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ISSN 1825-5515
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bene et commode vivens
71 Trimestrale N°71 - Anno XX1 - Marzo 2020 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Tra il 1918 e il 1920 l’intera popolazione mondiale fu colpita dalla più grave tra le epidemie della storia (dopo la peste): l’influenza spagnola. Si stima che la pandemia uccise circa 17 milioni di persone e nonostante il suo nome, la sua origine geografica non fu mai identificata. L’epidemia fu infatti chiamata “spagnola” perché il governo spagnolo, allora neutrale nella Prima guerra mondiale, non impose la censura della stampa (così come accadde ad esempio in Francia o nel Regno Unito) e i media furono così liberi di darne notizia creando la falsa impressione che fosse originaria del territorio spagnolo. I governi dell’epoca imposero la chiusura di negozi e l’uso di maschere protettive e furono organizzati funerali “di massa” per far fronte al picco di mortalità improvvisa. La pandemia terminò a seguito della brusca diminuzione degli infetti forse dovuta alla migliore prevenzione e cura della polmonite che si sviluppava tra i malati. Altri storici sostengono che il virus abbia subito una rapida mutazione verso una forma meno letale via via che gli ospiti dei ceppi più pericolosi tendevano ad estinguersi. Nonostante la sua gravità, con il passare degli anni la pandemia fu dimenticata, ma solo fino ad oggi, quando un secolo dopo ci troviamo a fronteggiare l’epidemia del Covid-19. I nostri pensieri vanno a tutti gli operatori sanitari e ai lavoratori “chiave” che con tanta difficoltà fisica e mentale ci stanno aiutando a sopravvivere in un momento così incerto. Passerà anche questa, non resta che approfittarne per trasformarci in persone migliori.
Foto di copertina: Galleria Vittorio Emanuele II, Milano 2020, @ Blue Planet Studio.
= letteralmente, buona vita.
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Studio del comfort ambientale all’interno dei reparti ospedalieri di maternità.
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Riflessioni sull’APE e sulla Diagnosi.
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Recepimento in Italia della Direttiva 844/18: ragionamenti sulla bozza del decreto.
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L’ambiente in Europa: Stato e prospettive nel 2020. Relazione di sintesi.
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La ristrutturazione consapevole.
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I requisiti acustici passivi nella relazione di asseverazione agibilità. Il caso di Regione Lombardia.
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Detrazioni fiscali per il risparmio energetico: i requisiti tecnici per accedere.
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Ponti termici a livello nazionale e regionale per il calcolo della trasmittanza media.
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Strumenti per i Soci ANIT
Fondatore Sergio Mammi
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si può. Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.
Vignetta di Sergio Mammi, Fondatore ANIT.
Hanno collaborato: Giacomo Bai, Dipartimento di Scienze della Terra, DST, Università di Pisa. Gianfranco Cellai, Dipartimento di Ingegneria Industriale, DIEF, Università di Firenze. Luca Marzi, Simone Secchi, Nicoletta Setola, Dipartimento di Architettura (DiDA), Centro Tesis, Università di Firenze. Domenico Pepe, Socio ANIT, Progettista e Consulente CasaClima. Fabio Dandri, APE FVG. Isaac Scaramella, Alessandro Fracassi, Titolari dello studio greenLab, autori di “La Ristrutturazione Consapevole”. © Agenzia europea dell’ambiente. Matteo Borghi, Esperto ANIT. Alessandro Panzeri, Esperto ANIT. Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT. Neo-Eubios Valeria Erba, Presidente ANIT. abbonamento annuale Per abbonarsi con bonifico bancario, effettuare versamento a: TEP srl Conto corrente presso Banca Popolare Commercio & Industria IBAN IT 20 B050 4801 6930 0000 0081 886 Indicare come causale: abbonamento 4 numeri neo-Eubios. Info e abbonamenti: press@anit.it
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4 numeri: 24
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Z Il numero 70 è on-line su www.anit.it
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Trimestrale N°70 - Anno XX - Dicembre 2019 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
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EDITORIALE
ANIT (Associazione Nazionale per l’isolamento Termico ed Acustico), AVISA-Federchimica (Associazione Nazionale vernici, inchiostri, sigillanti e adesivi), ASSOVERNICI (Associazione italiana dei produttori di vernici per edilizia, industria, legno) e CORTEXA (Consorzio per l’Eccellenza nel sistema a cappotto) – nell’ottica di tutelare il mercato e i consumatori – segnalano nuovamente che il mercato dei materiali di finitura ha visto nell’ultimo periodo un incremento di proposte cosiddette “miracolose” per l’isolamento termico e il risparmio energetico con minimi spessori (ovvero con mm o addirittura micron di spessore). Vengono promossi prodotti vernicianti o rasanti che presentano, a fronte di pochi micron o millimetri di spessore, conduttività bassissime e dunque resistenze termiche elevate grazie anche a “innovativi” meccanismi di resistenza al passaggio del calore spesso non validati scientificamente in modo rigoroso e secondo metodi condivisi. Ciò che accade in molti casi è che vengano effettuati interventi prevedendo effetti di miglioramento dell’isolamento termico e risparmio energetico che alla prova dei fatti non mantengono le promesse.
Segnaliamo inoltre che, a prescindere da quanto viene dichiarato dai produttori di questi prodotti: - il professionista è responsabile di ogni dichiarazione delle caratteristiche termiche del sistema che ha calcolato: dell’asseverazione sia del rispetto dei requisiti limite di legge sia del rispetto dei requisiti minimi per eventuali agevolazioni. - Eventuali difformità riscontrate nella valutazione delle caratteristiche energetiche a seguito di controlli (Comune, ENEA,..), possono portare a sanzioni e/o alla decadenza dei benefici fiscali. “Requisiti minimi di legge di efficienza energetica”, “detrazioni fiscali per il risparmio energetico” (Eco Bonus), “cessione del credito” e nuovo “bonus facciate”, sono alcuni dei temi che comportano un preventivo ed adeguato approfondimento in relazione alla prestazione di isolamento termico. Quindi è importante che professionisti e non, siano a conoscenza di quali siano le regole e le norme da tenere come riferimento per non incorrere in errori grossolani con il rischio di non ottenere i risultati
colonna sonora Laura Marling - Held Down - Obonogjayar - 10K Orlando Weeks - Safe in Sound - Pottery - Texas Drums Róisín Murphy - Murphy’s Law - Sports Team - Here’s the Thing Squid - Sludge - Thundercat - Dragonball Durag The Avalanches feat. Blood Orange - We Will Always Love You - Bessie Turner - Donkey
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previsti, di incappare in sanzioni (per il mancato rispetto dei requisiti minimi) o perdere eventuali incentivi o detrazioni fiscali.
Per approfondire questo tema, ANIT mette a disposizione un Documento di approfondimento tecnico per rispondere a tutti coloro (professionisti, committenti, amministratori di condominio, general contractor, ESCO, concessionari del credito e istituti finanziari) che sempre più spesso ci contattano per capire se e quando un prodotto può essere considerato un materiale isolante termico. Il Documento è disponibile al link: https://www.anit.it/pubblicazioni/approfondimenti-anit/
ANIT, AVISA, ASSOVERNICI e CORTEXA avvisano quindi tutti i professionisti di porre attenzione a tutti quei prodotti tipicamente di rivestimento o finitura con spessori molto bassi che dichiarano proprietà isolanti termiche dal punto di vista invernale senza certificati di prova validati dalle norme vigenti.
Estratto dal Documento di approfondimentto ANIT “Pitture, rasanti e materiali a basso spessore e isolamento termico”, 2020.
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STUDIO DEL COMFORT AMBIENTALE ALL’INTERNO DEI REPARTI OSPEDALIERI DI MATERNITÀ di * Giacomo Bai, Gianfranco Cellai, Luca Marzi, Simone Secchi, Nicoletta Setola
Premessa Un ampio numero di studi mostra come la permanenza prolungata in ambienti ospedalieri sia spesso causa di stress, sia per i pazienti sia per il personale sanitario. Le cause ”stressanti” possono essere molteplici, ma ciò che rientra nel campo del comfort ambientale può riguardare principalmente il disturbo acustico e un’inadeguata illuminazione. All’interno di un reparto di maternità, il rumore rilevato nelle ore notturne è spesso causa di risveglio delle puerpere, bisognose di tranquillità e di riposo dopo aver affrontato il travaglio ed il parto. Allo stesso modo, un’inadeguata illuminazione naturale o artificiale può influire sulla regolare percezione dei ritmi circadiani delle degenti e dei neonati.
continua di fondo (background noise) con la rumorosità transitoria, cioè i rumori generati dal personale e dalle attrezzature, non dovrebbe eccedere un Leq orario di 50 dBA [2]. Il lavoro qui presentato, svolto presso il reparto di maternità dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi (A.O.U.C.), in particolare all’interno degli ambienti di degenza ostetrica B posti al secondo piano del padiglione 7, è nato con l’obiettivo primario di verificare il disagio ambientale nei reparti ospedalieri tramite: • rilevazioni sul campo dell’isolamento acustico tra ambienti; • rilevazioni in continuo dei livelli di pressione sonora in un ambiente tipo; • rilevazioni in continuo di illuminamento in un ambiente tipo. Inoltre, tramite questionari distribuiti direttamente alle pazienti che trattano il tema della percezione del comfort acustico, di illuminazione naturale e artificiale e della colorimetria, si è cercato di individuare quali potessero essere le cause di tali disturbi. Nel presente articolo, presentato in forma sintetica al 46° convegno nazionale dell’Associazione Ita liana di Acustica svoltosi a Pesaro nel maggio 2019, vengono riportati i soli risultati relativi alle condizioni acustiche.
Introduzione Studi sugli effetti del rumore sul sonno, che hanno preso in considerazione variabili come la variazione della durata e profondità delle diverse fasi di sonno con elettroencefalogramma (EEG) [Saletu et al., 1989 – Cosa, 1990], hanno dimostrato che con un livello sonoro equivalente LA,eq di 45-50 dBA sono già evidenti variazioni del tracciato EEG per circa il 50% dei soggetti esposti. Il giorno seguente a una notte disturbata dal rumore possono manifestarsi effetti di deprivazione di sonno (sleep deprivation) come caduta della vigilanza e momentanei accessi di sonno leggero (microsleep) [1]. Valori simili si riscontrano quando si considerano ambienti dedicati esclusivamente a bambini o neonati, come la TIN (terapia intensiva neonatale). I Recommended Standards for Newborn Intensive Care Unit Design affermano che in ogni area di degenza o di cura del neonato la combinazione della rumorosità
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Descrizione del caso studio Il padiglione 7, denominato Nuova Maternità, fa parte dell’articolato patrimonio edilizio afferente al Policlinico di Careggi composto da oltre 50 padiglioni articolati in oltre 200.000 mq. Il padiglione è nato dalla ristrutturazione di parte di una preesistenza e si articola in 5 piani connessi al blocco
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delle così dette libere professioni contenenti attività ambulatoriali. La Nuova Maternità contiene attività ambulatoriali ai piani seminterrato e piano terra e attività di degenza ai piani superiori. La ricerca si è sviluppata in modo specifico analizzando gli ambienti afferenti ai reparti di degenza. Le degenze si articolano secondo una organizzazione tipologica a corpo quintuplo, con i servizi posti al centro dell’impianto planimetrico e le degenze che si articolano sui lati finestrati del corpo di fabbrica. Le degenze sono organizzate per camere a due letti con i servizi igienici accessibili direttamente dalla camera (figura 1). Le camere si affacciano sui corridoi interni che collegano il connettivo di reparto al sistema distributivo di padiglione. L’impianto distributivo non prevede uno spazio di filtro tra la camera di degenza e il corridoio di distribuzione. Di fatto, le stanze di degenza sono a stretto contatto con tutti i flussi di persone ed attività che quotidianamente afferiscano al reparto senza un filtro che permetta di “isolare” l’utente ricoverato dalle attività di routine afferenti ai servizi sanitari. Tale impianto distributivo possiamo considerarlo come condizione comune a gran parte delle tipologie utilizzate in ambito sanitario (sia nelle articolazioni a corpo doppio e triplo) e quindi come esempio rilevante rispetto alle attività di rilevazione effettuate.
zioni sono state eseguite con la metodologia descritta dalla norma UNI EN ISO 16283-1 in ambienti non occupati ma normalmente arredati. La parete tra le due camere di degenza è composta da due lastre di cartongesso per lato separate da intercapedine con lana minerale. Le due stanze comunicano tra loro attraverso il corridoio, con porte chiuse ma prive di battuta inferiore. I risultati della misurazione sono mostrati in figura 2 (R’w = 44 dB; Dn,w = 41 dB; DnT,w = 44 dB).
Figura 2 - indice di valutazione dell’isolamento acustico DnTw La seconda verifica effettuata è consistita nelle rilevazioni in continuo dei livelli sonori (figura 3); tali rilevazioni sono state effettuate tra venerdì 18/05/2018 alle ore 11:30 circa e domenica 20/05/2018 alle ore 22:30 circa, all’interno di un locale ad uso del coordinatore infermieristico che poteva rimanere chiuso
Metodologia sperimentale La prima verifica in opera è consistita nella rilevazione dell’isolamento acustico normalizzato, DnT, tra due camere di degenza ostetrica tipo. Le misura-
Figura 1 - a sinistra: planimetria del piano secondo del padiglione maternità e ginecologia esaminato; a destra: pianta di due camere di degenza.
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Figura 3 - storia temporale generale (venerdì 18/05/18 ore 15:30 – domenica 20/05/18 ore 22:30); LAeq night = 38.3 dBA; LAeq day = 45.0 dBA. durante il weekend del monitoraggio, in modo da poter registrare solamente rumori provenienti da sorgenti esterne ad esso (camera adiacente, occupata, e corridoio). Il locale ha le medesime caratteristiche dimensionali strutturali ed impiantistiche degli altri locali di degenza. È noto che gli adulti rispetto ai bambini hanno una soglia di risveglio più bassa e sono spesso considerati più sensibili al rumore notturno; inoltre l’utenza di riferimento su cui è stata operata l’indagine
è costituita da donne che hanno appena partorito, sia fisiologicamente che con taglio cesario, o sono in procinto di partorire e sono in una condizione di maggiore vulnerabilità. Per questi motivi è stato deciso di impostare la soglia per l’individuazione degli eventi in grado di causare risveglio a 45 dBA. Le figure 4 e 5 mostrano la storia temporale dei due periodi notturni con evidenziati i superamenti della soglia di 45 dBA (LAeq su un campionamento ogni 2 secondi).
Figura 4 - storia temporale della prima notte (in verde i superamenti di soglia).
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Figura 5 - storia temporale della seconda notte (in verde i superamenti di soglia). Risultati Particolare attenzione ricade sulla rilevazione dei livelli sonori nei due periodi notturni, in cui risulta evidente che si sono manifestati numerosi eventi che hanno raggiunto e superato il livello impostato come soglia del risveglio (45 dBA, figura 4-5).
191, quadruplicando quelli registrati la notte precedente (figura 6). Il questionario, compilato da 108 persone (di cui il 70% pazienti), era composto da un totale di 16 domande relative al comfort acustico, visivo e ad un’indagine colorimetrica. Riguardo il comfort acustico si è riscontrato che il 65% delle pazienti è risvegliato di notte a causa di rumori (figura 7). La domanda 9 (figura 8) era la più specifica del sondaggio in quanto era volta ad individuare la precisa causa del rumore proveniente dall’interno (scala di blu) o dall’esterno (scala di rosso) della stanza.
Il numero di eventi totali con LAeq > 45 dBA durante la prima notte è pari a 50. Nel corso della seconda notte tutto ciò è ancora più evidente. Il secondo periodo notturno è infatti caratterizzato da un numero di eventi ben più consistente,
Figura 6 - totalità degli eventi con Lmax>45 dBA durante la prima e la seconda notte.
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Figura 7 – risultati relativi alla quarta domanda del sondaggio.
Figura 8 - risultati relativi alla nona domanda del sondaggio. La maggior parte del rumore segnalato sembra provenire dunque dall’esterno della camera (65%) e nello specifico, sulla base di successivi approfondimenti, dal corridoio (conversazioni, 24%, o movimenti di carrelli, 19%). I risultati ottenuti con il monitoraggio acustico condotto all’interno di una stanza non occupata e chiusa portano dunque a 2 conclusioni: • il numero di eventi sonori in grado di comportare il risveglio dei degenti è molto alto e distribuito in tutto il periodo notturno; • si tratta usualmente di rumori che provengono dalle attività del personale e delle degenti nel corridoio o da altri tipi di rumore ivi generati.
