, è il metodo per l’elaborazione dei dati derivanti da campionamento descritto nell’appendice H della norma. Tale metodo viene considerato da alcuni tecnici estremamente complicato e di diffi cile comprensione. In realtà non è così. La procedura è concettualmente piuttosto semplice e, ovviamente, formalmente corretta. In certi casi però, come tutte le procedure matematiche, la sua applicazione a edifi ci concreti può risultare più o meno opportuna. Quindi i tecnici che decidono di utilizzarla, per evitare errori grossolani, devono comprenderne i fondamenti base e la procedura di applicazione. Di seguito si cercherà di spiegare i contenuti delle appendici G e H della UNI 11367, inerenti le tecniche di campionamento, in maniera semplice. Si spera così di dare un piccolo contributo per incentivare la concreta applicazione della classificazione acustica degli edifici.

Come fare a individuare gli elementi tecnici sostanzialmente uguali e definire quindi i “gruppi omogenei” è descritto nell’Appendice G. Si forniranno alcune informazioni in merito al termine di questo capitolo. L’appendice H indica invece come determinare il “coefficiente correttivo” sopra citato. In sintesi la procedura di campionamento consiste quindi nel: • definire nell’edificio un gruppo di elementi costruttivi sostanzialmente identici tra loro (gruppo omogeneo) • misurare in opera le prestazioni acustiche solo di alcuni elementi e ricavarne il valore utile • calcolare con media aritmetica il valore medio (Xhe o Yhe) dei valori utili misurati • determinare il “coefficiente correttivo”, incertezza estesa di campionamento (Ush) • combinare Ush con il valore medio per ottenere il dato che rappresenti la prestazione degli elementi non misurati denominato valore rappresentativo del gruppo omogeneo (Xh o Yh).

ANALISI DEI DATI RICAVATI DA CAMPIONAMENTO La procedura di campionamento è stata elaborata per fornire ai tecnici che devono eseguire la classificazione acustica di un immobile uno strumento per

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Il valore rappresentativo del gruppo omogeneo Nel caso si stiano considerando misure di isolamento acustico o potere fonoisolante (partizioni tra unità immobiliari e facciate) l’incertezza estesa va sottratta al dato medio.

[3.5]

dove: Yhc

[3.1]

Mh

Per le misure di livelli di rumore (calpestio e impianti) l’incertezza estesa va sommata al dato medio:

Ch

è il valore utile di ogni singola misura eseguita è il numero totale di elementi tecnici costituenti il gruppo omogeneo è il numero di elementi tecnici misurati in opera

[3.2] Se si analizzano le formule si ricava che: In sostanza il coefficiente Ush ha lo scopo di “peggiorare il valore medio”. In tal modo sarà più probabile che il valore rappresentativo del gruppo omogeneo sia “peggiore o uguale” della prestazione effettiva del singolo elemento non misurato.

• se i valori utili delle singole misure sono identici tra loro allora ssh avrà valore pari a 0 (le singole misure coincidono con il valore medio) • se i valori utili delle singole misure sono molto diversi tra loro allora ssh avrà valore elevato • se i valori utili delle singole misure sono simili tra loro allora ssh avrà valore ridotto

L’incertezza estesa di campionamento L’incertezza estesa di campionamento (Ush) si ottiene moltiplicando lo scarto tipo di campionamento (ssh), con un coefficiente numerico, il fattore di copertura (k).

La relazione per il calcolo di Ush indica che ssh con valore ridotto determina “coefficienti correttivi” Ush di limitata entità. D’altro canto ssh elevati avranno l’effetto opposto. In sostanza questo significa che se su un campione di elementi misurati ho riscontrato prestazioni simili tra loro (e quindi ottengo ssh con valori bassi) allora, ragionevolmente, anche le altre partizioni non rilevate avranno caratteristiche simili. Se invece su campioni che avrebbero dovuto essere identici ho riscontrato risultati molto differenti (e quindi ottengo ssh con valori alti), allora dovrò utilizzare un coefficiente correttivo maggiore per estendere il dato medio alle partizioni non misurate.

[3.3] Lo scarto tipo di campionamento Lo scarto tipo di campionamento (ssh) in sostanza indica quanto i singoli dati misurati differiscono dal loro valore medio e si ricava dalle seguenti relazioni matematiche: Per le misure di isolamento acustico o potere fonoisolante

[3.4]

dove: Xhc Mh Ch

L’entità di ssh dipende anche da quanti elementi ho misurato rispetto al campione totale. Molte misure possono determinare bassi valori di ssh (in quanto Mh risulterà prossimo a Ch). Poche misure avranno l’effetto opposto. Anche questo è, ovviamente, più che ragionevole. Se ho misurato quasi tutti i campioni a disposizione allora potrò estendere il dato medio agli elementi non rilevati con una certa tranquillità (ssh avrà valori bassi). In un certo senso sarò “abbastanza certo” che il valore medio rappresenta

è il valore utile di ogni singola misura eseguita è il numero totale di elementi tecnici costituenti il gruppo omogeneo è il numero di elementi tecnici misurati in opera

Per le misure di livelli di rumore (calpestio e impianti)

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12 APRILE REGGIO EMILIA 17 APRILE GORIZIA 18 APRILE VENEZIA 8 MAGGIO FIRENZE 9 MAGGIO BOLOGNA 10 MAGGIO MONZA 15 MAGGIO POTENZA 16 MAGGIO SALERNO 22 MAGGIO ORISTANO 30 MAGGIO MODENA

5 MARZO BOLOGNA 6 MARZO FIRENZE 7 MARZO GENOVA 13 MARZO ALESSANDRIA 19 MARZO CREMONA 20 MARZO CUNEO 23 MARZO COMO 27 MARZO BRESCIA 5 APRILE TORINO 11 APRILE MILANO

5 GIUGNO LATINA 6 GIUGNO ROMA 12 GIUGNO SIENA 13 GIUGNO PRATO 20 GIUGNO PARMA 26 GIUGNO MILANO 27 GIUGNO TREVISO 28 GIUGNO PADOVA 28 GIUGNO BERGAMO 18 SETTEMBRE MILANO

25 SETTEMBRE MACERATA 26 SETTEMBRE PERUGIA 3 OTTOBRE RIETI 4 OTTOBRE L’AQUILA 10 OTTOBRE COSENZA 15 OTTOBRE BERGAMO 17 OTTOBRE FIRENZE 18 OTTOBRE VERBANIA 23 OTTOBRE PIACENZA 24 OTTOBRE RAVENNA

25 OTTOBRE BOLOGNA 30 OTTOBRE TORINO 7 NOVEMBRE

TARANTO 8 NOVEMBRE BARI 13 NOVEMBRE FORLÌ-CESENA 13 NOVEMBRE BOLZANO 14 NOVEMBRE VERONA 16 NOVEMBRE CATANIA 20 NOVEMBRE TRIESTE 21 NOVEMBRE VENEZIA

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V° CONGRESSO NAZIONALE ANIT PROGRAMMA

Sessione del mattino 8.45

Registrazioni partecipanti

9.15

Apertura lavori e presentazione del programma in SALA 1 - Ing. Valeria Erba Presidente ANIT

