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54 Trimestrale N°54 - Anno XVI - Dicembre 2015 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
= letteralmente, buona vita.
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Nascosto per secoli fino alla sua riscoperta nel 1953, il Tempio Yogini di Hirapur anche chiamato il Tempio delle 64 Dee - si trova non lontano dalla capitale dello stato dell’Orissa, Bhubaneshwar, nel nord est dell’India. Risalente al IX sec. a.c., si tratta del più piccolo tempio della tradizione Yogini per dimensioni (misura 9 m di diametro e c.a 2,5 m di altezza). Di pianta circolare e a cielo aperto, custodisce al suo interno - in altrettante nicchie dedicate - le statue delle 64 Dee femminili della tradizione Yogini, ciascuna rappresentata con il proprio simbolo caratterizzante, ognuna diversa dall’altra. Nella tradizione indù e buddhista l’espressione Yogini ha molteplici significati e può fare riferimento a una donna che si dedica a perseguire la conoscenza spirituale e l’illuminazione attraverso la pratica dello Yoga, attraverso la quale può acquisire determinati poteri soprannaturali. La parola Yogini può anche riferirsi a personificazioni di aspetti della natura, che si manifestano dalla Dea Madre Divina (Devi) e che rappresentano tutta la gamma della divinità femminile, dal bello e delicato, al violento e terrificante. In sostanza si può dire che le Yogini incarnano tutta la gamma delle donne - umane e divine - che rappresentano tutte le potenti forze della natura, compresa la vita stessa.
Foto di copertina: © Susanna Mammi, Dakshineswar Kali Temple, India 2015.
Editoriale.
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Sistemi impiantistici e ponti termici: analisi delle normative e proposta di una metodologia di confronto.
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Primi chiarimenti del Ministero dello Sviluppo Economico in materia di efficienza energetica in edilizia.
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Rumori di calpestio: diagnosi e riqualificazione.
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Considerazioni per un nuovo decreto sui requisiti acustici passivi.
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Riduzione della rumorosità di un impianto VMC con interventi di manutenzione ordinaria.
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Il futuro conto termico nella strategia per la riqualificazione energetica del parco immobiliare nazionale.
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La norma UNI 10351: 2015.
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L’analisi dei ponti termici.
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Una strada in salita per salvare il clima. La conferenza Cop21 di Parigi.
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Campagna abbonamenti ANIT
Fondatore Sergio Mammi
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si può. Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.
EDITORIALE
LA MATURAZIONE DELLA PROPOSTA ASSOCIATIVA
“Il riscaldamento climatico”, disegno di Sergio Mammi.
Hanno collaborato: Ing. Clara Peretti, Segretario Generale Consorzio Q-RAD e Libera professionista. Ing. Giovanni Ferrarini, DII Università degli Studi di Padova e ITC-CNR Padova. Eugenio Fontana, Socio ANIT Ingegnere Libero Professionista - Aqust srl. Alberto Oreglia, Tecnica 7 - VMC Group. Matteo Borghi - Responsabile Acustica ANIT. Ing. Alessandro Panzeri - Ricerca e Sviluppo ANIT. Ing. Stefano Benedetti, staff ANIT. Arch. Susanna Mammi, Ufficio Stampa ANIT. Arch. Daniela Petrone - Vice Presidente ANIT.
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Finalmente il progetto energetico dell’edificio Come cambia l’approccio all’edificio con il DM 26/06/15. Il recepimento della direttiva pone al centro delle attività legate all’efficienza energetica in edilizia, il progetto di governo energetico dell’edificio. Se prima del 1 ottobre 2015 i modellizzatori energetici degli edifici dovevano prevalentemente essere competenti sul tema dell’energia per il servizio di riscaldamento dell’edificio e a macchia di leopardo sul territorio nazionale anche sul tema della produzione di acqua calda sanitaria, ora l’argomento di competenza è l’energia consumata dall’edificio per i servizi di riscaldamento, acqua calda sanitaria, ventilazione, raffrescamento e illuminazione.
墌 Il numero 53 è on-line su www.anit.it
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Trimestrale N°53 - Anno XVI - Settembre 2015 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
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Considerazioni sul tempo. Riteniamo che per il professionista il tempo sia un valore rilevante per il successo della propria attività e per la qualità del prodotto intellettuale e poi fisico che si produce. Il settore edile ha il pregio di essere un settore vivo, dove a seguito di un progetto o di un’idea, la forma diventa contenuto e sostanza. In edilizia le scelte intelligenti che riescono a coniugare tecnologia, tecnica, materiale ed estetica sono frutto di un’approfondita sintesi di competenza, esperienza e confronto. Sulla base di questa valutazione generale l’impegno dell’associazione nei confronti degli associati è di metterli nelle condizioni di avere più tempo a disposizione. Come? Gli argomenti relativi all’efficienza energetica e all’acustica in edilizia vengono presidiati
colonna sonora
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L’argomento “energia” nell’ edificio è un argomento vasto che richiede approfondimento, competenze, esperienza e studio. Il progetto energetico dell’edificio ha come risultati la redazione del documento ex-Legge 10 che racchiude i principali risultati di calcolo delle valutazioni realizzate e indica alla direzione lavori materiali, componenti e principali nodi dell’edificio. La modifica all’approccio globale oltre che alla progettazione dell’energia nell’edificio si ripercuote anche sui contenuti degli APE e quindi sulla preparazione tecnica dei soggetti certificatori. Le competenze del progettista energetico si sviluppano su una solida competenza edile relativa alle tipologie costruttive in essere sul territorio nazionale e alla loro caratterizzazione igrotermica.
Thom Yorke, Atoms for peace • Roy Orbison, You’ll never walk alone Kendrick Lamar, Alright • Panda Bear, Sequential circuits Father John Misty, Bored in the U.S.A. • Blur, Lonesome street Joanna Newsom, Leaving the city • Holly Herndon, Home Tame Impala, Let it happen • Alabama Shakes, Gimme all your love
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da ANIT con le sintesi delle novità sul piano legislativo e sul piano normativo. Il lavoro di sintesi, semplificazione e chiarificazione che ANIT svolge non può sostituire il tempo da dedicare allo studio che il professionista deve riservarsi in quanto operatore intellettuale, ma può un essere un veicolo di indirizzamento dei contenuti da approfondire. Secondo questa ottica vengono prodotti periodicamente gli aggiornamenti legislativi veicolati attraverso la mailing list e riservate ai soci le guide e gli articoli di approfondimento. La rivista dell’Associazione, Neo Eubios, affronta i temi dell’isolamento termico e acustico con un taglio maggiormente dettagliato, se le guide spiegano i contenuti di leggi e norme a volo d’uccello, gli articoli di Neo Eubios hanno un taglio più legato alla pratica, alla ricerca in campo e all’esperienza. Domande, dubbi, perplessità e necessità di confronto sono un aspetto rilevante del’’attività professionale poiché la realtà è complessa e non facilmente categorizzabile e modellizzabile. Buonsenso, conoscenza dei modelli di calcolo e dei limiti di essi e padronanza dello spirito delle norme, portano il servizio di chiarimenti predisposto via mail e o telefonico ad un elevato apprezzamento. ANIT si pone come centro di confronto attivo con i propri associati che comprendono professionisti marginalmente coinvolti nella parte di efficienza energetica ed acustica degli edifici o che sono veri e propri opinion leader.
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In edilizia le scelte intelligenti che riescono a coniugare tecnologia, tecnica, materiale ed estetica sono frutto di un’approfondita sintesi di competenza, esperienza e confronto. Breve storia dei servizi associativi Nell’autunno 2014 l’associazione ha deciso di porsi nei confronti degli associati come ente di riferimento per avere “le risposte per l’isolamento termico e acustico in edilizia”. Per avere le risposte l’associato deve poter porre domande, da qui l’attivazione del servizio di chiarimenti, e deve poter avere risposte rapide su contenuti frequenti e consolidati (guide Anit). Tra le risposte alle problematiche di efficienza energetica e acustica in edilizia che abbiamo predisposto nel 2015 vi sono la possibilità di produrre i principali documenti di progettazione legati ai nostri temi: - La relazione DPCM 5.12.97 per i requisiti acustici passivi - L’isolamento termico delle strutture opache dal punto di
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vista invernale, estivo e igrotermico e bidimensionale - La relazione Legge 10 - L’attestato di prestazione energetica Gli applicativi che abbiamo sviluppato nel corso del 2015 sono tali da aver reso la proposta associativa completa per la parte di risposte professionali. Proseguiremo nel migliorare gli attuali software rendendoli più completi, più coerenti e il più possibili trasparenti. Riteniamo che il professionista debba essere messo nelle condizioni di capire quali passaggi sono “sotto” il motore del calcolo il più possibili riconducibili alla descrizione dei modelli contenuti nelle norme di calcolo. Buon 2016 a tutti gli associati.
Alessandro Panzeri, ricerca e sviluppo ANIT.
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SISTEMI IMPIANTISTICI E PONTI TERMICI: ANALISI DELLE NORMATIVE E PROPOSTA DI UNA METODOLOGIA DI CONFRONTO di * Ing. Clara Peretti, Ing. Giovanni Ferrarini
Il presente articolo approfondisce e analizza l’attuale panorama normativo e i relativi approcci di calcolo per tenere in considerazione il fenomeno dei ponti termici legato ai sistemi impiantistici (di emissione e di distribuzione). Il lavoro propone inoltre una metodologia di confronto numerico su differenti terminali di emissione. Introduzione Il concetto di ponte termico è legato alle dispersioni di calore dell’involucro edilizio. Le tipologie più frequenti sono i ponti termici strutturali e quelli geometrici. Nel primo caso la presenza di elementi eterogenei di diversa conduttività termica incrementa il flusso termico, nel secondo la presenza di spigoli provoca un addensamento delle isoterme con un aumento del flusso termico. Le conseguenze dell’eterogeneità del flusso sono di tipologia diversa, tra queste: - Aumento del flusso energetico - Riduzione della temperatura superficiale delle parti interne dell’involucro e formazione di condensa superficiale
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- Riduzione della temperatura interna di pareti, solai, coperture confinanti con l’esterno e formazione di condensa interstiziale - Variazione della temperatura superficiale esterna. Esempi di ponti termici strutturali e geometrici sono riportati in Figura 1:
Oltre alle due tipologie descritte negli edifici si possono verificare dispersioni di calore nell’involucro edilizio causate dalla presenza di sistemi impiantistici, quali ad esempio radiatori installati sulle pareti perimetrali, tubazioni e canalizzazioni. La presenza di tali contributi aumenta la dispersione di calore verso l’esterno e, paral-
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1b Figura 1. Esempi di ponti termici in sezioni di muratura perimetrale. 1a ponte termico strutturale (muratura interrotta da pilastro in calcestruzzo) 1b ponte termico geometrico (angolo). Le analisi agli elementi finiti mediante software mostrano le distribuzioni di temperatura
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Figura 2. Esempio di ponti termici generati da radiatori in nicchia: immagini termografiche. Si nota l’incremento di temperatura superficiale esterna in corrispondenza ai radiatori posizionati sotto le finestre.
lelamente, diminuisce le prestazioni dei sistemi impiantistici. Un esempio di tali dispersioni è rappresentato in Figura 2. L’attuale panorama normativo Le metodologie di calcolo dei ponti termici strutturali e geometrici sono definite da standard internazionali recepiti a livello europeo ed italiano: i principali sono la norma UNI EN ISO 14683 e la norma UNI EN ISO 10211. Le principali grandezze coinvolte nei calcolo dei ponti termici sono riportate in Tabella 1:
Per quanto riguarda i sistemi impiantistici gli standard di riferimento sui rendimenti sono: • UNI EN 15316-2-1 • UNI/TS 11300-2. Lo standard europeo UNI EN 15316-2-1 è attualmente in revisione. La principale novità riguarda la modifica della metodologia di calcolo: non vengono più riportati i rendimenti (metodo tedesco), bensì le differenze di temperatura Δ (metodo francese). A gennaio di quest’anno è stato inoltre creato un nuovo gruppo di lavoro all’interno della commissione tecnica TC 130. Si tratta del gruppo di lavoro
WG13 dal titolo “Determination of parameters for the efficiency of heating and cooling emission products in relation to prEN 15316-2”. Tali standard e attività dei gruppo di lavoro non sono descritti nel presente articolo perché ancora non definitivi: saranno oggetto di approfondimenti futuri. A livello italiano, le metodologie di calcolo per la determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione invernale sono riportate nella norma UNI/TS 11300-1. La norma suggerisce quale metodologia adottare per la valutazione della tra-
Tabella 1. Ponti termici: grandezze, simboli e unità di misura
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smittanza termica lineica espressa in W/(m·K). La norma riporta che i valori di trasmittanza termica lineare devono essere determinati: • nella valutazione di progetto: - attraverso il calcolo secondo la UNI EN ISO 10211 - attraverso l’uso di atlanti di ponti termici conformi alla UNI EN ISO 14683 • per gli edifici esistenti: - in aggiunta ai metodi di cui sopra, con metodi di calcolo manuale conformi alla UNI EN ISO 14683. La norma specifica inoltre che è sempre da escludersi l’utilizzo del valori di progetto della trasmittanza termica lineare dell’Allegato A della UNI EN ISO 14683. Per quanto riguarda i sistemi impiantistici lo standard di riferimento italiano è la UNI/TS 11300-2, che fornisce le metodologie per la determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale. Nello standard sono riportati i metodi per la valutazione delle perdite collegate a sistemi impiantistici che possono incrementare le dispersioni verso l’esterno.
Queste sono descritte di seguito: • Sistemi di emissione: radiatori su parete esterna. In questa configurazione il rendimento base di emissione viene ridotto di 0.04. Ad esempio si passa da 0.98 a 0.94 per carico termico medio annuo inferiore a 4 W/m3. • Sistemi di emissione: sistemi radianti. Per sistemi radianti a pavimento, a parete o a soffitto, annegati nelle strutture disperdenti è prevista una correzione dei rendimenti di emissione attraverso una la seguente formula:
dove: Uint è la trasmittanza termica della parte di struttura dal lato interno rispetto all’asse dei tubi; Uest è la trasmittanza termica della parte di struttura dal lato esterno rispetto all’asse dei tubi. • Sistemi di distribuzione: interruzioni dell’isolamento della tubazione: - per staffaggi di linea non isolati (con interruzione dell’isolamento, scoperti), maggiorare del 10% la lunghezza totale della tubazione; - per singolarità in centrale termi-
ca: lunghezza equivalente di tubazione non isolata dello stesso diametro del componente scoperto. Un ulteriore aspetto che concorre nella valutazione dell’entità del ponte termico collegato ai sistemi impiantistici è la temperatura del fluido termovettore. Lo standard UNI/TS 11300-2 prevede una riduzione del rendimento in funzione della temperatura nei seguenti casi: • Riduzione del rendimento di emissione per radiatori installati su parete esterna quando la temperatura dell’acqua è superiore a 55°C • Variazione del rendimento di distruzione per t • Temperature di mandata e ritorno di progetto di differenti da 80/60 °C per radiatori, ventilconvettori e sistemi radianti. Si può notare che per le tipologie di sistemi di emissione (radiatori e sistemi radianti) sopra descritti le metodologie di calcolo si differenziano e provocano quindi riduzioni diverse. A titolo di esempio si riportano di seguito in Tabella 2 alcuni dati di confronto derivanti dall’applicazione dello standard UNI/TS 11300-2.
Tabella 2. Confronto rendimenti di emissione per sistema radiante a parete e radiatore su parete esterna.
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Dal confronto emerge che il rendimento di emissione di sistema radianti a bassa differenza di temperatura risulta inferiore, nonostante la presenza di isolante (conforme ad UNI EN 1264), ovvero con strato isolante dietro alle tubazioni con resistenza termica superiore a 1.5 m2 K/W. Si evidenzia inoltre che la temperatura del fluido termovettore nel caso di sistemi radianti non viene mai considerata. Il minimo rendimento di emissione che si ottiene per radiatori ad alta temperatura su parete non isolata è 0.92, valore sempre superiore ai rendimenti di emissione dei sistemi radianti installati su parete a contatto con l’esterno. Alla luce di tali considerazioni emerge la necessità di un approfondimento della fenomenologia dei diversi sistemi. Una proposta di procedura di analisi viene descritta di seguito. Analisi e confronto di sistemi di emissione idronici: proposta di una metodologia di studio L’analisi intende sfruttare la modellazione numerica (con l’utilizzo del software Comsol Multiphysics) per confrontare due sistemi di emissione: radiatore e pavimento radiante. Entrambi i terminali sono posizio-
I risultati del confronto sulla parete disperdente dietro il radiatore mostrano un incremento del flusso termico del 6.5% nel Caso 1 (radiatore) rispetto al Caso 2 (pavimento radiante). I principali dati ottenuti dalle simulazioni sono riportati nella tabella e nella figura seguente. Figura 3. Posizionamento dei terminali, evidenziati in colore violetto, all’interno della stanza. Nel Caso 1 la stanza è dotata di un radiatore (immagine a sinistra) mentre nel Caso 2 è dotata di un pavimento radiante (immagine a destra) nati all’interno di una stanza che ha due pareti disperdenti verso l’ambiente esterno, rappresentando la condizione tipica di un angolo in un edificio multipiano. Il confronto viene effettuato in regime di riscaldamento, con temperatura dell’aria interna pari a 20°C e temperatura dell’ambiente esterno pari a 0°C. Entrambi i sistemi emettono in ambiente la stessa potenza termica. Il modello prevede alcune assunzioni, derivate da un’impostazione analitica, che permettono di ridurre il carico computazionale. La principale è la valutazione di un singolo nodo aria interno, per cui gli scambi convettivi interni vengono calcolati tramite una relazione lineare che utilizza i coefficienti convettivi
presenti in letteratura. Lo scambio termico globale tra le superfici esterne della stanza e gli ambienti adiacenti o esterni è valutato anch’esso con una relazione lineare, utilizzando i coefficienti liminari secondo normativa o letteratura. Lo scambio termico radiante all’interno della cella è calcolato dal software tenendo in considerazione l’emissività delle superfici e la loro reciproca orientazione. Queste assunzioni permettono di eseguire rapidamente i processi di calcolo, con un’accurata modellazione dello scambio radiante, a fronte di una limitazione nella valutazione dello scambio convettivo. Le caratteristiche principali della stanza e della simulazione sono descritte nella tabella seguente.
Conclusioni e prospettive Nell’attuale contesto normativo il livello di prestazione energetica richiesta agli edifici è sempre crescente: l’importanza dei ponti termici assume quindi un’importanza primaria. Alla luce delle recenti evoluzioni normative risulta fondamentale approfondire il fenomeno dei ponti termici collegato ai sistemi impiantistici. L’analisi della normativa tecnica vigente presenta infatti diversi approcci a seconda del metodo di riferimento che viene utilizzato. In questo articolo viene proposta una metodologia di analisi numerica per il confronto tra diversi sistemi di emissione. Il metodo si dimostra in grado di quantificare le anomalie termiche legate alla presenza e al posizionamento dei sistemi. Il lavoro futuro estenderà questa procedura ad altri casi studio, che verranno anche supportati da indagini strumentali sul campo. Bibliografia Comsol Multphysics Version 4.4, 2013.
