Anno XV - Numero 2 - Aprile/Maggio 2013
more than partners... E D I Z I O N E I TA L I A N A D I R A D I O W O R L D & T V T E C H N O L O G Y
EVOLUZIONE TECNOLOGICA
Sommario
Nonna Radio vive la sua seconda gioventù!
NEWS
pag. 3
FILMMAKERS
pag.16
LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI pag.18 WEB RADIO pag.44 WEB TV pag.46 SPECIALE pag.48 Radio e Tv produzioni in esterna
DOSSIER RADIO pag. 56 Il punto sugli standard mondiali
NEWS EBU-UER
TV IMPOSSIBILI O ERTST & S N I CA ON B WE DUCTEI PRO ESTAT
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NEWS
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Da Ginevra finalmente arriva una parola chiara sul futuro della radio Strana cosa, a volte, l'Europa. Per la televisione digitale, dopo le discussioni di rito, ci si era messi d'accordo in modo semplice e chiaro: in tutti i Paesi aderenti all'Unione Europea la televisione analogica andava spenta entro il 31 dicembre 2012. Per la radio, invece, tutto in alto mare. Fino a quando, a Ginevra, qualcosa è cambiato Non era ovviamente pensabile che tutti i Paesi membri riuscissero a rispettare la data del 31/12/2012, ma il segnale era fortissimo: si parlava di “spegnere” il sistema esistente e si fissava una data limite. Per la radio, invece, le cose sono andate diversamente. Lo standard DAB è stato approvato nel 1994, un anno prima dello standard DVB-T (1995), ma per una serie di ragioni per la radiofonia digitale non è mai stato fatto alcun passo di portata paragonabile. Gli organismi politici, di solito, non deliberano “contro“ le consuetudini o i desideri di un settore: piaccia o meno, dobbiamo quindi pensare che il mondo della televisione, inteso come l'insieme dei costruttori di apparati di produzione e di diffusione, dei broadcaster e dei produttori di ricevitori, ha creduto nelle potenzialità tecniche e di mercato del digitale molto prima e molto più di quanto abbiano sinora fatto i “colleghi” della radiofonia. Per quale motivo? E qui, vale la pena riflettere un attimo. Per cominciare, i costruttori di apparati di produzione e di diffusione televisiva sono tipicamente le stesse aziende che propongono anche apparati di produzione e di diffusione radiofonica. Ambito nel quale, peraltro, in buona parte i contenuti vengono prodotti e distribuiti in formato digitale, e ridiventano analogici solo presso il sito trasmittente, al contrario di quanto accadeva (e spesso accade tuttora) per la televisione. Non sembra quindi che la radio, di suo, sia tecnicamente più arretrata della televisione; come dicevamo, le aziende che producono gli apparati della catena ascendente sono ragionevolmente le stesse, per cui è ragionevole che anche i principi ispiratori ed i modelli di gestione siano paragonabili. Né ci risulta che sul mercato manchino (o siano mai mancati)
apparati in grado di confezionare e trasmettere la radio digitale. I produttori di ricevitori tipicamente vanno a rimorchio della tecnologia effettivamente disponibile per i consumatori: avendo come target il mercato di massa, possono realizzare profitti interessanti solo con volumi di vendita di quattro o cinque ordini di grandezza superiori ai volumi dei produttori di apparati “professionali”. Per fare un esempio, un solo trasmettitore installato in un sito come Valcava o Monte Mario si “porta dietro” alcuni milioni di ricevitori. Non è quindi pensabile che un produttore di ricevitori possa tentare la fuga tecnologica in avanti, in quanto non potrebbe rischiare gli investimenti necessari ad industrializzare un prodotto di costo “compatibile” con il mercato consumer: hanno realizzato televisori a colori solo dopo che i diversi broadcaster hanno deciso di produrre e trasmettere programmi a colori in quel determinato standard. Non prima. Passando poi al “who's who” dei costruttori, dopo il pionierismo degli albori le progressive concentrazioni di aziende e gli sviluppi di mercato hanno fatto sì che diversi produttori di ricevitori televisivi commercializzino anche ricevitori radio, e spesso attraverso i medesimi
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canali di distribuzione. Anche da questo punto di vista, quindi, radio e televisione dovrebbero parlare un linguaggio simile. Anche i broadcaster che si occupano di radio hanno parecchio in comune con quelli che si occupano di televisione. Se ci limitiamo a quelli che hanno l'effettiva capacità di orientare le scelte tecnologiche, cioè i broadcaster di servizio pubblico, possiamo dire che in linea di massima stiamo parlando delle stesse aziende: gli operatori commerciali, di solito, non si assumono l'onere di fare da “lepre”, e preferiscono sposare scenari tecnologici i cui costi di sviluppo e di messa a punto iniziali siano già stati collaudati da altri. Cosa hanno fatto i broadcaster radiofonici europei di servizio pubblico dal 1994 ad oggi, cioè negli ultimi venti anni? È curioso: si sono comportati più o meno tutti allo stesso modo. Hanno osservato quello che succedeva. I pochi che hanno provato ad acquisire un ruolo di leadership esplorativa, lo hanno rapidamente abbandonato. Hanno dissertato a lungo su quale fosse il Sacro Graal degli standard di trasmissione digitale. Alcuni si sono dedicati con poca o nulla convinzione in sperimentazioni che non potevano portare ad altro che a sé stesse. In alcuni Paesi, come P R O D U C T I O N
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l'Italia, le frequenze elettive per i segnali DAB (la banda III VHF) erano saldamente occupate (per altri usi) in certi casi persino dalla stessa azienda che avrebbe voluto/dovuto utilizzarle per la radio. Quasi tutti si sono cimentati in una ardita contrapposizione tecnica fra DAB (con o senza “+”) e DRM che di fatto è sfociata nell'immobilismo, senza cogliere che DAB e DRM sono i due standard più complementari e meno concorrenziali che si possano immaginare. Non dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista del target di pubblico che consentono a quello specifico operatore di raggiungere nel modo più efficace. Tra DAB e DRM lo standard migliore è... tutti e due! Dipende da quello che si vuole fare. In sostanza: si sono fatti del male da soli. Alcuni operatori privati, anche in Italia, hanno creduto nella potenzialità di mercato della radio digitale più di quanto non abbiano fatto i loro colleghi di servizio pubblico, investendo risorse ed energie, ma sempre da battitori liberi, senza quella efficacia e quella massa critica che avrebbe garantito il muoversi in modo corale. Perché hanno fatto questo? Scartiamo subito l'ipotesi che siano stati tutti degli sprovveduti. Non è realistico, e sarebbe anche ingeneroso: come dicevamo, dal punto di vista della permeabilità alle tecnologie nuove e più avanzate la radio e le persone che ci lavorano non sono certo seconde alla televisione. E allora? Allora, forse è mancata la “killer application” della radio digitale. Torniamo un attimo alla televisione. Non parliamo qui di successo commerciale, ma di “consenso” lungo l'intera filiera del settore. Che cosa ha permesso di fare la televisione digitale che prima non esisteva? Qual è stata la “cosa in più” che la televisione digitale avrebbe reso
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possibile? In tre parole: valorizzare i contenuti. Cioè: la televisione a pagamento con le schedine prepagate; le partite in HD; i canali tematici, aggiuntivi. Al top dei top, i canali tematici in HD da vedere attraverso la televisione a pagamento con le schedine prepagate. Era quello che mancava per provare a combattere con possibilità realistiche gli operatori della pay-tv satellitare, e anche per tentare di evitare che la televisione generalista venisse relegata al ruolo di televisione geriatrica. Una ragione di mercato, quindi, e non tecnica. In effetti la televisione non si è interrogata a lungo su quale fosse lo standard tecnicamente migliore per trasmettere in digitale: ne ha scelto uno e via. Non vogliamo con questo dire che la transizione della televisione al digitale è stata fatta con il primo standard che ci si è trovati davanti, ma avendo ben chiara l'esigenza di fornire ai telespettatori un contenuto radicalmente diverso, nelle diverse parti del mondo si è scelto il primo standard che poteva permettere di fare quello che serviva. Non è stata una scelta univoca: a seconda dei luoghi la televisione digitale cambia, e si chiama DVB-T, ISDB-T, 8-VSB, .... A riprova del fatto che l'eccellenza tecnica non è stato il primo fattore di scelta, si veda quale standard abbiano adottato negli Stati Uniti: chiunque abbia un minimo di competenza tecnica potrà dirvi come si colloca lo standard 8-VSB nei confronti dei suoi «concorrenti".
Una prospettiva da cambiare Forse, per la radio è mancata proprio questa chiara prospettiva di mercato, che è necessaria affinché una transizione venga fatta propria dai vertici dell'industria, e dia luogo a quella
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convergenza costruttiva di interessi che si traduce in un movimento ordinato dell'intero settore di appartenenza. Se manca una prospettiva di mercato, se non è un business plan finalizzato ad una maggiore (o migliore) redditività a stimolare il cambiamento, ci si trova inesorabilmente prigionieri di un bipolarismo perverso: da una parte, i responsabili delle aziende difficilmente riusciranno a vedere una chiara prospettiva di redditività nella svolta tecnologica, per cui rimarranno in attesa di indicazioni più chiare. Dall'attendismo dei vertici deriva una mancanza di indicazioni strategiche ai reparti tecnici delle aziende. E qui si innesca il loop: tipicamente i manager decidono, ma i tecnici si innamorano. Lo diciamo da tecnici, quindi battendoci il petto. In mancanza di chiare indicazioni strategiche, i reparti tecnici fanno il loro lavoro: perseguono l'eccellenza, quella astratta, filosofica. Portano al manager il frutto delle proprie ricerche, il manager non trova il modo di ricavarvi un profitto e non decide. Il tecnico, allora, torna a sviluppare una versione migliore di quello che ha appena proposto, per dare al manager un ulteriore elemento a favore della propria proposta. Il manager apprezza, ma di nuovo non sa cosa farci, e nicchia. Il tecnico ritorna sui suoi passi, e migliora ancora. Eccetera. Ed ecco il fiorire di standard, e di polemiche tecnologiche spesso sterili e fratricide che tutto hanno fatto fuorché aiutare l'effettivo sviluppo della radiofonia digitale. Forse, il «peccato originale» della radio digitale è che nessuno di quelli che potevano decidere davvero ha mai avuto una idea chiara di come fare dei soldi con la radio digitale. Di fronte ad una visione tecnica come sempre eccellente, nell'industria della radio è mancata una «vision» condivisa, un pensiero orientato in grado di far partire la macchina per davvero. È solo la nostra opinione, ma noi crediamo che la vera «killer application» della radiofonia digitale sia la radio ibrida, intesa come una sinergia fra broadcast e broadband per sfruttare il meglio che ciascuno dei due mondi può dare: l'economia di scala, l'efficacia e l'affidabilità del broadcast per i contenuti lineari, e la peculiare efficacia unita alla capillare granularità del broadband per i contenuti di approfondimento o a richiesta. Ci rendiamo conto che «radio ibrida», per la maggior parte delle persone (e purtroppo anche degli addetti ai lavori) è tuttora un concetto astratto. Questa è probabilmente la «summa» dell'incomprensione di fondo che ha finora impedito il decollo della radio ibrida: i creativi e gli uomini del marketing non sanno quali strumenti potrebbe mettere a loro disposizione la tecnologia, e quindi non hanno modo di creare modelli di contenuto in
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Le notizie le trovi anche in www.broadcast.it secondo l'ammissione dello stesso Jørn Jensen (membro del New Radio Group dell'EBU e chairman del WorldDMB Forum) «sono il frutto di un forte compromesso». Ma l'efficacia è garantita. Questi i punti chiave della nuova
grado di trarne vantaggio. I tecnici non hanno tipicamente la possibilità di illustrare fino in fondo (anche all'interno della propria azienda) quello che la tecnologia è già capace di fare, i creativi e gli uomini di marketing proseguono per la loro strada e le eventuali proposte che arrivano ai manager seguono quindi due percorsi paralleli.
Raccomandazione: - è necessaria e imprescindibile una adeguata pianificazione a livello dei diversi Paesi membri (dell'EBU, Ndr) allo scopo di fornire soluzioni digitali per tutti i servizi radiofonici; - sin dall’immediato, si raccomanda che i contenuti vengano codificati e diffusi secondo lo standard DAB+, che utilizza una codifica audio più avanzata rispetto allo standard originale DAB; - dove non sia possibile (o inopportuno, Ndr) realizzare una copertura DAB, si raccomanda l’impiego del sistema Digital Radio Mondiale (DRM); - la digitalizzazione delle emissioni radio dovrebbe sempre essere accompagnata dalla contemporanea introduzione e disponibilità di funzioni avanzate quali testo, immagini e guide ai programmi; - dovranno essere previsti nuovi servizi ibridi basati su contenuti accessori ed addizionali al programma, veicolati al ricevitore a mezzo internet, ad esempio utilizzando il sistema RadioDNS; - se sarà possibile trovare un accordo sull'armonizzazione fra i vari Paesi europei sulla data del futuro switch-off analogico della radiofonia europea, verrà dato un ulteriore impulso al percorso di migrazione della radiofonia verso gli standard digitali creando altresì un efficace driver di mercato, sia a livello consumer che professionale. Sempre Jørn Jensen ha detto: «Con questa raccomandazione abbiamo dato un esempio chiaro di come debba essere una raccomandazione: chiara e concisa», senza spazio per mille interpretazioni e distinguo. «Dobbiamo fermare le persone che usano argomenti tecnici per ostacolare il progresso» ha concluso Jensen, probabilmente riferendosi alle interminabili contrapposizioni fra i diversi standard digitali basate su argomentazioni tipo la valutazione del numero di «bit per Hertz». Negli auspici dell’EBU, la R138 porterà un
Eppur si muove Ma, forse, qualcosa sta cambiando. Il fatto è che dal mondo (soprattutto il nuovo mondo, come l'Australia) hanno cominciato ad arrivare esempi concreti di come con la radio digitale sia possibile ottenere un riscontro commerciale. E le idee hanno cominciato a rimettersi in movimento. Nei paesi nordici, per la prima volta, si è scritta la parola «Switch-off» a proposito della radio analogica, e si è anche indicata una data per l'operazione di spegnimento dell'FM analogica. Ma adesso, si è mossa anche l'EBU, l'associazione dei broadcaster di servizio pubblico europei, e non solo. E si è mossa in modo chiaro e concreto. Dopo il mezzo passo falso, almeno in termini di efficacia della comunicazione, collezionato con la campagna «Euro-chip», durante la EBU Radio Week (tenutasi a Ginevra dall'11 al 15 marzo scorso) l'EBU ha lanciato un messaggio ufficiale, forte e chiaro.
Serviva una raccomandazione Nel corso del Digital Radio Summit, tenutosi lo scorso 13 febbraio è stata ufficializzata una raccomandazione tecnica di esemplare chiarezza che illustra la posizione dell’EBUUER sul futuro della radio. Potete leggerla all'indirizzo http://tech.ebu.ch/docs/r/r138.pdf. Non ci metterete molto, si compone di una sola pagina. La Raccomandazione R138 rappresenta il primo accordo tra i membri dell'EBU-UER sulla distribuzione radio digitale. Poche parole, alcune delle quali, 6 B R O A D C A S T
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nuovo slancio alla implementazione dei servizi radio digitali in tutta Europa. La Raccomandazione R 138 nasce dopo una attenta considerazione attenta delle esigenze di tutti i servizi radiofonici nei diversi Paesi, compresi la potenziale espansione verso l’offerta di servizi futuri, lo spettro disponibile e il rapporto costo-prestazioni delle possibili scelte tecnologiche per gli specifici servizi. Sono diversi i passaggi salienti della nuova raccomandazione che meritano di essere evidenziati. Il più importante ed il più forte di tutti è collocato nell'ultimo capoverso, ed è talmente forte da essere condito per ragioni di opportunità da varie premesse, che però non ne intaccano minimamente la portata: si parla chiaramente di «data del futuro switch-off analogico della radiofonia europea". è la prima volta che se ne parla in modo così chiaro, perché non si dice «se» sarà possibile definire lo switch-off. Si dice «se si potrà definire una data comune", a indicare che lo switch-off dell'analogico è dato per scontato. Sono considerazioni di forma, ma a questi livelli la forma è assolutamente sostanza. Altrettanto implicito, e altrettanto chiaro, è che la radiofonia digitale avrà un senso solo se offrirà contenuti e servizi «diversi" da quelli attualmente disponibili sulla radio FM: è il riferimento EBU a quella che, sopra, abbiamo chiamato «killer application» della radiofonia digitale. Riproporre sul digitale le medesime cose che gli ascoltatori possono già ora trovare in FM ci ricondurrebbe immediatamente alla assenza di una prospettiva di mercato e di maggiori profitti per gli operatori, e di converso ad una scarsa (nulla?) propensione agli investimenti. Chiara anche la volontà di consentire a tutti gli attuali operatori di trovare il proprio spazio all'interno della radiofonia digitale, e chiarissima la scelta tecnologica a favore dello standard DAB, con codifica DAB+. Christian Vogg, Responsabile Radio dell'EBU, ha detto che questa raccomandazione «è un chiaro messaggio all'industria, un segnale che le
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aziende aspettavano". Sottinteso: le aziende che producono ricevitori, che fino ad oggi (o quasi) avevano solo potuto constatare come gli stessi esperti del settore (anche lato broadcaster, purtroppo) non fossero riusciti in venti anni a trovare un punto di incontro condiviso. Di conseguenza, in questi anni hanno evitato accuratamente di effettuare investimenti in tutte le tecnologie per ricevere la radio digitale, non sapendo quale, nel tempo, sarebbe risultata prevalente sulle altre. Nel dubbio, meglio aspettare. Nel passaggio che cita lo standard DRM, ci si riferisce soprattutto all'inopportunità e alla generale antieconomicità per le emittenti minori o di comunità, che abbiano una copertura del territorio limitata e non sovrapponibile con la copertura di altre emittenti, di consorziarsi per costituire un consorzi DAB. Utilizzando lo standard DRM, da implementarsi come sub-strato di una rete nazionale DAB, le emittenti con queste caratteristiche potrebbero trovare una forma più adatta per proseguire e potenziare la
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propria attività. Al Digital Radio Summit la Raccomandazione è stata presentata da Javier Sánchez Perez, presidente del programma strategico dell'UER sulle piattaforme radio digitali. Egli ha sottolineato che "la modalità di trasmissione terrestre è l'unico metodo gratuito ed efficace per una ricezione veramente mobile, in particolare nelle automobili". Ambiente nel quale una efficace sinergia fra tecnologie broadcast e broadband potrà dare un contributo decisivo al piacere di ascolto e alla piacevolezza di guida. Immaginate di poter scendere a fare rifornimento, risalire in auto e proseguire l'ascolto esattamente dal punto a cui eravate arrivati. Di sentire citare la puntata di un programma che vi siete «persi" e di poterlo ascoltare facendo un tocco sul display. Di poter riascoltare dall'inizio la risposta che un ospite ha dato al conduttore perché nel mezzo vi è squillato il telefono. Di appuntarvi una offerta che vi sembrava interessante, per rivederla con comodo sul PC di casa, una volta rientrati. Oppure di farvi guidare dal navigatore verso un parcheggio
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dove in quel preciso momento ci sono dei posti disponibili, e di farvi guidare proprio fino a davanti al posto libero. Sono vent'anni che ci stiamo perdendo queste cose. Sono tutte tecnicamente già possibili, e a costo pressoché nullo (infrastruttura digitale a parte). Qualcuno dirà: «vogliono puntare a farci comprare le canzoni dalla radio, a trasformare la radio in un mercato ambulante». A parte che non troviamo nulla di male nell'offrire ad un cittadino un modo comodo in più per acquistare un brano musicale (le nostre radio sono fatte di canzoni), il fatto è che non è nel potere di nessuno decidere cosa la gente vuole: se il pubblico ha necessità della possibilità di acquistare con un clic il brano che sta ascoltando, prima o poi qualcuno gliela offrirà. Magari su una piattaforma completamente IP, e se il pubblico troverà che l'offerta su IP “veste” meglio i propri desideri dell'offerta disponibile su piattaforma broadcast, inevitabilmente quest'ultima perderà quote di mercato: i consumatori, trovando attraenti alcuni specifici servizi disponibili su IP, finirà per utilizzare la piattaforma IP anche per gli usi mainstream. Quello che ha fatto Apple con il negozio iTunes (la gente compra qui la musica perché la trova più facilmente sui propri dispositivi, pronta per essere ascoltata) oppure Amazon (sta insidiando i ricavi pubblicitari di Google: Google effettua ricerche, ma non vende prodotti, per cui chi desidera acquistare qualcosa doveva prima cercarlo con Google e poi spesso lo acquistava da Amazon, quindi con un doppio passaggio. Amazon ha migliorato le proprie funzionalità di ricerca, con il risultato che il consumatore cerca direttamente su Amazon. Il risultato: la pubblicità per le «ricerche suggerite", quelle che compaiono in cima alla lista, si sta spostando da Google verso Amazon) a nostro avviso sono tendenze su cui riflettere molto attentamente. (Davide Moro)
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Da DMG la “total solution” per DAB/DAB+ In relazione all’emergente sviluppo della rete DAB in Italia, DMG Communication oggi presenta delle interessanti novità relative ai prodotti Lumantek, in grado di farvi affrontare al meglio e a costi relativamente contenuti le problematiche di sviluppo e di test nel settore della radio digitale. Gli strumenti di cui parliamo sono versatili e multistandard e sono basati sul concetto della piattaforma scalabile per cui l’utilizzatore può acquisire uno standard, quindi passare ad un altro con la semplice installazione della licenza specifica. In particolare il Ventus 2.0 è in grado di generare segnali DAB e DAB+ e con l’ampliamento della sua operatività da 1GHz a 2,7 GHz, può coprire le bande tipiche delle trasmissioni DAB/DAB+, DVBT/T2 e DVB-S/S2. Portatile e semplice da utilizzare può essere configurato sullo specifico standard o avere a bordo tutti quelli disponibili oggi sul mercato. Con le sue caratteristiche di stabilità e di purezza del segnale può, di fatto, raggiungere valori elevati di MER (tipico > 44db) pur essendo un prodotto di costo contenuto. Lo strumento amplia inoltre il suo modo operativo con il modulo ETI Mux (opzionale), che permette lo sviluppo di file ETI partendo da contenuti Musicam o H264, in questo modo l’utilizzatore può generare contenuti ad hoc per il test dei ricevitori DAB/DAB+ TDMB. L’AWGN noise generator, dal canto suo, permette di simulare la trasmissione in aria, aumentando o diminuendo il rapporto segnale/rumore si possono valutare le prestazioni dei ricevitori sia per le trasmissioni DVB che per quelle DAB anche in condizioni critiche di trasmissione. Al generatore possiamo poi affiancare il DAB
AIR II, un analizzatore del segnale DAB e DAB+ che collegato al PC tramite interfaccia USB vi dà in tempo reale le informazioni relative alla distribuzione dei contenuti nel canale, il bit rate, le informazioni di servizio, di errore del TS del canale specifico oltre alle condizioni di livello e qualità del segnale. Infine, con il recorder and playback generator Weiver 2.0 si possono effettuare analisi di copertura di qualità del segnale trasmesso o nel caso si possono acquisire dati in sequenza utilizzandolo come data logger sia nella banda III che in quella L. Questo strumento registra in tempo reale, con “finestre” variabili da 1 a 48 MHz, su un range di frequenza da 30MHz a 2.5 GHz, la parte di play back rigenera quindi in uscita il segnale acquisito con un ottima fedeltà riproduttiva. Avendo al suo interno una memoria di 500 GByte (estendibile con dischi esterni via ESATA) la quantità di dati immagazzinata sarà assolutamente adeguata alle necessità della specifica applicazione. Questi prodotti hanno avuto un ottimo riscontro nell’ambito del digitale terrestre dove alcuni dei maggiori operatori del settore li stanno utilizzando per la qualifica del segnale e dei set top box.