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A quest’ultima considerazione si giunge, oltre che dai risultati raccolti con i questionari, anche dall’analisi dell’isolamento acustico tra camere che è risultato pari a 44 dB (DnT,w) e quindi tale da rendere improbabile attribuire all’attività nella stanza adiacente i livelli sonori registrati durante il monitoraggio. La prosecuzione dello studio ha dunque riguardato lo studio della migliore conformazione del vano di accesso alla camera secondo un layout progettuale che, preservando le necessarie esigenze di funzionalità ospedaliera (singola porta di accesso), consentisse di attenuare per fonoassorbimento la propagazione sonora tra corridoio e camera.
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Figura 9 - ipotesi progettuale di diversa configurazione del vano di accesso alle camere di degenza per migliorare l’isolamento acustico dal corridoio. Verifiche Per avere una dimostrazione pratica dell’efficienza della soluzione progettuale sono state effettuate delle verifiche attraverso l’uso del programma di simulazione ray tracing Ramsete® La verifica acustica è stata operata sui 4 casi più rappresentativi della camera di degenza:
La soluzione alternativa (figura 9) è caratterizzata da: • l’aggiunta di un’anticamera aperta; • l’applicazione di materiali fonoassorbenti applicati sulle pareti e sul soffitto dell’anticamera; • la sostituzione della porta d’ingresso alla stanza con una con prestazioni fonoisolanti più performanti; • maggiore spazio all’interno dei servizi igienici.
Figura 10 - risultati delle simulazioni della propagazione sonora generata da una sorgente nel corridoio allo stato attuale (sinistra) ed allo stato di progetto (destra).
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Figura 11 - miglioramento dell’isolamento acustico tra corridoio e camere di degenza nelle diverse ipotesi progettuali. • stato attuale; • stato di progetto con porte migliorate ma senza l’applicazione dei materiali fonoassorbenti; • stato di progetto con porte attuali ma con l’applicazione dei materiali fonoassorbenti; • stato di progetto con porte migliorate e con l’applicazione dei materiali fonoassorbenti.
revolmente, anche solamente attraverso il cambio di porta (-7.5 dB), per crescere ulteriormente con l’applicazione del materiale fonoassorbente nell’anticamera progettata all’ingresso delle camere di degenza. Come ulteriore riprova della necessità di modificare la conformazione del vano di accesso alle camere (figura 10) è stata valutato l’effetto della sola applicazione di materiali fonoassorbenti alle pareti del vano di accesso allo stato attuale, ottenendo in questo caso un miglioramento trascurabile.
Per ogni soluzione è stata disposta la sorgente sonora in 3 punti differenti del corridoio, dal più lontano (sorgente S1 di figura 10) fino ad arrivare di fronte alla camera. Tra l’elevato numero di ricevitori inseriti all’interno del locale, utili per ottenere le mappature di figura 10, sono stati estrapolati quelli corrispondenti ai due posti letto della camera di degenza. Grazie all’applicazione dei materiali fonoassorbenti, si ottiene un notevole miglioramento soprattutto all’interno della stanza, abbattendo molto i livelli di pressione sonora. Confrontando i risultati sotto forma di mappatura colorimetrica è possibile notare la variazione dei valori nelle scale cromatiche, in questo caso, quando la sorgente sonora è stata posta in 1, ovvero lontano dalle camere (figura 10). Attraverso un confronto diretto tra le quattro alternative, nel migliore dei casi, ovvero allo stato di progetto con porta migliorata e rivestimento fonoassorbente applicato all’anticamera d’ingresso, si ottiene un miglioramento rispetto allo stato di fatto di 14 dBA (figura 11). Il passaggio critico del rumore avviene in corrispondenza della parete divisoria tra camera e corridoio; allo stato di progetto la situazione migliora conside-
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Riferimenti [1] R. Spagnolo, “Percezione uditiva ed effetti del rumore – Disturbo da rumore e salute della popolazione”, UTET università. [2] R. Del Nord, “Lo stress ambientale nel progetto dell’ospedale pediatrico – indirizzi tecnici e suggestioni architettoniche”, Motta Architettura (2006). * Giacomo Bai, Dipartimento di Scienze della Terra, DST, Università di Pisa, g.bai@studenti.unipi.it Gianfranco Cellai, Dipartimento di Ingegneria Industriale, DIEF, Università di Firenze, gianfranco.cellai@unifi.it Luca Marzi, Simone Secchi, Nicoletta Setola, Dipartimento di Architettura (DiDA), Centro Tesis, Università di Firenze, luca.marzi@unifi.it, simone.secchi@unifi.it, nicoletta.setola@unifi.it
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RIFLESSIONI SULL’APE E SULLA DIAGNOSI di * Domenico Pepe, Fabio Dandri
1. Introduzione Dichiariamo subito che questo articolo non contiene ricerche innovative, ma raccoglie alcune considerazioni emerse riflettendo sui risultati di analisi effettuate da enti di primo piano, nazionali ed internazionali, sul tema della certificazione energetica. L’esperienza ci insegna che sempre più spesso i committenti si concentrano sul numero (espresso in [kWh/m2a]) contenuto nel certificato energetico (o APE, Attestato di Prestazione Energetica come viene definito dalla legislazione vigente), pretendendo che tale numero abbia una effettiva e perfetta corrispondenza con i valori di consumo della bolletta. Cosa che sappiamo non essere possibile: vuoi per i dati climatici, vuoi per le modalità di utilizzo dell’edificio o – più semplicemente – per una incoerenza dei dati di calcolo e dei dati di consumo (taratura strumenti, assenza documentazione, ecc.). Nel dettaglio, l’indice che determina la classe energetica dell’APE non può essere direttamente confrontato con i consumi per diversi motivi: • considera condizioni climatiche standard, mentre i consumi possono variare di anno in anno in funzione delle temperature esterne e dell’intensità dell’irraggiamento solare; • considera temperature interne standard e omogenee (tipicamente 20°C continuativi giorno e notte, durante tutte le 24 ore) che, oltretutto, non sono influenzate dagli effetti negativi delle temperature superficiali degli elementi costruttivi); • considera un utilizzo standardizzato dell’edificio da parte dell’utente: p.e. numero di componenti
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del nucleo familiare, tempi di apertura delle finestre, modalità di utilizzo di tapparelle o altri sistemi schermanti, (oltre al set point delle temperature interne di cui al punto precedente); • valuta il rendimento degli impianti nelle loro condizioni ideali, senza tener conto delle relazioni ed eventuali interferenze tra i singoli componenti e delle inefficienze di installazione; • aggrega i fabbisogni in modo diverso da quelli delle bollette (per esempio mancano i consumi per la cottura dei cibi, mancano alcuni consumi elettrici); • esprime i fabbisogni in energia primaria, considerando solo la componente non rinnovabile e non esprime l’energia utile; • deriva da elaborazioni software che possono far riferimento a metodi di calcolo con livelli di semplificazione diversi. Il confronto tra APE e consumi, quindi, può essere effettuato solo con un’attenta lettura del certificato ed una approfondita conoscenza del funzionamento del sistema fabbricato-impianto-utente. Le ricerche effettuate dimostrano che gli effetti del comportamento degli utenti hanno un ruolo determinante per il raggiungimento degli obiettivi preventivati con le analisi energetiche, più o meno complesse, che vengono eseguite prima della realizzazione. Negli edifici tradizionali l’impatto delle scelte dell’utente può risultare poco evidente, perché si confonde all’interno dei consumi già elevati, invece nelle case ad alta efficienza energetica anche piccole variazioni rispetto alle condizioni standard utilizzate nei calcoli, possono indurre significative modifiche
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nei consumi finali. Tutti i grafici pubblicati di seguito denotano infatti una elevata variabilità delle prestazioni effettive, proprio a causa del comportamento dell’utenza.
tagli dell’intervento progettato. In ogni caso, la diagnosi energetica può essere considerata un valido strumento di orientamento delle scelte. 3. Precisione di calcolo In merito alla precisione dei calcoli per la valutazione energetica ante e post intervento, quindi della stima del risparmio energetico, si fa presente che sono state effettuate numerose verifiche di affidabilità dei sistemi di calcolo rispetto alle prestazioni effettive. Pur a seguito dell’evidente variabilità tra calcolo e consumo reale sarebbe errato considerare impossibile la verifica del fabbisogno energetico degli edifici tramite il calcolo previsionale standardizzato. “Calcolare correttamente i consumi non è del tutto facile. È però altrettanto vero che non c’è progresso senza la volontà di affrontare le difficoltà: l’unico modo per acquistare e validare esperienza, competenza e strumenti di calcolo è d’altra parte quello di confrontare il risultato dei calcoli con i consumi reali, che sono il solo e vero obiettivo dei calcoli. Non è tuttavia valido nemmeno l’estremo opposto. L’analisi dei consumi da sola, ovvero una certificazione energetica basata solo sul rilievo dei consumi, non risponde certo agli scopi. Sapere che un edifico consuma tanto vuol dire solo che è necessario intervenire. La domanda successiva è: cosa occorre fare? A questa domanda si può rispondere correttamente solo con una diagnosi energetica.” 1 Numerosi sono gli enti di ricerca che si sono cimentati nell’analisi del confronto tra consumi reali e quelli previsti da calcolo.
2. Diagnosi energetica Una diagnosi energetica serve a comprendere il comportamento ed il funzionamento di un sistema (fabbricato, impianto, ecc.). La diagnosi energetica individua e quantifica le opportunità di risparmio energetico, individuando – dal punto di vista dei costi-benefici – i migliori interventi per la riduzione della spesa energetica, per l’efficientamento energetico e per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Il miglioramento energetico determina di fatto un miglioramento della classe energetica, ma non è la classificazione dell’edificio lo scopo principale della diagnosi energetica che il D.Lgs. 102/14 e il successivo D.Lgs. 141/16 definiscono come una “procedura sistematica finalizzata ad ottenere un’adeguata conoscenza del profilo di consumo energetico di un edificio o gruppo di edifici, di una attività o impianto industriale o commerciale o di servizi pubblici o privati, a individuare e quantificare le opportunità di risparmio energetico sotto il profilo costi ‐ benefici e a riferire in merito ai risultati”. La norma di riferimento (EN 16247-2) permette di limitare la diagnosi a parti dell’edificio o a singoli elementi tecnologici, oppure di effettuare un’analisi dell’intero sistema fabbricatoimpianti.
4. Valutazioni del PassivHaus In un documento di Søren Peper viene evidenziato che possono esserci notevoli differenze di consumo di energia anche tra edifici identici a causa del differente comportamento degli utenti. Questa considerazione è valida per tutti gli standard di costruzione (PassivHaus, Low Energy Building, Zero Energy Building ecc.). Addirittura possono verificarsi variazioni del ±50% rispetto al valore medio previsto. La ragione più significativa di tale variabilità, specifica il documento, è dovuta soprattutto alle differenti temperature dei diversi ambienti. Per questa ragione, al fine di individuare le differenze tra gli esiti del software di calcolo e i consumi reali, è necessario valutare un numero
La diagnosi energetica, con l’analisi tailored rating, consente di raggiungere un livello di conoscenza dell’edificio e del suo utilizzo molto più vicino al reale rispetto all’APE. Ma anche questo strumento ha necessità di essere “calibrato” e validato affinché ci sia corrispondenza tra i consumi reali e i consumi di calcolo anche tramite la firma energetica. Allo stesso tempo questo strumento di analisi, anche se più raffinato di un APE, non può rappresentare l’esatto e preciso risultato in ognuna delle possibili valutazioni di miglioramento energetico; anche perché la diagnosi è generalmente eseguita quando ancora non è presente un progetto esecutivo e non sono ancora chiari tutti i det1
Laurent Socal, Franco Soma, Il consumo di combustibile degli edifici è ancora un tabù? Cerchiamo di fare chiarezza, in Progetto 2000, 2009 p. 4-11. neo-Eubios 71
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congruo di edifici, con metodi costruttivi simili, cosÏ da isolare la variabile che rappresenta l’incidenza degli utenti.
tware dedicato PHPP. Lo strumento di calcolo quindi sembra rappresentare i consumi in maniera affidabile.
Il grafico precedente mette a confronto i consumi rilevati con il fabbisogno energetico di 41 edifici ad alta efficienza e di 106 PassivHaus costruite in Germania. I risultati del monitoraggio hanno dimostrato una generale corrispondenza tra i consumi reali ed i valori calcolati con il sof-
Questo secondo grafico mostra i valori misurati su 1800 edifici di nuova costruzione realizzati secondo il protocollo PassivHaus e 170 ristrutturazioni con componenti PassivHaus. Anche in questo caso la differenza tra le previsioni e i consumi misurati è estremamente contenuta.
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5. Valutazioni dell’Agenzia per l’Energia del Friuli Venezia Giulia (APE FVG) APE FVG ha redatto un piccolo libro dal titolo “CasaClima FVG: dal certificato energetico ai consumi reali” liberamente scaricabile sul sito dell’Agenzia2. Al suo interno il capitolo “La certificazione è comunque sbagliata” evidenzia come i consumi reali saranno differenti da quelli di calcolo, anche perché la normativa già ammette un errore del ±5% correlato alla precisione del software. A ciò si aggiungono le diverse questioni già evidenziate nei
paragrafi precedenti, che possono portare a una variabilità notevole fra i risultati delle valutazioni standardizzate e i consumi reali.
6. Valutazioni di ANIT Anche lo studio di ANIT su un campione abbastanza ampio di edifici, illustrato nello schema seguente, dimostra che vi è una variabilità tra consumi reali e quelli desunti dal calcolo energetico. Il grafico mostra il fabbisogno di progetto (rosso) e la percentuale di variazione dei consumi reali (verde). Le variazioni si possono attestare, in situazioni particolari, anche fino al 133%. Tale valore non deve spaventare poiché i consumi restano comunque molto più bassi rispetto alla media nazionale.
del previsto forse per una maggior attenzione da parte degli utenti dovuta agli elevati costi in bolletta. Viceversa, negli edifici ad alta efficienza i fabbisogni reali in diversi casi superano quelli di calcolo, e in questo caso si può ipotizzare una minor attenzione dell’utenza visto che le bollette hanno un peso economico molto più basso. Va anche detto che gli edifici ad alta efficienza energetica hanno un fabbisogno così basso che gli incrementi registrati – in valore assoluto – possono considerarsi poco significativi. In ogni caso, anche per ANIT le modalità di utilizzo dell’edificio influiscono in maniera sostanziale sui fabbisogni energetici reali.
La figura mostra il confronto tra l’indice di prestazione energetica normalizzato (colonne gialle) e i consumi monitorati (colonne rosse). Anche se in condizioni ideali i consumi dovrebbero attestarsi su valori inferiori a quelli stimati, il grafico evidenzia che in alcuni degli edifici monitorati, i consumi risultano più alti rispetto ai calcoli, pur mantenendosi quasi sempre molto vicini.
Si evidenzia inoltre che gli edifici energivori (tipo classe G) in realtà consumano leggermente meno 2
http://www.ape.fvg.it/downloads/pubblicazioni-ape/quaderni-per-lenergia/ neo-Eubios 71
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7. Effetti rimbalzo Uno dei motivi per cui negli edifici ad alta efficienza si registrano consumi maggiori del previsto è legato al cosiddetto “effetto rebounding” o “effetto rimbalzo”. Questo fenomeno si può correlare a moltissimi dei prodotti sul mercato (automobili, telefonini, ecc.), nel momento in cui vengono proposti sul mercato modelli tecnologicamente più avanzati e con efficienza energetica maggiore: di fatto, l’utente è portato ad avere un uso più intenso del prodotto, pertanto i minori fabbisogni proposti dal fabbricante vengono compensati, e talvolta superati, con un utilizzo maggiore. Per esempio, la migliore efficienza energetica è uno dei motivi che ci porta ad acquistare il frigorifero più capiente o un televisore più grande, a fare più chilometri con l’automobile, ecc. Lo stesso avviene in edilizia. Ad esempio, un utente ha deciso di installare una pompa di calore aria-aria all’interno della propria casa. In inverno, la pompa di calore ha contribuito a ridurre la spesa per riscaldamento fornendo calore a costi ridotti rispetto alla caldaia a gasolio e con una leggera riduzione dei consumi energetici.
