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ISSN 1825-5515
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bene et commode vivens
66 Trimestrale N°66 - Anno XIX - Dicembre 2018 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Per commemorare i cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci, la Royal Collection Trust (UK) esporrà nel 2019 - da Febbraio a Maggio, un totale di 144 disegni dell’artista in dodici sedi espositive simultaneamente, per tutto il Regno Unito. La mostra, intitolata “A life in drawings”, è un’occasione unica per ammirare i disegni di Leonardo realizzati per i suoi studi in pittura, scultura, architettura, musica, anatomia, ingegneria, geologia e botanica. I musei coinvolti nell’iniziativa si trovano a Belfast, Birmingham, Bristol, Cardiff, Derby, Glasgow, Leeds, Liverpool, Manchester, Sheffield, Southampton e Sunderland. L’evento si concluderà a fine 2019 quando tutte le opere esposte verranno riunite in un’unica mostra a Buckingham Palace, a Londra. Per info: www.rct.uk
Foto di copertina: Vista a volo d’uccello della Toscana occidentale (c. 1503-04), Leonardo da Vinci © A Life in Drawings, Martin Clayton.
= letteralmente, buona vita.
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Calcolo del livello di calpestio L’nw UNI EN ISO 12354:2017 - Parte 2.
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Prodotti isolanti di origine naturale: prove in laboratorio e analisi predittive su un campione in paglia.
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Bilancio di fine anno tra riflessioni, conferenze sul clima e proroghe di ecobonus.
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Sull’incertezza di misura in acustica edilizia.
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V° Congresso ANIT 2018: vi raccontiamo com’è andata.
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Il potere fonoisolante delle partizioni. Considerazioni sulle prestazioni di differenti soluzioni costruttive.
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Progetto Sinfonia, il risanamento energetico su scala Europea.
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La direzione lavori acustica: una ricerca tra colleghi acustici.
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ANIT
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Strumenti per i Soci ANIT
Fondatore Sergio Mammi
A b b o n a r s i
si può. Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.
Vignetta di Sergio Mammi, Fondatore ANIT.
Hanno collaborato:
Info e abbonamenti: press@anit.it
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Alessandra Mesa, Assegnista di ricerca presso il DICATAM, Università di Brescia. Alberto Arenghi, Professore Associato di Architettura Tecnica presso il DICATAM, Università di Brescia Massimo Garai, Professore ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna. Martina Demattio, Research and development Agenzia CasaClima, Bolzano Francesco Nastasi, Suono e Vita Ingegneria Acustica, Genova, Neo-Eubios Lorenzo Rizzi, Suono e Vita Ingegneria Acustica, Lecco. abbonamento annuale Stefano Benedetti, Staff ANIT. 4 numeri: 24 € Matteo Borghi, Staff ANIT. Per abbonarsi con bonifico bancario, Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.
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Trimestrale N°65 - Anno XIX - Settembre 2018 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
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EDITORIALE
avevo visto prima, nella mia vita. Le persone si stanno chiedendo se stiamo diventando una Piccola Inghilterra o, nelle parole di un mio collega, un parco a tema nostalgico anni ‘50 che galleggia sull’Oceano Atlantico. Ma in realtà la mia domanda è: questo stupore dovrebbe stupirci? È un qualcosa che è esploso durante la notte? O sono stati fattori strutturali più profondi a condurci dove siamo oggi? Voglio fare un passo indietro e fare due domande molto facili. Primo: cosa rappresenta la Brexit, non solo per il mio paese, ma per il mondo intero? E secondo: cosa possiamo fare, a riguardo? Come dovremmo reagire? Ma prima, cosa rappresenta la Brexit? Con il senno di poi, è una cosa meravigliosa. La Brexit ci insegna molte cose sulla nostra società e sulle società nel mondo. Evidenzia la nostra imbarazzante ignoranza sulle fratture interne alle nostre società. Il voto è diviso lungo linee di età, educazione, ceto e geografia. Non molti giovani hanno votato, ma quelli che l’hanno fatto volevano rimanere. I più anziani, invece, volevano davvero uscire dall’Unione Europea. Geograficamente, Londra e la Scozia erano i più convinti sostenitori della permanenza nell’Unione Europea, mentre
“Sono inglese. Mai, prima d’ora, questa frase ha suscitato tanta pietà. Vengo da un’isola dove a molti di noi piace credere che ci sia stata una grande continuità nel corso degli ultimi mille anni. Storicamente, tendiamo a imporre cambiamenti agli altri, salvo chiederne molti meno a noi stessi. Perciò è stato uno shock immenso per me, quando mi sono svegliato la mattina del 24 giugno, scoprire che il mio paese aveva votato per uscire dall’Unione Europea, il mio Primo Ministro si era dimesso e la Scozia stava valutando se fare un referendum che potrebbe portare a termine l’esistenza stessa del Regno Unito. Fu un grande shock per me e per molte altre persone; ma è stato anche una cosa che, nei vari giorni successivi, ha creato un totale collasso politico nel mio paese. Ci sono stati appelli per un secondo referendum, quasi come se, dopo una partita, chiedessimo all’avversario la rivincita. Tutti incolpavano chiunque altro. La gente incolpava il Primo Ministro solo per aver indetto il referendum. E i leader dell’opposizione, per non aver lottato abbastanza. I giovani accusavano i vecchi. I più istruiti, quelli meno istruiti. Questo crollo totale è stato persino peggiorato dal suo aspetto più tragico: espressioni di xenofobia e razzismo, per le strade della Gran Bretagna, ad un livello che mai
colonna sonora Verdi - Rigoletto, “Un di, se ben rammentomi” • Donizetti - L’elisir d’amore, “Una furtiva lagrima” Beethoven - Fidelio, Op. 72, Act 1: “O welche Lust” • Verdi - Nabucco, “Va’ Pensiero” Bizet - Carmen, “Les tringles des sistres tintaient avec un éclat métallique” Mascagni - Cavalleria rusticana, “Intermezzo sinfonico” • Purcell - Dido e Aeneas, “When I am laid in earth” Wagner - Tristan und Isolde, “Liebestod” • Bizet - Carmen, “ Les voici! Voici la quadrille!”
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aperte e tolleranti, forse conoscono i loro stessi paesi - e le loro società, molto peggio di quanto amino credere. E questo costituisce una sfida: dobbiamo elaborare un nuovo modo di narrare la globalizzazione a queste persone e capire che quelle persone che non sono andate tutte all’Università, non sono cresciute tutte con Internet, non hanno opportunità di viaggiare, forse sono diffidenti verso una storia che invece ha convinto noi, chiusi nelle nostre campane di vetro liberali. Il che implica comunicare di più e comprenderli meglio. Alcuni, nel fronte Leave, hanno seminato la politica della paura e dell’odio, alimentando bugie e diffidenza attorno, per esempio, all’idea che il voto sull’Europa potesse ridurre il numero di rifugiati e richiedenti asilo in Europa, quando il voto per uscire non aveva nulla a che fare con l’immigrazione degli extracomunitari. Ma una grande maggioranza del fronte Leave era motivata dalla sfiducia verso la classe politica. Questo è stato per molti un voto di protesta, contro la sensazione che nessuno li rappresentasse, che nessun partito politico parlasse per loro. E così hanno respinto la classe politica. Succede in Europa e in gran parte del mondo liberal-democratico. Lo vediamo nell’aumento di popolarità di Donald Trump negli Stati Uniti; nel crescente nazionalismo di Viktor Orbán in Ungheria; nella rimonta elettorale di Marine Le Pen, in Francia. Il fantasma della Brexit aleggia su tutte le nostre società. Perciò la domanda che a mio avviso dovremmo farci è la seconda: in che modo dovremmo rispondere, collettivamente? Chi tra noi ha a cuore la creazione di società liberali, aperte e tolleranti, deve elaborare urgentemente una nuova visione della globalizzazione, più tollerante e inclusiva, che convinca le persone ad unirsi a noi, piuttosto che lasciarsele alle spalle. Questo tipo di globalizzazione deve partire dal riconoscimento dei benefici della globalizzazione. È opinione diffusa tra gli economisti che il libero commercio, il libero movimento del capitale e delle persone attraverso i confini porti un beneficio netto complessivo. Ed è opinione diffusa tra gli esperti in relazioni internazionali che la globalizzazione porta interdipendenza, che a sua volta porta cooperazione e pace. Ma la globalizzazione ha anche effetti redistributivi. Crea vincitori e vinti. Per fare l’esempio della migrazione, sappiamo che l’immigrazione avvantaggia l’economia nel suo complesso, in quasi tutte le circostanze. Ma dobbiamo stare molto attenti anche alle conseguenze redistributive, al fatto che
nelle altre parti del paese c’è stata un’ambivalenza molto forte. Queste divisioni devono essere riconosciute e prese molto sul serio. Ma andando più in profondità, il voto ci ha insegnato qualcosa sulla natura della politica oggi. La politica contemporanea non riguarda più semplicemente la destra e la sinistra. Non è più soltanto tassazione e spesa. Ha a che fare con la globalizzazione. La vera frattura della politica moderna è tra chi sostiene la globalizzazione e chi la teme. Se indaghiamo sulle motivazioni di chi ha voluto uscire - il fronte del Leave contro quello del Remain - vediamo due fattori, nei sondaggi elettorali, davvero degni di nota. Il primo era l’immigrazione, il secondo è la sovranità e rappresentano il desiderio delle persone di riprendere il controllo delle loro vite e la sensazione di non essere rappresentati dai politici. Ma queste idee tradiscono paura e alienazione. Rappresentano un regresso al nazionalismo e ai confini in modi che molti di noi non approverebbero. Vorrei suggerirvi che il quadro è molto più complicato di così, che gli internazionalisti liberali come me e mi includo fermamente in questa definizione, devono ripensare il ruolo che hanno avuto per capire come siamo finiti in questa situazione. Quando guardiamo gli schemi di votazione nel Regno Unito, le divisioni emergono chiaramente (Fig. 1).
Figura 1 - Come si è votato in UK @TEDSummit 2016, Alexander Betts Le aree blu mostrano il Remain e le aree rosse il Leave. Quando ho visto questa mappa, fui colpito dalla quantità irrisoria di tempo che ho passato in molte delle aree rosse. Mi sono accorto che nelle 50 aree del Regno Unito con la più alta percentuale di Leave, ho trascorso in totale quattro giorni di vita. Di alcuni di quei posti ignoravo persino i nomi dei distretti elettorali. È stato un vero shock per me e dimostrava come persone come me, che si ritengono inclusive,
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anche rivelato una grande disinformazione pubblica e fraintendimenti sulla natura dell’immigrazione. Nei sondaggi fatti nel Regno Unito, ad esempio, le persone credevano che i richiedenti asilo [politico] fossero una percentuale d’immigrazione maggiore di quella effettiva; ma credevano anche che il livello di emigrazione educativa fosse una proporzione del totale minore di quanto sia in realtà. Quindi dobbiamo affrontare la disinformazione, il divario tra la percezione e la realtà su aspetti chiave della globalizzazione. E non possiamo affidarci solo alle nostre scuole, per quanto sia importante iniziare in tenera età. Deve essere una partecipazione civica permanente e un impegno pubblico che tutti, come società, dobbiamo incoraggiare. La seconda cosa che ritengo opportuna è l’idea d’incoraggiare più interazione tra le varie comunità. Un dato a mio avviso eclatante, se si osservano le opinioni sull’immigrazione nel Regno Unito, è che, ironicamente, le regioni del mio paese più tolleranti verso gli immigrati hanno il più alto numero d’immigrati. Londra e il Sud Est, per esempio, hanno il più alto numero d’immigrati, e sono anche di gran lunga le zone più tolleranti. In realtà sono le aree del paese con minori livelli d’immigrazione a mostrare ostilità e rifiuto verso gli immigrati. Dobbiamo incoraggiare i programmi di scambio, quindi. Garantire alle generazioni più anziane, che forse non possono viaggiare, l’accesso ad Internet. Incoraggiare, anche a livello locale e nazionale, più movimento, più partecipazione, più interazione con le persone che non conosciamo e di cui non approviamo necessariamente le opinioni. La terza cosa che ritengo cruciale, però, è garantire che tutti godano dei frutti della globalizzazione. Il grafico del Financial Times (Fig. 2) dopo la Brexit è veramente impressionante.
l’immigrazione [di persone] poco qualificate può portare ad un’importante riduzione dei salari dei ceti sociali inferiori e svalutare il patrimonio immobiliare. Ciò non toglie che sia una forza positiva, ma implica che più persone devono condividere quei benefici, e riconoscerli. Nel 2002, l’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha tenuto all’Università di Yale un discorso sulla globalizzazione inclusiva. Fu in quel discorso che coniò quel termine. E disse, lo ripeto con parole mie: “La casa di vetro della globalizzazione deve essere aperta a tutti se si vuole che rimanga un posto sicuro. Il fanatismo e l’ignoranza sono il costo di una globalizzazione elitaria e ingiusta.” Quell’idea di globalizzazione inclusiva tornò a fare capolino nel 2008 in una conferenza sulla governance progressista a cui erano presenti molti leader dei paesi europei. Ma tra l’austerità e la crisi finanziaria del 2008, il concetto è scomparso senza lasciare tracce. La globalizzazione è stata utilizzata a sostegno di un’agenda neoliberale. È percepita come parte di un programma d’élite piuttosto che una forza a beneficio di tutti. E ha bisogno di essere rivendicata su una base molto più inclusiva di quanto lo sia oggi. La domanda è, come possiamo raggiungere questo traguardo? Come possiamo contrastare il senso di paura e alienazione, da un lato, e dall’altro rifiutarci di cedere alla xenofobia e al nazionalismo? Tutti noi dovremmo chiedercelo. E penso, da scienziato sociale, che le scienze sociali offrano alcuni punti di partenza. La nostra trasformazione deve comprendere idee nuove e cambiamenti materiali, e voglio darvi quattro idee come punto di partenza. La prima riguarda l’educazione civica. Quello che emerge dalla Brexit è il divario tra percezione pubblica e realtà empirica. Alcuni considerano la nostra una società post-fattuale, dove prove e verità non hanno più importanza, e le bugie hanno lo stesso valore delle prove più solide. Perciò come possiamo ridare lustro a fatti e verità nelle nostre democrazie liberali? Bisogna iniziare con l’educazione, ma prima ancora col riconoscere che ci sono enormi divari. Nel 2014, l’organizzazione sondaggista Ipsos MORI ha pubblicato un sondaggio sulle reazioni all’immigrazione e ha mostrato che all’aumento del numero di immigrati anche la preoccupazione pubblica verso l’immigrazione cresceva, anche se questo ovviamente non dimostra un nesso causale, perché è possibile che l’ansia non sia nata dai numeri, ma dal racconto politico e mediatico attorno al fenomeno. Ma lo stesso sondaggio ha
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Figura 2 - Il voto Leave è stato maggiore nelle regioni più economicamente dipendenti dall’EU, @TEDSummit 2016, Alexander Betts
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l’incapacità di avere un dialogo tra gli estremi in politica e la perdita di una base comune liberale che possa incoraggiare la comunicazione e una comprensione condivisa. Magari non lo raggiungeremo oggi, ma almeno dovremmo invitare i nostri politici e media ad abbandonare il linguaggio della paura ed essere più tolleranti tra loro. Queste idee sono molto provvisorie, indefinite, anche perché bisogna includerle in un progetto più completo e condiviso. Sono ancora inglese. Sono ancora europeo. Sono ancora un cittadino del mondo. Per quelli di noi che credono che le nostre identità non siano mutualmente esclusive, dobbiamo lavorare tutti insieme a mettere la globalizzazione a beneficio di tutti, invece di alimentare disuguaglianze. Solo allora potremo davvero riconciliare democrazia e globalizzazione”. - Alexander Betts*, TEDSummit, Giugno 2016.
