Anno XIV - Numero 5 - Ottobre/Novembre 2012
E D I Z I O N E I TA L I A N A D I R A D I O W O R L D & T V T E C H N O L O G Y
GIOCHI OLIMPICI 2012
Av Val ventur racc Gard a pagontataena ina da 16
Londra val bene una messa... in onda!
Siamo stati “al centro della battaglia”, abbiamo intervistato i protagonisti delle produzioni audiovisive, ed ora per voi ecco il resoconto di quanto di più eclatante è stato fatto per portare gli sport olimpici nelle case di un miliardo di persone nel mondo
Sommario NEWS
pag. 3
DIGITAL RADIO pag.14 LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI pag.16 FILMMAKERS
pag.24
WEB TV
pag.26
WEB RADIO
pag.30
OSSERVATORIO SWITCH-OFF pag.32 REPORT EVENTI IBC2012 pag.36 Forum Tv Digitale pag.42 SPECIALE Olimpiadi 2012
pag. 46
GUIDA Test&Misure
pag. 59
NEWS
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Alla Biennale di Venezia il fascino del 3D ha parlato del futuro del cinema Se il terzo millennio Da sinistra: Jordan River, Cosetta Lagani simbolicamente e Osvaldo De -Santis rappresenta la terza età dello spirito, forse veramente siamo già entrati pienamente - e magari senza accorgercene - anche nella terza dimensione. Di questo e d’altro si è parlato alla 69a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. Si è svolto infatti il 7 settembre 2012, presso lo Spazio LuceCinecittà, l’evento “Le frontiere del 3D - le nuove tecnologie nella cultura e nei media” sotto l’egida della Commissione Europea, con il patrocinio istituzionale della rappresentanza in Italia. mondo, ha voluto sottolineare che se da una L’apertura dell’incontro è stata riservata alla parte a livello internazionale il fenomeno è conferenza per la presentazione alla stampa del sempre in continua espansione (non si poteva libro “3D Stereoscopico. Guida non citare il titolo in 3D e campione d’incassi professionale per cinema, tv, new media” “Avatar” di James Cameron, prodotto appunto edito dalla FAG Edizioni e curato da Jordan dalla sua major) dall’altra in Italia, soprattutto River e Gianfranco Confessore. Il testo è in sul piano produttivo, tale sviluppo del settore distribuzione nelle migliori librerie italiane ed viene visto con «falso scetticismo, poiché si è già molto apprezzato oltre che in ambito tratta di tecniche e tecnologie che la formativo e accademico anche in ambiente maggioranza degli addetti ai lavori ancora non professionale, poiché come hanno sottolineato conosce». i maggiori rappresentanti del settore, al De Santis ha in tale contesto fatto presente che momento è l’unico libro completo che pone le il 3D parte dalla sceneggiatura e che dev’essere fondamenta sull’argomento e in lingua vissuto prima come una forma espressiva e poi italiana. Il testo infatti non mantiene il riserbo anche a livello commerciale. Importante sui segreti professionali del 3D stereovision, anche l’intervento del direttore del canale Sky che pur essendo un fenomeno in continua 3D Italia, Cosetta Lagani, che ha sottolineato evoluzione nel volume viene svelato senza quanto il fenomeno sia sempre in forte mistero. Spesso infatti, come ha sottolineato espansione e che anche grazie a tale canale anche Gianfranco Confessore durante la stereoscopico questo nuovo linguaggio di conferenza, “chi scrive non sa fare”, ma questa fruizione culturale può avere sempre più volta l’argomento è trattato da figure risvolti positivi. Quindi non solo le sale per professionali che operano fattivamente nel proiettare in 3D, ma un canale interamente settore da oltre dieci anni. riservato al formato, il primo in Italia con il È peraltro ormai una filosofia dello stesso 100% di programmi in 3D che trasmette via editore FAG di Milano, che ricerca sempre etere, e che è sempre alla ricerca di nuovi attentamente gli autori nelle varie professioni contenuti in versione tridimensionale. con i contenuti raccolti direttamente sul Tra i relatori è intervenuta anche campo. Molti gli ospiti presenti al meeting per l’intraprendente produttrice cinematografica parlare di 3D, fra cui il presidente della Manuela Cacciamani, AD di D2B, azienda Twentieth Century Fox Italia Osvaldo De leader in Italia nella grafica 3D, sottolineando Santis che, in rappresentanza in Italia di una come il 3D debba in qualche modo divenire delle major Usa e tra le più importanti al «3T: Trama, Tradizione, Tecnologia». O T T O B R E / N O V E M B R E
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Articolato e interessante, altresì, l’intervento del direttore delle sezioni internazionali della SMPTE Society of Motion Picture and Television Engineers (ente internazionale che si occupa in particolare di standard degli audiovisivi) Angelo D’Alessio, che ha evidenziato l’importanza del libro “3D Stereoscopico” che può essere molto utile anche da un punto di vista culturale. D’Alessio, da attento esperto di standard e formati, parlando di 3D e audiovisivo in generale, ha sottolineato infine quanto l’individuazione di standard qualitativi possa essere determinante nella resa finale di un’opera culturale audiovisiva dal suo concepimento sino alla fruizione finale, soffermandosi anche sull’importanza che riveste il suono in ambiente tridimensionale. A tal proposito durante l’apertura dei lavori lo stesso Jordan River, esperto di regia 3D e produzione stereoscopica, che sta recentemente seguendo da vicino anche alcuni progetti di ricerca del MIUR sulla Stereovisione 3D per conto della Delta Star Pictures, ha fatto presente come anche in ambito di ricerca scientifico-tecnologica stanno venendo fuori molte curiosità positive circa le implicazioni psicologiche di questa tecnica. Il regista ha sottolineato come occorra sfatare l’idea sbagliata che il 3D stanca la vista e il cervello: al contrario, se il 3D è curato magistralmente, questa è una tecnica che &