Xdevel a Sanremo 2013 con EarOne e Radio Italia In occasione del Festival di Sanremo 2013 Xdevel di Maurizio Gugliotta è stata ospitata al Palafiori da Casa Sanremo e Radio Italia di Mario Volanti. Su dei maxi schermi dislocati nella struttura veniva visualizzata la classifica in tempo reale dei brani di Sanremo più trasmessi dalle emittenti radio, grazie al servizio di monitoraggio EarOne, che è ormai uno strumento indispensabile per i programmatori musicali e per i discografici. Presso lo stand espositivo Xdevel, invece, era possibile vedere in anteprima il nuovo software di regia Xautomation, integrato con il modulo Xautomation TV per creare una radiotelevision e portare la programmazione della 10 B R O A D C A S T
propria radio in video sul web o sul digitale terrestre. In particolare il sistema consente il sync tra playlist radio e TV, integra un mixer audio video con switch manuale o automatico delle camere, gestisce titolazioni, sovrapposizioni grafiche di banner, cattura schermo e messa in onda di sorgenti video esterne come Skype. Facebook, Twitter ed sms sono pienamente supportati da Xautomation TV per consentire una immediata messa in onda in video dei messaggi degli utenti. &
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Screen Service: un quarto di secolo di storia, la passione di sempre Compie 25 anni Screen Service Broadcasting Tecnologies (SSBT), l’azienda che da sempre si distingue per la sua forte spinta all’innovazione, che le ha consentito di essere spesso un passo avanti rispetto ai trend tecnologici del mercato La Screen Service, nata come piccola impresa nel 1988, ha visto in questi anni una crescita continua che l’ha portata a diventare una public company di successo, con la sola forza del proprio lavoro e della propria passione. Ci vuole passione infatti per credere e investire davvero in ricerca e sviluppo, come SSBT che oggi impiega oltre il 35% della propria forza lavoro in R&D, al fine di garantire il migliore livello tecnologico a tutta la propria gamma prodotti: dagli encoder ai multiplexer, dai ponti radio a gli strumenti di test e misurazione per finire con il best seller dell’azienda Bresciana, il trasmettitore TV.
Sviluppo dalla ricerca Il lavoro di ricerca e sviluppo, da sempre alla base dei successi della società, le ha consentito di proporre prodotti sempre all’avanguardia che, in più di un’occasione, si sono rivelati lungimiranti e vincenti rispetto alle scelte consolidate della concorrenza, e hanno contribuito alla definizione di nuovi standard qualitativi nell’ambito della progettazione e della produzione di apparati per il broadcasting. SSBT fornisce una gamma completa di attrezzature per la trasmissione e l'elaborazione dei segnali televisivi analogici e digitali. Lo scambio di progetti e informazioni e il forte senso di responsabilità del personale, che è parte integrante della società, permettono a Screen Service di rispondere rapidamente alle esigenze del mercato senza scendere a compromessi con la qualità. Per questo motivo, riteniamo che il modo migliore per presentare il primo quarto di secolo di Screen Service sia ripercorrendone le tappe principali attraverso i prodotti che ne
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hanno fatto la storia, sicuri in questo modo di rendere giustizia anche alla passione del personale che lavora con competenza e dedizione al loro sviluppo.
A transmission story Fin dall’inizio Screen Service, oltre a commercializzare e distribuire apparati trasmittenti, ricerca e sviluppa nuove soluzioni per le trasmissioni analogiche. Nel 1999, dopo dieci anni di successi in questo ambito, il R&D Lab. Inizia i lavori per la produzione dei primi trasmettitori digitali. Pochi anni dopo, in un mercato in cui i principali player si dedicano alla produzione dei cosiddetti prodotti digital ready, SSBT intuisce la necessità di sviluppare un trasmettitore in grado di supportare realmente sia le trasmissioni analogiche che digitali garantendo, al contempo, lo switching immediato da una modalità all’altra: nasce la serie Dual Mode che può funzionare in
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entrambe le modalità, senza alcuna modifica o necessità di hardware aggiuntivo. Grazie a questa linea di prodotti la società riesce a ritagliarsi un ruolo di rilievo nei mercati internazionali, specialmente nei paesi in cui il digitale non è ancora realtà e la proposta di Screen Service è quindi particolarmente vincente perché offre continuità operativa garantendo, al contempo, pieno supporto in merito alle future modalità di trasmissione. Sulla scia di questo successo, nel 2007 il R&D Lab. progetta la serie di trasmettitori SWDT Multimode che integra in un unico prodotto tutti i principali standard televisivi, sia analogici (PAL, NTSC) che digitali (DVB-T, ATSC, ISDB-.). Lo stesso anno, la società viene quotata in Borsa Italiana, Listino Expandi. Nel 2008 è la prima azienda ad implementare lo standard DVB-T2 grazie alla progettazione e allo sviluppo di una nuova linea, la SDT Series, naturale evoluzione della precedente SWDT. La serie SDT utilizza un
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unico hardware per qualsiasi standard analogico e digitale (per questo è chiamata anche Universal Driver), e può cambiare modalità operativa sul campo. Risulta quindi particolarmente versatile perché può integrare differenti schemi di modulazione, consentendo un facile passaggio dalla radiodiffusione analogica a quella digitale ma anche una semplice migrazione da uno standard digitale ad un altro. Quest’ultima ipotesi si verifica facilmente in quegli stati in cui lo standard digitale adottato non è ancora stato stabilito in modo definito, e dove quindi la SDT Series risulta sicuramente la migliore ipotesi possibile, se non l’unica, per tutelare il proprio investimento. Nel 2010, oltre allo sviluppo di innovative soluzioni Headend e di Monitoring per le reti digitali, il gruppo SSBT si arricchisce di SkyLinks, una nuova società con grande esperienza e forte know-how nella produzione di sistemi a microonde ad alta capacità, in grado di offrire soluzioni per differenti applicazioni, non solo nell’ambito del broadcasting ma anche in settori quali telecom o ISP. Di recente è stato presentato l’ultimo innovativo prodotto sviluppato, frutto di passione e ricerca, caratteristiche evidentemente comuni a tutte le società del gruppo: stiamo parlando dell’innovativo modem 1024QAM MD2e10 che consente di aumentare l'efficienza dello spettro fino a 2 Gbps a 112MHz con maggiori possibilità di connettività e di estensione. L’anno scorso è stata ulteriormente migliorata la serie SDT con la rivoluzionaria introduzione dell’Ultra High Efficency, frutto degli sforzi di ricerca e delle nuove tecnologie introdotte dal R&D Lab. Infatti, se pur basata su una tecnologia consolidata, la serie UHE presenta una topologia di circuito innovativa che consente a questi prodotti di raggiungere un efficienza massima del 43%, con un valore tipico del 38%, senza compromessi qualitativi: le prestazioni, in termini di tasso di errore, di modulazione e precisione degli shoulders, non hanno subito variazioni e raggiungo l’apprezzata affidabilità delle altre soluzioni del gruppo. La DAB Series è l’ultima nata in casa SSBT. Si tratta di una serie completa di digital audio broadcasting transmitter in grado di coprire un range di potenze che parte da 15W fino ad oltre 28kW, con design modulare o compatto e con raffreddamento ad aria o a liquido. I trasmettitori di questa serie supportano tutti gli standard digitali: DAB, DAB+ e T-DMB, sia su reti SFN che MFN e includono precorrezione adattativa digitale lineare e non lineare con caricamento automatico delle curve per ogni canale e livello di potenza. Fra le novità annunciate segnaliamo inoltre
il nuovo ENC 335, una soluzione completa per video HD over IP con encoder in grado di ricevere segnali video SD/HD, di comprimerli ed inviarli tramite rete IP. Ovviamente, tramite il relativo decoder, è in grado di eseguire anche il processo inverso, ovvero acquisire dati dalla rete IP, decomprimerli e riprodurli in forma originale come video SD/HD. Il prodotto può essere configurato con interfaccia 3G-SDI o DVI / HDMI e ciò significa che le interfacce video tra sorgenti e pozzi possono essere mescolate (ad esempio, si può collegare una telecamera HD-SDI all’encoder e un monitor HDMI al decoder per la riproduzione). La soluzione supporta la compressione JPEG2000 che consente una notevole riduzione del tasso di dati nella rete senza visibile perdita di qualità. La bassa latenza infine rende il prodotto ottimale per l’impiego in ambito broadcasting. L’ENC335 può essere facilmente configurato tramite browser web,
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SNMP o tramite il pannello frontale LCD.
E non finisce qui Alla luce delle ultime novità quindi, c’è grande attesa in merito al NABShow di Las Vegas dove, oltre ai nuovi prodotti annunciati, sono certe le novità, a cui peraltro la società ci ha già abituati da diverse edizioni a questa parte. In attesa di scoprire cosa ci riserva il futuro, sicuri che Screen Service farà la differenza grazie alla passione e all’onestà con cui da sempre ricerca e sviluppa nuove soluzioni, non ci resta che… porgere i nostri più calorosi auguri al gruppo SSBT per un felice inizio del loro secondo quarto di secolo. (R.C.)
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NEWS ▲ ▲ ▲
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Radio Vaticana ha scelto Apt Worldcast Radio Vaticana, la radio della Santa Sede, ha acquisito i codec APT Worldcast, con la nuova tecnologia Surestream, per il trasferimento dell’audio dalla sede di Roma al centro di trasmissione DAB di Milano L’esigenza era quella di avere un’ottima qualità audio utilizzando una comune linea internet. Fino ad oggi la continua perdita di pacchetti, dovuta alla bassa qualità della rete Internet, aveva sempre scoraggiato il suo utilizzo per un trasferimento così importante e si era, in passato, usufruito di costose linee dedicate. La tecnologia Surestream sviluppata da APT, invece, consente di utilizzare anche comuni linee Internet, perché, in trasmissione, duplica, mascherandoli, i pacchetti da inviare sulla linea. Il ricevitore provvederà ad acquisire i pacchetti che per primi arriveranno, scartando i doppioni. Se, a causa della linea non perfetta, alcuni pacchetti venissero persi, il segnale audio non ne risentirebbe perché verrebbero utilizzati i pacchetti “di riserva”, comunque pervenuti.Ai fini dell’utilizzo della linea Internet, sono stati eseguiti, dai tecnici della Radio Vaticana, una serie di test che hanno riguardato la famiglia di codec Silver Stream In e Silver Stream Out, i quali uniscono le ottime qualità, ormai affermate, dei prodotti APT ad un prezzo davvero vantaggioso. Nello studio di Roma è stato inserito il Silver Stream
In con, in ingresso, l’audio da trasferire, mentre nello studio di Milano il Silver Stream Out provvede a restituire l’audio in uscita, che viene così utilizzato per irradiare sul DAB la Radio Vaticana. Le prove hanno dato un esito entusiasmante: “Attraverso il monitor dell’attività dei codec, altra importante caratteristica degli APT, vedevamo che continuamente si perdevano pacchetti ma che questi venivano prontamente rimpiazzati, e l’audio in uscita rimaneva comunque sempre perfetto!” hanno dichiarato i tecnici della radio. Altra esigenza manifestata dai tecnici era quella di non occupare troppa larghezza di
banda, senza comunque sacrificare la qualità audio. A tal fine, l’utilizzo dell’algoritmo di compressione brevettato APTX, ha garantito la soddisfazione di entrambe le esigenze. Infatti l’algoritmo APTX provvede in modo non distruttivo ad ottenere un’eccellente qualità sonora, con una ridottissima banda utilizzata. Enrico Pietrosanti, distributore dei prodotti APT in Italia, è disponibile per tutti coloro che vorranno provare l’utilizzo di questa nuova tecnologia, che consente un trasferimento audio di estrema qualità in modo facile ed economico. Per informazioni: www.enricopietrosanti.com
Altre soluzioni di connessione via rete: AVT e Pro Audio Streamers AVT Audio Video Technologies offre a catalogo l’ ibrido telefonico Magic THipPro, disponibile per connessioni ISDN, POTS, e VoIP, il sistema è disponibile per 8 o 16 connessioni, con 8 linee digitali e 2 linee audio analogiche. Il Magic THipPro è un'evoluzione del sistema di ibridi telefonici Magic, ma è in grado di ospitare tutte le proprie funzionalità in una sola unità rack. Questo prodotto consente inoltre agli utilizzatori la possibilità di estendere la connettività installata dalla versione solo ISDN/POTS da un sistema VoIP attraverso un semplice aggiornamento software. AVT evidenzia inoltre che è possibile condividere una singola macchina fra diversi studi, attraverso l'installazione dei software Magic THipPro LAN e Magic THipPro screener. Gli utilizzatori nei diversi studi possono avere assegnate individualmente delle linee dedicate, sia audio che per il traffico telefonico entrante. Fra i dispositivi Sonifex troviamo invece la famiglia Pro Audio Streamers che permette di effettuare lo screening audio all'interno di un edificio utilizzando audio IP e infrastrutture di cablaggio di categoria Cat-5. Ci sono tre modelli di streamer IP per audio professionale in questa famiglia, in grado di effettuare codifica e decodifica in diversi formati. Il PS-SEND converte un ingresso audio in un flusso IP, il PS-PLAY legge un flusso IP e lo converte verso uscite audio bilanciate e non bilanciate a livello linea, e il PS-AMP può leggere uno Stream audio e di pilotare direttamente una coppia di diffusori stereofonici. Ogni prodotto è dotato di un Web server Ethernet per consentire una facile configurazione. Per info: www.avt-nbg.de e www.sonifex.co.uk/prostreamer/index.shtm
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a cura di Enrico Ventrice*
Più che la fine, certo un buon inizio Miriam Rizzo, regista e sceneggiatrice siciliana. Caparbia, appassionata, è molto sicura di sé ma risponde timidamente quando le chiedo dove abbia studiato, come se si stesse quasi giustificando: “A Palermo” dice, “non avevo molta scelta visto che vivevo e lavoravo a Siracusa e spostarmi comportava la ricerca di un altro lavoro per mantenermi agli studi. Il centro sperimentale era troppo costoso e non mi permetteva di avere il tempo per lavorare, essendoci l'obbligo di frequenza. Era un tunnel senza uscita, e allora mi sono iscritta all'Accademia di Belle Arti di Palermo, in scenografia”. Per molti ragazzi che vogliono intraprendere una carriera nel mondo del cinema il Centro Sperimentale di Roma costituisce un punto di riferimento fisso. Ma non è facile entrare, un po’ per la rigida selezione, un po’ per i costi da sostenere, soprattutto per chi viene da fuori. Miriam ha dovuto rinunciarvi, ma la sua formazione non ne ha risentito affatto. Ha seguito la sua passione e ha saputo ritagliarsi uno spazio importante, anche perché la Sicilia non è proprio una regione anonima dal punto di vista cinematografico! Una tappa quasi obbligata per tutti quelli che hanno a che fare con la settima arte. “I primi anni, di mattina lavoravo come centralinista presso un'azienda che vendeva depuratori d'acqua, il pomeriggio studiavo, la sera servivo ai tavoli in un pub del centro storico. Ogni tanto, quando era possibile, frequentavo corsi di vario genere: operatore m.d.p., montaggio video e diversi seminari di illustri personaggi del cinema che, per chissà per quale motivo, passavano da Palermo”. Come spesso accade, la vera occasione di formazione per Miriam non arriva dalla scuola o dalla frequentazione di corsi, ma dall’incontro con un professionista, che le insegna il mestiere. “Un giorno ho avuto il privilegio di conoscere Pucci Scafidi, noto fotografo palermitano, figlio del celebre Nicola”. Miriam comincia a frequentare lo studio fotografico, fa le prime esperienze in camera oscura, lavora come assistente durante i matrimoni,
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guadagnandosi la possibilità di occuparsi della loro editoria e curando le mostre internazionali, anche quelle sul cinema. “Devo tantissimo a questa persona” confessa Miriam, “ho imparato molto da lui, è davvero un grande professionista dell'immagine. È grazie alla sicurezza che mi ha trasmesso che ho avuto il coraggio di realizzare i miei primi cortometraggi”. Una gavetta di tutto rispetto per la Rizzo, che ha imparato sul campo, prima ancora che nelle aule dell’accademia. E da lì il salto è stato breve verso le prime esperienze come aiuto regista e, da poco, anche come sceneggiatrice. “I miei corti affrontano spesso il tema della morte. Non è stata mai una cosa voluta, ho sempre scritto di getto ciò che poi ho realizzato, e di recente mi sono accorta che tutti hanno un filo conduttore: la fine”. Ha cofirmato la sceneggiatura dell’ultimo film di Daniele Ciprì, “È stato il figlio”, premiato per la migliore fotografia al Festival di Venezia. Una collaborazione quella di Miriam con il regista e dop siciliano che dura da tempo. Hanno lavorato insieme anche durante l’ultima edizione del “48ore”, dove ho avuto modo di conoscere Miriam, che si è aggiudicata la tappa di Palermo con il film “48 ore dopo”, assicurandosi poi in finale a Roma il premio per il miglior montaggio. C’è da dire che Daniele Ciprì è stato volutamente escluso dai giudici dal premio per la migliore fotografia, per concedere ai ragazzi emergenti la possibilità di competere per il premio senza doversi misurare con un mostro sacro del settore. “Per il film realizzato per il 48ore ho utilizzato il 32 mm”, ci tiene a sottolineare Miriam, “perché mi consentiva di sentire più vicino il personaggio e di scrutare il più possibile il suo volto. Ho girato tutto con macchina a spalla”. In effetti il volto del suo protagonista meritava di essere raccontato. Benedetto Raneli, che lo stesso Daniele Ciprì ha voluto nel suo ultimo film premiato a Venezia, ma che aveva già avuto diverse esperienze con registi del calibro di Virzì, Tognazzi e Grimaldi, è un attore siciliano dotato di grande presenza scenica, che Miriam nel suo corto è riuscita a rendere particolarmente inquietante e misterioso. “Daniele
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ha utilizzato tantissima luce, al contrario si ciò che sembra, proprio perché desideravo i sottotono e i contrasti molto forti. Poi ha decolorizzato il tutto alla fine, per dare la sensazione del non tempo, un ambiente pressoché surreale”.
Girare in digitale
contare qualcosa che sentivo davvero”. Una prova di grande maturità per Miriam, dato che il problema che solleva, quello di voler fare il film “a tutti i costi”, esiste veramente. Molti giovani registi e produttori prima decidono che vogliono fare un film e solo in seguito si guardano intorno per cercare un progetto valido, e spesso non lo trovano, commettendo grossolani errori di valutazione, spesso a causa dell’inesperienza. Credo che il percorso debba essere inverso: bisogna decidere di provare a realizzare un progetto in cui si crede veramente, solo allora le possibilità di successo saranno direttamente proporzionali alla propria passione, solo allora si potrà pensare di avere un qualcosa in più rispetto agli altri. Per Miriam oggi quel qualcosa sembra essere arrivato, e grazie a Passione, la società di produzione di Alessandra Acciai e Giorgio Magliulo, lo realizzerà a breve. “Amo loro due come produttori perché sono persone di larghe vedute, entrano davvero nella sensibilità artistica di chi ha la necessità di raccontare una storia. E se ci credono, ti accompagnano mano nella mano fino alla sua realizzazione. Con me lo stanno facendo”. Speriamo che stavolta “la fine” non c’entri, ma che sia solo un bell’inizio!
* Dal 2007 ad oggi ha curato le ultime 5 edizioni italiane di “The 48 Hour Film Project”, una competizione internazionale di filmmaking che gli ha dato la possibilità di scoprire il talento di centinaia di giovani professionisti della macchina da presa. Nel 2012 è diventato un programma per Rai5: “Tutto in 48 ore”. In questa rubrica Enrico Ventrice presenta i progetti, realizzati o in corso di realizzazione, di alcuni dei migliori filmmaker che ho avuto la fortuna di incontrare, cercando di capire come lavorano e cosa succede nel mondo della produzione cinematografica indipendente in Italia. Per contatti: enrico.ventrice@gmail.com Foto di Roberto Di Fresco - www.robertodifresco.it
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Girare in digitale è stata sicuramente una bella sfida per chi è abituato a lavorare in pellicola e a curare ogni minimo particolare della scena. “Amo la pellicola” afferma Miriam, “e non per le solite chiacchiere sulla classicità del cinema, ma perché avendo fatto la fotografa, ho potuto rendermi conto di persona che effettivamente il digitale non riesce a restituire quell'anima del colore e quella pasta che la pellicola possiede. Per me il digitale, nonostante oggi abbia una definizione ed una resa quasi perfetta, non è adatto a rendere nel migliore dei modi quell'anima della finzione che invece continua a essere una prerogativa della pellicola”. Ma il bello del 48ore è anche questo, è una sfida con se stessi prima che con gli altri. “Non c'era il tempo né i mezzi per poter agire in altro modo. È impossibile pensare di non girare in digitale in una situazione del genere. Ho utilizzato la Sony Ex3 in cine alta, formato full HD, 25 fotogrammi al secondo progressivi. Come ottiche, oltre al 32, abbiamo usato il 50 della serie Zeiss Ultra Prime. Luci assolutamente a scarica!”. E il risultato è fenomenale. La proiezione del corto nella sala visione di Rai Cinema, dove si sono riuniti i giudici prima della premiazione della serata finale, ci ha lasciato letteralmente senza parole, a testimonianza del fatto che quando alla base ci sono professionalità e competenza, si può lavorare in qualsiasi situazione e con qualsiasi mezzo. “Non ho degli obiettivi che preferisco ad altri, ogni storia va raccontata secondo come la vedi e come la senti. La luce invece è la cosa più importante. In questo trovo Daniele Ciprì uno dei migliori direttori della fotografia in Italia, lui mi è stato accanto in questi anni, vederlo crescere a livello nazionale mi ha aiutata anche a capire di più quale fosse il momento giusto per me”. Un bel gruppo, un team vincente. Oltre a Miriam e Daniele vanno sicuramente menzionati Paolo Mei per le musiche, Franco Marineo per la sceneggiatura, Franz Aguglia e Stefania Galatolo per il trucco e parrucco, e poi Pietro Cusimano, Vincenzo Navarra, Francesca Rodi, Valeria Ferrante, Rachele ed Elena Corrao, Roberto Di Fresco e Luigi Caramanna. E adesso? Cosa bolle in pentola? Sono maturi i tempi per l’esordio di Miriam in un lungometraggio? “Ho da poco scoperto quale sarà il mio esordio. In questi anni ho scritto diverse storie, alcune finanziate dalla Regione Sicilia, anche se poi ho rinunciato al finanziamento sia per ragioni burocratiche dovute a procedure eccessivamente complesse, sia perché in fondo non le sentivo davvero mie. Non volevo fare il film a tutti i costi, volevo rac-
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LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI ▲ ▲ ▲
a cura dell’Ing. Davide Moro*
In bocca a Bonifacio Civitavecchia è lontana. Navighiamo da alcune ore, e ci stiamo avvicinando alle Bocche di Bonifacio. Ci siamo lasciati alle spalle il giorno e i segnali della costa Tirrenica. Ora è notte fonda, e davanti a noi ci sono la Corsica e la Sardegna. Poi, per molte ore, sarà solo mare aperto... “A che ora avete detto, scusi?” Alle tre. “Le tre di notte?” L'espressione del nostro interlocutore è quantomeno perplessa. Si, proprio le tre di notte. Dalla plancia di comando ci hanno fatto sapere che attraverseremo le Bocche di Bonifacio verso le tre e trenta del mattino, per cui vogliamo essere per tempo sul ponte superiore a preparare tutto quanto ci servirà. Siamo appena rientrati sotto coperta con la soddisfazione di poter dire che la televisione in movimento si vede, e si vede benissimo (vedi la prima parte dell’articolo, pubblicata sul numero 1/2013 di Broadcast&Production). Siamo usciti dal porto di Civitavecchia, direzione Sardegna, e abbiamo atteso per più di due ore che qualcosa, la distanza, la riflessione del mare, qualche interferenza, potessero modificare sostanzialmente le condizioni di ricezione, dandoci ulteriori spunti per approfondire. Nulla. Tutto come se niente fosse: quello che si vedeva bene in porto si vede bene anche dopo un centinaio di chilometri di acqua. Verso le 0:30 abbiamo allora concluso che lo sgancio sarebbe avvenuto per limite fisico, non appena usciti dalla visibilità ottica dei trasmettitori sulla costa tirrenica, per effetto della curvatura terrestre. Predisponiamo allora tutto quanto necessario per documentare al meglio il passaggio per le Bocche di Bonifacio, dove avremo la Francia a destra e l'Italia a sinistra, separate solo (nel punto più “vicino”) da circa 11 chilometri di mare. Mare nemmeno tanto tranquillo: su Wikipedia si legge che “il termine bocche deriverebbe da frequenti, forti e imprevedibili correnti, tendenzialmente a piccole coppie di due, come delle bocche, una da est-ovest e l'altra ovest-est. Lo stretto mette in comunicazione il mar di Sardegna, a ovest, con il mar Tirreno, a est, con una larghezza di circa 15-20 km e una profondità massima di 100 m. È molto conosciuto dai naviganti per la pericolosità delle sue acque, disseminate di scogli e attraversate da forti correnti. Dal 1993, dopo l'ennesimo naufragio di una nave mercantile, il passaggio sullo stretto è proibito alle navi che trasportano sostanze inquinanti”. Vabbè, ci diciamo, la Cruise Barcelona e la sua gemella Cruise Roma passano di qui tutti i santi giorni, mica dovrà essere che proprio oggi....