Mostra tragicamente come proprio i fautori della Brexit abbiano ricevuto i maggiori benefici materiali dal commercio con l’Unione Europea. Il problema è che i residenti di quelle aree non si percepivano come beneficiari. In realtà non hanno percepito i benefici del libero scambio e movimento nel mondo. Lavoro prevalentemente sulle problematiche dei rifugiati e una delle idee sulla quale mi batto da molto tempo, soprattutto verso i paesi in via di sviluppo nel mondo, è che per incoraggiare l’integrazione dei rifugiati non possiamo solo distribuire loro benefici, ma anche affrontare i problemi delle comunità locali che li ospitano. Nell’osservare ciò, tuttavia, una delle ricette politiche è che dobbiamo fornire strutture enormemente migliori per l’istruzione, strutture sanitarie, e accesso ai servizi sociali nelle regioni con un alto tasso d’immigrazione, per affrontare le preoccupazioni delle popolazioni locali. Però, mentre incoraggiamo questo nei paesi in via di sviluppo, non guardiamo a casa nostra per fare altrettanto. Per di più, se prendessimo seriamente il bisogno di garantire alle persone partecipazione ai benefici economici, le nostre aziende e multinazionali dovrebbero ripensare la globalizzazione e riconoscere che anche loro devono distribuirne i benefici.
* Alexander Betts è Professore di Affari internazionali e migrazione forzata e Direttore del Centro di Studi per i Rifugiati dell’Università di Oxford (UK). E’ autore di 10 libri, tra cui (con Paul Collier) “Refuge: Transfor ming a Broken Refugee System”. E’ stato nominato dal periodico Foreign Policy, tra i 100 pensatori più influenti del 2016 e tra i top influencer di business emergenti.
La quarta e ultima idea che voglio proporre è la necessità di politiche più responsabili. Ci sono pochissimi esperimenti nelle scienze sociali che confrontino i diversi approcci alla globalizzazione. Ma dagli studi che ci sono, emerge una grande variazione tra i vari paesi e in ciascun paese, nei vari periodi di tempo, per opinioni e tolleranza su questioni come l’immigrazione e mobilità, da una parte e il libero scambio dall’altra. Un’ipotesi che secondo me emerge da un rapido sguardo ai dati è che le società polarizzate tollerano molto meno la globalizzazione. Sono le società come la Svezia del passato, come il Canada di oggi, dove c’è una politica centrista, e destra e sinistra lavorano insieme, che incoraggiano gli atteggiamenti più favorevoli verso la globalizzazione. E invece nel mondo vediamo diffondersi una tragica polarizzazione,
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Il testo è una trascrizione in lingua italiana dell’intervento di Alexander Betts per TEDSummit, pubblicato a giugno 2016, visualizzato ad oggi 3,060,224 volte. Il link per visualizzare il video in lingua originale é: https://www.ted.com/talks/alexander_betts_ w hy _ b r e x i t _ h a p p e n e d _ a n d _ w h a t _ t o _ d o _ next?language=it
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CALCOLO DEL LIVELLO DI CALPESTIO L’nw UNI EN ISO 12354:2017 - PARTE 2 di * Stefano Benedetti
matematico per la determinazione del potere fonoisolante apparente. La novità importante infatti è che anche il parametro L’n,w viene ricavato combinando tra loro tutti i percorsi di rumore da ambiente emittente ad ambiente ricevente. Per gli ambienti sovrapposti i percorsi generalmente sono cinque, uno diretto e quattro laterali, per gli ambienti affiancati sono due, entrambi laterali (figura 1).
INTRODUZIONE Continua su Neo Eubios l’approfondimento sulle norme UNI EN ISO 12354 dedicate al calcolo dei requisiti acustici passivi degli edifici, dopo l’aggiornamento del 2017. Nei precedenti numeri sono state descritte le principalmente novità introdotte, analizzato il modello del potere fonoisolante apparente R’w nella sua versione semplificata e approfondito il calcolo dell’incremento di potere fonoisolante ΔRw dei rivestimenti interni ed esterni. Entrambi i modelli sono contenuti nella parte 1 delle UNI EN ISO 12354:2017. In questo articolo si affronta il modello di calcolo semplificato dell’indice di valutazione di rumore di calpestio L’n,w contenuto nella UNI EN ISO 12354 parte 2, che ricalca il modello
Come per il calcolo di R’w si tratta quindi di determinare il peso dei singoli percorsi e di “sommarli logaritmicamente” tra loro. Anche la UNI EN ISO 12354-2 specifica modelli di calcolo differenti per edifici pesanti, ovvero struttura in cemento armato, ed edifici leggeri, ovvero struttura in acciaio o in legno.
Figura 1 – Percorsi di rumore da calpestio per ambienti sovrapposti e affiancati
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MODELLO SEMPLIFICATO Secondo UNI EN ISO 12354-2 il livello di calpestio L’n,w di ambienti sovrapposti, si determina con la formula 1:
MODELLO SEMPLIFICATO PER EDIFICI LEGGERI Per le costruzioni leggere il livello di calpestio di un percorso laterale “ij”si determina con la formula 5:
[1]
[5]
Dove: Ln,d,w è il livello di rumore del percorso diretto [dB] Ln,ij,w sono i livelli di rumore dei percorsi laterali [dB]
Dove Ln,f,ij,lab,w livello di rumore da calpestio del percorso ij misurato in laboratorio Si,lab Superficie della partizione in laboratorio [m2] lij lunghezza del giunto [m] Si Superficie dell’elemento “i” in opera [m2] lij,lab lunghezza del giunto di laboratorio. Per gli elementi laterali orizzontali, come i pavimenti sopraelevati, è pari a 4,5 m
Per ambienti affiancati, dove non ci sono percorsi diretti, la relazione di calcolo diventa (formula 2): [2] Il percorso diretto (formula 3) e i percorsi laterali (formula 4) valgono:
Per ambienti affiancati orizzontalmente con un pavimento sopraelevato passante da ambiente emittente a ricevente, prevale il percorso “a pavimento”, mentre il percorso “a parete” può essere trascurato. Anche l’indice Ln,f,ij (come Rij) può essere misurato in laboratorio, con le norme ISO 10848, o ricavato con la seguente relazione matematica (formula 6):
[3]
[4] dove Ln,eq,0,w è il livello di rumore da calpestio del “solaio portante”, privo di strati di rivestimento “anticalpestio” ΔLw è la riduzione di livello di calpestio di un sistema di rivestimento (massetto galleggiante, rivestimento resiliente, ecc.) ΔLd,w è la riduzione di livello da calpestio data da un controsoffitto misurata in laboratorio, in assenza di tale dato è possibile utilizzare in prima approssimazione il relativo ΔRw
[6] Dove: Ln,ii livello normalizzato di rumore da calpestio dell’elemento “i” [dB] Il coefficiente ha il significato di “differenza di livelli di velocità, mediata sulle due direzioni, normalizzata sulla lunghezza del giunto e l’area di misura”, formula 7.
I primi due ter mini delle for mule sopra , rappresentano il livello di rumore che supera l’eventuale sistema anticalpestio (ΔLw) e si propaga nel solaio (Ln,eq,0,w). Superato il solaio, il rumore si propaga attraverso l’eventuale controsoffitto oppure attraverso le pareti laterali, dotate di un proprio potere fonoisolante (Rw) ed eventuali rivestimenti (ΔRw). La superficie del solaio, la lunghezza del perimetro e il modo in cui il solaio è connesso alle pareti laterali (Kij), influisce sul modo in cui il rumore “passa” dal solaio alle pareti. I valori degli indici di riduzione delle vibrazioni Kij sono gli stessi utilizzati per il potere fonoisolante, infatti sono contenuti nella parte 1 delle UNI EN ISO 12354.
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[7]
Dove: Dv,ij differenza di livelli di velocità tra elemento “i” e elemento “j” quando viene eccitato l’elemento “i” [dB] Dv,ji differenza di livelli di velocità tra elemento “j” e elemento “i” quando viene eccitato l’elemento “j” [dB] lij lunghezza del giunto [m]
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l0 Sm,i Sm,j
Per i solai in laterocemento rivestiti con massetto alleggerito. La formula 9, proposta da ricercatori italiani è valida per l’intervallo di massa superficiale tra 270 e 360 kg/m2:
lunghezza di riferimento pari a 1 m area dell’elemento “i” sulla quale viene mediata la velocità [m2] area dell’elemento “j” sulla quale viene mediata la velocità [m2]
[9] Come per il potere fonoisolante, il coefficiente può essere misurato in laboratorio con le ISO 10848, oppure calcolato con relazioni empiriche riportate nella parte 1 della norma, le medesime di R’w.
Il massetto alleggerito deve avere uno spessore compreso tra 50 mm e 100 mm e densità di 650 ± 150 kg/m3. Si osserva che quest’ultima determina un livello di calpestio inferiore di 4 dB rispetto alle altre tipologie di solai di pari massa. Per i solai in laterocemento senza massetto alleggerito, la ISO 12354-2 suggerisce di utilizzare le formule matematiche indicate nella EN 15037-1:2008. Quest’ultima norma propone varie relazioni. Tabella 1, pagina seguente.
LIVELLO DI CALPESTIO DEL SOLAIO PORTANTE Il valore di Ln,eq,0,w può essere ricavato da prove di laboratorio oppure calcolato in funzione della massa superficiale complessiva del “solaio portante” [kg/m2], privo di rivestimenti anticalpestio e controsoffitto (figura 2).
Infine si evidenzia che la UNI EN ISO 12354-2 non propone formule specifiche per calcolare Ln,eq,0,w per solai in legno e solai con cassero a rimanere in EPS. Per tali tipologie è quindi opportuno utilizzare certificati di laboratorio.
Per solai con massa superficiale compresa tra 100 e 600 kg/m2 e di tipo: • Solai in calcestruzzo pieno gettati in opera • Solai in calcestruzzo cellulare pieno, autoclavato • Solai realizzati con “travetti e alveoli” • Solai realizzati con “lastroni in calcestruzzo” • Solai realizzati con travetti in calcestruzzo
INDICE DI RIDUZIONE DI LIVELLO DI CALPESTIO ΔLw L’indice di riduzione di livello da calpestio (ΔLw) di un sistema di rivestimento (massetto galleggiante, rivestimento resiliente, massetto a secco, ecc.), deve essere ricavato preferibilmente da certificati di laboratorio (UNI EN ISO 10140). Per i massetti galleggianti (in cls, sabbia e cemento, ecc.) e per i massetti a secco, l’indice ΔLw può anche essere ricavato analiticamente con le seguenti relazioni:
Si utilizza la formula 8: [8]
Massetti galleggianti [10] Massetti a secco
[11] Dove: s’ è la rigidità dinamica [MN/m3] dello strato resiliente interposto, ottenuta secondo prove di laboratorio conformi alla UNI EN 290521:1993 m’ è la massa superficiale [kg/m2] di ciò che sta al di sopra dello strato resiliente
Figura 2 - Strati da considerare nella determinazione di m’
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Tabella 1 - EN 15037-1:2008, relazioni per il calcolo di Ln,w
Figura 3 - Elementi per il calcolo di ΔLw per massetti galleggianti e massetti a secco vente e quindi nella riqualificazione acustica. Per chi vuole iniziare a far pratica con le nuove norme, ricordiamo che ANIT, Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico, ha sviluppato per i propri soci il software Echo 8.0, aggiornato con le UNI EN ISO 12354:2017. Il programma può essere scaricato dal sito www.anit.it ed utilizzato in versione demo per 30 giorni.
CONCLUSIONI Il modello descritto in questo articolo risulta più raffinato del suo predecessore, la possibilità di valutare il peso di ogni percorso assieme alla prestazione anticalpestio di rivestimenti orizzontali e verticali, permette di affrontare una previsione di rumore di calpestio in modo certamente più completo. Il metodo risulta più complicato, rispetto a prima, nel caso di presenza del solo rivestimento anticalpestio nell’ambiente emittente, ma l’unico possibile in caso di presenza di rivestimenti nell’ambiente rice-
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PRODOTTI ISOLANTI DI ORIGINE NATURALE: PROVE IN LABORATORIO E ANALISI PREDITTIVE SU UN CAMPIONE IN PAGLIA di * Alessandra Mesa, Alberto Arenghi
limitate in condizioni controllate. La normativa in vigore suggerisce diversi metodi per il calcolo delle caratteristiche termiche, che variano in base alla tipologia dei materiali e alla strumentazione utilizzata nelle prove. Tra i metodi indicati troviamo quello della piastra calda con anello di guardia e del termoflussimetro [7], [6], [8], il metodo della doppia camera calibrata o con anello di guardia [2] ed infine il metodo che prevede l’utilizzo di una camera calda con termoflussimetro [4][1]. Tutte queste prove sono adatte per stratigrafie omogenee, o che presentino delle discontinuità non significative. I materiali di natura organica sono solitamente caratterizzati da una composizione fibrosa e non omogenea, risulta quindi a volte complesso delinearne le prestazioni termiche. Le prove di laboratorio descritte di seguito hanno avuto come obiettivo quello di analizzare il comportamento termo igrometrico della paglia, così da proporla come materiale isolante ecosostenibile per l’edilizia. Le prove condotte in camera climatica purtroppo non hanno potuto seguire rigorosamente una metodologia proposta da normativa sia per la disomogeneità che caratterizza il materiale, sia perché le informazioni al riguardo sono poche trattandosi di un prodotto non comunemente utilizzato in edilizia.
I prodotti isolanti presenti sul mercato sono svariati e con proprietà molto diverse tra loro. Questi materiali possono essere suddivisi in tre grandi macro categorie: isolanti di origine sintetica, di origine naturale minerale e infine isolanti di origine naturale vegetale. I materiali di origine naturale vegetale sono prodotti che provengono da materie prime rinnovabili che non necessitano di particolari trattamenti per la loro messa in opera. Tra i più conosciuti vi sono sicuramente la fibra di legno, la fibra di cellulosa o il sughero, ma anche altri materiali si stanno ritagliando sempre più il loro spazio grazie alle ottime caratteristiche isolanti. Come nei prodotti di origine minerale o sintetica, anche in questo caso le qualità isolanti dei materiali vengono indicate tramite caratteristiche termiche che ne descrivono le performance. Tra le proprietà indispensabili per definire il buon comportamento di un isolante si indicano il valore di conduttività λ [W/mK], di trasmittanza U [W/m2K] o di resistenza termica R [m2K/W]. I test per analizzare questi parametri sono molteplici e di diversa complessità. Le prove possono infatti essere condotte in situ, monitorando i valori dei materiali in condizioni reali, o in laboratorio. Nonostante le prove in situ, definite dalla UNI ISO 9869-1:2015 [3], forniscano interessanti informazioni riguardo al comportamento del materiale dopo la messa in opera, questi test sono però caratterizzati da un livello di incertezza troppo alto per poter considerare i valori ottenuti del tutto affidabili. Per tali ragioni quindi le performance termiche di un materiale isolante vengono solitamente testate tramite prove di laboratorio, che permettono di considerare variabili
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Prove sperimentali in camera climatica Le prove, realizzate presso il Laboratorio Pisa dell’Università degli studi di Brescia, hanno visto lo studio di una parete in paglia delle dimensioni di 108,5 x 117,5 cm2. Il provino ha riprodotto fedelmente una stratigrafia spesso utilizzata per edifici di questo tipo: uno strato principale di paglia, che fornisce un ottimo isolamento termoacustico, protetto
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esternamente da tre strati di intonaco di calce idraulica e internamente da tre strati di intonaco di argilla. La balletta di paglia utilizzata per le prove presentava uno spessore totale di 38 cm. A seguito della posa degli strati di protezione si è verificata però una riduzione della profondità di all’incirca due centimetri, questo perché, trattandosi di un materiale fibroso, le prime mani di intonaco risultano quasi del tutto inglobate nella paglia. Per questo motivo il calcolo delle proprietà termiche della stratigrafia e la successiva realizzazione del modello numerico, descritte in seguito, sono state realizzate considerando uno strato si paglia pari a 36 cm di spessore.
prove in laboratorio che hanno previsto diverse condizioni al contorno, variando i valori di temperatura e umidità. L’ambiente esterno è stato riprodotto con l’utilizzo della camera climatica, che ha permesso di settare valori di temperatura e umidità. Per quanto riguarda invece le condizioni interne i valori di temperatura sono stati raggiunti mediante il sistema di riscaldamento dell’edificio, mentre i valori di umidità richiesti sono stati ottenuti con l’utilizzo di un umidificatore a freddo, collegato a un sistema di controllo in grado di spegnere lo strumento una volta raggiunta la soglia impostata.