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durante la visione rilassa anche la mente – si potrebbe definire un’operazione creativa di sinfonia della mente, poiché la mente agisce per archètipi. Occorre invece dire che il 3D sul piano professionale è ancora giovane e che il 99% delle opere prodotte in 3D sono scadenti, mal prodotte, spesso pensate e girate in 2D e poi convertite in stereoscopia. Ciò è dovuto a un problema di scolarizzazione sul tema. Certo degna di nota per i professionisti del settore la relazione esposta dal consigliere della Regione Lazio Antonio Paris (che poco tempo dopo questo evento è balzato agli “onori” della cronaca nazionale per la strenua difesa della sua indennità da 8.600 euro mensili nel contesto della trasmissione “L’aria che tira” condotta da Myrta Merlino. - NdR). Paris ha ricordato l’importante legge quadro sull’audiovisivo che la Regione Lazio ha recentemente approvato in aula e che l’ente regionale ha messo a disposizione un fondo da 45 milioni di euro per il cinema e l'audiovisivo e l’intervento emendativo proprio sul 3D, al quale Jordan River ha contribuito, con la Regione Lazio. Lo stesso Jordan River ha sottolineato tuttavia, anche su indicazione di molti produttori con i quali collabora spesso, che i meccanismi ‘retroattivi’ di attuazione degli interventi regionali del Lazio per il cinema debbano guardare al futuro e non al passato, e quindi il riconoscimento dei finanziamenti dev’essere, così come avviene anche per tutti i bandi europei, approvato con tempi accettabili mediante apposito e formale decreto
Da sinistra: Angelo D’Alessio e Antonio Paris
d’impegno per progetti meritevoli, e solo la rendicontazione finale deve riguardare la retroattività a saldo dell’intervento – un meccanismo sicuramente più democratico e a sostegno anche dei produttori meno tutelati. Paris ha rilevato durante il meeting la sua disponibilità ad intervenire riservando la dovuta premialità al 3D e quindi alle nuove tecnologie che sarà oggetto d’intervento anche nella programmazione del Centro regionale per il cinema e l’audiovisivo della Regione Lazio. Durante l’incontro sono stati proiettati
in anteprima spezzoni di alcuni recenti lavori in stereoscopia 3D, fra cui il documentario stereoscopico “Apollineum 3D” diretto da Jordan River e girato a oltre 2000 metri di altezza sulle vette più alte del Parco Nazionale del Pollino (uno dei parchi più grandi d’Europa, ancora sconosciuto) e alcuni spezzoni 3D inediti del film ‘Sacred Code’ sempre diretto da Jordan River, progetto di fiction per cui è prevista anche la pubblicazione del romanzo di narrativa fantasy.
Segnali Tv sino alla frontiera della Colombia, con il DVB-T2, grazie a E.I.C. e all’italiana Sy.E.S. RTVC Radio Televisión Nacional de Colombia ha assegnato la gara denominata “Plan de Expansión Fronteras” a EIC Electrónica Industrial Colombia, partner della Sy.E.S. di Giovanni Brenda (foto a destra). EIC, insieme a Sy.E.S., effettuerà una fornitura chiavi in mano relativa alla progettazione,costruzione, installazione e messa in onda di stazioni televisive che diffonderanno il segnale dei canali pubblici nazionali colombiani in varie località delle regioni di frontiera del paese. Il segnale, ricevuto via satellite, sarà diffuso dai trasmettitori e dai sistemi radianti Sy.E.S. La fornitura prevede anche la costruzione delle stazioni, torri incluse, e l’allacciamento alla rete elettrica. RTVC ha l’obiettivo di trasmettere i canali pubblici a tutta la 4 B R O A D C A S T
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popolazione del Paese, in particolare nelle regioni che per ubicazione e situazioni logistiche ed economiche non dispongono di facile accesso ai mezzi di informazione, cultura e spettacolo, pur essendo ad alta densità di popolazione. La fornitura riguarda 11 stazioni con sistemi in configurazione 3+1 (44 trasmettitori), operanti in analogico ma già pronti a trasmettere i segnali in DVB-T2 al momento dello switch-off, e solo con un semplice “clic”. I sistemi sono realizzati con trasmettitori compatti di semplicissima gestione e manutenzione, con integrato il modulatore PCM, che supporta i diversi standard analogici e digitali oggi presenti nel mondo. La sistemistica N+1 è realizzata sia per la trasmissione analogica che per quella digitale in DVB-T2. P R O D U C T I O N
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Un occhio digitale puntato all’inferno Gli infiniti “punti di vista” di Hell’s Kitchen garantiscono la drammaticità del racconto e il suo successo “The Truman Show” è stato un vero capolavoro: in questo film del 1998, Jim Carrey interpreta Truman Burbank, un uomo qualunque la cui vita è ripresa impietosamente, istante per istante, da una miriade di telecamere nascoste, e mandata in onda nel mondo intero. Quello che invece succede nel reality “Hell’s Kitchen”, condotto dal sanguigno chef Gordon Ramsay (foto a destra) e che vanta ormai ben 9 stagioni al suo attivo, non è una finzione, ma la pura realtà; e quello che lo accomuna in qualche modo a “The Truman Show” sono le tecniche di ripresa di questo programma. Lo show è girato nel teatro di posa dei Century Studio Corporation, situato a Culver City, in California, ed è prodotto da A.Smith & Company, la stessa compagnia di produzione di altri show quali “Cucine da Incubo” (sempre con lo chef Ramsay), “Crash Course” (non arrivato in Italia) e “I survived a Japanese Gameshow (dove i partecipanti vengono calati nel mezzo di giochi alla “Mai Dire Banzai”). Kent Weed è il produttore esecutivo di “Hell’s Kitchen”, e così parla del “suo” teatro di posa. “Il cuore di tutta la nostra installazione è una sofisticata sala di regia, che ricorda vagamente il centro di controllo della NASA degli anni ’60. Intorno a questa sala è stato costruito tutto il resto: la replica della cucina e del salone di un ristorante, per la gara, e le stanze e gli spazi in generale per i concorrenti. Tutte queste aree sono state tappezzate di telecamere e microfoni,in modo da poter seguire tutto ciò che accade 24 ore al giorno, 7 giorni su 7.