Sala 1

Sala 2

Sala 3

EFFICIENZA ENERGETICA: REQUISITI E OPPORTUNITÀ Modera: Ing. Valeria Erba - ANIT

SOSTENIBILITÀ E MATERIALI Modera: Ing. Rossella Esposti, ANIT

ACUSTICA EDILIZIA. PROSPETTIVE FUTURE DOPO 20 ANNI DI DPCM 5-12-1997 Modera: Ing. Matteo Borghi, ANIT

9.30

Criteri Ambientali Minimi: il punto e possibili revisioni Arch. Daniela Petrone, ANIT

Acustica e posa dei serramenti: dalla progettazione dei giunti d’installazione alla corretta esecuzione Ing. Rita D’Alessandro, EdilegnoArredo/FederlegnoArredo

10.00 Il Comune di Milano e l’esperienza di Ucredil nella verifica dei requisiti Ing. Claudia Peduto, Comune di Milano Ufficio Contenimento Risorse Energetiche nell’Edilizia

I criteri ambientali minimi applicati ai materiali: % riciclato, sostanze pericolose, ecc Dott.ssa Ilaria Malerba, Federchimica

Le norme serie UNI 11532 sulle caratteristiche acustiche interne di ambienti confinati. Stato dei lavori e prospettive future. Ing. Linda Parati, Coordinatore Norma UNI 11532

10.30 Metodi di calcolo per le verifiche dei requisiti Ing. Roberto Nidasio - CTI Comitato Termotecnico Italiano

LCA ed EPD nel settore edilizio Prof.ssa Monica Lavagna, Politecnico di Milano Dipartimento ABC

L’incertezza nelle misure di acustica edilizia. Sintesi della normativa in vigore. Prof. Massimo Garai, Univ. di Bologna

11.00 Soluzioni tecnologiche

Soluzioni tecnologiche

Soluzioni tecnologiche

11.30 Detrazioni fiscali per l’efficienza energetica Ing. Domenico A. Matera Laboratorio Supporto Attività Programmatiche per l’efficienza energetica Dip. Unità Tecnica Efficienza Energetica ENEA

Regole e responsabilità dei progettisti secondo il D. Lgs 106/2017 Ing. Giuseppina De Luca, ITC-CNR

Qual futuro per la classificazione acustica? L’aggiornamento di UNI 11367 e confronto con la normativa internazionale. Prof. Antonino Di Bella, Università di Padova

12.00 Il Conto Termico: un’opportunità per efficientare il patrimonio immobiliare pubblico Ing Filippo Marcelli Gestore dei Servizi Energetici - GSE S.p.a. Divisione Incentivi - Efficienza e Energia Termica

Le nuove UNI 11715 e UNI 11716 per i sistemi a cappotto: corretta posa e qualifica dei posatori Ing. Federico Tedeschi, Coordinatore GL 01 CT 201

Situazione legislativa dopo un anno e mezzo dalla pubblicazione del Dlgs 42/2017 Ing. Lorenzo Lombardi, Ministero dell’Ambiente

12.30 Pausa pranzo

Pausa pranzo

Pausa pranzo

Regole regionali per l’efficienza energetica: lo stato dell’arte a tre anni dall’introduzione della nuova disciplina Ing. Alice Tura Ing. Valentina Sachero Regione Lombardia


29 novembre 2018 Hotel Marriott - via Washington, 66 - Milano PROGRAMMA Tavole rotonde e dibattito Sala 1 Sala 2 14.00 Tavola rotonda I professionisti sono pronti? Confronto tra i rappresentanti dei Consigli Nazionali dei professionisti

Tavola rotonda Materiali isolanti: ieri, oggi e domani Confronto tra le associazioni di categoria AIPE, ANIT, ANPE e FIVRA

Sala 3 Tavola rotonda Prescrizioni di acustica. Obblighi o opportunità? Confronto tra enti pubblici e professionisti

15.00 Soluzioni tecnologiche

Sessione del pomeriggio Sala 1 Sala 2 EFFICIENZA ENERGETICA: REQUISITI E OPPORTUNITÀ Modera: Ing. Alessandro Panzeri, ANIT

Sala 3

PROGETTAZIONE ESTIVA: DAL MODELLO STAZIONARIO AL MODELLO DINAMICO Modera: Ing. Giorgio Galbusera, ANIT

ACUSTICA IN EDILIZIA - ANALISI PREVISIONALI E DATI DI INGRESSO NEI MODELLI DI CALCOLO Modera: Ing. Stefano Benedetti, ANIT

15.30 Cessione del credito e aspetti di diritto civile e condominiale Avv. Maria Luisa Corsi, Consulente legale Assimpredil ANCE

Sviluppo normativo sulle procedure di calcolo: cosa ci aspettiamo nel prossimo futuro Prof. Vincenzo Corrado, Politecnico di Torino

Evoluzione dei metodi di valutazione dei requisiti acustici passivi. Dott. Fabio Scamoni, Presidente Sottocommissione UNI acustica edilizia

16.00 Bandi promossi dalla PA: Bando BE2 del Comune di Milano Ing. Diego Mora, Comune di Milano, Area Ambiente Energia

Riflessioni sul ruolo degli strumenti di simulazione nel progetto Ing. Luca Pietro Gattoni, Esperto

La nuova Parte 1 di UNI TR 11175. Modelli di calcolo e dati di ingresso. Prof. Luca Barbaresi, Università di Bologna

16.30 Progettazione, requisiti e opportunità, per edifici energeticamente efficienti pubblici e privati Ing. Alessandro Ziletti, Esperto

Strategie per analizzare e ottimizzare il comfort estivo di un edificio Prof. Lorenzo Pagliano, Politecnico di Milano

La nuova impostazione di UNI TR 11175 – Parte 2. Nuove banche dati per i requisiti acustici passivi Ing. Matteo Borghi, ANIT

17.00 Dibattito e chiusura lavori

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Quindi, in un certo senso, livelli di fiducia elevati determinano “maggiore tranquillità” per chi deve estendere il valore rappresentativo agli elementi tecnici non misurati. È più probabile che gli elementi non misurati abbiano prestazioni peggiori o uguali a quella del valore rappresentativo. D’altro canto, in certi casi, livelli di fiducia troppo elevati possono risultare non giustificati. Se il responsabile della classificazione ha ragione di ritenere che gli elementi non misurati sono caratterizzati dalle stesse prestazioni acustiche di quelli rilevati in opera, ad esempio perché ha seguito con particolare attenzione le operazioni di posa, allora potrà arrischiarsi ad utilizzare livelli di fiducia inferiori. È un rischio. Che però può individuare, in certi casi, livelli di classe superiori per le unità immobiliari. Livelli di fiducia più bassi determinano infatti coefficienti inferiori. Quindi il dato medio sarà “poco peggiorato” e più vicino al valore rappresentativo del gruppo omogeneo. In particolare il livello di fiducia 50%, non riportato nella tabella precedente, indica coefficienti k pari a 0. In tal modo si annulla il valore di Ush. È come ritenere che il valore medio (Xhe o Yhe) è già rappresentativo di tutti gli elementi non misurati. Sia chiaro. Scegliere bassi livelli di fiducia non significa sbagliare di sicuro la valutazione. Significa però che vi è meno probabilità che il valore rappresentativo sia effettivamente peggiore o uguale della prestazione dell’elemento non misurato. Secondo quanto indicato nella UNI 11367 al termine del paragrafo H.2.2 “la scelta del livello di fiducia è affidata al richiedente la classificazione”. Questo significa che è il committente, non il tecnico misuratore, che deve assumersi la responsabilità di quale livello utilizzare. Questa affermazione ha un senso se si considera che, in teoria, il committente/ costruttore dovrebbe aver controllato l’esecuzione dei lavori in cantiere. La norma suggerisce di adottare livelli di fiducia compresi tra l’80% e il 70%. È più che auspicabile che il certificatore acustico collabori con il committente per la scelta del valore più opportuno per l’edificio che si sta esaminando.

anche gli altri elementi. Se invece ho misurato pochi elementi sul totale allora la procedura determina l’adozione di coefficienti correttivi superiori. Il fattore di copertura Il fattore di copertura (k) si ricava da una tabella. Dipende dal numero di prove eseguite e dal “livello di fiducia” che si intende utilizzare. Di seguito si riportano i valori proposti nella UNI 11367, ricavati dalla distribuzione statistica “t di Student” per un test monolaterale.