Tabella 3. Caratteristiche e parametri per la simulazione
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Figura 4. Distribuzione di temperatura superficiale sulla parete esterna nel Caso 1 (radiatore). L’impronta termica del radiatore è chiaramente visibile sulla superficie. ree-dimensional enclosures, Energy Conversion and Management, 42 (4), 2001. UNI EN 1264:2009. Sistemi radianti alimentati ad acqua per il riscaldamento e il raffrescamento integrati nelle strutture UNI EN 15316-2-1:2008. Impianti di riscaldamento degli edifici - Metodo per il calcolo dei requisiti energetici e dei rendimenti dell’impianto - Parte 2-1: Sistemi di emissione del calore negli ambienti
EN ISO 6946:2007, Building components and building elements - Thermal resistance and thermal transmittance - Calculation method
UNI EN ISO 10211:2008. Ponti termici in edilizia - Flussi termici e temperature superficiali - Calcoli dettagliati
Khalifa, A.-J.N. Natural convective heat transfer coefficient - a review II. Surfaces in two- and th-
UNI EN ISO 14683:2008. Ponti termici in edilizia - Coefficiente di trasmissione termica lineica - Meto-
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di semplificati e valori di riferimento UNI/TS 11300-1:2014. Prestazioni energetiche degli edifici - Parte 1: Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale UNI/TS 11300-2: 2014. Prestazioni energetiche degli edifici Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria, per la ventilazione e per l’illuminazione in edifici non residenziali * Ing. Clara Peretti, Segretario Generale Consorzio Q-RAD e Libera professionista Ing. Giovanni Ferrarini, DII Università degli Studi di Padova e ITC-CNR Padova
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PRIMI CHIARIMENTI DEL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO IN MATERIA DI EFFICIENZA ENERGETICA IN EDILIZIA a cura di ANIT
Il documento pubblicato il 21 ottobre 2015 dal Ministero dello sviluppo economico il si propone di fornire chiarimenti per l’applicazione delle disposizioni previste dal decreto ministeriale 26 giugno 2015 recante modalità di applicazione della metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche e dell’utilizzo delle fonti rinnovabili negli edifici nonché dell’applicazione di prescrizioni e requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici, attuativo dell’articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, come modificato dalla Legge 3 agosto 2013, n. 90 e dal decreto ministeriale 26 giugno 2015 recante adeguamento del decreto del Ministro dello sviluppo economico, 26 giugno 2009 – Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici. Nel documento è evidenziato, per ogni disposizione oggetto di analisi, il dubbio riscontrato con maggior frequenza e fornito il relativo chiarimento. Il documento è stato predispo-
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sto con il supporto tecnico di ENEA e CTI e i contenuti sono stati oggetto di confronto con le principali associazioni di categoria del settore. DM 26 GIUGNO 2015 REQUISITI MINIMI 1. Allegato 1 punto 1.1 e 3.3 Per gli edifici di cui al paragrafo 3.1, di tutte le categorie così come definite al paragrafo 1.2 del Capitolo 1, in sede progettuale si procede alla verifica dell’EPgl,tot o dell’EPgl,nren? Si procede alla verifica che l’indice EPgl,tot sia inferiore all’indice EPgl,tot,limite calcolato per il corrispondente anno di vigenza. Oltre a ciò, si procede alla verifica di tutti gli altri requisiti previsti al punto 3.3. Non è prevista la verifica dell’ EPgl,nren. 2. Allegato 1 punto 3.4 L’obbligo di integrazione delle fonti rinnovabili in un edificio ad energia quasi zero è costituito esclusivamente dalla copertura del 50% della somma dei consumi previsti per ACS, riscaldamento e
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raffrescamento (paragrafo 1, lettera c) dell’Allegato 3 del DLgs 28/2011)? Il riferimento al paragrafo 1, lettera c) dell’Allegato 3 è da intendersi esplicativo della quota da fonti rinnovabili da garantire (50% della somma di ACS, riscaldamento e raffrescamento) a prescindere dalla decorrenza; l’obbligo di integrazione si riferisce comunque a tutte le prescrizioni contenute nell’Allegato 3 (50% di ACS e potenza elettrica installata) 3. Allegato 1 punto 3.4 Ai fini dell’identificazione di un edificio ad energia quasi zero, rimane valido quanto previsto ai punti 5, 6, 7 e 8 dell’Allegato 3 del D.Lgs 3 marzo 2011, n. 28? Sì 4. Come vanno interpretati gli obblighi di cui al comma 2 dell’Allegato 3 del D.Lgs 28/11 nel caso di utilizzo di una pompa di calore elettrica e del fotovoltaico? Il comma 2 dell’Allegato 3 del D.Lgs 28/11 si riferisce esclusivamente ai dispositivi o im-
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pianti che utilizzino l’energia elettrica tramite effetto Joule. 5. Allegato 1 punto 2.2 La sostituzione di una caldaia tradizionale a gas con una caldaia a condensazione a gas deve essere intesa come cambio di tipologia di generatore? Non costituisce cambio di tipologia poiché utilizza lo stesso vettore energetico e la stessa tecnologia di combustione. 6. Appendice A punto 2.1 e 2.2 Le verifiche di H’T e Asol/Asup,utile sono richieste per unità immobiliare o per intero fabbricato? La verifica dell’H’T e Asol/ Asup,utile si effettua per unità immobiliare. DM 26 GIUGNO 2015 LINEE GUIDA PER LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA 7. DM articolo 10 Non esistono nor me transitorie, per cui, mentre è chiaro che per compravendite e locazioni i nuovi APE seguiranno le nuove linee guida, cosa succede per le pratiche edilizie in corso, cioè le pratiche che hanno la richiesta di per messo a costruire prima dell’entrata in vigore del decreto requisiti e/o delle linee guida nazionali (e anche il i requisiti minimi)? Posso prospettarsi più casi: Visto che nella normativa si fa riferimento alla data di richiesta del permesso a costruire, i requisiti minimi restano quelli della normativa precedente e nella redazione dell’APE/ AQE finale si fa riferimento alle vecchie linee guida, ameno che non intervengano variazioni tali da richiedere un nuovo permesso a costruire - Oppure
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i requisiti minimi restano quelli della normativa precedente, mentre la redazione dell’APE/ AQE va fatta secondo le nuove linee guida (ma in questo caso verranno analizzati solo riscaldamento e acs o comunque tutti i servizi?...) - Oppure sia requisiti minimi che linee guida non seguono “la regola” della data della richiesta del permesso a costruire e quindi si applicano i nuovi decreti anche alle pratiche edilizie in corso.. C’è la possibilità di scegliere tra APE vecchio e metodo nuovo? I requisiti minimi da rispettare dipendono dalla data di richiesta del titolo abilitativo. La procedura e la normativa da seguire è quella in vigore a tale data. La redazione dell’AQE a cura del direttore dei lavori avverrà secondo le procedure e le metodologie di calcolo vigenti alla data della richiesta del permesso a costruire. L’attestato di prestazione energetica deve essere redatto seguendo la legislazione e la normativa in vigore al momento della produzione dell’attestato. Dal 1 ottobre 2015 varrà quindi solo la nuova procedura (DM interministeriale 26 giugno 2015) di redazione dell’APE. Nel campo “informazioni aggiuntive” del nuovo APE può essere 4 riportata la vecchia classe energetica e la vecchia prestazione energetica. 8.Appendice B, prima pagina, campo destinazione d’uso Quali, tra gli edifici della categoria E.1, sono le destinazioni d’uso “residenziali”? Per quali categorie è necessario con-
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siderare i servizi di illuminazione e trasporto? Ai fini della compilazione dell’APE e nell’ambito del DM Interministeriale 26 giugno 2015, tra gli edifici di categoria E.1, si considerano “non residenziali” le seguenti sotto-categorie: E.1.(1) bis: collegi, conventi, case di pena, caserme; E.1.(3): edifici adibiti ad albergo, pensione ed attività similari. Si considerano “residenziali” solamente le seguenti sottocategorie: E.1 (1) abitazioni adibite a residenza con carattere continuativo, quali abitazioni civili e rurali; E.1 (2) abitazioni adibite a residenza con occupazione saltuaria, quali case per vacanze, fine settimana e simili. I servizi di illuminazione e trasporto vanno considerati per tutti gli edifici non residenziali. Per quanto riguarda i servizi energetici da considerare a seconda della destinazione d’uso, si consideri che gli alberghi, le pensioni e attività similari rientrano nel “settore terziario”, per cui i servizi energetici di illuminazione e trasporto vanno considerati ai fini della prestazione energetica dell’edificio (cfr. definizione di “prestazione energetica di un edificio” contenuta nella Legge 90/13). 5 Inoltre il testo del decreto 26 giugno 2015, al capitolo 2, specifica che l’obbligo di determinazione dell’indice di prestazione per l’illuminazione degli ambienti è esteso anche per collegi, conventi, case di pena e caserme (appartenenti alla categoria E.1.(1)). Quindi, anche se non esplicitamente detto, per analogia, si faccia lo stesso anche per il servizio di trasporto.
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9. E’ ammessa la possibilità di produrre un APE nel quale sia indicata contemporaneamente Residenziale e Non residenziale? No, poiché secondo quanto indicato all’Art. 1, nel caso in cui coesistano porzioni di immobile adibite ad usi diversi, laddove non sia possibile trattare separatamente diverse zone termiche, l’edificio è valutato e classificato in base alla destinazione d’uso prevalente in termini di volume riscaldato. Da tenere presente che, considerando la metodologia di calcolo, è praticamente sempre possibile poter suddividere in zone termiche; tuttavia, nei rari casi in cui questo non sia possibile, si suggerisce di classificare secondo la destinazione d’uso prevalente. 10. Appendice B, prima pagina, campo oggetto dell’attestato Cosa si intende per intero edificio, unità immobiliare e gruppo di unità immobiliari? Quando si può certificare un intero edificio, una unità immobiliare e un gruppo di unità immobiliari? Per intero edificio si intende un edificio con una sola unità immobiliare (per esempio una villetta monofamiliare, una palazzina uffici, un hotel,). Per unità immobiliare si intende una sola unità in un edificio pluri-unità. Per il gruppo di unità immobiliari si deve far riferimento a quanto previsto dall’art.6 del D.Lgs.192/2005: 4. L’attestazione della prestazione energetica può riferirsi a una o più unità immobiliari facenti parte di un medesimo edificio. L’attestazione di prestazione
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energetica riferita a più unità immobiliari può essere prodotta solo qualora esse abbiamo la medesima destinazione d’uso, la medesima situazione al contorno, il medesimo orientamento e la medesima geometria e siano servite, qualora presente, dal medesimo impianto termico destinato alla climatizzazione invernale e, qualora presente, dal medesimo sistema di climatizzazione estiva. L’attestato di prestazione energetica, di norma, si riferisce ad una sola unità immobiliare. La certificazione per “intero edificio” è possibile quando si tratta di un edificio composto da una sola unità immobiliare (per esempio una villetta monofamiliare, una palazzina uffici, un hotel). La redazione di un solo attestato di prestazione energetica per un 6 “gruppo di unità immobiliari” è raro e deve far riferimento a quanto previsto dall’art.6 del D.Lgs.192/2005. In questo caso l’attestato fa riferimento ad una unità rappresentativa e i valori riportati nell’ape sono ad essa riferiti. 11. Appendice B, prima pagina, servizi energetici presenti E’ necessario indicare i servizi energetici effettivamente presenti nell’edificio oppure i servizi energetici valutati nel calcolo della prestazione energetica? E’ necessario indicare i servizi energetici valutati o, eventualmente, “simulati” nel calcolo della prestazione energetica. Per esempio nel caso in cui un edificio residenziale non sia riscaldato e non abbia l’impianto di produzione dell’ACS (acqua
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calda sanitaria) essi saranno comunque indicati tra i servizi perché è necessario simularli. Per tenere traccia del fatto che i consumi indicati sono stati calcolati “simulando” la presenza di un impianto fittizio/ convenzionale, si indichi, nella tabella degli impianti a pagina 3 dell’attestato, “impianto simulato in quanto assente”. In questo caso non si compilano i campi delle potenze ecc. ma solo le efficienze medie e i fabbisogni EP “simulati”. 12. Servizi energetici presenti: edifici non dotati di impianto di climatizzazione invernale. Nel caso di unità dotate di impianto di climatizzazione estiva, ma nelle quali non è presente l’impianto di riscaldamento, è necessario simulare l’impianto di climatizzazione invernale come sempre presente? Sì, visto che nel testo delle Linee guida è scritto: Il calcolo della prestazione energetica si basa sui servizi effettivamente presenti nell’edificio in oggetto, fatti salvi gli impianti di climatizzazione invernale e, nel solo settore residenziale, di produzione di acqua calda sanitaria che si considerano sempre presenti. 13. Appendice B, prima pagina, prestazione energetica globale Quale è la superficie utile da mettere al denominatore nel calcolo degli indici di prestazione energetica? Secondo la definizione n.50 dell’allegato A del D.Lgs.192/2005: La superficie utile è la superficie netta calpestabile dei volumi interessati dalla climatizzazio-
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ne ove l’altezza sia non minore di 1,50 m e delle proiezioni sul piano orizzontale delle rampe relative ad ogni piano nel caso di scale interne comprese nell’unità immobiliare, tale superficie è utilizzata per la determinazione degli specifici indici di prestazione energetica. Per “volumi interessati dalla climatizzazione” si intende l’unione dei volumi riscaldati e raffrescati, corrispondenti a superfici riscaldati o raffrescati (vedere prUNI/TS 11300-5). Tale superficie, così come definita, è utilizzata al denominatore 7 per la determinazione degli indici di prestazione energetica di tutti i servizi.
molto probabilmente, non sarà conveniente dal punto di vista economico). Sarà responsabilità del certificatore inserire le raccomandazioni con tempo di ritorno più breve. Sarà discrezione dell’utente capire che interventi con tempo di ritorno elevato o con miglioramenti di prestazione molto ridotti saranno poco appetibili.
14. Appendice B, seconda pagina, raccomandazioni In un edificio senza impianto, in cui si simula l’impianto di riscaldamento, ha senso inserire le raccomandazioni? Le raccomandazioni vanno inserite anche per edifici ad altissima prestazione energetica? Le raccomandazioni sono un elemento obbligatorio del certificato, pena la sua invalidità. In assenza di impianto, il certificatore deve inserire almeno le raccomandazioni relative all’involucro, segnando nelle note che l’edificio non è dotato di impianto e dare indicazioni circa una possibile soluzione impiantistica riguardante il riscaldamento invernale e la produzione di acqua calda sanitaria. Le raccomandazione vanno sempre inserite, anche per quelli ad altissima prestazione energetica. Anche un nZEB potrebbe migliorare la prestazione energetica (anche se,
16. Appendice B, terza pagina, dati di dettaglio degli impianti Cosa si intende per “impianti combinati”? Per “impianto combinato” si intende un impianto asservente più servizi energetici. Suggeriamo comunque di non compilare tale riga in quanto i generatori sono già presenti nelle righe relative ai vari servizi.
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15. Appendice B, seconda pagina, raccomandazioni Il tempo di ritorno è un tempo di ritorno semplice o un VAN? Per tempo di ritorno nella redazione dell’APE si intende il tempo di ritorno semplice.
17. Appendice B, terza pagina, dati di dettaglio degli impianti Cosa bisogna scrivere nelle righe “Produzione da fonti rinnovabili”? Per le fonti rinnovabili si elenchino gli impianti utilizzanti fonti rinnovabili in situ presenti nell’edificio, quali, ad esempio pompe di calore (anche già presente sopra), solare termico, fotovoltaico, ecc. ; Per questi impianti ci si limiterà ad indicare la potenza nell’apposita colonna. In particolare si indicheranno:
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potenza di picco per il fotovoltaico, la potenza nominale elettrica per il minieolico, la potenza utile per le pompe di calore. Tutte le potenze si indichino espresse in [kW]. Nel caso di collettori solari termici, invece della potenza in kW si indicherà il valore della superficie di apertura installata in m2. 18. Appendice B, terza pagina, dati di dettaglio degli impianti. Cosa indicare come potenza dell’impianto nel caso di trasporto di cose e persone? Si indichi la somma delle potenze elettriche dei motori degli ascensori e delle scale mobili. 19. Appendice D, prima pagina, caratteristiche costruttive Come si compilano i campi relativi alle caratteristiche costruttive? Si propone di scegliere l’informazione prevalente in termini di superficie per copertura, struttura, telaio, vetro e ombreggiatura. Per quanto riguarda le superfici, si propone di sommare la totalità delle aree di telaio presenti, anche di tipologia diversa. Con la medesima logica saranno quindi inserite le superfici di vetro e ombreggiatura (intendendo esclusi gli aggetti verticali, orizzontali e le ostruzioni esterne).
CTI ENEA e tutti gli altri enti coinvolti nella stesura delle FAQ hanno già preparato e proposto al Mise altri quesiti soprattutto sull’applicazione dei requisiti minimi che speriamo vengano pubblicate a breve.
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Fortunatamente questa situazione può essere agevolmente corretta attraverso la realizzazione di un controsoffitto ad elevate prestazioni fonoisolanti ancorato solo alle pareti laterali così da essere assolutamente disaccoppiato dalla soletta da trattare.
RUMORI DI CALPESTIO: DIAGNOSI E RIQUALIFICAZIONE di Eugenio Fontana, Stefano Benedetti
La diagnosi Le misure ante operam e lo studio delle strutture dell’edificio, hanno permesso di individuare le prestazioni di partenza e l’intervento correttivo migliore. A quante persone è capitato di acquistare casa, ristrutturarla e finalmente andarci ad abitare, per poi scoprire di ritrovarsi sottoposti a insopportabili rumori che disturbano giorno e notte la propria esistenza? Purtroppo questa esperienza è fin troppo comune negli innumerevoli edifici plurifamiliari che compongono le nostre città. Mentre negli ultimi anni abbiamo imparato a fare attenzione a quanto consuma la nostra casa, continuiamo in genere a ignorare quanto ci protegge dai rumori circostanti. Inoltre il numero di edifici con scarsa protezione ai rumori, supera di gran lunga il numero di vicini rumorosamente molesti, quindi un’attenzione maggiore all’aspetto dell’isolamento acustico degli edifici, non solo migliorerebbe la qualità della vita all’interno di case e uffici, ma ridurrebbe drasticamente anche molti “problemi di vicinato”.
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Il problema Il caso in esame ricade proprio in questa circostanza, dove i nuovi proprietari, al rientro dalle lunghe ferie dell’inquilino di sopra, hanno scoperto di poter riconoscere ogni singolo passo del vicino perché accompagnato da un improbabile scricchiolio del solaio in legno. Oltretutto i responsabili dei rumori non erano un’allegra combriccola di studenti universitari fuori sede, ma una coppia di gentilissimi pensionati, che svolgevano una vita molto tranquilla. Il disturbo quindi era imputabile completamente allo scarso isolamento del solaio che trasmetteva “amplificandole” tutte le sollecitazioni ricevute. Nella recente ristrutturazione, il progettista delle opere, pur avendo eseguito interventi su tutte le superfici, non aveva tenuto in debito conto il tema dell’isolamento acustico soprattutto nei confronti dell’unità abitativa soprastante, se-
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In particolare le misure fonometriche in opera restituiscono informazioni oggettive sulla prestazione di isolamento prima della riqualificazione, e in molti casi lo studio delle frequenze aiuta nell’individuazione dei punti deboli.
parata da un sottile solaio in assito di legno, limitando l’intervento ad un tamponamento in cartongesso tra una trave e l’altra avente finalità prettamente estetica. Come premesso l’assenza del vicino di casa per un lungo periodo di tempo, inoltre, non ha reso evidente da subito il deficit di isolamento che è emerso poi in tutta la sua importanza. Si ritiene utile evidenziare che il problema affrontato sia “tipico” degli edifici più datati ed è legato proprio alla tipologia costruttiva, caratterizzata dalla presenza di solai leggeri in legno (che suggeriscono in modo inequivocabile la presenza del punto debole acustico), e da una elevata massa delle pareti (nel nostro caso costituite in gran parte da muri in mattone pieno da 50cm), che, al contrario delle solette, assicurano una limitata trasmissione di rumore laterale.
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Le misure devono essere opportunamente supportate dall’analisi delle strutture circostanti, le quali permettono di individuare l’efficacia o meno degli interventi migliorativi. Nel caso in esame, la presenza di pareti laterali molto massive escludeva le trasmissioni laterali come punto debole. Le misure però hanno permesso di accertare l’assenza di ponti acustici, quali passaggi impiantistici o cavedi/intercapedini non isolati. La figura 3 mostra la misura di indice di livello di calpestio proveniente dall’appartamento soprastante. Le figure 1 e 2 riportano le piante dell’appartamento.