Copertura totale Dal punto di vista dello spettatore, “Hell’s Kitchen” mette in luce i giochetti dello chef/conduttore Gordon Ramsay e si focalizza sulle prove a cui sottopone i suoi chef/concorrenti. Lo stesso chef Ramsay, in 6 B R O A D C A S T
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una intervista del 2007 con il quotidiano Ireland’s Sunday Tribune, ha sintetizzato in maniera molto immediata il suo stile peculiare. “Punto sempre alla perfezione, e voglio mantenere i miei standard. Ho un modo di mettere sotto pressione i miei concorrenti che rasenta il bullismo, ma questa è, da ultimo, l’essenza della cucina”. Se guardiamo il programma dall’ottica del produttore, lo show si concentra sulle reazioni della gente comune al modo di agire di Ramsay e ai suoi standard, e punta a catturare queste reazioni nel modo più immediato possibile, facendo in modo che le telecamere siano praticamente invisibili e non modifichino il modo di comportarsi dei concorrenti e degli altri partecipanti. “Il nostro obiettivo è di catturare ogni azione dei concorrenti, e grazie alle molte telecamere che filmano le scene da infiniti punti di ripresa, riusciamo a farlo in modo così naturale che non dobbiamo ricorrere a scene “recitate”, al contrario di molti altri reality show, che inseriscono scene costruite a tavolino per coprire i buchi della narrazione.” Così ci dice Weed. “In questo modo, lo spettatore non solo riesce a seguire quello che sta succedendo, ma riesce anche a vederlo da diversi punti di vista. E così, riesce anche ad apprezzare P R O D U C T I O N
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tutta la complessità delle vicende a cui sta assistendo”. Per raggiungere questo risultato, Weed utilizza ben 69 telecamere Sony BRC-H700, in alta definizione, con funzioni pan/tilt e zoom robotizzate, distribuite su tutto il teatro che ospita le riprese di “Hell’s Kitchen”; molte di queste sono nascoste dietro opportuni specchi per catturare tutta la naturalezza dell’azione (e 26 telecamere sono provviste anche di infrarossi per consentire riprese notturne non illuminate). Le BRC-H700 sono supportate anche da 10 videocamere XDCAM (ovviamente sempre Sony), controllate manualmente e utilizzate al bisogno, per esempio durante le scene affollate nel salone del ristorante. Anche la disposizione dei microfoni è stata scelta accuratamente all’interno del teatro di posa, in modo da poter sempre restituire un audio eccellente in qualsiasi luogo e momento. Le registrazioni delle BRC-H700 robotizzate convergono nella sala di regia di “Hell’s Kitchen”, dove è sempre presente un gruppo di operatori (si possono contare fino a 30 operatori in compresenza). “Tipicamente lavoriamo con 24 segnali video contemporaneamente, e 4 tecnici che controllano tutti i segnali audio e video. La nostra copertura è così completa che
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potremmo trasmettere lo show addirittura in diretta, senza doverci preoccupare di fare un editing per la trasmissione differita”.
La verità nuda e cruda Il cuore dello show si concentra ovviamente sulla cucina, ripresa da telecamere nascoste. “Uno qualsiasi degli chef potrebbe trovarsi vicinissimo a una delle telecamere nascoste, e non rendersi nemmeno conto che stiamo riprendendo tutte le sue reazioni. I concorrenti ovviamente sanno che vengono continuamente ripresi, e sanno anche dove sono le telecamere, ma comunque, nel volgere di breve tempo, non si preoccupano più di esse. Si esprimono sempre con grande naturalezza, fanno uscire tutti i loro sentimenti senza alcuno schermo” ci dice ancora Weeds. È proprio questo che fa di “Hell’s Kitchen” un vero reality: la combinazione delle telecamere nascoste ed i pochi cameraman presenti sulla scena (ed il fatto che i concorrenti si abituano ben presto a queste presenze). “La gente non si nasconde dietro una maschera per molto tempo, e meno che meno quando crede che nessuno li stia a guardare. Gli spettatori non ci mettono molto a capire come sono veramente fatti i concorrenti, e non solo perché li vedono esplodere o crollare sotto
pressione: quello che il nostro show riesce a trasmettere, è la verità nuda e cruda, che vi piaccia o no” dice ancora Weed. È ormai la nona stagione di programmazione di “Hell’s Kitchen” e lo show si è spostato in uno studio di posa ancora più grande e dotato di più telecamere (la sua sede originale era un vecchio studio televisivo di Los Angeles). Per Weed, il segreto del successo è mantenere lo show sempre giovane e frizzante, e non cadere nel già visto o nella
semplice routine. E per il futuro? Weed sta già puntando sulle telecamere miniaturizzate da portare al collo, qualcosa che porterebbe il concetto e la prospettiva di “telecamera nascosta” ad un nuovo livello. “Stiamo già cercando di immaginare e pianificare le riprese da fare con questi oggettini. Sicuramente potremo avere riprese fatte con un livello di immediatezza e spontaneità mai visti!”. (James Careless)
Lo studio di regia del programma Hell’s Kitchen