Tabella 3.1: Fattore di copertura da distribuzione “t di student” in funzione del numero di prove e dal livello di fiducia tra 70% e 80% La scelta del “livello di fiducia” dipende da vari fattori. Livelli di fiducia elevati determinano coefficienti k più alti e di conseguenza, generalmente, un importante peggioramento del “valore medio”. Peggiorando molto il dato medio si ha quindi maggiore probabilità che il valore rappresentativo del gruppo omogeneo (Xh o Y h) sia effettivamente peggiore o uguale della prestazione del singolo elemento non misurato.

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La tabella che segue indica i valori del parametro k al variare del livello di fiducia e del numero di prove. I dati possono essere ricavati utilizzando le funzioni matematiche già implementate nei fogli di calcolo maggiormente diffusi (Office Excel, OpenOffice Calc, etc.)

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Tabella 3.2: Fattore di copertura da distribuzione “t di student” in funzione del numero di prove e dal livello di fiducia tra 50% e 99%

1.1 Esempi di calcolo Per capire meglio l’applicazione delle tecniche di campionamento si propongono di seguito alcuni esempi. Si ipotizzi di dover classificare acusticamente una palazzina con 7 unità immobiliari sovrapposte, nella quale si possano individuare 6 solai sostanzialmente identici tra loro per stratigrafia, dimensioni e condizioni al contorno. I 6 elementi costituiscono il gruppo omogeneo G1 (M1 = 6). Per classificare tutte le unità immobiliari il “responsabile della classificazione” deve determinare le

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Figura 3.1: selezione del gruppo omogeneo da cui scegliere il campione

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Dai valori utili si determina il valore medio Yhe

prestazioni acustiche di tutti e 6 gli elementi tecnici. Quindi o fa eseguire 6 rilevazioni, ed ottiene le prestazioni effettive dei singoli solai, oppure, per risparmiare tempo e denaro, può decidere di adottare la tecnica del campionamento. In tal modo otterrà le prestazioni effettive solo di alcuni elementi ed estenderà, a suo rischio, tali caratteristiche alle altre partizioni non misurate. Nel caso si scelga questa seconda strada l’operatore realizza misure fonometriche solo su un numero limitato di elementi. Tale numero (Ch) deve essere maggiore o uguale a 3 e anche maggiore o uguale al 10% del totale dei campioni.

[3.7] Nota: Il valore medio deve essere arrotondato alla prima cifra decimale Dai dati acquisiti si ricava lo scarto tipo di campionamento

[3.6] [3.8] Si ipotizzi di dover determinare il livello di rumore da calpestio (L’nw) dei 6 solai. Con la tecnica del campionamento il tecnico misuratore può ad esempio decidere di realizzare solo 3 rilevazioni (Ch = 3).

Nota: Lo scarto tipo di campionamento è arrotondato alla seconda cifra decimale Infine dalla tabella si determina il fattore di copertura (k) in base al livello di fiducia

Tabella 3.4: fattori di copertura “t di student” con 3 prove eseguite L’incertezza estesa di campionamento Ush, al variare del livello di fiducia, ha quindi i seguenti valori [3.9]

Figura 3.2: scelta di 3 campioni su una popolazione complessiva di 6 elementi omogenei Dai rilievi si devono ricavare i valori utili, quindi peggiorati con l’incertezza di misura, dei livelli di rumore da calpestio dei 3 solai.

Tabella 3.5: Incertezza estesa da fattori di copertura “t di student” con 3 prove eseguite Nota: L’incertezza estesa di campionamento è arrotondata alla prima cifra decimale Si determinano quindi i seguenti valori rappresentativi del gruppo omogeneo

Tabella 3.3: valori misurati e valori utili dei 3 campioni selezionati

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Yh=Yhe+Ush

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[3.10]

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Tabella 3.6: Prestazioni da assegnare ai solai non misurati in funzione del livello di fiducia

Tabella 3.7: Prestazioni da assegnare ai solai non misurati in funzione del livello di fiducia Questi sono i valori che possono essere associati ai solai non misurati. È compito del richiedente decidere quale livello di fiducia adottare.

Prestazioni rilevate in opera molto diverse tra loro Si ipotizzi di avere ottenuto in cantiere i seguenti valori.

Si ribadisce che non è certo che i solai non misurati avranno effettivamente la prestazione calcolata. La procedura matematica indica solo che probabilmente gli elementi tecnici non rilevati saranno caratterizzati da requisiti acustici migliori o uguali a quelli calcolati. Livelli di fiducia più alti determinano maggiore probabilità che la valutazione sia corretta. In questo specifico esempio si osserva che i tre differenti livelli di fiducia non comportano sostanziali variazioni nella previsione. I coefficienti Ush infatti sono molto simili tra loro nei tre casi. Anche il livello di fiducia 50% (k = 0 e quindi Ush = 0) avrebbe determinato Yh = 63. Valore comunque paragonabile alle prestazioni individuate dai livelli di fiducia più restrittivi.

Tabella 3.8: Misure in opera corrette con incertezza di misura per il calcolo del valore utile Dai valori utili si determina il valore medio Yhe [3.11]

Dai dati acquisiti si ricava lo scarto tipo di campionamento

Le cose però possono cambiare se: • le prestazioni rilevate in opera su elementi dello stesso gruppo omogeneo sono molto differenti tra loro • si rilevano le prestazioni di un numero di campioni molto basso rispetto al totale.

[3.12] I fattori di copertura (k) in base al livello di fiducia sono identici all’esempio precedente

Lo si vedrà negli esempi seguenti

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Dati troppo dispersi infatti indicano che il gruppo scelto in realtà non è omogeneo, e quindi che in sostanza non ha molto senso applicare la procedura della norma UNI.

Tabella 3.9: Fattori di copertura con 3 misure in funzione del livello di fiducia

Nel caso invece vi sia un unico campione con prestazioni molto differenti, allora sarà comunque opportuno eseguire ulteriori misure per verificare la presenza di eventuali altre “anomalie”. Nel caso non si riscontrino nuove irregolarità è ragionevole applicare il metodo di campionamento, escludendo però l’elemento singolare dal gruppo omogeneo.