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Il rivestimento in parquet del solaio era in grado di fonoisolare sufficientemente le alte frequenze, mentre le componenti di calpestio alle basse frequenze erano molto disturbanti. Inoltre in questi casi una prova di calpestio “classica” ai sensi del DPCM 5.12.97 non è sufficiente a descrivere il disturbo che proveniva maggiormente dallo scricchiolio del solaio sotto i passi del vicino, disturbo non riproducibile da una macchina di calpestio. Tuttavia i risultati ottenuti si sono rivelati molto interessanti. La riqualificazione Con l’obiettivo di realizzare un sistema fonoisolante completamente distaccato dal solaio, l’intervento è consistito in:
- Posa di doppia lastra in cartongesso da 12mm cadauna, una delle quali accoppiata a 20mm di gomma vulcanizzata (Figura 8)
Figura 6: dettaglio dei telaietti ad “omega” di supporto dei telaietti secondari
Figura 3: indice di livello di calpestio disturbante
- Realizzazione di opportuno sistema di travi (con sezione ad H) aventi una luce di 5m (tali da attraversare la stanza nel lato più corto) ancorate alle pareti laterali tramite opportune mensole. Le mensole sono state disaccoppiate dalle pareti tramite l’interposizione di materiale viscoelastico (Figura 4) - Ancoraggio del sistema di travatura secondaria alla quale fissare il controsoffitto tramite l’impiego di opportuni telaietti ad “omega” appoggiati alla trave principale anch’essi disaccoppiati dalle travi portanti sempre attraverso l’interposizione del medesimo materiale viscoelastico (figure 5 e 6) - Inserimento di materiale fonoassorbente in fibra di poliestere (figura 7)
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Figura 7: dettaglio del telaio del controsoffitto completo con materiale fonoassorbente Figura 4: dettaglio delle travi principali e della mensola di ancoraggio
Figura 5: dettaglio dei telaietti ad “omega” di supporto dei telaietti secondari
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Figura 8: dettaglio delle lastre di cartongesso impiegate
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Da notare come tali interventi debbano necessariamente tenere in debito conto le normali flessioni delle vecchie travi in legno che dovranno essere inglobate nel controsoffitto; la freccia da esse offerta (di circa 20cm), infatti, rende necessario distanziare opportunamente il nuovo controplaccaggio e crea inevitabilmente una intercapedine di dimensione variabile che deve essere opportunamente assorbita. Il collaudo Nonostante l’intervento migliore per ridurre i rumori di calpestio sia quello di intervenire direttamente sulla sorgente, ovvero con un sistema di calpestio “sotto i piedi del disturbante”, nell’impossibilità pratica di eseguire tale intervento quello che si è creato con le opere descritte è un controplaccaggio solidale con le pareti laterali massive completamente disaccoppiato dalla soletta esistente, la cui performance acustica è confermata sia dalle misure di collaudo seguenti che dalla soddisfazione espressa dal proprietario. Si evidenzia che la misura fonometrica di collaudo (figura 9), eseguita al termine dei lavori, è stata condotta da tecnici esterni, consulenti del proprietario, che hanno verificato quindi l’efficacia dell’intervento e la bontà della realizzazione.
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Figura 10: indice di livello di calpestio post operam
È utile ricordare che tale risultato è ottenuto grazie alle specifiche condizioni al contorno, ovvero ridotte trasmissioni laterali, assenza di ponti acustici specifici e punto debole indivduabile esclusivamente nel solaio leggero.
Figura 9: collaudo dell’indice di livello di calpestio
I risultati ottenuti hanno confermato l’efficacia della scelta progettuale e l’ottima realizzazione da parte dell’impresa intervenuta.
Conclusione La tabella 1 mostra il confronto tra l’indice di livello di calpestio prima e dopo l’intervento. Il miglioramento ottenuto è significativo, pari a 24 dB, risultato
Tali risultati quindi sono ritrovabili in situazioni confrontabili a quella presentata e non estensibili a tutti gli altri problemi di calpestio.
Infine è molto importante prestare attenzione all’isolamento acustico dell’unità immobiliare che si sta per abitare perché questo potrà influire significativamente sulla qualità della vita.
ricordino di tendere sempre al miglioramento dell’isolamento acustico soprattutto in caso di intervento di ristrutturazione o riqualificazione energetica.
Intervenire prima è ovviamente sempre più agevole che correre ai ripari dopo.
* Eugenio Fontana Socio ANIT Ingegnere Libero Professionista Aqust srl
È inoltre auspicabile che tutti i professionisti del settore si
Stefano Benedetti staff ANIT
comparabile con un buon sistema anticalpestio sulla sorgente. La figura 10 mette a confronto le prestazioni di isolamento nel dominio delle frequenze mostrando un miglioramento su tutto lo spettro.
Tabella risultati
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CONSIDERAZIONI PER UN NUOVO DECRETO SUI REQUISITI ACUSTICI PASSIVI A cura del Gruppo di Lavoro di acustica ANIT *
INTRODUZIONE Negli ultimi mesi si è ricominciato a parlare della pubblicazione di un nuovo decreto sul tema dei requisiti acustici passivi degli edifici.
di Lavoro di acustica ANIT, composto da soci aziende e soci individuali, propone con questo articolo alcune semplici considerazioni su questi argomenti.
La Legge Europea 2013 bis (Legge 30-10-2014, n. 161, in vigore dal 25 novembre 2014) infatti, all’articolo 19, delega il Governo ad “adottare, entro 18 mesi […], uno o più decreti legislativi per il riordino dei provvedimenti normativi vigenti in materia di tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico prodotto dalle sorgenti sonore fisse e mobili”. Inoltre al comma 2 lettera g del medesimo articolo si legge che un decreto legislativo dovrà riguardare la “semplificazione delle procedure autorizzative in materia di requisiti acustici passivi degli edifici” Pertanto sembra vi sia, in un certo senso, spazio per la scrittura di un nuovo documento sull’acustica edilizia che andrà ad abrogare il D.P.C.M. 5-12-1997 “Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici”. Ma come dovrà essere impostato il decreto? Quali aspetti dovrà chiarire rispetto al documento del 1997? Certamente il “nuovo DPCM” dovrà rispondere a molte domande. In particolare però si ritiene che dovrà individuare chiaramente il proprio campo di applicazione, i valori limite da rispettare e le procedure di verifica e controllo. Il Gruppo
CAMPO DI APPLICAZIONE Ad avviso del gruppo ANIT un nuovo decreto sull’acustica edilizia dovrà prevedere limiti di legge per: • Isolamento dai rumori aerei provenienti da altri ambienti abitativi o da ambienti di uso comune (ad es. vani scala) • Isolamento dai rumori esterni • Isolamento dai rumori da calpestio • Isolamento dai rumori da impianti a funzionamento continuo e discontinuo • Controllo del tempo di riverbero di alcuni ambienti abitativi
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Le prescrizioni per queste problematiche potranno fare riferimento ai parametri e alle grandezze indicate nella norma UNI 11367 “Classificazione acustica delle unità immobiliari”. Pertanto i descrittori acustici da utilizzare per individuare i valori limite potranno essere: R’w – indice di potere fonoisolante apparente, DnTw – indice di isolamento acustico normalizzato sul tempo di riverbero, D2mnTw – indice di isolamento acustico di facciata, Lic – livello di rumore di impianti a funzionamento continuo,
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Lid – livello di rumore di impianti a funzionamento discontinuo. Inoltre i nuovi limiti dovranno riguardare: le prestazioni dei singoli elementi tecnici (singole pareti, solai, facciate, ecc.), i valori di classe acustica dei singoli requisiti (che in estrema sintesi si ricavano mediando le prestazioni dei singoli elementi tecnici) e la classe acustica globale dell’unità immobiliare (che è la media delle classi acustiche dei singoli requisiti). Si evidenzia che, per le prestazioni dei singoli elementi tecnici, la UNI 11367 definisce sia un “valore misurato”, risultato della misura in opera, sia un “valore utile”, che si ottiene “peggiorando” il valore misurato con un coefficiente relativo all’incertezza di misura. In generale si propone di differenziare i limiti in base alla destinazione d’uso dell’ambiente abitativo ed alla tipologia di intervento (nuova costruzione o ristrutturazione). Il decreto dovrà inoltre specificare chiaramente quali ambienti/elementi tecnici dovranno rispettare tali limiti. Infine si ritiene opportuno applicare le prescrizioni agli ambienti abitativi caratterizzati dalle destinazioni d’uso già previste nel DPCM 5-12-1997 (residenze, uffici, alberghi, pensioni, ospedali, cliniche, case di cura, scuole a tutti i livelli, attività ricreative o di culto, attività commerciali)
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ambienti abitativi interni alla stessa unità immobiliare rispetteranno anche i valori numerici corrispondenti alla classe III indicati nella UNI 11367 (cfr. Tabella 3) • Gli ambienti abitativi adibiti a aula scolastica, palestra, bar, sala ristorante, mensa o destinazioni d’uso simili rispetteranno i valori di tempo di riverbero ottimale indicati nell’Appendice C della UNI 11367
VALORI LIMITE DA RISPETTARE Per nuove costruzioni e ristrutturazioni totali si richiede, per tutte le destinazioni d’uso ad eccezione di ospedali e scuole, l’obbligo di presentare in Comune, prima dell’inizio dei lavori, una relazione di progetto che attesti che: • I singoli elementi tecnici rispetteranno i valori numerici corrispondenti alla classe III della norma UNI 11367 (cfr. Tabella 1) • Le singole facciate degli ambienti abitativi rispetteranno anche prescrizioni legate al clima acustico dell’area. • Le singole partizioni dotate di accessi o aperture che separano ambienti abitativi da ambienti di uso comune rispetteranno i valori di base indicati nella UNI 11367 Appendice B (cfr. Tabella 2) • Per le unità immobiliari aventi destinazione d’uso ricettiva i singoli elementi tecnici che separano
nella UNI 11367 Appendice B. • Per le unità immobiliari aventi destinazione d’uso ricettiva la classe acustica degli elementi tecnici che separano ambienti abitativi interni alla stessa unità immobiliare dovrà essere migliore o uguale alla classe III indicata nella UNI 11367. • Inoltre i valori misurati (non i valori utili) dei singoli elementi tecnici dovranno rispettare i valori numerici corrispondenti alla classe III della norma UNI 11367. • I valori rilevati in opera del tempo di riverbero degli ambienti indicati in precedenza dovranno rispettare le prescrizioni dell’Appendice C della UNI 11367. All’atto del rilascio dell’agibilità i Comuni dovranno acquisire la documentazione relativa alla classe acustica globale e alle classi dei singoli requisiti. Per nuovi ospedali e scuole invece si propone di presentare in Comune, prima dell’inizio dei lavori, una re-
Inoltre il decreto dovrà specificare che al termine dei lavori: • La classe acustica globale e le classi dei singoli requisiti dovranno essere migliori o uguali a classe III. • La classe di isolamento acustico di facciata dovrà rispettare anche prescrizioni legate al clima acustico dell’area • I valori utili delle singole partizioni dotate di accessi o aperture che separano ambienti abitativi da ambienti di uso comune dovranno rispettare i valori di base indicati
Tabella 1 – Classi acustiche UNI 11367
Tabella 2 – partizioni verso ambienti di uso comune UNI 11367
Tabella 3 – Classi acustiche alberghi UNI 11367
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lazione di progetto che attesti che: • I singoli elementi tecnici rispetteranno i valori di base di cui all’appendice A della UNI 11367 (cfr. Tabella 4). • Le singole partizioni dotate di accessi o aperture che separano ambienti abitativi da ambienti di uso comune rispetteranno i valori di base indicati nella UNI 11367 Appendice B (cfr. Tabella 2) • Le singole facciate degli ambienti abitativi rispetteranno anche prescrizioni legate al clima acustico dell’area. Inoltre al termine dei lavori dovranno risultare rispettati i valori indicati nei calcoli della relazione di progetto. Anche in questi casi all’atto del rilascio dell’agibilità i Comuni dovranno acquisire la documentazione relativa ai requisiti acustici dell’edificio. In caso di ristrutturazioni parziali (sostituzione, trasformazione o modifica degli elementi tecnici), invece il decreto dovrà evidenziare che l’intervento in questione dovrà tendere a migliorare, o quantomeno a non peggiorare, le prestazioni acustiche preesistenti. L’indicazione si applica solo agli
elementi tecnici oggetto di ristrutturazione e il rispetto della prescrizione dovrà essere dimostrato attraverso una relazione di calcolo o misure in opera. Considerata la variabilità degli interventi possibili si ritiene opportuno non specificare valori limite da rispettare. Si specifica infine che tutti i calcoli previsionali dovranno essere realizzati seguendo le indicazioni delle più recenti norme tecniche di riferimento. (Attualmente UNI EN 12354 e UNI TR 11175). PROCEDURE DI VERIFICA E CONTROLLO Per nuove costruzioni e ristrutturazioni totali si propone di introdurre l’obbligo di verificare i limiti di legge attraverso misure in opera a campione sull’edificio realizzato, eseguendo il collaudo almeno sul 10% degli elementi tecnici (pareti, solai, facciate) e sul 5% degli impianti installati. Per le partizioni e gli impianti non collaudati il titolare del permesso di costruzione dovrà autocertificare il rispetto dei limiti di legge. Per le ristrutturazioni parziali invece, come già accennato, il
rispetto delle indicazioni dovrà essere dimostrato attraverso relazioni di calcolo o misure in opera. In generale le rilevazioni fonometriche dovranno essere eseguite seguendo le indicazioni delle più recenti norme tecniche di riferimento (UNI EN ISO). Il calcolo dell’indice di valutazione dei requisiti acustici dei singoli elementi tecnici dovrà essere effettuato utilizzando le procedure delle norme UNI EN ISO 717, parte 1 e parte 2, del 2013. Seguendo le indicazioni della UNI 11367 inoltre si ritiene opportuno considerare “non verificabili” gli elementi tecnici per i quali non possano essere attuate le procedure di misura specificate nelle norme. Entrando più nel dettaglio si riportano di seguito alcune proposte su come dovranno essere interpretati, e verificati in opera, i limiti del futuro decreto. RUMORI DI CALPESTIO Per i rumori di calpestio la prescrizione dovrà essere intesa come “livello di rumore percepito nell’ambiente disturbato da non superare”. Ad esempio il limite
Tabella 4 – Valori per ospedali e scuole UNI 11367
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“L’nw ≤ 63 dB” deve interpretarsi che il livello di rumore da calpestio, percepito in un ambiente abitativo dopo aver attivato la sorgente di rumore in un altro ambiente, deve essere inferiore o uguale a 63 dB. L’ambiente emittente non deve necessariamente essere soprastante all’ambiente ricevente e, se l’ambiente disturbato ha destinazione d’uso residenziale, la misura verrà eseguita posizionando la macchina da calpestio in una distinta unità immobiliare. Per altre destinazioni d’uso invece (ad esempio scuole o alberghi) la misura potrà essere realizzata mettendo la sorgente anche all’interno della medesima unità immobiliare. Ovviamente, nel caso la macchina sia nella medesima unità immobiliare, occorrerà verificare che il rumore aereo della sorgente da calpestio non disturbi la rilevazione. Si ritiene inoltre che la macchina da calpestio non dovrà essere posizionata su: balconi, bagni, corridoi, ripostigli e, in generale, ambienti non abitativi. Al contrario potrà essere posta su ambienti abitativi, terrazzi sovrastanti ambienti abitativi, scale interne a una unità immobiliare, scale comuni e pianerottoli. Le misure fonometriche di livello di rumore dovranno essere eseguite negli ambienti abitativi. Saranno esclusi dalle rilevazioni: bagni, corridoi, ripostigli e, in generale, ambienti non abitativi. RUMORI AEREI DA ALTRI AMBIENTI DELL’EDIFICIO Per l’isolamento ai rumori aerei la prescrizione riguarderà la prestazione di isolamento ai rumori tra due ambienti (emittente e ricevente). Per le residenze ambiente emittente e ambiente ricevente dovranno essere in distinte unità immobiliari. Per altre destinazioni d’uso (ad esempio scuole o alber-
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ghi) potranno trovarsi all’interno della medesima unità immobiliare. Gli ambienti emittenti potranno essere: ambienti abitativi, scale comuni e pianerottoli, box e garage. Al contrario la sorgente di rumore non potrà essere posizionata in: bagni, corridoi, ripostigli e ambienti non abitativi. Le misure di livello di rumore invece dovranno essere eseguite negli ambienti abitativi. Sono esclusi dalle rilevazioni: bagni, corridoi, ripostigli e, in generale, ambienti non abitativi. RUMORI ESTERNI La prescrizione riguarderà la prestazione di isolamento ai rumori tra ambiente esterno (emittente) e ambiento abitativo (ricevente). I limiti dovranno essere differenziati in base al clima acustico esterno all’edificio. Le rilevazioni dovranno essere eseguite con eventuali sistemi oscuranti aperti e con eventuali aperture di ingresso aria nella normale condizione di utilizzo. Le misure di livello di rumore dovranno essere eseguite negli ambienti abitativi. Sono esclusi dalle rilevazioni: bagni, corridoi, ripostigli e, in generale, ambienti non abitativi. RUMORI DA IMPIANTI La prescrizione riguarderà il livello di rumore da impianti percepito nell’ambiente disturbato. Ad esempio “Lid ≤ 37 dBA” deve intendersi che il livello massimo di rumore da impianti a funzionamento discontinuo percepito in un ambiente abitativo, deve essere inferiore o uguale a 37 dBA. Si specifica che sarebbe opportuno differenziare i limiti di legge in base alla destinazione d’uso dell’ambiente disturbato, alla tipologia d’impianto e all’ambiente che serve l’impianto (a servizio della UI, a servizio di altra UI, a servizio dell’edificio).
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Le misure di livello di rumore dovranno essere eseguite negli ambienti abitativi. Saranno esclusi dalle rilevazioni: bagni, corridoi, ripostigli e, in generale, ambienti non abitativi. CONCLUSIONI Con questo articolo si è cercato di esporre il punto di vista del Gruppo di Lavoro di acustica ANIT sui contenuti di un nuovo decreto sui requisiti acustici passivi. Non si tratta di opinioni immutabili, ma di spunti per stimolare una discussione costruttiva su questi temi. Speriamo che possano contribuire a incentivare la pubblicazione di un documento condiviso tra più parti. Il Gruppo di lavoro di acustica ANIT è un gruppo, interno all’Associazione, avente lo scopo di contribuire attivamente alla diffusione, promozione e sviluppo dell’isolamento acustico nell’edilizia e nell’industria. Rientrano tra gli scopi del gruppo: • Stabilire un centro comune di relazione fra gli associati interessati ai temi di acustica edilizia. • Definire le proposte dell’Associazione per la definizione della normativa legislativa e tecnica sull’isolamento acustico. • Raccogliere, verificare e diffondere le informazioni scientifiche, tecniche e statistiche relative all’isolamento acustico anche mediante collegamenti con organismi nazionali, Comunitari ed Associazioni estere. • Effettuare e promuovere ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato riguardanti l’isolamento acustico in edilizia. • Promuovere la realizzazione di incontri divulgativi sull’acustica edilizia.
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RIDUZIONE DELLA RUMOROSITÀ DI UN IMPIANTO VMC CON INTERVENTI DI MANUTENZIONE ORDINARIA di Alberto Oreglia, Matteo Borghi *
Fig. 1 – Filtri sostituiti
INTRODUZIONE Il presente articolo descrive come sia stato possibile ridurre la rumorosità di un impianto di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC) a seguito di semplici interventi di manutenzione. Nei paragrafi successivi vengono descritti l’impianto, gli interventi eseguiti ed i risultati ottenuti. DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO L’impianto di Ventilazione Meccanica Controllata in esame è a servizio di un singolo appartamento di circa 110 mq, all’ultimo piano di un edificio degli anni ’60, ed è stato posato nel 2010 in occasione di un intervento di ristrutturazione dell’immobile. L’installazione era stata progettata da subito con l’intento di limitare il più possibile il disturbo da rumore nell’unità immobiliare. L’impianto è del tipo a flussi bilanciati con recupero di calore statico, rete di distribuzione in controsoffitto e presa aria ed espulsione in copertura. La motoventilante, posizionata nel sottotetto su supporti antivibranti, è dotata di ventilatori centrifughi a pale rovesce azionati da motori brushless a corrente continua, caratterizzati da
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un sistema detto “ad inseguimento di portata”, che adatta automaticamente il numero di giri alla portata impostata ed alla perdita di carico della rete di distribuzione e dei filtri. Lo scambiatore di calore, del tipo in contro corrente a piastre di alluminio senza bypass, è alloggiato in uno scafo in polipropilene espanso nel controsoffitto di uno dei bagni dell’appartamento, ed è quindi separato rispetto ai ventilatori. Questa configurazione (motoventilante nel sottotetto e recuperatore nel bagno) ha permesso di ridurre notevolmente l’impatto acustico dovuto alla rumorosità irradiata dai ventilatori e di massimizzare l’efficienza termica del sistema. Infatti lo scambiatore all’interno dello spazio riscaldato evita dispersioni di energia termica lungo la rete di distribuzione. Inoltre, al contempo, l’aver posizionato l’unità ventilante su supporti antivibranti in un apposito locale lontano dagli ambienti di vita, ha determinato una drastica riduzione del disturbo da rumore nell’unità immobiliare. La rete stessa è stata eseguita con condotti rigidi in acciaio zincato spiralato, il che consente, pur essendo di limitate dimensioni, di ridurre al minimo le perdite di ca-
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rico e quindi il consumo elettrico dei ventilatori. Brevi tratti di canale flessibile, a semplice parete o a doppia parete del tipo fonoassorbente, sono stati impiegati per comodità di installazione e come silenziatori e raccordi antivibranti. In particolare il raccordo della ventilante alla rete di distribuzione è stato eseguito mediante condotto flessibile fonoassorbente per limitare al massimo la trasmissione di vibrazioni e di rumore alle condotte. Il sistema è completato da bocchette di estrazione autoregolanti in estrazione, posizionate ad un’altezza di circa m 2,50 rispetto al piano pavimento, e da bocchette orientabili per la mandata posizionate alla stessa altezza in soggiorno e nelle camere da letto. L’INTERVENTO DI MANUTENZIONE L’intervento di manutenzione è consistito nella sostituzione dei filtri del recuperatore (Fig. 1 e 2), nella pulizia delle ventole mediante spazzolatura (Fig. 3), e nel lavaggio dello scambiatore a piastre mediante acqua e detergente sgrassante (Fig. 4) per rimuovere eventuali impurità che avessero potuto superare i filtri.