Le soluzioni proposte attualmente sul mercato italiano prevedono che la paglia sia inserita all’interno di una struttura in legno, che svolge il ruolo strutturale. Per rappresentare fedelmente la realtà la parete di prova è stata quindi realizzata all’interno di un telaio in legno lamellare GL24H, che ha permesso inoltre di facilitare i movimenti del provino.
In fase di costruzione sono stati posizionati quattro sensori all’interno del provino (Figura1), in modo tale da monitorare l’andamento di temperatura e umidità in corrispondenza dei singoli strati e verificare inoltre la possibile formazione di condensa interstiziale. Il flusso di calore attraverso la parete e il gradiente di temperatura, necessari per il calcolo della conduttanza, sono stati misurati rispettivamente mediante l’utilizzo di due piastre flussimetriche, posizionate sulla superficie interna, e due termocoppie posizionate su entrambe le facce del provino.
L’obiettivo dei test è stato quello di calcolare la conduttanza della parete e valutarne il valore al variare di umidità relativa. Sono state quindi condotte sei
Figura 1: Posizione dei sensori di temperatura e umidità all’interno della parete
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Tabella 1: Riassunto delle impostazioni di ogni singola prova Non è stata stabilita a priori una durata relativa alle prove, le condizioni al contorno infatti sono state mantenute fino al raggiungimento di un equilibrio di temperatura e umidità all’interno della parete. Il primo approccio è stato quello di mantenere un valore costante di umidità tra ambiente interno e ambiente esterno. Tenendo in considerazione solo il gradiente di temperatura è stato infatti possibile limitare molti fattori in grado di influenzare il valore di conduttanza termica. Una volta superato questa prima fase, i valori di temperatura e umidità sono stati variati per entrambe le condizioni al contorno, come si riporta nella Tabella 1.
cordo con [1]. Per calcolare la conduttanza della parete sono state prese in considerazione solamente le prove di lunga durata, considerate più affidabili. Mettendo però a confronto l’andamento delle varie prove (Figura 2) si può comunque notare come il trend dei valori dei test scartati sembri comunque convergere verso lo stesso risultato. Il risultato di conduttanza ricavato risulta leggermente basso se confrontato con quelli di letteratura, che si assestano attorno a un valore di 0.17 W/m2K. È però importante sottolineare che la bibliografia al riguardo è abbastanza povera e i campi di ricerca sono ancora molti. Grazie al valore di resistenza termica è stato possibile ricavare la conduttività della parete. Trattandosi di un materiale eterogeneo il calcolo di questo valore avrebbe dovuto seguire il metodo indicato per i materiali omogenei ed essere poi integrato con fattori di conversione suggeriti nella UNI EN ISO 10456 [5]. La carenza di informazioni riguardo al materiale però, non ha permesso di trovare un fattore di conversione adeguato. Si è perciò deciso di calcolare comunque il valore di conducibilità λ in conformità con la UNI EN ISO 6946 [1], solitamente utilizzata per i materiali omogenei. I valori di λ ottenuti variano in un range che oscilla tra 0.044 e 0.046 W/mK, confermando la paglia come un ottimo materiale isolante. Anche in questo caso non è stato possibile trovare un riscontro con i dati di letteratura, dal momento che le ricerche al riguardo sono ancora troppo poche. Il valore sembra comunque accettabile considerando le buone proprietà isolanti della paglia sia dal punto di vista termico che dal punto di vista acustico. Se si confronta poi il risultato ottenuto con materiali simili per conformazione e natura, come la fibra di legno o la canapa, il valore di conducibilità λ risulta perfettamente in linea con quelli degli atri prodotti isolanti.
La raccolta dei dati monitorati tramite i sensori di temperatura e umidità ha confermato quanto era prevedibile dalla teoria. I valori di temperatura all’interno della parete tendono a stabilizzarsi in breve tempo, mentre i valori di umidità tra i vari strati necessitano di un periodo più lungo per arrivare ad un equilibrio. Dopo una prima analisi dei dati monitorati è stato possibile calcolare il valore di conduttanza C della parete di prova, in accordo con il metodo delle medie progressive proposto dalla UNI EN ISO 6946 [1]:
Conduttanza [W/m2K] Flusso di calore [W/m2] Temperatura superficiale interna [K] Temperatura superficiale esterna [K] Le analisi delle singole prove hanno mostrano valori che convergono verso un risultato comune di conduttanza pari a 0.12 W/m2K e una rispettiva resistenza termica di 8.33 m2K /W, definita in ac-
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Figura 2: Confronto tra i valori di conduttanza termica delle varie prove che riproducesse il provino studiato in laboratorio. Come si può vedere nella Figura 3, sono stati inseriti dei punti di controllo nel modello in modo che corrispondano alla posizione delle sonde presenti nella parete di laboratorio. Tali posizioni hanno permesso di monitorare l’andamento di temperatura e umidità in punti specifici, e quindi poterli confrontare con i dati delle prove sperimentali. Sono state condotte diverse simulazioni, cercando di rappresentare nel modo più fedele possibile il setting di laboratorio. Per questo motivo molte variabili considerate dal software sono state semplificate o addirittura omesse, così da riprodurre le condizioni
Modello numerico per analisi termoigrometrica con WUFI Lo sviluppo più interessante delle prove di laboratorio è stato la realizzazione di un modello numerico corrispondente da poter utilizzare per il calcolo predittivo di nuove pareti. Per la realizzazione del modello è stato scelto il software WUFI, fornito dal Fraunhofer IBP, che si basa su calcolo dinamico e permette di descrivere in modo dettagliato le proprietà igrotermiche dei materiali. Partendo quindi dai dati delle prove, da quelli di letteratura e da quelli presenti nel database del software, è stato possibile realizzare un modello numerico
Figura 3: Composizione del modello numerico e posizione dei sensori all’interno della stratigrafia
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Figura 4: Confronto risultati tra i dati del laboratorio e il modello numerico. Durata della prova: 94 ore mente alla durata limitata dei test più brevi, che non ha permesso di raggiungere una stabilità all’interno della stratigrafia, e a valori di temperature al contorno tali da innescare meccanismi non considerati dal software, quali moti d’aria (Figura 4). Soffermandosi invece sui dati relativi alle prove più lunghe si riscontra un’ottima corrispondenza tra la realtà sperimentale e il modello in WUFI. Questi test presentano infatti condizioni al contorno più vicine alla realtà e sono durati il tempo necessario per il raggiungimento dell’equilibrio di umidità interna. Un confronto tra i valori ottenuti (Figura 5) mostra infatti come in queste prove il modello numerico rappresenti fedelmente il comportamento del provino di laboratorio non solo in termini di temperatura, ma anche in termini di umidità relativa.
stazionarie dei test in camera climatica. I valori di temperatura e umidità sono stati quindi impostati con valori costanti mentre i parametri aggiuntivi come orientamento e azione del vento, sono stati del tutto trascurati. I risultati del modello numerico sono stati poi confrontati con quelli misurati dai sensori posizionati all’interno del provino. Per i test di durata minore è si è trovata una buona corrispondenza in termini di temperature, tra i valori forniti dalla prova di laboratorio e la simulazione con WUFI. I valori di umidità all’interno della parete si sono dimostrati invece più complessi da analizzare. Sono emerse infatti delle differenze, in alcuni punti significative, tra il modello numerico e il provino di laboratorio per quanto concerne alcuni test. La motivazione è legata probabil-
Figura 5: Confronto risultati tra i dati del laboratorio e il modello numerico. Durata della prova: 178 ore
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esterne, mentre le condizioni interne sono state impostate in accordo con la UNI EN 15026 [9]. Per un materiale organico come la paglia la scelta degli strati di rivestimento, in particolare quello esterno, risulta essere fondamentale. Questo tipo di materiale necessità infatti di uno strato di finitura in grado di proteggere dalle infiltrazioni d’acqua, per evitare che queste portino a marcescenza, e che permetta inoltre al materiale di traspirare ed asciugare, così da mantenere il comfort dell’ambiente interno ottimale. Per questi motivi si è scelto di analizzare cinque soluzioni di pareti caratterizzate da uno strato principale di 36 cm di paglia e strati di finitura differenti, come illustrato nell’immagine di seguito (Figura 6).
Analisi predittive La corrispondenza tra il caso sperimentale e la sua rappresentazione in WUFI in condizioni stazionarie ha permesso di utilizzare il modello numerico per analizzare altre stratigrafie. Questi studi predittivi sono molto utili per delineare le performance di componenti edilizi ancora in fase di progettazione, così da avere un’idea più attendibile di quello che sarà il comportamento a seguito della messa in opera del materiale. Uno degli aspetti più interessanti di queste analisi è senza dubbio la flessibilità e la grande varietà di prove che possono essere condotte. Una volta validato il modello iniziale è possibile testare svariate pareti con condizioni interne variabili e climi differenti. Scelta quindi una rosa di soluzioni tecnologiche da testare sarà possibile vedere quale sia la scelta più performante in termini di comportamento igrotermico e a quale clima sia più adatta. Si mostrano di seguito alcuni esempi di studi predittivi condotti per delineare il comportamento di pareti in paglia, diverse da quella proposta per le prove di laboratorio. Le analisi sono state condotte utilizzando i dati climatici di Milano, per quanto riguarda le condizioni
Le analisi sono state condotte con l’obiettivo di verificare il contenuto di umidità all’interno della parete, così da controllare che non vengano raggiunti livelli critici tali da compromettere l’integrità del materiale. I grafici di Figura 7 e Figura 8 riportano rispettivamente il confronto tra le quantità di umidità totale contenuta nelle soluzioni proposte e quello relativo al contenuto di umidità presente nello strato di paglia.
Figura 6: Stratigrafie analizzate per lo studio predittivo
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Figura 7: Andamento contenuto umidità nelle varie stratigrafie
Figura 8: Andamento contenuto umidità nello strato di paglia In particolare si poi nota una buona resa nell’utilizzo della soluzione 5, ossia la tecnica che prevede l’immersione delle facce esterna ed interna della balla di paglia in una soluzione liquida di argilla, prima di essere poi intonacata con intonaco d’argilla. Nonostante queste considerazioni, si può comunque notare come il comportamento delle soluzioni non si discosti di molto, e che quindi tutte siano adatte per un clima come quello di Milano.
Dal momento che la paglia è un materiale altamente soggetto all’azione dell’acqua, la stratigrafia con minor contenuto di umidità interno si suppone che sia la soluzione migliore in termini di performance. Dal confronto delle simulazioni, mostrato nei due grafici sottostanti, si evince che una finitura più traspirante, come quella in intonaco di argilla, risulta essere quella più adeguata per una stratigrafia in paglia.
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Bibliografia [1] UNI EN ISO 6946 ( Marzo 2018), Componenti ed elementi per edilizia - Resistenza termica e trasmittanza termica - Metodi di calcolo, Milano, IT
Conclusioni I materiali di origine naturale vegetale presentano ottime qualità sia in termini di isolamento termico che acustico. Le prove suggerite dalla normativa per delineare le prestazioni termiche di un materiale sono adeguate per elementi omogenei che non presentano evidenti discontinuità. La composizione solitamente fibrosa dei materiali naturali risulta quindi a volte un ostacolo per la loro analisi termica. Una soluzione per ovviare a questo problema può essere l’utilizzo di software che simulino il comportamento igrotermico della stratigrafia. Si è mostrato infatti come la realizzazione di un modello numerico corrispondente alla realtà possa permettere di condurre analisi predittive affidabili su pareti caratterizzate da materiali non omogenei. Le simulazioni descritte nell’articolo sono caratterizzate da condizioni al contorno stazionarie, data la necessità di riprodurre il set di laboratorio. Per tale ragione molte variabili sono state trascurate per rappresentare fedelmente la realtà e il software WUFI non è stato utilizzato al pieno delle sue potenzialità. Un interessante sviluppo futuro è sicuramente lo studio del comportamento di un provino in situ, attraverso la misurazione di temperatura e umidità all’interno del muro durante un periodo più lungo. Partendo da condizioni al contorno variabili, basate cioè sul dato climatico reale, le simulazioni con WUFI potranno essere condotte in regime dinamico tenendo conto di tutti i parametri omessi in un calcolo stazionario.
[2] UNI EN ISO 8990 (Giugno 1999), Determinazione delle proprietà di trasmissione termica in regime stazionario-Metodo della doppia camera calibrata e della doppia camera con anello di guardia, Milano, IT [3] UNI ISO 9869-1:2015 (Ottobre 2015), Isolamento termico - Elementi per l’edilizia - Misurazione in situ della resistenza termica e della trasmittanza termica Parte 1: Metodo del termoflussimetro, Milano, IT [4] UNI EN 1934 (Maggio 2000), Determinazione della resistenza termica per mezzo del metodo della camera calda con termoflussimetro, Milano, IT [5] UNI EN ISO 10456:2008 (Maggio 2008), Materiali e prodotti per edilizia - Proprietà igrometriche - Valori tabulati di progetto e procedimenti per la determinazione dei valori termici dichiarati e di progetto, Milano, IT [6] UNI EN 12664:2002 (febbraio 2002), Prestazione termica dei materiali e dei prodotti per edilizia - Determinazione della resistenza termica con il metodo della piastra calda con anello di guardia e con il metodo del termoflussimetro - Prodotti secchi e umidi con media e bassa resistenza termica, Milano, IT [7] UNI EN 12667:2002 (Febbraio 2002), Prestazione termica dei materiali e dei prodotti per edilizia - Determinazione della resistenza termica con il metodo della piastra calda con anello di guardia e con il metodo del termoflussimetro - Prodotti con alta e media resistenza termica, Milano, IT
* Alessandra Mesa, Assegnista di ricerca presso il DICATAM, Università di Brescia
[8] UNI EN 12939: 2002 (Dicembre 2002), Prestazione termica dei materiali e dei prodotti per edilizia - Determinazione della resistenza termica per mezzo della piastra calda con anello di guardia e del metodo del termoflussimetro - Prodotti spessi con resistenza termica elevata e media, Milano, IT
Alberto Arenghi Professore Associato di Architettura Tecnica presso il DICATAM, Università di Brescia
[9] UNI EN 15026 (Luglio 2008), Prestazione termoigrometrica dei componenti e degli elementi di edificio - Valutazione del trasferimento di umidità mediante una simulazione numerica, Milano, IT
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BILANCIO DI FINE ANNO TRA RIFLESSIONI, CONFERENZE SUL CLIMA E PROROGHE DI ECOBONUS. di * Daniela Petrone
La conferenza mondiale sul clima di Katowice La COP24 è l’incontro più importante sul cambiamento climatico dopo l’accordo di Parigi, un incontro cruciale per aggiornare e rendere più concreti gli impegni assunti da quasi tutti i paesi del mondo nel 2015, nel corso della conferenza di Parigi sul clima. Nell’accordo di Parigi, i governi si sono posti l’obiettivo ambizioso di contenere, entro la fine del secolo, l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C e di mettere in atto tutti gli sforzi possibili per non superare la soglia critica di 1.5°C, in modo da meglio contenere i rischi per le comunità vulnerabili del pianeta e in particolare dei paesi più poveri. Proprio la Conferenza sul clima (COP24), che si è tenuta a Katowice lo scorso dicembre ha il dovere di fornire una risposta politica chiara e forte dei governi mirata ad attuare la promessa di Parigi. La lotta al cambiamento climatico è la principale sfida a scala globale della nostra epoca, per l’economia, l’ambiente e gli stessi equilibri sociali eppure analisti e osservatori rilevano ormai da tempo come ci sia una grandissima differenza tra ciò che i singoli paesi si impegnano a fare, contro il riscaldamento globale, e i risultati che poi raggiungono. Formalmente c’è l’impegno a ridurre le emissioni, passando per esempio all’impiego di fonti rinnovabili e riducendo la loro dipendenza dai combustibili fossili, ma nei fatti resta sempre un forte impiego di carbone, petrolio e suoi derivati per produrre energia.