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L’utente però ha introdotto un nuovo consumo nel sistema: l’utilizzo della pompa di calore in estate per il raffrescamento ha portato ad un consumo complessivo annuale maggiore di prima. Esiste un ulteriore effetto rimbalzo, quello sul lato tecnico. Le difficoltà oggettive nel garantire una corrispondenza esatta tra stime e consumi reali spinge verso una continua revisione dell’algoritmo di calcolo, per un affinamento sempre più elevato che però incrementa anche i parametri da gestire. L’aumento dei parametri di input, tuttavia, può comportare una maggiore possibilità di errore da parte del compilatore (tutto ciò mentre in altri campi come le auto a guida autonoma e l’intelligenza artificiale, si cerca di prevenire l’errore umano nella compilazione o nell’utilizzo degli oggetti). Il continuo aumento di parametri di calcolo sta determinando una trasformazione sostanziale della progettazione energetica, che è sempre più un mero inserimento di numeri nei software con livelli di complessità sempre maggiori; l’addetto al calcolo diventa sempre più un compilatore, separandosi dalla figura con capacità
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progettuali. Il rischio è di far diventare il calcolo energetico un’attività specialistica, sempre meno integrata alle altre attività di progettazione, perdendo di vista l’insieme e i parametri essenziali, che risultano confusi nel sovrannumero senza, però, ottenere un valore aggiunto nei risultati. Anche gli oneri di calcolo aumentano, senza che vi sia una reale maggior precisione dei risultati.
il futuro, quando il controllo del risultato e del modello di verifica sarà sostituito o integrato dal controllo e dall’ottimizzazione del processo. Già oggi, dalle valutazioni emerge che i software forniscono valori molto allineati ai consumi reali; soprattutto nei i sistemi di certificazione indipendente, dove i meccanismi di controllo su tutte le fasi del processo permettono di escludere a priori macro errori o disattenzioni che possano compromettere il risultato previsto dal calcolo. Le stesse valutazioni dimostrano che il certificato non può esprimere l’esatto valore di consumi e che quindi ci sarà sempre una differenza tra certificato e bollette. La certificazione energetica non può avere lo scopo di individuare l’esatto consumo energetico ma ha la finalità di stimare la prestazione energetica dell’edificio, al fine di poter confrontare lo stesso – dal punto di vista energetico – con altri edifici. Sebbene alcune pubblicazioni possano ancora trarre in inganno, non rientra nelle finalità dei certificati energetici la stima dei consumi in condizioni reali: l’utente deve sapere che sta leggendo degli indici di prestazione energetica e non valori di consumo. Nei casi in cui i consumi si discostino davvero troppo rispetto agli indici di prestazione del certificato, i sistemi di certificazione indipendenti come CasaClima possono garantire, visti i controlli di progetto e di cantiere, che l’involucro non sia tra i “colpevoli” più sospettati. Questo elimina una delle componenti più importanti da analizzare, consentendo di spostare l’attenzione sugli impianti e sugli utenti. Come detto, le differenze nelle abitudini degli utenti e nell’efficienza degli impianti possono influenzare in modo significativo i consumi reali. Questo determinerà, in futuro, una sempre maggiore importanza del “commissioning” anche per l’edilizia comune. Il problema è che tale processo dovrebbe essere condotto da un ente terzo, determinando ulteriori costi che i committenti non sono ancora disposti a sostenere; costi significativamente maggiori rispetto a quelli attualmente
8. Conclusioni Sorgono quindi alcune domande: a) l’aumento del numero dei dati di input richiesti dai calcoli potrebbe aumentare l’errore – anziché diminuirlo – quando tali dati sono di difficile reperibilità: come garantire la sicurezza del risultato? b) ha senso utilizzare un calcolo complesso e poi sminuire i risultati con una struttura di classificazione basata sull’edificio di riferimento che, di fatto, prevede un confronto basato sulla variazione di solo una decina di valori termici? c) ha senso una definizione del fabbisogno energetico senza una corretta messa a regime degli impianti e una corretta informazione dei committenti che sono chiamati poi a esprimere sensibilità e volontà sull’argomento? La sensazione è che troppo spesso la serie delle norme UNI/TS11300 si sia focalizzata sull’ottimizzazione dell’algoritmo, mentre non vi è alcun controllo sull’intero processo della filiera di calcolo, progetto, cantiere, informazione dell’utenza, ecc. Il fatto è che, qualsiasi sia il modello di calcolo, la componente che acquisisce il maggior peso nella prestazione complessiva dell’immobile non viene accompagnata verso una corretta gestione e manutenzione. Certo, l’accompagnamento determina la necessità di un impegno da parte del professionista, dell’impresa o di altro soggetto che a fronte del tempo dedicato vorrebbe riconosciuta una remunerazione che verosimilmente oggi nessun committente è disposto a sostenere. Ma forse proprio questo sarà l’approccio per
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previsti per l’ottenimento delle certificazioni operanti a livello nazionale. Prima del commissioning è però necessario realizzare l’edificio: proprio in questa fase possono essere minimizzate le variabili garantendo la perfetta conformità della realizzazione dell’involucro con il progetto attraverso il controllo della quantità e della qualità dei prodotti. Per gli impianti la cosa si fa più complessa, poiché le condizioni di posa e di utilizzo possono produrre notevoli differenze di prestazione rispetto ai valori di prova desunti dai dati di targa. Si è già accennato al rischio dell’errore umano nella compilazione dei calcoli. Non si sottovaluti questo aspetto, che può incidere sul differenziale tra consumi reali e indici energetici: gran parte degli errori che gli enti di valutazione indipendenti come APE FVG riscontrano, nella verifica dei calcoli energetici, sono errori nella considerazione della geometria del fabbricato dovuti a sviste, dimenticanze di interi elementi disperdenti o parti di componenti, errori – talvolta dovuti alla superficialità del compilatore – nella gestione di alcuni parametri termici quali, per citarne i più ricorrenti, la resistenza termica dell’aria, la trasmittanza dei ponti termici e delle strutture disomogenee, il fattore solare dei vetri. Quindi un processo di certificazione indipen-
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dente e di qualità riesce ad individuare per tempo gli errori e a correggerli prima dell’inizio del cantiere. Più il meccanismo di calcolo è complesso, e di conseguenza l’interfaccia dei software, più si accentuano questi problemi perché il compilatore è più volte esposto all’errata interpretazione delle richieste del software: nelle relazioni di calcolo allegate ai progetti questo tipo di errori è molto più frequente, secondo l’esperienza di APE FVG, rispetto ai calcoli CasaClima. Tutte queste considerazioni dimostrano come il controllo del processo, dal progetto al commissionig, sia essenziale per evitare differenze tra calcolo e consumi, o comunque ridurre al minimo le cause di tali differenze. Rimane “fuori controllo” solo il comportamento dell’utente. Sarà sempre più necessario lavorare sulla for mazione e sensibilizzazione di chi ha già speso molti soldi per l’acquisto della propria casa a bassi consumi energetici, ma deve imparare ad utilizzarla correttamente. * Domenico Pepe, Socio ANIT, Progettista e Consulente CasaClima. Fabio Dandri, APE FVG.
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RECEPIMENTO IN ITALIA DELLA DIRETTIVA 844/18: RAGIONAMENTI SULLA BOZZA DEL DECRETO di * Daniela Petrone
Torno a parlare della Direttiva 844/18 (ne avevo già parlato nel numero 65 di Eubios) vista la vicinanza con la scadenza del 10 marzo fissata dall’Europa per far sì che gli Stati membri mettano in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla Direttiva e attuarla.
mento della Direttiva 844 che va a modificare il decreto madre in materia di efficienza energetica applicata agli edifici il D.Lgs. 192/05 e ss.mm. ii, dalla lettura attenta del testo coordinato del D. Lgs. 192 con tale bozza colpisce soprattutto il numero di decreti, studi, strategie a cui rimanda e di cui è necessario seguirne attentamente l’evoluzione.
Ricordiamo che la direttiva UE 30 Maggio 2018/844 va a modificare le direttive relative alla prestazione energetica ed efficienza energetica. La legge europea, interviene modificando due direttive: - direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia - direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica.
In prima analisi quindi è possibile affermare che il testo resta piuttosto generico e con tanti rinvii per cui nonostante la scadenza così vicina è un elenco di buoni propositi che ricalca gli obiettivi della Direttiva. Ecco nel dettaglio l’elenco dei decreti/documenti attuativi a cui rimanda:
La prima, la Direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia, che definendo i requisiti minimi di prestazione energetica ha avuto un impatto di rilievo sul nuovo costruito portando all’obbligo dell’edificio a energia quasi zero ma dando prescrizioni anche sull’esistente.
1. Strategia di ristrutturazione a lungo termine; 2. Decreto requisiti minimi con i limiti al 2025; 3. Decreto ispezione impianti; 4. Decreto requisiti operatori e installatori; 5. Rapporto congiunto di Enea e GSE con proposte finalizzate a sostenere la mobilitazione degli investimenti per la riqualificazione energetica 6. Decreto sul funzionamento del portale nazionale sulla prestazione energetica
La seconda, la Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, che ha specifiche prescrizioni in materia di strategia a lungo termine per il recupero degli edifici esistenti che vengono trasferite e rafforzate nella Direttiva 844 permettendo così di meglio coordinare gli aspetti tecnici, e di ragionare su una ristrutturazione profonda e di mercato.
Di questi sicuramente il documento più importante e nuovo è il primo, che mette in atto una strategia finalizzata a stimolare ristrutturazioni degli edifici profonde ed efficaci in termini di costi, spesso ottenibili solo per fasi successive, step by step. Le strategie nazionali di ristrutturazione dovranno mostrare obiettivi chiari, misurabili
La bozza del Decreto di recepimento Da un po’ di tempo circola in rete e su canali più o meno ufficiali, la bozza del Decreto di recepi-
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tramite opportuni indicatori, e includere una tabella di marcia con tappe indicative per il 2030, il 2040 e il 2050.
L’introduzione del passaporto per la ristrutturazione degli edifici nella legislazione nazionale di recepimento della Direttiva collegata ai termini “Ciclo di vita dell’edificio”, se pur complessa, vista la longevità degli edifici italiani e la poca predisposizione a pensare alla possibilità della demolizione e ricostruzione, costituisce uno strumento importante per aumentare il tasso di rinnovamento degli edifici, avvicinandoci così al raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi e degli obiettivi dell’UE per il 2030.
Nel testo si cita l’introduzione di un sistema chiamato “passaporto per la ristrutturazione”dell’edificio, strumento basato su tre esempi europei introdotti rispettivamente nella regione belga delle Fiandre (“Woningpas”), Francia (“PasseportEfficacitéÉnergétique”) e Germania (“IndividuellerSanierungsfahrplan”). I passaporti per la ristrutturazione degli edifici sono incentrati innanzitutto sulla diagnosi energetica dell’edificio mettendo a punto un piano di azione finalizzato ad ottenere consistenti risparmi energetici nel lungo termine, dai 15 ai 20 anni,con una specifica sequenza temporale di interventi di ristrutturazione che tiene conto dei criteri di qualità stabiliti nel dialogo con i proprietari di immobili.
Quindi, attenzione alta su questo decreto/ documento ministeriale che porta in parte in auge l’idea di cui si parla da tempo di un fascicolo del fabbricato incentrato o focalizzato sull’aspetto energetico con attenzione però alla sicurezza sismica e antincendio, alla qualità ambientale interna e al benessere termo igrometrico, bella sfida! Un altro elemento innovativo introdotto menzionato per la prima volta nella Direttiva è la promozione di edifici intelligenti , che apre a nuove opportunità in termini di efficienza, comfort e flessibilità. L’istallazione di sistemi di automazione e controllo (Building & Automation Control System - BACS) è prescritta sia nel nuovo costruito che nell’esistente per migliorare efficienza e sicurezza degli stessi sistemi tecnici.
Una vera e propria tabella di marcia a lungo termine di facile utilizzo che i proprietari possono utilizzare per pianificare ristrutturazioni profonde, raccogliere tutte le informazioni pertinenti sull’edificio in un unico posto e ottenere uno screenshot aggiornato dell’edificio per tutta la sua vita, con informazioni sui livelli di comfort (qualità dell’aria, migliore ingresso alla luce del giorno, ecc.) e potenziale accesso ai finanziamenti. Un aspetto rilevante infatti è che il piano tiene conto della disponibilità economica del proprietario mettendo in campo e previsione/ incentivi finanziari disponibili.
È inoltre previsto un sistema comune europeo facoltativo che definirà un nuovo “indicatore della predisposizione all’intelligenza” (Smart Readiness Indicator) degli edifici. L’indicatore valuterà la capacità degli edifici di utilizzare le nuove tecnologie per adattarsi alle esigenze dell’occupante, interagire con la rete energetica e ottimizzare funzionamento e manutenzione.
Sono state selezionate le iniziative del Belgio, Francia e Germania per la loro fase avanzata di sviluppo, in quanto forniscono una buona panoramica del processo a supporto della creazione di un passaporto per il rinnovo degli edifici e riguardano le principali questioni che devono essere affrontate per il suo sviluppo e attuazione. Nei tre casi, le autorità pubbliche hanno mostrato interesse per questo concetto (Francia) e ne hanno sostenuto o guidato (Fiandre e Germania) il suo sviluppo.
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Con il secondo decreto non ci aspettiamo grosse novità se non un aggiornamento temporale delle prescrizioni/limiti di legge visto che le tabelle di riferimento con sicuramente qualche aggiustamento ( si pensi all’H’t da sempre, fin dalla pubblicazione, è stato un parametro pieni di criticità oggetto di osservazioni o si pen-
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si ai valori di trasmittanza termica inclusivi o meno di ponti termici). Oggi nei vari allegati del DM 2/06/2015 abbiamo requisiti definiti con due step temporali, 2015 e 2020/21 per cui come indicato nella bozza del testo coordinato dovranno essere definiti i parametri da qui a 5 anni, 2025/26.
presenti sul mercato. Legare poi la qualifica dei posatori all’accesso agli incentivi è sicuramente una strategia di attuazione efficace ma pensiamo sia necessario introdurre degli step temporali nell’introduzione dell’obbligo che consentano al mercato di adeguarsi.
Il Decreto relativo all’ispezione degli impianti sarà un Decreto del Presidente della Repubblica volto “ar monizzare nonché aggiornare le modalità di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione, accertamento e ispezione degli impianti ter mici degli edifici nonché le disposizioni in materia di requisiti, soggetto responsabili e criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e indipendenza degli esperti e degli organismi a cui affidare i compiti di ispezione degli impianti stessi…”
All’articolo 8 della bozza di decreto è riportata l’istituzione del Portale Nazionale sulla prestazione energetica degli edifici, uno strumento volto sia a favorire la conoscenza del parco immobiliare nazionale, della sua consistenza, dei suoi consumi e della sua prestazione energetica sia ad offrire attività di supporto ai cittadini, alle imprese e alla PA, al fine di stimolare l’esecuzione di interventi di riqualificazione energetica dei propri edifici. Con apposito decreto saranno definite le modalità di funzionamento del portale sia in termini di erogazione del servizio che di gestione dei flussi informativi, oltre alle opportune forme di collaborazione e raccordo tra le amministrazioni interessate.
All’art. 7 comma 1-ter della bozza di decreto di recepimento della Direttiva 844 è scritto “Con decreto del Ministero dello sviluppo economico sono stabiliti i requisiti degli operatori che provvedono all’installazione degli elementi edilizi e dei sistemi tecnici per l’edilizia, tenendo conto delle necessità di garantire l’adeguata competenza degli operatori che provvedono all’installazione degli elementi edilizi e dei sistemi tecnici per l’edilizia, considerando tra l’altro il livello di for mazione professionale conseguito anche attraverso corsi specialistici e certificazioni. Decorsi 180 giorni dalla data di entrata in vigore del suddetto decreto, gli incentivi di cui al comma 2 sono concessi a condizione che i predetti sistemi siano installati da un operatore in possesso dei requisiti prescritti”
* Arch. Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.