L’incertezza estesa di campionamento Ush, al variare del livello di fiducia, ha i seguenti valori [3.13]

Numero di campioni molto basso rispetto al totale Si ipotizzi il caso di classificare un edificio con 31 unità immobiliari sovrapposte, nella quale si possano individuare 30 solai sostanzialmente identici tra loro per stratigrafia, dimensioni e condizioni al contorno (M1=30).

Tabella 3.10: Calcolo dell’incertezza estesa di campionamento Si determinano quindi i seguenti valori rappresentativi del gruppo omogeneo Yh=Yhe+Ush

[3.14]

Tabella 3.11: Calcolo del livello di calpestio da assegnare ai solai non misurati in funzione del livello di fiducia scelto In questo caso la scelta del livello di fiducia può diventare determinante nella classificazione dell’immobile. Tra i livelli 70% e 80% vi è infatti uno scarto di 2,8 dB. La cosa diventa ancora più importante per livelli inferiori. Se si fosse adottato il livello di fiducia 50% (Ush = 0) si sarebbe ottenuto Yh = 63. Ben 6,6 dB più basso rispetto al livello 80%.

Figura 3.3: popolazione omogenea di 30 elementi con le stesse caratteristiche Anche per questo caso la procedura di campionamento consente di eseguire solo 3 rilevazioni in opera

Quali considerazioni devono essere fatte? Si ipotizzi di ottenere i medesimi valori del primo esempio di calcolo.

Il primo aspetto da analizzare sono i risultati delle misure in opera. Se si ottengono prestazioni così diverse su elementi che, almeno teoricamente, avrebbero dovuto essere identici in quanto facenti parte dello stesso gruppo omogeneo, significa che vi sono stati evidenti errori di posa in opera. È quindi ragionevole eseguire un numero maggiore di misure in cantiere ed eventualmente decidere di non applicare la procedura di campionamento.

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Tabella 3.12: Valori misurati e valori utili dei 3 campioni sottoposti a verifica

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Si determinano quindi i seguenti valori rappresentativi del gruppo omogeneo Yh=Yhe+Ush

[3.18]

Tabella 3.15: calcolo del livello di calpestio da assegnare ai solai non misurati

Figura 3.4: scelta di 3 campioni su una popolazione di 30

Si osservano valori leggermente peggiori rispetto a quelli del primo esempio. Questo peggioramento è giustificato dal fatto che, in questo caso, si sono eseguite misure su una percentuale inferiore di elementi rispetto al totale. Nel primo esempio si erano rilevati il 50% dei campioni, ora solo il 10%. È quindi ragionevole indicare coefficienti correttivi maggiori rispetto ai precedenti. Infine se si fossero utilizzati i dati del secondo esempio invece.

Dai valori utili si determina il valore medio Yhe. [3.15] E dai dati acquisiti si ricava lo scarto tipo di campionamento

[3.16]

Tabella 3.16: valori misurati e valori utili dei 3 campioni sottoposti a verifica

Rispetto al primo esempio cambia solo il valore di Mh, ora pari a 30 elementi. Tale parametro determina la variazione del valore di SshY. Il fattore di copertura (k) in base al livello di fiducia rimane lo stesso di prima

Tabella 3.13: fattori di copertura con 3 campioni Figura 3.5: scelta di 3 campioni su una popolazione di 30

L’incertezza estesa di campionamento Ush, al variare del livello di fiducia, ha quindi ora i seguenti valori

[3.19]

[3.17]

Tabella 3.14: calcolo dell’incertezza estesa di campionamento

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[3. 20]

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Si osserva che i valori correttivi sono ancora maggiori rispetto ai precedenti. Il grafico che segue riassume i risultati dei 4 esempi proposti. I dati consentono di fare alcune valutazioni di massima sull’applicabilità del metodo di campionamento.

Tabella 3.17: fattori di copertura con 3 campioni

[3. 21]

Si osserva che un’elevata variazione dei risultati tra i campioni (esempi 2 e 4) determina correzioni molto significative al valore medio. In questi casi l’applicazione del metodo di campionamento deve essere valutata con attenzione. Di certo è più che opportuno eseguire ulteriori misurazioni sugli elementi tecnici non rilevati. Nel caso invece le rilevazioni abbiano determinato risultati molto simili tra loro (esempi 1 e 3) la scelta di differenti livelli di fiducia non comporta variazioni molto significative.

Tabella 3.18: calcolo dell’incertezza estesa di campionamento Yh=Yhe+Ush

[3. 22]

Per riprendere le considerazioni esposte in precedenza si riportano due ulteriori esempi. Si considera ancora la palazzina con 30 solai nel gruppo omogeneo, nella quale però vengono eseguite 10 misurazioni.

Tabella 3.19: calcolo del livello di calpestio da assegnare ai solai non misurati

Figura 3.6: livelli di calpestio, in dB, rappresentativi del gruppo omogeneo, ovvero che possono essere assegnati ai solai non misurati a fronte della misura dei soli campioni. I valori variano in funzione del livello di fiducia scelto, come spiegato nel testo.

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Tabella 3.20: livelli di calpestio, in dB, rappresentativi del gruppo omogeneo

Tabella 3.21: incertezze estese di campionamento Ush per i 4 esempi proposti

Tabella 3.22: valori misurati e valori utili dei 10 campioni sottoposti a verifica

Figura 3.6: scelta di 10 campioni su una popolazione di 30

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Dai calcoli si osservano valori contenuti delle incertezze estese di campionamento (0,6 ÷ 0,9 dB). Molto simili a quelli dell’esempio 3 (che considerava su 30 solai 3 misure con valori simili). Questo evidenzia che, se i risultati delle rilevazioni in opera sono simili tra loro, può in certi casi non essere significativo aumentare il numero di campioni rilevati. Questa considerazione è confermata dal grafico che segue (figura 3.7), il quale evidenzia la variazione del fattore di copertura (k) all’aumentare del numero di prove eseguite. Si osserva come in molti casi tale coefficiente cambi relativamente poco all’aumentare del numero di misure. Ciò è particolarmente accentuato se si considerano bassi livelli di fiducia e un numero minimo di 6 misurazioni. Resta però determinante nel calcolo del valore rappresentativo l’entità del valore medio. Pertanto se un numero maggiore di misure determina un significativa variazione nel valore medio la considerazione precedente perde di significato.

[3. 23]

Tabella 3.23: fattori di copertura con 10 campioni

Tabella 3.24: calcolo incertezza estesa di campionamento

Tabella 3.25: livello di calpestio da assegnare agli elementi non misurati

Figura 3.7: variazione del fattore di copertura k all’aumentare del numero di prove e in funzione del livello di fiducia

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Si consideri infine l’esempio precedente ma con un campione, il primo, caratterizzato da prestazione molto diversa dagli altri Tabella 3.27: fattori di copertura con 10 campioni

Tabella 3.28: calcolo incertezza estesa di campionamento

Tabella 3.29: livello di calpestio da assegnare agli elementi non misurati Si osserva come il singolo elemento “estraneo” determini un notevole incremento delle incertezze estese di campionamento e, di conseguenza, una sensibile modifica dei valori rappresentativi. In questo caso è pertanto opportuno escludere il campione dal gruppo omogeneo ed eseguire altre valutazioni in opera per verificare l’eventuale presenza di altri elementi anomali. Tali elementi anomali verranno considerati a parte ed entreranno nella valutazione della classe acustica del descrittore. Infatti se dai calcoli si elimina il primo campione (L’nw = 75 dB) si ottengono i valori seguenti.