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Fig. 2 – Filtri nuovi
Fig. 3 – Ventola presa aria/immissione pre e post intervento
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delle rilevazioni fonometriche per verificare quanto la semplice pulizia dell’impianto avrebbe potuto modificare la rumorosità della VMC. Le misure sono state realizzate nella camera matrimoniale, in quanto si trattava dell’ambiente “più disturbato” dal sistema di ricambio aria. Si specifica però da subito che, già prima della pulizia, il livello di rumore dell’impianto risultava di fatto molto contenuto. Le rilevazioni hanno evidenziato i risultati riportati nella Tabella 1 e nella Figura 5. Si è scelto di esporre i dati utilizzando il parametro LAeq, livello equivalente di pressione sonora ponderato A, in quanto è l’attuale riferimento indicato nel D.P.C.M. 5-12-1997 “Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici”. L’intervento ha quindi comportato complessivamente una riduzione di 3 dB della rumorosità nella camera matrimoniale, con evidenti miglioramenti in particolare nel range di frequenze compreso tra 100 e 2500 Hz. La pulizia dell’impianto e la sostituzione dei filtri infatti, in presenza di ventilatori del tipo “ad inseguimento
Fig. 4 – Lavaggio dello scambiatore Il pacco lamellare si presentava già piuttosto pulito, dato che l’utente ha sempre sostituito i filtri con la frequenza prescritta. Al contrario la ventola sul lato presa aria/ immissione si presentava piuttosto sporca ricevendo l’aria direttamente dall’esterno ed essendo il filtro di classe F7 sull’aria immessa a valle della stessa. I RISUTATI OTTENUTI Prima e dopo l’intervento di manutenzione sono state eseguite
LAeq [dBA] VMC spenta 21.1 VMC accesa - pre pulizia 26.3 VMC accesa - post pulizia 23.3 Tab. 1 – Valori di LAeq pre e post intervento
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di
di portata”, determina ad una riduzione della perdita di carico e quindi dei giri motore necessari a mantenere la portata impostata. CONCLUSIONI Questo breve e semplice articolo è stato scritto con l’intento di sottolineare come un ordinario intervento di manutenzione possa contribuire, in alcuni casi, anche a ridurre il disturbo da rumore di un impianto di ventilazione meccanica controllata. Si evidenzia pertanto ancora una volta l’importanza di mantenere in perfetta efficienza, non solo energetica, gli impianti delle proprie abitazioni eseguendo controlli e manutenzioni periodiche. * Alberto Oreglia Tecnica 7 - VMC Group Matteo Borghi - Tep S.r.l.
Fig. 5 – Bande in frequenza tra 50 e 5000 Hz
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IL FUTURO CONTO TERMICO NELLA STRATEGIA PER LA RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA DEL PARCO IMMOBILIARE NAZIONALE
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* Daniela Petrone
Sono circolate di recente in rete le bozze del decreto di prossima pubblicazione Gazzetta Ufficiale sul nuovo Conto Termico 2016. ANIT ha collaborato alla raccolta e invio di alcune osservazioni al testo inviandole ai Ministeri competenti pertanto si riportano in questo articolo i passaggi più importanti ed essenziali del decreto focalizzando anche alcune interessanti novità sia per quanto riguarda la platea di interventi agevolabili sia per lo snellimento delle pratiche burocratiche necessarie per presentare la domanda. Novità e spunti interessanti del decreto La prima interessante novità riguarda l’estensione degli incentivi ad altre tre tipologie di interventi effettuate su edifici esistenti pubblici : • La trasformazione degli edifici esistenti in “edifici a energia quasi zero”; • La sostituzione di sistemi per l’illuminazione d’interni e delle pertinenze esterne degli edifici esistenti con sistemi efficienti di illuminazione; • L’installazione di tecnologie di gestione e controllo automatico (building automation) degli impianti termici ed elettrici degli edifici, ivi compresa l’installazione di sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore.
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Concorrono alla determinazione delle spese ammissibili ai fini dell’incentivo quelle di seguito elencate, comprensive di IVA, dove essa costituisca un costo: 1. per gli interventi di trasformazione degli edifici a energia quasi zero: i) fornitura e messa in opera di materiali e tecnologie finalizzati al conseguimento della qualifica di “edifici a energia quasi zero”; ii) demolizione e ricostruzione degli elementi costruttivi dell’involucro e degli impianti per i servizi di riscaldamento, raffrescamento, produzione di acqua calda e illuminazione (ove considerata per il calcolo della prestazione energetica), ove coerente con gli strumenti urbanistici vigenti; iii) demolizione e ricostruzione delle strutture dell’edificio; iv) eventuali interventi per l’adeguamento sismico delle strutture dell’edificio, rafforzate o ricostruite, che contribuiscono anche all’isolamento termico; 2. per gli interventi di sostituzione di sistemi per l’illuminazione d’interni e delle pertinenze esterne degli edifici esistenti con sistemi efficienti di illuminazione: i) fornitura e messa in opera di sistemi efficienti di illuminazione conformi ai requisiti minimi definiti negli
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allegati tecnici al presente decreto; ii) adeguamenti dell’impianto elettrico; iii) eventuale smontaggio e dismissione dei sistemi per l’illuminazione preesistenti; 3. per gli interventi di installazione di tecnologie di gestione e controllo automatico (building automation) degli impianti termici ed elettrici degli edifici: i) fornitura e messa in opera di sistemi di building automation finalizzati al controllo dei servizi considerati nel calcolo delle prestazioni energetiche dell’edificio e conformi ai requisiti minimi definiti nell’Allegato I al presente decreto; ii) adeguamenti dell’impianto elettrico e di climatizzazione invernale ed estiva; Sicuramente di questi interventi il più rilevante e in linea con la STrategia per la Riqualificazione Energetica del Parco Immobiliare Nazionale (STREPIN, si veda la consultazione pubblica conclusa il 4 dicembre di due documenti messi a disposizione dal Mise per le azioni da intraprendere per l’efficienza energetica degli edifici pubblici ) è quello relativo alla trasformazione degli edifici esistente in edifici a energia quasi zero. C’è la volontà ministeriale di porsi
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obiettivi importanti e si spera raggiungibili, trasformare infatti un edificio esistente in edificio a energia quasi zero vuol dire rispettare i requisiti imposti dal recente DM. 26/06/2015 e riportati di seguito: a) tutti i seguenti indici, calcolati secondo i valori dei requisiti minimi vigenti dal 1° gennaio 2019 per gli edifici pubblici e dal 1° gennaio 2021 per tutti gli altri edifici, risultano inferiori ai valori dei corrispondenti indici calcolati per l’edificio di riferimento (edificio virtuale geometricamente equivalente a quello di progetto ma dotato dei parametri energetici e delle caratteristiche termiche minime vigenti): - il coefficiente medio globale di scambio termico per trasmissione per unità di superficie disperdente (H’T); - l’area solare equivalente estiva per unità di superficie utile; - l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale (EPH), l’indice di prestazione termica utile per la climatizzazione estiva, compreso l’eventuale controllo dell’umidità (EPC), l’indice di prestazione energetica globale, espresso in energia primaria (EPgl), sia totale che non rinnovabile; - i rendimenti dell’impianto di climatizzazione invernale ( H), di climatizzazione estiva ( c) e di produzione dell’acqua calda sanitaria ( w); b) sono rispettati gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili nel rispetto dei principi minimi di cui all’Allegato 3, paragrafo 1, lettera c), del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28. Per raggiungere questi obiettivi l’incentivo previsto arriva fino al 65% delle spese sostenute fino ad una cifra massima variabile da 1,7 a 1,5 milioni di euro a seconda della zona climatica.
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Confermati, anche nel nuovo Conto Termico 2016, gli incentivi fino al 40% della spesa sostenuta per gli interventi di isolamento termico delle superficie opache delimitanti un volume climatizzato, la sostituzione di chiusure trasparenti (compresi gli infissi), la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con generatori di calore a condensazione , pompe di calore elettriche e a gas, impianti geotermici e a biomassa, l’installazione di collettori solari termici per la produzione di ACS, la sostituzione di scaldacqua elettrici con quelli a pompa di calore e l’installazione di sistemi di schermatura e ombreggiamento delle chiusure trasparenti. Sono comunque aumentati i valori di incentivo massimo relativi a questi interventi, l’incremento del massimale consente di effettuare interventi su edifici di superficie e volumi nella media del patrimonio edilizio esistente ma non per edifici un po’ più grandi e complessi come ad esempio le scuole provinciali dove le superfici disperdenti sono elevate e l’incentivo si riduce ad un 15-20% per via del limite massimo.
condensazione conformi ai requisiti tecnici previsti dal presente decreto, la cui potenza termica utile nominale dell’apparecchio è inferiore o uguale a 35 kW. Con riferimento a interventi di installazione di impianti solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria e/o ad integrazione dell’impianto di climatizzazione invernale la superficie solare lorda del collettore o del sistema solare è inferiore o uguale a 50 mq. Tra le spese agevolabili ci sono anche tutte quelle, per così dire, di servizio: quindi rimborsabili (al 100% per le pubbliche amministrazioni e per il 50% per imprese e privati) i costi per l’incarico a un tecnico professionista per la redazione della diagnosi energetica e dell’attestato di prestazione energetica, entrambi prodromici per la trasformazione di un fabbrico in un edifico NZEB. I fondi messi a disposizione per l’avvio del nuovo Conto Termico 2016 ammontano a 900 milioni di euro suddivisi in 700 milioni per le amministrazioni pubbliche e 200 milioni per il settore privato (imprese e privati cittadini).
Una ulteriore novità per il settore privato stavolta riguarda le procedura di accesso all’incentivo, la bozza del decreto precede che il gestore dei servizi energetici predisponga un Catalogo di prodotti e soluzioni tecnologiche la cui adozione darà diritto a un riconoscimento degli incentivi semplificato e quasi automatico. Il Catalogo è un elenco, reso pubblico e aggiornato periodicamente dal GSE, contenente apparecchi, macchine e sistemi, identificati con marca e modello, per la produzione di energia termica per interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti di climatizzazione invernale utilizzanti generatori di calore a
Osservazioni di carattere prettamente tecnico sui requisiti richiesti dal conto termico per gli interventi sull’involucro
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soluzioni tecnologiche atte a ridurre l’incidenza delle dispersioni dei ponti termici e soprattutto la verifica termo igrometrica di assenza di muffa e condensa superficiale conforme alla UNI EN 13788 con particolare attenzione ai ponti termici. Per i valori di trasmittanza relativi ai pavimenti è precisato che il calcolo sia effettuato secondo le norme UNI EN ISO 6946, si chiede di precisare che nel caso di pavimenti su terreno il calcolo va effettuato secondo la UNI EN 13370 norme specifica per
Allegato I – 1 – tabella 1 : Criteri di ammissibilità degli interventi Criticità I valori di trasmittanza minimi richiesti sono molto restrittivi se considerati comprensivi di ponti termici per cui si chiede di chiarire se tali valori sono medi o se corrispondono al valore della struttura corrente. Qualora fossero considerati valori della struttura corrente ma è importante richiedere l’adozione di
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le dispersioni attraverso il terreno e vespai che tiene conto del contributo positivo del terreno stesso. I valori di trasmittanza delle pareti perimetrali sono da applicare anche ai valori di trasmittanza delle strutture verso locali non riscaldati? Occorrerebbe aggiungere una nota alla tabella che specifichi che i valori limite delle trasmittanza verso locali non riscaldati sono ottenuti dividendo i valori della tabella per i coefficienti btr,U tabellati nella UNI TS 11300-1.
Perché legare la sostituzione degli infissi anche all’installazione di sistemi di termoregolazione o valvole termostatiche? E’ più logico collegare quest’obbligo all’installazione del generatore a condensazione poiché è precisato nel testo vale la pena riportarlo anche nella tabella. Proposta di modifica Tabella 1 - Valori di trasmittanza massimi consentiti per l’accesso agli incentivi (in grassetto le aggiunte e modifiche proposte)
Tabella 1
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LA NORMA UNI 10351: 2015. Estratto dalla Terza Edizione del Volume 1 ANIT “I materiali isolanti” a cura di ANIT
Tabella 2 - Requisiti tecnici di soglia minimi consentiti per l’accesso agli incentivi
Allegato I – 1 Nel testo è scritto: “Per i soli interventi di cui all’articolo 4, comma 1, lettera a), in alternativa al rispetto delle trasmittanze di cui alla Tabella 1, nel caso in cui per l’edificio oggetto dell’intervento sia stata dichiarata la fine dei lavori e sia stata presentata la richiesta di iscrizione al Catasto edilizio urbano prima del 29 ottobre 1993, data di entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ai fini dell’accesso all’incentivo è necessario ottenere un miglioramento dell’indice di prestazione energetica almeno del 70% rispetto al valore precedente alla realizzazione dell’intervento stesso. A tal fine il richiedente invia, insieme alla documentazione di cui all’articolo 6 del presente decreto, gli attestati di certificazione energetica relativi allo stato dell’immobile prima e dopo la realizzazione dell’intervento.”
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Precisare di quale indice di prestazione energetica è richiesto il miglioramento del 70% : si tratta di EPH,nd ? Proposta di modifica “Per i soli interventi di cui all’articolo 4, comma 1, lettera a), in alternativa al rispetto delle trasmittanze di cui alla Tabella 1, nel caso in cui per l’edificio oggetto dell’intervento sia stata dichiarata la fine dei lavori e sia stata presentata la richiesta di iscrizione al Catasto edilizio urbano prima del 29 ottobre 1993, data di entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ai fini dell’accesso all’incentivo è necessario ottenere un miglioramento dell’indice di prestazione termica utile per riscaldamento, EPH,nd, almeno del 70% rispetto al valore precedente alla realizzazione dell’intervento stesso.
te decreto, gli attestati di certificazione energetica relativi allo stato dell’immobile prima e dopo la realizzazione dell’intervento.” Allegato I – 2.3 Solare termico e solar cooling Al punto h) ii. È riportato il riferimento ancora al vecchio DPR 59/09 ora abrogato.
* Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT
A tal fine il richiedente invia, insieme alla documentazione di cui all’articolo 6 del presen-
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Introduzione La prima versione della norma UNI 10351 “Materiali e prodotti per edilizia. Proprietà termoigrometriche. Procedura per la scelta dei valori di progetto” è stata pubblicata nel 1994. I valori delle caratteristiche termoigrometriche dei materiali riportati nella norma erano frutto di un lavoro approfondito, portato avanti dalla metà degli anni ’70 in poi. Per questo motivo alcuni dei dati riportati, pur definiti a suo tempo in modo assolutamente rigoroso, non rispecchiano più i prodotto, anche dello stesso tipo, presenti oggi sul mercato. Parallelamente nel 2008 è stata pubblicata la UNI EN ISO 10456 “Materiali e prodotti per l’edilizia” che si affianca e in parte sostituisce la UNI 10351:1994. L’esistenza di entrambe le norme come riferimento per i valori di conduttività termica, di colore specifico e resistenza al passaggio del vapore dei ma-
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teriali impiegati nell’edilizia ha determinato la necessità di chiarire gli ambiti di applicazione. La pubblicazione della versione 2015 della UNI 10351 ha lo scopo di fornire la metodologia per il reperimento dei valori di riferimento per la conduttività termica, la resistenza al passaggio del vapore e il calore specifico dei materiali da costruzione in base all’epoca di installazione. La norma integra quanto non presente nella UNI EN ISO 10456 con particolare riferimento ai materiali isolanti per l’edilizia. Valori di riferimento I valori di riferimento da prendere in considerazione sono distinti a seconda che si tratti di materiali già in opera o da impiegare in nuove costruzioni o che si tratti di materiali generici o materiali isolanti. A seconda del caso, come descritto di seguito, i valori di riferimento sono riportati: - nel prospetto A.1 della
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UNI 10351:2015; - nel prospetto 2 della UNI 10351:2015; - nei prospetti 3, 4 e 5 della UNI 10456:2008; - nella marcatura CE del prodotto; - in letteratura. MATERIALI GIÀ IN OPERA Materiali da costruzione generici Per determinare i valori di conduttività termica e di resistenza al passaggio del vapore dei materiali da costruzioni generici, come definiti dalla UNI EN ISO 10456:2008, posti in opera prima dell’entrata in vigore della UNI EN ISO 10456:2008 (ovvero prima del maggio 2008), si fa riferimento al prospetto A.1 della UNI 10351:2015. Nel caso di installazione successiva al maggio 2008, per tutti i parametri si devono considerare i valori riportati nei prospetti 3 e 4 della UNI 10456:2008. Il prospetto A.1 può essere utilizzato per la determinazione delle prostrazioni dei materiali in opera in cui non si abbiano
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dati attendibili sull’epoca di installazione, nel caso in cui il materiale non sia presente nella UNI EN ISO 10456:2008 o non vi siano altre possibilità per reperire informazione sulle relative caratteristiche. Per determinare il valore del calore specifico si deve far riferimento al prospetto 3 della UNI EN ISO 10456:2008 e per i materiali non presenti a valori di letteratura. Materiali isolanti termici per l’edilizia Conduttività termica Per i materiali isolanti posti in opera prima dell’entrata in vigore dell’obbligo della relativa marcatura CE (si veda la Tabella A.1 di seguito riportata), di cui non si abbiano dati attendibili o non vi siano altre possibilità di reperire informazioni sulle effettive caratteristiche, per la determinazione della conduttività termica, si deve far riferimento al prospetto A.1 della UNI 10351:2015 (valori già maggiorati con il fattore m%). Nel caso di installazione successiva all’entrata in vigore dell’obbligo della marcatura CE, in assenza di dati relativi alla marcatura dello specifico prodotto installato, si devono considerare i valori riportati nel prospetto 2 della UNI 10351:2015. Coefficiente di resistenza al passaggio del vapore Per i materiali isolanti posti in opera prima dell’entrata in vigore dell’obbligo della relativa marcatura CE (si veda la Tabella A.1 di seguito riportata), di cui non si abbiano dati attendibili o non vi siano altre possibilità di reperire informazioni sulle effettive
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caratteristiche, il coefficiente di resistenza al passaggio del vapore si ricava a partire dai valori di permeabilità forniti nel prospetto A.1 della UNI 10351:2015. Nel caso di installazione successiva all’entrata in vigore dell’obbligo della marcatura CE, in assenza di dati relativi alla marcatura dello specifico prodotto installato, si devono considerare i valori riportati nel prospetto 4 della UNI EN ISO 10456:2008. Calore specifico Per i materiali isolanti già in opera, per la determinazione del calore specifico, in assenza di dati più attendibili, si utilizzano i valori riportati nel prospetto 4 della UNI EN ISO 10456:2008. Per i materiali non presenti si assume il valore di calore specifico pari a 1000 J/kgK. MATERIALI DI NUOVA INSTALLAZIONE Materiali da costruzione generici Per i valori di conduttività termica, di resistenza al passaggio del vapore e di calore specifico, in assenza di dati riportati nella marcatura CE dello specifico prodotto, si utilizza il prospetto 3 della UNI EN ISO 10456:2008. I valori di resistenza al passaggio del vapore ricavabili dai valori di spessore equivalente d’aria riportati nel prospetto 5 della UNI EN ISO 10456:2008 rappresentano i valori di riferimento da considerare in caso di nuova installazione per i materiali impermeabilizzanti. Per materiali da costruzione generici non compresi nella UNI EN ISO 10456:2008 si fa riferimento a al prospetto A.1 della UNI 10351:2015.