Code One: live streaming facile su reti IP Code One è una società tedesca che produce apparecchiature per trasmettere segnali video attraverso le reti IP impiegando reti terrestri aggregate come DSL o reti wireless 4G/3G. Code One ha rinnovato la sua unità di trasmissione mobile. Il nuovo modello BPK-2 è un’apparecchiatura più piccola, più leggera (meno di 5kg), più intuitiva da usare e fornisce prestazioni avanzate. Permette un bonding simultaneo fino a 12 canali IP: 8 connessioni wireless (4G, 3G), 3 connessioni Ethernet (es. DSL, IP over SAT) e una connessione per rete Wi-Fi. Offre una funzionalità di streaming in diretta per qualsiasi combinazione sfruttando tutte le portanti wireless. L’unità BPK-2 è alloggiata in un robusto e comodo zaino ed è ottimizzata per il broadcasting mobile e streaming via Web grazie ad un codificatore di alte prestazioni e una speciale tecnologia di bonding che garantisce uno streaming video in HD fino a 30 Mbit/s (MPEG-4/AVC). Il FEC 8 B R O A D C A S T
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integrato, il controllo adattivo del bit rate ed un serie di antenne compatte ad alte prestazioni fanno di questa apparecchiatura uno strumento particolarmente adatto in caso di difficili condizioni di trasmissione. Garantisce un basso ritardo per agevolare i vostri reportage durante le telecronache dal vivo. Il sistema IFB è integrato come linea di ritorno audio per eventuali indicazioni dalla regia e per conversazioni incrociate in diretta. Il sistema funziona mediante una “doppia codifica”che permette uno streaming e registrazione parallela in 2 canali H.264 o H.264 e MPEG-2. BPK-2 è munito di ingressi/uscite video per HD-SDI, HDMI, YUV, Y/C, FBAS e IEEE-1394 e anche ingressi/uscite audio per AES/EBU, SDI/HDMI e analogico (jack telefonico da 1/4 “). Il nuovo codificatore professionale PVE-2 da 19” è disponibile con un’aggregazione fino a 11 canali (8 per 4G/3G, 3 per Ethernet). PVE-2 fornisce le stesse caratteristiche come BPK-2 ed è P R O D U C T I O N
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la soluzione ottimizzata per le installazioni fisse. Ideale per la trasmissione di eventi in diretta o dove è necessario un trasferimento dati estremamente veloce. Il nuovo decodificatore professionale da 19” è il perfetto abbinamento per il kit BPK-2 o il codificatore fisso PVE-2. L’unità PVD-2 permette di distribuire fino a quattro flussi H.264 come segnali TV. Ora è disponibile solo come versione software. In base al modello, sono disponibili diverse uscita (HD)SDI via HDMI fino a YUV, Y/C e FBAS. Se richiesto, l’unità PVD-2 può decodificare fino a 2 flussi paralleli 3D. Per info: www.delo.it
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Techno Design Engineering: un’azienda pronta a soddisfare le esigenze del mercato TDE è una giovane e dinamica azienda che si propone come partner tecnologico per i principali costruttori di soluzioni e apparati per la trasmissione broadcast La sfida che si propone TDE (la sua sede a destra) è quella di diventare leader nella progettazione e fornitura di sistemi RF per il mercato OEM in molteplici applicazioni finali. La strategia di TDE è semplice: fornire la giusta soluzione tecnica ai clienti, assistendoli nell'integrazione dei prodotti, riducendo al minimo il tempo di immissione di nuove soluzioni sul mercato e garantendo sempre lo stato dell'arte in termini di tecnologia.
Al passo con i tempi Ci racconta Paolo Venditti, amministratore delegato di TDE: “I migliori commenti al nostro operato ci vengono proprio dal mercato, in quanto a meno di due anni dall'inizio dell'attività TDE ha già conquistato la fiducia di clienti molto importanti che quotidianamente si affidano ai nostri progettisti per ogni esigenza di progettazione e test RF”. Il catalogo prodotti di TDE per il settore broadcast include una vasta gamma di componenti attivi e passivi. Il core business per i componenti attivi è rappresentato da pallet RF nelle bande UHF, VHF, FM, Lband, circuiti per il controllo di segnale, circuiti di alimentazione e monitoraggio. Per quanto riguarda i passivi, TDE realizza sistemi di combinazione ed isolamento su specifiche del cliente, combinatori e filtri UHF manifold (maschera critica) e plumbing. Nel campo
delle soluzioni ad alta efficienza la tendenza dei costruttori è quella di fornire apparati sempre più performanti ed efficienti. “TDE è pronta per fornire ai suoi clienti il supporto tecnico e la tecnologia per amplificatori ad alta efficienza - prosegue Venditti -; il nuovo power brick TDE810UHF nasce per essere compatibile con tutti i pallet preesistenti grazie alle dimensioni estremamente ridotte
(85x115), assicurando un efficienza minima del 40% con banda utile di 100Mhz . Questo amplificatore può essere utilizzato su prodotti di nuova progettazione, come replacement in prodotti esistenti o come retrofit di macchine già operative. Ma il concetto di “partner tecnologico” va oltre la fornitura del prodotto. Infatti TDE è in grado di supportare quei costruttori che intendano realizzare sistemi ad alta efficienza con modulazione di inviluppo e/o out-phasing, con realizzazione di progetti RF customizzati per il particolare utilizzo”.