Premessa Eccomi in questi giorni, prima di Natale a scrivere riflessioni di fine anno in quest’articolo. Anziché pensare al solito articolo dal carattere tecnico penso, (di certo influenzata dalle notizie del momento) ad una sorta di lettera a Babbo Natale a cui chiedere di soddisfare i bisogni e i desideri dei bambini e dei ragazzi. Proprio un bimbo è il protagonista dell’opera dell’artista Banksi che raffigurandolo intento a saggiare con la sua linguetta la neve che cade dal cielo ignora che quella neve sia la cenere di un cassonetto di rifiuti che brucia all’angolo. Una denuncia della problematica di inquinamento e del clima quale centro della sua opera in cui l’artista sottolinea lo scarto tra la consapevolezza degli uomini e il candore dell’infanzia. Una richiesta, quella di preservare proprio quella positiva ingenuità ancora immacolata dell’infanzia. Proprio una ragazza è Greta, per esattezza la svedese quindicenne Greta Thunberg attivista ambientalista, che nel suo spiazzante discorso ai leader mondiali, presso la conferenza internazionale ONU sul clima ci parla di giustizia climatica e usa parole pesanti come “state rubando il futuro ai vostri figli, che dite di amare tanto”. “Giustizia climatica” due parole efficaci che racchiudono il senso del nostro lavoro, giustizia che si ottiene “tirando il freno di emergenza” per salvare il nostro paese. Chi lo tira questa freno? Ce lo dice sempre Greta “io ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza”. Divulgare, informare e agire sono le azioni che possiamo fare ognuno di noi per il nostro pianeta, senza pensare che siano grandi argomenti che proprio per la loro entità non ci competono.
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Le azioni della politica italiana L’Italia si è data buoni propositi, candidandosi assieme all’Uk alla cruciale Cop 26 che darà inizio all’attuazione dell’Accordo di Parigi. Eppure c’è ancora tanto da fare proprio in termini di Strategia energetica na-
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– Bonus verde: detrazione del 36% per interventi su singole unità immobiliari (limite di spesa 5.000 euro) e spazi condominiali (spesa massima di 5.000 per il numero di unità immobiliari dell’edificio). Scadenza dell’agevolazione 31.12.2019.
zionale. E allora mi vengono in mente i begli obiettivi dell’Europa per il 2050 che stridono con la consueta attesa annuale di proroga a singhiozzo dell’ecobonus, che attende la manovra di fine anno per avere una timida e breve riconferma. Gli incentivi sono di certo uno degli strumenti più efficaci di attuazione della politica di lotta ai cambiamenti climatici ma necessitano di maggiore certezza di applicazione, di un miglioramento nella comunicazione e di una semplificazione normativa che ne facilitino l’applicazione.
– Bonus mobili: detrazione del 50% per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici (di classe A+, classe A per i forni) destinati ad immobili oggetto di interventi di ristrutturazione. Importo massimo di spesa euro 10.000, scadenza dell’agevolazione 31.12.2019.
Ecobonus 2019 Comunque, proprio il 30.12.2018 con la legge n. 145, legge di bilancio 2019, la proroga al 31.12.2019 è arrivata per tutti i bonus casa consistenti in detrazioni fiscali, lasciando la situazione invariata rispetto allo scorso anno. Per il 2019 il quadro delle agevolazioni bonus casa 2019 prevede: – Bonus ristrutturazioni, detrazione del 50% per interventi su singole unità immobiliari e parti comuni di edifici su una spesa massima di euro 96.000 (per singola unità immobiliare) fino al 31.12.2019.
Non sono state oggetto di proroga le detrazioni fiscali per interventi antisismici su singole unità immobiliari e condomini (sismabonus), interventi combinati (finalizzati alla riqualificazione energetica ed alla riduzione del rischio sismico), ecobonus condomini la cui scadenza era già prevista al 31.12.2021. Riqualificazione energetica degli edifici della P.A. Sempre all’interno della Legge di Bilancio 2019, all’art.1 comma 232, si finanzia il programma di riqualificazione energetica degli immobili della P.A. centrale. Il comma 233 dispone che il Ministero dello sviluppo economico può avvalersi della collaborazione della Guardia di Finanza per le attività di vigilanza ed ispettive di cui al comma 3 dell’articolo 177 del Codice dei contratti pubblici, per la verifica da parte dei concedenti, dei limiti per l’affidamento dei contratti di lavori, servizi pubblici o forniture con procedure ad evidenza pubblica (80%) e per l’affidamento in house della restante parte (20%). A tal fine, il comma autorizza la spesa di 250 mila euro annui dal 2019. Il comma 232 autorizza la spesa di 25 milioni di euro per il 2019 e di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2022 al fine di potenziare ed accelerare il programma di riqualificazione energetica degli immobili della P.A. centrale, di cui all’art. 5 del D.Lgs. n. 102/2014 “Miglioramento della prestazione energetica degli immobili della Pubblica Amministrazione”.
– Ecobonus 50% per acquisto e posa in opera di finestre con infissi, sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaia a condensazione, installazione di schermature solari, installazione di impianti con generatori alimentati da biomasse combustibili. Scadenza agevolazione 31.12.2019 per singole unità immobiliari, 31.12.2021 per condomini. – Ecobonus 65% per interventi di riqualificazione energetica. Scadenza agevolazione 31.12.2019 per singole unità immobiliari, 31.12.2021 per condomini. – Ecobonus 70-75% per interventi su parti comuni che interessano una superficie superiore al 25% dell’edificio. L’agevolazione è pari al 75% se dall’intervento si ottiene un miglioramento della prestazione energetica invernale ed estiva fino alla qualità media ex Dm 26.06.2015. Svadenza agevolazione 31.12.2021. – Sismabonus: detrazione del 50% per interventi di riduzione del rischio sismico, che sale al 70% se ne consegue la riduzione di una classe di rischio sismico (75% per i condomini) ed all’80% per una riduzione di due classi (85% per i condomini). Spesa massima 96.000 euro per singola unità immobiliare, 136.000 euro per interventi combinati riduzione rischio sismico + riqualificazione energetica.
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Si riporta di seguito il testo dell’articolo: 1. A partire dall’anno 2014 e fino al 2020, e nell’ambito della cabina di regia di cui all’articolo 4-bis non appena istituita, sono realizzati attraverso le misure del presente articolo interventi sugli immobili della pubblica amministrazione centrale, inclusi gli immobili periferici, in grado di conseguire la riqualificazione energetica almeno pari al 3 per cento annuo della superficie coperta utile
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del mare, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e trasporti e il Ministro dell’Economia e delle Finanze, da emanare entro trenta giorni dall’entrata in vigore del presente decreto.
climatizzata o che, in alternativa, comportino un risparmio energetico cumulato nel periodo 2014-2020 di almeno 0,04 Mtep. 2. Il Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentito il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e in collaborazione con l’Agenzia del demanio, predispone entro il 30 novembre di ogni anno, a decorrere dal 2014, un programma di interventi per il miglioramento della prestazione energetica degli immobili della pubblica amministrazione centrale coerente con la percentuale indicata al comma 1, e promuovono, altresì, le attività di informazione e di assistenza tecnica eventualmente necessarie alle pubbliche amministrazioni interessate dal comma 1, anche tramite propri enti e società collegate. Le stesse Amministrazioni, con il supporto dell’ENEA e del GSE nel rispetto delle rispettive competenze, assicurano il coordinamento, la raccolta dei dati e il monitoraggio necessario per verificare lo stato di avanzamento del programma, promuovendo la massima partecipazione delle Amministrazioni interessate, e la pubblicità dei dati sui risultati raggiunti e sui risparmi conseguiti. Nella redazione del programma, si tiene, altresì, conto delle risultanze dell’inventario, predisposto in attuazione dell’articolo 5, paragrafo 5, della direttiva 2012/27/UE, contenente informazioni sulle superfici e sui consumi energetici degli immobili della pubblica amministrazione centrale, dei dati sui consumi energetici rilevati nell’applicativo informatico IPer gestito dall’Agenzia del demanio, delle risultanze delle diagnosi energetiche nonché delle misure di cui al comma 10.
6. Sono esclusi dal programma di cui al comma 2: a) gli immobili con superficie coperta utile totale inferiore a 500 m². Tale soglia a partire dal 9 luglio 2015 è rimodulata a 250 m²; b) gli immobili vincolati ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, nella misura in cui il rispetto di determinati requisiti minimi di prestazione energetica modificherebbe in maniera inaccettabile il loro carattere o aspetto; c) gli immobili destinati a scopi di difesa nazionale, ad eccezione degli alloggi individuali o degli edifici adibiti a uffici per le forze armate e altro personale dipendente dalle autorità preposte alla difesa nazionale; d) gli immobili adibiti a luoghi di culto e allo svolgimento di attività religiose. 7. Per la definizione del programma di cui al comma 2, sono applicati criteri di individuazione tra più interventi, basati su: ottimizzazione dei tempi di recupero dell’investimento, anche con riferimento agliedifici con peggiore indice di prestazione energetica; minori tempi previsti per l’avvio e il completamento dell’intervento; entità di eventuali forme di cofinanziamento anche mediante ricorso a finanziamenti tramite terzi. 8. La realizzazione degli interventi compresi nei programmi definiti ai sensi del comma 2 è gestita, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, dalle strutture operative dei Provveditorati interregionali opere pubbliche del Ministero delle infrastrutture e trasporti, ove occorra in avvalimento e con il supporto delle Amministrazioni interessate. L’Agenzia del Demanio promuove forme di razionalizzazione e di coordinamento tra gli interventi, anche tra più Amministrazioni, al fine di favorire economie di scala e di contribuire al contenimento dei costi.
3. Al fine di elaborare il programma di cui al comma 2, le Pubbliche Amministrazioni centrali, entro il 30 settembre per l’anno 2014 e entro il 30 giugno di ciascun anno successivo, predispongono, anche in forma congiunta, proposte di intervento per la riqualificazione energetica dei immobili dalle stesse occupati, anche avvalendosi dei Provveditorati interregionali opere pubbliche del Ministero delle infrastrutture e trasporti, e le trasmettono, entro i quindici giorni successivi, al Ministero dello sviluppo economico. Tali proposte devono essere formulate sulla base di appropriate diagnosi energetiche o fare riferimento agli interventi di miglioramento energetico previsti dall’Attestato di prestazione energetica di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192.
9. Concorrono altresì al raggiungimento dell’obiettivo annuo di cui al comma 1, le misure organizzative e comportamentali degli occupanti volte a ridurre il consumo energetico, che le pubbliche amministrazioni centrali sono chiamate a promuovere ed applicare con le modalità di cui all’articolo 14 del decreto-legge 9 maggio 2012, n. 52.
4. Per gli adempimenti di cui al comma 3, le Pubbliche Amministrazioni centrali individuano, al proprio interno, il responsabile del procedimento e ne comunicano il nominativo ai soggetti di cui al comma 2.
10. Le pubbliche amministrazioni centrali, comprese quelle che hanno nella propria disponibilità gli immobili di cui al comma 6, che procedono alla realizzazione di interventi di efficienza energetica sul loro patrimonio edilizio o di sostituzione e razionalizzazione degli spazi, al di fuori del programma di cui
5. Le modalità per l’esecuzione del programma di cui al comma 2 sono definite con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico e del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e
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sono utilizzate anche per la copertura delle spese derivanti dalla realizzazione di diagnosi energetiche finalizzate all’esecuzione degli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica di cui al presente articolo, eventualmente non eseguite dall’ENEA e dal GSE nell’ambito dell’attività d’istituto.
al presente articolo, ne danno comunicazione ai soggetti di cui al comma 2. Le stesse pubbliche amministrazioni comunicano, altresì, le misure in corso o programmate per il recupero e la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico. 11. Per la realizzazione degli interventi rientranti nel programma di cui al comma 2, le pubbliche amministrazioni centrali di cui al comma 3 favoriscono il ricorso allo strumento del finanziamento tramite terzi e ai contratti di rendimento energetico e possono agire tramite l’intervento di una o più ESCO.
14. Le pubbliche amministrazioni centrali di cui al comma 3, anche avvalendosi del supporto dell’ENEA, entro il 31 dicembre di ogni anno a decorrere dal 2015, predispongono e comunicano al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministero delle infrastrutture e trasporti, all’Agenzia del demanio e al Ministero dello sviluppo economico un rapporto sullo stato di conseguimento dell’obiettivo di cui al comma 1.
12. Le risorse del fondo di cui all’articolo 22, comma 4, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, come modificato dall’articolo 4-ter, comma 2 del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, sono versate all’entrata del bilancio dello Stato, per l’importo di 5 milioni di euro nell’anno 2014 e di 25 milioni di euro nell’anno 2015, per essere riassegnate ad apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico nei medesimi esercizi per l’attuazione del programma di interventi di cui al comma 2. A tal fine, la Cassa conguaglio per il settore elettrico provvede al versamento all’entrata del bilancio dello Stato degli importi indicati al primo periodo, a valere sulle disponibilità giacenti sul conto corrente bancario intestato al predetto Fondo, entro 30 giorni dall’entrata in vigore del presente decreto per l’importo relativo al 2014 ed entro il 31 marzo per il 2015. Lo stesso stanziamento può essere integrato: a) fino a 25 milioni di euro annui per il periodo 2015-2020, a valere sulle risorse annualmente confluite nel fondo di cui all’articolo 22, comma 4, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, secondo le modalità di cui al presente comma, previa determinazione dell’importo da versare con decreto del Ministro dello sviluppo economico e del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze; b) fino a 20 milioni di euro per l’anno 2014 e fino a 30 milioni di euro annui per il periodo 2015-2020 a valere sulla quota dei proventi annui delle aste delle quote di emissione di CO2 di cui all’articolo 19 del decreto legislativo 13 marzo 2013, n. 30, destinata ai progetti energetico ambientali, con le modalità e nei limiti di cui ai commi 3 e 6 dello stesso articolo 19, previa verifica dell’entità dei proventi disponibili annualmente e nella misura del 50 per cento a carico del Ministero dello sviluppo economico e del restante 50 per cento a carico del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le conseguenti variazioni di bilancio.
15. Le imprese che effettuano la fornitura di energia per utenze intestate a una pubblica amministrazione centrale comunicano all’ENEA, a partire dal 31 gennaio 2015 e successivamente entro il 31 gennaio di ciascun anno, i consumi annuali, suddivisi per vettore energetico, di ognuna delle suddette utenze e relativi all’anno precedente. L’ENEA, entro novanta giorni dalla pubblicazione del presente decreto, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, rende disponibile un portale informatico per l’inserimento delle informazioni di cui al presente comma e ne da opportuna informazione sul suo sito istituzionale. 16. Le Regioni e gli enti locali nell’ambito dei rispettivi strumenti di programmazione energetica, in maniera coordinata, concorrono al raggiungimento dell’obiettivo nazionale di cui all’articolo 3, comma 1, attraverso l’approvazione: a) di obiettivi e azioni specifici di risparmio energetico e di efficienza energetica, nell’intento di conformarsi al ruolo esemplare degli immobili di proprietà dello Stato di cui al presente articolo; b) di provvedimenti volti a favorire l’introduzione di un sistema di gestione dell’energia, comprese le diagnosi energetiche, il ricorso alle ESCO e ai contratti di rendimento energetico per finanziare le riqualificazioni energetiche degli immobili di proprietà pubblica e migliorare l’efficienza energetica a lungo termine. 17. Le imprese che effettuano la fornitura di energia per utenze intestate a una pubblica amministrazione locale, su specifica richiesta della Regione o Provincia autonoma interessata, comunicano alla stessa, i consumi annuali, suddivisi per vettore energetico, delle utenze oggetto della richiesta. La suddetta richiesta contiene i riferimenti delle utenze e i relativi codici di fornitura. Le Regioni e le Province Autonome, rendono disponibili le informazioni di cui al presente comma sui propri siti istituzionali.