Questo articolo introduce un’altra novità interessante e che suscita non poche perplessità sulla sua immediata attuazione è la pubblicazione di un nuovo decreto (punto 4 dell’elenco sopra riportato) relativo ai requisiti dei posatori/installatori, una sorta di patentino di posa di qualità. Assolutamente d’accordo con l’intento di innalzare il livello di competenza e preparazione del settore introducendo l’obbligatorietà della qualificazione dei posatori, ma ad oggi non sono disponibili norme in grado di rispondere al bisogno di qualificazione di tutti i settori che l’edilizia include e per le molte tecnologie
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L’AMBIENTE IN EUROPA: STATO E PROSPETTIVE NEL 2020. RELAZIONE DI SINTESI. a cura di * Agenzia europea dell’ambiente
Nel 2020, l’Europa affronterà sfide ambientali di portata e urgenza senza precedenti. Sebbene le politiche climatiche e ambientali dell’UE abbiano portato vantaggi sostanziali negli ultimi decenni, l’Europa affronta persistenti problemi in ambiti come la perdita della biodiversità, l’uso delle risorse, l’impatto del cambiamento climatico e i rischi ambientali per la salute e il benessere. Le grandi tendenze globali come i mutamenti demografici intensificano molte sfide ambientali, mentre i rapidi cambiamenti tecnologici portano nuovi rischi e incertezze. Riconoscendo queste sfide, l’UE si è impegnata a conseguire una serie di obiettivi a lungo termine per la sostenibilità con il fine generale di «vivere bene entro i limiti del nostro pianeta». Tali obiettivi non saranno conseguibili se non si cambia in maniera rapida e sostanziale il carattere e l’ambizione delle risposte dell’Europa. L’Europa deve trovare le modalità per trasformare i principali sistemi sociali alla base delle pressioni climatiche e ambientali e degli impatti sulla salute – ripensando non solo le tecnologie e i processi produttivi, ma anche i modelli di consumo e gli stili di vita. Ciò richiederà azioni immediate e concertate, che coinvolgano diversi ambiti e attori politici all’interno della società al fine di favorire i cambiamenti sistemici. Il 2020 rappresenta per l’Europa uno snodo cruciale. I suoi leader hanno la possibilità di delineare sviluppi futuri che non avranno i loro successori. Pertanto, il prossimo decennio
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sarà decisivo nel determinare le opportunità dell’Europa nel XXI secolo. In sintesi, queste sono le conclusioni più importanti della relazione L’ambiente in Europa: stato e prospettive nel 2020 (SOER 2020). La relazione contiene una valutazione generale dell’ambiente in Europa per sostenere la governance e informare l’opinione pubblica. Come tutte le relazioni dell’EEA essa si basa sul lavoro della rete europea d’informazione e di osservazione in materia ambientale (Eionet) – un partenariato tra l’EEA i suoi 33 paesi membri e sei paesi cooperanti. Dare un senso allo stato, alle tendenze e alle prospettive dell’ambiente in Europa richiede un approccio integrato che riconosca la complessità dei fattori trainanti e delle implicazioni dei cambiamenti ambientali. SOER 2020 offre proprio questo, presentando il contesto globale che delinea lo sviluppo europeo (parte 1), le tendenze e le prospettive ambientali e settoriali europee (parte 2) e i fattori che limitano o favoriscono i cambiamenti profondi (parte 3). La parte 4 chiude la relazione con riflessioni su come l’Europa possa spostare la sua traiettoria e realizzare un futuro sostenibile. SOER 2020 identifica molte sfide e barriere, ma intravede anche motivi di speranza. I cittadini europei esternano sempre più la propria frustrazione per le lacune nella governance ambientale e climatica. La consapevolezza rispetto alle sfide e alle risposte sistemiche cresce e si riflette sempre più nei quadri politici
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dell’UE. Parallelamente, gli ultimi anni hanno visto nascere rapidamente innovazioni, tra cui nuove tecnologie, modelli imprenditoriali e iniziative comunitarie. Alcune città e regioni stanno dando l’esempio in termini di ambizione e creatività, sperimentando modi differenti di vivere e lavorare, e condividendo idee attraverso le reti. Tutti questi sviluppi sono importanti perché consentono ai governi di definire politiche, investimenti e azioni sulla spinta di nuove ambizioni. Inoltre, contribuiscono a sensibilizzare i cittadini, incoraggiandoli a cambiare comportamenti e stili di vita. L’Europa non deve lasciarsi sfuggire queste opportunità, utilizzando tutti i mezzi a disposizione per attuare un profondo cambiamento nel prossimo decennio.
costituisce, tuttavia, la causa di danni diffusi agli ecosistemi. A livello globale, circa il 75 % dell’ambiente terrestre e il 40 % dell’ambiente marino sono adesso gravemente alterati. La Terra sta vivendo una perdita eccezionalmente rapida della biodiversità e le specie a rischio di estinzione sono di più ora che in tutta la storia dell’umanità. Infatti, è dimostrato che stiamo assistendo alla sesta estinzione di massa. Molti dei cambiamenti nel sistema climatico globale osservati a partire dagli anni Cinquanta non trovano precedenti per decenni e addirittura millenni; sono ampiamente dovuti alle emissioni di gas serra derivanti dalle attività umane, come ad esempio la combustione di combustibili fossili, l’agricoltura e la deforestazione. Direttamente e indirettamente, queste pressioni stanno danneggiando enormemente la salute e il benessere dell’uomo. L’indice di morbilità e mortalità prematura correlate all’inquinamento ambientale è già tre volte superiore rispetto a quello di AIDS, tubercolosi e malaria messe insieme. Protrarre la grande accelerazione potrebbe creare minacce di portata addirittura maggiore se le pressioni innescassero il collasso di ecosistemi come l’Artico, le barriere coralline e la foresta amazzonica. Cambiamenti improvvisi e irreversibili di questo genere potrebbero compromettere gravemente la capacità della natura di fornire servizi essenziali come l’approvvigionamento di cibo e risorse, il mantenimento di acque pulite e terreni fertili e la protezione contro le calamità naturali. In qualità di pioniere dell’industrializzazione, l’Europa ha rivestito un ruolo essenziale nella definizione di questi cambiamenti globali. Oggi, continua a consumare più risorse, contribuendo maggiormente al degrado ambientale rispetto a molte altre regioni del mondo. Per soddisfare questi elevati livelli di consumo, l’Europa dipende da risorse estratte o utilizzate in altre parti del mondo, quali acqua, terra, biomassa e altri materiali. Di conseguenza, molti degli impatti ambientali associati alla produzione e al consumo europei si verificano al di fuori dell’Europa. Collettivamente, queste realtà si sommano determinando una grande sfida per l’Europa e le altre regioni del mondo. Le traiettorie attuali
L’ambiente in Europa in un contesto globale in evoluzione Le sfide legate all’ambiente e alla sostenibilità che l’Europa affronta oggi affondano le radici negli sviluppi globali che risalgono a decenni fa. Durante tale periodo, la «grande accelerazione» dell’attività sociale ed economica ha trasformato il rapporto dell’umanità con l’ambiente. Dal 1950 la popolazione globale è triplicata fino a 7,5 miliardi; il numero di persone che vivono nelle città è quadruplicato fino a superare i 4 miliardi; la produzione economica è aumentata di 12 volte, abbinata a una crescita analoga nell’uso di fertilizzanti a base di azoto, fosforo e potassio e l’impiego di energia primaria è aumentato di cinque volte. In futuro questi sviluppi globali sembrano destinati a esercitare maggiori pressioni sull’ambiente. Si stima una crescita della popolazione mondiale di circa un terzo, fino a raggiungere i 10 miliardi entro il 2050. A livello globale, lo sfruttamento delle risorse potrebbe raddoppiare entro il 2060, con un aumento del fabbisogno di acqua pari al 55 % entro il 2050 e una crescita del fabbisogno energetico del 30 % entro il 2040. La grande accelerazione ha indubbiamente portato vantaggi importanti, alleviando le sofferenze e migliorando la prosperità in molte zone del mondo. Ad esempio, la percentuale di popolazione mondiale che vive in estrema povertà è diminuita nettamente: dal 42 % nel 1981 a meno del 10 % nel 2015. Lo stesso sviluppo
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dello sviluppo economico e sociale stanno distruggendo proprio quegli ecosistemi che sostengono l’umanità. Il passaggio a percorsi sostenibili richiederà la riduzioni rapida e su larga scala delle pressioni ambientali, andando ben oltre quelle attuali.
economici e ambientali. Considerando la visione a lungo termine dell’Europa e gli obiettivi politici complementari, è evidente che l’Europa non sta compiendo progressi sufficienti nell’affrontare le sfide ambientali. Il messaggio proveniente dalla valutazione SOER 2020 in merito alle tendenze e prospettive recenti è chiaro: le politiche sono state più efficaci a ridurre le pressioni ambientali che a proteggere la biodiversità e gli ecosistemi, la salute e il benessere degli esseri umani. Nonostante i successi della governance ambientale europea, permangono problemi costanti e le prospettive per l’ambiente in Europa nei prossimi decenni sono scoraggianti (tabella ES.1). È evidente che il capitale naturale non è ancora protetto, conservato e valorizzato come previsto a fronte degli obiettivi del 7° PAA. Una percentuale ridotta di specie protette (23 %) e habitat (16 %) è in buono stato di conservazione e l’Europa non è a buon punto nel raggiungimento del suo obiettivo complessivo di arrestare la perdita della biodiversità entro il 2020. L’Europa ha raggiunto i propri traguardi per quanto concerne la designazione di aree marine e terrestri protette, oltre al recupero di alcune specie, ma la maggior parte degli altri obiettivi probabilmente non verrà raggiunta. Le misure strategiche rivolte al capitale naturale hanno portato vantaggi in alcune aree, ma molti problemi persistono e alcuni sono in peggioramento. Ad esempio, la riduzione dell’inquinamento ha migliorato la qualità dell’acqua, ma l’UE è ben lontana dal raggiungere entro il 2020 condizioni ecologiche buone per tutti i corpi idrici. La gestione del territorio è migliorata, ma la frammentazione del paesaggio è in continuo aumento, danneggiando gli habitat e la biodiversità. L’inquinamento dell’aria continua a incidere negativamente su biodiversità ed ecosistemi il 62 % degli ecosistemi europei è esposto a livelli eccessivi di azoto, che provocano eutrofizzazione. Si prevede che gli impatti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità e sugli ecosistemi si intensificheranno, mentre attività quali agricoltura, pesca, trasporto, industria e produzione energetica continueranno a provocare perdita
L’ambiente in Europa nel 2020 Man mano che sono andati definendosi il carattere e la portata delle sfide ambientali e climatiche globali, i quadri delle politiche si sono evoluti. Il quadro della politica ambientale dell’Europa — l’acquis ambientale — è sempre più caratterizzato da visioni e obiettivi ambiziosi e a lungo termine. La visione generale dell’ambiente e della società dell’Europa è delineata nel Settimo programma di azione per l’ambiente (7° PAA), il quale prevede che entro il 2050 vivremo bene nel rispetto dei limiti ecologici del nostro pianeta. Prosperità e ambiente sano saranno basati su un’innovativa economia circolare senza sprechi, in cui le risorse naturali sono gestite in modo sostenibile e la biodiversità è protetta, valorizzata e ripristinata in modo tale da rafforzare la resilienza della nostra società. La nostra crescita sarà caratterizzata da emissioni ridotte di carbonio e sarà da tempo sganciata dall’uso delle risorse, scandendo così il ritmo di una società globale sicura e sostenibile. Le politiche ambientali dell’UE sono guidate da tre priorità politiche tematiche contenute nel 7° PAA: 1) proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Unione europea; 2) trasformare l’UE in un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell’impiego delle risorse, verde e competitiva; e (3) proteggere i cittadini dell’UE da pressioni legate all’ambiente e da rischi per la salute e il benessere. Negli ultimi anni, l’UE ha altresì adottato una serie di politiche quadro strategiche incentrate sulla trasformazione dell’economia dell’UE e di sistemi specifici (ad es. energia, mobilità) in modalità atte a realizzare prosperità ed equità, proteggendo nel contempo gli ecosistemi. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite integrano questi quadri, offrendo una logica per un cambiamento profondo che riconosca l’interdipendenza degli obiettivi sociali,
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della biodiversità, estrazione delle risorse ed emissioni nocive. L’Europa ha fatto più progressi relativamente all’efficienza delle risorse e all’economia circolare. Il consumo di materiali è diminuito e l’efficienza delle risorse è migliorata con l’aumento del prodotto interno lordo. Le emissioni di gas serra sono diminuite del 22 % tra il 1990 e il 2017, grazie a misure strategiche e fattori economici. La percentuale di fonti energetiche rinnovabili nel consumo di energia finale ha registrato un aumento costante fino al 17,5 % nel 2017. L’efficienza energetica è migliorata e il consumo di energia totale è diminuito quasi al livello del 1990. Le emissioni di inquinanti nell’aria e nell’acqua sono state ridotte, mentre l’estrazione di acqua totale dell’UE è diminuita del 19 % tra il 1990 e il 2015. Tuttavia, le tendenze più recenti sono meno positive. Ad esempio, la domanda totale di energia è in realtà aumentata dal 2014 e, se continuerà così, il traguardo di efficienza energetica per il 2020 dell’UE potrebbe non essere raggiunto. Sono aumentate anche le emissioni nocive derivanti dai trasporti e dall’agricoltura, mentre la produzione e il consumo di sostanze chimiche pericolose sono rimasti stabili. Le prospettive per il 2030 suggeriscono che l’attuale tasso di progresso non sarà sufficiente per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici per il 2030 e il 2050. Inoltre, l’uso dell’integrazione ambientale per affrontare le pressioni ambientali dei settori economici non ha avuto successo, come dimostrato dai continui impatti dell’agricoltura sulla biodiversità e sull’inquinamento di aria, acqua e suolo. L’Europa ha ottenuto qualche successo nel tutelare gli europei dai rischi ambientali in termini di salute e benessere. Ad esempio, l’acqua potabile e balneabile è generalmente di alta qualità in tutta Europa. Tuttavia, persistono i problemi in alcune aree e le prospettive sono preoccupanti. Ad esempio, alcune sostanze chimiche persistenti e mobili resistono nonostante il trattamento avanzato dell’acqua potabile. Analogamente, nonostante la diminuzione di inquinanti atmosferici, circa il 20 % della popolazione urbana dell’UE vive in aree esposte a concentrazioni di inquinanti atmosferici superiori ad almeno uno standard
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di qualità dell’aria dell’UE. L’esposizione al particolato fine è responsabile di circa 400 000 decessi prematuri in Europa ogni anno e i paesi dell’Europa centrale e orientale ne sono colpiti in modo sproporzionato. La salute e il benessere degli esseri umani sono ancora influenzati da rumore, sostanze chimiche pericolose e cambiamenti climatici. L’accelerazione dei cambiamenti climatici sarà probabilmente associata a un aumento dei rischi, in particolare per i gruppi vulnerabili. Gli impatti possono derivare da ondate di caldo, incendi boschivi, inondazioni e alterazioni nella larga diffusione di malattie infettive. Inoltre, i rischi ambientali per la salute non incidono su tutti allo stesso modo e vi sono notevoli differenze locali e regionali in Europa in termini di vulnerabilità sociale ed esposizione ai pericoli per la salute di origine ambientale. In generale, le prospettive di ridurre i rischi ambientali per la salute e il benessere sono incerte. I rischi sistemici per la salute sono complessi e vi sono importanti lacune e incertezze nella base di conoscenza. (Inserire tabella ES.1) Comprendere e affrontare le sfide sistemiche La persistenza delle principali sfide ambientali è riconducibile a svariati fattori correlati. In primo luogo, le pressioni ambientali rimangono notevoli nonostante i progressi compiuti nel ridurle. L’andamento dei progressi ha anche subito rallentamenti in alcune aree importanti, come le emissioni di gas serra, le emissioni industriali, la produzione di rifiuti, l’efficienza energetica e la quota di energia rinnovabile. Ciò implica l’esigenza di andare oltre i miglioramenti incrementali dell’efficienza e di rafforzare l’attuazione delle politiche ambientali per sfruttarne appieno i vantaggi. La complessità dei sistemi ambientali può anche significare che esiste un considerevole ritardo tra la riduzione delle pressioni e il miglioramento del capitale naturale, della salute e del benessere degli esseri umani. I risultati ambientali, come la perdita della biodiversità, sono spesso determinati da diversi fattori, il che significa che l’efficacia delle misure strategiche e dell’impegno della gestione locale può essere
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controbilanciata da fattori esterni quali sviluppi globali come l’aumento delle popolazioni, della produzione economica e dell’uso delle risorse, tutti aspetti che influenzano la situazione in Europa. Per il futuro emergono anche preoccupazioni riguardo ai fattori trainanti dei cambiamenti, come gli sviluppi tecnologici e geopolitici che hanno effetti poco chiari. Forse il fattore più importante alla base delle persistenti sfide ambientali e di sostenibilità dell’Europa è che queste sono indissolubilmente legate alle attività economiche e agli stili di vita, in particolare ai sistemi sociali che forniscono agli europei mezzi primari come cibo, energia e mobilità. Di conseguenza, l’uso delle risorse e l’inquinamento da parte della società sono legati in modo complesso a posti di lavoro e retribuzioni lungo la catena del valore, a importanti investimenti in infrastrutture, macchinari, competenze e conoscenze, a comportamenti e stili di vita nonché a politiche ed enti pubblici. Le numerose interconnessioni all’interno e tra i sistemi sociali implicano che spesso ostacoli importanti si frappongono al raggiungimento del rapido e radicale cambiamento necessario per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità a lungo termine dell’Europa. Ad esempio:
• I sistemi di produzione-consumo sono inoltre collegati direttamente e indirettamente, ad esempio attraverso la dipendenza da una base di capitale naturale condivisa per fornire risorse e assorbire rifiuti ed emissioni. Questa «connessione di risorse» significa che affrontare i problemi in un’area può produrre danni involontari altrove, ad esempio la deforestazione e l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari a causa della produzione di biocombustibili. Il carattere sistemico delle sfide ambientali in Europa aiuta a spiegare i limiti degli approcci di governance ambientale consolidati nel realizzare i cambiamenti necessari. Sebbene siano stati osservati segni di progresso nei sistemi alimentari, energetici e di mobilità, gli impatti ambientali rimangono elevati e le tendenze attuali non sono conformi agli obiettivi ambientali e di sostenibilità a lungo termine. Un corpus crescente di ricerche e prassi fornisce approfondimenti su com’è possibile realizzare cambiamenti sistemici fondamentali. Tali transizioni costituiscono processi a lungo termine che dipendono in modo critico dalla nascita e dalla diffusione di diverse forme di innovazione che innescano modi di pensare e vivere alternativi: nuove pratiche sociali, tecnologie, modelli imprenditoriali, soluzioni naturali e così via. È impossibile sapere in anticipo e con precisione quali innovazioni emergeranno, se o come saranno integrate negli stili di vita e in che modo influenzeranno gli esiti riguardanti la sostenibilità. Le transizioni comportano, pertanto, numerose incertezze, conflitti e compromessi. Questa conoscenza dei cambiamenti sistemici ha importanti conseguenze per la governance. In primo luogo, il ruolo percepito del governo si sposta dall’agire come un «pilota», dotato di conoscenze e strumenti per guidare la società verso la sostenibilità, a un ruolo che facilita l’innovazione e la trasformazione di tutta la società. La pianificazione dall’alto svolge ancora un ruolo in alcuni contesti, ma i governi devono anche trovare modi per sfruttare il potere di cittadini, comunità e imprese. Per raggiungere tale obiettivo sono necessari contributi in settori politici e livelli di governo che vadano verso obiettivi comuni. Gli strumenti della politica ambientale rimangono
• I sistemi di produzione-consumo sono caratterizzati da vincoli e dipendenze da percorsi intrapresi, poiché gli elementi di sistema - tecnologie, infrastrutture, conoscenze e così via - si sono sovente sviluppati insieme nel corso di decenni. Ciò significa che la modifica radicale di questi sistemi potrebbe perturbare investimenti, posti di lavoro, comportamenti e valori, provocando resistenza da parte di industrie, regioni o consumatori interessati. • Interconnessioni e riscontri all’interno dei sistemi implicano che il cambiamento produce spesso imprevisti o sorprese. Ad esempio, i vantaggi derivanti dalla tecnologia possono venir compromessi dai cambiamenti nello stile di vita, in parte a causa di «effetti di rimbalzo» quando i miglioramenti dell’efficienza comportano risparmi sui costi che consentono un aumento dei consumi.