Tabella 3.26: valori misurati e valori utili dei 10 campioni sottoposti a verifica

Tabella 3.30: livello di calpestio da assegnare agli elementi non misurati, in caso di estromissione dell’elemento anomalo considerato non più omogeneo.

Figura 3.8: scelta di 10 campioni su una popolazione di 30

[3. 24]

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[3. 25]

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numero di volte pari al numero dei campioni del medesimo gruppo omogeneo all’interno della unità immobiliare. Ad esempio, nell’immagine sopra, per determinare la classe di livello di rumore da calpestio (L’ nw) della U.I. 3 si dovrà considerare 2 volte il valore rappresentativo del gruppo omogeneo (costituito da 8 elementi). Si pone però un problema interpretativo della norma se si considera la seguente situazione. Si ipotizzi per la palazzina del disegno precedente di aver rilevato le prestazioni di L’ nw per 4 solai su 8 e di aver eseguito le misure solo parzialmente all’interno di alcune unità immobiliari. Si osserva ad esempio dall’immagine che segue che per la U.I. 3 un solaio è stato rilevato, mentre la prestazione dell’altro dovrà essere determinata con la procedura di campionamento.

Tabella 3.31: fattori di copertura con 9 campioni

Tabella 3.32: calcolo incertezza estesa di campionamento

Tabella 3.33: livello di calpestio da assegnare agli elementi non misurati I valori di Ush e le variazioni di Yh al cambiare del livello di fiducia, risultano sensibilmente più contenuti rispetto all’esempio precedente. Casi particolari – più elementi tecnici in una U.I. Si può presentare il caso in cui in una U.I. vi siano più elementi tecnici compresi nel medesimo gruppo omogeneo (ad esempio 2 solai “identici” in uno stesso appartamento come indicato nell’immagine che segue).

Figura 3.10: gruppo omogeneo in cui più di un elemento fa parte della stessa ui, quali dati utilizzare per il calcolo della classe della ui3 e ui4? In questo caso come ci si comporta per determinare la classe acustica di L’ nw della U.I. 3? Si considera per un solaio la misura rilevata e per l’altro il dato ottenuto da campionamento? Oppure si utilizza per entrambi i solai il solo dato di campionamento? Figura 3.9: gruppo omogeneo in cui più di un elemento fa parte della stessa ui

La UNI 11367 sembra indicare che si deve adottare la seconda opzione. Anche se uno dei due solai è stato rilevato in cantiere tale prestazione deve essere sostituita con il valore rappresentativo del gruppo omogeneo. Vediamo alcuni esempi di calcolo per chiarire la questione.

In questa situazione, quando si dovrà determinare la classe acustica dell’unità immobiliare, il dato ricavato da campionamento sul singolo elemento tecnico dovrà essere considerato un

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Si ipotizzi di aver rilevato i seguenti valori

Tabella 3.37: livello di calpestio da assegnare agli elementi non misurati Per determinare la classe acustica del rumore da calpestio della U.I. 3 si devono combinare i valori utili di L’nw dei 2 solai con la seguente relazione.

[3. 27]

Figura 3.11: esempio di misura di un campione di elementi tecnici omogenei dei quali piĂš di uno fa parte della stessa ui Con la procedura di campionamento si ottengono i dati che seguono

Figura 3.12: calcolo del livello medio di calpestio della ui 4 Se per entrambi i solai si adottano i valori ricavati da campionamento, i quali sono giĂ valori utili, allora banalmente il valore medio coincide con il valore del singolo elemento

Tabella 3.34: valori misurati e valori utili dei 4 campioni della figura 3.11

[3. 26]

Tabella 3.35: fattori di copertura con 4 campioni

Figura 3.13: livelli di calpestio della ui 4 ricavati da campionamento

Tabella 3.36: calcolo incertezza estesa di campionamento

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Tabella 3.38: calcolo del livello medio di calpestio della ui 4 e individuazione della classe nel caso di dati ricavati esclusivamente da campionamento

Figura 3.14: livelli di calpestio della ui 4,uno ricavato da campionamento, l’altro preso dalla misura effettiva con correzione in valore utile

Tabella 3.39: calcolo del livello medio di calpestio della ui 4 e individuazione della classe nel caso di dati ricavati da campionamento e da misura essere utilizzati i soli risultati ottenuti da campionamento. Anche per classificare le U.I. effettivamente misurate in opera il tecnico dovrebbe adottare i valori rappresentativi dei gruppi omogenei. Resta però sempre valido l’espediente riportato nel paragrafo 6.2 della norma, secondo il quale: “È responsabilità del tecnico che determina la classe di una o più unità immobiliari applicare correttamente e integralmente la presente norma. Nel caso in cui egli ritenga di dover derogare rispetto a qualche specifico punto della procedura descritta nella presente norma (per esempio in ordine al campionamento degli elementi tecnici da sottoporre a prova), e purché ciò non comporti errori nella valutazione della classificazione, egli deve chiaramente esplicitare gli oggetti di tale difformità e le ragioni della scelta”. È quindi concesso derogare rispetto alla procedura. Le motivazioni però devono essere riportate nella relazione tecnica. ANIT

Se invece si adotta per un solaio il valore utile effettivamente rilevato in opera (L’nw utile = L’nw + 1 = 61 + 1 = 62 dB) e per l’altro il dato da campionamento si ottengono i seguenti valori. Si osserva che in questo esempio, per la verità realizzato un po’ ad arte, l’adozione di un metodo piuttosto che dell’altro può determinare la variazione del livello di classe per i livelli di fiducia più elevati. Per i livelli 75% e 80% nel primo caso si è in classe IV, nel secondo in classe III. Il secondo caso però, anche se determina una classe migliore, rappresenta più concretamente la situazione dell’immobile in quanto comprende al suo interno anche il risultato di una misura in opera e non le sole elaborazioni matematiche. Quale metodo si deve quindi adottare? La norma UNI 11367 sembra indicare, in particolare negli esempi riportati in appendice, che devono

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ISOLAMENTO DI FACCIATA CALCOLATO A PARTIRE DA MISURE DI POTERE FONOISOLANTE IN LABORATORIO di * Nicola Granzotto, Cristian Rinaldi, Alessandro Miliani

1) Parete, cassonetto per avvolgibile e portafinestra (facciata tipo 1):

1. Introduzione In questo lavoro vengono presentati i risultati di potere fonoisolante relativi a pareti composte ottenuti secondo le norme della serie ISO 10140 [1,2,3,4] e la norma ISO 717-1 [5]. Presso il laboratorio ECAMRICERT di Monte di Malo (VI) sono state analizzate due tipologie di pareti con monoblocco e cassonetto per avvolgibile e porte finestre con 2 tipologie di vetro. Prima di effettuare i fori per la posa dei serramenti è stato misurato il potere fonoisolante delle pareti cieche. A partire dalle misure effettuate viene riportato, infine, il calcolo di isolamento di facciata ottenuto applicando il metodo indicato nella norma di progettazione acustica ISO 12354-3 [6].