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Materiali isolanti termici per l’edilizia Conduttività termica Per i materiali isolanti dotati di marcatura CE, si deve fare riferimento alla conduttività termica dichiarata nella marcatura CE dello specifico prodotto isolante utilizzato. Qualora non si conosca ancora lo specifico prodotto da porre in opera, si utilizzano i valori forniti nel prospetto 2 della UNI 10351:2015. Questi valori sono da considerare indicativi della conduttività termica dichiarata di materiali isolanti con marcatura CE obbligatoria o volontaria reperibili sul mercato nazionale alla data di pubblicazione della norma stessa. Coefficiente di resistenza al passaggio del vapore Per i materiali isolanti dotati di marcatura CE, si deve fare riferimento al coefficiente di resistenza al passaggio del vapore presente nella marcatura CE dello specifico prodotto utilizzato. Qualora non si conosca ancora lo specifico prodotto da porre in opera, utilizzare i valori forniti nel prospetto 4 della UNI EN ISO 10456:2008. Calore specifico Per i materiali isolanti di nuova installazione, per la determinazione del calore specifico, si utilizzano i valori riportati nel prospetto 4 della UNI EN ISO 10456:2008 o, se disponibili, valori forniti dal produttore supportati da prove di laboratorio. Qualora non sia possibile reperire alcun valore, si assume il valore di calore specifico pari a 1000 J/kgK.
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Tabella A.1 - Data di entrata in vigore dell’obbligo della marcatura CE per diversi materiali isolanti secondo quanto indicato nel prospetto 2 della norma UNI 10351:2015.
Tabella A.2 - Schema per la determinazione dei valori di riferimento per materiali già in opera generici e isolanti in accordo con UNI 10351:2015.
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Tabella A.3 - Schema per la determinazione dei valori di riferimento per materiali di nuova installazione generici e isolanti in accordo con UNI 10351:2015. SCHEDE DEI MATERIALI Di seguito sono riportate alcune delle schede dei materiali isolanti riportate nell’ultima Edizione del Vol. 1 de “I materiali isolanti” di ANIT (gennaio 2016). Le schede sono uno strumento di consultazione per tutti i professionisti (progettisti, certificatori energetici, consulenti tecnici, operatori termografici, tecnici acustici) chiamati a conoscere le principali caratteristiche e applicazioni dei materiali isolanti. Sono anche un utile strumento di consultazione e catalogazione per il settore industriale e per chi si occupa di ricerca: aziende che producono e commercializzano i materiali isolanti, rivenditori edili, posatori, imprese di costruzione, Università e laboratori.
Nome, codice del materiale e gruppo di appartenenza, immagine del prodotto.
Descrizione del processo produttivo e della presentazione del prodotto in commercio. Norma di prodotto di riferimento o esistenza di ETA (benestare tecnico europeo). Esempio di codice alfanumerico descrivente i requisiti e le prestazioni del materiale. Il codice esempio non è esaustivo di tutte le caratteristiche del prodotto e i valori, le classi e livello sono solo esempi indicati nelle norme di prodotto o negli ETA.
La scheda delle caratteristiche termiche indica i valori da fonti normative o da fonti varie; per fonti varie si intendono le indicazioni dei produttori. Per alcuni materiali sono disponibili molti dati in letteratura; per altri materiali che si propongono al mercato da minore tempo sono presenti meno dati.
Come si leggono le schede dei materiali? Le schede hanno uno schema fisso in modo da facilitare la lettura e il confronto dei dati riportati. Le schede dei materiali possono avere una o due pagine in base alla quantità di dati disponibili per la tipologia del prodotto. Di seguito una guida alla lettura delle schede:
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Tutte le prestazioni descritte sono spiegate in modo approfondito nei capitoli precedenti del volume: prestazioni invernali, estive, igrotermiche, acustiche, fuoco e altra caratteristiche (per lo più di natura meccanica).
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SCHEDA 1 POLISTIRENE ESPANSO SINTERIZZATO Codice: EPS Gruppo: materiale cellulare sintetico organico Traduzione ing/ted/fra: expanded polystyrene / expandierter Polystyrolschaum / polystyrène espansé Processo Produttivo Le perle contenenti il gas espandente vengono gonfiate a vapore e versate in stampi (blocchiere) dove completano la loro espansione a vapore saldandosi tra
loro ovvero sinterizzandosi. I blocchi vengono successivamente stagionati per eliminare l’acqua e segati in pannelli o sagomati. Un altro processo prevede l’uso di stampi dove viene completata l’espansione a vapore nelle forme determinate dallo stampo. I pannelli stampati vengono successivamente stagionati per eliminare l’acqua.
possono essere utilizzati sia soli che rivestiti con altri materiali quali ad esempio impermeabilizzanti.
Come si trova in commercio Il polistirene espanso sinterizzato si trova in commercio sotto forma di pannelli e prodotti sagomati sottotegola. I pannelli
Esempio di codice: EPS – EN 13163 – T(2)- L(3) – W(2) – S(5) – P(30) – BS 100 – CS(10)60 – DS(N)5 – DLT(1)5 – TR50 – WL(T)5 – WD(V) 15
Scheda marcatura CE Norma di prodotto: UNI EN 13163 “Isolanti termici per edilizia – Prodotti di polistirene espanso ottenuti in fabbrica – Specificazione” 2009
(B06/32) (A05/32) (B07/06) (A05/28) (B07/14) (A05/20) APPROFONDIMENTO PER I PROFESSIONISTI
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29 VENERDÌ
29 VENERDÌ
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ore 9.00 - Corso
(B06/04)
EnergyPlus, introduzione alla simulazione dinamica
(B06/06)
ore 14.30 - Convegno
(A06/02)
Le nuove regole del gioco per l’edilizia
(B06/30)
ore 9.00 - Corso
Migrazione del vapore in regime dinamico
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ANIT Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico
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SCHEDA 1
SCHEDA 2 LANA DI ROCCIA Codice: MW Gruppo: materiale fibroso sintetico inorganico Traduzione ing/ted/fra: mineral wool / Mineralwolle / laine minérale
Processo Produttivo Materie prime: miscugli di rocce (diabase, basalto, dolomite) di origine vulcanica o sedimentaria. Le materie prime vengono mescolate con carbon coke, laterizi, o scorie d’altoforno e fusa nel forno
cubilotto a T 1500°÷1600°C. Qui si assiste alla fusione della roccia, che si trasforma in roccia fusa (melt), la quale viene trasformata in fibre e spruzzata di resina ed olio. La lana di roccia viene quindi distribuita tramite un pendolo su un tappeto che viene in seguito fatto passare in un forno di polimerizzazione al fine di consentire l’indurimento del legante. Il materiale viene quindi tagliato a misura ed imballato. Come si trova in commercio La lana di roccia si può trovare in commercio sotto forma di pannel-
Feltri e rotoli in lana di roccia
li, feltri, rotoli e coppelle. Viene utilizzata sia da sola che accoppiata con altri materiali come barriere al vapore, polietilene, alluminio ecc. Scheda marcatura CE Norma di prodotto: UNI EN 13162 “Isolanti termici per edilizia – Prodotti in lana minerale ottenuti in fabbrica – Specificazione” 2009 Esempio di codice: MW – EN 13162 – T6 – DS(T,H) – CS(10)70 – TR15 – PL(5)100 – MU1 – CP3 – AP0.35 – AW0.40
Pannelli rigidi o semirigidi in lana di roccia
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Per i valori di conduttività termica proposti il significato delle fonti è il seguente: - il valore delle “fonti varie” è quello indicato dai produttori nelle schede tecniche; - il valore della “UNI 10351 prospetto 2” è indicativo del λD di materiali isolanti con marcatura CE reperibili sul mercato nazionale alla data di pubblicazione della norma (giugno 2015) - il valore della “UNI 10351 prospetto A.1” è il dato generico delle tabelle di norma (vd. App.A). 2 Il valore è impiegabile per contenuti di umidità nel materiale inferiori al 10% del volume.
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SCHEDA 2
SCHEDA 3 FIBRA DI LEGNO Codice: WF Gruppo: materiale fibroso naturale organico Traduzione ing/ted/fra: wood fibre/ Holzfaser / fibres de bois Processo Produttivo La materia prima è il legno di scarti di segheria con aggiunte di colle, resine e bitume. Si frantumano i trucioli in dimensioni pressoché costanti;
poi con processi termomeccanici si raffinano le fibre. Si passa poi all’immersione in bagni ricchi di additivi e sospensioni. L’acqua di processo viene aspirata e i pannelli passano alla pressatura. Segue infine una fase di essicazione in cui l’umidità passa dal 40 al 2%. Come si trova in commercio La fibra di legno si può trova-
Fibre di legno
re in commercio sotto forma di pannelli. Scheda marcatura CE Norma di prodotto: UNI EN 13171 “Isolanti termici per edilizia – Prodotti in fibra di legno ottenuti in fabbrica – Specificazione” 2009 Esempio di codice: WF – EN 13171 - T4 - DS(70) - CS(10/Y)20 - TR30 – WS MU5
Pannello in fibra di legno
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Per i valori di conduttività termica proposti il significato delle fonti è il seguente: - il valore delle “fonti varie” è quello indicato dai produttori nelle schede tecniche; - il valore della “UNI 10351 prospetto 2” è indicativo del λD di materiali isolanti con marcatura CE reperibili sul mercato nazionale alla data di pubblicazione della norma (giugno 2015) - il valore della “UNI 10351 prospetto A.1” è il dato generico delle tabelle di norma (vd. App.A). 4 Il valore è impiegabile per contenuti di umidità nel materiale inferiori al 15% del volume e non può essere impiegato se il lato caldo del materiale isolante è costantemente in contatto con umidità prodotta. 5 I dati possono variare sensibilmente in base alla tipologia di prodotto ed alla sua posa in opera. Si raccomanda di analizzare le schede dei produttori.
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SCHEDA 3
I MATERIALI ISOLANTI Guida all’approccio prestazione per la scelta dei materiali isolanti
Negli ultimi 10 anni questa tendenza si è tradotta in una forte evoluzione legislativa e normativa, che potrebbe portare oggi a una nuova evoluzione culturale. Abbiamo assistito infatti all’introduzione di numerosi regolamenti (a partire dal DLgs 192/2005 fino al DM 26/6/2015) per i quali il controllo delle dispersioni dell’involucro è stato ed è alla base dell’efficientamento degli edifici sia nuovi che da riqualificare.
Dalla prima edizione di questo libro (ottobre 2005) ad oggi, il mondo dell’edilizia ha assistito a una forte spinta verso l’efficienza energetica legata soprattutto alla volontà europea di ridurre il fabbisogno energetico di uno dei settori più energivori dell’intero continente.
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Per i valori di conduttività termica proposti il significato delle fonti è il seguente: - il valore delle “fonti varie” è quello indicato dai produttori nelle schede tecniche; - il valore della “UNI 10351 prospetto 2” è indicativo del λD di materiali isolanti con marcatura CE reperibili sul mercato nazionale alla data di pubblicazione della norma (giugno 2015). 7 Il valore è impiegabile per contenuti di umidità nel materiale inferiori al 5% del volume.
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E in questo contesto la riduzioni delle dispersioni energetiche e quindi il corretto uso dei materiali isolanti giocano tuttora un ruolo fondamentale.
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Abbiamo assistito inoltre allo sviluppo normativo delle modalità di dichiarazione delle prestazioni dei materiali e delle modalità di scelta delle loro caratteristiche di progetto. Esistono oggi infatti norme severe per la corretta commercializzazione dei prodotti da costruzione legate alla marcatura CE, alla dichiarazione di prestazione DoP, alla valutazione tecnica europea ETA, ecc; ed è completo il quadro delle norme tecniche per la caratterizzazione dei materiali grazie alla pubblicazione nel maggio 2008 della UNI EN ISO 10456 e nel giugno 2015 della UNI 10351 dedicate alle proprietà termoigrometriche
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dei materiali e dei prodotti per l’edilizia. Tarda invece a prendere il via una nuova e forte evoluzione culturale nel mondo dell’edilizia. Esistono ovviamente numerosi esempi d’alto livello (con progettazione curata delle prestazioni invernali, estive, acustiche, ecc. dell’involucro), ma ad oggi l’impressione è che siano ancora in minoranza rispetto alla totalità degli interventi soprattutto nel mondo della riqualificazione energetica degli edifici. Con questo libro si vuole dare un piccolo contributo alla diffusione delle conoscenze tecniche dei materiali isolanti. Nell’introduzione dell’edizione del 2013 ci si chiedeva quale fosse “il migliore materiale isolante”. Oggi la domanda è senz’altro d’attualità e la sfida della risposta dipende proprio dall’evoluzione culturale attesa.
Ed. TEP 2016 25 euro - 196 pagine ISBN: 978-88-905300
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L’ANALISI DEI PONTI TERMICI Estratto della Terza Edizione del Volume 4 ANIT “Muffa, condensa e ponti termici” a cura di ANIT
L’importanza dei ponti termici I ponti termici rappresentano l’elemento termicamente più debole dell’involucro edilizio. Questo dato ha conseguenze rispetto al contenimento del fabbisogno energetico e al controllo delle condizioni igrotermiche per evitare problemi di condensazione e muffa. In merito al problema energetico va ricordato che tanto più le strutture dell’involucro sono ben isolate, tanto più il fabbisogno energetico dell’edificio dipende dalla dispersione dei ponti termici.
Illustriamo con un esempio (riportato in Figura 3.1) quanto i ponti termici possono influenzare il risultato finale. Analizziamo il fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento per un edificio residenziale con i seguenti 3 approcci: A) progettazione dei ponti termici mirata al rispetto del limite di legge; B) elevata cura progettuale nel minimizzare il peso energetico dei ponti termici; C) assenza di progettazione dei ponti termici. I risultati mostrano come la
sola “leva progettuale” della cura dei ponti termici porta a una variabilità del risultato finale di circa un ± 20% su un edificio progettato con gli standard di legge. Ne consegue che non è pensabile oggi un approccio di tipo C) per un edificio di nuova costruzione. Per quanto riguarda invece il controllo del rischio di condensazione e muffa superficiale, come mostrato ampliamente nei capitoli precedenti, è necessario poter prevedere la distribuzione di temperature,
Figura 3.1 - Variabilità del fabbisogno dell’edificio rispetto alla cura dei ponti termici: i risultati A, B e C rappresentano le differenze tra i 3 approcci sopra descritti. L’edificio di partenza è una villa residenziale (S/V pari a 1.04) situata a Milano con le seguenti trasmittanze: pareti 0.34 W/m2K, copertura 0.30 W/m2K, solaio di pavimento 0.33 W/m2K, serramenti 2.1 W/m2K; e i seguenti rendimenti impiantistici: emissione 0.96, regolazione 0.97, distribuzione 0.99, generazione 0.94.
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per non trovarsi sorprese ad edificio o intervento realizzato (vd. Figura 3.2). Definizione e calcolo dei ponti termici Le norme di riferimento per la valutazione dei ponti termici sono la UNI EN ISO 14683:2008 “Ponti termici in edilizia. Flussi termici e temperature superficiali. Calcoli dettagliati” e la UNI EN ISO 10211:2008 “Ponti termici in edilizia. Flussi termici e temperature superficiali. Calcoli dettagliati”. Secondo queste norme il ponte termico è definito come: “parte dell’involucro edilizio dove la resistenza termica, altrove uniforme, cambia in modo significativo per effetto della compenetrazione totale o parziale di materiale con conduttività ter-
mica diversa nell’involucro edilizio, e/o della variazione dello spessore della costruzione, e/o della differenza tra le aree interna ed esterna, come avviene per esempio in corrispondenza delle giunzioni tra parete, pavimento e soffitto.” In altri termini si può dire che ogni qualvolta si presenti una discontinuità che “turba” il flusso dispersivo lungo il profilo dell’involucro che racchiude gli spazi riscaldati si è in presenza di un ponte termico. Come mostrato nella figura sottostante, il numero di ponti termici è quindi considerevole anche negli edifici più semplici, visto che è sufficiente un angolo, un cambio di sezione o una giunzione tra due elementi per modificare l’uniformità del flusso termico. La valutazione
di un ponte termico si traduce, come vedremo nel dettaglio nelle pagine che seguono, attraverso il calcolo del coefficiente ψ , detto coefficiente di trasmittanza lineica o di trasmittanza lineare. Questo coefficiente può essere utilizzato per valutare l’incidenza dei ponti termici nella verifica della trasmittanza media e nel calcolo delle dispersioni attraverso l’involucro come mostrato di seguito. Trasmittanza termica media di una struttura:
Coefficiente dispersivo attraverso l’involucro:
Figura 3.2 - Esempi di formazione di muffa in prossimità di ponti termici come conseguenza di una temperatura superficiale costantemente inferiore alle soglie di rischio. In particolare nel caso di: A) spigolo e pilastro non isolato; B) cassonetto non isolato; C) cambio di sezione della parete perimetrale; D) spalla della muratura non isolata all’innesto del serramento.
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LA VALUTAZIONE ENERGETICA DEL COEFFICIENTE ψ
Figura 3.3 - Per ottenere l’elenco completo di tutti i ponti termici di un dato edificio è necessario individuare lungo il profilo dell’involucro, ovvero degli elementi che separano l’ambiente riscaldato dagli ambienti non dotati di impianto, ogni tipologia di disomogeneità geometrica e tecnologica.
dove: è la trasmittanza termica media [W/m 2K] è il coefficiente di scambio termico [W/K] è la trasmittanza termica dell’iesimo componente dell’involucro calcolata in accordo con la norma UNI EN 6946 per gli elementi opachi e la norma UNI EN ISO 10077-1 per gli elementi vetrati [W/m 2K] è la superficie lorda disperdente del componente con trasmittanza dove per le dimensioni di porte e finestre sono assunte le dimensioni delle aperture nella parete [m 2] è la trasmittanza lineica del k-esimo ponte termico lineare valutata in accordo con le indicazioni della norma UNI EN ISO 14683 o della norma UNI EN ISO 10211 [W/mK] è la lunghezza alla quale si applica [m]
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Secondo le norme non esiste la definizione di “ponte termico corretto”, ovvero non si può decidere a priori se un ponte termico ha un effetto nullo. Ogni nodo va valutato singolarmente e solo successivamente è possibile decidere se è trascurabile oppure no. Su questo tema la versione 2014 della norma UNI/TS 11300 parte 1, specifica che: “Lo scambio termico per trasmissione attraverso i ponti termici deve essere calcolato secondo il punto 5 della UNI EN ISO 14683:2008. Nella valutazione sul progetto i valori di trasmittanza termica lineare devono essere determinati esclusivamente attraverso il calcolo numerico in accordo alla UNI EN ISO 10211 oppure attraverso l’uso di atlanti
di ponti termici conformi alla UNI EN ISO 14683. Per gli edifici esistenti è ammesso in aggiunto l’uso di metodi di calcolo manuali conformi alla UNI EN ISO 14683. È sempre da escludersi l’utilizzo dei valori di progetto della trasmittanza termica lineare riportati nell’allegato A della UNI EN ISO 14683:2008. Nel caso in cui il ponte termico si riferisca ad un giunto tra due strutture che coinvolgono due zone termiche diverse, il valore della trasmittanza termica lineare, dedotto dalla UNI EN ISO 14683, deve essere ripartito in parti uguali tra le due zone interessate.” La seguente tabella riassume le possibilità di calcolo dei ponti termici in base a quanto sopra riprotato.