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Sviluppare quadri politici a lungo termine più sistemici e obiettivi vincolanti: la crescente serie di politiche strategiche che si rivolgono a sistemi chiave (ad es. energia e mobilità) e promuovono la trasformazione in un’economia a basse emissioni di carbonio e circolare costituiscono strumenti importanti per stimolare e guidare azioni coerenti nella società. Ma l’ambito di azione dei quadri delle politiche a lungo termine deve essere estesa ad altri importanti sistemi e tematiche, quali prodotti alimentari, sostanze chimiche e uso del territorio. Sono necessarie strategie trasversali comparabili anche ad altri livelli di governance, compresi paesi, regioni e città. È importante coinvolgere le parti interessate nello sviluppo di visioni e percorsi trasformativi in modo da rispecchiare le diverse realtà in tutta Europa e massimizzare i vantaggi comuni in termini ambientali, sociali ed economici.
essenziali; tuttavia, favorire i cambiamenti sistemici richiederà una combinazione strategica molto più ampia per promuovere l’innovazione e la sperimentazione, per consentire la diffusione di nuove idee e approcci e per garantire che il cambiamento economico strutturale produca risultati positivi ed equi. La complessità e l’incertezza dei processi di transizione implicano che i governi dovranno anche trovare modi per coordinare e orientare le azioni all’interno della società verso obiettivi di sostenibilità a lungo termine e per gestire i rischi e le conseguenze indesiderate che inevitabilmente accompagnano i cambiamenti sistemici. In che direzione procederà l’Europa? Nel loro insieme, le analisi presentate nelle prime tre parti evidenziano la persistenza, la portata e l’urgenza delle sfide che l’Europa deve affrontare. Il raggiungimento della visione di sostenibilità per il 2050 da parte dell’UE è ancora possibile, ma il carattere e l’ambizione delle azioni dovranno cambiare. Ciò significa sia rafforzare gli strumenti consolidati delle politiche sia basarsi sugli stessi con approcci alla governance nuovi e innovativi. Attingendo agli approfondimenti presentati nella relazione, la parte 4 individua una serie di aree importanti in cui è necessario agire per consentire le transizioni.
Dirigere l’azione internazionale verso la sostenibilità: l’Europa non può raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità in modo isolato. I problemi globali relativi ad ambiente e sostenibilità richiedono risposte globali. L’UE ha una notevole influenza diplomatica ed economica, che può utilizzare per promuovere l’adozione di accordi ambiziosi in settori quali la biodiversità e l’uso delle risorse. La piena attuazione dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile in Europa e il sostegno attivo all’attuazione in altre regioni saranno fondamentali se l’Europa intende svolgere a livello globale un ruolo guida nel raggiungimento delle transizioni verso la sostenibilità. Servirsi degli obiettivi di sviluppo sostenibile come quadro generale per lo sviluppo delle politiche nei prossimi 10 anni potrebbe costituire un passo importante verso la realizzazione della visione europea per il 2050.
Rafforzare l’attuazione, l’integrazione e la coerenza delle politiche: la piena attuazione delle politiche esistenti farebbe avanzare notevolmente l’Europa verso il raggiungimento dei suoi obiettivi ambientali per il 2030. Conseguire la piena attuazione richiederà maggiori finanziamenti e sviluppo di capacità, l’impegno di imprese e cittadini, un migliore coordinamento delle autorità locali, regionali e nazionali e una base di conoscenze più solida. Al di là dell’attuazione, l’Europa deve affrontare le lacune e le debolezze nei quadri delle politiche, ad esempio in relazione a territorio, suolo e sostanze chimiche. È inoltre essenziale una migliore integrazione degli obiettivi ambientali nella politica settoriale, nonché una maggiore coerenza delle politiche.
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Promuovere l’innovazione nella società: il cambio di traiettoria dipenderà in modo cruciale dalla nascita e diffusione di diverse forme di innovazione che possono innescare nuovi modi di pensare e vivere. I semi di questo cambiamento sono già stati gettati. Sempre più aziende, imprenditori, ricercatori, amministrazioni comunali e comunità locali stanno
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Collegare la conoscenza all’azione: per il raggiungimento di transizioni verso la sostenibilità occorreranno conoscenze nuove e diverse, che attingano da più discipline e tipi di produzione di conoscenza. Ciò include un riscontro sui sistemi che guidano le pressioni ambientali, i percorsi verso la sostenibilità, le iniziative promettenti e gli ostacoli al cambiamento. I metodi previsionali costituiscono un modo importante di coinvolgere le persone nei processi partecipativi per vagliare possibili futuri risultati e rischi o opportunità. Generare, condividere e utilizzare al massimo le evidenze in nostro possesso può richiedere cambiamenti nel sistema di conoscenze che collega la scienza alla politica e all’azione, compreso lo sviluppo di nuove competenze e strutture istituzionali.
sperimentando modi diversi di produrre e consumare. Nella pratica, tuttavia, le innovazioni incontrano di frequente grossi ostacoli. Le politiche e le istituzioni pubbliche svolgono pertanto un ruolo vitale nel favorire i cambiamenti sistemici. Le politiche ambientali restano essenziali, ma per l’innovazione dei sistemi occorrono contributi coesi da diversi settori politici, che vanno da ricerca, innovazione, politiche settoriali e industriali a istruzione, benessere, commercio e occupazione. Aumentare gli investimenti e riorientare la finanza: sebbene per il raggiungimento di transizioni verso la sostenibilità occorrano ingenti investimenti, gli europei ne beneficeranno ampiamente, sia per i danni evitati alla natura e alla società sia per le opportunità economiche e sociali che ne scaturiscono. I governi devono avvalersi pienamente delle risorse pubbliche per sostenere la sperimentazione, investire in innovazioni e soluzioni naturali, procurarle in modo sostenibile e sostenere settori e regioni interessati. Svolgono altresì un ruolo essenziale nel incentivare e indirizzare la spesa privata definendo le scelte di investimento e consumo e coinvolgendo il settore finanziario negli investimenti sostenibili, attuando e sviluppando il piano d’azione sulla finanza sostenibile dell’UE.
I prossimi 10 anni Il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e dell’accordo di Parigi richiederà un’azione urgente in ciascuna di queste aree nei prossimi 10 anni. Per intenderci, l’Europa non raggiungerà il suo obiettivo di sostenibilità basata sul «vivere bene entro i limiti del nostro pianeta» semplicemente promuovendo la crescita economica e cercando di gestire gli effetti collaterali dannosi con strumenti di politica ambientale e sociale. Piuttosto, la sostenibilità deve diventare il principio guida per politiche e azioni ambiziose e coerenti in tutta la società. Per favorire profondi cambiamenti occorrerà che tutte le aree e tutti i livelli di governo lavorino insieme e sfruttino l’ambizione, la creatività e il potere di cittadini, imprese e comunità. Nel 2020, l’Europa ha un’ occasione unica per guidare la risposta globale alle sfide della sostenibilità. Adesso è il momento di agire.
Gestire i rischi e garantire una transizione socialmente equa: per una governance efficace delle transizioni verso la sostenibilità occorrerà che le società riconoscano i potenziali rischi, le opportunità e i compromessi ed escogitino modi per adattarvisi. Le politiche svolgono un ruolo essenziale nel raggiungimento di «transizioni eque», ad esempio sostenendo le aziende e i lavoratori dell’industria che affrontano la graduale chiusura mediante riqualificazione, sussidi, assistenza tecnica o investimenti alle regioni interessate. L’identificazione precoce dei rischi e delle opportunità emergenti relativi agli sviluppi tecnologici e sociali deve essere coniugata con approcci adattivi, basati su sperimentazione, monitoraggio e apprendimento.
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* © Agenzia europea dell’ambiente, 2019 http://europa.eu Informazioni su SOER L’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) è un’agenzia dell’UE istituita ai sensi del regolamento (CE) n. 1210/90 del Consiglio. Il regolamento ha inoltre istituito la rete europea d’informa-
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zione e di osservazione in materia ambientale (Eionet) in qualità di rete di partenariato di 33 paesi membri (2) e sei paesi cooperanti (3). Il mandato dell’EEA è di collaborare con Eionet per fornire conoscenze in modo che le parti interessate delle istituzioni dell’UE e dei paesi Eionet possano prendere decisioni informate sul miglioramento dell’ambiente in Europa e sulla promozione della sostenibilità. Nell’ambito di questo mandato, uno dei principali compiti dell’EEA è pubblicare ogni cinque anni una relazione sullo stato, le tendenze e le prospettive per quanto riguarda l’ambiente. Tali relazioni sono state redatte dal 1995 e hanno valutato lo stato e le prospettive per l’ambiente europeo e ispirato l’attuazione e lo sviluppo delle politiche dell’UE monitorando le tendenze passate, i progressi verso obiettivi futuri consolidati e le possibilità per la politica dell’UE di contribuire al raggiungimento di obiettivi a lungo termine. Come le relazioni precedenti, L’ambiente in Europa: stato e prospettive nel 2020 (SOER 2020) fornisce conoscenze pertinenti, affidabili e comparabili e attinge a numerose fonti a disposizione dell’EEA ed Eionet. L’elaborazione della relazione è stata guidata dal riconoscimento diffuso che le questioni ambientali sono intrecciate con la maggior parte degli aspetti della società, il che ha implicazioni per le prospettive complessive per quanto concerne il conseguimento della sostenibilità e suggerisce che alle parti interessate occorrono nuovi tipi di conoscenze per supportare le proprie azioni. Il SOER 2020 si basa sulle conclusioni dell’edizione precedente, pubblicata nel marzo 2015. Il SOER 2015 ha dimostrato che, mentre l’attuazione della politica dell’UE ha comportato vantaggi notevoli per l’ambiente e il benessere umano in Europa, quest’ultima deve affrontare importanti sfide nel risolvere persistenti problemi ambientali legati in modi complessi ai sistemi di produzione e consumo. La relazione del 2015 sostiene le transizioni fondamentali nei sistemi di produzione-consumo che causano il degrado ambientale, compresi i sistemi alimentari, energetici e di mobilità. La relazione del 2020 giunge in un momento in cui la società è messa alla prova da informazioni false e fake news. La relazione fa tutto il
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possibile per riconoscere questa realtà garantendo la trasparenza attraverso un riferimento completo alle scoperte scientifiche e un approccio migliorato alla valutazione e alla comunicazione di aspetti qualitativi, incertezze e lacune conoscitive. La relazione è stata inoltre oggetto di un’ampia revisione tra pari da parte di Eionet, della Commissione europea, del comitato scientifico dell’EEA e di esperti internazionali. Le informazioni a livello nazionale ispirano l’attuazione di politiche e facilitano una migliore condivisione di nuovi sviluppi e approcci. Riconoscendo la sfida legata alla crescita della complessità conoscitiva, la relazione fornisce valutazioni riassuntive coerenti attraverso le sue valutazioni tematiche. Infine, la relazione affronta il carattere sistemico delle sfide ambientali odierne, compresi i sistemi di produzione-consumo di cui sopra, nonché approfondimenti su come l’Europa può rispondere alle sfide odierne senza precedenti per ambiente, clima e sostenibilità. NOTE: (2) I 28 Stati membri dell’UE insieme a Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia. (3) Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Kosovo (ai sensi della risoluzione 1244/99 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e conformemente al parere della Corte internazionale di giustizia sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo).
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LA RISTRUTTURAZIONE CONSAPEVOLE Il ruolo del tecnico progettista nelle ristrutturazioni di * Isaac Scaramella, Alessandro Fracassi
però sono spaventati da questa idea, perché convinti che la ristrutturazione possa rivelarsi una esperienza traumatica. Osservando i vari cantieri abbiamo notato che, tra i molteplici fattori che entrano in gioco a determinare lo stato d’animo del committente, solo uno è fondamentale per governare il livello di stress. Questo parametro è la consapevolezza: lo stress è inversamente proporzionale al grado di consapevolezza. Spinti da queste riflessioni abbiamo capito che il nostro ruolo di tecnici doveva essere quello di guidare le persone verso una Ristrutturazione Consapevole.