Preso il largo Ci riposiamo un paio d'ore, l'appuntamento è sul ponte 11, in prossimità del bar annesso alla piscina. È a prua, e da lì avremo libera la visuale sui due lati della nave: se vogliamo “vedere” cosa succede sia in Francia che in Italia dobbiamo avere campo libero. In più il 18 B R O A D C A S T
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bar ha uno spazio coperto, l'idea è di metterci lo strumento, e subito dietro c'è un'area dove una barriera vetrata di circa due metri e mezzo ripara dal vento laterale; e qui avevamo previsto di collocare il treppiede, assicurandolo alla struttura metallica della vetrata. In questo modo avremmo potuto effettuare tutte le nostre misure stando ragionevolmente riparati, e al coperto. Il vento però non era dello stesso avviso. Sono le tre, ci troviamo nel luogo prescelto. Dire “tira vento” non rende l'idea di cosa stia succedendo. Lo ricordiamo, erano i primi di gennaio. Ovviamente, fino a che eravamo «dentro", lungo i diversi ponti come pure in cabina era tutto calmo e tranquillo. Evidentemente la Cruise Barcelona «tiene» molto bene il mare, ma se si esce all'aperto (e sul ponte più alto) fra te ed il vento non c'è più nulla che ti possa difendere. Vediamo in lontananza le luci delle due isole, come a disegnare un ipotetico corridoio dove noi, bontà del timoniere, dovremo infilarci. Colleghiamo lo strumento al cavo, e il cavo all'antenna, che viene fissata al dielettrico e quindi sul treppiede. Assicuriamo il treppiede ai mancorrenti e alla struttura della vetrata. Da questa posizione, sarà sufficiente ruotare la base del palo per puntare verso la Sardegna o la Corsica. Usiamo le fascette “grandi”, quelle da cinque millimetri, e non facciamo economia. Poi, tiriamo su il palo. L'antenna supera la vetrata, e la portiamo in quota, a circa cinque metri. Tre secondi circa, e salta la prima fascetta; e poi tutte le altre, in rapida successione. In due afferriamo il treppiede al volo, evitando il patatrac. Rimettiamo a posto il tutto, ma stavolta Carlo Perotta rimane a tenere ben saldo il treppiede. Aggiungiamo alla lista della spesa per la prossima volta: cinghie fermacarico. Stiamo ancora viaggiando più o meno alla velocità di crociera (40 km/h, Fig. A1). Durante l'attraversamento dello stretto la velocità verrà Fig A1 leggermente ridotta, all'incirca a 15 nodi
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LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI ▲ ▲ ▲ (più o meno 30 km/h). Siamo curiosi. Quello che abbiamo visto sullo strumento allontanandoci da Civitavecchia ancora ci sembra troppo bello per essere vero. Cosa succederà qui?
de-mappatura e de-interleaving raggiunge lo scopo di evitare che gli errori si accaniscano su specifichi pacchetti di bit, risparmiando magari buona parte dei rimanenti. In Fig. D2 si vede chiaramente come su questo canale sia presente l'effetto di (almeno) due trasmettitori in SFN. I motori della Cruise Barcelona rallentano, stiamo avvicinandoci allo Stretto, e sul canale 41 ci appare Pippo Baudo in alta definizione, trasmesso da RaiHD. Canali francesi ed italiani si susseguono, ma tutti con buone od ottime caratteristiche di ricezione. Notiamo che la distanza fra gli echi principali rimane costante fra i vari canali Rai ed anche di Mediaset, segno che ogni operatore utilizza (giustamente) al massimo i propri siti trasmittenti. Ore 3:44, puntiamo verso la Corsica. Canale 37, troviamo i canali HD di TF1, France2 ed M6. Canale 44, ARTE HD, M6 SD, e altri. In entrambi i casi notiamo un intervallo di guardia pari ad 1/8, indice di un funzionamento SFN “blando” (come in effetti è in Corsica) i parametri di trasmissione sono da SFN. Anche qui, ricezione senza difficoltà (Fig. E1) con un solo trasmettitore in visibilità (Fig. E2). Riceviamo senza problemi diversi altri canali, vi risparmiamo i nomi perché (forse) per noi poco significativi. In ogni caso non rileviamo interferenze fra segnali italiani e francesi: i canali 21, 27, 31, 34, 37, 44, 51 che riceviamo dalla Corsica sono infatti tutti non assegnati nel piano frequenze per la Sardegna. Non è così, ad esempio, per la Liguria, come hanno avuto già modo di apprezzare (si fa per dire) lungo la Riviera di Ponente. Sul canale 31 notiamo una curiosa eco “anticipata” (Fig. F1), a circa 6 km e molto attenuata (circa -40 dB rispetto al segnale principale). Così, tanto per, riportiamo anche il MER per portante relativo al canale 34 (Fig. G1): non perchè sia particolarmente significativo, ma giusto per farvi vedere qualcosa, visto che sul versante francese non riscontriamo nulla che valga la pena di approfondire. Rileviamo per diversi segnali, fra cui quelli di tutti gli impianti di TDF, la combinazione 1/8 – 3/4 per intervallo di guardia e code rate. Una curiosità: i tre segnali HD che si ricevono sul canale 37 sono trasmessi “solo” in DVB-T (non DVB-T2). Strano. Approfondiamo il bitrate: è un multiplexing statistico, e durante il periodo
Notte fonda Ore 3:22, il vento impone all'antenna delle oscillazioni davvero molto forti, vista da sotto l'ampiezza sembra di venti o trenta centimetri. Direzione Sardegna, canale 22. Dire perfetto è poco. Fig. B1: lo spettro ha una regolarità impressionante, soprattutto considerando da dove stiamo ricevendo. I valori di BER e MER confermano la bontà del segnale (Fig. B2), pure se il code rate prescelto (5/6) non aiuta di certo ed è un po' “tirato” per l'operatività SFN: evidentemente l'operatore ha scelto di privilegiare la capacità trasmissiva, e (dalle nostre misure) i risultati gli danno ragione. “Pulita” la risposta ad impulso (Fig. B3), e visti i tassi di errore non poteva essere altrimenti. Proseguiamo. Canale 23, 24, 25.... inizia una lunga serie di segnali che si ricevono perfettamente, fra cui alcune emittenti locali della costa nord della Sardegna. Il vento aumenta ancora, il problema non è tenere ferma l'antenna (ci rinunciamo a priori), ma evitare che voli via Carlo Perotta insieme al treppiede. Sul canale 29 troviamo un segnale pensato per massimizzare la robustezza: 16 QAM e code rate ½ (Fig. C1), dai PID trasmessi è probabilmente il segnale DVB-H del Mux3 Mediaset (che in Sardegna dovrebbe essere proprio sul canale 29). Andiamo avanti. Sul canale 36 una costellazione un po' “allargata” (Fig. D1), con un valore di MER che potrebbe sembrare ai limiti (circa 20 dB): ma ancora una volta, osservando i due valori di BER si nota come per la ricezione terrestre il MER non sia un parametro significativo. Si rileva infatti un salto di almeno cinque decadi fra il BER prima e dopo Viterbi, che passa da 10-4 a meno di 10-9, valore oltre il quale sarebbero richiesti tempi di misura da laboratorio di metrologia per ottenere risultati attendibili. In ogni caso, con un BER dell'ordine di 10-9, la ricezione è garantita. Cinque decadi “guadagnate” con Viterbi significa fondamentalmente che gli errori di ricezione sono ben distribuiti lungo l'intero spettro del canale, vuoi perché la propagazione attuale ha un effetto grossomodo omogeneo su tutti gli 8 MHz, o comunque perché l'azione combinata di
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di osservazione notiamo un range compreso fra circa 5 e circa 9 Mb/s per ciascun canale. Lontani dagli almeno 10-12 Mb/s che servirebbero per una visione ottimale con codifica AVC, ma se il multiplexing statistico è di eccellente qualità probabilmente il risultato non è poi disprezzabile. Un suggerimento per gli operatori italiani? Note conclusive: dalla Francia non riceviamo segnali DVB-T2, non viene utilizzata la Banda III e, anche qui come in Italia, sopra il canale 60 c'è il nulla. Quando leggerete questo articolo probabilmente sarà già arrivato l'LTE.
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Sono quasi le quattro di mattina. La Sardegna e la Corsica ci stanno sfilando ai lati, e fra poco si allontaneranno. L'idea di tornare in un posto dove non ci sia vento ci fa recuperare velocemente tutta la nostra attrezzatura. Abbiamo tutti e tre una camminata piuttosto rigida, ma non importa. Vedere intorno a noi le ultime luci delle due isole ci fa quasi sembrare di non essere così lontani dalla terraferma. Sfiliamo sotto il grande fumaiolo, e guadagniamo la porta stagna che va sottocoperta. Adesso, per qualche ora, possiamo dormire davvero.
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The day after Ci svegliamo con molto comodo la mattina successiva. Siamo in mezzo al mare, a centinaia di chilometri da tutto. La rotta che dallo stretto di Bonifacio porta verso Barcellona è molto semplice: prua a est pieno, 270 gradi virgola zero. Solo verso le 14 saremo di nuovo “a tiro” di un trasmettitore per la televisione terrestre, quelli delle Baleari. Il Commissario Capo Anna Cecco ci attende al pianobar per colazione. Abbiamo tempo per rilassarci, e ci divertiamo a curiosare per la nave. Poi, ci offrono quello che stavamo per chiedere: volete salire in plancia? Ci sono diverse donne nei posti di responsabilità della Cruise Barcelona. In plancia di comando ci accoglie una giovane ufficiale, che ci illustra con passione e competenza ogni dettaglio del funzionamento di quella nave enorme, che, allo stesso modo degli aerei più sofisticati, può fare tutto da sola. Passiamo due ore di puro divertimento. Un pranzo rapido al self-service del ponte 10, poi verso le 14:30 torniamo in plancia di comando: ci attende una lunga maratona di misure, e il punto migliore in assoluto per avere la visuale libera a 180° in fase di avvicinamento a Barcellona è proprio questo, in particolare le due ali di plancia (le due “pensiline” sospese che sporgono ai lati della nave oltre la massima larghezza della nave stessa, che permettono di guardare la nave in tutta la sua lunghezza). Siamo a circa 200 km da Barcellona, un po' di più dalla Francia, ma a circa 130 km dalle Baleari: abbastanza vicini per provarci. Ala di sinistra, antenna sulle Baleari. Niente da fare: evidentemente i trasmettitori delle 22 B R O A D C A S T
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isole non hanno una emissione significativa nella nostra direzione. Ci spostiamo allora nell'ala di destra, e puntiamo verso Barcellona. E qui, sul canale 36, riceviamo il primo benvenuto dalla Catalunya. Non è stato facile agganciarlo: comunque si orientasse l'antenna, l'andamento dello spettro non prometteva nulla di buono. Qui ci vuole un po' di occhio, per capire l'alchimia giusta fra livello del segnale, andamento della curva, pre-amplificatore si o no e profilo delle irregolarità. Il nostro Sefram 7866 HD T2 aggancia (Fig. H1), ma fa un gran lavoro: già dall'andamento dello spettro (Fig. H2) si capisce perché abbiamo fatto tanta fatica ad “agganciare”. In più, il pur mediocre valore di BER dopo Viterbi nell'ordine di 10-5 (Fig. H1) non la dice tutta, anche perché nel tempo è estremamente variabile. Guardate la costellazione (Fig. H3): è molto simile a quello che si vede in laboratorio quando si inietta rumore per trovare il punto di sgancio (e ci si arriva piuttosto vicino). Il BER dopo Viterbi è qui di 10-3 circa, la stessa decade del BER prima di Viterbi. Quando la decodifica di Viterbi non produce alcun effetto (l'unità di misura sono le decadi di BER) è il segno inequivocabile che la ricezione è estremamente critica, perché gli errori sono arrivati ad un livello assoluto o ad una densità spettrale tali da neutralizzare di fatto una delle due “difese” fondamentali del sistema DVB-T. Per capirci (e mi perdonino i puristi): la mappatura e gli interleaver hanno il ruolo di libero e stopper, Viterbi di terza linea e Reed-Solomon è il portiere. Quando Viterbi non ce la fa più, il passo successivo è la porta vuota. Forse la misura che meglio rende l'idea di cosa stia ricevendo la nostra Aldena ALP 1847710 è la risposta ad impulso (Fig. H4): avevate mai visto una cosa del genere? Proviamo a puntare verso la Francia: ma qui davvero niente da fare. Il segnale arriva, ma è davvero troppo debole per riuscire ad agganciare qualcosa. Si conferma in ogni caso quanto avevamo visto con i segnali dalla Corsica: sopra il canale 60, in Francia adesso è il nulla, lo spettro è desolatamente piatto. Quando mancano 60 km a Barcellona, si ricevono decisamente bene una dozzina di canali e non ci sono particolari spunti di interesse
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▲ ▲ ▲ dal punto di vista della radiofrequenza, se non la constatazione a margine che anche qui non troviamo emissioni DVB-T2. In ogni caso i segnali che si ricevono meglio sono sui canali 60, 64, 65, 67, 68 e 69: un chiaro segno che in Spagna la riorganizzazione delle frequenze ad uso LTE è ancora di là da venire. Però ci incuriosiscono i diversi segnali HD che troviamo all'interno dei vari bouquet. Tele5 HD trasmette sui canali 27 e 32 in formato 1920x1080i con un bitrate costante (CBR) e pari a 4,37 Mb/s: la metà (o meno) di quanto viene in genere considerato accettabile per un segnale Full HD CBR. All'opposto la scelta di RTVE, che trasmette sul canale 31 in 1280x720p a 8,27 Mb/s, sempre CBR. Antena3 sul 34 ha un 1920x1080i addirittura a 4,12 Mb/s CBR. Tutt'altra musica (è il caso di dirlo) per Cat Music sul canale 44, un 1920x1080i a ben 12 Mb/s. TVE HD trasmette sul 45 a bitrate variabile, quindi con multiplexing statistico, un 1280x720p con forchetta apparentemente compresa fra 6,2 e 8,2 Mb/s. La palma della “parsimonia” va a La Sexta, che trasmette sul 47 un 1440x1080i in VBR, compreso fra 2,1 e 2,9 Mb/s. Davvero troppo poco. Stanno per iniziare i preparativi per la manovra di ingresso nel porto, e quindi lasciamo la plancia. Saliamo al ponte 11, fuori coperta, e le luci del tramonto dietro la batteria delle enormi gru annunciano inequivocabilmente Barcellona. Riusciamo ad osservare la spettacolare manovra di “arrembaggio” che compie il pilota del porto: il pilota viaggia su un minuscolo motoscafo, che si appoggia alla fiancata della Cruise. Il pilota sale in piedi sulla prua: sulla fiancata della Cruise si apre una porticina, e lui sale a bordo al volo. Lo farà tutti i giorni, e pure diverse volte al giorno, ma a noi la manovra ha dato i brividi. Entriamo oltre il frangiflutti. La Cruise Barcelona ruota su se stessa di 180° e si appoggia delicatamente al molo come fosse una bicicletta. Si riaprono i due enormi portelloni di poppa, e gli autoarticolati iniziano
Moro e Potertì al lavoro
a scendere. Viene anche il nostro turno. La nostra quasi-fuoristrada tedesca si mette in moto e riporta le ruote sull'asfalto. A vederla muoversi sulle Ramblas non sembra nemmeno la stessa che, un mese prima, aveva ceduto con onore le armi sulle nevi della Maielletta.
“Televisioni Impossibili" è un progetto di Davide Moro, realizzato in collaborazione con Delo Instruments/Sefram, Aldena Telecomunicazioni e Grimaldi Lines. Ringraziamo il Comandante della Cruise Barcelona, Salvatore Mastellone, il Commissario Capo Anna Cecco, gli ufficiali, i sottufficiali e l’intero equipaggio della nave per l’accoglienza e l’attenzione davvero squisite che ci hanno riservato. Ringraziamo Chiara Attena dello staff di terra di Grimaldi Line per avere creduto nel nostro progetto. A pelle, con convinzione e passione: i due ingredienti fondamentali delle “Televisioni Impossibili”!
Perotta e Potertì in relax
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Grimaldi Lines…una nave carica di libri e cultura! Anche per il 2013 ritorna per il quarto anno consecutivo“Una nave di Libri per Barcellona”, il grande evento culturale organizzato dalla testata “Leggere: tutti” a bordo della nave Cruise Barcelona, ammiraglia della flotta Grimaldi Lines. Come ogni anno, l’iniziativa celebrerà sia la Giornata Mondiale del Libro sia la ricorrenza di San Giorgio, festeggiata a Barcellona con l’allestimento di centinaia di bancarelle dove acquistare libri e rose rosse per il tradizionale scambio di doni tra uomini e donne. A bordo, durante la navigazione tra Civitavecchia e la capitale catalana, è previsto un ricco programma di letture, incontri e dibattiti: tra gli altri saranno presenti gli scrittori Carmine Abate, vincitore del Premio Campiello, Massimo Carlotto, Maurizio De Giovanni e Franco Matteucci. Verrà dato ampio spazio anche al teatro, con gli spettacoli ideati da Ennio Coltorti per celebrare Luigi Pirandello e George Byron, e alla gastronomia, con gli chef siciliani che presenteranno alcune innovative ricette di cous cous presso il ristorante della nave. Sono inoltre previste anteprime e presentazioni di film, con la partecipazione di attori e registi, e un grande spettacolo di musica dal vivo sul ponte della nave. Il programma dell’evento è disponibile sui siti Internet www.leggeretutti.it e www.grimaldi-lines.com Per informazioni e prenotazioni: info@grimaldi.napoli.it - call center: 081 496444 info@leggeretutti.it – tel: 06 44254205
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TV per dispositivi connessi: come rompere le catene dell’unicast Con la proliferazione dei dispositivi connessi, aziende di telecomunicazioni, operatori televisivi su digitale terrestre, satellite e via cavo, fornitori di contenuti di tutto il mondo vogliono estendere i loro tradizionali servizi di broadcasting TV che attualmente fanno verso dispositivi connessi su reti a banda larga (IP). Le reti a banda larga (sia su rete fissa che mobile) includono Cavo, DSL, FTTH, FTTC e LTE. Le attuali tecnologie di video streaming richiedono, fino ad oggi, meccanismi di distribuzione su reti IP tramite HTTP, ovvero tramite tecnologie che si possono tutte collegare a meccanismi di video progressive download. Queste tecnologie sono basate su protocollo TCP, che ha come fondamento la garanzia del trasporto end-to-end di qualsiasi tipo di contenuti (dati di qualunque natura e formato). È per questo motivo che le tecnologie di bit rate adattive sono così importanti per lo streaming via HTTP. La tecnologia di streaming deve necessariamente penalizare la qualità video per assicurarsi che il flusso non si blocchi, come quando avviene un evento di buffering. Come naturale conclusione, quando molti flussi unicast cominciano a congestionare una rete, la qualità deve inevitabilmente diminuire per tutti. Si tratta di un classico caso di
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“tragedia del bene comune” per la distribuzione digitale. Maggior successo un servizio ottiene in questo contesto, peggiore ne risulta la qualità in termini di risoluzione (bit rate). Ma purtroppo ogni qual volta si invia un flusso di bassa qualità (bassa risoluzione) su di un dispositivo connesso con capacitá di visualizzazione in HD, l'esperienza visiva ne risulta essere a livelli inaccettabili, e come conseguenza gli utenti terminano di sintonizzarsi. Questo si traduce in tempi piú ridotti di visione del contenuto, il che incide direttamente sulle entrate derivanti dalla pubblicità, ovvero su scadenti servizi in abbonamento .
Gli attuali modelli di business e di pricing per l’Unicast Le cause principale circa l'incapacità del TCP di sostenere la qualità sono la latenza e la congestione sulle reti best effort. Il modo più comune per mitigare ció è quello di implementare l'infrastruttura di caching il piú vicino possibile all'utente finale. Si tratta di un approccio molto costoso dal punto di vista degli investimenti in infrastrutture che, combinate con i costi relativi alla banda su Internet, crea modelli di business non prevedibili. Il proprietario di contenuti
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solitamente distribuisce questi flussi sulla base di uno dei due seguenti modelli: a) Per traffico distribuito = Euro per Gigabyte consegnato; b) Per traffico di picco = Euro per Mbps di picco. La cosa spiacevole è che entrambi questi modelli sono altamente volatili in base a tre variabili che sono difficili da prevedere: a) Il bitrate medio che l’audience consumerà; b) Il tempo medio di visione; c) Quanto grande sará l’audience. Gli operatori televisivi per servizi TV tradizionali (ovvero su reti broadcast tradizionali) non soffrono per tali vincoli. La qualità è fissa ed i costi di distribuzione sono altrettanto fissi e scalabili, consentendo loro, in tal modo, di creare modelli economici stabili e controllabili.