Il significato di ψ secondo UNI EN ISO 14683 La norma UNI EN ISO 14683 propone i metodi per la determinazione del flusso di calore attraverso i ponti termici lineari che si manifestano alle giunzioni degli elementi dell’edificio, i requisiti relativi ai cataloghi dei ponti termici e ai metodi di calcolo manuale. Il coefficiente di scambio termico è valutato secondo l’equazione [3.2]. Per il calcolo della prima sommatoria , la norma propone di considerare l’estensione totale dell’elemento corrente comprendendo anche l’estensione superficiale degli elementi che creano i ponti termici (quali ad esempio travi e pilastri). Ad esempio nel caso di una parete perimetrale con un pilastro che corre in facciata, l’area da moltiplicare per la trasmittanza della muratura corrente U, è quella totale della parete più quella del pilastro (come da Figura 3.4).
Figura 3.4 - Schematizzazione di un pilastro in facciata per la valutazione della dispersione energetica attraverso l’involucro in accordo con la norma UNI EN ISO 14683. l1 è la lunghezza del modello geometrico bidimensionale cui si applica il valore di Ui [m] ψ è il coefficiente lineico associato al nodo analizzato e caratterizzato da quel L2D Il coefficiente lineico ψ è il parametro che meglio descrive il comportamento energetico del nodo architettonico in cui è presente il ponte termico perché tiene conto dell’andamento bidimensionale dei flussi termici (Figura 3.5). È semplice quindi intuire che aggiungiamo una dispersione, quando il coefficiente lineico è positivo e che la quantità di dispersione è proporzionale all’estensione lineare del ponte termico.
Quando il coefficiente lineico ψ è negativo In alcuni casi il valore del coefficiente ψ è negativo. Questo fatto non è un errore o un’assurdità fisica (il ponte termico fa “guadagnare” energia), ma una conseguenza del metodo di calcolo proposto con l’equazione [3.2]. Come visto in Figura 3.4, quando si tratta di schematizzare un ponte termico, la geometria del nodo si semplifica attraverso l’area A del componente di tamponamento e la lunghezza L del ponte termico. Adottando questo metodo su un ponte termico d’angolo, come ad esempio lo spigolo tra due pareti o tra una parete e un solaio di copertura, la valutazione dell’a-
Per il calcolo della seconda sommatoria dell’equazione [3.2] , la norma UNI EN ISO 14683 propone l’utilizzo della seguente formula per valutare il coefficiente lineico ψ: [3.3]
Figura 3.1 - Metodi di calcolo adottabili per la valutazione dei ponti termici in accordo con UNI/TS 11300-1: 2014. I metodi sono differenti per la valutazione su progetto (edifici nuovi) e su edifici esistenti. È escluso per ogni caso il ricorso ai valori di riferimento dell’allegato A della norma UNI EN ISO 14683.
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dove: L2D è il coefficiente di accoppiamento termico lineico ottenuto con un calcolo bidimensionale del componente che separa i due ambienti [W/mK]
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Figura 3.5 - Andamento delle temperature in prossimità del ponte termico generato da un pilastro in facciata: ricordando che la direzione del flusso termico è sempre determinata dal gradiente di temperatura, lo schema aiuta a capire l’origine della componente orizzontale del flusso.
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rea A risulta essere sovrastimata rispetto alla realtà. E quindi per correggere il risultato derivante dal prodotto dell’area (A) per la trasmittanza degli elementi di tamponamento (U), il secondo membro dell’equazione [3.2] in cui compare ψ è negativo. In questo modo anche per i ponti termici geometrici l’uso del coefficiente lineico ψ consente di valutare correttamente la dispersione energetica dell’involucro. I contenuti della norma UNI EN ISO 10211 La norma UNI EN ISO 10211 definisce le procedure per il calcolo numerico di un ponte termico bidimensionale e tridimensionale per valutare: - i flussi termici nel nodo considerato per calcolare le dispersioni; - le temperature minime superficiali per analizzare il rischio di muffa e condensazione superficiale. Il calcolo numerico consente di modellare geometricamente e termicamente il nodo oggetto di indagine, di applicare le condizioni di temperatura al contorno e di studiare la distribuzione di temperatura per ogni punto del nodo. Se si conosce la distribuzione di temperatura, la geometria e il valore di conduttività termica in ogni punto, è possibile anche valutare l’intensità e la direzione del flusso termico. Un calcolo numerico può quindi stimare con buona approssimazione quanti watt sono in gioco per effetto delle differenze di temperatura impostate al contorno. Segnaliamo però che le ipotesi alla base dei calcoli previsti dalla norma UNI EN ISO 10211 prevedono che: - tutte le proprietà fisiche sono
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Tabella 3.4 - Descrizione delle dimensioni minime per la posizione del piano di taglio per nodi comprendenti il terreno in funzione dell’obiettivo del calcolo. Fonte: UNI EN ISO 10211, Prospetto 1. indipendenti dalla temperatura e quindi per esempio il valore di conduttività termica dei materiali non varia; - non ci sono sorgenti di calore all’interno dell’elemento edilizio.
Esempio d’applicazione della UNI EN ISO 14683
Figura 3.7 - Dimensioni minime dei piani di taglio.
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La definizione del modello geometrico Oltre alle ipotesi sopra citate è opportuno scegliere in maniera adeguata il modello geometrico tale per cui il risultato che si ottiene sul modello intero o diviso in più parti risulti uguale. Per definire correttamente il modello geometrico si impiegano i “piani di taglio”, ovvero sezioni immaginarie posizionate a una distanza minima dal nodo oltre la quale il flusso è sicuramente ortogonale alla struttura. Per individuare i piani di taglio la norma suggerisce una lunghezza minima dmin dal nodo pari a 1 metro op-
Figura 3.8 - Dimensioni minime dei piani di taglio per le dispersioni verso il terreno.
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pure 3 volte lo spessore dell’elemento considerato. Gli elementi controterra I piani di taglio per la modellazione delle dispersioni verso il terreno hanno invece delle condizioni diverse da quelle sopra descritte poiché è necessario tenere conto dell’intera influenza del terreno che non si esaurisce in pochi centimetri. In questo caso le dimensioni minime per il posizionamento dei piani di taglio sono riassunte nella seguente tabella da leggersi in relazione all’immagine che segue.
La validazione dei software secondo UNI EN ISO 10211 L’Appendice A della norma descrive come validare un software sulla base di un confronto dei risultati rispetto un modello noto (sono proposti diversi casi per la validazione bidimensionale e tridimensionale). Segue un esempio di validazione di modello bidimensionale relativamente al “Caso1” realizzato per la validazione di IRIS. Secondo il “Caso 1” è necessario calcolare analiticamente
Figura 3.9 - Condizioni di calcolo per metà della colonna quadrata e risultati nei nodi evidenziati. Fonte: esempio in Appendice A, UNI EN ISO 10211.
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lo scambio termico nella metà di una colonna con sezione quadrata e temperature superficiali note come da Figura 3.9. Nella medesima figura è riportata la soluzione analitica nei 28 punti di una griglia equidistante. La differenza tra le temperature calcolate con il metodo da validare e le temperature elencate non deve essere maggiore di 0.1°C. Non essendo specificato nella norma, si è scelto per il materiale una conduttività termica λ = 1.15 W/mK e un lato di 500 mm. IRIS implementa un metodo agli elementi finiti bilineari su griglia rettangolare, con condizioni al contorno di Robin. Per riportarsi alle condizioni al contorno imposte dalla norma, si sono scelte resistenze superficiali tendenti a
Figura 3.10 - Distribuzione di temperatura superficiale e di flusso per software IRIS sulla base del modello del Caso 1 della norma UNI EN ISO 10211.
zero (Rse = Rsi = 10-9 m²K/W). Con queste impostazioni si ottengono i seguenti risultati grafici di distribuzione di temperatura e di distribuzione di flusso termico: Per verificare che il software restituisca dei valori in accordo con quelli della norma si confrontano i risultati di temperatura calcolati con quelli di riferimento. Lo scarto massimo è di 0.056°C in corrispondenza del punto 21 e quindi inferiore al valore limite pari a 0.1°C. Per il caso 2 il procedimento è analogo, ma riguarda una sezione composta da più materiali. Una volta che si ha a disposizione uno strumento per la valutazione dei flussi e delle temperature in una sezione o in pianta come si può ricavare il coefficiente lineico ψ? Nelle prossime pagine sarà spiegato come valutare tali coefficienti ragionando sul loro significato. La valutazione del coefficiente lineico Mostriamo attraverso l’esempio proposto in Figura 3.11 le modalità di calcolo del coefficiente lineico ψ. I risultato sono stati ot-
Tabella 3.5 - Confronto dei risultati ottenuti rispetto ai valori di riferimento.
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tenuti attraverso il software IRIS distribuito da ANIT e scaricabile in versione demo dal sito www. anit.it. Una volta descritte le caratteristiche e le condizioni al contorno, dalla simulazione di calcolo si ricava il flusso termico uscente dal nodo geometrico per effetto delle caratteristiche termiche e di contorno, nel nostro caso pari a 29.8 W (per ogni metro di profondità del nodo). Normalizzando il flusso uscente rispetto alla differenza di temperatura si ottiene il coefficiente dispersivo per metro lineare del nodo L2D:
il flusso uscente dalla stessa parete senza il balcone. In questo caso il coefficiente dispersivo (H t) si ottiene dal prodotto tra area (2.3 m²) e trasmittanza (0.294 W/m2K) della parete disperdente:
A questo punto il peso energetico del ponte termico si calcola per sottrazione tra L2D e H t: la differenza rappresenta l’incidenza del balcone (ψe) per ogni metro di lunghezza:
Il coefficiente lineico del nodo rappresentato in Figura 3.11 vale quindi 0.81 W/mK. dove: L2D è il coefficiente dispersivo derivante dal calcolo agli elementi finiti Φ è il flusso termico uscente dal nodo ΔT è il differenza di temperatura tra interno ed esterno Ipotizziamo ora di analizzare
Quando si ricorre all’uso di atlanti o di valori tabulati (calcolati da altri) è necessario avere accesso alle informazioni usate per effettuare i calcoli, ovvero alle caratteristiche geometriche e termiche dei materiali che descrivono le diverse strutture.
Figura 3.11 - Schema del ponte termico balcone-solaio-parete e dati in ingresso.
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MUFFA, CONDENSA E PONTI TERMICI
Questo passaggio ha finalmente risolto l’incongruenza nei confronti delle indicazioni della norma UNI EN ISO 13788:2013 (che da tempo sottolinea l’importanze di evitare la formazione di muffa) e pone al mondo della progettazione la vera sfida per garantire il benessere e la qualità degli ambienti interni. Per quanto riguarda le verifiche interstiziali invece, il legislatore ha voluto spostare la partita dal “controllo” della condensa accumulata alla dimostrazione che la stessa sia “nulla”.
I nuovi obblighi di legge introdotti col DM 26/6/15, e in vigore dal 1° ottobre 2015, hanno modificato sostanzialmente il quadro delle verifiche igrotermiche e del controllo dei ponti termici. Eravamo infatti abituati a un’analisi delle sole condensazioni (superficiali e interstiziali) nonostante le procedure normative puntassero l’attenzione sul rischio di formazione di muffa, e a un controllo dei ponti termici descritto in passaggi di legge non particolarmente espliciti. Ora le cose sono cambiate. Per quanto riguarda le verifiche igrotermiche superficiali si è passati infatti dall’obbligo di dimostrazione dell’assenza di condensa superficiale, all’obbligo dell’assenza di rischio muffa.
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Da un punto di vista formale questo passaggio rappresenta un forte inasprimento dell’obbligo di legge. Dal punto di vista tecnico però non se ne capiscono le ragioni. Esistono infatti soluzioni progettuali per le quali il controllo della condensa accumulata è la corretta chiave di lettura del problema, senza per forza dover dimostrare l’assenza del fenomeno di condensazione. Su questo aspetto quindi si apre una doppia sfida: la prima legata alle conoscenze e al corretto uso di prodotti e materiali per rispettare il nuovo limite; la seconda legata alle capacità di dimostrazione della verifica attraverso non solo modelli di calcolo semplificati (metodo di Glaser), ma anche attraverso nuovi metodi più sofisticati (migrazione del va-
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pore in regime dinamico). Infine per quanto riguarda i ponti termici, l’intero corpo dei nuovi requisiti minimi impone al progettista una capacità “avanzata” di gestione e verifica del loro peso energetico. Sono stati infatti introdotti nuovi obblighi sul bilancio dell’involucro (EPH,nd), sui coefficienti dispersivi (H’T) e sulle trasmittanze medie dei singoli componenti (Umedia) per i quali è chiaramente richiesto il calcolo dettagliato dei ponti termici. Inoltre va ricordato che dall’ottobre 2014 con l’aggiornamento della UNI/TS 11300 parte 1, è esclusa la possibilità di ricorrere ad abachi semplificati per la valutazione dei coefficienti di trasmittanza lineica. Viste le recenti novità legislative e normative quindi, con la riedizione di questo volume si è voluto fare il punto sull’analisi igrotermica dell’edificio. Siamo convinti che la conoscenza di questi temi sia un aspetto fondamentale per la qualità della progettazione. La speranza è di aver fornito uno strumento concretamente utile a tutti gli interessati.
Ed. TEP s.r.l. 25 euro 176 pagine ISBN: 978-88-941536
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UNA STRADA IN SALITA PER SALVARE IL CLIMA. LA CONFERENZA COP21 DI PARIGI. di * Susanna Mammi
Si è svolta a Parigi, dal 30 novembre al 12 dicembre scorso, la ventunesima sessione annuale della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), anche chiamata - più semplicemente - COP21. Volendo fare un breve riepilogo delle Conferenze sul clima fino ad oggi, possiamo riassumere la storia come segue. Un po’ di storia. Si comincia nel 1992 con il “Summit della Terra” di Rio, conclusosi con la stesura dell’UNFCCC (154 Paesi firmatari) e del primo trattato per la riduzione delle emissioni di gas serra nell’atmosfera. L’obiettivo era quello di arrivare, entro l’anno 2000, a una stabilizzazione delle emissioni rispetto ai livelli del 1990. Per tenere monitorata la situazione si decise di incontrarsi ogni anno in una Conferenza delle Parti (COP). Si
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decise anche che le nazioni in via di sviluppo potevano essere esentate da obblighi vincolanti, sulla base del principio delle “responsabilità comuni, ma differenziate”. Dopo Berlino e Ginevra, seguì la COP3 che fu senz’altro la Conferenza sul clima più importante. Si svolse a Kyoto, nel 1997 e fu sede dello storico Protocollo, il primo trattato mondiale sulla riduzione delle emissioni di gas serra. In quell’occasione si stipularono accordi legalmente vincolanti per la riduzione delle emissioni (tra il 6% e l’8%, da raggiungere tra il 2008 e il 2012) per buona parte dei paesi industrializzati e per molte economie allora in transizione. A diverse grandi economie in via di sviluppo invece, come Cina, Corea del Sud e Messico, venne permesso di continuare a crescere senza nessun impegno a ridurre le proprie emissioni.
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Seppur fortemente sponsorizzato dall’allora Vice Presidente USA Al Gore, il Protocollo di Kyoto non fu però ratificato dall’amministrazione americana (Bush) e non entrò quindi in vigore fino al 2004, con la firma della Russia. Era stato infatti previsto, come per il nuovo accordo di Parigi, un numero minimo di Paesi fimatari rappresentanti il 55% delle emissioni di gas serra globali ed essendo gli USA a quel tempo uno dei maggiori “emettitori”, si dovette aspettare. Si arrivò quindi a Montreal nel 2005 con la COP11 e l’entrata in vigore, quasi dieci anni dopo, del Protocollo di Kyoto e la sua estensione di validità oltre il 2012. Seguì per importanza la COP15 di Copenhagen (del 2009) dove si propose l’impegno a contenere entro i 2° C l’aumento della temperatura terrestre e si quantificarono
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gli aiuti finanziari per incrementare le tecnologie verdi nei paesi in via di sviluppo: 30 miliardi di dollari all’anno tra il 2010 e il 2012, per arrivare a 100 miliardi nel 2020. E’ da qui che si riparte con Parigi. La COP21. La 21ª Conferenza sul Clima si è aperta in una Parigi scossa dagli attentati del 13 novembre con un’allerta terrorismo che non ha certamente giovato all’esito mediatico dell’evento. Gran parte delle manifestazioni collaterali e all’aperto previste (cortei, concerti, dibattiti e altro) sono state per cautela cancellate ed è più che evidente che nell’opinione pubblica il Summit non ha più ragione di essere percepito - a torto - come la minaccia più terribile per l’umanità. Tuttavia, forse proprio a causa della tensione di queste settimane e la forte volontà di far trionfare la cooperazione internazionale, per la prima volta in oltre venti anni di mediazione da parte delle Nazioni Unite, un accordo universale sul clima è stato accettato da tutti gli Stati del Mondo.
FIGURA 1: Classifica dei quaranta Paesi del mondo maggiormente emettitori di CO2 nel 1990 e nel 2012, incluse emissioni pro-capite. Fonte: Wikimedia Commons, EU Edgar database. (LINK: http://edgar.jrc.ec.europa.eu/overview.php?v=CO2ts1990-2013).
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L’accordo di Parigi è da considerarsi un documento globale sulla riduzione dei cambiamenti climatici, visto che è stato condiviso e approvato da tutti i rappresentanti delle 196 parti chiamate in causa. Il risultato è stato possibile soprattutto grazie ai diversi
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incontri “preparativi” che si sono svolti nel corso del 2015, il cui più importante è stato senz’altro quello di Bonn del 19-23 ottobre, durante il quale è stato creato un primo progetto di accordo. Il documento diventerà però giuridicamente vincolante solo se ratificato da almeno 55 Paesi che insieme rappresentino almeno il 55% delle emissioni globali di gas serra. Le parti dovranno firmarlo a New York tra il 22 aprile 2016 al 21 aprile 2017 e anche adottarlo all’interno dei propri sistemi giuridici (attraverso ratifica, accettazione, approvazione o adesione). Cosa dice l’accordo. Volendo semplificare il documento di 31 pagine reso pubblico e pubblicato sul sito della Conferenza (v. http:// newsroom.unfccc.int/paris), emerge che il risultato chiave raggiunto è stato quello di fissare il limite di riscaldamento globale terrestre a 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, da non oltrepassare e rispettare almeno fino al 2100 (obiettivo già proposto nel 2009 a Copenaghen). Questo limite è da considerarsi cruciale per evitare certe e serie conseguenze sul pianeta, tra cui l’incremento di eventi climatici estremi. L’accordo prevede anche l’impegno di fissare un’emissione antropica di gas serra pari a zero in ogni Paese concordatario, risultato da raggiungere durante la seconda metà del XXI secolo.