- (1) parete composta da blocchi in calcestruzzo aerato autoclavato (AAC), densità nominale 300 kg/m3, dimensioni 625 mm x 200 mm, spessore 400 mm, posati su fascia tagliamuro a terra e giunto di 2 cm su 3 lati sigillato con schiuma poliuretanica, legati in orizzontale con Malta Collante a giunto sottile; - (7) rasatura armata lato sorgente (esterno) con malta specifica per AAC, densità 800 kg/m3, spessore 5 mm, con rete d’armatura in fibra di vetro alcaliresistente; - (8) rasatura armata lato ricevente (interno) con rasante per interni per AAC, densità 1400 kg/m3, spessore 5 mm, con rete d’armatura in fibra di vetro alcali-resistente; - (5) cassonetto in EPS, densità 35 kg/m3, stampato con greca in rilievo per l’adesione di malta / ra-

2. Elementi analizzati Si riportano di seguito le descrizioni delle pareti analizzate:

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976 mm x 2413 mm, con vetrocamera strutturale (incollato al profilo dell’anta), montata direttamente su controtelaio con spalle in multistrato da 18 mm e battuta isolante in PVC da 45 mm, fissaggio con viti autofilettanti specifiche per calcestruzzo cellulare passanti il controtelaio fino alla muratura, sigillatura del giunto primario con schiuma poliuretanica monocomponente elastica e pellicola adesiva a freno vapore tra controtelaio e intonaco, giunto secondario sigillato sul lato inferiore con nastro in PVC a celle chiuse di dimensione 65 mm, spessore 5 mm e cordolo di sigillante fluido MS Polimero diametro circa 10 mm, sui restanti tre lati con nastro autoespandente in battuta BG1 15/2-4 più nastro autoespandente con freno vapore in luce dimensione 66/8-15.

satura, pannello in gesso da 12,5 mm, densità 800 kg/m3, accoppiato a pannello in EPS 200 a misura. Rivestimento inferiore con lastra di fibrocemento idrofobizzato da 4 mm, densità 1600 kg/m3, con profilo in alluminio per l’aggancio delle due lastre in cartongesso e la definizione del filo muro interno, cielino di ispezione esterno, spessore 20 mm, composto da due lastre di fibrocemento a rivestire lastra di EPS da 12 mm; - (4) (6) portafinestra in PVC ad un’anta e cerniere completamente nascoste nella battuta senza interrompere le guarnizioni. Profilo telaio a “Z” profondo 90 mm, anta da 93,5 mm, rinforzo in acciaio zincato interno al solo profilo del telaio, con 3 livelli di guarnizione tra anta e telaio fisso con soglia ribassata inferiore. Dimensione esterno telaio, aletta

Figura 1 - Facciata tipo 1

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50,5 mm, rivestite da lastra in fibrocemento idrofobizzato levigato, densità 1600 kg/m3. Misure nominali del sistema spalla testato sono: altezza 2385 mm, spessore 490 mm; spessore spalla 110 mm. Sigillatura del giunto primario eseguita con schiuma PU elastica sull’intero perimetro interno ed esterno, barriera vapore sul lato interno della parete; - (10) portafinestra in PVC ad un’anta e cerniere completamente nascoste nella battuta senza interrompere le guarnizioni. Profilo telaio, profondo 90 mm, anta da 93,5 mm, rinforzo in acciaio zincato interno al solo profilo del telaio, con 3 livelli di guarnizione tra anta e telaio fisso, con soglia ribassata inferiore. Dimensioni esterno telaio 900 mm x 2375 mm con vetrocamera strutturale (incollato al profilo dell’anta) montata direttamente su monoblocco, fissaggio con viti autofilettanti specifiche per calcestruzzo cellulare passanti il monoblocco fino alla muratura. Sigillatura dell’unico giunto sul lato inferiore con nastro in PVC a celle chiuse, dimensione 65 mm, spessore 5 mm e cordolo di sigillante fluido MS Polimero diametro circa 10 mm, sui restanti tre lati con nastro autoespandente in battuta BG1 15/2-4 più nastro autoespandente

2) Parete con controparete, monoblocco per avvolgibile e portafinestra (facciata tipo 2): - (1) parete composta da blocchi in calcestruzzo aerato autoclavato, densità nominale 300 kg/m3, dimensioni 625 mm x 200 mm, spessore 400 mm, posati su fascia tagliamuro a terra e giunto di 2 cm su 3 lati sigillato con schiuma poliuretanica, legati in orizzontale con Malta Collante a giunto sottile; - (12) rasatura armata lato sorgente (esterno) con malta specifica per AAC, densità 800 kg/m3, spessore 5 mm, con rete d’armatura in fibra di vetro alcali-resistente; - (11) monoblocco composto da cassonetto in EPS densità 35 kg/m3 stampato con greca in rilievo per l’adesione di malta/rasatura, pannello in gesso da 12,5 mm, densità 800 kg/m3, accoppiato a pannello in EPS 200 a misura. Rivestimento inferiore con lastra di fibrocemento idrofobizzato da 4 mm, densità 1600 kg/m3, con profilo in alluminio per l’aggancio delle lastre in cartongesso e la definizione del filo muro interno, cielino di ispezione esterno, spessore 20 mm, composto da due lastre di fibrocemento a rivestire lastra di EPS da 12 mm. Spalle laterali in XPS, densità 33 kg/m3, spessore

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viti fosfatate autoperforanti, diametro 3,5 mm; - (6) secondo strato (in vista) di lastre tecniche di cartongesso spessore 12,5 mm, composte da un nucleo interno di gesso, additivi specifici e minerali e da un rivestimento esterno di carta; tali lastre sono posate coi giunti sfalsati e fissate all’orditura metallica sopradescritta mediante viti fosfatate autoperforanti, diametro 3,5 mm; - sigillature dei giunti fra le lastre e delle teste delle viti realizzata mediante nastro di rinforzo e stucco a base di gesso, sigillatura dei bordi laterali e di quello inferiore mediante mastice acrilico.

con freno vapore in luce dimensione 66/8-15. Copertura estetica del giunto con piatta in PVC da 30 mm incollata; - controparete costituita da: - intercapedine d’aria di 10 mm; - (3) orditura metallica orizzontale, realizzata con guide di acciaio profilato a forma di U dimensioni 40 mm x 50 mm x 40 mm e spessore 0,6 mm, poste a soffitto e a pavimento, fissate mediante ancoraggi metallici. Orditura metallica verticale realizzata con montanti di acciaio profilato a forma di C da 50 mm x 49 mm x 47 mm e spessore 0,6 mm, posti ad interasse di 600 mm, inseriti alle estremità nelle guide orizzontali sopra descritte, con nastro di polietilene espanso a cellule chiuse, spessore 3 mm, posto sul perimetro dell’orditura (le guide ad U e i due montanti alle estremità); - (4) isolamento interno con pannelli in lana di roccia, spessore 40 mm, densità 40 kg/m3, posizionati nell’intercapedine dell’orditura verticale; - (5) primo strato (non in vista) di lastre di cartongesso standard spessore 12,5 mm, composte da un nucleo interno di gesso e da un rivestimento esterno di carta; tali lastre sono posate con i giunti sfalsati e fissate all’orditura metallica sopradescritta mediante

Per entrambe le soluzioni i vetri utilizzati sono stati i seguenti: a) Serramento con vetro 6btemp/18Ar/4temp/16Ar/b4temp, indice di valutazione del potere fonoisolante del vetro: Rw=39 dB; b) Serramento con vetro 44b.2(acustico)/15Ar/4/12Ar/b44.2(acustico), indice di valutazione del potere fonoisolante del vetro: Rw=45 dB.