Mercati TDE è un'azienda che opera sul mercato internazionale; nel primo anno di attività dichiara di avere raggiunto ottimi risultati non solo in Europa, ma anche in Asia ed America. L’azienda è situata ad Orte, punto di riferimento strategico per il business broadcast. Il suo essere un’impresa anagraficamente giovane fa si che sia massima l’attenzione all’innovazione tecnologica; tuttavia i clienti possono contare sulla garanzia drivante dal fatto che TDE si avvale comunque di collaboratori che vantano un’esperienza ventennale. Per maggiori informazioni: www.tdeitaly.com 10 B R O A D C A S T
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Electrosys: 10 anni dedicati all’aria e all’acqua Nata per soddisfare le rinnovate richieste del mercato, oggi più che mai rivolte alla ricerca d’interlocutori in grado di proporre soluzioni globali, a dieci anni dalla sua nascita Electrosys rappresenta un importante punto di riferimento per chiunque operi nel panorama mondiale del broadcast. La capacità di rispondere ai rapidi mutamenti del settore, attraverso l’adeguamento della propria offerta alle necessità specifiche dei mercati, costituisce il vero punto di forza dell’azienda, che in virtù di questa flessibilità, resa possibile dall’esperienza dei tecnici e da una capillare rete di filiali, è divenuta in 130 paesi del mondo sinonimo d’innovazione, affidabilità e alta tecnologia. L’offerta di Electrosys, pensata per coprire a 360° le esigenze dei broadcaster, si compone di soluzioni per la radio Fm, con linee di prodotto specifiche per ogni segmento del mercato, la radio digitale (DAB, DAB+, TDMB, DRM+) e la televisione (analogica e digitale), oltre che una gamma completa di
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transposer, repeater e ricetrasmettitori facilmente integrabili in qualsiasi tipologia di rete esistente. Altrettanto rilevante è l’offerta di servizi: che va dal network planning al training, dall’assistenza 24/7 alle attività d’installazione e commissioning. Electrosys ha recentemente arricchito la propria gamma di trasmettitori allo stato solido, destinati al mercato televisivo per le frequenze UHF e per quelle VHF, con due nuove linee di prodotti che si distinguono per la modalità di raffreddamento: Northia (a liquido) e Thalna (ad aria). Grazie all’impiego del modulatore MEXII che equipaggia le nuove macchine è ora possibile gestire tutti gli standard trasmissivi, sia analogici che digitali: DVB-T/H, DVB-T2, ATSC (8VSB), ISDB-T/Tb. È stato inoltre completamente rivisitato il software che controlla il signal processing, introducendo funzionalità accessorie quali la precorrezione automatica del segnale. La sezione di amplificazione è stata ottimizzata per un impiego efficace delle recenti tecnologie basate su dispositivi LDMOS. In conseguenza dell’introduzione della tecnologia Doherty, disponibile come alternativa, è stato inoltre possibile creare una versione degli apparati UHF caratterizzata da livelli di potenza erogata ancora maggiori, riuscendo contemporaneamente a migliorare i valori di efficienza complessivi dell’apparato. Il trasmettitore a liquido Northia è destinato a soddisfare le esigenze degli utenti che necessitino di soluzioni di medio/alta potenza: implementato su un singolo rack da 19 pollici, con 10 moduli amplificatori alloggiati al suo interno, è in grado di erogare fino a 25kW in analogico, che diventano 10kW in modulazione DVB. Criteri di compattezza, modularità e ridondanza sono stati applicati nella progettazione di entrambe le linee, Northia e Thalna, così come nella progettazione dell’unità di raffreddamento a liquido, che è propria del Northia. Northia e Thalna sono accessibili e controllabili in locale e da remoto attraverso la nuova logica (CCU) completamente riprogettata, dotata di
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nuova interfaccia e monitor touch-screen. Le connessioni alle sub-unit del trasmettitore sono state realizzate con tecnologia CAN-bus, di derivazione automobilistica, al fine di garantire rapidità nello scambio dei dati in tempo reale e gli elevatissimi standard di sicurezza propri di questo protocollo. Grazie alle applicazioni software sviluppate da Electrosys i.CCU Northia ed i.CCU Thalna è possibile controllare le corrispondenti linee di trasmettitori tramite un iPad estraibile alloggiato all’interno del rack. La nuova gamma mantiene le tradizionali caratteristiche di sicurezza degli apparati Electrosys e migliora la facilità d’intervento da parte degli operatori grazie al design più pulito. L’omogeneità fra le due linee di prodotto e l’ottimizzazione dei processi rendono ancora più vantaggiosa l’offerta di Electrosys, sotto molteplici aspetti: prezzo degli apparati più competitivo, riduzione dei costi di esercizio, facilità di manutenzione e gestione delle parti di scorta. Per maggiori informazioni: www.electrosys.it
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a cura di Andrea Borgnino*
Iniziamo facendo il punto della situazione
NUO RUB VA RIC A
Per gli addetti ai lavori italiani, o anche per i semplici appassionati ascoltatori, il termine “radio digitale” ha assunto negli ultimi anni le sembianze di una vera e propria chimera. Sfogliando le riviste internazionali o navigando in rete si scoprono ogni giorno nuovi modelli di ricevitori Dab o Dab+ o si assiste alla nascita di nuove stazioni “only digital” nei paesi dove la transizione al digitale è già iniziata. Qui in Italia invece il processo di avvio di un progetto serio di rete digitale nazionale sembra essere ogni volta dietro l’angolo e invece i soliti problemi di burocrazia o la crisi economica allontanano ogni debutto e mentre vi scrivo si parla di una data che “naviga a vista” tra il 2013 e il 2014. Al netto di questa nostra tipica situazione nazionale per inaugurare questa rubrica, dedicata proprio al futuro digitale della radio, ho voluto andare a scoprire quello che succede fuori dai nostri confini per capire quali sono i numeri reali della diffusione degli standard Dmb in Europa e anche fuori dal nostro continente.