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Ogni Paese sarà tenuto a fissare un obiettivo di riduzione delle emissioni, ma il quantitativo sarà volontario. Ci sarà meccanismo per forzare un Paese a impostare un obiettivo entro una data specifica, ma nessuna sanzione è stata prevista se l’obiettivo fissato non sarà soddisfatto: ci sarà solo un sistema “name and shame” ovvero una lista di Paesi inadempienti, con l’intento di incoraggiarli ad attuare il piano sul clima. Questo è forse l’aspetto più debole e controverso dell’Accordo di Parigi perchè se esso è sicuramente un gran passo avanti nella giusta direzione, non serve da solo a risolvere il cambiamento climatico. Nel documento non c’è infatti nessun obbligo per i Paesi firmatari a raggiungere gli obiettivi imposti e nemmeno nessuna prescrizione su come raggiungerli. La Cina, responsabile da sola del 29% delle emissioni globali, benchè abbia fatto valere con insistenza il tema delle responsabilità storiche differenziate, ha presentato il suo piano di riduzione. Esso prevede il raggiungimento del proprio picco di emissioni entro il 2030 e l’impegno ad aumentare la quota di energia di origine non fossile. Tuttavia, niente è previsto se dovesse fallire, anche se molti dicono che lo farà anche solo perchè l’inquinamento dell’aria è diventato il più grave problema di assistenza sanitaria nazionale. Niente è previsto neppure per
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gli USA, il secondo maggiore produttore di CO2 (con il 15% delle emissioni globali), se non dovessero rispettare l’obiettivo previsto di ridurre le emissioni di gas serra del 26%-28% rispetto ai livelli del 2005 ed entro il 2025. Il terzo Paese in ordine di emissioni, l’India, sembra non intenzionata ad accettare limitazioni all’uso di combustibili fossili, essendo considerata come economia ancora in via di sviluppo e con un consumo energetico procapite dei suoi 1,2 miliardi di abitanti tuttora al di sotto della media mondiale. Tuttavia, in sede al Summit, ha annunciato il piano ambizioso di convertire entro 2030 la quota del 40% dell’energia elettrica in fonti rinnovabili. In definitiva tutti i Paesi sono legalmente responsabili l’uno rispetto all’altro e hanno di fatto previsto piani di riduzione delle emissioni, ma non essendo stati previsti vincoli legali in caso di mancato rispetto, per non rischiare che l’accordo resti un successo solo sulla carta, c’è bisogno di azioni concrete. Secondo John Sutter, opinionista per CNN e creatore del progetto di sensibilizzazione dell’opinione pubblica statunitense sul cambiamento climatico chiamato “2 Gradi”, si possono identificare cinque azioni che devono seguire alle celebrazioni parigine per far sì che l’accordo si traduca in fatti concreti:
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1. Ratificare l’accordo Prima di tutto, perchè l’accordo abbia potere legale, esso deve essere ratificato da almeno 55 dei 195 Paesi firmatari, che devono rappresentare almeno il 55% delle emissioni climalteranti. Questo punto è visto da molti osservatori come una formalità, visto che l’accordo ha avuto largo consenso mediatico e politico. L’amministrazione Obama sostiene che l’accordo dovrebbe essere ratificato con un’azione esecutiva, senza passare dal Senato, dove molti membri della maggioranza repubblicana (GOP) sono scettici e si oppongono ai temi del cambiamento climatico. Le Nazioni Unite - come tutta la comunità internazionale - auspicano fortemente per una cerimonia di approvazione della firma il prossimo aprile a New York. 2. Smettere di investire in energie combustibili fossili Può sembrare assurdo, ma moltissimi dei 195 Paesi che hanno adottato l’Accordo di Parigi investono massicciamente nell’energia fossile detta “sporca”. Diminuire o addirittura eliminare questi investimenti è un’azione che questi governi possono e dovrebbero fare immediatamente. Così facendo sarebbero di grande aiuto alla comunità internazionale per ridurre l’inquinamento da fonti fossili. Citando Sutter, se 20 delle nazioni più industrializzate
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abbandonassero i loro investimenti in energia fossile, le loro emissioni di diossido di carbonio diminuirebbero dell’11% entro il 2020 (Report from the International Institute for Sustainable Development and the Nordic Council of Ministers) e se il 30% di questi fondi fossero rinvestiti in energia pulita, le emissioni in questi Paesi scenderebbero al 18%. E’ ironico pensare che mentre grandi investimenti continuano in Paesi come USA, Cina, Arabia Saudita, UAE e ovunque nel mondo, i loro rappresentanti politici promettono d’impegnarsi per un accordo sul clima. E con il prezzo del petrolio e del carbone ai minimi storici, è proprio adesso il momento di agire. 3. Tassare l’inquinamento atmosferico Sebbene la parola “tassa” possa suonare impopolare, come del resto in ogni settore, una larga coalizione di gruppi di affari internazionale (v. World Bank, Unilever, Exxon Mobil...) sostiene che qualche forma di tassa o politica dei prezzi dovrebbe essere usata per sostenere i costi dell’inquinamento atmosferico. La ragione è semplice: qualcuno deve essere ritenuto responsabile e pagare per i costi dell’inquinamento - che include l’innalzamento dei mari (minacciando miliardi di patrimoni costieri), intense siccità, morti e così via. L’inquinatore dovrebbe pagare questi costi, non le persone
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e i luoghi colpiti da un’innaturale crescita della superficie e delle temperature degli oceani. In più - come sostiene Sutter - i soldi derivanti da queste tasse potrebbero essere investiti in energia pulita e nuove tecnologie. 4. Lavorare per un consenso politico Uno degli aspetti più significativi dell’Accordo di Parigi è il suo simbolismo: quasi 200 nazioni hanno convenuto che bisogna attuare cambiamenti radicali per affrontare la crisi climatica. Questo tipo di consenso ha bisogno che sia supportato anche all’interno delle nazioni stesse, tra tutti i loro esponenti politici - anche in contrapposizione. Purtroppo così non è in molti Paesi industrializzati, tra cui gli USA. 5. Investire in tecnologie pulite L’obiettivo dei 2° C è essenzialmente impossibile da raggiungere a meno di non sviluppare nuove tecnologie pulite e tagliare su quelle “sporche” in modo drastico. Si stima infatti che con l’attuale emissione di gas serra (+2,2% per anno tra il 2000 e il 2010), l’aumento della temperatura terrestre dovrebbe arrivare tra i 3,7° C e i 4,8° C entro il 2100 - ben oltre il limite dei 2°C. L’obiettivo dei 100 miliardi di dollari. Ancora nel 2009 a Copenaghen e nel 2010 a Cancun, i rappresentanti dei Paesi
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industrializzati convenuti, concordarono di raggiungere insieme la somma di 100 miliardi di dollari da raccogliere entro il 2020 per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare il cambiamento climatico. Questa somma, raggiungibile con fonti pubbliche e private, gioca un’importante ruolo nell’accordo: garantire ai Paesi in via di sviluppo la possibilità di sviluppare tecnologie verdi e risarcire quelli più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico. Perchè i 100 miliardi non restino solo una promessa, il Wri (World Resources Institute*), delinea tre raccomandazioni essenziali. Fino al 2020, le nazioni sviluppate dovrebbero impegnarsi ad aumentare tutti i flussi di finanziamento pubblico al di sopra dei livelli attuali. Per mobilitare finanziamenti per il clima, i Paesi industrializzati dovrebbero prendere in considerazione l’utilizzo di nuove e innovative fonti di finanziamento, tra cui il reindirizzamento dei sussidi ai combustibili fossili, le entrate del carbon market, la tassazione delle operazioni finanziarie, i crediti all’esportazione, e la riduzione del debito, molti dei quali sono stati finora sottoutilizzati. Le parti dovrebbero chiarire la definizione e lo sviluppo di metodologie dei finanziamenti per il clima, compresi quelli per il calcolo e l’attribuzione di investimenti per far leva sugli investimenti del
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settore privato, migliorare i sistemi contabili e di reporting. NOTA* WRI: Organizzazione inter nazionale presente in più di 50 Nazioni che lavora a stretto contatto con i leader politici di tutto il mondo per tradurre idee in azioni e salvaguardare le risorse naturali e il benessere delle persone. http://www.wri.org. L’accordo EGA. All’ordine del giorno della Conferenza sul Clima di Parigi è stato anche portato l’accordo EGA (Environmental Goods Agreement), ovvero uno specifico accordo che Stati Uniti, Cina, Unione Europea e altri 11 stati tra i 160 paesi membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) hanno avviato nel 2014 per eliminare i dazi doganali su una lista di prodotti ecologici in grado di contrastare il cambiamento climatico. Ma cosa s’intende per prodotti ecologici? Prodotti il cui scopo è il rispetto e la tutela dell’ambiente? O si dovrebbe adottare una definizione più ampia fino ad includere quei beni che sono fabbricati in modo ecologico? L’obiettivo dei negoziatori è quello di riuscire ad ampliare la lista dei 54 beni ambientali già stilato dall’APEC (AsiaPacific Economic Cooperation) e che includono tra gli altri, prodotti tecnologici per la produzione di energia rinnovabile, filtri per il trattamento delle acque, strumenti
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per il controllo dell’inquinamento dell’aria...e così via. Come si può immaginare la negoziazione è complessa e controversa se si pensa ai suoi lati oscuri, ovvero che l’accordo possa diventare uno strumento per favorire interessi corporativi. Grossi gruppi commerciali potrebbero aver già avviato pressioni sui decisori politici per far inserire nella lista i propri prodotti al solo scopo di poter beneficiare di tariffe più convenienti. La questione di dare una corretta definizione a bene ambientale è quindi di cruciale importanza per evitare di aggiungere alla lista, che ad oggi conta ben 700 beni classificati come green goods, una serie di prodotti selezionati in modo piuttosto arbitraria, piuttosto che sulla base dei loro effettivi benefici ambientali. L’italia. L’italia, come il resto dei 28 Paesi aderenti all’UE, ha firmato l’accordo che impone la riduzione di CO2 entro il 2030 di almeno il 40% come obiettivo vincolante, con sanzioni. L’impegno italiano prevede inoltre una riduzione di almeno il 50% delle emissioni entro il 2050, per arrivare alla neutralità entro la fine del secolo. Il parere dell’OCSE sul cambiamento climatico. Nel suo ultimo rapporto del luglio 2015 sul consolida-
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mento della green economy nei Paesi sviluppati, l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) identifica la lotta al cambiamento climatico come la più importante tra le sfide da affrontare. Come si legge nel documento “Towards green growth/Verso una crescita green” (scaricabile all’indirizzo: http:// w w w. o e c d - i l i b r a r y. o r g / e n v i ro n m e n t / t o w a r d s - g r e e n growth_9789264234437-en), i governi devono porre le sfide ambientali al centro dell’elaborazione delle politiche economiche. Un modo per farlo è innanzitutto quello di indicare ai mercati che il costo delle emissioni dei gas serra aumenterà progressivamente, in modo da incoraggiare le aziende ad abbandonare i combustibili fossili. Nel 2014, 40 Paesi e 20 amministrazioni territoriali hanno messo un prezzo esplicito sul carbonio pari a circa il 12% delle emissioni annuali globali di gas serra. Ma i prezzi del carbonio sono a oggi insufficienti per incentivare le tecnologie lowcarbon o per influenzare in modo significativo il comportamento dei consumatori. I governi faticano a garantire che i meccanismi di tariffazione siano sufficientemente aggressivi per ridurre le emissioni, aumentando i prezzi e limitando la fornitura di permessi di emissione, per il timore dei possibili impatti sul-
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la competitività. Anche una fiscalità in favore dell’ambiente è uno strumento fondamentale, ma non ancora adeguatamente utilizzato. Ai giusti livelli, aiuterebbe a cambiare il comportamento dei produttori e dei consumatori verso attività e prodotti più rispettosi dell’ambiente. Alcune ricerche (nel Regno Unito e in Germania) dimostrano che tasse sull’energia hanno migliorato l’efficienza energetica senza effetti negativi rilevabili sui risultati economici delle imprese. Nel 2009 i leader del G20 si sono impegnati a “razionalizzare ed eliminare a medio termine le sovvenzioni ai combustibili fossili inefficienti che incoraggiano gli sprechi”, invitando il resto del mondo a fare lo stesso.
FONTI https://en.wikipedia.org/wiki/ 2015_United_Nations_Climate _Change_Conference http://www.cop21.gouv.fr/en/ presse/ http://www.cop21.gouv.fr/ wp-content/uploads /2015/11/Kit-presse-COP21 _EN_Feb-2015.pdf http://edgar.jrc.ec.europa.eu/ overview. php?v=CO2ts1990-2013 http://newsroom.unfccc.int/ paris/ http://www.earthtoparis.org
http://www.oxfamitalia.org/ wp-content/uploads /2015/11/FINAL-mbgame-changers-parisclimate-deal-251115-en.pdf
http://climateactiontracker.org
https://www.oxfam.org.au/ media/2015/11/oxfam-parisclimate-talks-report-revealsmassive-costs-of-warming-forthe-worlds-poorest/
http://www.wri.org
http://edition.cnn. com/2015/12/14/opinions/ sutter-cop21-climate-5-things/ http://edition.cnn.com/specials/opinions/two-degrees
https://www.iisd.org/publications/tackling-fossil-fuelsubsidies-and-climate-change
http://www.oecd.org/ environment/cc/ Oecd, 2015, Towards Green Growth?, Oecd Green Growth Studies, Oecd Publishing, Paris / http://dx.doi. org/10.1787/9789264234437-en
http://www.focus.it/ comportamento/economia/ cop21-parigi-conferenza-sulclima-dichiarazioni
Fig. 2-4 - Nazioni a confronto. Dal sito ClimateActionTracker.org sono consultabili le valutazioni di impatto sul clima di tutte le nazioni al mondo. I Paesi sono inseriti in tre categorie (sufficiente, medio e inadeguato). Nelle immagini tre esempi. Fonte: www.climateactiontracker.org.
Ma i Paesi Ocse continuano a sostenerne la produzione e il consumo in molti modi. Quello che ne consegue è un indebito ulteriore vantaggio per le tecnologie già presenti sul mercato a danno delle nuove tecnologie green (l’Ocse ha individuato oltre 550 misure di sostegno all’uso e alla produzione di combustibili fossili nella sua area). Quindi? La strada continua in salita quindi, alla prossima Conferenza sul clima prevista in Marocco, nel novembre 2016.
* Susanna Mammi, Ufficio Stampa ANIT
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COP21. COSA DICONO GLI SCIENZIATI. da Focus.it “Il testo finale dell’accordo riconosce gli imperativi della comunità scientifica per affrontare il cambiamento climatico. I tre elementi chiave per farlo ci sono, in qualche forma: mantenere il riscaldamento ben al di sotto di due gradi, praticamente abbandonando i combustibili fossili e rivedere l’impegno di ogni paese, ogni cinque anni, in modo da essere all’altezza della sfida. I tagli alle emissioni promessi dai paesi ora sono ancora del tutto insufficienti, ma l’accordo nel suo complesso invia un messaggio forte a imprese, investitori e cittadini: la nuova energia è pulita e i combustibili fossili appartengono al passato. Abbiamo davanti un sacco di lavoro perché accada.” - CORINNE LE QUÉRÉ, University of East Anglia, Tyndall Centre for Climate Change Research (http:// www.tyndall.ac.uk).
emissioni globali sono in linea con gli obiettivi di 1,5 e 2 °C. Molto resta ancora da fare ma è incoraggiante vedere l’accordo avviare un processo che potrebbe portare agli obiettivi sperati. Ogni azione per il clima è stata enormemente ritardata negli ultimi decenni e, ancora oggi, le emissioni continuano ad aumentare. Limitare il riscaldamento a 1,5 °C è un’ aspirazione che non raggiungeremo se non saremo in grado di pianificare gli interventi per il prossimo decennio. Le tecnologie in grado di assorbire l’anidride carbonica dall’atmosfera diventeranno indispensabili per il raggiungimento di questo obiettivo. Ha quindi senso incoraggiare sviluppi che abbiano ricadute positive sul clima. Se una tecnologia non si dimostra efficace nel lungo termine, l’unica soluzione per rimanere sotto i due gradi sarà quella del taglio immediato delle emissioni attuali”. - JOERI ROGELJ, IIASA (http://www. iiasa.ac.at)
Sull’obiettivo a lungo termine dell’accordo di Parigi: “Se condiviso e attuato, significa azzerare le emissioni di gas serra nel giro di pochi decenni. È in linea con le prove scientifiche che abbiamo presentato di quello che dovremmo fare per limitare rischi quali i fenomeni meteo estremi e l’innalzamento del livello del mare. Per stabilizzare il clima del pianeta, le emissioni di CO2 devono essere abbattute prima del 2030 e dovrebbero essere azzerate il più presto possibile dopo il 2050. Tecnologie quali la bioenergia e la cattura e lo stoccaggio del carbonio, così come il rimboschimento, sono importanti per compensare le emissioni.” - JOHN SCHELLNHUBER, Potsdam Institute for Climate Impact Research (https:// www.pik-potsdam.de).
“Il più grande successo della conferenza di Parigi è che più di 180 paesi hanno presentato i loro obiettivi di politica nazionale per il clima. È comunque un accordo storico, perché per la prima volta invia un segnale chiaro ai responsabili politici, alle imprese e agli investitori chiedendo loro di avviare la transizione verso una società con basse emissioni di carbonio. Tuttavia, le stime suggeriscono che gli impegni attuali si tradurranno in un aumento della temperatura tra 2,7 e 3,7 °C. Per limitare i cambiamenti climatici servono sforzi maggiori. Tutti i Paesi presenteranno un aggiornamento sulle loro politiche climatiche ogni cinque anni: è importante sottolineare che ogni volta che presenteranno un nuovo obiettivo, questo dovrà essere più ambizioso del precedente. L’accordo di Parigi si propone di limitare l’aumento di temperatura a 2 °C al di sopra dei livelli preindustriali e di “proseguire nello sforzo per limitare l’aumento a 1,5 °C”. Questo riflette la crescente preoccupazione per l’impatto dei cambiamenti climatici. L’IPCC ha concluso che, per avere una possibilità di limitare il riscaldamento a 2 ° C, le emissioni dovrebbero essere tagliate dal 40-70% rispetto al 2010 entro il 2050. Per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi i tagli dovrebbero essere più significativi, nell’ordine di 70-95% entro il 2050”. - STEFFEN KALLBEKKEN, CICERO (http://www.cicero.uio.no/en)
“Questo accordo è un punto di svolta per una trasformazione del mondo all’interno di un intervallo operativo sicuro di 1,5-2 °C. Parigi è un punto di partenza. Ora abbiamo bisogno di un’azione politica coerente con la scienza per mettere in atto uno sviluppo sostenibile e realizzare la decarbonizzazione entro il 2050”. - JOHAN ROCKSTRÖM, Stockholm Resilience Centre (http://www.stockholmresilience.org) “Il nuovo testo dell’articolo 4 è più chiaro del precedente in termini scientifici. È importante sottolineare che i parametri di riferimento in termini di picchi e riduzione delle
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Letture e visioni consigliate
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Letture e visioni consigliate
CLIMATE CHANGE AND PUBLIC HEALTH di Barry Levy e Jonathan Patz Edizioni Paperback, 2015 USA 448 pagine, 63 euro (in inglese) ISBN: 9780190202453
QUESTO CAMBIA TUTTO This change everything di Avi Lewis USA/CANADA, 2015 89’
Il cambiamento climatico avrà un impatto sempre più profondo sul sistema sanitario pubblico, poiché sta causando (e sempre più causerà), un’ampia gamma di effetti nocivi sulla salute, a partire da malattie cardiovascolari, infettive, respiratorie e allergiche fino ad arrivare a malnutrizione, problemi mentali e per finire violenza. Questo libro affronta il cambiamento climatico dal punto di vista delle sue conseguenze sulla salute umana. Rivolto particolarmente a studenti e professionisti del settore sanitario, è in realtà un ottimo approfondimento anche per coloro che si occupano di ambiente costruito, comfort indoor e progettazione. Con i contributi di 78 esperti del settore prevalentemente americani, il libro affronta i seguenti temi: - Implementazione di una strategia vincente per un sistema sanitario virtuoso e le buone pratiche di riferimento - Comunicare con gli operatori assicurativi, i professionisti sanitari e il grande pubblico sui temi del cambiamento climatico e le sue conseguenze sanitarie - Sviluppare strategie sostenibili nel settore energetico, dei trasporti e nell’agricoltura - Sviluppare ambienti costruiti sostenibili - Supportare gli individui, le organizzazioni civili e il settore privato per un’azione mirata a fermare il cambiamento climatico e ridurne le conseguenze sulla salute umana. Al momento disponibile solo in lingua inglese, si puo’ acquistare anche in versione e-book. GEOFISICA APPLICATA ALL’ARCHEOLOGIA E AI BENI MONUMENTALI di Giovanni Leucci Dario Flaccovio Editore, 2015 366 pagine, 48 euro ISBN: 978-88-579-0506-8 Nell’ambito della ricerca archeologica e del restauro dei beni monumentali le tecniche di indagine geofisica hanno assunto un’importanza ormai ampiamente riconosciuta. La possibilità di comprendere l’estensione del deposito archeologico o lo stato di conservazione dei manufatti senza ricorrere a un intervento distruttivo risulta di estrema utilità per individuare emergenze sconosciute o presunte, per meglio comprendere un sito e per indirizzare in modo mirato le operazioni di scavo o di restauro. Lo scopo di questo volume è quello di fornire una introduzione generale ai più importanti metodi di esplorazione geofisica. Vengono descritti i principi fisici, le procedure di campagna e le tecniche di elaborazione e interpretazione, nonché i metodi più comunemente utilizzati nella ricerca archeologica e nella conservazione dei beni monumentali (gravimetrico, magnetico, elettrico, elettromagnetico e sismico). Un’ampia sezione è dedicata all’applicazione di tali tecniche. Il lettore viene guidato alla scelta del metodo geofisico più appropriato al tipo di problema che gli si pone e al tipo di acquisizione ed elaborazione dei dati più adatto ad ottenere il migliore risultato possibile. Il testo costituisce una valida guida sia per coloro che si approcciano per la prima volta alla geofisica sia per gli specialisti che desiderano incrementare le proprie conoscenze in questa disciplina.