Figura 2 - Facciata tipo 2

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3. Risultati sperimentali I risultati ottenuti sono riportati di seguito:

Tabella 1 – Indice di valutazione del potere fonoisolante, Rw, e termini di adattamento allo spettro delle pareti esaminate Si può notare come l’incremento notevole delle prestazioni della parete cieca con controparete (tipo 2 – Rw=70dB) rispetto al muro monostrato cieco senza rasature (tipo 1 – Rw =45dB), non porti ad un sensibile aumento delle prestazioni dell’intera facciata (+1dB). Si ritiene che al decremento della prestazione abbia influito la presenza del monoblocco con spallette in XPS. Si tratta in ogni caso di valori di potere fonoisolante eccellenti rispetto ai requisiti di legge. Si nota inoltre che la differenza di prestazione tra i due vetri (6 dB) porti ad una differenza dell’isolamento di facciata pari a 3 dB per entrambe le tipologie di parete.

4. Calcolo dell’isolamento di facciata a partire dalle misure effettuate in laboratorio Per poter verificare le prestazioni delle facciate misurate in laboratorio rispetto ai requisiti del DPCM 5/12/97 (Tabella 2) è stato fatto un calcolo secondo il metodo indicato nella norma ISO 12354-3. E’ possibile infatti valutare l’indice di valutazione dell’isolamento acustico di facciata normalizzato rispetto al tempo di riverberazione, a partire dal potere fonoisolante della facciata vista dall’interno, valutando l’influenza della forma della facciata e le dimensioni degli ambienti:

Figura 3 – Potere fonoisolante delle soluzioni esaminate

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∆L fs è la differenza di livello di pressione sonora dovuta alla forma della facciata [dB].

[dB]

Il termine ∆L fs relativo alla forma della facciata dipende dall’assorbimento della parte inferiore di un balcone qualsiasi e dalla direzione generale del rumore incidente.

dove: Rw è il potere fonoisolante della facciata [dB] composta da diversi elementi (parete opaca, serramento, cassonetto ecc.) misurato in laboratorio o calcolato per via analitica come illustrato in seguito

L’assorbimento è indicato dal coefficiente di assorbimento acustico ponderato αw in conformità alla ISO 11654 come ≤0,3; 0,6 oppure ≥0,9. L’effetto per i valori intermedi può essere dedotto per interpolazione; αw ≥0,9 si applica anche nel caso non sia presente una superficie riflettente sopra la facciata considerata. La direzione del rumore incidente è caratterizzata dall’altezza dell’orizzonte visivo che parte dalla sorgente e raggiunge il piano della facciata; la posizione appropriata della sorgente è quella che comporta l’altezza inferiore (figura 4).

K è un termine per tener conto delle trasmissioni laterali (per elementi rigidi può essere fissato pari a -2, negli altri casi pari a 0); V è il volume dell’ambiente ricevente [m 3]; S è l’area totale della facciata vista dall’interno [m2]; T 0 è il tempo di riverberazione di riferimento pari a 0,5 s;

Figura 4 - Illustrazione dei parametri rilevanti per l’isolamento acustico dovuto alla forma della facciata

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Figura 5 - Isolamento acustico dovuto alla forma della facciata per diverse forme di facciata ed orientamenti della sorgente sonora

Tabella 2 – Valori minimi dell’indice di valutazione dell’isolamento di facciata D2m,nT,w in funzione della destinazione d’uso secondo il DPCM 5/12/97

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(tipo 1a) e volume pari a 80 m 3 che con Rw 48 dB (tipo 2b) e volume 30 m 3.

Dall’altezza dell’orizzonte visivo e dall’assorbimento dovuto alla parte inferiore dell’eventuale balcone si ricava il valore di ∆Lfs attraverso la tabella riportata nella figura 5.

Nella tabella 3 sono indicati con colori diversi i campi di utilizzo delle soluzioni proposte al variare della destinazione d’uso (tenendo conto di 2 dB dovuti all’incertezza di calcolo).

Per il calcolo dell’isolamento di facciata D 2m,nT a partire dal potere fonoisolante R della parete composta, è stata ipotizzata una superficie S pari a quella della parete utilizzata in laboratorio (10 m 2). E’ stata inoltre considerata una facciata piana (ΔL fs=0dB) e giunti rigidi (K=-2 dB).

5. Verifica dei risultati di laboratorio mediante calcolo analitico Le prestazioni d’isolamento di facciata misurate in opera sono state confrontate con le prestazioni calcolate mediante metodo analitico conforme alla norma ISO 12354-3 con la formula seguente:

L’isolamento di facciata è stato calcolato quindi in funzione della sola profondità, p, dell’ambiente. Nella tabella 3 si può notare come l’isolamento di facciata D 2m,nT dipenda non solo dal potere fonoisolante, ma anche dalla geometria dell’ambiente. In particolare a parità di superficie di facciata, il valore D 2m,nT,w risulta maggiore all’aumentare della profondità dell’ambiente (o all’aumentare del volume). Al raddoppiare del volume D 2m,nT,w aumenta di 3 dB.

[dB] dove: R, i è il potere fonoisolante di un elemento i (ad esempio pareti, serramenti) [dB]; D n,e,j è l’isolamento acustico normalizzato di un piccolo elemento j (ad esempio cassonetto per avvolgibile, silenziatore per la ventilazione degli ambienti) [dB];

A titolo di esempio si può notare come si possano ottenere valori di isolamento di facciata analoghi sia con Rw di facciata pari a 44 dB

Tabella 3 – Indice di valutazione dell’isolamento acustico di facciata in funzione del volume, V, o della profondità, p, dell’ambiente.

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re sono state condotte presso il laboratorio ECAMRICERT di Monte di Malo (VI) secondo le norme della serie ISO 10140. L’indice di valutazione del potere fonoisolante delle soluzioni varia da 44 dB (senza controparete, con cassonetto e vetro da 39 dB) fino a 48 dB (con controparete, monoblocco e vetro da 45 dB). L’utilizzo della controparete, porta ad un incremento di potere fonoisolante di circa 25 dB tuttavia non comporta un sensibile incremento delle prestazioni della facciata composta da serramento e monoblocco (+1dB), mentre l’incremento delle prestazioni del vetro risulta essere più importante (+3dB) anche se inferiore alla differenza di prestazione delle sole vetrate (6dB).

S è l’area totale della facciata, vista dall’interno (cioè la somma delle aree di tutti gli elementi) [m 2]. Nella tabella 4 è possibile vedere come l’indice di valutazione del potere fonoisolante Rw delle diverse configurazioni di facciate sia in linea con i valori calcolati, a meno di uno scarto di 1 dB per le configurazioni semplici con muro monostrato, e di 3 dB per le configurazioni complesse con controparete e monoblocco. 6. Conclusioni Sono state misurate in laboratorio 4 tipologie di pareti comprensive di serramento e monoblocco o cassonetto per avvolgibile. Le misu-

Tabella 4 – Previsione dell’indice di valutazione del potere fonoisolante di una facciata a partire dalle prestazione dei singoli componenti.

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[5] UNI EN ISO 717-1:2013 Acustica - Valutazione dell’isolamento acustico in edifici e di elementi di edificio - Parte 1: Isolamento acustico per via aerea.