Le sfide nell’uso del Multicast per servizi IPTV a qualità broadcast Per l’IPTV, il Multicast consente di replicare gli stessi mezzi efficienti tipici del broadcasting televisivo. Tuttavia l’IPTV è stato fino ad oggi relegato a reti dati "controllate" o reti "private" che hanno un QoS molto rigoroso con forti vincoli di bassa latenza e di bassa perdita di pacchetti. Tali vincoli determinano nuovamente alti costi di distribuzione. Quando operatori tradizionali IPTV, via cavo, via satellite o via DTT cominciano ad offrire i loro servizi verso dispositivi su banda larga (Internet), questi efficienti metodi di trasporto che utilizzano tecnologie tradizionali di streaming non sono più disponibili. Quando qualsiasi settore industriale raggiunge un punto di svolta di questa portata, é richiesta una tecnologia dirompente per attraversare il baratro. In questo caso, viene richiesta alla banda larga
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Le notizie le trovi anche in www.webcastandproduction.it una tecnologia che offra tutti i vantaggi di scalabilitá, qualità, e economicitá tipiche del broadcasting TV tradizionale.
Qualità e interessanti modelli di pricing dalla Broadcasting TV alla Banda Larga Octoshape ha sviluppato una tecnologia che consente applicare gli stessi criteri di scalabilitá, qualità e pricing del broadcasting TV tradizionale ai serivzi di distribuzione audiovisivo su reti IP a banda larga. Il cuore del sistema è stato costruito da zero al fine di puntare alla massima qualità di un servizio di streaming. Il sistema utilizza un nuovo approccio alla distribuzione video, basato su meccanismi di ingestion degli standard tecnologici per lo streaming (come HLS, HDS, RTMP eccetera) ma confezionati su un livello di trasporto basato su UDP, invece che TCP. L’UDP dà il vantaggio che il profilo di throughput non venga soggetto alla perdita di pacchetti o alla latenza, come viceversa avviene nel caso del TCP. Pertanto l’utilizzo della tecnologia di Octoshape può raggiungere i seguenti obiettivi: - Highest Quality: la massima qualità possibile su una determinata capacità di banda; - Sustained Quality: maggior sostenibilitá della qualità, determinando una “user experience” analoga a quella della TV tradizionale; - Global reach: distribuzione globale, senza la necessità di utilizzare infrastrutture di reti il piú vicino possibile all'utente finale; - Maggior stabilitá delle prestazioni su reti WiFi e reti 3G/LTE. È ben noto tuttavia che l’UDP di per sé non ha le stesse riconosciute capacità del TCP in termini di affidabilità. Per questo motivo, Octoshape ha creato e brevettato un innovativo sistema resiliente di codifica dei flussi dati, che crea un meccanismo di trasporto affidabile su UDP, per ottenere le migliori prestazioni e qualità senza il rischio di perdere dati. Questo meccanismo di resilienza permette ad Octoshape di
distribuire contenuti audiovisivi in modo molto più flessibile rispetto ai tradizionali metodi HTTP. Piuttosto che essere dipendente da un server per una connessione con un client, un client può ora vedere più fonti da cui ricevere i dati. Il client può ricevere piccoli segmenti di dati da più fonti, dando priorità a quei dati che provengono da fonti di alta qualità, e viceversa dando bassa prioritá per quei dati che provengono da fonti con bassa qualità. Questo crea una struttura a “maglia elastica” in modo tale che la user experience del video consumer risulta sempre protetta. Utilizzando questo metodo, Octoshape ha cominciato a ottimizzare ulteriormente l'efficienza dei fornitori di servizi, sfruttando meccanismi basati su standard IETF di video delivery nell’ambito della infrastruttura di routing che il fornitore di servizi ha già implementato nelle loro reti. Un flusso di questi dati in streaming può essere ora iniettato in una dorsale multicast nativa del fornitore di servizi. A titolo di esempio, questo significa che un fornitore di servizi, invece di aver bisogno di gestire 100.000 flussi Unicast a 2 Mbps ciascuno
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(ovvero 200 Gbps), ora avrá solo bisogno di trasportare solo una piccola porzione di quel traffico in tutta la loro spina dorsale tramite Multicast. È importante qui notare che non viene suggerito che, al fine di implementare il Multicast nativo, il prestatore di servizi debba garantire il QoS per il supporto del Multicast (come avviene nel caso di reti IPTV); viceversa, utilizzando la tecnologia Octoshape il Multicast puó essere impiegato con successo su reti di distribuzione a banda larga “best effort” (reti Internet). Storicamente, il Multicast deve essere implementato su ogni router affinché possa essere funzionale, ma utilizzando Octoshape e le nuove tecnologie come l’AMT (Automatic Multicast Tunneling), questo requisito non è più necessario. L'utente otterrá sempre la massima qualità video e la tecnologia Octoshape distribuirá i dati video dalla fonte ottimale.
La prossima fase per il Video Delivery Le tecnologie innovative di Octoshape consentono oggi di fornire servizi di video streaming su reti a banda larga con la qualità, la scalabilitá ed il controllo dei costi che sono tipici del broadcasting televisivo tradizionale, per qualunque tipo di dispositivo connesso e per tutto il mondo. Con gli attuali modelli di pricing tradizionali, così difficili da prevedere, una tecnologia come questa non è solo dirompente sul mercato, ma pone anche le basi per modelli di business redditizi per servizi a banda larga. Per ulteriori informazioni su ciò che sta facendo con Octoshape unitamente ad altre imprese innovatrici del settore, visitare il sito www.octoshape.com
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Radio su Web nel mondo
Radio Mitre: powered by GSelector RCS trasforma il broadcaster argentino in una realtà "Anycaster" multipiattaforma di Guillermo Chialvo Responsabile tecnico e IT di Radio Mitre S.A. Buenos Aires, Argentina. Radio Mitre si è guadagnata un posto stabile nell'etere argentino con più di 85 anni di attività. Era però arrivato il momento di ripensare completamente al modello di business, con l'idea di far diventare Radio Mitre e La 100 fra le più popolari ed ascoltate emittenti in Argentina. Il nostro modello di business prevede una programmazione musicale continua, in grado però di tenere conto delle preferenze musicali dei nostri ascoltatori e, anche, dei loro consigli. Siamo e vogliamo continuare ad essere una stazione "gratuita", senza nessun canone di abbonamento. E la divisione che vende spazi pubblicitari della nostra radio è ovviamente in prima fila per consentirci di proseguire in questa scelta. Ci siamo dati l'obiettivo di trasformarci da una azienda di broadcasting in un "Anycaster"; una sfida ambiziosa, sicuramente, ma sono contento di poter dire che a breve ci riusciremo. Anche grazie al contributo fondamentale della piattaforma GSelector di RCS.
Uno strumento fondamentale Tutti i giorni circa 2 milioni di persone si sintonizzano sulle nostre frequenze, e considerando che la nostra intera programmazione viene diffusa anche via Internet si comprende come questo numero possa essere nella realtà ancora più grande. Abbiamo pensato molto al valore aggiunto che si potesse celare nella distribuzione via Internet dei nostri programmi: fin da subito non abbiamo visto questa modalità come un semplice canale aggiuntivo per veicolare i nostri contenuti, ma abbiamo colto l'importanza strategica che poteva avere la raccolta di dati sugli ascoltatori, come pure sulle loro preferenze. Analizzando questi dati abbiamo preso la decisione di creare sia canali musicali che canali giornalistici "all news". Ma non tre o quattro: abbiamo chiamato la nostra piattaforma "iRadios", e su questa gli ascoltatori possono scegliere fra un menù di 430 diversi canali di programmazione. Registriamo complessivamente circa 250.000 visitatori
unici al mese, per un ascolto complessivo di 1 miliardo e seicento milioni di minuti per ogni mese. Con questi numeri, era richiesto che ogni persona del nostro staff si impegnasse al massimo per riuscire a realizzare un risultato di alta qualità, anche dal punto di vista della programmazione e delle scelte musicali. Ci serviva quindi uno strumento di programmazione che fosse all'altezza di questi compiti. Il sistema GSelector di RCS è stato la nostra scelta, e si è rivelato perfettamente all'altezza delle nostre aspettative. È in grado di valutare ogni singolo brano musicale in ogni posizione della programmazione, valutando e allocando centinaia di migliaia di slot per ogni singola sessione di programmazione. Con la necessità di creare e gestire centinaia di canali su Internet, ognuno con le proprie caratteristiche distintive, avevamo davvero bisogno di un prodotto che fosse il primo della classe. Dopo averlo provato, devo dire che GSelector sembra stato progettato dopo aver ascoltato le nostre necessità. Ruben Corda, il presidente della nostra società, ed io siamo andati cinque anni fa al NAB di Las Vegas per vedere che cosa proponesse il mercato, e anche per vedere i diversi prodotti in azione. Siamo rimasti particolarmente colpiti dal GSelector. Quando sono maturati i tempi per un cambio radicale nella nostra struttura di programmazione, la scelta di GSelector è stata questione di un attimo, anche grazie alla buona esperienza che avevamo maturato nel passato con RCS. Il tema, tutto il progetto è stato seguito dal responsabile del supporto tecnico RCS in lingua spagnola Adrian Guanipa, e dal responsabile RCS per l'America latina
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Horacio Gonzales. Hanno seguito tutte le fasi dei lavori insieme a noi, e si sono occupati delle attività di formazione. Abbiamo importato circa 100.000 brani musicali da CD, e con questi abbiamo popolato il sistema. Abbiamo poi sviluppato la programmazione dei vari canali impostando con GSelector un diverso formato per ciascuno di essi. La programmazione che ne risulta trae benefici evidenti dal lavoro che viene effettuato e dagli schedules che vengono proposti dal GSelector. Con un completissimo database che include i nomi e le caratteristiche degli artisti, dei brani, e diversi metadati aggiuntivi, e che fa parte del sistema di programmazione musicale, il sistema GSelector che consente un grande risparmio di tempo. Siamo da sempre convinti delle ottime caratteristiche di questa piattaforma, e ogni nuova versione o aggiornamento aggiunge sistematicamente delle caratteristiche che, prima o poi, si rivelano preziose per il nostro lavoro. Per ulteriori informazioni: www.rcsworks.com
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Jag Radio fa un passo avanti con ProStream La stazione radiofonica dell'Università del South Alabama conferma che il Telos ProStream è comodamente portatile e facile da usare di Louie Gannon Responsabile tecnico di Jag Radio, università del South Alabama. Mobile, Alabama. Jag Radio, la stazione radio universitaria gestita dagli studenti, ha scelto di essere una radio esclusivamente on-line fino dal momento della sua fondazione, avvenuta nel mese di ottobre 2010. Il sito di questa emittente è www.jagradio.net. Quando abbiamo cominciato, potevamo contare solo su un piccolo scaffale nel laboratorio di post produzione radiofonica dell'Università e su un computer usato che non voleva più nessuno. Oggi abbiamo il nostro studio radiofonico esclusivo, che noi chiamiamo "The bunker". Il computer che utilizziamo è sempre di seconda mano, ma è decisamente migliore del primo, e abbiamo fatto dei decisi passi avanti per quanto riguarda la tecnologia che utilizziamo. L'ultimo esempio dei nostri progressi, è l'encoder audio ProStream di Telos Systems. Non appena l'abbiamo messo in produzione c'è stato subito chiaro che questo componente, da solo, avrebbe fatto una grande differenza.
Un suono cristallino L'encoder viene fornito con tutto quanto serve per iniziare da subito a utilizzarlo; beh, una cosa mancava nella scatola: il manuale. Ma sono riuscito subito a scaricarne una copia da Internet e mi sono messo subito a cercare di capire come ottenere il massimo dall'apparato che aveva davanti. Anche se poi mi sono detto: però è sempre meglio averne anche una copia su carta, dei manuali. È bastata una veloce chiamata al servizio di
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supporto di Telos, e il giorno dopo ho ricevuto una copia stampata ufficiale. L'installazione è stata effettuata senza alcun problema. Anche perché il tempo necessario (da quando abbiamo aperto la scatola a quando l'apparato, collocato nel rack, ha terminato il processo di boot, sono passati circa 15 minuti. Le operazioni di configurazione, invece sono state un po' più lunghe. Il motivo principale sta nel fatto che l'intera operazione deve essere effettuata utilizzando il pannello frontale, con la necessità di selezionare ciascuna lettera e ciascuno numero ruotando la manopola frontale. La cosa migliore sarebbe sicuramente stata utilizzare l'interfaccia LAN, ma quando ho provato a collegarmi non sono riuscito a venirne a capo. Ho richiamato allora il supporto tecnico di Telos: mi hanno guidato passo passo e ci sono riuscito senza difficoltà. Un consiglio per tutti coloro che non possono contare su un dipartimento IT interno e nemmeno hanno competenze specifiche sulla configurazione di sottoreti IP: scaricatevi una copia del manuale Telos Z/IP ONE e date un'occhiata al capitolo nove, che vi spiegherà rapidamente come fare. Non sarebbe male se con le prossime versioni del firmware fosse possibile utilizzare la porta USB di cui la macchina è dotata per effettuare le operazioni iniziali di setup. Superata questa prima difficoltà legata alla conversione, tutto il percorso di configurazione è filato via liscio, come meglio non si potrebbe. Dopo, è stato
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sufficiente collegare il cavo di rete, fare il restart di Shoutcast, e senza fare altro eravamo già operativi. Ero già molto soddisfatto per il risultato che aveva ottenuto, ma subito dopo sono andato a curiosare nel menù del processore Omnia, e quello che ho provato mi ha letteralmente sorpreso! Il ProStream vale senz'altro i soldi che costa, e lì varrebbe anche se fosse dotato della sola sezione di processing. Ho navigato lungo fra le diverse possibilità di impostazione, per provare a vedere cosa fosse possibile fare con i vari preset. Poi mi sono seduto, e ho ascoltato il risultato. E sono rimasto a bocca aperta. Il suono era chiaro, limpido e definito. Ho fatto alcuni test con alcuni classici del rock, e potevo chiaramente distinguere un singolo strumento. I passi erano ben presenti, ma equilibrati, e il suono che usciva dal processore era estremamente naturale, pur essendo esattamente definito. La nostra audience è aumentata di più del 200% da quando abbiamo installato il ProStream. Abbiamo ricevuto molti complimenti per la qualità del suono che caratterizza il nostro streaming. Le persone che lavorano a Jag Radio sono stupite per la grande differenza nella qualità del suono (e anche nell'affidabilità) che questo nuovo processore sia permesso di raggiungere.
Portatile Il ProStream e anche l'ideale per le produzioni in esterna. Per varie necessità ci è capitato di portare il ProStream fuori
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Radio su Web nel mondo dagli studi, ad esempio nella sala stampa dello stadio quando trasmettevamo le partite di football. E anche per questo tipo di applicazioni il risultato è stato a dir poco eccellente. Prima di poter contare sul ProStream lo streaming era realizzato utilizzando un computer portatile. Solo connettersi al server era un incubo: servivano 20 minuti di tempo solo per riuscire a stabilire una connessione affidabile. Adesso, con il ProStream, passano solo 10 minuti da quando apriamo la porta dello studio allo stadio a quando iniziano le trasmissioni.
Considerato anche quanto costa, il ProStream è qualcosa che nessuna emittente, anche le più piccole stazioni rionali o le più piccole radio universitarie, può permettersi di non avere. È un investimento, vero, e il miglioramento complessivo nella qualità del suono, unito alla consistente riduzione delle risorse computazionali necessarie per far funzionare la messa in onda, rendono il ProStream un vero "must" per ogni stazione radiofonica. Per ulteriori informazioni contattare: www.telos-systems.com
Un solo processore Aura 8-IP per tutti i segnali Il processore multicanale che gestisce tutti i segnali del gruppo Neversink, onair e online di Bud Williamson Titolare di Neversink Media e di Digital Radio Engineering. Port Jervis, New Jersey. Fotografia della radio nel 2012: dimenticatevi i tempi in cui esisteva un solo, semplice, diretto collegamento dalla consolle di messa in onda al processore, da questo al ponte radio, e dal ricevitore del ponte al trasmettitore. L'unica cosa che c'era da fare era ascoltare il segnale che andava in onda: e fino a che in aria c'era un buon segnale, automaticamente voleva dire che andava tutto bene. Mano a mano che le tecnologie digitali hanno preso piede, il vostro vecchio segnale (uno solo) in onde medie o in Fm è via via diventato un bouquet sempre più numeroso di canali, alcuni dei quali trasmettono in analogico e altri in digitale (HDRadio). E poi tutti questi canali, analogici e HD radio, vengono trasmessi anche in streaming: comprenderete come basti poco per arrivare ad una ventina di percorsi diversi di segnale all'interno di una sola stazione. Ovviamente ognuno di questi segnali deve passare per un processore di messa in onda, poi serve un altro processore per il monitoring in studio (non è possibile utilizzare il segnale trasmesso in aria per via dei diversi ritardi che si aggiungono nella catena di processamento e di
trasmissione). Aggiungiamoci i vari encoder e decoder PPM ed ecco che nei diversi rack non c'è più posto nemmeno per uno spillo.
Multicanalità Neversink Media Group gestisce tre segnali Fm e due segnali AM dalla propria sede di port Jervis, nel New Jersey. Ci troviamo esattamente alla confluenza degli stati di New York, new jersey e della Pennsylvania (dove termina il territorio di Catskills e inizia quello di Poconos... o viceversa, dipende dai punti di vista). Due dei segnali Fm sono dei traslatori per il segnale in onde medie, e abbiamo poi un servizio Fm a parte dedicato a coprire il territorio di Poconos, nella sede di Stroudsburg (Pennsylvania). Ogni stazione richiede ovviamente una ridondanza per il ponte radio di collegamento, e anche un sistema per processare i vari flussi audio. Come spesso succede, lo spazio che avevamo a disposizione nei rack era piuttosto limitato, e il pensiero di dover aggiungere ulteriori apparati per processare i segnali mi faceva venire il mal di pancia. Non era l'unico problema: un processore da una
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RU, di fascia "entry", ed in grado di fare quello che ci serviva poteva costare da $ 1600 in su (circa €1200), e come minimo che ne servivano sei, forse anche otto. L'opzione di continuare ad utilizzare i vecchi, stracotti, processori analogici che risalivano agli anni ‘80 non era più praticabile. Nelle proprie sedi Neversink utilizza tipicamente le consolle Audioarts; mi è però capitato, quasi per caso, di vedere all'opera un altro prodotto di Wheatstone, che ha subito attirato la mia attenzione: si tratta del processore multicanale Aura8-IP. È un apparato da una unità rack, in grado di processare individualmente fino a otto diversi segnali contemporaneamente. Sembrava troppo bello per essere vero, e agli inizi pensavo che il numero di otto segnali fosse un po' "sparato", e che nell'utilizzo effettivo questo numero avrebbe dovuto essere congruamente ridimensionato. Ebbene, mi sbagliavo. Questo processore può funzionare sia in configurazione stand alone che come parte del più complesso sistema AoIP WhearNet-IP che possiate immaginare. Il sistema di processamento dei segnali all'interno dell'Aura8-IP è strutturato con un AGC a tre bande separate, un compressore, e un imitatore sempre tre bande. Conoscevo bene i processori Wheatstone, fra l'altro uno di questi era già installato in una delle nostre catene Fm, e dava ottimi risultati anche dal
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Vuoi Internet veloce e subito? Ovunque sei, scegli Tooway! Speedy Tooway: velocitĂ raddoppiata, prezzo invariato! Con i nuovi abbonamenti navighi fino a 18 Mbps alla stessa tariffa Telefonate via Internet
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Radio su Web nel mondo punto di vista della qualità del suono; così ho deciso di approfondire quello che poteva fare l'Aura8-IP. Speravo di aver trovato la soluzione giusta per tutte le mie necessità di processamento segnali e di Streaming su Web. Mi sono convinto rapidamente che, probabilmente, avevo davanti quello che mi serviva. È stato molto semplice configurare l'Aura8-IP. L'interfaccia utente di questa macchina è estremamente facile ed intuitiva, persino familiare, visto che sono riuscito a fare l'intera operazione senza nemmeno aprire il manuale. Sono disponibili sei contro né per ciascuno degli otto processori (AGC, compressione, densità, loudness, e i controlli separati per toni alti e toni bassi). I preset che arrivano dalla fabbrica coprono praticamente tutte le necessità, da uno moderato gain riding per la protezione del ponte fino a un intervento particolarmente spinto dei processori per il segnale destinato alle cuffie degli operatori. I preset sono molto ben organizzati per categorie, è davvero molto semplice scegliere quello che meglio si presta alla specifica condizione operativa. E ancora più semplice perché, invece che da sigle
anonime, i preset di fabbrica sono identificati dà dei nomi estremamente intuitivi. Personalizzare i diversi valori memorizzati nei preset di fabbrica è davvero semplice: i diversi controlli disponibili per il suono possono rapidamente aggiungere o diminuire il valore di ogni parametro, ascoltando immediatamente gli effetti che si producono sul suono. L'interfaccia utente visualizza inoltre le misure ed i dati per ognuno dei vari percorsi di segnale configurati, e i diversi processori possono essere selezionati dalla tastiera virtuale che è disposta all'estremità superiore dell'interfaccia utente. Il completo set di ingressi e uscite disponibili è composto da un mix di connessioni analogiche e digitali, e come se non bastasse da un ingresso analogico si può prelevare un'uscita digitale. Davvero una versatilità a tutta prova. Il suono ha una timbrica piacevolmente "analogica", senza quelle asprezze che alcune volte caratterizzano i processori digitali. Mi piace molto il fatto che l'Aura8-IP riesca a gestire il suono in modo ottimale, prevenendo le situazioni di clipping anche nelle uscite di streaming.
Lo streaming audio ha una buona gestione degli artefatti anche ai più bassi bitrate, e a conferma di questo abbiamo ricevuto molti complimenti per la qualità sonora dei nostri Streaming. Un altro aspetto estremamente positivo è che il processore Aura8-IP è completamente integrato nel sistema Blade WheatNet-IP, per cui quando dovessimo decidere di effettuare in futuro un upgrade completo di tutta la nostra infrastruttura, migrando verso una piattaforma IP, il nostro Aura8-IP potrà costituire un elemento del nuovo sistema. Sono estremamente soddisfatto della qualità acustica dei nostri segnali per il broadcasting e per lo streaming. Insieme al consistente risparmio di tempo e di spazio rack che ci ha permesso di conseguire, credo veramente chel'Aura8-IP costituisca uno dei migliori acquisti che io abbia mai effettuato. Per ulteriori informazioni: www.wheatstone.com
Onseeker inaugura un nuovo catalogo per presentare le proprie app Onseeker ha recentemente introdotto una nuova struttura di prezzi per le proprie Mobile Radio Apps, ampiamente scalabile in base alle funzionalità incluse. Onseeker ritiene in questo modo di avere fatto un deciso passo avanti verso gli operatori con minori possibilità, consentendo in questo modo praticamente a tutti di approcciare il mercato della mobile audience. In aggiunta alla revisione della struttura dei prezzi, sono state aggiunte nuove funzionalità personalizzabili, e ancora nuove opportunità per la generazione di revenues, incrementando quindi l'appetibilità e le potenziali forme di creazione del valore associate allo Streaming in mobilità. La Mobile Radio App di Onseeker è disponibile nella versione Basic, ad un costo annuale di licenza pari a $ 1000 (circa €750), Standard ($ 2500, circa € 1900), e Premium ($ 3000, circa €2250). Ognuno di questi offre funzionalità di
streaming audio, gestione metadati e statistiche dell'audience. Un ulteriore evoluzione, comune a tutti i tipi di licenza, include la possibilità di immagini che ruotano e notifiche Push, tutte
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liberamente associabili ad uno scheduling specifico. I prezzi di cui sopra sono validi per l'impiego contemporaneo sulle due piattaforme iPhone ed Android. Se si sceglie di limitare l'utilizzo ad una sola di
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A lot more broadcasting for a lot less money DIGITAL MIXING CONSOLE
Progettato come soluzione flessibile per la radiodiffusione e la produzione, OnAir 1500 combina una superficie di controllo intuitiva con I/O adattabili ad ogni esigenza, fornendo una console digitale con il massimo rapporto qualità prezzo.