13. Le risorse di cui al comma 12, eventualmente integrate con le risorse già derivanti dagli strumenti di incentivazione comunitari, nazionali e locali dedicati all’efficienza energetica nell’edilizia pubblica e con risorse dei Ministeri interessati,
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* Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.
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SULL’INCERTEZZA DI MISURA IN ACUSTICA EDILIZIA di * Massimo Garai
possibile il fenomeno per fornire risultati affidabili. Già questo è il fine, non scordiamocelo mai: fornire risultati affidabili, cioè di qualità. Come si fa? Si determina con metodo scientifico l’incertezza di misura, in modo da ridurla al minimo, e la si dichiara esplicitamente, così che chiunque sappia come regolarsi usando quella misura, per esempio per valutare la prestazione di un componente edilizio o nel confronto con un valore limite di legge. Ma in pratica che cosa deve fare il tecnico acustico medio, che probabilità e statistica le ha lasciate sui banchi di scuola molto tempo fa? Semplice, applicare le norme tecniche di settore. Le principali sono riportate in tabella 1. Vale la pena di commentarle brevemente, cosa che faremo nelle prossime righe.
1. Introduzione Come direbbe Galileo, è una questione di metodo e di buon senso. Di metodo, perché nessuna affermazione scientifica ha valore se non è confermata dai fatti. Di buon senso, perché non possiamo fare altro che accettare la realtà per quello che è. Ebbene è un fatto che nessuna misura è perfetta, ovvero che ripetendola molte volte usciranno risultati leggermente diversi, distribuiti secondo una certa curva di probabilità. Ed è buon senso accettare che il risultato di una misura non sarà mai univoco, ma oscillerà all’interno di un campo di variabilità, determinato dalla suddetta distribuzione di probabilità. Questa incertezza del risultato di una misura riguarda anche il campo dell’acustica edilizia; inutile fingere che non ci sia, bisogna cercare di governare il meglio
Tabella 1. Principali norme tecniche riguardanti l’incertezza di misura in acustica edilizia.
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Questo significa che 95 volte su 100 chi ripetesse la misura troverà il risultato entro l’intervallo dichiarato: [47,8 ; 52,2] dB; rimane un rischio residuo del 5% di trovarlo esterno a tale intervallo.
Concetti di base I concetti di base sono riassunti nella UNI/TR 11326. Si distinguono un’incertezza tipo ed un’incertezza estesa. L’incertezza tipo è un parametro, associato al risultato di una misurazione, che caratterizza la dispersione dei valori ragionevolmente attribuibili al misurando (cioè la grandezza misurata). Si indica con u minuscolo ed è stimata dallo scarto tipo (standard deviation) della distribuzione di probabilità associata alla misura, così come il valore dichiarato del risultato è stimato dal valor medio della stessa distribuzione. L’incertezza estesa è una grandezza che determina un intervallo attorno al risultato di una misurazione che ci si aspetta comprendere una frazione rilevante della distribuzione di valori ragionevolmente attribuibili al misurando. Si indica con U maiuscolo. La figura 1 le rappresenta entrambe, con riferimento alla distribuzione di probabilità del risultato di una misurazione di potere fonoisolante in opera, espresso come indice di valutazione. Tra u e U sussiste la relazione: U = k∙u
Figura 1. Distribuzione di probabilità del risultato di una misurazione espresso come indice di valutazione di potere fonoisolante in opera. Sono indicate l’incertezza tipo u e l’incertezza estesa U.
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Dove si trovano i valori dell’incertezza tipo u? Esistono due possibilità. Secondo l’approccio analitico (dettagliato nella guida metrologica UNI CEI 70098-3:2016) per ogni misurazione si individuano le variabili che contribuiscono a formare l’incertezza di misura e si compila un budget d’incertezza, poi si combinano questi valori con la legge di propagazione di Gauss, che richiede di conoscere la relazione funzionale tra le variabili individuate e la grandezza in misura. Purtroppo in acustica edilizia non è possibile individuare tutte le variabili coinvolte e determinarne la relazione funzionale con la grandezza in misura, per cui si ricorre all’approccio empirico (esposto nella serie di norme UNI ISO 5725).
Dove k è il fattore di copertura, scelto in funzione del livello di fiducia voluto. Per esempio, k = 1,96 (circa 2) al 95% di fiducia per una distribuzione di probabilità gaussiana. La tabella 2 riporta i valori di k associati a vari livelli di fiducia per una distribuzione di probabilità gaussiana. In pratica, si sceglie come risultato dichiarato il valor medio della distribuzione di probabilità dei valori misurati; nell’esempio di figura 1, R’w = 50 dB. Si sceglie come incertezza tipo lo scarto tipo della distribuzione, nell’esempio u = 1,1 dB. Si determina quindi l’incertezza estesa con la relazione (1) ; nell’esempio U = 2,2 dB. Infine si dichiara il risultato come: R’w = 50,0±2,2 dB al 95% di fiducia
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Tabella 2. Valori del fattore di copertura k associati a vari livelli di fiducia per una distribuzione di probabilità gaussiana (da UNI EN ISO 12999-1).
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ANIT Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico
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LE TECNOLOGIE PER L’ISOLAMENTO TERMICO E ACUSTICO
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TOUR ANIT 2018 Convegni tecnici gratuiti per fare il punto assieme ai nostri esperti sugli aspetti più critici dell’attuale quadro normativo/legislativo legato all’efficienza energetica e al comfort acustico in edilizia. I convegni svolti nel 2018: ANIT RISPONDE: chiarimenti normativi e soluzioni tecnologiche ISOLARE E CONTABILIZZARE. Analisi del sistema edificio-impianto ACUSTICA IN EDILIZIA: obblighi e opportunità ACUSTICA E COMFORT, norme e soluzioni per migliorare la qualità acustica
12 APRILE REGGIO EMILIA 17 APRILE GORIZIA 18 APRILE VENEZIA 8 MAGGIO FIRENZE 9 MAGGIO BOLOGNA 10 MAGGIO MONZA 15 MAGGIO POTENZA 16 MAGGIO SALERNO 22 MAGGIO ORISTANO 30 MAGGIO MODENA
5 MARZO BOLOGNA 6 MARZO FIRENZE 7 MARZO GENOVA 13 MARZO ALESSANDRIA 19 MARZO CREMONA 20 MARZO CUNEO 23 MARZO COMO 27 MARZO BRESCIA 5 APRILE TORINO 11 APRILE MILANO
5 GIUGNO LATINA 6 GIUGNO ROMA 12 GIUGNO SIENA 13 GIUGNO PRATO 20 GIUGNO PARMA 26 GIUGNO MILANO 27 GIUGNO TREVISO 28 GIUGNO PADOVA 28 GIUGNO BERGAMO 18 SETTEMBRE MILANO
25 SETTEMBRE MACERATA 26 SETTEMBRE PERUGIA 3 OTTOBRE RIETI 4 OTTOBRE L’AQUILA 10 OTTOBRE COSENZA 15 OTTOBRE BERGAMO 17 OTTOBRE FIRENZE 18 OTTOBRE VERBANIA 23 OTTOBRE PIACENZA 24 OTTOBRE RAVENNA
25 OTTOBRE BOLOGNA 30 OTTOBRE TORINO 7 NOVEMBRE
TARANTO 8 NOVEMBRE BARI 13 NOVEMBRE FORLÌ-CESENA 13 NOVEMBRE BOLZANO 14 NOVEMBRE VERONA 16 NOVEMBRE CATANIA 20 NOVEMBRE TRIESTE 21 NOVEMBRE VENEZIA
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sul fatto che probabilmente avranno prestazioni tra loro simili. La percentuale di rischio connessa a questa assunzione si riflette in un’incertezza di campionamento, calcolabile con le formule e le tabelle riportate nella UNI 11367, appendice H, e di solito non superiore ad 1 dB.
Questo è basato su prove collettive condotte da laboratori competenti (inter-laboratory test o ILT), dalle quali si ottiene una valutazione globale dell’incertezza tipica del metodo, espressa come scarto tipo di riproducibilità, sR. Noto questo scarto tipo, lo si assume come incertezza tipo u (cioè u = sR) per tutte le misure eseguite secondo il metodo indagato nelle prove inter-laboratorio. Poi, si può anche ricavare un’incertezza estesa U secondo la relazione (1), fissando il livello di fiducia, ovvero il valore di k. L’approccio empirico permette di superare le difficoltà legate alla mancanza di conoscenza della relazione funzionale tra misurando e variabili d’influenza, ma al prezzo di poter stimare solo la combinazione di tutti i contributi all’incertezza; è impossibile valutarli singolarmente. Si stima cioè l’incertezza del metodo più che della singola misura. Inoltre sono necessarie prove inter-laboratorio specifiche. La norma UNI 11367 sulla classificazione acustica delle unità immobiliari riporta gli scarti tipo di riproducibilità per le principali misurazioni di acustica edilizia e le corrispondenti incertezze estese (tabella 3) al livello di fiducia monolaterale dell’84%, per il quale k = 1 (vedere tabella 2). In aggiunta all’incertezza di misura esiste anche una incertezza di campionamento, che entra in gioco quando si valutano le prestazioni acustiche dei componenti edilizi di edifici seriali, cioè edifici caratterizzati da alcune tipologie di elementi tecnici che si ripetono (pareti, solai, ecc. costruiti con gli stessi materiali, la stessa stratigrafia, ecc.). Di solito in questi casi non si misurano tutti i componenti edilizi ma solo un campione ridotto di essi; dunque bisogna tenere conto del fatto che si estendono i risultati ottenuti sul campione al più vasto insieme di tutti gli elementi tecnici di quell’edificio, puntando
Incertezze dei componenti provati in laboratorio Parlando di incertezza, il tipico problema del consulente acustico è la misura in opera delle prestazioni di un elemento tecnico (parete, solaio, ecc.) e dell’incertezza associata. Invece il tipico problema del laboratorio di prova è la misura in laboratorio delle prestazioni di un elemento tecnico e dell’incertezza associata. Il laboratorio deve dichiarare l’incertezza dei valori di isolamento acustico secondo UNI EN ISO 12999-1. Tale norma specifica che se da prove inter-laboratorio è nota l’incertezza per lo specifico elemento in prova (muratura, cartongesso, vetro, ecc.), allora la si può usare, altrimenti si deve usare quella proposta dalla norma. Ci sono tre possibili situazioni: • Situazione A: l’elemento è costruito e provato in diversi laboratori (tipica situazione di certificazione in laboratorio); • Situazione B: diversi laboratori si recano a provare lo stesso elemento nel luogo ove si trova (tipica situazione di prova in opera in contradditorio); • Situazione C: lo stesso laboratorio prova lo stesso elemento più volte nello stesso luogo (tipica situazione di verifica interna di un laboratorio). Gli scarti tipo da usare nelle tre situazioni per gli indici di valutazione sono riportati nella tabella 4, dove, seguendo la UNI EN ISO 12999-1, gli scarti tipo sono indicati con la lettera greca σ (sigma).
Tabella 3. Scarto tipo di riproducibilità del risultato di misurazioni acustiche espresso con numero unico (valori riportati nella UNI 11367 e tratti dalla norma olandese NPR 5092:1999) e corrispondenti incertezze estese al livello di fiducia monolaterale dell’84% (valori arrotondati al numero intero per gli isolamenti).
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Tabella 4. Scarti tipo di riproducibilità di vari indici di valutazione secondo UNI EN ISO 12999-1. il controllo sulla decisione di elaborare un test code ed organizzare un test inter-laboratorio per una specifica categoria di prodotti.
Inoltre, la UNI EN ISO 12999-1 al punto 7 specifica che in assenza di dati per uno specifico prodotto, derivanti da prove inter-laboratorio o da procedure specifiche (test code), si dovrà usare σR95, con un valore raccomandato di k = 2. Questo parametro σR95, mai comparso prima nelle norme di settore, è una media dei valori limite superiori dell’intervallo dei valori dello scarto tipo di riproducibilità σR per un livello di fiducia del 95%. In parole povere, lo scarto tipo di riproducibilità ha anch’esso un intervallo di variabilità, e di questo si deve prendere il valore massimo (al 95% di fiducia, k = 2). In questo modo si impone una sovrastima dell’incertezza estesa a tutti i prodotti che non hanno un test inter-laboratorio specifico o un test code dedicato. Questi test invece, essendo specifici per una singola categoria di prodotti, hanno uno scarto tipo contenuto. Un esempio chiarirà meglio il concetto. Si supponga che il produttore X faccia certificare da un laboratorio una sua parete in cartongesso su montanti metallici, che risulta avere Rw = 52 dB. Per questo tipo di prodotto esiste un test code dedicato ed è stato compiuto un test inter-laboratorio i cui scarti tipo di riproducibilità sono riassunti nella EN 16703:2015; il laboratorio userà questi valori di σR, molto contenuti. Un altro produttore Y, diciamo di laterizi, chiede allo stesso laboratorio di certificare una parete con prestazioni equivalenti alla prima (Rw = 52 dB) ma ovviamente in laterizio. Il laboratorio, secondo la UNI EN ISO 12999-1, ora è obbligato ad usare per l’incertezza tipo il valore di σR95, molto più alto del σR di prima. La tabella 5 evidenzia come il confronto favorisca nettamente il produttore X, che può dichiarare un’incertezza più ridotta, benché i prodotti siano di fatto equivalenti come prestazioni acustiche. Si tratta di una vera e propria distorsione del mercato, anche perché il singolo produttore non ha
Dopo che il problema è stato evidenziato da uno studio scientifico (C. Scrosati, A. Pievatolo, M. Garai, The uncertainty declaration of building acoustics measurements: how to select the uncertainty of reproducibility from inter-laboratory tests, Acta Acustica united with Acustica, 104(2), 295-303, (2018)), a livello europeo si è posto parzialmente rimedio a questa distorsione con il CEN/TR 16961 del 2018. Il documento CEN specifica che in connessione alla EN ISO 12999-1 deve essere usato σR in assenza di dati di incertezza per una specifica categoria di elementi tecnici, per esempio da test inter-laboratorio o test code. Con questa specifica, l’incertezza estesa della parete del produttore Y dell’esempio di prima diventa: U = k ∙ u = 2 ∙ 1,2 = 2,4 dB
Confronto con valori limite Alla fine, sia il tecnico che esegue un collaudo in opera sia il laboratorio che certifica un prodotto si trovano a confrontare i valori misurati con i valori limite di legge. Qui l’incertezza gioca un ruolo determinante. Un esempio può essere utile per chiarire. Supponiamo che un tecnico acustico abbia misurato in opera il potere fonoisolante del divisorio che separa due unità immobiliari, trovando un indice di valutazione R’w = 50 dB. A tutt’oggi l’unico regolamento in merito cogente in tutta Italia è il D.P.C.M. 5-12-1997 sui requisiti acustici passivi degli edifici, che assegna per questo caso un valore limite inferiore di 50 dB. La prassi corrente è di dichiarare che i 50 dB misurati
Tabella 5. Confronto tra certificazioni di prodotti equivalenti con (produttore X) e senza (produttore Y) test inter-laboratorio o test code secondo UNI EN ISO 12999-1.