dimenticata in questo contesto, ma che sta diventato una “radio case” molto interessante. Con un servizio Dab iniziato nel 1999 che raggiunge oggi il 99% del paese nonostante la complessa orografia tipicamente alpina, la radio digitale in Svizzera è ormai una realtà che si può concretizzare con i numerosi ricevitori presenti in ogni negozio e sono oltre un milione le radio Dab/Dab+ vendute fino alla metà del 2012. Caso unico in Europa è anche l’attenzione degli svizzeri per la copertura in galleria: oltre 200 tunnel sono equipaggiati per la ricezione dei multiplex nazionali Dab+ anche in viaggio sulle Alpi. Solo per garantire il segnale in questi tunnel sono stati installati ben 1000 micro impianti di gap filler. In Svizzera ha funzionato sia una campagna di marketing multi livello che coinvolgeva i negozi e i broadcaster, ma anche la possibilità di ricevere in Dab servizi che prima era disponibili in onde medie come il canale in lingua francese RSR Option Musique che era irradiato fino all’ottobre 2010 dall’impianto di Sottens nel canton Vaud. Il secondo caso interessante è quello della Danimarca dove anche qui la copertura dei segnali radio digitali ha raggiunto il 100% di tutto il paese e il 34% degli ascoltatori si sintonizza ormai sui segnali Dab. Sono in corso dei test con la codifica Dab+ e l’industria radiofonica preme sul governo per avere una data di switch-off della Fm in modo da poter spingere ulteriormente la diffusione dell’ascolto digitale. In Norvegia la copertura Dab arriva al 81% del paese e il Governo ha già fissato una data per lo switch-off della rete Fm per il gennaio del 2017. Lo spegnimento reale degli impianti in Fm è legato al raggiungimento di una serie di obiettivi legati alla copertura del segnale, alla disponibilità di ricevitori per le macchine e alla percentuale di ascoltatori in Dab, che dovrà raggiungere almeno il 50% entro il 2015. La Germania, Paese diventato la locomotiva economica di questa Europa, sembra vuole fare da traino dagli altri paesi UE anche nel campo della radio digitale. Lanciato il 1 Agosto 2012 con una copertura del 47% della popolazione, il servizio di radio digitale in standard Dab+ offre - oltre ai canali nazionali - 14 nuove stazioni e, secondo i primi report del WorldDmb, i risultati in termini di vendite di ricevitore sono molto incoraggianti. In tutti i Paesi europei la vera partita della radio digitale si gioca intorno alla reale diffusione di ricevitori per l’ascolto in macchina e la possibilità di comprare un auto nuova con già installato un impianto compatibile Dab o Dab+.
Inizia il viaggio Per iniziare il nostro viaggio ho deciso di non partire dall’Inghilterra, il paese con la più solida e duratura esperienza di trasmissioni digitali radiofoniche, dove il 26.5% dell’ascolto avviene su piattaforme “digital” e il 38% delle case è ormai dotato di un ricevitore Dab. Facendo finta di dimenticarci del caso inglese voglio iniziare a mettere a fuoco l’esperienza digitale della piccola Svizzera che viene spesso 14 B R O A D C A S T
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generazione del Gsm) rendano l’ascolto via Internet più semplice e forse addirittura più economico. Per un’informazione più completa consiglio di leggere la guida “Global Digital Radio Broadcasting Update” che si può scaricare gratuitamente dal sito del consorzio WorldDmb (www.worlddab.org). Qui la disponibilità inizia ad essere a macchia di leopardo nei diversi paesi europei e l’unico dato incoraggiante arriva dall’Inghilterra dove, ad Agosto 2012, il 53% dei nuovi modelli di auto in vendita ha una radio digitale installata o disponibile come opzional. La strada è ancora lunga e nei prossimi mesi analizzeremo meglio in questa rubrica quali siano le reali disponibilità di tali ricevitori per auto, ma è chiaro che per diffondere la radio digitale in Europa servono reti di trasmissione a copertura nazionale e con segnali “indoor” di qualità, oltre alla possibilità di ascoltare in digitale anche in auto; tutto questo prima che tecnologie come l’LTE (la quarta
* Radioamatore dal 1991, dal 2003 utilizza il nominativo IWØHK. L’attività principale è la radiotelegrafia e il radioascolto in onde corte e la sperimentazione del nuovo standard digitale DRM (Digital Radio Mondiale). Nel 2005 in onda su RadioTre con “Radio di confine”, programma dedicato al mondo delle radio "alternative". Oggi su Radio3 Rai tutti i giovedì alle 11.40 va in onda la rubrica “Interferenze” sul mondo della radio; è project manager delle webradio di Radio Rai.