Disponibile nelle versioni da 6 e 12 fader, OnAir 1500 è caratterizzato dalla tecnologia Studer e da un’interfaccia utente basata su anni di esperienza, dotata di display OLED e funzionalità USB.
NANO SCORE Flessibilità Compatta Il core dell’OnAir 1500 racchiude sia il motore audio che il sistema di controllo, il tutto contenuto in una struttura dalle dimensioni contenute. È in grado di ospitare tutte gli I/O analogici e digitali, unitamente a 2 slot opzionali per le schede I/O dello standard D21m, rendendo superflui ulteriori pannelli di breakout.
Leading Technologies Website
Leading Technologies s.r.l. Via Solferino, 54 - 20900 Monza (MB) Tel. +39 039 94.15.200 - Fax +39 039 21.03.506 info@leadingtech.it - www.leadingtech.it
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queste due piattaforme, il costo si riduce del 50%. Onseeker assicura che questa flessibilità consente di ritagliare esattamente il pacchetto di licenza e di servizi più adatto alle proprie necessità. Le stazioni radio possono in ogni momento attivare o disabilitare le diverse caratteristiche, e possono cambiare la disposizione delle icone secondo i criteri di propria scelta. Le opzioni di scheduling prevedono che le emittenti possano definire i tempi di "start" e di "end" per le immagini rotanti, consentendo quindi alle stazioni di ottenere la massima coerenza nel branding e nelle promozioni riducendo al massimo la necessità di interventi
manuali. Onseeker dà inoltre ai propri clienti la possibilità di muovere le immagini rotanti nella modalità "tap and slide", collegando determinate icone a eventi o notifiche normalmente accessibili altre sezioni. I clienti delle versioni standard e premium possono in aggiunta esplorare nuove opportunità di revenues attraverso la tecnologia Quu Interactive. Il framework di Quu Interactive combina una playlist interattiva con brani musicali, artisti e altre informazioni musicali con la possibilità di accedere rapidamente a coupon, prodotti reclamizzati ed eventi sponsorizzati. Questo consente di inviare agli ascoltatori
di mobilità tutte le informazioni relative al contenuto in onda, consentendo inoltre di raggiungerli con una pubblicità mirata che possa garantire nuove risorse alle stazioni radio. I clienti delle versioni Basic e standard possono inoltre liberamente selezionare alcune funzionalità aggiuntive (due per la Basic e cinque per la standard). La versione Premium, invece, è corredata di serie da tutte le opzioni rese disponibili da Onseeker, e comprende l'aggiornamento e l'aggiunta gratuita di ogni nuova funzionalità che venisse raggiunta nel futuro. Per ulteriori informazioni contattare: www.onseeker.com
StreamGuys è lo streaming di KALW L'emittente basata a San Francisco viene ascoltata da migliaia di ascoltatori on-line e in mobilità di Matt Martin, General Manager di KALW (FM) San Francisco - KALW (FM) è la più antica stazione a modulazione di frequenza a carattere non commerciale fra quelle situate a ovest del fiume Mississippi, ed è stata inoltre la prima stazione di San Francisco a trasmettere in FM. Trasmettiamo una programmazione mista e siamo associati al network NPR. Copriamo la parte centrale della Bay Area, anche se con un trasmettitore da soli 1.900 W non abbiamo una potenza sufficiente ad arrivare fino ai confini di un territorio che rappresenta il quinto mercato in ordine di importanza dell'intera nazione. L'impossibilità di raggiungere per limiti di copertura una percentuale significativa di quella che Arbitron considera la nostra audience potenziale è stata una delle ragioni che ci ha spinto ad implementare rapidamente un sistema di streaming. È questa una considerazione tutto sommato comune a molti broadcasters, che si prefiggono di raggiungere non solo gli utenti seduti davanti ad un computer, fisso o mobile che sia, ma soprattutto di raggiungere quegli utenti che, di fatto, vivono in mobilità e hanno con loro uno smartphone. Siamo riusciti a realizzare un sistema che permette di distribuire in streaming contenuti audio con qualità elevata, sia verso dispositivi "on-line" che
in mobilità, e questo si è rivelato un investimento estremamente produttivo.
Locale e Nazionale KALW ha lanciato il proprio sistema di streaming on-line diversi anni fa, affidandosi ad un grande operatore che offre servizi CDN. Siamo successivamente passati a StreamGuys sulla base delle ottime impressioni che abbiamo raccolto su di loro da colleghi di radio pubbliche, che ne parlavano molto bene. StreamGuys si è sempre
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caratterizzata per la propria peculiare piattaforma di streaming media, che si è rivelata una vera marcia in più e ci ha consentito di aumentare la nostra audience on-line sia in ambito regionale e nazionale. E questo ci ha portato nuove entrate da parte di nuovi soggetti distribuiti in tutta la nazione. KALW si fa un pregio di essere allo stesso tempo un operatore locale e un operatore globale, con una programmazione che associa programmi molto popolari prodotti in proprio, fra cui "Your Call",
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"Crosscurrents" e "99% Invisible" (uno show praticamente unico che parla di temi di design e scaricato più di 2 milioni di volte su iTunes) con programmi prodotti dalla BBC, dalla CBC e da altri broadcasters internazionali. Anche dal punto di vista strategico non mancavano i motivi per rendere più forte la nostra piattaforma di streaming, mettendo in condizione molti più ascoltatori di ricevere la nostra programmazione, così diversa e così innovativa. In aggiunta allo streaming on-line dei programmi che trasmettiamo in aria, StreamGuys ci ha anche aiutato a realizzare il nostro sistema di "Local Music player", che permette lo streaming on-demand basato su Flash. I visitatori del sito possono scegliere fra 16 diversi programmi musicali specifici, fra cui "Bluegrass Signal", "Africa Mix", "Music from Other Minds", e riascoltare la puntata più recente di ognuno di essi. Tutte le puntate vengono immediatamente caricate sulla piattaforma di streaming cloud-based di StreamGuys non appena la trasmissione on-air è terminata, ed il contenuto viene così archiviato per la fruizione ondemand. StreamGuys ci anche aiutato a diversificare i nostri flussi online in diretta, lanciando nuovi servizi MP3 e Windows Media per il delivery multipiattaforma. Gli ascoltatori possono accedere agli stream dal nostro sito web e da una moltitudine di dispositivi mobili. Gli utilizzatori di dispositivi iOS possono utilizzare la app gratuita Public Radio Player, disponibile sull'App Store di iTunes. Gli utilizzatori di dispositivi Android e BlackBerry possono accedere agli stream tramite la app gratuita TuneIn. La nostra audience online è aumentata di più di dieci volte dopo che siamo migrati alla piattaforma StreamGuys. Attualmente, la nostra distribuzione di files MP3 registra fra i 10.000 ed i 12.000 ascoltatori unici per ciascuna settimana, rispetto ai circa 600 ascoltatori che ci raggiungevano ai tempi della precedente CDN. Il sistema Flash Player per l'ascolto on-demand continua a generare interesse, con centinaia di ascoltatori settimanali. Aggiungiamo a questo che StreamGuys si sta dimostrando anche un sistema molto flessibile nella struttura dei prezzi, e in grado di costruire di volta in volta dei nuovi applicativi per lo streaming per soddisfare le nostre richieste sempre in diverse. I costi che ci richiedono per questi sviluppi si rivelano sempre
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economici. Diversi ascoltatori da Atlanta, Salt Lake City, e Princeton sono stati fra i primi a rispondere positivamente alla campagna di adesioni che abbiamo recentemente lanciato. I loro commenti che hanno fatto particolarmente piacere: naturalmente ritengono interessante la programmazione di KALW, ma diversi hanno sottolineato come la qualità dell'audio on-line dei nostri programmi di sia decisamente superiore a quella delle loro stazioni locali. Credo che questa sia una importante riprova di quanto sia necessario poter contare su una presenza in streaming efficace, affidabile e di notevole qualità.
Il supporto tecnico Disporre di una efficace struttura di Streaming radio on-line è fondamentale anche per garantire una migliore continuità dell'ascolto da parte del nostro pubblico tradizionale. Infatti, molti dei nostri ascoltatori riescano a ricevere i nostri segnali Fm a casa ma non n ufficio, o viceversa. Mettere a disposizione la nostra intera programmazione su un sistema on-demand consente ai nostri ascoltatori locali di recuperare e scaricare rapidamente quello che non hanno potuto ascoltare in diretta. Lo streaming on-line è inoltre in grado di fornire dati di audience puntuali, molto più precisi di quelli che è possibile ottenere con i tradizionali metodi di rilevazione dell'audience Fm. StreamGuys offre due strumenti per analizzare i dati di ascolto e le tendenze in atto. SGMon fornisce i dati che dal nostro punto di vista hanno un valore immediato, indicando chiaramente il numero di visitatori registrato su qualsiasi periodo di tempo. Utilizziamo spesso questo strumento per analizzare il trend di ascolto, e per capire come o perché certi programmi riescano a perdere o guadagnare ascolti rispetto al programma precedente. Il secondo strumento, SG Reports, è in grado di fornire dati più completi e statistiche più approfondite, che riescono a identificare gli indirizzi IP unici, i diversi riferimenti geografici, il modello del ricevitore utilizzato, e diversi altri valori e ci permettono un'analisi molto più approfondita della stratificazione e della composizione dei nostri ascoltatori. Stiamo ancora imparando ad utilizzare questo strumento in modo da ricavarne davvero il massimo, ma entrambi questi prodotti offrono, in aggiunta a quanto sopra, la possibilità di
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definire e costruire report assolutamente personalizzati. Riescono ad avere una efficacia impressionante già alla prima occhiata, anche solo guardando i dati riferiti ad un orario particolare oppure all'andamento dell'audience di un programma specifico lungo l'intera durata dello stesso. Anche il supporto tecnico si è sempre rivelato eccezionale, molto al di sopra del livello di attenzione che eravamo abituati a ricevere dal nostro fornitore precedente. StreamGuys è sempre estremamente rapida nelle risposte, ma anche estremamente disponibile, come ad esempio nei casi in cui un problema che stiamo riscontrando è causato da una anomalia alla nostra rete interna. Ad esempio, la scorsa settimana, abbiamo avuto un problema di connettività di rete sulla nostra linea T1: StreamGuys, che pure non aveva alcuna responsabilità in quanto stava accadendo, che ha dato un immediato supporto, e che ha guidato passo passo fino ad individuare la necessaria soluzione. A breve, che hanno poi inviato diversi report che ci hanno permesso di comprendere cosa fosse effettivamente successo. Mi ha davvero impressionato il fatto che, invece di dire "non è un problema causato da noi", focalizzandosi unicamente sulle proprie obbligazioni contrattuali, si sono dati da fare per assicurarsi che l'intero streaming potesse diventare più stabile, in modo permanente. Il nostro approccio alla tecnologia più avanzata può essere quello di posizionarsi a metà della curva. Siamo una piccola stazione con un budget di marketing veramente ridotto, e non possiamo ovviamente posizionarci fra i top player del mercato radiofonico. Ma è ovviamente la nostra responsabilità, è anche nostro preciso obiettivo, rispondere alle aspettative degli ascoltatori e farci trovare in quella porzione di spazio (digitale) dove gli ascoltatori stessi sono disposti a trovarci. StreamGuys ha avuto una parte fondamentale nel conservare i costi a un livello per noi sostenibile, consentendoci al tempo stesso di esplorare nuovi modi per veicolare i nostri programmi in modi diversi dalla nostra canonica antenna. Per ulteriori informazioni contattare: www.streamguys.com
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Radio su Web nel mondo
L'entusiasmo di Kraze FM per AdsWizz Il broadcaster canadese è rimasto sorpreso dalla semplicità con cui è possibile inserire e sostituire messaggi pubblicitari nella propria programmazione di Amanda Gould, Station Manager di Kraze FM Red Deer, Alberta. Era il 2011 e per la nostra emittente Kraze FM, una stazione radiofonica che trasmette soprattutto musica contemporanea ed è gestita dal gruppo L.A. Radio, eravamo alla ricerca di una soluzione tecnologica che ci potesse aiutare ad aumentare la nostra visibilità e ad attrarre maggiori investimenti pubblicitari da parte delle imprese attive sul nostro territorio. In sostanza, eravamo la ricerca di un partner che ci potesse aiutare a trovare il modo migliore per riuscire ad entrare sempre più in contatto con gli ascoltatori che risiedono nelle strette vicinanze della nostra sede. Abbiamo condotto le nostre ricerche, al termine delle quali abbiamo scelto la soluzione AdsWizz di Digital Audio Solutions, una piattaforma tecnologica che ci consente di inserire messaggi pubblicitari mirati all'interno di un singolo flusso Internet richiesto dai nostri ascoltatori: in questo modo abbiamo la possibilità di indirizzare verso ogni ascoltatore tipo di messaggio pubblicitario più rispondente agli interessi di questi. Uno dei più grandi vantaggi che abbiamo riscontrato nell'impiego di AdsWizz è che la loro tecnologia che permette di cambiare completamente il concetto con cui insediarono i messaggi pubblicitari nella nostra programmazione. In sostanza, usando il sistema AdsWizz chiamato Targeted Ad Insertion, mentre sul flusso che viene inviato al trasmettitore Fm va in onda un generico comunicato pubblicitario, tipicamente indirizzato alla totalità dei nostri ascoltatori, su ciascun flusso Internet che in quel momento è stato attivato da ascoltatori on-line, possiamo sostituire il messaggio "nazionale" con una messaggio specificamente indirizzato al luogo da cui ciascun ascoltatore si è collegato alla nostra piattaforma di Streaming, in tempo reale, senza che l'ascoltatore si possa accorgere di nulla. Questa funzionalità è inclusa nella piattaforma AdsWizz di Digital Audio Solutions, ed è perfettamente compatibile con il nostro sistema StreamOn che gestisce lo Streaming attraverso una Content Delivery Network. La tecnologia di AdsWizz è in grado di accedere alla
profilazione di ciascun ascoltatore, basata sul genere (maschio o femmina), età, profilo demografico, e luogo dal quale è stata effettuata la connessione. In base a questi criteri ciascuno dei nostri inserzionisti, che siano un ristorante o un rivenditore di auto, possono essere sicuri che i propri messaggi pubblicitari verranno indirizzati ai propri potenziali clienti di riferimento.
Una piattaforma, non un programma Un altro dei grandi vantaggi che abbiamo trovato nella piattaforma AdsWizz è che ci permette di gestire una gran quantità di formati per i messaggi pubblicitari: contenuti video, audio, immagini statiche come pure qualsiasi combinazione di questi tre elementi. In aggiunta possiamo anche offrire ai nostri inserzionisti la possibilità di effettuare sia il pre-roll che il mid-roll, come pure la possibilità garantita di far ascoltare i propri messaggi pubblicitari attraverso qualunque tipo di ricevitore con esso, compresi quelli basati su sistemi operativi iOS e Android. AdsWizz è inoltre perfettamente compatibile con tutte le principali piattaforme di streaming server, tra cui Icecast, Shoutcast, Wowza Media, Adobe Flash Media Server, e supporta inoltre i più diffusi formati di encoding audio: MP3, AAC/AAC+, Ogg e altri. Anche il sistema di Advertising Analytics offerto dalla piattaforma AdsWizz si è rivelato particolarmente interessante: di fatto ci ha rivelato nei minimi dettagli lo stato reale della nostra base di ascolto, con una vista chiara e onnicomprensiva. In aggiunta, lo strumento di analisi in tempo reale dei flussi e delle risposte degli utenti che permette di fotografare ed analizzare immediatamente il riscontro dei nostri ascoltatori. Siamo convinti che il sistema AdsWizz che abbia dato un enorme vantaggio competitivo rispetto alle altre emittenti locali per quanto riguarda la raccolta di pubblicità locale e la capacità di attirare inserzionisti. Garantisce a ognuno di essi la
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possibilità di monitorare in tempo reale l'andamento delle risposte degli ascoltatori alle proprie campagne pubblicitarie, e consente inoltre di individuare quali cambiamenti effettuare, inclusi il dove e il come, per ottimizzare l'efficacia delle campagne in corso. I nostri clienti hanno potuto immediatamente rendersi conto di quanto sia importante poter avere un riscontro chiaro e immediato di quanto "renda" ogni messaggio trasmesso, in quanto realmente gli possa rendere ogni dollaro che investono nella pubblicità con noi. Per i nostri inserzionisti è stata veramente una piacevole sorpresa, sia per lo strumento in sé, sia per i risultati che hanno potuto riscontrare. La tecnologia AdsWizz si è davvero rivelata una marcia in più per quanto riguarda anche la nostra capacità di attirare investitori in molti segmenti di mercato, anche completamente diversi tra loro, come ad esempio i mercati dell'auto e delle costruzioni edili. Possiamo davvero dire che tutti quanti scelgono di investire con noi hanno visto un chiaro riscontro economico in termini di aumento dei propri risultati. Non possiamo quindi che consigliare a tutte le emittenti che sono alla ricerca di un modo per incrementare le proprie entrate pubblicitarie sulla piattaforma Web di dare un'occhiata molto da vicino al sistema AdsWizz di Digital Audio Solutions. Per ulteriori informazioni, contattare: www.adswizz.com
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THE WIRELESS
MASTERPIECE.
DIGITAL 9000 - World Class Goes Digital. Il nuovo riferimento per le trasmissioni radio senza filo. Un sicuro investimento per il futuro: * sistema wireless digitale con audio High Definition (HD) * „masterpiece“ nelle aree broadcast/live e teatro per grandi sistemi multicanale * qualità audio mai raggiunta * nuove capsule ME 9002, ME 9004, ME 9005 a condensatore e MD 9235 dinamica * modalità Long Range (LR) per ambienti con molte interferenze * semplice utilizzo tramite touch screen (TFT) di grandi dimensioni * compensazione automatica delle perdite del cavo d‘antenna * controllo remoto di tutte le funzioni tramite software
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Radio su Web nel mondo
Backbone porta su Web la Major League Lacrosse Una storia di audio simulcast sul web di un’emittente televisiva tematica di Chris Day, Direttore Broadcast & Digital Media di Major League Lacrosse Boston - L'estate 2011 non è stata come tutte le altre. A Major League Lacrosse avevamo pensato di trasmettere il segnale audio delle nostre produzioni televisive anche attraverso un sistema di streaming Internet. In sostanza, dovevamo prendere un feed audio dal segnale televisivo che trasmettiamo inviarlo alla nostra stazione radio, in un modo che fosse estremamente semplice e anche economico. In quell'estate ci è capitato un autentico colpo di fortuna. Ci è capitato di incontrare Richard Cerny e Paul Kamp di Backbone Networks, e quello che ci hanno mostrato che sembrava veramente molto interessante. Il loro software sembrava veramente in grado di soddisfare tutte le nostre esigenze. Abbiamo ormai una intera stagione alle spalle realizzata utilizzando i software Backbone, e adesso possiamo veramente dire che la prima impressione era stata quella giusta. Il software Backbone rende veramente facile effettuare ogni tipo di Streaming, che si tratti di programmi dal vivo come pure di programmi registrati o materiale di archivio, da caricare sui loro server. I programmi pre-registrati possono essere mandati in onda ad un'ora prestabilita, come con un normale sistema di scheduling, oppure possono essere inseriti all'interno di una playlist e mandati in onda a rotazione.
I primi passi Attraverso due client basati su Macintosh, il software Backbone Radio permette di fatto di realizzare sia una automazione che una sistema di broadcasting cloud-based. Backbone Radio effettua lo streaming utilizzando i sistemi Quicktime, HLS e Shoutcast, e supporta diversi tipi di "ricevitori", come gli iPhones, i terminali Android, gli Ipad, Roku, e più di altri 200. La possibilità di ricevere il nostro segnale di mobilità era per noi una caratteristica molto importante, in quanto abbiamo riscontrato che una parte significativa dei nostri ascoltatori si collega a noi attraverso un'applicazione mobile. Lo staff di Backbone ci ha aiutato molto a configurare il software su un Mac, ed è stato di grande
aiuto per consentirci di attivare tutto il sistema rendendolo operativo in pochi giorni. I primi simulcast sono "andati in onda" senza il minimo problema. Per attivare lo streaming in diretta dovevamo semplicemente collegate fra loro due computer utilizzando gli ingressi per microfono e cuffia, e da questo momento in poi il segnale veniva inviato in diretta sul Web attraverso il software Backbone Radio.Dopo avere sperimentato quanto fosse facile trasmettere l'audio del segnale televisivo in simulcast sul Web, abbiamo pensato che in un sistema di questo tipo avrebbe potuto consentirci anche di effettuare un collegamento fra uno stadio e la sede della nostra emittente. Con l'aiuto dello staff di Backbone siamo riusciti a realizzare un kit per la produzione esterna sufficientemente piccolo e comodo da poter essere trasportato senza difficoltà nei booth dei diversi stadi, che potesse rapidamente essere configurato ed attivato per inviare in diretta il nostro segnale alla sede centrale. Questo kit era composto da un Macintosh, un mixer Alesis MultiMix 8 USB, alcuni microfoni Shure SM58 e qualche cuffia. Il kit completo può essere facilmente riposto e trasportato in uno zaino, e una volta giunti a destinazione può essere reso pienamente operativo in una ventina di minuti. Ovviamente, la parte fondamentale è poter disporre di un connessione a Internet affidabile. Backbone che ha aiutato a misurare l'affidabilità della connessione che avevamo a disposizione, oltre alla banda che realmente ci era necessaria, e dopo aver definito con precisione questi parametri siamo riusciti a produrre eventi sportivi dal vivo impiegando solamente un tecnico, il produttore e due speaker. L'appetito viene mangiando, quindi dopo aver trovato il modo migliore per trasmettere i nostri eventi, abbiamo pensato che sarebbe stato utile aggiungere al nostro palinsesto
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qualcosa che mi potesse aumentare l'appetibilità. Abbiamo pensato allora a qualche momento prima o dopo diversi incontri sportivi da trasmettere rigorosamente in diretta. E ancora una volta Backbone aveva la soluzione giusta, ed era più vicina di quanto potessimo pensare. Utilizzando alcuni elementi del nostro kit per la produzione in esterna siamo riusciti ad allestire una sorta di studio dal quale trasmettiamo in diretta un programma che accompagna all'incontro sportivo vero e proprio, un flash di alcuni minuti durante l'intervallo, e un approfondimento dopo partita, insieme a tutti gli aggiornamenti in diretta che ci arrivano durante la partita stessa. La tessera conclusiva di questo mosaico era trovare il modo migliore per riuscire a includere i commenti ed i contributi di alcuni ospiti interno dei nostri programmi. Potevano essere giocatori ed esperti da qualunque parte della nazione, e ci serviva una soluzione che ci consentisse di collegarli alla nostra sede di Boston nei cui studi produciamo i nostri programmi. Backbone stava lavorando a una sistema che ci avrebbe consentito di fare esattamente quello che ci serviva, e non appena è stata disponibile una versione "beta" di questo software non abbiamo immediatamente messo alla prova; è accaduto verso la fine della stagione. Vogliamo far continuamente crescere la nostra stazione. MLL Radio può essere ascoltata tramite TuneIn, e vorremmo trasformarla in una emittente che trasmette in modo continuativo durante l'intero campionato, e come obiettivo finale anche per tutto il resto dell'anno. Per ulteriori informazioni visitate: www.backbone.com
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ELBER S.r.l. 9LD 3RQWHYHFFKLR : Čƒ &DUDVFR *( Čƒ ,WDO\ 3KRQH )D[ www.elber.com ∤ elber@elber.it
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a cura di RadUni - Ustation*
L’umile e operosa RadioBue A Padova è nata sei anni fa una delle radio pioniere della comunicazione universitaria italiana Gioia Lovison
“È stato un percorso classico per una radio universitaria: l’idea è stata proposta dal basso, dagli studenti, e dopo alcuni anni è stata riconosciuta dal Rettorato e sostenuta economicamente e logisticamente”. Inizia così il racconto di Gioia Lovison station manager di RadioBue dell’Università di Padova, una delle radio più ‘storiche’ del panorama nazionale. “Siamo partiti nel 2002 in cinque, sei compagni di corso: volevamo mettere in pratica ciò che il professor Bruno Voglino ci spiegava a lezione durante il corso di “Teorie e tecniche del linguaggio radio televisivo” (corso di laurea in Scienze della comunicazione, Ateneo di Padova). Tutti appassionati di radio, abbiamo creato una piccola redazione e chiesto ospitalità a una radio comunitaria locale uno show in diretta talk&music sulla vita universitaria. Nel 2007 non avevamo ancora la web radio ma tanta voglia di crescere ecco perché è nata l’idea, condivisa a livello nazionale con l’associazione RadUni, di creare il FRU: Festival delle radio universitarie diventato negli anni un evento itinerante e arrivato oggi alla 7° edizione. Finalmente a maggio 2008, grazie all’appoggio giunto dall’Ateneo, è stato lanciato lo streaming H24 dal sito www.radiobue.it e il servizio di podcasting in supporto alla didattica. Oggi, dopo 5 anni di trasmissioni, la web radio ha raggiunto un buon formato radiofonico con programmi in diretta o registrati a cadenza settimanale pomeridiana e molte dirette in esterna. Oltre alla web radio dall’anno scorso curiamo il magazine universitario “Il Vivi Padova” e molte collaborazioni con associazioni studentesche ed promotori di eventi in città per l’animazione e promozione degli stessi”. Ma entriamo ora nel vivo dell’intervista a Gioia.
studenti di Padova e offrire stage a chi studia materie affini alla comunicazione, multimedialità e radiofonia.