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Quando si confronta il valore misurato di una grandezza con un valore limite, il valore della grandezza è comunicato con un numero, una unità di misura e una incertezza, per esempio R’w = 50,0 ± 1,0 dB. Cioè l’incertezza (estesa) determina un intervallo di valori possibili, detto intervallo di fiducia; nel nostro caso [49,0 ; 51,0] dB all’84% di fiducia. Il valore limite determina un intervallo di specifica; nel nostro caso R’w ≥ 50 dB. Serve quindi una regola di decisione per valutare la conformità dell’intervallo di fiducia della misura all’intervallo di specifica del valore limite (vedere figura 3). Vi sono varie regole possibili, riassunte per l’acustica applicata nella UNI/TS 11326-2. Combinandole tra loro per coprire tutte le possibilità, si arriva a due regole composte, indicate nella norma A e B: • Regola A: si considera il risultato di una misurazione come conforme se e solo se rientra nell’intervallo di specifica con tutto l’intervallo di fiducia (accettazione stretta); altrimenti il risultato è non conforme (rifiuto allargato). • Regola B: si considera il risultato di una misurazione come conforme se e solo se non è esterno all’intervallo di specifica con tutto l’intervallo di fiducia (accettazione allargata); altrimenti è non conforme (rifiuto stretto).
non sono minori del valore limite di 50 dB e quindi il collaudo è positivo. In realtà questa decisione è sbagliata, o per lo meno imprecisa, ed in caso di ulteriori verifiche causerà un contenzioso. Per capire perché osserviamo la figura 2. La misurazione, quando viene ripetuta più volte, non fornisce sempre e comunque lo stesso risultato, ma risultati diversi che si distribuiscono secondo la curva di probabilità di figura 2. Il valore dichiarato è il valor medio, 50 dB, ma si ha una probabilità cumulativa del 50% che questo possa essere minore. In caso di contestazioni, chi ripetesse la misura potrebbe trovare, con una probabilità del 50%, valori minori del limite di legge. Dunque ignorare l’incertezza, specialmente in casi come questo dove il valore dichiarato è molto vicino o sovrapposto al valore limite, genera false certezze e contenziosi. C’è una semplice morale in questo: a nulla vale imporre per legge un metodo sbagliato; nessuna legge umana potrà mai scavalcare una legge di natura. Nell’attesa che i legislatori ci riflettano e aggiornino le loro conoscenze tecniche, vediamo qual è la soluzione corretta del problema.
La regola A è finalizzata ad accertare il rispetto dei valori limite; si vuole essere certi (con il livello di fiducia prefissato) dell’attuazione di adeguate azioni a tutela di chi potrebbe subire gli effetti indesiderati del mancato rispetto dei valori limite. La regola B è finalizzata ad accertare il mancato rispetto dei valori limite; in questo caso si vuole essere certi (con il livello di fiducia prefissato) del mancato rispetto dei valori limite prima di intraprendere azioni con effetti sanzionatori. Occorre sottolineare che la regola di decisione non fa parte del processo di prova, ma è scelta a monte dello stesso e deve essere esplicitamente dichiarata prima di eseguire la misurazione.
Figura 2. Distribuzione di probabilità di una misura di indice di valutazione di potere fonoisolante in opera. Il valor medio, 50 dB, coincide con il valore limite per edifici residenziali secondo il D.P.C.M. 5-12-1997. La zona retinata evidenzia i valori minori di 50 dB.
Figura 3. Intervallo di fiducia e intervallo di specifica.
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legale forzosamente sovrapposto alle regole tecniche e di un D.P.C.M. che ignora l’incertezza portano a concludere che 49 ≥ 50 (dB)... Lo scrivente si augura che i tanti operatori competenti che lavorano nelle Agenzie riescano a far presente ai loro dirigenti il paradosso di questa situazione, senza riscontro in altri paesi tecnicamente avanzati, in modo da porvi rimedio.
Vediamo che cosa succede nel nostro esempio. In base alla regola A si osserva che metà dell’intervallo di fiducia è esterno all’intervallo di specifica (figura 2) e quindi si dichiara il risultato non conforme. In base alla regola B si osserva che metà dell’intervallo di fiducia è interno all’intervallo di specifica (figura 2) e quindi si dichiara il risultato conforme. A partire dalle stesse premesse, due conclusioni opposte. Chi ha ragione? Dipende dal fine della valutazione, che deve essere esplicitato. Se l’obiettivo è garantire una protezione minima dal rumore agli occupanti dell’edificio, allora la regola A è la scelta giusta. Infatti un progettista serio non dimensionerebbe mai il divisorio al limite (50 dB previsti contro un valore limite di 50 dB) ma terrebbe un margine di sicurezza, tipicamente maggiore o uguale all’incertezza estesa. Si noti poi che il D.P.C.M. 5-12-1997, all’art. 1 recita: “Il presente decreto, … determina i requisiti acustici delle sorgenti sonore interne agli edifici ed i requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti in opera, al fine di ridurre l’esposizione umana al rumore”. Quindi non c’è dubbio che la regola A sia la scelta corretta. Rafforza questa affermazione anche la scelta di CEN e ISO, che nelle norme di settore specificano regole corrispondenti alla regola A. Infine, anche la UNI 11367 adotta coerentemente una regola di tipo A per determinare l’appartenenza di un elemento tecnico ad una certa classe acustica. Ma allora chi adotta la regola B? Essenzialmente è usata da una parte delle ARPA operanti sul territorio nazionale, in riferimento soprattutto al rumore in ambiente esterno (ma si ricordi che alcune Agenzie hanno acquisito competenza anche sulla verifica dei requisiti acustici passivi degli edifici…). Per queste Agenzie l’imperativo è evitare la situazione in cui loro accertano una non conformità alla quale seguono sanzioni o comunque effetti economici negativi per i responsabili (nel nostro caso potrebbe essere il costruttore), i quali potrebbero rivalersi a termini di legge contro l’Agenzia accertatrice sulla base del principio legale per cui al potenziale colpevole deve essere garantita la presunzione d’innocenza fino a prova contraria (in dubio pro reo). È opinione di chi scrive che in questo caso il principio legale, in sé indiscutibile, sia forzosamente estrapolato oltre il suo ambito naturale, con il risultato di penalizzare chi poi subisce il rumore. Gli effetti sono paradossali: se il valore medio della misura risultasse R’w = 49,0 dB sarebbe ancora conforme al valore limite di 50 dB secondo la regola B. Infatti 49 dB + 1 dB di incertezza estesa fanno 50 dB, che è non minore del valore limite di 50 dB! Il combinato disposto di un principio
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Conclusioni In queste note si è visto che anche in acustica edilizia per fornire risultati affidabili, cioè di qualità, bisogna considerare l’incertezza di misura. Infatti l’incertezza può essere ridotta al minimo, compatibilmente con lo stato dell’arte, ma non può mai essere eliminata. Quindi non dichiarare l’incertezza significa non potere dimostrare l’attendibilità del risultato. Fortunatamente le norme esistenti permettono di stimare l’incertezza di misura in maniera tecnicamente corretta, sia in opera che in laboratorio. Naturalmente bisogna familiarizzarsi con i concetti di base: incertezza tipo ed estesa, livello di fiducia e via dicendo. Ciò richiede un certo sforzo, ma è inevitabile, se non altro perché, come si è visto, nel confronto di una grandezza misurata con un valore limite, l’incertezza determina l’attendibilità del risultato. A questo proposito si è visto che sono teoricamente possibili diverse regole di decisione, che vanno scelte considerando attentamente il fine della valutazione. Ovviamente non tutti i problemi sono risolti. Il DPCM 5-12-1997 necessita di una sostanziale revisione anche in relazione all’incertezza di misura. A riguardo delle regole di decisione, si è visto che l’estrapolazione forzata di principi in sé giusti, ma estranei all’ambito tecnico, alla valutazione di conformità di una misura può portare a paradossi. Anche questi andranno trattati con metodo e buon senso. Il metodo è quello razionale proprio dell’ambito scientifico-tecnico, sul buon senso inutile discutere: chi lo ha lo usi. * Massimo Garai, Professore ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna. Presidente della Commissione Acustica e Vibrazioni dell’UNI. Coordinatore del CEN/TC 256/SC 1/WG 40 e del CEN/TC 226/WG 6/TG 1. Membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana di Fisica Tecnica e dell’Associazione Italiana di Acustica. Tecnico competente in acustica secondo la Legge 447/95 e certificato al livello 3 (massimo) dal CICPND.
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V° CONGRESSO ANIT 2018: VI RACCONTIAMO COM’E’ ANDATA a cura di ANIT
Protagonisti di questa quinta edizione, gli esperti del settore dell’efficienza energetica e dell’acustica in edilizia e le 29 aziende associate ANIT sponsor dell’evento. La giornata ha visto un susseguirsi di ben 40 relazioni tecniche di 20’ ciascuna moderate dagli Esperti ANIT. La sessione del mattino è stata inaugurata dal Presidente ANIT che ha portato i saluti degli enti patrocinatori che per questa edizione sono stati: i Consigli Nazionali degli Ingegneri, degli Architetti, dei Geometri e dei Periti, le Fondazioni dell’Ordine degli Ingegneri, degli Architetti e dei Geometri della Provincia di Milano, gli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti della Provincia di Milano, il Collegio dei Geometri della Provincia di Milano, il Collegio dei Periti della Provincia di Milano e Lodi, ANCE, Legambiente ed ENEA.
Si è chiusa anche questa quinta edizione del Congresso Nazionale ANIT, che si è tenuto a Milano, lo scorso 29 novembre 2018. La scelta per quest’anno è stata l’Hotel Marriott, un’istituzione per i milanesi, con i suoi oltre 30 anni di esperienza nell’organizzazione di eventi di ogni tipo, corporate e non. Hanno preso parte all’evento oltre 300 addetti del settore, tra professionisti, stampa tecnica, relatori e Aziende che hanno potuto confrontarsi e dialogare sui temi più attuali del settore delle costruzioni di oggi. Come ha sottolineato il Presidente ANIT Valeria Erba, sono decenni che ANIT costituisce un importante punto di incontro e di networking per gli esperti che seguono e rappresentano ANIT dall’anno della sua fondazione (1984).
Figura 1 - Enti patrocinatori al V° Congresso ANIT
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recenti e importanti documenti normativi e legislativi che definiscono nuove responsabilità per i progettisti. L’ITC-CNR è stato invitato a chiarire il tema del decreto 106/2017 sui prodotti da costruzione, che specifica - oltre alle regole per la commercializzazione dei materiali in base al Regolamento 305/2011 UE - anche le sanzioni per tutti gli attori del mercato (tra cui progettisti e produttori) in caso di violazione. Sono state quindi approfondite le nuove norme tecniche sulla corretta posa del sistema a cappotto e sulla qualifica dei posatori, documenti fondamentali per la qualità di un sistema largamente utilizzato negli interventi di efficientamento energetico. Un altro argomento fondamentale nell’attuale panorama delle costruzioni è quello riguardante la sostenibilità ambientale con le norme CEN in preparazione sul tema e l’argomento dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), obbligatori per gli appalti sugli edifici pubblici. In particolare è stato approfondito il tema del contenuto di materiale riciclato e dell’emissione di sostanze pericolose. Di acustica in edilizia si è parlato nella sessione mattutina dedicata a questo tema, con l’obiettivo di analizzare lo sviluppo della normativa sui requisiti acustici passivi dopo venti anni di applicazione del DPCM 5-12-1997. Tra i temi trattati: l’evoluzione delle norme tecniche del settore, l’incertezza di misura, le indicazioni di corretta posa e infine, la più recente classificazione acustica degli edifici. In particolare, insieme a EdilegnoArredo / FederlegnoArredo si è potuto approfondire il tema dell’acustica e la posa dei serramenti (dai giunti d’installazione alla corretta esecuzione) e dello stato dei lavori e le prospettive future in tema delle norme serie UNI 11532 sulle caratteristiche acustiche interne di ambienti confinati con l’ing. Linda Parati, Coordinatore del-
Ma vediamo di cosa si è parlato nelle diverse sessioni in un breve resoconto che speriamo sia esaustivo soprattutto per chi non ha potuto partecipare. Nella prima sessione del Congresso dedicata all’efficienza energetica si è parlato con i referenti del Ministero dello sviluppo economico, di Regione Lombardia e del Comune di Milano che sono stati invitati a rispondere non solo dello stato attuale, ma anche delle possibili novità legate all’uscita della nuova Direttiva Europea UE/2018/844 sull’efficienza energetica che prevede il suo recepimento da parte degli stati membri. Questo aspetto implica che gli attuali documenti legislativi vengano revisionati in base ai nuovi obiettivi europei. Tra le richieste comunitarie è sempre più presente la necessità che lo stato incentivi interventi di riqualificazione attuando tutte le misure necessarie per il contenimento dei consumi energetici al fine di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40% entro il 2030 rispetto al 1990. Su questo tema ENEA ha potuto presentare i nuovi requisiti previsti per accedere alle detrazioni fiscali del 65% che dovranno sostituire i precedenti limiti ormai fermi dal 2010. In questo panorama di cambiamento anche le norme tecniche sono in fase di revisione e il Comitato termotecnico Italiano, ente federato UNI per l’efficienza energetica, è stato invitato a fare il punto della situazione per fornire un quadro completo della legislazione, dei metodi di verifica e delle opportunità dal punto di vista tecnico. Nella sessione mattutina dedicata a “Materiali e sostenibilità”, sono stati affrontati alcuni importanti aspetti riguardanti le caratteristiche di materiali e sistemi, la loro commercializzazione e il loro corretto impiego. In particolare si sono approfonditi alcuni
Figura 2 - Platea di una sessione di lavori
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questo tema è intervenuto il Comune di Milano che ha descritto la seconda edizione del bando BE2 che ben si allinea anche con gli incentivi statali. In chiusura della sessione, è intervenuto un esperto progettista “socio ANIT” che ha presentato le opportunità dal punto di vista del professionista presentando case history in relazione a quanto descritto nelle precedenti relazioni, ma soprattutto per documentare i vantaggi effettivi che gli interventi e gli incentivi possono fornire all’utente e all’ambiente.
la Norma UNI 11532. Con il Prof. Massimo Garai dell’Università di Bologna si è parlato dell’incertezza nelle misure di Acustica edilizia e del futuro per la classificazione acustica, l’aggiornamento di UNI 11367 e il confronto con la normativa internazionale. Per finire, con l’Ing. Lorenzo Lombardi del Ministero dell’Ambiente si è affrontata la situazione legislativa dopo un anno e mezzo dalla pubblicazione del Dlgs 42/2017. Tra la sessione del mattino e quella del pomeriggio è stato dato ampio spazio (un’ora) al dibattito in tre tavole rotonde contemporanee dedicate al confronto con i rappresentanti dei Consigli Nazionali dei professionisti, le associazioni di categoria e gli enti pubblici. Sono intervenuti al dibattito i rappresentanti di AIPE, ANPE, FIVRA, Ministero dell’Ambiente, Regione Lombardia, ARPAV Veneto e dei Consigli degli Architetti, dei Geometri e dei Periti. Nella sessione pomeridiana dedicata all’efficienza energetica è stato dato maggiore spazio al tema delle opportunità nella riqualificazione energetica degli edifici esistenti. Riprendendo gli incentivi fiscali legati all’efficienza energetica, Assimpredil è stata invitata a relazionare sul tema della cessione del credito di imposta nel caso delle detrazioni legate al risparmio energetico (dal 50% all’ 85%). Questa opportunità, introdotta con le ultime finanziare in modalità differenti, ha fornito a un numero maggiore di utenti, la possibilità di accedere a questo incentivo. Ad oggi, le occasioni e i vantaggi della riqualificazione non sono solo statali, ma anche locali, visto che sono sempre più numerosi gli enti che si sono organizzati e continuano a promuovere progetti in aiuto agli interventi di efficientamento energetico localmente. Su
Un’intera sessione pomeridiana è stata dedicata alla progettazione estiva degli edifici. Il primo intervento a cura del Prof. Vincenzo Corrado del Politecnico di Torino ha fatto il punto sull’evoluzione normativa legata alla norma UNI EN ISO 52016, ovvero su tempi e modi di passaggio dall’attuale modello di calcolo semplificato medio mensile al futuro modello di calcolo dinamico orario descritto dalla norma. Il secondo intervento a cura dell’Ing. Luca Pietro Gattoni ha portato l’esperienza di un progettista esperto di analisi energetica con l’occasione per una riflessione di natura “culturale” sul ruolo degli strumenti di simulazione dinamica rispetto alla qualità del progetto. Infine, l’intervento del Prof. Lorenzo Pagliano del Politecnico di Milano è stato dedicato all’analisi delle variabili che influenzano il comfort estivo di un edificio e alle sue modalità di previsione attraverso la simulazione dinamica della temperatura operante (requisito estivo anche per i CAM). L’intervento è stato accompagnato dalla presentazione di due casi di studio in cui sono state ottimizzate le strategie di progettazione estiva. Nella sessione pomeridiana dedicata all’acustica, si è parlato delle analisi previsionali che permettono al professionista di valutare i requisiti acustici passivi a partire dalla prestazione dei sistemi previsti nel progetto. Negli anni questi metodi hanno subito un’evoluzione e ne subiranno ancora nei prossimi, così come è stato spiegato dal Dott. Fabio Scamoni, Presidente della Sottocommissione UNI acustica edilizia. Inoltre, la recente pubblicazione delle UNI EN ISO 12354, revisione delle UNI EN 12354, prevede in Italia l’aggiornamento del “nostro” UNI TR 11175 che recepirà il metodo semplificato delle norme internazionali e che si occuperà delle future banche dati per i requisiti acustici passivi delle diverse soluzioni tecnologiche in circolazione. Sulla prima parte della norma, riguardante i calcoli previsionali, è intervenuto il Prof. Luca Barbaresi dell’Università di Bologna, che
Figura 3 - Coffee break tra le sessioni
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Figura 4 - Gadgets ANIT distribuiti ai partecipanti zione continuativa (Architetti: 5 CFP, Geometri: 4 CFP, Ingegneri: 3 CFP, Periti Industriali: 5 CFP) ed è stato offerto un Business Lunch informale, dove ci si è scambiati pareri, dubbi e anche un brindisi in occasione dei trentaquattro anni di vita associativa.