Tutte le tipologie di pareti risultano essere idonee per un utilizzo in ambito residenziale e alberghiero anche considerando 2 dB dovuti all’incertezza di calcolo. Per le altre destinazioni d’uso l’isolamento di facciata dipende anche dalla geometria dell’ambiente. L’esempio sopra esposto illustra come sia possibile stimare le prestazioni di una facciata mediante calcolo analitico e che le soluzioni più semplici e costituite da componenti con prestazioni acustiche paragonabili (parete, serramento, cassonetto), sono le più prevedibili e quindi le più sicure nel garantire le prestazioni ricercate.

[6] UNI EN ISO 12354-3:2017 Acustica in edilizia - Valutazioni delle prestazioni acustiche di edifici a partire dalle prestazioni dei prodotti - Parte 3: Isolamento acustico dal rumore proveniente dall’esterno per via aerea. [7] Di Bella A., Granzotto N., Rivestimenti resilienti per partizioni monostrato in laterizio: indagini sperimentali, Atti del 32° Convegno nazionale A.I.A., Ancona, 15-17 giugno 2005.

La ricerca è stata promossa da Xella Italia che ha fornito i materiali a marchio Ytong e Multipor.

[8] Di Bella A., Ferro A., Granzotto N., Tecniche di incremento del potere fonoisolante di partizioni verticali, IV Giornata sull’Acustica Ambientale, Firenze, 30 marzo 2006.

*Nicola Granzotto, Cristian Rinaldi, Progetto Decibel.

[9] Granzotto N., Di Bella A., Rinaldi C. Isolamento di facciata. Sperimentazione in opera, Atti del 35° Convegno nazionale A.I.A., Milano, 11-13 giugno 2008. ISBN 978-8888942-23-0.

Alessandro Miliani, Xella Italia

[10] Di Bella A., Granzotto N., Analisi comparativa delle tecniche di miglioramento del potere fonoisolante di partizioni verticali. Atti del 36° Convegno Nazionale A.I.A. Torino, 10-12 Giugno 2009.

7. Bibliografia [1] UNI EN ISO 10140-1:2016 Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico di edifici e di elementi di edificio - Parte 1: Regole di applicazione per prodotti particolari. [2] UNI EN ISO 10140-2:2010 Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico di edifici e di elementi di edificio - Part 2: Misurazione dell’isolamento acustico per via aerea. [3] UNI EN ISO 10140-4:2010 Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico di edifici e di elementi di edificio - Parte 4: Procedure e requisiti di misurazione. [4] UNI EN ISO 10140-5:2014 Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico di edifici e di elementi di edificio - Parte 5: Requisiti per le apparecchiature e le strutture di prova

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-

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Volume 1 - I materiali isolanti

Volume 2 - Guida alla nuova Legge 10 A 10 anni dall’emanazione del Dlgs 192/05, il mondo dell’efficienza energetica applicata all’edilizia cambia nuovamente le regola del gioco.

- I meccanismi di trasmissione del calore - Gli isolanti - La reazione al fuoco 27 schede di materiali isolanti con le relative caratteristiche principali.

270 pp., Ed. TEP srl 2015 ISBN: 978-88-905300-9-8 25 euro (IVA incl.)

Nuova edizione, pubblicata a breve

Volume 3 - Manuale di acustica edilizia

Volume 4 - Muffa, condensa e ponti termici

Il manuale è stato sviluppato con l’intento di fornire informazioni specifiche, in maniera semplice e chiara, ai tecnici che decidono di approfondire il tema ell’acustica edilizia.

La Guida completa all’analisi igrotermica degli edifici. Completamente rinnovato nei contenuti per offrire ai professionisti un valido strumento sull’importanza del controllo delle prestazioni igrotermiche delle strutture.

Nuova edizione, pubblicata a breve.

176 pp. Ed. TEP srl, 2016 ISBN: 978-88-941536-2-0 25 euro (IVA incl.)

Volume 5 - Prestazioni estive degli edifici - Efficienza estiva: l’inquadramento legislativo - Prestazioni estive delle strutture opache - Prestazioni estive delle strutture trasparenti - Il bilancio energetico della zona termica 153 pp., Ed. TEP s.r.l. 2017 ISBN: 978-8894153613 25 euro (IVA incl.)

Volume 6 - La classificazione acustica delle unità immobiliari

Volume 5 Prestazioni estive degli edifici

Volume 6 Classificazione acustica delle unità immobiliari

Guida pratica per capire e progettare il comfort e il fabbisogno estivo degli edifici

Guida pratica alla norma UNI 11367 - 2010

Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico

Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico

Vengono spiegati i contenuti della norma UNI 11367/2010 che definisce per la prima volta in Italia le procedure per classificare acusticamente le unita’ immobiliari sulla base di misurazioni fonometriche eseguite sull’immobile. Nuova edizione, pubblicata a breve

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Strumenti per i SOCI ANIT I soci ANIT ricevono: LA SUITE DEI SOFTWARE ANIT

I programmi ANIT permettono di affrontare tutti gli aspetti della progettazione termica e acustica in edilizia. La SUITE è utilizzabile durante i 12 mesi di associazione e può essere installata su 3 computer.

TUTTE LE GUIDE ANIT

Le GUIDE ANIT spiegano in modo semplice e chiaro la normativa del settore e sono costantemente aggiornate con le ultime novità legislative. I Soci possono scaricare tutte le GUIDE dal sito www.anit.it

SERVIZIO DI CHIARIMENTO TECNICO I SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, per avere chiarimenti sull’applicazione della normativa di settore.

LA RIVISTA NEO-EUBIOS

I Soci ANIT ricevono 4 numeri della rivista Neo-Eubios. Neo-Eubios è «La rivista» per l’isolamento termico e acustico. Si rivolge ai professionisti con un taglio scientifico e approfondito e prevede 4 uscite ogni anno.

I SOCI possono accedere a tutti gli strumenti effettuando il LOGIN al sito www.anit.it con le proprie credenziali. Nella pagina “Il mio account” sono riportate le informazioni per ottenere software, chiarimenti tecnici e Guide ANIT. Tutti i servizi sono attivi durante i 12 mesi di associazione.

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Chi è ANIT ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico. Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:

- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati; - promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica; - assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia; - effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato; - fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico ed argomenti affini; - organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico; - diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico; - realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali. I SOCI Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore. Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione. Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc. Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico. Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. LE PUBBLICAZIONI ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione degli incontri e dei convegni ANIT. I CONVEGNI ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore. Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia. Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.

Maggiori info su

www.anit.it


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´ neo-EUBIOS Periodico trimestrale anno XIX - n. 65 Settembre 2018 Direttore Responsabile Susanna Mammi Redazione TEP s.r.l. via Lanzone 31 20123 Milano tel 02/89415126

Grafica e impaginazione Claudio Grazioli Distribuzione in abbonamento postale Associato A.N.E.S. - Associazione Nazionale Editoriale Periodica Specializzata Stampa INGRAPH srl - via Bologna 104/106 - 20038 Seregno (MB)

Registrazione Tribunale di Milano n. 524 del 24/7/1999 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna sezione della rivista può essere riprodotta in qualsiasi forma senza l’autorizzazione dell’Editore.


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