Qual è la vostra mission? Come web radio abbiamo questa linea editoriale: intrattenere con intelligenza un target giovanile generalista (16 – 40 anni) con una programmazione musicale alternativa e contenuti culturali esclusivi e trattati in modo leggero. Un nostro obiettivo, extra palinsesto, è garantire un servizio di podcasting in supporto alla didattica per gli
Qual e' la vostra dotazione tecnica? L’Ateneo ci ha messo a disposizione due piccole stanze contigue nei locali del Servizio Relazioni Pubbliche vicine ad alcuni studi di docenti. Una stanza è stata adibita a redazione con 7 pc collegati alla rete d’Ateneo e in LAN fra loro. L’altra è adibita allo studio ed è trattata acusticamente con pannelli fonoassorbenti in fibra di poliestere e due contropareti isolanti. Negli studi non ci sono due zone separate col classico acquario poiché la stanza è troppo piccola: il banco speaker è attrezzato con aste pantografo PROEL DST270, microfoni Behringer B1 a condensatore e uno split cuffie Behringer Powerplay HA4700 PRO 8 con cuffie AKG K77. Il banco regia prosegue ed è attrezzato con mixer digitale Yamaha 01V96VCM, ibrido telefonico e il pc della messa in onda con a bordo software di regia MBstudio 8.5 ed MBLive per le dirette esterne. Per la postproduzione dei file usiamo Adobe Audition 5.5 e registratori portatili Zoom H4.
Qual e' secondo voi il punto di forza del vostro progetto? Il servizio di podcasting didattico ha ottimi riscontri sia in termini di Feed RSS che di download: il podcast non è la banale registrazione delle lezioni dei docenti ma un contenuto radiofonico confezionato ad hoc in studio con il docente. Molto frequenti sono, ad esempio, gli ascolti guidati di musica per i corsi del DAMS. Altro punto di forza di RadioBue.it è la formazione garantita agli studenti, che imparano a gestire un programma radiofonico dalla A alla Z.
E la vostra struttura organizzativa? La redazione è composta da 71 studenti volontari iscritti a diversi corsi di laurea e al Conservatorio musicale di Padova. I volontari si occupano ciascuno del proprio programma e, circa un terzo, di scrivere notizie per il magazine collegato alla web radio, Il Vivi Padova. 44 44 BB RR O O AA D D CC AA SS TT
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FA EP BR RI A L EI O / M / M A A G R G ZI O O
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Tutti gli studenti sono coordinati dal direttore artistico, che sono io, e sono affiancata da quattro capiredattori che coordinano le diverse aree: news, palinsesto e media partnership, web e podcast didattici, musica. Il direttore responsabile della testata è il giornalista Valentino Pesci che supervisiona i contributi giornalistici. Cosa farete per migliorare le vostre strutture? A Padova uno dei problemi più significativi riscontrati dalla web radio è l’impossibilità d’essere ascoltati attraverso la rete WiFi dell’Ateneo. Questa barriera tecnica deve essere in qualche modo scavalcata perché molti studenti fuori sede vivono a Padova in appartamenti privati o residenze convenzionate e sfruttano la rete WiFi. Dal punto di visto editoriale la web radio ha già iniziato a incrementare le dirette radiofoniche in esterna di eventi particolari, come di recente il conferimento della Laurea Honoris Causa all’attore Marco Paolini. Questi contenuti culturali interessanti ed esclusivi dell’emittente universitaria realizzano solitamente ascolti elevati.
Il futuro delle radio universitarie in Italia? Recentemente Tiziano Bonini (ricercatore IULM) osservava che la web radio sembra una tecnologia con poca resa: la promessa mancata del web. Forse è vero: gli ascolti on line sono ancora una nicchia anche se il podcasting è molto più forte. Tuttavia, le web radio che oggi costruiscono, passo dopo passo, un loro pubblico fidelizzato saranno agevolate in futuro quando gli stili tecnologici di consumo radiofonico si amplieranno e diversificheranno. Contatti: www.radiobue.it
* RadUni è un’associazione di studenti e professionisti accomunati dalla passione per il modello di radio universitaria. Info: www.raduni.org. Ustation.it è il media network in Italia, che aggrega contenuti prodotti dai media universitari e dai singoli studenti reporter. Info: www.ustation.it
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a cura della redazione di Altratv.tv*
Aspettando Netizen 2013, cinque passi per “accendere” una Web Tv Nelle scorse settimane si è chiuso il monitoraggio annuale promosso dal nostro osservatorio e network Altratv.tv “Netizen”, ricerca che fotografa lo stato della rete in Italia mettendo in luce punti di forza e aree di miglioramento delle web tv e dei media digitali. “Netizen” ogni anno misura la febbre della rete, e dai primi risultati ancora provvisori (i ricercatori stanno processando i dati, verranno divulgati a fine mese di aprile, ndr) non si gode di ottima salute: le “antenne” in Italia stanno diminuendo di numero, e la flessione in negativo da un anno sull'altro sembra essere di alcuni punti percentuali. Insomma, dalle prime indiscrezioni che anticipiamo su Broadcast&Production (anche se poi presenteremo la ricerca nel dettaglio nel prossimo numero) sembra che sia sempre più difficile in rete costruire progetti sostenibli e a medio-lungo termine. Le esperienze pilota sono di vitale importanza, ma falsano il risultato perchè non fanno emergere nell'immediato le difficoltà di aprire e gestire nel tempo un'impresa di comunicazione, come ad esempio una web tv o un media digitale. Però i casi di successo esistono, e vanno ammirati (ed emulati). Uno tra tutti è la storia imprenditoriale di Sonia Peronaci, anima di Giallozafferano.it, una community di appassionati di cucina. Sonia dai fornelli di casa sua è uscita allo scoperto e ha costruito una impresa digitale che si sta consolidando, in rete e fuori la rete. Il progetto nasce dai bisogni di un pubblico ed è realizzato con un linguaggio semplice, immediato. Oggi conta migliaia di contatti anche sui social network, quasi 500 blog attivi aggiornati quotidianamente e dà lavoro ad uno staff che dialoga costantemente con la propria community. Indipendentemente dai facili entusiasmi dettati dal successo di Sonia e dalle difficoltà che respirano i piccoli player, è innegabile il fatto che la rete stia dimostrando di essere comunque un volano di opportunità, di business. Nonostante una crisi di sistema, nonostante ritardi infrastrutturali e culturali, nonostante tutto l'Italia in rete si accende grazie a micro-editori, che adottano i social network e sperimentano sui dispositivi mobili. Una filiera produttiva si sta riconvertendo grazie al digitale, filiera che è sì compressa ma che risulta anche più complessa rispetto al passato e che ha portato all'accensione di centinaia di web tv, piattaforme digitali, testate di comunicazione locali, community online: si moltiplicano gli attori, che cambiano spesso ruolo rispetto ai modelli analogici del passato. Le Italie in rete crescono, complici l'abbattimento dei costi del digitale, una soglia di accesso ai sistemi di produzione più bassa e una maggiore alfabetizzazione verso le nuove tecnologie. In questi anni abbiamo
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visto moltiplicarsi queste imprese, e con loro la capacità di incidere nei processi di comunicazione e di business. Identità, sostenibilità, progetti multipiattaforma, social network e offerte per il mobile inserite nel ciclo produttivo: ecco nero su bianco cinque consigli per coloro che stanno per accendere web tv o testate digitali. Consiglio 1: individuare un'idea “wow”, dando identità al progetto e schierando un piano editoriale. L'idea su cui concentrarsi è il primo consiglio, un passaggio essenziale, strategico. Si può scegliere di raccontare il territorio e quindi di puntare sull'hyperlocal, geolocalizzando la propria attenzione (lo fanno più della metà dei piccoli player presenti in Italia). Occorre in questo caso che la web tv o testata digitale diventi – come direbbe Francesco Soro, presidente Corecom Lazio - “hub di comunità” e arrivi a raccontare quello che avviene sottocasa. I modelli esteri ci danno la possiblità di capire il potenziale, e il relativo successo. Tra le storie di eccellenza si segnalano Komonews di Seattle, Katu di Portland o ancora West tv di Orlando. Oppure si può scegliere di tematizzarsi, optando per un percorso verticale e intercettando l'interesse di comunità specifiche, come ha fatto Sonia con la sua Giallozafferano.it In entrambi i casi è prioritario redigere un buon piano editoriale, raccontando sulla propria piattaforma storie avvincenti e credibili. La creazione di un piano va di pari passo con l'idea di “serializzare” l'offerta di produzione di contenuti, creando una logica di palinsesto. Consiglio 2: specializzarsi o iperspecializzarsi stringendo un “patto dei forti”. C'era una volta il videomaker a tutto tondo, nell'immaginario collettivo colui che produce, monta e mette in rete il suo
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filmato. Oggi non è più così, o almeno non lo è per quelle esperienze che si sono professionalizzate e che sono diventate vera e propria impresa di comunicazione. Per riuscire a ragionare come un'azienda digitale occore creare una squadra sostenibile e specializzata, stringendo allenze con il territorio e presidiando gli ambiti sia manageriali che editoriali. Consiglio 3: creare un team commerciale che dialoghi con PA, PMI, Terzo Settore. Per ogni testata digitale che nasce su un territorio è importante avviare un confronto con tutti gli stakeholders del territorio stesso, con i referenti della Pubblica Amministrazione, con le piccole e medie imprese che popolano il distretto industriale, con le associazioni di categoria e le diverse rappresentanze. Molte “antenne” operano in sinergie anche commerciali con questi attori del territorio. Occorre diventare “business partner” delle piccole imprese della comunità, perchè le stesse aziende hanno necessità spesso di alfabetizzarsi sul fronte delle nuove tecnologie: per Eurisko in Italia tra le 4,5 milioni di aziende (di cui 4 milioni con meno di 10 dipendenti) solo il 25% ha un sito web. Quindi esiste un mercato da “aggredire” e presidiare. Consiglio 4: operare in logica multipiattaforma, inserendo i social network nei cicli produttivi. Vivere i social network in modo virale, come dialogo e non solo come vetrina, passando dagli “effetti speciali” che hanno contraddistinto le prime piattaforme onli-
ne agli “affetti speciali”, ovvero il confronto costante anche uno-a-uno. Per imporsi sul mercato anche digitale le antenne devono abbandonare i giardini chiusi delle proprie piattaforme e pensare transmediale: è importante non considerare i social media come un accessorio eventuale, ma integrarli nei cicli produttivi e assegnargli un budget adeguato. Anche tra i social è necessario sperimentare, ad esempio valorizzando non solo il noto Facebook ma anche Twitter, Foursquare, Pinterest e Instagram. Occorre diversificare l'offerta puntando anche sui devices mobili con apps specifiche, incentivando i download. Consiglio 5: fare rete, oltre che essere in rete. È fondamentale attuare politiche di collaborazione, di scambio, di squadra, creando sinergia con altri player. Gli indipendenti devono uscire dalle ristrette e poco lungimiranti logiche di parte. Due casi di successo tra tutti: la neonata creazione della piattaforma Lombardianews.it (aggrega tredici portali locali della Lombardia) e Rivieradelconero.it (nata dalla sinergia di più web tv marchigiane).
NEWS SUL VIDEO ONLINE A Bologna per incontrare i videomaker Torna una nuova tappa di “Meeting punto IT – on the road”, il tour del nostro osservatorio e network Altratv.tv. Dopo Milano, Pisa, Padova, Ancona, Roma, Torino e Lecce faremo tappa “on the road” a Bologna durante la fiera del digitale ExpoPixel. Il tour ha l'obiettivo di incontrare centinaia di micro editori digitali, creatori di piattaforme di informazione e comunicazione sul territorio. www.meetingpuntoit.it
Giovani blogger videoraccontano la ricerca Ogni giorno migliaia di ricercatori italiani con fatica ed entusiasmo entrano in laboratori di ricerca, in strutture universitarie come in realtà industriali. Ma come raccontare la ricerca industriale? Proveranno a rispondere a queste domande quaranta blogger. L'obiettivo di Turboblogging, questo il nome del contest, è quello di raccontare in rete il mondo della ricerca. Gli studenti blogger saranno giudicati da Federico Taddia (La Stampa), Giovanna Cosenza (Università di Bologna), Luca De Biase (Sole24Ore), Fabrizio Binacchi (RAI EmiliaRomagna), Elisabetta Tola (Formica Blu) e Marina Silverii (Aster). www.turboblogging.it
Renzo Arbore Channel, Barbara D’Urso in rete per raccontarsi su Carmelita.it e Antonello Piroso su Blogo in diretta, è giunta l’ora di Maria De Filippi e della sua Witty tv. In programma nel futuro di Witty tv anche un’app per smartphone e tablet e nuove produzioni svincolate dalla programmazione e dalle logiche televisive. www.wittytv.it
BIGnomi, cento video su smartphone per imparare La nuova tv passerà per smartphone e tablet e rimbalzerà in rete. Così Rai ha pensato di produrre la prima app con contenuti originali. Il prodotto è di RaiNet e si chiama BIGnomi, un'idea di Giovanni Benincasa con la partecipazione di volti noti anche del piccolo schermo, molto vicini ad un pubblico giovane. BIGnomi è un app - disponibile su store Android e Apple - attraverso la quale è possible ripassare contenuti scolastici. Con BIGnomi salgono in cattedra professori sui generis come Paola Cortellesi, Fiorello, Lillo e Greg, Alessandro Siani, Max Pezzali. rumors.blog.rai.it
Maria De Filippi lancia Witty tv
* Altratv.tv. è l’osservatorio e redazione che monitora circa 600 emittenti tv online. Gianpaolo Colletti ne è il fondatore. Per contatti: info@altratv.tv
Cresce la lista di personaggi televisivi che decidono di sbarcare in rete creando una propria web tv. Dopo Red Ronnie apripista con la sua Roxy Bar tv, Simona Ventura con Simonaventura.tv, Renzo Arbore con
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RADIO IN ESTERNA
Festa di piazza che si fa onda on air Uscire dallo studio, facendo spettacolo live e radio al contempo. Un’attività essenziale per ogni radio ambiziosa. L’esperienza di 101 raccontata da Attilio Ummarino di Piero Rigolone Nel panorama delle emittenti radiofoniche, da quelle a copertura provinciale fino alle nazionali, diventa sempre più frequente la realizzazione di spettacoli dal vivo o, comunque, di programmi in diretta realizzati con studi allestiti nei luoghi dove si svolgono eventi di particolare richiamo. Per le radio locali, in particolare, la presenza sul territorio, nel centro commerciale, nella piazza cittadina, agli eventi sportivi di eccellenza e così via, diventa una componente strutturale se hanno compreso che la loro missione è il servizio alla comunità locale e che ad essa si devono rivolgere, non solo con i contenuti del palinsesto e una presenza sul Web adeguata, ma anche “frequentando” i luoghi fisici a cui fanno riferimento gli ascoltatori e in cui si trovano le aziende inserzioniste. La trasmissione in diretta esterna è, oggi, sempre meno una banale “animazione” e sempre più parte di una strategia volta a unire ascoltatori e aziende inserzioniste con modalità che vanno oltre la tradizionale pubblicità tabellare. Oltre a tutta la macchina organizzativa, sul piano tecnico, per inviare l’audio allo studio centrale basta – teoricamente – una connessione Internet. Se questa connessione è stabile e di capacità sufficiente, grazie
ad algoritmi evoluti come l’AAC+ è possibile inviare da remoto un audio di qualità sufficiente per la ritrasmissione in FM, senza che l’ascoltatore noti differenze rispetto ai programmi realizzati in studio. Negli anni recenti si è anche diffusa la pratica di utilizzare, talvolta, i collegamenti senza fili tipo “3G”, basati sulle reti di telefonia mobile. Tali tipi di collegamento hanno però una capacità dati variabile e non prevedibile. Inoltre, spesso, in occasione di un sopralluogo preliminare si dimostrano sufficienti ma quando, durante l’evento da trasmettere, si raduna un po’ di folla e gli spettatori, ad esempio, pubblicano foto o video in tempo reale sui social network con il loro smartphone, la banda resa disponibile da tutti gli operatori in quel luogo si satura, senza che l’emittente radio possa avere alcuna priorità nell’invio dei dati. Ne consegue che l’audio del programma “salta”, o nei casi migliori “strattona”, in quanto il buffer
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dei codec non è sufficiente ad affrontare i lunghi intervalli temporali durante i quali la banda resta ridotta. È un problema, forse, tollerabile per l’ascoltatore di una Webradio, che potrebbe attribuirne la causa alla sua connessione di tipo domestico e che, comunque, è predisposto ad un tipo di servizio che non sempre raggiunge il 100% di disponibilità. Ma se una stazione radio FM vuole conservare il suo “valore aggiunto” rispetto ad alte forme di fruizione dei contenuti sonori, deve ricercare l’eccellenza anche nella qualità della trasmissione e non può permettersi inconvenienti di questo tipo.
Connessioni Alcune emittenti radio di piccole o medie dimensioni
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hanno parzialmente aggirato il problema utilizzando software che consentono di controllare da remoto la regia automatica presente in sede e mandare via Internet soltanto l’audio relativo alla voce di conduttori, lasciando alla regia della sede il compito di trasmettere i file audio musicali, riprodotti così alla qualità sonora originale, e anche i caroselli pubblicitari, che in una radio commerciale meritano la priorità assoluta. In questo modo, poiché per un canale “microfono” monofonico da remoto può essere tollerata una resa sonora inferiore alla media, in caso di problemi con la larghezza di banda si può scalare fino a un flusso di soli 32 kbps, sfruttando la codifica AAC+. Nel caso estremo di una caduta del collegamento, qualora la regia centrale sia
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presidiata, si può persino passare a un banale collegamento telefonico di emergenza, senza compromettere la componente musicale e, quindi, portare comunque a termine il programma. Nel caso si usi l’audio su IP, alcuni software permettono addirittura di sincronizzare i comandi inviati da remoto con il flusso audio in trasmissione: l’estensione del software di regia installata in remoto visualizza il palinsesto e i principali bottoni dello schermo principale, funzionando come uno streamer per la voce e un “telecomando” della regia centrale. I comandi e i feedback viaggiano, così, insieme all’audio su IP e vengono attuati dal software di regia della sede centrale con un ritardo pari alla latenza che ha in quel momento l’audio su IP, evitando imprecisioni di sincronia tra voci, fade in/out e comandi “next”, che comporterebbero un degrado nella resa “estetica” del programma. Va detto, comunque, che queste soluzioni sono da utilizzare solo in casi particolari e dove la sporadicità dell’occasione e la ridotta copertura
economica non permettano di fare meglio. Per realizzare un collegamento professionale occorre almeno un allacciamento DSL su cavo con banda minima garantita e una linea di backup, ad esempio una ISDN. O viceversa, se la connessione DSL si dimostra sin dall’inizio “imprevedibile”. Occorre quindi preparare con largo anticipo eventuali programmi da trasmettere in esterna, proprio perché una connessione IP come quella descritta e, a maggior ragione, una linea ISDN,
raramente sono già disponibili nei luoghi dove si andrà a trasmettere. In base ad esperienze dirette e alcuni colloqui con gli operatori del settore, sembra proprio che il collegamento digitale remoto, in Italia, sia il “collo di bottiglia” che crea le maggiori difficoltà a chi vuole trasmettere programmi in diretta con la certezza di non “bucarli”. Quando, poi, si trasferisce completamente l’emissione di uno o più programmi, per un certo periodo, in esterna, e si tratta di programmi in cui rientrano cospicui
investimenti pubblicitari, è richiesta maggiore cura e non solo occorre allestire uno studio remoto dove i conduttori ritrovino più o meno le apparecchiature che sono soliti usare in sede, ma anche un collegamento permanente e ridondante, per audio e dati ausiliari.
Una preziosa esperienza Attilio Ummarino, Responsabile Sistemi Audio presso Monradio S.r.l. – Radio 101, ci spiega come questa radio nazionale realizza le sue produzioni in esterna.