RISTRUTTURARE CASE, PER IL BENESSERE DEGLI ABITANTI Il nostro linguaggio è pieno di espressioni come “sentirsi a casa”, “fai come se fosse casa tua”, “la mia casa è la tua casa”. Tutte frasi che rimandano all’idea di “casa” come posto strettamente collegato alla persona ed allo “stare bene”. In fin dei conti, dove è importante sentirsi bene se non nella propria abitazione? Purtroppo però molte case non sono state concepite per il comfort degli abitanti. La gran parte degli edifici sono stati realizzati in periodi storici in cui la priorità era garantire “un tetto” alla popolazione per ripararla dalle intemperie. Oggi invece parliamo di benessere in casa riferendoci ad abitazioni con la giusta luminosità, dove il comfort termico è garantito sia in inverno che in estate, dove i materiali e le finiture si sposano in un tutt’uno armonioso, dove possiamo svolgere le nostre attività quotidiane comodamente ed in modo semplice. Potrebbe nascere la tentazione di farlo proponendo la costruzione di nuovi edifici ad alti standard qualitativi. Questa però non può essere la soluzione. I motivi sono molti, ma il principale è che, soprattutto in Italia, non c’è più lo spazio fisico per realizzare una nuova casa per tutti. Il nostro territorio non è più in grado di sopportare ulteriori costruzioni. Allo stesso tempo abbiamo un patrimonio edilizio esistente, costruito in larga parte senza alcuna attenzione alle questioni energetiche, sismiche o acustiche, che avrebbe un gran bisogno di essere rinnovato, per la sicurezza ed il benessere collettivo. Viste queste premesse il passaggio logico più naturale per una persona che voglia una casa in cui sentirsi bene sarebbe ristrutturare un edificio esistente. Molti
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COSA VUOL DIRE RISTRUTTURARE IN MODO CONSAPEVOLE? Ristrutturare casa è una esperienza importante nella vita delle persone. Ce ne rendiamo conto quotidianamente nel nostro lavoro di progettisti. Spesso, negli anni, ci siamo trovati a dover fornire oltre al supporto tecnico anche un “appoggio morale” alle persone con cui lavoravamo. Se non si è debitamente preparati, l’esperienza della ristrutturazione rischia di diventare totalizzante e travolgente. Abbiamo sentito di persone che arrivano quasi ad “annullarsi” per mesi interi, solo per rincorrere i lavori di ristrutturazione, rinunciando alle loro passioni ed al tempo libero e sottoponendosi così ad un grande periodo di stress. Vogliamo invece credere che la ristrutturazione possa essere un momento carico di emozioni positive. Ristrutturare non è un “male necessario” per trasformare la vecchia casa in un oggetto nuovo e migliore. Dal punto di vista etimologico ristrutturare significa “strutturare su nuove basi o in forme diverse”. La
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nuova base su cui strutturare una casa dovrà essere lo stile di vita dei suoi abitanti. In altre parole modificare l’ambiente in cui una famiglia vive implica immaginare anzitutto come sarà la loro vita negli anni a venire. Per ristrutturare casa è quindi indispensabile essere consapevoli delle esigenze, delle specificità del modo in cui le persone vivono e delle loro aspettative. Allo stesso modo i proprietari di casa, per subire meno lo stress da ristrutturazione, dovranno essere consapevoli di ciò che sono le fasi di una ristrutturazione e delle conseguenze che le loro scelte avranno sul risultato finale. Proprio qui diventa fondamentale il ruolo del progettista nell’affiancare il committente e colmare il divario tra le idee ed i falsi miti che le persone hanno sul mondo dell’edilizia e la realtà.
metodo sono: - Non esiste progetto senza la strategia della ristrutturazione - Il progetto deve essere integrato; - Il committente deve essere consapevole del suo ruolo durante il cantiere - Gli abitanti devono essere formati all’uso della casa. I principi ripercorrono quindi l’intero percorso della ristrutturazione e, all’interno di ognuna di queste fasi che ora andremo ad analizzare più nel dettaglio, la consapevolezza è un elemento trasversale e caratterizzante. LA STRATEGIA Il primo passo di una ristrutturazione inevitabilmente deve essere capire “che cosa” si vuole fare. Il problema, che credo ogni progettista abbia più volte affrontato, è che le persone tendono sempre a pensare subito al dettaglio delle operazioni “pratiche” da fare, alle soluzioni operative. Ad esempio arrivano dal tecnico con proposte del tipo “voglio creare un open-space demolendo un divisorio interno” o “voglio un impianto a pannelli radianti”. Va bene, tutte soluzioni più o meno percorribili (forse), ma quello che nella maggior parte dei casi manca è la visione globale dell’intervento. In altre parole spesso i proprietari di casa non passano dal passaggio chiave di definizione della strategia. Definire una strategia significa capire quali sono gli obiettivi che ci si pone, in che tempi si vogliono raggiungere e che budget abbiamo a disposizione per farlo. Ragionando sulla strategia il cliente capisce subito quali sono le proprie priorità e in alcuni casi si rende conto che non necessariamente potrà avere tutto e subito. Allo stesso tempo il progettista può iniziare a scremare tra le infinite variabili di progetto e costruire un primo set di azioni da intraprendere. La strategia è un po’ la stella polare della ristrutturazione, che tutti, committente e progettisti, dovranno tener a mente quando ci saranno scelte da fare nelle fasi successive.
QUESTIONE DI METODO La consapevolezza del proprietario di casa è un aspetto fondamentale a partire dal primo momento in cui si pone l’interrogativo “Sarà ora di ristrutturare?” fino a quando inizierà a vivere la casa rinnovata, soprattutto quando si parla di edifici progettati con alta efficienza energetica. Ma come si traduce “operativamente” la consapevolezza? Cosa vuol dire in concreto? Nel nostro libro “La Ristrutturazione Consapevole” illustriamo quello che è il nostro approccio, che abbiamo chiamato appunto “Metodo della Ristrutturazione Consapevole” e nei prossimi paragrafi ne illustriamo una sintesi. Come abbiamo detto, a nostro modo di vedere, i progettisti devono accompagnare i clienti in questo percorso di presa di coscienza. Quello che stiamo per dire potrebbe stridere con l’immagine comune del progettista, sia esso ingegnere o architetto: per noi è fondamentale che i tecnici si pongano con un approccio maieutico alla progettazione. Così come Socrate riteneva che il ruolo del filosofo non fosse enunciare la verità, ma aiutare a farla emergere mediante domande e stimoli alla riflessione, noi tecnici dovremmo portare i nostri clienti a mettere a fuoco i loro pensieri profondi sulla casa e sull’uso che vorranno farne. Solo così potremo tradurre questi pensieri prima in idea (di progetto) e poi in realtà.
IL PROGETTO (integrato) La progettazione è il momento centrale della ristrutturazione e questo è un primo punto di cui il committente deve prendere consapevolezza con l’aiuto del proprio tecnico progettista. Nell’approccio “tradizionale” all’edilizia si vedeva la ristrutturazione come una operazione più “semplice” rispetto ad una nuova costruzione perché si partiva da un organismo
È proprio a partire da qui che abbiamo sviluppato il Metodo della Ristrutturazione Consapevole. In estrema sintesi i principi che stanno alla base del
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già esistente e si trattava di fare solo alcune modifiche. Oggi invece la richiesta è cambiare radicalmente il funzionamento di un edificio, pur mantenendosi entro alcuni vincoli fisici e normativi stringenti. Per questo la ristrutturazione è spesso più complessa di una nuova costruzione (a parità di tipologia edilizia). Il progetto diventa quindi fondamentale, per non lasciare spazio all’improvvisazione in fase esecutiva. Alla luce di questo la progettazione non può che essere integrata, ovvero essere un compendio armonizzato di tutte le prestazioni specialistiche. Se questo è vero nelle nuove costruzioni dove posso pianificare tutto con maggior libertà, lo diventa ancor di più quando agisco sull’esistente dove tutto deve essere calibrato per ottimizzare i risultati. Anche di questo il committente dovrà essere reso consapevole: il compromesso spesso è il sale della ristrutturazione. Compito del team di progetto è trovare il giusto equilibrio per rispettare quanto definito nella fase di strategia. Per fare questo diventa fondamentale il confronto aperto all’interno del team i cui componenti devono essere in grado di portare la loro esperienza settoriale, restando però sempre pronti a trovare soluzioni innovative per il bene del progetto. È inoltre indispensabile coinvolgere il proprietario in alcune fasi specifiche, perché sottoporre alla committenza le scelte da fare un po’ alla volta può diventare pericoloso e si rischia di perdere la visione d’insieme. Molto meglio condensare i momenti decisionali in pochi ma intensi incontri.
giornata sull’andamento delle opere. Il compito del direttore lavori diventa quindi permettere al committente di essere informato sul corretto avanzamento dei lavori, rassicurarlo sul processo o quando necessario avvertirlo dei problemi. Tutto ciò senza che questo diventi un macigno sul tempo libero e sulla serenità del proprietario di casa. Bisogna quindi muoversi su un crinale sottile, dove molto fanno le abilità relazionali ed organizzative del progettista, che deve trovare metodi di comunicazione e coinvolgimento adeguati, anche in funzione del cliente che ha di fronte. Proprio questa è la chiave di volta se vogliamo stimolare la riqualificazione del patrimonio edilizio: bisogna eliminare lo stigma secondo il quale ristrutturare vuol dire sottoporsi ad un grande periodo di stress. Tornando a quanto dicevamo nell’introduzione la ristrutturazione può e deve essere un’esperienza emozionante e positiva. L’USO DELLA CASA Un clamoroso errore che un tecnico può fare è abbandonare il proprio cliente dopo la “fine lavori”. Soprattutto quando parliamo di case ad alta efficienza energetica l’utente deve essere in grado di usarle al meglio se si vogliono raggiungere i risultati previsti nel progetto. Bisognerà quindi spiegare a chi vivrà la casa come farla funzionare nel modo migliore, quindi ad esempio come usare la ventilazione piuttosto che le schermature solari o gli impianti. Il ruolo di accompagnamento sulla via della consapevolezza prosegue quindi anche ben oltre la fine dei lavori.
IL CANTIERE CONSAPEVOLE Nel cantiere ciascuno ha il proprio ruolo. Capita che i committenti abbiano la tendenza a “uscire dagli argini” e voler seguire in prima persona le opere, andando a rappresentare una sorta di “direttore lavori aggiunto”. Questo è quanto di più deleterio possa esserci per il corretto andamento del cantiere. Tralasciando le mere questioni di sicurezza sul cantiere e le ovvie carenze di competenza di un non addetto ai lavori, il vero problema è che quando si è coinvolti in prima persona si rischia di non essere sufficientemente lucidi per prendere le decisioni nel modo corretto. Qualunque tecnico abbia ristrutturato la propria casa sa bene quanto sia stato più difficile prendere le decisioni rispetto ad altri cantieri, proprio a causa del coinvolgimento “emotivo”. È tuttavia ovvio e comprensibile che una persona che sta affrontando un ingente investimento, sia in termini economici che emotivi, voglia essere ag-
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UNA NUOVA FIGURA PROFESSIONALE Il ruolo del tecnico progettista è andato evolvendosi nel tempo, spesso si ha la sensazione che le competenze da mettere in gioco siano sempre maggiori. Quanto sopra esposto rende chiaro che deve emergere una nuova figura professionale nel panorama tecnico italiano: il tecnico specializzato in ristrutturazioni. Questo tecnico deve essere in grado di relazionarsi con il cliente nelle modalità che abbiamo descritto in questo articolo e che approfondiamo nel libro “La Ristrutturazione Consapevole” e deve anche porsi come coordinatore dei vari professionisti specialisti coinvolti nel processo, che devono operare in modo armonizzato e coerente. Ing. Isaac Scaramella, Ing. Alessandro Fracassi, Titolari dello studio greenLab, autori di “La Ristrutturazione Consapevole”.
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I REQUISITI ACUSTICI PASSIVI NELLA RELAZIONE DI ASSEVERAZIONE AGIBILITÀ. IL CASO DI REGIONE LOMBARDIA di * Matteo Borghi
Introduzione A febbraio Regione Lombardia ha aggiornato e in parte modificato la propria “modulistica edilizia unificata e standardizzata”. (D.d.s. 19-02-2020 – n° 2018). I cambiamenti riguardano anche le dichiarazioni a fine lavori relative al rispetto dei requisiti acustici passivi per l’immobile oggetto di intervento. In questo breve articolo proponiamo alcune considerazioni in merito, concentrando l’attenzione sul modulo per la “Relazione tecnica di asseverazione agibilità”
Come è noto il DPCM 5-12-1997 è il decreto di riferimento per l’acustica edilizia. Individua le prestazioni che devono essere rispettate in opera, al termine dei lavori, relativamente all’isolamento ai rumori aerei tra unità immobiliari, all’isolamento acustico di facciata e all’isolamento ai rumori da calpestio e da impianti. La Legge 13/2001 invece può essere considerata una specie di “legge quadro” regionale sui temi dell’acustica. All’art. 7 analizza i requisiti acustici passivi richiamando tra le altre cose i limiti del DPCM del 1997.
La relazione di agibilità Il modulo per la “Relazione tecnica di asseverazione agibilità” da compilare a fine lavori contiene, al punto 4, il riquadro dal titolo “Requisiti acustici passivi degli edifici (DPCM 5 dicembre 1997, legge regionale 13/01)” (Fig. 1)
I punti 4.1 e 4.2 Nel riquadro il “compilatore” deve obbligatoriamente selezionare il punto 4.1 o 4.2, per dichiarare se l’intervento è soggetto o meno all’osservanza dei requisiti acustici passivi indicati nel DPCM,
Figura 1 – Modulo asseverazione agibilità – riquadro requisiti acustici passivi
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Per effettuare questa scelta è opportuno tenere presente che per le nuove costruzioni è di fatto sempre necessario rispettare i limiti del decreto. Per gli interventi su edifici esistenti ci si può riferire a quanto riportato in circolari ministeriali di chiarimento, leggi regionali e regolamenti edilizi dei comuni. In particolare in Lombardia l’art. 7, comma 1 della Legge Regionale 13/2001, recita: “I progetti relativi ad interventi sul patrimonio edilizio esistente che ne modifichino le caratteristiche acustiche devono essere corredati da dichiarazione del progettista che attesti il rispetto dei requisiti acustici stabiliti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 1997 e dai regolamenti comunali.”
Infine, a prescindere dalle prescrizioni legislative, è comunque sempre utile tenere presente che un intervento di ristrutturazione è un’occasione da non perdere per migliorare le prestazioni acustiche di un immobile, e consentire ai futuri utenti di non essere disturbati, di non disturbare i vicini, e di non essere ascoltati da orecchie indiscrete. L’attestazione di conformità Se viene selezionata la scelta affermativa (4.2) una informativa nel titolo del riquadro, per la verità non proprio agevole da individuare, specifica che “Qualora l’intervento sia soggetto all’osservanza del rispetto dei requisiti […] occorre allegare al modulo l’attestazione di conformità a quanto stabilito dal DPCM […] a firma del Progettista o del Direttore dei Lavori o del Tecnico Competente in acustica […]” (Fig. 2)
La discriminante quindi è l’eventuale variazione delle “caratteristiche acustiche” dell’immobile esistente. Questo aspetto deve essere analizzato dal professionista che segue i lavori ma, in generale, possono essere presi in considerazioni interventi che: cambiano l’isolamento acustico di facciata (ad es. sostituzione dei serramenti), introducono o modificano impianti rumorosi (ad es. installazione di nuovi impianti sul tetto o riqualificazione dell’ascensore), prevedono la realizzazione di nuove partizioni tra unità immobiliari, o che modificano la stratigrafia del solaio e variano il livello di rumore da calpestio. In aggiunta è opportuno ricordare che i regolamenti edilizi di vari comuni, (ad es. Milano) forniscono specifiche indicazioni sull’obbligo di rispettare i requisiti acustici negli interventi in edifici esistenti, anche per mutamenti di destinazione d’uso.
Appare pertanto evidente che qualcuno deve prendersi la responsabilità di dichiarare il rispetto a fine lavori delle prestazioni acustiche dell’edificio. Può essere il progettista, il direttore lavori, o un tecnico competente in acustica coinvolto nelle attività. Chiunque si prenda questa responsabilità deve tenere bene a mente che i requisiti acustici passivi di un immobile possono essere agevolmente individuati mediante misure fonometriche. Pertanto una attestazione inesatta, o redatta con superficialità, potrà essere facilmente contestata in una causa in Tribunale.