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LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI ▲ ▲ ▲
a cura dell’Ing. Davide Moro*
Un “atto dovuto” alla bella Val Gardena Ritorno alle origini. Non perché qualcuno di noi sia nato da queste parti. Ma l’idea di realizzare questa rubrica ha preso forma (nell’estate 2011) proprio fra le Dolomiti, in un rifugio alla Forcella del Sassolungo, a quasi 2.700 metri di quota, ai piedi di una delle montagne-simbolo di questi luoghi spettacolari. Non c’era scelta: dovevamo tornare qui. Anzi, forse no. Nessuno sa come e perché nasca un’idea. Certo è Bellissimo panorama della Val Gardena che alcuni luoghi rimangono ben impressi sullo sfondo di alcuni dei momenti più significativi che ci capiti di vivere. E, dopo, ci capiterà di associare inevitabilmente quel luogo al ricordo dell’episodio che ci è capitato. La Val Gardena è quella di Selva, di Ortisei, di Santa Cristina. Quella delle sculture di legno e dei tanti campioni di sci. Quella che parte poco sopra Bolzano ma che, ben radicata nel territorio altoatesino, a differenza della maggior parte di queste valli non ha origini germaniche, ma ladine. Lo si capisce anche solo guardando le persone del luogo, capaci, in virtù di questo, di realizzare nel quotidiano una felice combinazione fra l’efficienza teutonica (che da poco sopra Trento si respira a pieni polmoni, e che rende possibili con la massima naturalezza cose che altrove non sarebbero nemmeno immaginabili) e lo spirito ladino, decisamente più mediterraneo. Qui la conosciuta ed apprezzata “cultura dell’accoglienza” altoatesina ha un battito e che ha approfittato del passaggio al digitale terrestre per espandere d’ali, e si trasforma nel “piacere dell’accoglienza”: una marcia in più. in maniera mirata ed efficace la propria offerta di contenuti. E, con Le montagne qui intorno, fra le più belle del mondo, completano il Giuliano, iniziamo a pensare alla possibile meta della nostra missione. quadro. La prima scelta, anche affettiva, sarebbe tornare dove, esattamente un anno fa, tutto è cominciato: alla Forcella del Sassolungo, salendo Si parte! dal micidiale zig-zag che si affaccia sul massiccio del Sella o dalla spetCome di consueto, ci facciamo accompagnare da un tecnico esperto tacolare pietraia che vi sale dal Rifugio Vicenza, sul versante che guardei luoghi: Giuliano Rigotti, responsabile tecnico di RTTR, la storida verso Ortisei e Santa Cristina. Abbiamo però due remore. Da un ca emittente di Trento che da molti anni è protagonista del mercato, lato, lo spazio alla Forcella è davvero ridotto al minimo. Non possiamo realisticamente pensare di essere da soli, e lassù tira spesso un vento niente male: temiamo che non ci siano le condizioni per utilizPotertì e Rigotti verso la vetta zare il treppiede ed alzare il palo in sicurezza. Dall’altro, la Forcella è posta in una gola estremamente stretta, tale da ridurre la visibilità ottica (nelle migliori condizioni) ad un solo impianto trasmittente. E basterebbe spostarsi di tre metri per non vedere più nemmeno quello. Una condizione molto sfidante, ma anche un po’ limitativa: per riuscire a darvi una immagine più articolata di quello che riesce a fare la televisione digitale terrestre da queste parti, vorremmo valutare il segnale che arriva da diversi trasmettitori. Capiamo subito che Giuliano Rigotti è uno che alle montagne da del tu: propone una alternativa spettacolare, il Piz Boè, 3.100 m a strapiombo sui crateri “lunari” che tormentano l’interno del massiccio del Sella. Si tratterebbe di farsi ancora qualche fune, rispetto al Palabione nulla di che, e la visibilità da lassù sarebbe spettacolare (anche se, per poco, non saremmo più in Val Gardena). Purtroppo per la cima del Piz Boè valgono le stesse considerazioni sullo spazio e sul vento che abbiamo 16 B R O A D C A S T
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esposto per la Forcella: troppo pericoloso alzarvi un palo, anche perché l’afflusso di persone sul Piz Boè è decisamente superiore. Ma, qui intorno, le alternative non mancano. Le otto di mercoledì primo agosto. Per alcuni è già periodo di ferie, ma non per i tecnici di Aldena, impegnati a pieno regime nella chiusura di una importante commessa, e che per questo non riescono ad essere con noi. Con gli altri ci ritroviamo a Santa Cristina. Mi accompagnano Vincenzo Potertì di Delo Instruments/Sefram e, come detto, Giuliano Rigotti di RTTR. Ci sarebbe un modo molto semplice per arrivare nel luogo che abbiamo scelto: la combinazione di una cabinovia e di una funivia (che arriva a strapiombo su una parete di roccia) ci potrebbe portare senza fatica da Ortisei fino in cima alla nostra meta. Ma vi pare che le “Televisioni Impossibili” possano scegliere la strada più semplice?
mo verso sinistra lungo il sentiero che passando per il piccolo lago Iman (incantevole la vista da monte verso il Sassolungo e l’intera Val Gardena) si arrampica ripido fino allo spartiacque. Il sentiero è largo poco più di una spanna, si passa una persona alla volta, e bisogna prestare sempre molta attenzione a dove si mettono gli scarponi. Alcuni escursionisti procedono in senso opposto al nostro, e nell’incrocio bisogna controllare con molta cura che l’antenna sia fuori traiettoria: Giuliano la porta fissata sul retro dello zaino, e non potrebbe essere altrimenti perché la nostra Aldena ALP 1847710 è una antenna che copre anche la banda terza. Per quanto compatta, una antenna di misura che “fa” anche la banda terza non può (e non deve) essere tascabile. Una signora austriaca di mezza età, dall’aspetto un po’ stereotipato, pur adeguatamente avvisata sull’accortezza da adottare dovuta al nostro carico, non appena le cediamo il passo avanza fieramente lungo la discesa, e l’impatto con gli elementi dell’antenna è inevitabile. Si volta a controllare cosa l’abbia colpita, inizialmente stizzita; poi inquadra una alla volta le nostre dotazioni fuori ordinanza (non è così normale andare in montagna con in spalla, fra l’altro, un treppiede che da chiuso è alto due metri) e il suo sguardo vira sul
Via lunga