SPECIALE ▲ ▲ ▲
RADIO IN ESTERNA
Che programmi in esterna sono stati realizzati da Radio R101? Radio 101, tra l’altro, ha trasmesso in diretta da villaggi turistici in Sardegna, Grecia ed Egitto i programmi “Molto Personale” di Marco Balestri (da Lunedì a Venerdì, dalle ore 17 alle 19) e la fascia pomeridiana di Federico (da Lunedì a Venerdì, dalle ore 15 alle 17). Abbiamo realizzato collegamenti dal Lido di Venezia in occasione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. Una diretta è stata inoltre realizzata dai Giardini Pubblici Indro Montanelli di Via Palestro a Milano, nel corso di un evento di attivazione territoriale nato dalla collaborazione di R101 con Pirelli, in occasione del Gran Premio di Monza. Come viene preparata la singola esterna o la serie di esterne (sopralluoghi, apparecchiature in loco, connessioni, tecnici e
personale coinvolti presenti là e in studio)? L’esterna viene preparata in base alle esigenze dei programmi coinvolti, che sono sempre differenti: “Molto Personale”, ad esempio, essendo di fatto un talk show, richiede maggiori risorse tecniche ed umane – tra cui un vero e proprio centralino telefonico e uno o più operatori che si occupino delle operazioni di messa in onda (proprio come avviene nello studio centrale). In linea generale, circa trenta giorni prima della diretta viene realizzato un sopralluogo: in quella sede vengono vagliati gli spazi disponibili, le opportunità e le minacce offerte dal territorio, gli arredi e le attrezzature tecniche necessarie; l’obiettivo è quello di rendere la location il più confortevole possibile e simile alla realtà dello studio centrale. La quasi totalità delle attrezzature impiegate sono volutamente identiche a quelle utilizzate negli studi di Milano, al fine di agevolare il lavoro degli operatori di regia che si alternano al mixer. Tecnicamente, come viene allestito il collegamento audio (linee e codec)? I codec utilizzati sono Mayah, dello stesso modello utilizzato in studio. Questo modello (come tanti altri) ha la caratteristica di poter operare sia su linee ISDN che via IP: nella pratica i due codec
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vengono collegati il primo alla linea ISDN e il secondo in IP, attraverso una VPN creata ad hoc; riusciamo in questo modo a garantire un’ottima protezione al collegamento audio. La codifica utilizzata è AAC MPEG4 192Kb. Sono tuttavia in via di sperimentazione collegamenti satellitari IP offerti dai nuovi operatori presenti sul mercato italiano. Che tipo di connessione e apparecchiature sono permanentemente disponibili lato sede per le esterne? In ogni studio abbiamo a disposizione due codec Mayah dedicati alle esterne. A supporto di questi, altri due codec identici sono collocati in sala apparati (in modalità condivisa), pronti per essere adoperati in caso di emergenza.
Come passate scalette, audio, elementi del palinsesto per le ore di emissione in esterna? Non appena viene avviato il collegamento VPN, alcune cartelle contenenti file di palinsesto ed elementi audio stabiliscono il collegamento con la sede centrale, ed attraverso alcune utility vengono aggiornate in modo automatico. La modalità è del tutto trasparente sia agli operatori di programmazione che di emissione; ciò che rimane da fare è controllare che il tutto sia perfettamente funzionante, sia lato sede che in esterna.
Apparati di 101 per esterne 2 Audio Machine (Main + Backup o post-produzione): pacchetto software di Zenon Media 1 Mixer: Studer ON AIR 2500 12 fader 2 Codec ISDN/IP: Mayah Centauri 3001 serie I e serie II 2 o più microfoni: solitamente la preferenza cade su BETA 58 SHURE o AKG C414 1 Traslatore/Ibrido telefonico: Dual Sonifex DHY-03 Digital 1 Orban 8200 per la diffusione audio in loco e per l’ascolto in cuffia degli speaker 1 Piccola consolle con timer, accensione microfoni, talkback e sfumino per gli speaker 1 o più distributori cuffie: Sonifex RB-HD6 1 In-EAR Monitor Sennheiser 4 Radio Microfoni AKG Serie 400 2 PC equipaggiati con software Office per chi si occupa dell’assistenza alla produzione 1 Stampante 1 Centralino telefonico Asterisk 1 o 2 UPS Netys–RT Gli apparati di rete utilizzati sono della Zyxel e permettono di realizzare sia i collegamenti alla sede centrale in VPN, sia di distribuire una rete WI-FI per le esigenze locali.
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TV IN ESTERNA
La lunga marcia dei mezzi mobili per le news in una difficile congiuntura Mezzi più piccoli e un’attenta manutenzione per i mezzi più datati permettono di andare in onda anche quando il contesto economico generale, va detto, “rema contro” Di Bob Kovacks Alexandria, VA I mezzi mobili per la ripresa e trasmissione di notizie in formato elettronico (ENG= electronic news gathering) o via satellite (SNG= satellite news gathering), sono tutt’ora una presenza fondamentale, e sempre tecnologicamente aggiornata, nel panorama del sistema di broadcast statunitense. Infatti, nonostante il continuo miglioramento, irrobustimento e velocizzazione dei network wireless a banda larga, che consentono ormai di avere un collegamento estremamente rapido tra costa est e costa ovest, il wireless non è ancora in grado di fare fronte alle necessità delle trasmissioni in diretta. Gli allestitori di questi mezzi mobili, SNG o ENG che siano, non hanno riscontrato grandi cambiamenti fra i propri affezionati clienti, nonostante il panorama delle emittenti abbia visto un significativo aumento delle stazioni via cavo. “I gruppi di emittenti televisive sono sempre i clienti numero uno. Forse ultimamente abbiamo lavorato un pochino di più per qualche stazione via cavo a
livello locale.” Jack Vines Jr, direttore vendite per TEC,Television Engineering Corp di St. Louis, conferma questa visione. È comunque un settore in crescita, e questa è una buona notizia sia per chi vende questi mezzi mobili, sia per chi costruisce tutte le apparecchiature che li fanno funzionare. “È un mercato ciclico: nell’anno che precede le elezioni presidenziali, la richiesta di questi mezzi è sempre stata alta, e anche quest’anno stiamo già vedendo che il ciclo si ripeterà”. È un fatto che le ultime elezioni presidenziali 2012 hano scaldato gli animi e fatto girare i motori di ognuna delle singole emittenti e network televisivi, ma è altresì vero che la crisi economica sta continuando e che perciò tutte le strutture (anche quelle che sono state acquisite per un evento così importante) sono ora sotto stretto controllo. Per questo motivo, i mezzi mobili ENG/SNG sono
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sfruttati al massimo dai loro operatori. “Rispetto agli anni passati è aumentata di molto la spesa per la manutenzione dei mezzi” è il commento di Vines. “Sembra che stiano tutti cercando di mantenere i loro mezzi in piedi e funzionanti almeno fino a quando questa crisi terminerà”. Vines comunque ha delle idee sullo sviluppo futuro degli
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allestimenti. “Ci si sta muovendo nella direzione di semplificare le condizioni operative. Per fare un esempio, i mezzi per le trasmissioni via satellite si stanno equipaggiando con un sistema che consente di agganciare l’antenna allo stesso (o agli stessi due) satellite con un periodo regolare. Questo vuol dire che in poco tempo si potrà fare a meno di quell’operatore che,
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bussola ed analizzatore di spettro alla mano, si occupava della localizzazione manuale dei satelliti.”
Piccoli cambiamenti Ma in realtà, a parte queste piccole innovazioni nel sistema di puntamento dell’antenna, le apparecchiature all’interno di un mezzo mobile sembrano invariate da generazioni (nel senso dei mezzi mobili). È ancora Vines a darci un commento: “Si, c’è una richiesta per le connessioni Internet e anche per i collegamenti IFB (Interruptible Fold/Feed Back, un sistema che consente di risparmiare spettro per le trasmissioni senza modificare la qualità del video trasmesso) via Internet e non via cellulare, ma non le vediamo molto utilizzate. Sembra che tutti stiano cercando il modo migliore di utilizzare Internet per trasmettere dai mezzi mobili alle stazioni, ma il vero problema è comunque la latenza. Alcuni metodi di trasmissione possono sembrare accettabili per quanto riguarda la qualità video; i problemi si vedono, anzi, si sentono quando il reporter o il conduttore iniziano a parlare: lo sfasamento tra video e sonoro diventa un importante fattore di disturbo per lo spettatore. E lo stesso vale per l’IFB: così succede che la maggior parte degli operatori, che riconoscono come l’IFB sia un fattore critico per la buona riuscita del programma, si fida solo delle attrezzature che ha provato sul campo”. Lo spazio in un mezzo mobile è un bene prezioso, così ogni
apparecchiatura che viene installata deve rispondere a due caratteristiche base: essere compatta ed essere necessaria. Inoltre, deve essere anche affidabile e robusta. Tra le apparecchiature che più spesso si trovano sui mezzi mobili ci sono i registratori ed i drive a stato solido: infatti non hanno parti in movimento e sono quindi intrinsecamente resistenti ed affidabili. Per fare un esempio, uno dei modelli più popolari, che gioca anche la carta della compattezza (occupa solo la larghezza di mezzo rack) e della facilità di installazione è il modello AG-HPD24 P2. I mezzi mobili per le trasmissioni via satellite spesso permettono di effettuare anche una prima produzione del contenuto, e devono pertanto essere attrezzati anche per queste operazioni: è facile trovare su questi mezzi anche monitor e switcher. Tra i produttori che costruiscono switcher di piccole dimensioni, pensate proprio per queste applicazioni, troviamo Ross Video, con le sue serie CrossOver e Carbonite. “Gli switcher delle serie
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CrossOver e Carbonite sono entrambi molto compatti (occupano 2RU), e sono quindi una scelta ottimale per il montaggio su mezzi mobili; inoltre, hanno anche tutte le caratteristiche di uno switcher da studio, un apparecchio verso cui i broadcaster hanno più feeling.” Stiamo parlando con Nigel Spratling, marketing product manager di Ross Video. “Per gli allestimenti dei mezzi mettiamo a disposizione anche i nostri sistemi di routing della serie NK, molto compatti, con un elevato rapporto qualità/prezzo, affidabili e robusti, praticamente indistruttibili. Siamo sempre interessati a sviluppare nuovi prodotti per questo segmento dell’industria broadcast, anche se, durante il niennio trascorso non abbiamo visto una grande crescita nel mercato delle apparecchiature per piccoli e medi mezzi mobili. Niente, se prendiamo a confronto il mercato degli apparati per grandi mezzi di produzione e per gli studi fissi.” Anche Miranda Technologies è in questo segmento del
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mercato, con i suoi prodotti per il processamento del segnale, per il routing ed il monitoring, prodotti molto popolari per i mezzi mobili SNG e ENG: si possono citare per esempio il router compatto nVision a 16 ingressi, “semplice e silenzioso”; dispone di un buffer dedicato per ogni input, e questo gli consente di cambiare senza incertezze nel segnale tra più sorgenti non sincronizzate. Un altro cavallo di battaglia di Miranda per l’impiego sui mezzi mobili è la linea di apparecchi per la conversione dei segnali audio e video. Grass Valley partecipa con una serie di switcher e apparecchi per la conversione dei segnali adatti alla produzione di notiziari live da esterni; un esempio è lo switcher con matrice di piccole dimensioni (16x16) della serie Acappella, che occupa lo spazio di 1RU, ed è compatibile con il formato video HD con velocità fino a 1.5 Gbps e con una serie di formati audio.
In azione sul mezzo! Accelerated Media
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TV IN ESTERNA
Technologies, una società con sede ad Auburn, Massachussets, si occupa della costruzione dei mezzi ENG/SNG per diverse emittenti statunitensi. Raccomanda un mezzo in particolare, l’Expedition CCV, progettato direttamente in collaborazione con la Ford per rispondere alla crescente domanda di mezzi su telaio SUV, adatti a impieghi pesanti. A pieno carico (di apparecchi per la ripresa e la trasmissione delle news) l’Expedition CCV pesa circa tre tonnellate, ma in queste tre tonnellate sono compresi quattro comodi posti per gli elementi della troupe. Non solo: è in grado di sorreggere un palo di circa 15 metri ed un’antenna
satellite di circa 1,8 m e, come ciliegina, lo spazio interno è organizzato in maniera tale da consentire l’accesso al veicolo da entrambe i lati, senza interferenza con le apparecchiature. Ritorniamo ad ascoltare Vines. “Ogni stazione dovrebbe contare su una flotta abbastanza assortita di mezzi mobili di diverse specifiche ed allestimenti, per garantire la miglior risposta possibile sul campo. È senz’altro necessario un mezzo per la trasmissione via satellite, fosse pure un vecchio mezzo. Piuttosto, cercate di compattare le apparecchiature in un mezzo SNG più piccolo, ma la capacità di trasmettere via satellite deve essere mantenuta. Poi, sono
necessari sicuramente alcuni mezzi a telaio separato, o comunque capaci di portare pali molto alti, perché vi serviranno per trasmettere con le microonde. E se invece state cercando una flotta numerosa, ma economica, focalizzatevi sui nuovi Ford Transit Connect: con un palo di 6 metri ed un sistema COFDM a microonde vi consentono di coprire un’area di circa 20-30 km ”. Vines punta il dito sulla manutenzione, un aspetto basilare per mantenere a lungo in buone condizioni una flotta di mezzi mobili; e la manutenzione si deve concentrare soprattutto sui generatori e sui pali. Per mantenere non soltanto la flotta, ma anche gli operatori, un buon corso di sicurezza è
indispensabile “Apparecchiature vecchie ed operatori meno esperti (quello che si vede ora sul mercato) sono una combinazione pericolosa: un corso di sicurezza può aiutarvi a fare fronte a molti imprevisti. Inoltre, visto che non sappiamo per quanto tempo ancora durerà questa crisi, un buon sistema di manutenzione ed una buona formazione per gli operatori sono investimenti semplici e poco costosi, rispetto al guadagno che si può ancora avere. E intanto, non perdete d’occhio tutte le nuove tecnologie!” Bob Kovacs è un ingegnere televisivo ed un produttore video. Si può contattare alla mail: bob@bobkovacs.com
NewsSpotter su KA-SAT si conferma vincente per la trasmissione via satellite di contenuti Tv Stante la quantità di mezzi parcheggiati nelle aree esterne delle fiere equipaggiati con questa tecnologia, è evidente il successo della soluzione professionale NewsSpotter su KA-SAT, sviluppata da Skylogic, affiliata di Eutelsat. Grazie all’utilizzo di apparecchiature leggere e di ultima generazione, il servizio NewsSpotter estende le opportunità per il newsgathering, offrendo alle emittenti una soluzione in grado di trasmettere in diretta i contenuti digitali ad alta definizione e standard utilizzando terminali facili da montare e a costi contenuti. NewSpotter è anche ideale per l'industria del cinema digitale che necessita una trasmissione rapida delle scene girate alle sale di montaggio. Talmente compatto da essere trasportato in uno zaino o in un bagaglio a mano e abbastanza leggero
da poter essere fissato ad un piccolo veicolo, il terminale NewsSpotter consente la trasmissione immediata di immagini o dati dalle troupe mobili agli studi di regia. Utilizzando il protocollo IP, il collegamento via satellite è perfettamente integrato nei moderni sistemi newsgathering delle agenzie di stampa ed è disponibile in Europa, Nord Africa e diverse aree del Medio Oriente grazie all’infrastruttura di KA-SAT. Offrendo un collegamento rapido dalla scena allo schermo, l’antenna e il terminale NewsSpotter possono esseri installati in due
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minuti, inclusi montaggio, auto puntamento e connessione. La banda può essere prenotata online dalle troupe grazie ad un’applicazione di auto prenotazione, oppure preordinata per programmarne l’uso e garantirsene la
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disponibilità. Agli utenti basta accedere al portale extranet di Skylogic ed inserire numero del terminale, location, finestre temporali e bit rate richiesti per i collegamenti.
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Il punto sugli standard mondiali
2011-2013: l’era dello sviluppo della radio digitale nel mondo
Queste pagine sono realizzate
in collaborazione
con la redazione di Radio World
Circa 30 anni fa, quando l’Insitut für Rundfunktechnik iniziò a lavorare sul progetto DAB Eureka-147, nessuno avrebbe previsto quanto sarebbe stata complessa l’implementazione della radio digitale. In tutto il mondo la radio è per lo più analogica, ma l’anno appena trascorso ha registrato progressi verso uno scenario multipiattaforma, in cui la radio punta ad un ruolo importante Nel Regno Unito, a fine 2011, il 29,1% dell’ascolto radiofonico avveniva mediante una piattaforma digitale, secondo la ricerca RAJAR del quarto trimestre 2011. A fine 2012 s’è poi consolidato al 33% (RAJAR1-Q4 2012). Si tratta di una crescita, a partire dal 25% del medesimo trimestre nel 2010. La maggior parte di questi ascoltatori (circa il 65%) si sintonizza oggi mediante ricevitori DAB, ma anche l’ascolto mediante piattaforma televisiva e Internet ha avuto anch’esso una crescita.
Australia, Repubblica Ceca, Danimarca, Malta, Svezia, Svizzera e altre regioni. In Norvegia, i regolatori hanno fissato il 2017 come l’anno in cui il servizio pubblico nazionale e le emittenti commerciali termineranno le loro emissione analogiche, ma le radio locali avranno ancora la possibilità di trasmettere in FM. Il più grande stimolo per la radio digitale in Europa, comunque, era arrivato già ad Agosto 2011, quando le radio pubbliche e private tedesche hanno collaborato per il lancio dei servizi DAB+ su scala nazionale. Con il supporto delle emittenti e dei produttori di automobili, e fissando il
Progresso costante Considerando altri mercati, la radio digitale ha fatto costanti progressi in
DAB nel mondo
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lancio in concomitanza con la mostra internazionale dell’elettronica di consumo IFA di Berlino, il fornitore di servizi di trasmissione Media Broadcast ha acceso una rete di 27 trasmettitori che coprono 38 milioni di ascoltatori potenziali e offrono 14 nuovi servizi radio digitali. Tutte le principali città della Germania sono oggi coperte della rete DAB+. «Nel 2010 non pensavamo che il mercato tedesco avrebbe lavorato con tanta efficienza e coesione per sviluppare la radio digitale in uno dei più grandi mercati dell’Europa, in un così breve lasso temporale», ha detto il norvegese Jørg Jensen, presidente del WorldDMB Forum, che promuove gli standard della famiglia Eureka-147. «Il successo del lancio, la continua collaborazione e lo sviluppo all’interno della Germania hanno sicuramente avuto un impatto sul resto dell’Europa».
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Le vittorie ottenute dalla radio digitale non sono state, tuttavia, universali. A Dicembre 2011, a Singapore, MediaCorp aveva interrotto il simulcasting DAB dei suoi programmi. L’emittente aveva notato che gli ascoltatori facevano maggiore uso della sua applicazione MeRadio per lo streaming audio sui telefoni, al posto delle trasmissioni DAB.
Non solo DAB Ma la radio digitale non è sinonimo solo di DAB. Anche il sistema DRM30 per la HD Radio nel mondo trasmissione digitale sotto i 30 MHz e il sistema HD Radio per la banda II VHF hanno mosso dei passi trasmissioni HD Radio erano limitate durante l’ultimo biennio. L’emittente nella zona di 325 chilometri a sud del pubblica All India Radio ha confine con gli Stati Uniti. raddoppiato le ore di programmazione Crisi economica DRM30 fatte in onde corte e sta Ciò che rende questi progressi ancor più installando nuovi trasmettitori nel Paese degni di nota, è che sono avvenuti per espandere la sua capacità DRM30. durante una prolungata crisi economica Sin da Giugno 2011, iBiquity Digital, globale. «Introdurre una nuova promotore del sistema HD Radio in tecnologia digitale su scala globale, banda e sul medesimo canale della davanti alla realtà di una seria crisi trasmissione FM, adottato dalle economica, è un processo duro e emittenti statunitensi, ha integrato lungo», ha detto la responsabile del anche il Messico nella piattaforma dei DRM Consortium, Ruxandra Obreja. Paesi che usano il proprio sistema: il Tuttavia, «dove i benefici della radio Messico ha infatti esteso le digitale sono chiari per tutti i portatori autorizzazioni che consentono ora alle di interesse (ascoltatori, produttori, emittenti di trasmettere l’HD Radio in emittenti e regolatori), c’è progresso». tutta la nazione. Precedentemente, le
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Il WorldDMB ha fatto notare che nonostante la difficoltà generale del mercato dell’elettronica di consumo, le vendite dei ricevitori DAB sembrano andare bene. Per esempio: «in Australia le vendite di radio digitali hanno registrato un netto incremento e questo nonostante si tratti di uno dei mercati più difficili da molti anni», ha detto Jensen. Scott Stull, vice presidente per lo sviluppo business internazionale di iBiquity, ha detto che avviare la radio digitale in un’epoca di crisi può essere di beneficio sul lungo termine. «Molte emittenti stanno ripensando le loro strategie di business, i loro metodi di distribuzione e i loro servizi per gli
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ascoltatori, per restare attraenti, e la trasmissione digitale fa parte di questo percorso. La radio digitale non è più una scelta di carattere tecnico. Piuttosto, la decisione di trasmettere in digitale avviene in funzione dei benefici che questo approccio porta al business della radio…» ha detto Stull. Questa prudente constatazione scaturisce dall’osservazione di come la radio digitale sia stata utilizzata in modo creativo per dare più opzioni agli ascoltatori. Un esempio sono i servizi pop-up solo DAB che sino stati sperimentati in Australia. Tali servizi a tempo limitato hanno preso avvio come opportunità commerciali, ad esempio per promuovere i tour degli artisti, ma da poco più di un anno l’emittente pubblica Australian Broadcasting Corp. ha utilizzato lo stesso metodo per le comunicazioni in presenza di calamità naturali. ABC QLD Floods ha realizzato un canale ABC nazionale con le informazioni sui gravi nubifragi del Queensland, poi è stata lanciata una stazione simile per mettere in contatto parenti e amici nel mare di Tasmania, dopo il terremoto di magnitudo 6.3 di Christchurch, in Nuova Zelanda e infine la radio digitale, più recentemente, è stata utilizzata per le informazioni sugli incendi nel Sud del Paese. «C’è bisogno di emittenti per creare una sorta di contenuto multipiattaforma nuovo ed eccitante, che convincerà gli ascoltatori ad abbandonare la loro vecchia e
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amatissima radio analogica per qualcosa di nuovo che offra non solo un buon audio (di per sé non è un dato competitivo), ma può essere qualcosa di più», ha detto Obreja. Parte del valore aggiunto proviene dall’European Broadcasting Union, che ha sviluppato una rosa di strumenti per promuovere la “radio ibrida”, uno modo per traghettare la radio analogica verso quella digitale, con del contenuto addizionale distribuito su IP. Costruita su RadioDNS, la radio ibrida aiuta a distribuire in modo efficiente immagini, testo descrittivo e altro contenuto agli ascoltatori della radio, indipendentemente dallo standard di trasmissione.