Figura 2 – Modulo asseverazione agibilità – Nota informativa
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Il punto 4.3 Nel riquadro è presente un ulteriore punto (4.3) che non è obbligatorio selezionare. Deve essere spuntato nel caso si debba attestare “la conformità delle opere al progetto, secondo le modalità previste dal regolamento locale di Igiene, ai sensi dell’art. 7, comma 4 della Legge Regionale 13/2001. Cosa significa questa richiesta? L’articolo citato della legge regionale recita: “Il regolamento locale d’igiene definisce le modalità operative di dettaglio per la verifica della conformità delle opere al progetto approvato.” Pertanto è lecito ipotizzare che il punto 4.3 debba essere spuntato qualora vi sia una esplicita indicazione in merito nel Regolamento di Igiene del Comune in cui viene realizzato l’intervento edilizio.
dio di tempo e denaro. La seconda, più importante, è che vi è la concreta possibilità che le misure non daranno i risultati sperati. In questi casi occorrerà realizzare interventi di correzione acustica che comporteranno spese significative e ritardi inaspettati. Al contrario, se si riescono a seguire al meglio i tre passaggi indicati in precedenza, si potranno ottenere risultati anche molto migliori rispetto ai limiti del DPCM 5-12-1997, e si riuscirà a redigere consapevolmente l’attestazione di conformità con un numero ridotto di rilevazioni. Chi volesse esaminare nel dettaglio i contenuti del DPCM 5-12-1997, delle circolari ministeriali di chiarimento, o della Legge Regionale 13/2001, può farlo consultando la sezione “Leggi e norme/Acustica edilizia” o la sezione “ANIT Risponde” sul sito www.anit.it. I Soci ANIT possono approfondire i temi dell’articolo con le GUIDE “Requisiti acustici passivi” e “Acustica e ristrutturazioni”.
Conclusioni Questo articolo, prendendo spunto dal modulo per la “Relazione tecnica di asseverazione agibilità” di Regione Lombardia, ha voluto evidenziare l’importanza di verificare il rispetto dei requisiti acustici passivi al termine di un intervento edilizio. Si raccomanda di prestare particolare attenzione nella stesura dell’attestazione di conformità citata in precedenza. È sempre più che opportuno coinvolgere un tecnico competente in acustica per effettuare misure a fine lavori, verificare l’effettivo raggiungimento dei limiti imposti per legge, ed evitare di realizzare una attestazione sbagliata. Ovviamente la procedura corretta da seguire, per ottenere il risultato sperato al termine dell’opera, dovrebbe prevedere: la redazione di calcoli previsionali di acustica edilizia prima dell’inizio dei lavori, la verifica in cantiere della corretta posa in opera di materiali e sistemi, la realizzazione delle misure finali. In molti casi può risultare opportuno effettuare anche misure qualitative in corso d’opera, per controllare se si sta andando nella direzione corretta o se è il caso di apportare qualche modifica. Nel caso invece si decida di contattare un consulente acustico solo per le misure a fine lavori, questa scelta comporterà due criticità. La prima è che il tecnico, per esaminare un cantiere che non conosce, dovrà effettuare un gran numero di rilevazioni con conseguente dispen-
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* Matteo Borghi, Esperto ANIT.
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DETRAZIONI FISCALI PER IL RISPARMIO ENERGETICO: I REQUISITI TECNICI PER ACCEDERE di * Valeria Erba
Il tema dei provvedimenti legati a incentivi fiscali in ambito edilizio nasce con il Bonus casa. Questo primo provvedimento disciplinato dall’articolo 16-bis del Dpr 917/86 (Testo unico delle imposte sui redditi), consiste in una detrazione dall’Irpef del 36% delle spese sostenute per interventi su edifici residenziali, fino a un ammontare complessivo delle stesse non superiore a 48.000 euro per unità immobiliare. Il decreto legge n. 83/2012 ha elevato al 50% la percentuale di detrazione e a 96.000 euro l’importo massimo di spesa ammessa al beneficio. Tale agevolazione riguarda interventi di ristrutturazione e manutenzione ordinaria per tutti gli edifici e anche manutenzione ordinaria nel caso dei condomini. Tra gli interventi che posso accedere alla detrazione ci sono anche quelli di efficientamento energetico o miglioramento del comfort acustico. Nel caso di interventi finalizzati all’efficientamento energetico dal 2018 è stato introdotto l’obbligo di trasmettere all’Enea le informazioni sui lavori effettuati. Al fianco del Bonus casa sono poi state proposte negli anni altre agevolazioni fiscali come l’Eco Bonus, Sisma Bonus e ultimo il Bonus facciate. In questo articolo cercheremo di sintetizzare Eco Bonus e Bonus Facciate approfondendo maggiormente i requisiti tecnici. Nei prossimi numeri di Neo Eubios tratteremo in maniera più approfondita gli aspetti pratici e burocratici e per ultimo gli aspetti fiscali.
reddito delle società) delle spese per interventi di efficientamento energetico. Gli interventi riguardano sia la riqualificazione globale di un immobile che lavori parziali su singole strutture o sistemi impiantistici. Le percentuali di detrazione sono cambiate negli anni fino alla Legge 90 del 3 agosto 2013 che all’Art.14 fissa le detrazioni al 65%. Questi incentivi fiscali sono sempre stati prorogati di anno in anno mantenendo una costante incertezza di applicazione. Solo con Legge di stabilità 2017Legge n. 232 del 11/12/16, Art. 1, comma 2, è stato previso un periodo più lungo di applicazione e un innalzamento delle percentuali per gli interventi sui condomini. Nei condomini infatti il provvedimento resta valido dal 1 gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 e l’agevolazione viene innalzata al 70% (per interventi su più del 25% della superficie disperdente), al 75% (per interventi che permettono di raggiungere la qualità media di involucro prevista nel DM 26/6/2015), all’80 -85% (nel caso di miglioramento di una o due classi di rischio sismico). Per interventi relativi a parti comuni degli edifici condominiali si fa riferimento agli articoli 1117 e 1117–bis del codice civile o che interessino tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio. Segnalo in premessa un aspetto molto importante che spesso viene male interpretato. Quando realizzo un nuovo edificio o effettuo degli interventi su un edificio esistente devo rispettare delle regole legate all’efficienza energetica degli edifici. Queste regole sono riportate a livello nazionale nel DM 26 giugno 2015. In funzione degli ambiti di applicazione ho dei limiti sul fabbisogno dell’edificio o sulle pre-
ECOBONUS La Legge finanziaria 2007- Legge n. 296 del 27 /12/ 2006 all’Art. 1 comma 344, 345, 346, 347, introduce la possibilità di detrazione dall’Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche) o dall’Ires (Imposta sul
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stazioni energetiche delle singole strutture o sistemi impiantistici. (si Veda la Guida ANIT). Per accedere all’ecobonus esistono poi altri limiti obbligatori da raggiungere che si aggiungono ovviamente ai limiti di legge, non si sostituiscono. Nel caso del bonus casa per interventi finalizzati al risparmio energetico i limiti da rispettare sono solo quelli di legge. Il comma 344 della Legge finanziaria 2007 riguarda interventi su interi edifici e prevede il rispetto del limite di fabbisogno energetico riportato nel DM 11 marzo 2008 e s.m.(tabella 1) Si segnala che tale prestazione non è stata modificata negli anni e quindi prevede un indicatore differente rispetto a quello previsto nel DM 26 giugno 2015. L’EPi indicato nella tabella del DM 11 marzo 2008 fa riferimento al precedente decreto sull’efficienza energetica in edilizia, cioè il DPR 59/2009. Quindi per essere rigorosi, oggi si dovrebbe calcolare il fabbisogno di progetto per verificare l’accesso alla detrazione, utilizzando le vecchie regole e metodi di calcolo. (Il software LETO in dotazione ai soci ANIT prevede questa possibilità) Per esperienza, se questo non fosse possibile, segnaliamo che ad oggi il parametro corrispondente è l’EPh-nren.
Tale agevolazione riguarda tutte le spese per gli interventi che mi permettono di raggiungere la prestazione richiesta. Parallelamente a ciò, dovrò controllare anche, in funzione della tipologia di intervento, quale siano le verifiche obbligatorie per legge e redigere la relativa relazione ex-Legge 10. Il comma 345 riguarda gli interventi parziali sull’involucro opaco e trasparente. In questo caso i valori di riferimento riguardano le trasmittanze termiche e i limiti più aggiornati per accedere alla detrazione sono riportati nel DM 26 gennaio 2010 (che aggiorna il DM 11 marzo 2008). Anche in questo caso avrò comunque due verifiche parallele da svolgere: limiti di legge in base al DM 26 giugno 2015 e requisiti minimi per l’incentivo fiscale (tabella 2). In caso di riqualificazione energetica o ristrutturazione importante di 2 livello dovrò verificare le trasmittanze. Siccome la prestazione richiesta riguarda lo stesso parametro il valore da rispettare sarà quello più restrittivo. Nella tabella 2 di seguito riportiamo le due serie di valori. Un tema molto discusso in questo caso sono i ponti termici. Nei limiti di legge è molto chiaro che le tra-
Tabella 1
Tabella 2
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BONUS FACCIATE Nella Legge di Bilancio 2020 è stato introdotto il provvedimento “Bonus Facciate” che prevede la detrazione dall’IRPEF del 90%, in 10 quote annuali costanti, delle spese sostenute nel 2020 per interventi sulle facciate degli edifici nelle zone A e B (indicate nel decreto del ministro dei Lavori pubblici n. 1444 del 1968) o in zone a queste assimilabili in base alla normativa regionale e ai regolamenti edilizi comunali. La circolare 2/E del 14 febbraio 2020 dell’Agenzia delle entrate ha chiarito e approfondito alcuni aspetti. Tale provvedimento, pensato per un puro miglioramento estetico della parte esterna visibile degli immobili, è un’opportunità anche per gli interventi di isolamento termico delle superfici verticali esterne. La detrazione spetta per gli interventi: - di sola pulitura o tinteggiatura esterna sulle strutture opache della facciata, - su balconi, ornamenti o fregi, ivi inclusi quelli di sola pulitura o tinteggiatura, - influenti dal punto di vista termico sulle strutture opache della facciata o che interessino oltre il 10% dell’intonaco della superficie disperdente lorda complessiva dell’edificio L’agevolazione riguarda, tutti i lavori effettuati sull’involucro esterno opaco dell’edificio visibile dalla strada o da suolo ad uso pubblico. Sono esclusi gli interventi o sostituzioni di vetrate, infissi, portoni e cancelli.
smittanze vanno rispettate tenendo conto anche del ponte termico. Ma per l’Ecobonus? Per coerenza con i limiti di legge si presuppone che le regole siano le stesse e quindi nella valutazione vadano sempre considerate le trasmittanze con ponte termico, tuttavia non è mai stato scritto su documenti ufficiali e le tabelle del DM 11 marzo 2008 e DM 26 gennaio 2010 non indicano in modo chiaro se si tratta solo della zona corrente o anche dei ponti termici. Ricordiamo che nella pratica ENEA vanno descritti oltre che i parametri legati al singolo intervento (parametri prima e dopo la riqualificazione) anche le prestazioni del sistema impiantistico (anche se l’intervento riguarda solo l’involucro) oltre che le caratteristiche generali dell’immobile oggetto dell’intervento. Inoltre va redatta l’asseverazione di un tecnico abilitato o una dichiarazione del direttore lavori che attesti la rispondenza tra intervento e requisiti richiesti per accedere alle detrazioni (in alcuni casi sostituita da altra documentazione necessaria per legge). Infine va redatto l’attestato di certificazione energetica e riportati i relativi valori nei documenti ENEA. Quindi è necessario un tecnico che sia in grado di reperire o calcolare tutte le informazioni. Per accedere alle maggiori percentuali che riguardano interventi su parti comuni o interi condomini sono richiesti ulteriori requisiti tecnici oltre a quelli già descritti.
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La definizione dell’Agenzia delle Entrate di “facciata esterna” purtroppo non è univoca: il criterio riguarda la possibilità di essere o meno visibile da strada o da suolo ad uso pubblico.
Per quanto riguarda i requisiti tecnici necessari per ottenere il bonus questi fanno riferimento solo al caso di interventi di efficientamento energetico, per gli altri interventi estetici non ci sono richieste specifiche.
Cosa fare nei casi di visibilità parziale? Con rifermento alla figura di destra ad esempio emergono alcuni dubbi: - la facciata interna dell’edificio A si può considerare tutta visibile da strada? Anche per la porzione coperta dal muro di recinzione? - La facciata interna dell’edificio B è tutta non visibile da strada? Oppure per una porzione è considerabile visibile? Su queste criticità interpretative ad oggi non ci sono chiarimenti ufficiali.
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L’obbligo al rispetto dei limiti di isolamento entra in vigore in base alle regole e agli ambiti di applicazione previsti dal DM 26 giugno 2015 e anche in questo caso bisogna ricordarsi che i requisiti sono sia quelli di legge che le trasmittanze previste per l’EcoBonus. Ovviamente parlando solo di facciata il parametro sarà la trasmittanza termica delle strutture verticali con riferimento alla tabella 2. Ipotizzando degli interventi possibili si riportano di seguito i requisiti tecnici necessari.
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Per gli aspetti burocratici e fiscali si rimanda ai prossimi numeri di Neo Eubios. Per maggior approfondimenti: Guida ANIT detrazioni 2020, Approfondimento Bonus facciate. * Valeria Erba, Presidente ANIT.
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PONTI TERMICI A LIVELLO NAZIONALE E REGIONALE PER IL CALCOLO DELLA TRASMITTANZA MEDIA di * Alessandro Panzeri
Premessa I dispositivi incentivanti dell’Eco-bonus e la possibilità della cessione del credito rendono gli interventi di riqualificazione energetica dei condomini molto più probabili. Nella maggior parte dei casi l’intervento proposto riguarda isolamento termico dall’esterno che, configurandosi come intervento sulle parti comuni e superiore al 25% della superficie disperdente, comporta l’accesso al 70% del beneficio fiscale. I requisiti di accesso all’Eco-bonus sono riferiti alla trasmittanza termica della struttura con valori limite che risalgono al 2010. Per esempio, per un edificio in zona E, la trasmittanza termica U per l’accesso all’Eco-bonus è pari a 0,27 W/m 2K. Per l’accesso all’Eco-bonus è ovviamente necessario il rispetto dei requisiti minimi che si concretizza nella redazione della relazione exlegge 10. Tale necessità è anche esplicitamente indicata nei vademecum di ENEA che descrivono quale documentazione deve essere prodotta e resa disponibile a seguito dei controlli (che sono in capo ad ENEA). Nei casi di “riqualificazione energetica” o più probabilmente di “ristrutturazione importante di secondo livello” il requisito di legge da rispettare è sempre una trasmittanza termica limite ed è esplicitamente indicato che nella valutazione della trasmittanza di progetto devono essere compresi i ponti termici. Le note e le successive FAQ sviluppate dal MISE hanno poi chiarito come valutare questi
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ponti termici. Il tema è molto rilevante poiché influenza molto pesantemente il livello di isolamento termico da attribuire alle strutture e la modalità di correzione dei ponti termici da attuare per poter rispettare la legge. Tema tecnicamente delicato poiché in alcune situazioni il rispetto della legge è molto oneroso e forse non adatto ad una valutazione costi/ benefici (che teoricamente è alla base delle indicazioni legislative). La regione Lombardia ha affrontato di petto il tema dei ponti termici sull’esistente e ha pubblicato a gennaio 2020 una DGR che indica esplicitamente che, in determinate condizioni, è possibile non contare il ponte termico tra serramento e parete. Il presente articolo prova a sintetizzare dubbi, certezze e opportunità per la valutazione della trasmittanza media comprensiva di ponti termici, sul territorio nazionale e in Lombardia. La normativa di riferimento La valutazione dei ponti termici si realizza in accordo con la norma UNI EN ISO 14683 e ad oggi con software agli elementi finiti validati e in accordo con UNI EN ISO 10211. Per il rispetto quindi della trasmittanza di legge è necessario valutare oltre che la stratigrafia della struttura opaca in accordo con UNI EN ISO 6949, anche come questa stratigrafia interagisce con variazioni di geometria o materiali. I ponti termici tipici di una facciata sono nodi che collegano la parete a: serramenti, davanzali, architravi, cassonetti, balconi, travi e pilastri
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Estratto Guida ANIT – Detrazioni fiscali di marzo 2020 in cemento armato. Per i calcoli di legge 10 generalmente si impiegano le misure esterne e quindi si usano i coefficienti lineari esterni ψe [W/mK]. La legislazione evidenzia che per il calcolo di trasmittanza termica è necessario valutare al 100% i coefficienti dei ponti termici all’interno della superficie oggetto di intervento e al 50% quelli al perimetro della superficie oggetto di intervento. Sul tema di
migliorare l’informazione del 50% con un valore più rappresentativo derivante dal calcolo agli elementi finiti, possibilità indicata nelle UNI TS 11300-1, si rimanda all’articolo di “Ponderazione dei coefficienti lineari, Neo Eubios 61 del settembre 2017”. Si riassume quanto previsto dalla legislazione nazionale con l’immagine che evidenzia come si calcola la trasmittanza di progetto e come devono essere valutati i coefficienti lineari.