ha seguito da vicino i lavori in sede europea, mentre sulla seconda parte, riguardante le banche dati, ha dato il suo parere l’Ing. Matteo Borghi, esperto ANIT di Acustica Edilizia e coordinatore della sua stesura. All’esterno delle sessioni di lavoro sopra descritte - in un’area di 650 mq - è stata allestita la mostra Isolare bene, dove hanno esposto le Aziende associate ANIT sponsor dell’evento (Armacell, Bampi, Brianza Plastica, Celenit, Climacell, Caparol, De Faveri, Ediltec, Ecosism, Elle Esse, Fermacell, Finstral, Fischer, Isolmant, Isosystem, Isotex, Ivas, Knauf, Knauf Insulation, Mapei, Primate, Roefix, Rothoblaas, Roverplastik, Schoeck, Soprema, Stiferite, Sto e Aetolia Valli Zabban) con uno stand dedicato alla presenza dei propri referenti tecnici.
Il catalogo ufficiale dell’evento è scaricabile in .pdf dalla pagina dedicata al Congresso Nazionale 2018 sul sito ANIT, nella sezione Eventi, mentre la rassegna fotografica è disponibile sulla Fan Page dell’associazione @ANIT1984. L’appuntamento è per la prossima edizione del 2020, in attesa di rincontrarci a Bolzano (a gennaio 2019) in occasione della fiera internazionale per l’efficienza energetica e il risanamento in edilizia Klimahouse.
Ai partecipanti del V° Congresso Nazionale sono stati riconosciuti i crediti professionali per la forma-
* ANIT
Figura 5 - Lo staff ANIT al Congresso 2018
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IL POTERE FONOISOLANTE DELLE PARTIZIONI. CONSIDERAZIONI SULLE PRESTAZIONI DI DIFFERENTI SOLUZIONI COSTRUTTIVE di * Matteo Borghi sostituite. Pertanto i risultati delle vecchie prove possono essere paragonati con i dati più recenti. Di seguito si propongono una serie di grafici che sintetizzano i risultati di decine di prove di laboratorio di potere fonoisolante di pareti. I dati, suddivisi in base alla tipologia di partizione, individuano i valori di Rw al variare della massa superficiale complessiva (m’).
Introduzione L’indice di potere fonoisolante di una partizione (Rw), può essere determinato mediante misure di laboratorio. Attualmente il riferimento normativo per le rilevazioni sono le norme serie UNI EN ISO 10140, pubblicate per la prima volta nel 2010. Le ISO 10140 hanno raggruppato le informazioni contenute nelle precedenti norme serie UNI EN ISO 140 e UNI EN 20140 ed hanno aggiunto alcune indicazioni sull’installazione dei provini. I metodi di misura attuali sono però in sostanza coincidenti con i metodi delle norme
Pareti in laterizi a singolo strato Il Grafico 1 rappresenta 41 prove di laboratorio effettuate su pareti in laterizi a singolo strato.
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Grafico 1 - Prove di laboratorio su pareti in laterizi a singolo strato
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A meno di alcuni dati anomali, si osserva in sostanza un incremento di potere fonoisolante all’aumentare della massa superficiale delle partizioni. I dati riguardano pareti in laterizi forati e semipieni, in genere intonacati su entrambi i lati.
Pareti in laterizi a singolo strato con doppia controparete a secco Le pareti doppie con controparete possono determinare elevatissime prestazioni fonoisolanti. Anche in questo caso la prestazione dipende in modo significativo sia dalla parete di base che dalle contropareti a secco.
Pareti in laterizi a doppio strato con isolante in intercapedine Dal Grafico 2 si osserva come il potere fonoisolante di questa tipologia di partizioni non dipenda direttamente dalla sola massa superficiale della struttura. Ad esempio se si considera m’ = 240 kg/m2, si osserva che il valore di Rw varia tra 52 e 58 dB. Pertanto occorre considerare, oltre alla massa superficiale, le caratteristiche dei singoli strati e del materiale isolante interposto.
Pareti a secco a singola struttura Le pareti a secco possono raggiungere elevatissime prestazioni fonoisolanti con masse estremamente ridotte. Per le partizioni “a singola struttura” si osserva dal grafico un incremento della prestazione fonoisolante abbastanza correlato con la massa superficiale complessiva della stratigrafia. Di fatto però entrano in gioco, oltre alla massa delle lastre, lo spessore dell’intercapedine e le caratteristiche del materiale isolante interposto.
Pareti in laterizi a singolo strato con controparete a secco Anche per questa tipologia di partizioni vale la considerazione precedente. Il potere fonoisolante della struttura dipende, oltre che dalla massa superficiale, da altri fattori. In particolare dalle caratteristiche della controparete.
Pareti a secco a doppia struttura Le pareti a secco a struttura doppia possono raggiungere in laboratorio elevatissimi valori di potere fonoisolante (Rw > 70 dB). Come per le pareti a secco a singola struttura la prestazione dipende, oltre
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Grafico 2 - Prove di laboratorio su pareti in laterizi a doppio strato con materiale isolante in intercapedine
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Numero di rapporti di prova: 65
Grafico 3 - Prove di laboratorio su pareti in laterizi con controparete a secco
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Grafico 4 - Prove di laboratorio su pareti in laterizi con doppia controparete a secco
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Numero di rapporti di prova: 126
Grafico 5 - Prove di laboratorio su pareti a secco a singola struttura Numero di rapporti di prova: 77
Grafico 6 - Prove di laboratorio su pareti a secco a doppia struttura
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Grafico 7 - Sintesi dei dati visionale. Per i calcoli è sempre necessario disporre dei certificati di prova specifici delle pareti che si intendono posare in opera. Come già indicato infatti, il potere fonoisolante dipende in modo significativo, oltre che dalla massa superficiale, dalle caratteristiche dei singoli strati che compongono la struttura. Inoltre si ricorda che la prestazione di laboratorio (indice di potere fonoisolante Rw) non può essere direttamente confrontata con la prestazione in opera (indice di potere fonoisolante apparente R’w). Alcune tipologie di partizioni, inserite in uno specifico contesto costruttivo, possono perdere anche più di 10 dB a causa delle trasmissioni laterali. Infine si evidenzia che i valori nei grafici riguardano gli “indici di valutazione” (Rw), non le prestazioni a specifiche frequenze (R). Non permettono quindi di analizzare il comportamento delle partizioni alle frequenze basse, medie o alte. Il contenuto di questo articolo è stato tratto dalla nuova edizione del Volume ANIT “Manuale di acustica edilizia”. Per maggiori informazioni e approfondimenti: www.anit.it/libri * Matteo Borghi, Esperto ANIT.
che dalla massa superficiale, dallo spessore delle intercapedini e dal materiale isolante. Sintesi dei dati Il Grafico 7 cerca di sintetizzare tutti i dati. Per maggiore comprensione i valori sull’asse delle ascisse sono in scala logaritmica. Conclusioni In questo breve articolo sono stati riportati in forma grafica i risultati di prove di laboratorio eseguite su differenti tipologie di pareti. In generale si osservano comportamenti diversi al variare della soluzione tecnologica e si identifica che in molti casi il solo valore di massa superficiale (m’) non può essere utilizzato come unico parametro per determinare il potere fonoisolante della struttura. Le informazioni riportate nei grafici possono servire per individuare, seppur in modo molto qualitativo, un “ordine di grandezza” delle prestazioni di varie tipologie edilizie. Si raccomanda però di considerare i dati con la dovuta attenzione! Ad esempio si sconsiglia di utilizzarli direttamente nelle relazioni di calcolo pre-
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PROGETTO SINFONIA, IL RISANAMENTO ENERGETICO SU SCALA EUROPEA. a cura di * Martina Demattio
Dal 2014, l´Agenzia per l´Energia Alto Adige – CasaClima è partner del progetto europeo SINFONIA, un’iniziativa per attivare nelle città europee di medie dimensioni soluzioni energetiche estese, integrate e scalabili. Al centro del progetto si colloca la collaborazione tra le città di Bolzano e Innsbruck, che lavorano fianco a fianco per conseguire un risparmio di energia primaria tra il 40 e il 50%, aumentando la quota di fonti rinnovabili del 20% nei due distretti pilota.
Proprietario dell’edificio IPES-WOBI Istituto di edilizia sociale della Provincia Autonoma di Bolzano
Più di 20 partner - tra cui EURAC Research, IDM, Alperia, Comune di Bolzano e IPES - stanno lavorando insieme per pianificare e realizzare interventi che renderanno le due città più sostenibili dal punto di vista energetico e ambientale. Gli interventi riguardano in particolare il risanamento energetico di grandi complessi di edilizia sociale, l’ottimizzazione della produzione e della distribuzione di calore, l’introduzione di smart points intelligenti per monitorare l’ambiente. Saranno testate soluzioni innovative e il modello sviluppato nei due capoluoghi potrà essere replicato da altri centri europei. In particolare cinque città hanno già scelto di intraprendere questo percorso una volta concluso il progetto Sinfonia: sono Borås in Svezia, Siviglia in Spagna, La Rochelle in Francia, Paphos a Cipro, Rosenheim in Germania. Vi presentiamo l’intervento di un condomino dell’Istituto di edilizia sociale della Provincia Autonoma di Bolzano. La particolarità di questi interventi di deep retrofit è data dal fatto che gli inquilini non sono stati costretti ad abbandonare per il periodo dei lavori le loro case.
Descrizione Edificio costruito a metà degli anni ‘70 nel quartiere cosiddetto ‘semi-rurali’ e consegnato agli inquilini nel 1978. Unico complesso diviso in 5 scale. Il più piccolo blocco conta 7 piani e 21 appartamenti. Il più grande 8 piani e 24 appartamenti. In totale: 106 appartamenti con superficie da 45 m² a 102 m² e 120 garage
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Nome e Indirizzo Europa-Novacella, via Brescia 1-3-5; via Cagliari 10-10/A Progetto Studio Tecnico Vettori
PRIMA DELLA RISTRUTTURAZIONE Caratteristiche dell’edificio Struttura tradizionale con pilastri e travi in cemento armato. Sottotetto non abitabile. Involucro della costruzione Pareti esterne in muratura: • 10 cm (mattone) + 6cm (aria) + 10cm (mattone) • U = 1,44 W/m2K Tetto tipo predalles: • U = 1, 12 W/m2K Serramenti: • Doppio vetro 6 + 12 + 6 Ug = 2,7 W/m²K
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• Telaio in legno: Uf = 1, 4 W/m²K • Distanziale in alluminio Prestazioni energetiche dell´involucro 176 kWh/m²a Impiantistica Sottosistema di generazione del riscaldamento: collegamento alla rete di teleriscaldamento. Sottosistema di distribuzione del riscaldamento: centralizzato, costituito da colonne montanti (una per ogni vano scale) e da un sistema di distribuzione orizzontale che fornisce ogni appartamento. Sottosistema di emissione: radiatori. Sottosistema di distribuzione dell´acqua calda sanitaria: distribuzione con un sottosistema centralizzato dedicato.
Immagine termografica dell´edificio esistente Credits: EURAC & Studio Vettori
Immagini esistente - Credits: Ivo Corrá
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Involucro della costruzione Pareti esterne: U = 0,19-0,20 W/m2K Solaio verso le cantine: U = 0,32 W/m2K Tetto nuovo in legno coibentato: U = 0,11 W/m2K Serramenti: • Triplo vetro: Ug = 0,5 W/m2K • Telaio in legno: Uf = 1,0 – 1,3 W/m2K Durata dei lavori 20 Mesi Prestazioni energetiche dell´involucro < 25 kWh/m ²a Soluzioni energetiche impiantistiche • Sottosistema di generazione: collegamento alla rete di teleriscaldamento alimentata dall’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Bolzano. • Sottosistema di distribuzione: mantenimento delle linee di riscaldamento e acqua sanitaria per gli alloggi esistenti abitati, utilizzate dagli abitanti anche durante i lavori di ristrutturazione. • Realizzazione delle nuove linee di fornitura del riscaldamento e dell’acqua calda sanitaria per tutti gli alloggi. I nuovi alloggi della sopraelevazione e gli alloggi esistenti rinnovati sono stati allacciati. I rimanenti appartamenti saranno collegati man mano che saranno ristrutturati. • Sottosistema di emissione: mantenimento dei radiatori negli appartamenti esistenti; installazione di un sistema di riscaldamento radiante a pavimento negli alloggi nuovi della sopraelevazione e negli alloggi esistenti vuoti rinnovati. • Inserimento in tutti gli appartamenti di un sistema decentrale per la ventilazione meccanica controllata. • Fonti rinnovabili: • Installazione di un impianto solare termico: • In facciata: 155 m2 • Sul tetto: 218 m2 • Installazione di due accumuli termici da 22 m3 ciascuno per immagazzinare l’energia termica prodotta dall´impianto solare • Installazione di un impianto fotovoltaico composto da 80 moduli di potenza totale 20 kW
Cantiere
CONCETTO DI RISTRUTTURAZIONE Soluzioni energetiche per l´involucro • Coibentazione termica della facciata dell’edificio con pannelli di lana di roccia da 16 cm • Coibentazione del soffitto della cantina con 10 cm di lana di roccia • Sostituzione di tutti i serramenti esterni • Coibentazione termica dei balconi con finitura superficiale calpestabile in resina e sostituzione dei parapetti esistenti • Realizzazione di una sopraelevazione in legno sull´edificio esistente: è stato sfruttato l´approccio strategico del “bonus energia “ della Provincia di Bolzano, uno strumento che mira a favorire il processo di ristrutturazione dello stock degli edifici esistenti. Questo strumento permette la realizzazione di una cubatura addizionale del 20% se vengono rispettati determinati standard di efficienza energetica.
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Obiettivi di performance Efficienza complessiva: 9 kg CO2/m2a Totale energia da fonti rinnovabili: 70% del fabbisogno complessivo
Ristrutturazione balconi - Credits: Studio Vettori L’Agenzia propone un’ampia offerta formativa per tutti gli attori del settore edilizio. Organizza e promuove molteplici iniziative di sensibilizzazione della cittadinanza nei settori dell’efficienza energetica, della sostenibilità, della qualità costruttiva e della tutela del clima.