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E se combattere il cambiamento climatico fosse la migliore soluzione per costruire un mondo migliore? Girato in oltre 211 giorni, 9 Paesi e 5 continenti nell’arco di quattro anni, il film è una scommessa per ri-immaginare la sfida del cambiamento climatico. Diretto da Avi Lewis (regista canadese, coniuge della Klein) e ispirato dal bestseller di Naomi Klein del 2015 e dallo stesso titolo, il film racconta di sette importanti storie di comunità in prima linea sull’ambiente, dal bacino di Powder River nel Montana noto per i suoi depositi di carbone, ai depositi di bitume nel nord est di Alberta, in Canada. Intessuta con queste storie è la narrazione della Klein, che finisce per svelarci in tutto il corso del film, la sua idea più controversa ed eccitante: si potrebbe cogliere la crisi esistenziale del cambiamento climatico come un’opportunità per trasformare il nostro fallimentare sistema economico in qualcosa di radicalmente migliore. Selezione ufficiale del Festival Internazionale di Cinema di Toronto del 2015, il film è stato distribuito nelle sale del Nord America e presto lo sarà anche in Europa. Nell’attesa di vederlo al cinema, il film è scaricabile e acquistabile on-line su iTunes e Amazon. Sito web: http://thefilm.thischangeseverything.org.
NATURE PHYSICS periodico mensile (in inglese) Abbonamento annuale cartaceo e on-line: 153 euro Solo on-line: 59 euro Sito-web: http://www.nature.com/nphys/index.html Nature Physics, è una delle “sotto” pubblicazioni della grande famiglia di NATURE, una delle più antiche (pubblicata dal 1869) ed importanti riviste scientifiche esistenti, forse in assoluto quella considerata di maggior prestigio nell’ambito della comunità scientifica internazionale. Specializzato in tutte le aree della fisica, pura e applicata, Nature Physics tratta di temi legati alla ricerca tra cui la fisica quantistica, molecolare e atomica, statistica, termodinamica, fluida, ottica, chimica e così via. Nel maggio 2015 ha pubblicato uno studio che secondo diversi scienziati è da considerarsi tra i dieci più importanti progressi scientifici dell’anno: la conferma della stranezza quantistica. “A livello quantistico, la realtà non esiste finché non la si misura” spiega Andrew Truscott, uno degli autori della ricerca. L’équipe di Truscott ha intrappolato una serie di atomi di elio in un particolare stato quantistico, il cosiddetto condensato di Bose-Einstein, e poi li hanno estratti finché non è rimasto soltanto uno. Successivamente, hanno inserito il singolo atomo in un interferometro - un apparato sperimentale in grado di combinare percorsi diversi di luce per studiare le proprietà delle onde elettromagnetiche - dimostrando che, effettivamente, l’atomo si comporta come particella o come onda a seconda della configurazione iniziale dello strumento. “Bisogna accettare il fatto che la misura cambia a seconda che lo scienziato creda che l’atomo si comporti in un modo o nell’altro. L’atomo non si muove da un punto all’altro dell’interferometro. È solo dopo la misura finale che la sua natura di onda o particella diventa reale”.
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ISCRIZIONI Per partecipare a un corso è necessario effettuare una pre-registrazione on-line dal sito www.anit.it selezionando dalla sezione CORSI l’evento desiderato. Raggiunto il numero minimo di partecipanti, i prenotati vengono contattati dalla segreteria dell’Associazione per confermare la partecipazione ed effettuare il pagamento. Al termine del corso viene rilasciato un attestato di partecipazione per gli usi consentiti dalla Legge. Per info: corsi@anit.it
PERCORSO DIDATTICO Immaginando un ideale percorso didattico, le iniziative affrontano uno o più delle seguenti 3 fasi: 1 - Inquadramento e regole È il primo passo per capire come si relaziona l’argomento rispetto al panorama legislativo e normativo nazionale e regionale. I contenuti sono proposti in riferimento ai regolamenti in vigore al momento dell’erogazione del corso con uno sguardo anche alle possibili novità in arrivo. 2- Progetto e cantiere Una volta individuate le regole da rispettare, la normativa tecnica fornisce tutti gli strumenti operativi per dimostrare il raggiungimento di determinati livelli di prestazione. In base al tipo di argomento si affrontano assieme ai nostri esperti gli aspetti pratici che portano ad osservare quanto previsto dalla legge sia in fase di progettazione che di direzione dei lavori.
L’ESPERIENZA FA LA DIFFERENZA! L’Associazione organizza circa 80 corsi all’anno per una media di 1300 partecipanti all’anno riscontrando un alto livello di gradimento dei partecipanti ai corsi grazie a: • Alto profilo tecnico/scientifico dei relatori • Download di tutto il materiale didattico presentato a lezione • Download software e strumenti di calcolo in funzione del tema trattato • Libri, guide e pubblicazioni ANIT fornite in base alla tipologia del corso • Esperienza didattica su come affrontare le esercitazioni
3- Controllo delle prestazioni Le prestazioni energetiche e acustiche possono essere misurate una volta realizzato l’edificio o l’intervento. Il corretto uso della strumentazione e la corretta interpretazione dei dati acquisiti fanno parte del bagaglio di informazioni che un professionista deve conoscere se vuole cimentarsi in questo tipo di analisi. IL PIANO FORMATIVO ANIT 2015 Consulta i corsi in programma su www.anit.it Termica • Muffa, condensa e ponti termici (6 o 8 ore) • Simulazione dei ponti termici: la verifica agli elementi finiti (6 o 12 ore) • Corso di igrotermia avanzato: la migrazione del vapore in regime dinamico (16 ore) • Termografia in edilizia, corso di 1° e 2° livello secondo EN ISO 9712:2012 (40 ore) • Prestazioni estive degli edifici (6 ore) Acustica • Acustica in edilizia: dalle regole al progetto (6 o 8 ore) • Classificazione acustica delle unità immobiliari (6 o 8 ore) • Acustica in cantiere, soluzioni e corretta posa (6 o 8 ore) • Guida alle misure in campo secondo il DPCM 5/12/97 (4 ore) • Requisiti acustici passivi: come predisporre la relazione tecnica (12 ore) • TCAA: Corso per Tecnici Competenti in Acustica Ambientale (128 ore)
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A N I T
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L’OBBLIGO ALLA FORMAZIONE CONTINUA! Col 2014 è entrato in vigore l’obbligo alla formazione continua per tutte le categorie professionali a cui sono rivolti gli eventi ANIT, ovvero Ingegneri, Architetti, Geometri e Periti. L’unità di misura della formazione professionale continua è il Credito Formativo Professionale (detto anche CFP).
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Di seguito il punto della situazione.
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• Ingegneri Da gennaio 2014 ogni iscritto all’albo deve essere in possesso di un minimo di 30 CFP. Si parte con l’attribuzione forfettaria di 60 CFP a tutti gli iscritti e ogni anno vengono scalati 30 CFP. Le attività che consentono l’ottenimento di CFP riguardano la partecipazione a corsi e convegni accreditati dal CNI, ma anche altre attività come l’aggiornamento legato alla propria professione (se dimostrabile), le pubblicazioni qualificate, le docenze, i brevetti, ecc. ANIT è stata autorizzata dal CNI a svolgere attività formativa (da luglio 2015), le attività in programma consentono pertanto l’attribuzione di CFP a tutti gli ingegneri partecipanti”.
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• Architetti I nuovi regolamenti sono entrati a regime a gennaio 2014 dopo un inizio sperimentale avviato nell’autunno 2013. Ad oggi ogni architetto deve ottenere 60 CFP nel triennio 2014-2016 con un minimo di 15 CFP in ciascun anno di cui almeno 4 CFP all’anno sul tema della deontologia-compensi-ordinamento professionale. I crediti sono attribuiti dal CNAPPC assegnando circa 1 CFP per ogni ora di formazione. Eventi ANIT: ANIT è stata autorizzata dal CNAPPC a svolgere attività formativa (da luglio 2014), le iniziative in programma pertanto consento l’attribuzione di CFP a tutti gli architetti partecipanti.
• Geometri Per i geometri la formazione continua obbligatoria è entrata in vigore dal gennaio 2010. Ogni iscritto deve maturare un certo numero di CFP nell’arco di un quinquennio (il primo va dal 2010 al 2015), col rispetto di un minimo di crediti annuali in funzione degli anni di anzianità di iscrizione all’Albo. L’attribuzione di crediti per le singole iniziative formative è subordinata ad un accreditamento delle stesse presso i Collegi territoriali competenti o presso il CNG. Eventi ANIT: abbiamo inviato domanda al CNG per il riconoscimento quale ente di formazione accreditati. In caso di risposta positiva sarà possibile attribuire CFP agli eventi in calendario. Segnaliamo che alcune iniziative risultano già accreditate grazie alla collaborazione territoriale con i Collegi provinciali.
• Periti Industriali Il CNPI ha approvato il nuovo regolamento sulla formazione obbligatoria che prevede dal 1° gennaio 2014 per ogni perito industriale l’impegno a ottenere nell’arco temporale di 5 anni 120 CFP con un minimo di 15 CFP all’anno di cui 3 CFP all’anno sui temi dell’etica, sulla deontologia e in materia previdenziale. Eventi ANIT: ANIT è stata autorizzata dal CNPI a svolgere attività formativa (da settembre 2014), le iniziative in programma pertanto consento l’attribuzione di CFP a tutti i periti industriali partecipanti.
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IRIS 3.0 Scarica la versione di prova dal sito ANIT IRIS 3.0 è il nuovo software ANIT per l’analisi dei ponti termici agli elementi finiti in accordo con la norma UNI EN ISO 10211.
Con IRIS 3.0 è possibile: • Preparare velocemente le schede dei ponti termici per la Legge 10 e la Certificazione energetica • Calcolare il coefficiente di trasmittanza lineica Ψi e Ψe con assoluta precisione • Valutare il rischio di muffa e condensa superficiale nei punti più critici dei nodi architettonici
Inoltre con la nuova versione è possibile: • Richiamare le strutture (pareti e solai) già create col software PAN6.1 • Valutare il rischio di condensa interstiziale (e non solo superficiale) in corrispondenza dei ponti termici • Ricavare i diagrammi della temperatura sui pilastri per un confronto con le indagini termografiche in caso di diagnosi
IRIS 3.0 è gratuito per i soci ANIT! Quota associativa ANIT annuale: 95 € + IVA
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Strumenti ANIT di supporto alla professione.
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Strumenti ANIT di supporto alla professione.
LA SUITE ANIT
ECHO 7
Requisiti acustici passivi e classificazione acustica delle unità immobiliari. L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Progettazione e verifica delle caratteristiche acustiche degli edifici, secondo il DPCM 5.12.97. I calcoli sono eseguiti per indici di valutazione. Determinazione della classe acustica dell’unità immobiliare. Il software è incluso nella suite ANIT oppure è acquistabile separatamente al prezzo di 200 € + IVA
196 pp., Ed. TEP srl, 2016 ISBN: 978-88-941536-0-6 25 euro (IVA incl.)
S N E O T V T 2 EM IT 0 1 B À 5 R E
Sviluppato da TEP s.r.l.
GU E S 2 N C 0 N I 1 A T 6 I A O
Software ANIT
- I meccanismi di trasmissione del calore - Gli isolanti - La reazione al fuoco 27 schede di materiali isolanti con le relative caratteristiche principali.
Volume 2 - Guida alla nuova Legge 10
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Software ECHO 7
Volume 1 - I materiali isolanti
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ANIT sviluppa e distribuisce strumenti di supporto alla professione legati all’analisi energetica, igrotermica e acustica dell’edificio. La novità 2015 è la SUITE ANIT, ovvero la possibilità di ricevere i 4 software completi ECHO, PAN, IRIS e LETO con l’associazione ad ANIT (a soli 95 € + IVA). La SUITE ANIT è attiva per l’anno di Associazione e si riattiva con il rinnovo. In alternativa è possibile acquistare i singoli software senza limiti temporali al prezzo di 200 € + IVA /cad.
A 10 anni dall’emanazione del Dlgs 192/05, il mondo dell’efficienza energetica applicata all’edilizia cambia nuovamente le regola del gioco. 270 pp., Ed. TEP srl 2015 ISBN: 978-88-905300-9-8 25 euro (IVA incl.)
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Sviluppato da TEP s.r.l.
PAN 7
Analisi termica, igrometrica e dinamica dell’involucro opaco. L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Calcolo dei parametri estivi ed invernali delle strutture opache (trasmittanza EN ISO 6946; Attenuazione e sfasamento la UNI EN ISO 13786; Verifica termo-igrometrica secondo UNI EN ISO 13788; Il software è incluso nella suite ANIT oppure è acquistabile separatamente al prezzo di 200 € + IVA
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
墌 versione DEMO! Completa e gratuita per 30 giorni
Software IRIS 3 Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
IRIS 3
• Calcolo dei Ponti Termici agli elementi finiti • Calcolo del rischio di condensa e muffa Il software è incluso nella suite ANIT oppure è acquistabile separatamente al prezzo di 200 € + IVA
Calcolo dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN ISO 10211. Verifica del coefficiente ψ e del rischio di muffa e condensa. L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
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Software LETO 3 Software ANIT
Sviluppato da TEP s.r.l.
LETO 3
Analisi del fabbisogno energetico degli edifici secondo le UNI/TS 11300 parte 1:2014, 2:2014, 3:2010 e 4:2012 L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.
Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it
Sofware per il calcolo del fabbisogno energetico degli edifici secondo UNI/TS 11300 parte 1,2,3 e 4 (aggiornato al DM 26/6/15) La versione di Leto è stata protocollata al CTI e quindi impiegabile ai fini della certificazione energetica e della compilazione delle Legge 10/91. Il software ha il consueto approccio di Anit: in accordo con la normativa, trasparente nei passaggi e di intuitivo e semplice utilizzo. Il software è incluso nella suite ANIT oppure è acquistabile separatamente al prezzo di 200 € + IVA 墌 versione DEMO! Completa e gratuita per 30 giorni
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GU E S 2 N C 0 N I 1 A T 6 I A O
Software ANIT
Volume 4 - Muffa, condensa e ponti termici
Il manuale è stato sviluppato con l’intento di fornire informazioni specifiche, in maniera semplice e chiara, ai tecnici che decidono di approfondire il tema ell’acustica edilizia. 192 pp., Ed. TEP srl, 2011 ISBN: 978-88-905300-2-9 25 euro (IVA incl.)
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Software PAN 7 (in uscita a gennaio 2016)
Volume 3 - Manuale di acustica edilizia
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墌 versione DEMO! Completa e gratuita per 30 giorni
Volume 5 - Prestazioni estive degli edifici
La Guida completa all’analisi igrotermica degli edifici. Completamente rinnovato nei contenuti per offrire ai professionisti un valido strumento sull’importanza del controllo delle prestazioni igrotermiche delle strutture. 176 pp. Ed. TEP srl, 2016 ISBN: 978-88-941536-2-0 25 euro (IVA incl.)
Volume 6 - La classificazione acustica delle unità immobiliari
- L’inquadramento legislativo. - L’influenza dei materiali e del colore. - Caratteristiche termiche dinamiche delle pareti. - Facciate e coperture ventilate. - La valutazione della temperatura interna.
Vengono spiegati i contenuti della norma UNI 11367/2010 che definisce per la prima volta in Italia le procedure per classificare acusticamente le unita’ immobiliari sulla base di misurazioni fonometriche eseguite sull’immobile.
192 pp., Ed TEP s.r.l, 2011 ISBN: 978-88-905300-0-5 25 euro (IVA incl.)
160 pp., Ed. TEP srl, 2013 ISBN: 978-88-905300-4-3 25 euro (IVA incl.)
Come acquistare i prodotti dello shop: - bonifico bancario intestato a TEP s.r.l. Banca Popolare Commercio & Industria IBAN: IT 20B0504801693000000081886 indicando come causale il prodotto acquistato e inviando copia del pagamento via fax al n. 02/58104378 - on line con carta di credito dal sito www.anit.it I software vengono spediti via e-mail.
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Campagna associativa ANIT! Diventare Soci ANIT significa partecipare a una comunità di esperti intenzionati a diffondere, promuovere e sviluppare l’isolamento termico ed acustico nell’edilizia e nell’industria come mezzo per salvaguardare l’ambiente e il benessere delle persone. I soci sono costantemente aggiornati sull’evoluzione legislativa e normativa e ricevono strumenti quali software di calcolo e manuali tecnici.
I Soci ricevono: La SUITE dei Software ANIT che comprende (nelle ultime versioni aggiornate): • PAN: Caratteristiche igrotermiche e dinamiche delle strutture opache e trasparenti • ECHO: Requisiti acustici passivi degli edifici e classificazione acustica • LETO: Calcolo del fabbisogno energetico secondo UNI/TS 11300 • IRIS: Calcolo dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN 10211 I 4 programmi permettono di affrontare tutti gli aspetti della progettazione termica e acustica in edilizia: •Legge 10 e Certificazione energetica •Muffe e condense •Requisiti acustici passivi (DPCM 5-12-1997) •Classificazione acustica La SUITE è utilizzabile durante l’anno di associazione e può essere installata su 3 computer. Per maggiori informazioni e scaricare una versione di prova di 30 giorni dei programmi, visitare il sito ANIT.IT alla pagina Software. Le Guide ANIT I SOCI possono scaricare tutte le GUIDE ANIT dal sito www.anit.it Le GUIDE ANIT spiegano in modo semplice e chiaro la normativa del settore e sono costantemente aggiornate con le ultime novità legislative. Oltre alla GUIDA ANIT «Nazionale» i Soci possono scaricare documenti relativi a leggi regionali e altri argomenti specifici (sostenibilità, acustica, ecc.). Chiarimenti normativi I SOCI possono contattare lo Staff ANIT, via mail o per telefono, per avere chiarimenti sull’applicazione della normativa di settore. Rivista Neo-Eubios I Soci ANIT ricevono 4 numeri della rivista neo-Eubios in formato cartaceo. Neo-Eubios è «La rivista» per l’isolamento termico e acustico dal 1988. Si rivolge ai professionisti con un taglio scientifico e approfondito e prevede 4 uscite ogni anno (marzo, giugno, settembre e dicembre). Servizi scontati I SOCI hanno diritto a sconti su tutti i corsi ANIT e sull’acquisto dei volumi ANIT. I volumi ANIT sono libri, sintetici e pratici, scritti dai professionisti per i professionisti.
Iscriviti ad ANIT! ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico. Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:
- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati; - promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica; - assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia; - effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato; - fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico ed argomenti affini; - organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico; - diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico; - realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali. I SOCI Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore. Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione. Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc. Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico. Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. L’Associazione è ad anno solare, con scadenza al 31 dicembre dell’anno di iscrizione. Per info: associazione@anit.it. LE PUBBLICAZIONI ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione degli incontri e dei convegni ANIT. I CONVEGNI ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore. Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia. Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.
Quota associativa
La quota associativa ha un costo di € 95 + IVA e una durata di 12 mesi. Possono associarsi come SOCI INDIVIDUALI ANIT: professionisti, studi di progettazione, imprese edili e privati cittadini. Per gli studi di progettazione occorre segnalare il nominativo di un unico referente. Il SOCIO INDIVIDUALE non deve rappresentare aziende produttrici di materiali isolanti o aziende affini.
Maggiori info su: www.anit.it neo-Eubios 54
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Maggiori info su
www.anit.it
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´ neo-EUBIOS Periodico trimestrale anno XVI - n. 54 Dicembre 2015 Direttore Responsabile Susanna Mammi Redazione TEP s.r.l. Via Savona 1/B 20144 Milano tel 02/89415126
Grafica e impaginazione Claudio Grazioli Distribuzione in abbonamento postale Associato A.N.E.S. - Associazione Nazionale Editoriale Periodica Specializzata Stampa INGRAPH srl - via Bologna 104/106 - 20038 Seregno (MB)
Registrazione Tribunale di Milano n. 524 del 24/7/1999 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna sezione della rivista può essere riprodotta in qualsiasi forma senza l’autorizzazione dell’Editore.