Dinamiche digitali Guardando oltre, le emittenti avranno più opportunità di trovare modi per creare “qualcosa in più”, specialmente quando le varie nazioni termineranno il passaggio al digitale televisivo, tra il 2015 e il 2020, il che libererà spettro per altri usi e abituerà gli utenti all’idea della trasmissione digitale. Nel 2012 Hong Kong ha lanciato le trasmissioni DAB+ con un totale di 13 canali, gestiti da parecchi operatori privati e dell’emittente pubblica RTHK e a metà anno cinque canali aggiuntivi sono stati integrati al sistema. Il 95% della popolazione di Hong Kong è ormai raggiunta dai segnali DAB+. In Francia, la radio digitale terrestre entrerà in servizio nelle città francesi di Parigi, Nizza e Marsiglia nell’autunno
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del 2013, stante quanto ha scritto Les Echos. Prima di lasciare il suo incarico presso il Conseil Supérieur de l'Audiovisuel, Rachid Arhab è infatti riuscito ad ottenere i permessi di emissione per 106 canali nelle tre città citate. Le stazioni in questione, tra cui Radio Goom e Euronews, hanno due mesi di tempo per costruire multiplex per la distribuzione di radio digitale, e i primi programmi saranno lanciati in autunno. Il CSA ha anche stabilito un nuovo calendario per la diffusione della radio digitale in altre città francesi. Nella primavera del 2012, l'organizzazione aveva previsto inviti a presentare proposte per una distribuzione graduale fino ad aprile 2013, ma non erano state effettuate. La domanda ora è se Olivier Schrameck, il nuovo presidente del CSA, e il nuovo responsabile del progetto, che è al momento di scrivere non è stato nominato, sono disposti a continuare il rollout. La materia riguardante lo standard digitale in Francia deve essere trattata prendendo in considerazione l'approvazione della Commissione Europea per l'adozione del DAB+. I quattro principali gruppi privati (Lagardère Active, RTL, NRJ e NextRadioTV) si erano opposti al progetto e non hanno partecipato al bando dello scorso anno, citando la debolezza del modello economico, soprattutto in considerazione i costi di distribuzione doppia da sostenere e il fatto che gli ascoltatori che spesso preferiscono ascoltare la loro la radio su Internet. Il governo per ora non ha riservatofrequenze per RFI e Radio France. La Polonia aveva dato corso al DAB+ in quattro città, in concomitanza con il campionato UEFA: a Varsavia, Wrochw, Gdansk e Poznan, e le emittenti pubbliche regionali delle città hanno collaborato con Polskie Radio per la sperimentazione. Sperimentazioni DAB+ sono in corso anche in Malesia, mentre la Spagna è andata oltre, con dei chiari piani per lanciare le reti radio digitali. Ulteriori sperimentazioni sono pianificate in Belgio, Olanda, Sud Africa e in altre nazioni. IBiquity sta curando un lancio su scala nazionale dell’HD Radio in Messico, ma la società sta anche promuovendo progetti sperimentali nelle Filippine, in Romania, in Tailandia e in Bangladesh. La Corea del Sud è tra le nazioni che ha
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spinto per completare la sua transizione alla TV digitale nel 2012, ora l’attenzione si sposta sulla radio digitale, stante quanto ha detto l’associazione Korean World DMB. La trasmissione multimediale Eureka-147 basata su TDMB, compresi i servizi audio DAB, è ben affermata nel Paese, ma ulteriori sviluppi per i servizi radio ci saranno nel 2014. In Giappone, simili transizioni devono ancora essere effettuate: il 2011 aveva visto la fine dei servizi sperimentali lanciati nel 2003 dalla Digital Radio Promotion Association di Osaka e Tokyo utilizzando il suo standard ISDBTSB. Con il completamento delle transizione alla TV digitale, ci sono speranze che l’attenzione si rivolga alla radio digitale, sebbene non siano ancora stati annunciati dei precisi progetti. La Russia e l’India stanno facendo progressi con i loro lanci del DRM30, ma il sistema DRM+, che è progettato per funzionare nella banda di frequenze VHF, sta riscuotendo anch’esso interesse. Un anno fa, l’International Telecommunications Union aveva aggiunto il DRM+ alle sue
raccomandazioni per la trasmissione digitale del suono nella gamma da 30 MHz a 3 GHz. E già alla fine del 2011, il DRM+ aveva anche ottenuto il sostegno del Community Media Forum Europe (CMFE) e dell’AMARC Europe, che hanno chiesto all’Unione Europea di supportare e promuovere il DRM+ come lo standard primario della radio digitale per le trasmissioni a corto raggio. A seguire, il Direttorato Generale Società e Media della Commissione Europea aveva risposto al CMFE e all’AMARC affermando che gli stati membri dell’Unione Europea non hanno cercato un coordinamento su tutto il continente circa gli standard per la radio digitale e che la politica attuale è quella di mantenere la neutralità in termini di tecnologia. La richiesta di CMFE e AMARC per il DRM+ sottolinea un problema di fondo
per la radio digitale. Mentre differenti standard possono soddisfare al meglio le varie necessità di trasmissione, c’è ancora bisogno di ricevitori multistandard che si sintonizzino su più standard e più bande. Nei fatti, la Commissione Europea ha mostrato segnali positivi, appoggiando il concetto di multipiattaforma nella sua risposta a CMFE e AMARC. (attualizzato da Radio World US)
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Tutto il mondo della radio digitale Viaggio attraverso gli standard tecnici radiofonici che hanno ancora molto da dare di Daniel Mansergh Negli Stati Uniti le diverse opinioni che le varie persone hanno avuto modo di sviluppare a proposito della radio digitale sono fortemente influenzate dall’esperienza individuale che ognuna di esse ha maturato come il sistema di radio digitale HD Radio iBiquity. Le opinioni sono ovviamente molto diverse tra loro: da una parte, molti broadcaster ritengono che il percorso di implementazione di questa nuova tecnologia sia eccessivamente diluito, dall’altra diversi operatori considerano questo sistema ancora troppo “giovane”. L’HD Radio ha iniziato la propria carriera presso i broadcaster circa otto anni fa. Il suo lontano parente DAB ne ha meno di 20. Anche considerando otto anni come un periodo di tempo relativamente breve, possiamo in ogni caso considerare preziose le esperienze maturate fino ad ora nelle diverse zone del pianeta a proposito della radiofonia digitale. I dati non mancano, e le fonti sono varie e autorevoli: non solo freddi e ufficiali comunicati stampa, ma anche soprattutto una gran varietà di casi pratici e dati governativi, che ci mettono a disposizione storie di successo e fragili sopravvivenze, distribuite nelle diverse parti del mondo. Uno fra i più conosciuti osservatori del mondo del broadcast, Richard Redmond, ha pensato che fosse ormai il tempo di leggere in modo aggregato le diverse esperienze disponibili. Gli organizzatori della Broadcast Engineering Conference del NAB 2012 erano dello stesso avviso, anche considerando che la preziosa esperienza internazionale maturata da Redmond durante il suo mandato come vice presidente della gestione di prodotto e delle strategie di Harris Corporation gli avrebbe consentito di valutare le diverse esperienze di implementazione di nuove tecnologie broadcasting nelle varie nazioni da un punto di vista assolutamente unico e privilegiato. Redmond ha presentato i risultati della sua ricerca allo scorso NAB Show di Las Vegas, iniziando proprio dal continente americano. 60 B R O A D C A S T
Negli Stati Uniti il sistema HD Radio ha indubbiamente avuto un discreto successo, ed è destinato a diventare lo standard per la trasmissione digitale sia in FM che in AM. È stato introdotto nel 2004 e fino ad oggi più di 2000 emittenti - soprattutto FM - lo hanno scelto e sono attualmente on air con lo standard IBOC, raggiungendo circa 250 milioni di potenziali ascoltatori Considerando i dati disponibili a livello internazionale, Redmond considera che sviluppare questi numeri in un periodo di circa otto anni corrisponda a un buon risultato. Il Canada, che negli anni ‘90 era un convinto sostenitore del sistema Eureka-147, dal 2010 ha iniziato a dismettere la propria rete DAB in banda L, sia per la mancanza di contenuti qualificanti che potessero sostenere lo sviluppo, sia per l’indisponibilità di ricevitori a costo competitivo. Il Canada ha quindi iniziato nel 2006 i test del sistema HD radio, ma non ha ancora previsto l’adozione dell’IBOC a livello nazionale. “Non ho elementi per dire che il Canada farà questo passo”, ha detto Redmond, ma nelle sue previsioni prima o poi anche il Canada sposerà la tecnologia già adottata dagli Stati Uniti, anche per la comodità e la convenienza &
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di utilizzare i medesimi ricevitori: negli Stati Uniti, infatti, il mercato dell’elettronica di consumo ha già ampiamente assorbito il transitorio di avvio della nuova tecnologia e offre una gran quantità di modelli affidabili partendo da costi sicuramente contenuti. Passando all’America centrale, il Messico ha ufficialmente adottato lo standard HD radio nel 2011 e Redmond riferisce che in breve circa 20 stazioni erano già attive in alcune delle più grandi città del Paese. In Brasile, invece, il test del HD radio è iniziato nel 2005, e ad oggi coinvolge circa 25 stazioni. Si ritiene che il Ministero delle Comunicazioni definisca uno standard nazionale per la radiofonia digitale, ma l’adozione del HD radio potrebbe essere “disturbata” dal recente interesse che si è venuto a creare per il sistema DRM30 nelle trasmissioni a onde medie. Redmond riteneva quindi possibile che il Brasile potesse ratificare due diversi standard digitali.
AMERICA CENTRALE Nei diversi stati centroamericani la situazione è più variegata. Alcuni Stati nella zona dei Caraibi, come Portorico, Panama, Repubblica Dominicana e
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Giamaica hanno già adottato lo standard HD Radio. La Colombia sta effettuando test tecnici. Tutti gli altri paesi dell'America Latina sono però ancora un passo indietro, dice Redmond. Anche se alcuni broadcasters del continente americano stanno effettivamente utilizzando lo standard DRM30 servizi in onda corta, Redmond ritiene che lo standard HD Radio abbia ormai conquistato un posto di primo piano in questa parte del pianeta. Questo può essere dovuto anche alla affinità dei sistemi normativi dei diversi paesi del continente americano, che prevedono un sistema dove ogni broadcasters gestisce individualmente le proprie risorse trasmissive e la propria programmazione; è una modalità che il sistema HD radio permette di gestire in modo naturale, e il passaggio dall'analogico al digitale si risolve in un semplice passaggio di standard. In diverse altre parti del mondo, invece, operano grandi broadcasters che sviluppano la propria rete e affittano poi capacità trasmissiva a fornitori di
contenuti.
ASIA E PACIFICO Nella regione dell'Asia e del Pacifico, Redmond individua un esempio di particolare successo per la radiofonia digitale. "Se dovessi individuare uno Stato che, a mio parere, ha realizzato un modello esemplare di transizione al digitale, direi senza dubbio l'Australia". L'introduzione del sistema DAB+ è avvenuta appena pochi anni fa, ma si è rivelata da subito un successo, con sistemi di grande potenza costruiti in cinque città che però consentono di raggiungere il 60% dell'intera popolazione, con piÚ di 1 milione di ascoltatori certificati su base settimanale. Un fattore chiave che ha consentito un avvio cosÏ rapido e cosÏ efficace del nuovo sistema digitale è sicuramente la disponibilità di una grande varietà di ricevitori DAB+ che fin da subito sono stati disponibili per i consumatori: piÚ di 100 modelli differenti, disponibili presso 800 rivenditori e diversi negozi on-line. A partire dal mese di settembre 2011, erano stati venduti piÚ di 600.000
ricevitori in pochi mesi. Ma forse un fattore ancora piÚ importante per il successo della radio digitale australiana è stata la determinazione e la volontà collaborativa che hanno dimostrato tutte le parti coinvolte nel processo. "C'è stata una volontà comune di offrire un servizio unificato" sia da parte delle autorità di governo che da parte degli operatori sia di servizio pubblico che privati, ha detto Redmond. Tutti gli aspetti del nuovo standard, compresa la gestione dello spettro, il progetto e la definizione dei sistemi e delle modalità di trasmissione, la creazione di una programmazione destinata unicamente le trasmissioni digitali, la disponibilità di ricevitori e tutte le attività di marketing pubbliche relazioni sono state coordinate e sviluppate nel modo migliore fra tutti gli operatori interessati. Passando alla Cina, i giochi fra gli standard DAB, DRM e HD radio sono ancora aperti, anche se la previsione di Redmond è che alla fine la spunterà il DAB. Le autorità cinesi hanno approvato la tecnologia nel 2006 e
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servizi DAB/DMB sono già attivi in 11 città, e c'è una forte spinta per dotare i nuovi telefoni cellulari di ricevitori per questo tipo di radio digitale, e per il lancio di nuovi servizi innovativi. A Pechino il principale broadcaster locale ha lanciato un servizio basato sulla tecnologia DAB chiamato "Push Radio", tramite il quale i ricevitori possono scaricare file audio di 25 diversi canali, per l'ascolto on demand. Il DRM è utilizzato in Cina per le trasmissioni in onda media e corta da circa 10 anni, ma ciò nonostante Redmond sostiene che questo sistema non è riuscito a far breccia fra gli ascoltatori soprattutto a causa della insufficiente disponibilità di ricevitori. È stato invece recentemente siglato un accordo fra iBiquity e un partner cinese per la commercializzazione di un sistema di radio digitale specificamente pensato per il mercato cinese a seguito dei test effettuati su HD radio negli anni 2008 e 2009. Nel resto del continente asiatico i sistemi DAB sono attualmente in uso a Hong Kong, Indonesia, Malesia e Laos; il sistema HD radio è invece attivo nelle Filippine, in Thailandia e anche in Bangladesh.
DRM 30 Il sistema DRM 30 e utilizzato per le trasmissioni in onde corte nell'intera regione asiatica, in paesi come la Malesia, la Thailandia e l'India. Il broadcasters governativo All India Radio ha recentemente annunciato la propria volontà di estendere l'impiego del DRM, che ha annunciato un piano che prevede l'installazione di nuovi trasmettitori ad onde corte, e la sostituzione di tutti i trasmettitori analogici in onde medie con una nuovi trasmettitori digitali DRM. Secondo l'analisi di Redmond, l'India rappresenta una delle più grandi e promettenti aree per lo sviluppo del sistema DRM. Sempre nel continente asiatico, Redmond ha poi evidenziato il grande successo che la Corea del Sud ha ottenuto nel campo della radio digitale. "La Corea del sud ha indubbiamente la più vasta rete DMB oggi esistente al mondo", sottolineando che i consumatori coreani hanno acquistato qualcosa come 27 milioni di ricevitori in questa tecnologia. La maggior parte dei quali sono utilizzati per ricevere la tv mobile (il DMB permette infatti di trasmettere con efficacia segnali Tv e 62 B R O A D C A S T
radio allo stesso tempo), ma in ogni caso una simile massa di ricevitori costituirà un'ottima premessa per lo sviluppo successivo dello standard. Redmond ha inoltre osservato che grazie alla rilevante mercato che si è sviluppato nella Corea del Sud, "la famiglia degli standard DAB presenta oggi la migliore e più estesa disponibilità di ricevitori a prezzi contenuti".
EUROPA Passando all'Europa, non si può non ricordare che la ricerca di una modalità digitale per le trasmissioni radiofoniche è cominciata proprio in Europa, più di 20 anni fa. Non ci si può quindi stupire dal fatto che alcuni fra i più grandi successi della radio digitale hanno visto la luce nel continente europeo. Il &
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migliore esempio viene sicuramente dal Regno Unito. Qui la rete DAB è stata pensata da subito per essere un riferimento nello sviluppo e nell'implementazione di un sistema di radiofonia digitale, dice Redmond, ma si sono anche presentati alcuni ostacoli, che devono ancora essere superati per poter raggiungere l'eccellenza richiesta. I progressi della tecnologia hanno permesso nel tempo di migliorare i punti deboli che caratterizzavano i primi ricevitori DAB: il peso, il costo, il consumo, la complessità circuitale, erano davvero eccessivi. Ma ora gran parte di queste difficoltà sembrano essere superate: anche il numero dei ricevitori per auto, un fattore chiave per il successo di ogni tecnologia radiofonica, sta aumentando in modo considerevole.
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quotidiano nazionale riportava l'indiscrezione secondo la quale il nuovo governo francese ritiene che la radio digitale sia troppo costosa, e potrebbe decidere di non procedere alla digitalizzazione del broadcaster pubblico radio France. Ovviamente, tutti gli altri operatori sono in attesa di una parola definitiva da parte del governo transalpino. Sul fronte opposto la Norvegia, che è stata uno dei primi paesi a sviluppare una copertura DAB, ha chiaramente definito che una data per lo spegnimento della radiofonia analogica: il 2017, a patto che vengano raggiunti alcuni livelli di copertura, già definiti. Il motivo che ha portato la Norvegia a definire una tempistica così aggressiva, secondo Redmond, non è di natura tecnica ma economica: un sistema completamente digitale, soprattutto se prevede la condivisione delle risorse trasmissive (come il DAB), è decisamente più economico da esercire di un corrispondente sistema analogico. La Danimarca rappresenta un'altra storia di successo, e presenta il più elevato numero di ricevitori DAB pro capite che si registri nel mondo intero, mentre la Svizzera è accreditata di avere realizzato la migliore copertura in tutta Europa. "Entrambi questi Paesi stanno considerando di spegnere il sistema analogico, con la Svizzera che sta già migrando il proprio sistema nazionale in onde medie al DAB, con una significativa riduzione dei costi per il consumo di energia elettrica". I servizi DAB sono presenti anche in Olanda, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Belgio, Spagna e Svezia. Test sul sistema HD radio sono stati effettuati in Svizzera, Bosnia, Ucraina, Polonia e Romania. La federazione russa ha ufficialmente annunciato un piano per la conversione di tutte le emissioni di radiofoniche a onde medie, corte e lunghe verso il sistema DRM 30, ed emissioni DRM in
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onde corte sono già regolarmente programmate nelle regioni trasmissive di Europa, Africa e medio oriente.
Conclusioni L'analisi condotta da Redmond evidenzia in sostanza una crescita significativa nel broadcasting radio digitale che si è sviluppata nei 20 anni di attività finora registrati. A livello internazionale "La famiglia degli standard DAB occupa la posizione di leadership", conclude Redmond; il sistema HD radio è particolarmente forte nel continente americano, mentre il DRM è sviluppato nei diversi paesi che vengono comunemente accomunati dall'acronimo BRIC (Brasile, India, Russia e Cina). La sensazione, però, è che il trend di crescita della radiofonia digitale continuerà a essere modesto in tutto il mondo in assenza di un forte e concreto impegno delle autorità che ne sostengano lo sviluppo. In ogni caso, anche un tecnico particolarmente competente e convinto nelle potenzialità delle tecnologie digitali riconosce che il futuro completamente digitale non è a portata di mano, ma anzi richiederà un tempo particolarmente lungo prima di essere compiutamente realizzato. Il suo pensiero è semplice: anche se diversi milioni di ascoltatori possono già ascoltare e toccare con mano i benefici della radio digitale, "non possiamo dimenticarci che la parte predominante degli ascoltatori di tutto il mondo è tuttora analogica".
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Ma di sicuro il più importante fattore che ha contribuito al successo della radio digitale nel regno unito è stato il forte impegno della BBC nei confronti del sistema DAB, con l'introduzione di nuovi servizi esclusivi per i canali digitali (come Radio 7), che ha contribuito ad alimentare l'interesse e la richiesta dei consumatori per i nuovi ricevitori digitali. Il DAB è ormai così diffuso che le autorità britanniche hanno determinato di fissare una data di spegnimento per le trasmissioni analogiche. Qualcosa di diverso è invece successo in Germania, uno degli altri Stati che sin dalla prima ora si sono schierati sul fronte del DAB. Qui è stato necessario un ripensamento globale della strategia di mercato, dovuta all'accoglienza a dir poco tiepida da parte del pubblico riservata al DAB della prima ora. La fiducia nella radiofonia digitale è stata però poi rinnovata con l'importante rilancio della modalità DAB+, a partire dal 2011. Gli operatori pubblici e le emittenti commerciali tedesche hanno fortemente creduto nella transizione digitale e hanno formato una partnership a capitale misto pubblicoprivato che ha potuto contare su finanziamenti governativi per costruire una rete nazionale con sufficienti capacità per trasportare e diffondere sia i canali pubblici che i canali commerciali. Un ulteriore supporto dalle autorità è arrivato sotto forma di precise disposizioni in tema di ricevitori digitali previste per la prossima revisione della legislazione nazionale sulle telecomunicazioni. I diversi paesi hanno sviluppato sistemi anche molto diversi per definire la copertura dei costi connessi alla digitalizzazione della radiofonia. In Francia, pur in presenza di uno standard approvato (DMB) e di piani di sviluppo già definiti, l'avvio del programma di digitalizzazione è stato "ritardato a causa dell'attuale crisi economica", secondo Redmond. Dopo una serie di passaggi formali che hanno permesso di definire ed evidenziare le varie ragioni che hanno portato allo slittamento del piano di digitalizzazione, sono stati pianificati diversi nuovi test per i sistemi digitali allo scopo di ripartire appena possibile con il processo di migrazione dall'analogico. Ma gli ostacoli per la radio digitale non sono tutti superati: nel mese di luglio 2012 un importante
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DOSSIER RADIO ▲ ▲ ▲
Il punto sugli standard mondiali
Le tre tecnologie della radio digitale Sono tre le principali tecnologie attualmente utilizzate in vari paesi per la diffusione terrestre di segnali radiofonici digitali. Alcuni aspetti tecnici sono comuni fra i tre standard, come ad esempio l'impiego delle tecniche di modulazione COFDM per assicurare una ricezione mobile affidabile e (nell'evoluzione attuale) l'impiego di codec audio ad alta efficienza basati sul formato MPEG HE-AAC; ma ognuno di essi ha comunque le sue caratteristiche distintive ben identificate, per adeguarsi ai vincoli relativi allo spettro disponibile e alle diverse legislazioni dei vari Paesi.
portanti digitali addizionali trasmesse in contemporanea alla portante AM principale. In questo modo è possibile trasmettere circa metà del capacità disponibile in un canale Fm occupando una banda proporzionalmente molto inferiore: solamente 30 kHz.
HD RADIO Sviluppato da iBiquity Corporation, come i precursori USA Digital Radio e Lucent Digital Radio, è stato pensato per essere impiegato nella banda Fm senza richiedere l'assegnazione di ulteriori risorse frequenziali. Le bande laterali digitali sono trasmesse all'interno del canale Fm da 200 MHz contemporaneamente ad un segnale Fm analogico, offrendo quindi la compatibilità retroattiva con gli esistenti ricevitori analogici unita all'offerta di audio multicanale e di servizi dati che vengono trasmessi nella porzione digitale del segnale (ferma restando l'occupazione complessiva della banda di frequenza). Una variante del sistema, progettata per il broadcasting a modulazione di ampiezza in onde medie, permette una compatibilità retroattiva analoga ed una migliore efficienza spettrale: permette di trasportare un singolo servizio audio digitale, tramite alcune
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FAMIGLIA DAB Comprende il sistema DAB originale, più le varianti DAB + e DMB. Progettato per l'impiego nella banda III VHF (174216 MHz, in origine occupati da alcuni canali TV, il cui numero varia a seconda della nazione e del conseguente piano di canalizzazione adottato) e nella banda L (1450-1500 MHz), i tre sistemi della famiglia DAB prevedono di raggruppare diversi servizi in un multiplex che occupa una banda pari a 1.5 MHz. Il sistema DAB, conosciuto anche come Eureka-147, è basato su una codifica audio di tipo MPEG-1 Layer 2, ormai piuttosto obsoleta. Il DAB + utilizza invece una più efficiente codifica di tipo HE-AAC, ed
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il DMB supporta inoltre la codifica AVC (MPEG-4) per i servizi video in aggiunta ai servizi audio.
DRM La Digital Radio Mondiale è stata concepita in origine per consentire un deciso passo avanti nelle bande di frequenza al di sotto dei 30 MHz, che sono particolarmente disturbate dal rumore di fondo, dai fenomeni di fading, dalle interferenze skywave provenienti da stazioni trasmittenti poste anche a grande distanza, e sono inoltre caratterizzate da una limitata ampiezza del canale. Questo sistema, ora chiamato DRM 30, opera nelle bande onda corta e onda media su canali standard da 9 o 10 kHz, o in canali estesi da 18 o 20 kHz che consentono (a scelta) un più alto bitrate oppure una maggiore robustezza del segnale. Una successiva variante del sistema, chiamata DRM +, può raggiungere un bitrate complessivo molto più elevato operando su canali da 100 kHz in banda VHF, consentendo il multicast audio, servizi dati, e una modalità "simulcast" che permette un passaggio più "morbido" nella migrazione dal sistema analogico a quello digitale nella banda Fm.
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