Fonti: Factsheet, IDM, 2018 Credits foto e immagini: Annelie Bortolotti, Ivo Corrá, Studio Vettori, EURAC Research Agenzia per l´Energia Alto Adige CasaClima L’Agenzia CasaClima è il centro di competenza della Provincia Autonoma di Bolzano, che si occupa della certificazione energetica e ambientale di edifici e prodotti. Ad oggi l’Agenzia ha certificato oltre 8.000 edifici, distribuiti su tutto il territorio nazionale. CasaClima è uno standard e un processo di qualità che portano a risultati chiari, trasparenti e misurabili espressi attraverso il certificato di qualità CasaClima.
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* Martina Demattio, Research and development Agenzia CasaClima, Bolzano
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LA DIREZIONE LAVORI ACUSTICA: UNA RICERCA TRA COLLEGHI ACUSTICI di * Francesco Nastasi, Lorenzo Rizzi
Per ragioni di semplicità la ricerca è stata effettuata utilizzando i moduli survey di Google. Tali moduli, semplici e gratuiti non permettono una completa modellizzazione delle domande e controllo completo sulle risposte. Alcune domande hanno per-tanto avuto risposte parziali e se ne è tenuto conto nell’elaborazione dei dati. Il questionario era assolutamente anonimo ed è stato diffuso sia attraverso email dirette a colleghi conosciuti sia attraverso social media di grande diffusione: gruppi linkedin e facebook sul tema dell’acustica a cui sono iscritti colleghi da tutta Italia [1],[2]. Tali gruppi sono luoghi virtuali di scambio di esperienze, di confronto, animati quindi da spirito di solidarietà tra colleghi. Si ritiene pertanto che chi ha partecipato al sondaggio l’abbia fatto con le migliori intenzioni dando quindi risposte il più possibili veritiere e si ringrazia tutti per il loro tempo speso.
SOMMARIO Negli ultimi tempi si inizia a richiedere la partecipazione di un tecnico acustico nei cantieri edili. L’acustico a volte affianca la DL architettonica, a volte invece ha un incarico autonomo di DL acustica che va dall’inizio cantiere fino alla firma dell’idoneità dell’edificio al D.P.C.M. 5-12-97. Oggi è ancora complesso definire il giusto compenso per le numerose variabili in gioco, ma non possiamo dimenticare le responsabilità, anche alla luce delle sentenze che negli ultimi 20 anni hanno creato una giurisprudenza in merito al mancato rispetto del decreto. Gli scriventi hanno effettuato una ricerca online a inizio 2018 su tali tematiche e vi hanno partecipato 56 colleghi tecnici acustici. 1. La ricerca effettuata: uno sguardo d’insieme La ricerca, effettuata all’inizio del 2018, verteva principalmente su due argomenti: la direzione lavori acustica (DLA) e sul contenzioso legato a carenze di requisiti acustici passivi (CCRAP). I due argomenti sono correlati in quanto, inevitabilmente, una carenza progettuale o di posa nella stragrande maggioranza dei casi porta ad una carenza dei Requisiti Acustici Passivi (RAP) in opera. Alla DLA è dedicato questo articolo, il CCRAP è affrontato in un secondo articolo presentato al convegno AIA ad Aosta nel 2018. Per la DLA è stata investigata tra i colleghi la sua incidenza rispetto alle loro commesse in acustica in edilizia, in rapporto quindi ai collaudi acustici e ai progetti di RAP, la tipologia e la quantificazione del compenso (a corpo, a uscita sul cantiere, a % sull’importo lavori) in base alla tipologia di opera.
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2. I partecipanti alla ricerca Sono stati 56, un numero consistente rispetto alla media nel nostro settore, i colleghi tecnici acustici che hanno partecipato alla ricerca. Il 48% ha un’età compresa tra i 36-45 anni, il 25% tra i 46-55. Solo il 9% dei partecipanti ha meno di 35 anni: visto che sono proprio i più giovani a usare maggiormente i social media, questo può indicare un problema delle nuove leve ad entrare nel mondo dei professionisti dell’acustica. I partecipanti rispondevano da 16 regioni d’Italia, con una maggioranza da Lombardia (13), Liguria (11), Emilia Romagna (7), Veneto (7). Le regioni del nord (ER inclusa) totalizzano l’ 80,5% della partecipazione al sondaggio. Sicuramente tale risultato è un dato rivelatore della diffusione odierna dell’acustica nella penisola.
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Figura 1 – Numero di DLA eseguite nel 2017 e % di risposte ottenute
Rispetto agli anni lavorativi, il 32% ha un’età professionale tra i 10 e i 13 anni, il 14% tra 1 e 2 anni. La media pesata è di 14 anni circa. Si conferma quindi la scarsa presenza di giovani leve tra i professionisti dell’acustica su questi temi.
3.2 Numerosità della DLA Alla domanda “Quante volte nel 2017 vi è capitato di fare una DL acustica con incarico formale?” il 60% dei partecipanti ha risposto che non l’ha mai fatta, il 14% una volta, il 7% due volte. Nella fig. 1 è possibile vedere le percentuali di risposta a seconda del numero di DLA. Il dato più forte (e più preoccupante) è sicuramente il 60% che dichiara di non aver mai svolto una DLA nel 2017 o il 75% che al massimo l’ha svolta una sola volta. Questo è rivelatore di come l’edilizia anche al Nord sia arretrata rispetto all’acustica, di come rimanga dal 2000 un alto rischio di vertenze [3, 4] e di come siano necessari sforzi da parte della comunità degli acustici per accelerare il miglioramento nell’edilizia. E’ stato poi chiesto ai partecipanti di dire in che % sono coinvolti nelle attività visibili nella tab.1 sul totale delle loro commesse relative a servizi di acustica in edilizia. Nella tab. 1 è riportato il valore della media delle risposte. Non tutti hanno rispettato che la somma delle loro risposte % desse 100; si considerano i dati significativi della tendenza attuale dell’edilizia.
3. La Direzione Lavori Acustica 3.1 Alcuni chiarimenti sulla DLA Gli autori hanno inteso (e così hanno spiegato ai partecipanti alla ricerca) la DLA come il percorso di direzione lavori (o di ausilio alla DL) che porta il professionista acustico incaricato alla firma della idoneità del manufatto al D.P.C.M. 5-12-97. Si ritiene pertanto che il professionista debba essere libero di decidere, al pari della DL architettonica e di quella strutturale, quali volte essere presente sul cantiere ed eventualmente effettuare collaudi acustici in itinere e a fine lavori, prima della firma della idoneità in modo da diminuire al massimo la probabilità di avere elementi non conformi. Un numero fisso di visite sul cantiere, che spesso dipendono dalla DL architettonica, non permette, secondo gli autori, di prendersi l’intera responsabilità di firma dell’idoneità del manufatto alle leggi vigenti.
Tabella 1 – % sulle commesse totali di acustica edilizia.
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Tabella 2 – % risposte per tipologia di compenso per opera. La maggior parte delle persone è coinvolta ancora oggi solo nel progetto dei RAP mentre tutto il resto è poco considerato. Lo stesso collaudo acustico è tuttora poco attuato: la maggior parte delle richieste delle agibilità degli edifici è quindi certificata conforme alla normativa senza controlli finali da parte di un TCA.
penso a %. Si è approfondito ulteriormente richiedendo quale è il com-penso che si ritiene più appropriato in questi 5 casi di opere edilizie (le più comuni in Italia): Villetta singola, Villetta a schiera, Condominio nuovo da 8 appartamenti, Condominio nuovo da 16 appartamenti, Ristrutturazione di un condominio da 16 apparta-menti.
3.3 Il compenso della DLA E’ stato investigato se, come già avviene per la DL architettonica e strutturale, ha senso parlare di compenso a % sull’importo dell’opera per quanto riguarda la DL acustica. Il 75% ha risposto che ha senso ipotizzare un com-
Nella tab. 2 le risposte dei partecipanti. Riguardo al valore della % ci sono state risposte differenti: la maggior parte si riferisce all’importo totale dei lavori, una persona al valore della progettazione. E’ chiaro che tali percentuali saranno molto differenti.
Figura 2 – valori di % per il compenso della DLA (da 0,5% a >2%) e % di ri-sposte ottenute
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Tabella 3 – tipologia di compenso per opera. La domanda “Che percentuale ritenete corretta e verosimile?” ha ricevuto 36 risposte sulle 42 persone che hanno risposto che ha senso una DLA a %. Sono stati suggeriti dei valori: 0,5% - 1% - 1,5% 2% - 2,5% sul valore complessivo dell’opera. Nella Fig. 1 viene mostrato come le risposte si distribuiscono tra i vari partecipanti. Sia una percentuale dello 0,5% sia una percentuale >2% hanno ottenuto le maggiori preferenze. Sviluppando tali % su degli importi lavori completi si ottiene la tabella 3; la domanda quindi diventa: gli Italiani spenderebbero per una casa più confortevole? Se si, quanto? Se ai vari importi dei manufatti si associano ville bifamiliari e condomini si comprende quanto i colleghi acustici si aspettano oggi come compenso percentuale per la DLA. Dall’indagine risulta che un buona parte sia d’accordo per un compenso a forfait per abitazioni singole e villette a schiera, e per usare una percentuale dell’opera per edifici più complessi. Viste le cifre ricavabili dalle percentuali è auspicabile l’avvio della certificazione acustica anche negli appalti privati, per rendere più incisivo il potere di contrattazione dell’acustico; servirà coesione fra tutti i TCA per mantenere giusto e dignitoso il valore di mercato degli incarichi. La DL architettonica e strutturale di solito viene quotata utilizzando delle tabelle nazionali per il calcolo del compenso professionale (DM 140 del 20-7-2012). Uno dei prossimi passi della ricerca potrebbe essere un confronto con queste tabelle per capire quanto sono tali importi e correlarli alla DL acustica.
4. Conclusioni La ricerca mostra come la l’acustica edilizia in Italia si ancora parzialmente ignorata. Gli strumenti professionali più innovativi ed efficaci (Direzione Lavori Acustica, Collaudi Acustici) che garantiscono una edilizia di qualità e prevengono controversie per mancanza di Requisiti Acustici Passivi (sempre più numerose) non vengono applicati che in minima parte. La maggior parte degli intervenuti esaurisce la sua attività in edilizia con il progetto dei RAP. Il compenso a percentuale per la DLA è apprezzato da molti degli intervenuti ma rimane da approfondire il tema dell’entità di tale %, anche in rapporto alle altre DL (architettonica e strutturale). Gli scriventi pensano che sia necessario uno sforzo coeso dei TCA e delle associazioni che si occupano di acustica per la diffusione di tali buone prassi su tutta la penisola, prassi che coinvolgerebbero positivamente molti professionisti, migliorerebbero la qualità dell’edilizia e creerebbero nuovi posti di lavoro. 5. Bibliografia [1] Linkedin., Gruppo TCAA [2] Facebook, Gruppo rumore e vibrazioni ambientali ed industriali & Acustica in generale [3] Rizzi L., Campolongo G., I difetti d’isolamento acustico nell’esperienza professionale di 18 specialisti, Convegno Politecnico di Milano 1/12/2011 [4] Nastasi, Rizzi, Il contenzioso per carenza di requisiti acustici: una ricerca tra colleghi acustici, AIA, Aosta, giugno 2018
* Francesco Nastasi, Suono e Vita Ingegneria Acustica, Genova, nastasi@suonoevita.it
E’ triste concludere come nei molti commenti dei partecipanti si rivela una sfiducia che il mercato edilizio attuale possa digerire l’idea di una DLA a %. A molti pare tuttora che tale ipotesi sia solo una bella speranza ma senza futuro.
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Lorenzo Rizzi, Suono e Vita Ingegneria Acustica, Lecco, rizzi@suonoevita.it
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A N I T Strumenti ANIT di supporto alla professione.
SOFTWARE ANIT PER I SOCI ANIT sviluppa e distribuisce strumenti di supporto alla professione legati all’analisi energetica, igrotermica e acustica dell’edificio. I Soci ANIT hanno la possibilità di scaricare la SUITE ANIT, una raccolta di software per la professione comprendente: ECHO, PAN, IRIS e LETO. La SUITE ANIT è attiva durante l’anno di Associazione e si riattiva con il rinnovo. Sono compresi gli aggiornamenti dei singoli software elaborati durante l’anno.
Software ECHO 8 - Progettazione e verifica delle caratteristiche acustiche degli edifici, secondo il DPCM 5.12.97. - I calcoli sono eseguiti per indici di valutazione. - Determinazione della classe acustica dell’unità immobiliare. Software aggiornato con le UNI EN ISO 12354 (del 2017).
Software PAN 7 Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
PAN 7
Analisi termica, igrometrica e dinamica dell’involucro opaco.
-
Calcolo dei parametri estivi ed invernali delle strutture opache Trasmittanza EN ISO 6946; Attenuazione e sfasamento la UNI EN ISO 13786; Verifica termo-igrometrica secondo UNI EN ISO 13788;
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Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Software IRIS 4 Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
IRIS 4.1
- Calcolo dei Ponti Termici agli elementi finiti - Calcolo del rischio di condensa e muffa
Simulazione dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN ISO 10211. L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Software LETO 4 Sofware per il calcolo del fabbisogno energetico degli edifici secondo UNI/TS 11300 (aggiornato al DM 26/6/15) La versione di Leto è stata protocollata al CTI e quindi impiegabile ai fini della certificazione energetica e della compilazione delle Legge 10/91.
Software APOLLO 1 Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
APOLLO 1.0 Analisi dell’involucro trasparente e controllo delle schermature.
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Volume 2 - Guida alla nuova Legge 10 A 10 anni dall’emanazione del Dlgs 192/05, il mondo dell’efficienza energetica applicata all’edilizia cambia nuovamente le regola del gioco.
- I meccanismi di trasmissione del calore - Gli isolanti - La reazione al fuoco 27 schede di materiali isolanti con le relative caratteristiche principali.
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Nuova edizione, pubblicata a breve
Volume 3 - Manuale di acustica edilizia Il manuale è stato sviluppato con l’intento di fornire informazioni specifiche, in maniera semplice e chiara, ai tecnici che decidono di approfondire il tema ell’acustica edilizia. 256 pp., Ed. TEP s.r.l., 2018 ISBN: 9788894153644 25 euro (IVA incl.)
Volume 4 - Muffa, condensa e ponti termici
Volume 3 Manuale di acustica edilizia
Volume 4 Muffa, condensa e ponti termici
Guida completa all’analisi dei requisiti acustici passivi
Guida pratica per capire e rispettare le regole sull’efficienza energetica degli edifici e degli impianti
Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico
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Volume 5 - Prestazioni estive degli edifici - Efficienza estiva: l’inquadramento legislativo - Prestazioni estive delle strutture opache - Prestazioni estive delle strutture trasparenti - Il bilancio energetico della zona termica 153 pp., Ed. TEP s.r.l. 2017 ISBN: 978-8894153613 25 euro (IVA incl.)
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Volume 6 - La classificazione acustica delle unità immobiliari
Volume 5 Prestazioni estive degli edifici
Volume 6 Classificazione acustica delle unità immobiliari
Guida pratica per capire e progettare il comfort e il fabbisogno estivo degli edifici
Guida pratica alla norma UNI 11367 - 2010
Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico
Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico
Vengono spiegati i contenuti della norma UNI 11367/2010 che definisce per la prima volta in Italia le procedure per classificare acusticamente le unita’ immobiliari sulla base di misurazioni fonometriche eseguite sull’immobile. 176 pp., Ed. TEP s.r.l., 2018 ISBN: 9788894153637 25 euro (IVA incl.)
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Chi è ANIT ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico. Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:
- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati; - promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica; - assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia; - effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato; - fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico ed argomenti affini; - organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico; - diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico; - realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali. I SOCI Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore. Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione. Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc. Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico. Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. LE PUBBLICAZIONI ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione degli incontri e dei convegni ANIT. I CONVEGNI ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore. Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia. Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.
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´ neo-EUBIOS Periodico trimestrale anno XIX - n. 66 Dicembre 2018 Direttore Responsabile Susanna Mammi Redazione TEP s.r.l. via Lanzone 31 20123 Milano tel 02/89415126
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