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Modellazione ponti termici per U media sul territorio nazionale per la valutazione della trasmittanza di progetto su edifici esistenti
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Cosa accade in Lombardia? Cosa accade invece in Lombardia? Il nuovo Decreto, entrato in vigore il 4 gennaio 2020, introduce una serie di modifiche al testo del precedente Decreto 2456/2017. Tra queste un’indicazione in più sul rispetto della trasmittanza limite: “nel solo caso in cui le parti opache appartengano ad un soggetto giuridico diverso da quello a cui appartengono le parti trasparenti ed in caso di intervento sulla sola parte opaca, allora i valori delle tabelle (…) non si considerano comprensive dei ponti termici tra finestra e muro”.
Se l’oggetto di studio è la sola superficie opaca della facciata, sono evidenti i ponti termici da considerare al 100% (in rosso, travi, pilastri e balconi) o al 50% (punti di contatti con altre superfici opache non oggetto di intervento). Meno chiara è la interpretazione delle informazioni legislative nel caso dei serramenti (e cassonetti) non oggetto di intervento. Sono da considerare al 50% in quanto non facenti parte della superficie di intervento o sono da considerare al 100% in quanto all’interno della superficie di intervento?
Modellazione ponti termici per U media in Lombardia per la valutazione della trasmittanza di progetto su edifici esistenti in determinate condizioni
Modellazione ponti termici per U media in Lombardia per la valutazione della trasmittanza di progetto su edifici esistenti in determinate condizioni neo-Eubios 71
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La modifica è significativa e riguarda soprattutto il mondo dei condomini dove i soggetti giuridici ricadono nella casistica specificata e gli interventi di isolamento termico spesso si limitano alle strutture opache. Non considerare nei calcoli i coefficienti lineari del nodo parete-serramento rende meno compli-
cato il rispetto della legislazione pur mantenendo elevato il grado di isolamento termico della struttura. L’immagine evidenzia come in Lombardia tutti i ponti termici in azzurro possono non essere valutati ai fini del calcolo della trasmittanza U di progetto.
Il ponte termico del balcone – calcolo agli elementi finiti con il software IRIS distribuito da ANIT
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Attenzione al rischio muffa Sebbene questa nuova indicazione semplifichi il calcolo della trasmittanza media di facciata, è bene tenere sempre alta l’attenzione sulla correzione dei ponti termici tra parete e serramento per evitare il rischio di muffa. È consigliabile infatti proporre ai condomini di intervenire sul contorno dei serramenti per rendere il più possibile omogeneo l’intervento di isolamento termico. Nonostante l’isolamento termico in quella posizione non possa peggiorare le temperature superficiali interne (che potranno solo innalzarsi), l’utenza potrebbe cambiare le proprie abitudini e abbassare la temperatura dell’ambiente. In assenza di correzione di quei ponti termici potrebbero a questo punto generarsi il rischio di formazione di muffa, non per l’intervento edile ma a causa dell’utenza.
0,20 W/m2K poiché alcuni ponti termici hanno un peso rilevante e non è semplice la correzione (vedi balcone). Nonostante in Lombardia non sia più necessario intervenire sul contorno dei serramenti si suggerisce vivamente di intervenire anche correggendo davanzali, spallette e architrave per poter assicurare l’omogeneità dell’isolamento in quei punti. Interventi che dal punto di vista energetico non hanno grande impatto ma che invece possono evitare il rischio di formazione di muffe derivante dall’utenza che cambia le proprie abitudini. * Alessandro Panzeri, Esperto ANIT.
Il ponte termico del balcone Uno dei ponti termici oggetto di intervento di isolamento è spesso la parte sotto del balcone. Il contributo di questo intervento, quando il rispetto del limite di legge è molto difficile, risulta essere decisivo. Il Lombardia, con l’introduzione della DGR, il balcone diventa il ponte termico che ha probabilmente più peso per il rispetto della legislazione. Il suggerimento è di valutare caso per caso se sia necessario intervenire isolandolo da sotto analizzando scenari con o senza l’intervento. L’immagine evidenzia le differenze di un ponte termico di balcone isolato con 4 cm di isolante o non isolato: il coefficiente lineare passa da 0,85 a 0,91 W/mK e la temperatura superficiale minima di progetto da 17,7 a 17,2 °C. Non appaiono differenze significative poiché lo spessore del cappotto è di 14 cm e quindi in realtà una forma di correzione di 14 è già presente. Conclusioni Come si è evidenziato la Lombardia ha introdotto un meccanismo di calcolo che permette in molte situazioni di poter non considerare i ponti termici tra parete e serramenti. Anche se in Lombardia appare più semplice il rispetto della legge è comunque necessario progettare interventi di isolamento che portano le strutture a valori di trasmittanza intorno allo
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Strumenti ANIT di supporto alla professione.
SOFTWARE ANIT PER I SOCI
I software ANIT permettono di calcolare tutti i parametri energetici, igrotermici e acustici degli edifici. I software sono utilizzabili in base alla tipologia di associazione (Socio Individuale o Socio Individuale Più) per 12 mesi e su 3 computer. I software sono sviluppati per ambiente Windows (da Windows 7 in poi).
Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
PAN 7.1
Analisi termica, igrometrica e dinamica dell’involucro opaco. L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Software ECHO 8.0
Software PAN 7.1
- Progettazione e verifica delle caratteristiche acustiche degli edifici, secondo il DPCM 5.12.97. - I calcoli sono eseguiti per indici di valutazione. - Determinazione della classe acustica dell’unità immobiliare. Software aggiornato con le UNI EN ISO 12354 (del 2017).
Software ANIT
- Calcolo dei parametri estivi ed invernali delle strutture opache - Trasmittanza EN ISO 6946; - Attenuazione e sfasamento la UNI EN ISO 13786; - Verifica termo-igrometrica secondo UNI EN ISO 13788;
Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
Sviluppato da TEP s.r.l.
LETO 4.1
IRIS 5.0
Analisi del fabbisogno energetico degli edifici secondo UNI/TS 11300 parte 1, 2, 3, 4, 5 e 6
Simulazione dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN ISO 10211.
L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
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Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
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Software IRIS 5.0
Software LETO 4.1
Sofware per il calcolo del fabbisogno energetico degli edifici secondo UNI/TS 11300 (aggiornato al DM 26/6/15) La versione di Leto è stata protocollata al CTI e quindi impiegabile ai fini della certificazione energetica e della compilazione delle Legge 10/91.
- Calcolo dei Ponti Termici agli elementi finiti - Calcolo del rischio di condensa e muffa
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Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
Software ANIT
APOLLO 1.0
Sviluppato da TEP s.r.l.
ICARO 1.0
Analisi dell’involucro trasparente e controllo delle schermature.
Socio PIÙ
Simulazione dinamica oraria degli edifici secondo UNI EN ISO 52016-1:2018
L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
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Software APOLLO 1.0
Software ICARO 1.0
- Calcolo del valore di trasmittanza termica del serramento Uw in accordo con norma di calcolo UNI EN 10077-1 - Calcolo del valore di coefficiente di trasmissione solare totale ggl+sh secondo UNI EN 133363-1
Simulazione dinamica oraria degli edifici secondo UNI EN ISO 52016-1:2018. ICARO è il software della suite ANIT per la simulazione dinamica oraria degli edifici in accordo con UNI EN ISO 520161:2018. I dati climatici utilizzati per la simulazione sono presi in accordo con UNI 10349:2016 oppure possono essere caricati dall’utente in formato .xls.
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Strumenti ANIT di supporto alla professione.
Volume 2 - Guida alla nuova Legge 10
Volume 1 - I materiali isolanti ANIT
- I meccanismi di trasmissione del calore - Gli isolanti - La reazione al fuoco 27 schede di materiali isolanti con le relative caratteristiche principali.
I materiali isolanti
Guida all’approccio prestazionale per la scelta dei materiali
VOLUME 1
In pubblicazione nel 2020
A 10 anni dall’emanazione del Dlgs 192/05, il mondo dell’efficienza energetica applicata all’edilizia cambia nuovamente le regole del gioco.
Volume 1 I materiali isolanti
270 pp., Ed. TEP srl, 2015 ISBN: 978-88-905300-9-8 25 euro (IVA incl.) 20 euro (per i soci ANIT)
Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico
Volume 3 - Manuale di acustica edilizia Guida completa all’analisi dei requisiti acustici passivi
Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico
VOLUME 5
153 pp., Ed. TEP s.r.l. 2017 ISBN: 978-8894153613 25 euro (IVA incl.) 20 euro (per i soci ANIT)
La Guida completa all’analisi igrotermica degli edifici. Completamente rinnovato nei contenuti per offrire ai professionisti un valido strumento sull’importanza del controllo delle prestazioni igrotermiche delle strutture. 176 pp. Ed. TEP srl, 2016 ISBN: 978-88-941536-2-0 25 euro (IVA incl.) 20 euro (per i soci ANIT)
Volume 6 - La classificazione acustica delle unità immobiliari
Volume 5 Prestazioni estive degli edifici
Volume 6 Classificazione acustica delle unità immobiliari
Guida pratica per capire e progettare il comfort e il fabbisogno estivo degli edifici
Guida pratica alla norma UNI 11367 - 2010
Prestazioni estive degli edifici
ANIT
Guida pratica per capire e rispettare le regole sull’efficienza energetica degli edifici e degli impianti
Muffa, condensa e ponti termici Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico
Volume 5 - Prestazioni estive degli edifici
- Efficienza estiva: l’inquadramento legislativo - Prestazioni estive delle strutture opache - Prestazioni estive delle strutture trasparenti - Il bilancio energetico della zona termica
Volume 4 Muffa, condensa e ponti termici
VOLUME 4
VOLUME 3
256 pp., Ed. TEP s.r.l., 2018 ISBN: 9788894153644 25 euro (IVA incl.) 20 euro (per i soci ANIT)
ANIT
Volume 3 Manuale di acustica edilizia
Manuale di acustica edilizia
ANIT
Il manuale è stato sviluppato con l’intento di fornire informazioni specifiche, in maniera semplice e chiara, ai tecnici che decidono di approfondire il tema dell’acustica edilizia.
Volume 4 - Muffa, condensa e ponti termici
Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico
Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico
Vengono spiegati i contenuti della norma UNI 11367/2010 che definisce per la prima volta in Italia le procedure per classificare acusticamente le unita’ immobiliari sulla base di misurazioni fonometriche eseguite sull’immobile. 176 pp., Ed. TEP s.r.l., 2018 ISBN: 9788894153637 25 euro (IVA incl.) 20 euro (per i soci ANIT)
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Strumenti per i SOCI ANIT
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La SUITE è utilizzabile durante i i 12 associazione La SUITE è utilizzabile durante 12 mesi mesi indi di associazione e e può può essere essere installata installata su su 3 3 e acustica edilizia. della progettazione termica computer. computer. La SUITE è utilizzabile durante i 12 mesi di associazione TUTTE LE GUIDE ANIT essere installata su 3 computer. e può TUTTE LE GUIDE NIT ANIT spiegano in modo semplice e chiaro la normativa del settore e sono Le A GUIDE Le A GUIDE modo semplice e legislative. chiaro la normativa del settore e sono TUTTE NIT costantemente ggiornate in con le ultime novità TUTTE LLE E G GUIDE UIDE A NIT ANIT aspiegano costantemente a ggiornate c on l e u ltime n ovità l egislative. 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I Soci possono scaricare tutte le GUIDE dal sito www.anit.it SERVIZIO DI CHIARIMENTO TECNICO SERVIZIO DI CHIARIMENTO TECNICO I SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, per avere chiarimenti I SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, per avere chiarimenti SERVIZIO D ECNICO sull’applicazione dT normativa di settore. SERVIZIO DI I C CHIARIMENTO HIARIMENTO Tella ECNICO SERVIZIO DI CHIARIMENTO sull’applicazione d ella normativa di settore. TECNICO I SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, per avere chiarimenti I SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, per avere chiarimenti sull’applicazione I SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, sull’applicazione d della ella n normativa ormativa d di i ssettore. ettore. per avere chiarimenti sull’applicazione della normativa di settore. LA RIVISTA N EO-‐EUBIOS RIVISTA NEO-‐EUBIOS LA NEO-EUBIOS I LA Soci RIVISTA ANIT ricevono 4 numeri della rivista Neo-‐Eubios. I Neo-‐Eubios SSoci oci AANIT NIT ricevono 4 n4umeri ella rivista Ntermico eo-‐Eubios. LA IVISTA N EO-‐EUBIOS LA R I ricevono numeri della rivista Neo-Eubios. per ld'isolamento e acustico. RIVISTA NEO-‐EUBIOS è «La rivista» Neo-‐Eubios è « La r ivista» p er l 'isolamento t ermico e e acustico. I I Neo-Eubios SSroci A NIT r icevono 4 n umeri d ella r ivista N eo-‐Eubios. Si ivolge a i professionisti c on un taglio scientifico e prevede 4 uscite è «La rivista» per l’isolamento termico eapprofondito acustico. oci ANIT ricevono 4 numeri della rivista Neo-‐Eubios. Si r ivolge a i professionisti c on un taglio scientifico e approfondito e prevede 4 uscite Neo-‐Eubios è « La r ivista» p er l 'isolamento t ermico e a custico. ogni a nno. Si rivolge aiè professionisti con un taglio tscientifico e approfondito Neo-‐Eubios «La rivista» per l'isolamento ermico e acustico. ogni anno. Si rrivolge ccon ivolge aai i 4professionisti professionisti on un un taglio taglio scientifico scientifico e e approfondito approfondito e e prevede prevede 4 4 uscite uscite e prevede uscite ogni anno. Si ogni a nno. ogni anno. I SOCI possono accedere a tutti gli strumenti effettuando il LOGIN al sito www.anit.it con le proprie I credenziali. Nella pagina “Il mio account” sono riportate le informazioni per ottenere SOCI possono accedere a tutti gli strumenti effettuando il LOGIN al sito www.anit.it con le proprie software, chiarimenti credenziali. Nella pagina “Il mio account” sono riportate le informazioni per ottenere s oftware, chiarimenti I I I SOCI accedere a il al con SOCI possono accedere tutti glieffettuando strumenti effettuando il LOGIN tecnici epossono Guide ANIT. SOCI possono accedere a tutti tutti gli gli astrumenti strumenti effettuando il LOGIN LOGIN al sito sito www.anit.it www.anit.it con le le proprie proprie tecnici eervizi Guide ANIT. credenziali. Nella pagina “Il mio account” sono riportate le informazioni per ottenere s oftware, chiarimenti Tutti i s s ono a ttivi d urante i 1 2 m esi d i a ssociazione. credenziali. Nella pagina “Il mio account” sono riportate le informazioni per ottenere software, chiarimenti al sito www.anit.it con le proprie credenziali. Tutti i servizi sono attivi durante i 12 mesi di associazione. tecnici tecnici ee G Guide uide A ANIT. NIT. Tutti Tutti ii sservizi ervizi ssono ono aattivi ttivi d durante urante ii 1 12 2 m mesi esi d di i aassociazione. ssociazione.
Nella pagina “Il mio account” sono riportate le informazioni per ottenere software, chiarimenti tecnici e Guide ANIT. Tutti i servizi sono attivi durante i 12 mesi di associazione.
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Chi è ANIT ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico. Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:
- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati; - promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica; - assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia; - effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato; - fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico ed argomenti affini; - organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico; - diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico; - realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali. I SOCI Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore. Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione. Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc. Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico. Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. LE PUBBLICAZIONI ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione degli incontri e dei convegni ANIT. I CONVEGNI ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore. Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia. Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.
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´ neo-EUBIOS Periodico trimestrale anno XX1 - n. 71 Marzo 2020 Direttore Responsabile Susanna Mammi Redazione TEP s.r.l. via Lanzone 31 20123 Milano tel 02/89415126
Grafica e impaginazione Claudio Grazioli Distribuzione in abbonamento postale Associato A.N.E.S. - Associazione Nazionale Editoriale Periodica Specializzata Stampa INGRAPH srl - via Bologna 104/106 - 20038 Seregno (MB)
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