Utilizzando il trasporto pubblico locale, ci spostiamo da Santa Cristina alla partenza della cabinovia per il Col Raiser. È una località a circa 2.100 metri con una vista (tanto per cambiare) spettacolare, che funge da base per diverse escursioni. Da qui proseguiamo per il col Seceda, che da queste parti chiamano semplicemente “il Seceda”. Misure in corso La strada sterrata all’inizio è larga, ci salgono con i fuoristrada per portare i rifornimenti alle diverse baite e ai diversi rifugi (più che altro con solo servizio di ristorante) della zona. Anche la strada ci porterebbe al Seceda, ma la lasciamo quasi subito, perché corre relativamente bassa sul versante della Val Gardena e impedisce la vista sull’altro versante, quello della Val di Funes (che ha dato i natali a Reinhold Messner). Prendiamo invece il bel sentiero, ripido ma ragionevolmente comodo, che porta alla malga Pieralongia. Vincenzo Potertì ha in carico lo strumento, il “nostro” Sefram 7866 HD T2. Giuliano Rigotti si è offerto di fare lo sherpa, e ha preso l’antenna Aldena ALP 1847710 ed il treppiede. È ancora quello di alluminio, per cui non ci sentiamo troppo in colpa. Io ho con me il computer e tutto quello che serve per registrare i flussi ASI dei segnali che troveremo in cima. Poco prima di quota 2.200 metri pieghia-
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LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI ▲ ▲ ▲ perplesso. Raggiungiamo la linea dello spartiacque, e sotto di noi si apre la Val di Funes. Davanti a noi, nubi maestose stanno rapidamente avvolgendo montagne degne di esserne avvolte. Nonostante avessimo scelto la giornata con molta attenzione alle previsioni del tempo, come sul Vesuvio anche oggi le nuvole non ci permettono una visuale completa di quello che ci circonda. Ma anche così il colpo d’occhio è di tutto rispetto. Non siamo ancora in cima al Seceda, anche se manca poco: il sentiero abbandonerebbe rapidamente lo spartiacque e proseguirebbe appena sotto, sempre sul versante della Val Gardena, per raggiungere il Rifugio Seceda seguendo un percorso quasi pianeggiante. Superato il primo costone di roccia, lasciamo quindi il sentiero, e ci arrampichiamo brevemente lungo i prati fino al punto di arrivo della seggiovia (sì, c’era anche una seggiovia che arrivava qui), e torniamo di nuovo sullo spartiacque. Da qui alla cima del Seceda il percorso è breve. Il Seceda è una montagna alta 2.518 m, la più alta fra tutte le circostanti (con l’eccezione delle Odle), e riserva una visibilità unica, che comprende i monti lombardi e le Alpi già in territorio austriaco. Un grande Crocifisso di legno suggella la cima. Vediamo sotto di noi Ortisei, sul lato opposto l’Alpe di Siusi, il Sassolungo ed il Sassopiatto, il massiccio del Sella, le cime delle Odle ed anche la Val di Funes ed il Sasso Putia. E per chi vuole sapere tutti i nomi delle montagne che si vedono su questo panorama di 360°, ci si può semplicemente posizionare nel centro del punto panoramico, dove i nomi delle cime circostanti più importanti sono segnati su una tavola panoramica a forma di cerchio (vedi la foto in apertura dell’articolo).
Fig. A1
Fig. A2
Punto di misura Scegliamo uno spazio sul lato della val di Funes, e sistemiamo l’antenna sul segmento in dielettrico. Giuliano Rigotti è giustamente curioso di vedere come arriva il “suo” segnale, sul canale 45. Anzi, per dirla tutta, ha un po’ di malcelato timore che il suo 45 non arrivi fin qui. Vincenzo ed io, invece, non abbiamo dubbi: e per rendere le cose più difficili non alziamo nemmeno il palo. Con l’antenna a due metri da terra facciamo il puntamento su Cima Penegal, una collocazione DOC per gli impianti trasmittenti. Non abbiamo sbagliato giornale: lo sappiamo che non si fanno misure con l’antenna a due metri dal suolo; ma se si riceve in queste condizioni, allora il segnale è promosso con lode. E difatti [Fig. A1] il livello è eccellente (50 dBµV, e siamo senza preamplificatore). Il BER prima di Viterbi [Fig. A2] è giustamente prossimo ai limiti (abbiamo l’antenna a due metri dal suolo), ma a testimonianza della buona prestazione del canale radio possiamo notare che gli errori sono distribuiti in modo piuttosto uniforme sull’intero canale. Lo si intuisce dalle (ben!) sei decadi che la correzione secondo Viterbi permette di recuperare [sempre Fig. A2]: come già osservato in altre occasioni, vale la pena ricordare che, per la struttura ed i meccanismi di azione del sistema, a pari “entità” di errori totali un codice convoluzionale è tanto più efficace quanto più gli errori sono distribuiti (e, di conseguenza, spaziati fra loro) lungo l’intera sequenza di dati. Questa condizione si verifica, fra l’altro, quando il canale radio esercita mediamente un effetto comparabile sull’intero intervallo di frequenza di cui è composto. La conferma analitica viene dall’analisi del MER per portante [Fig. A3]: non solo la distribuzione dei valori di MER è piuttosto omogenea, ma addirittura l’inviluppo convesso della funzione che descrive i valori di MER è grossomodo simmetrico rispetto alla frequenza di centro banda. La risposta ad impulso [Fig. A4] conferma la presenza in SFN di un altro impianto posto quasi alla stessa distanza da noi rispetto all’impianto del Penegal. Andando a misurare con precisione la distanza [Fig. A5] rileviamo 3,6 km di maggiore percorso, compatibile con la posizione del sito trasmittente posto sull’Alpe di Siusi. Gli altri echi visibili a circa -30 dB in Fig. A4 potrebbero indicare che stiamo ricevendo uno o alcuni degli impianti di RTTR della zona di Bressanone, che illuminano verso 18 B R O A D C A S T
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Fig. A3
Fig. A4
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LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI ▲ ▲ ▲ nord: per cui staremmo ricevendo una emissione posteriore con il lobo posteriore della nostra Aldena, una cosa un po’ ai limiti. La differenza di livello è compatibile, ma potremmo anche stare ricevendo una riflessione del Penegal che proviene da qualche montagna più a est della nostra posizione. Dopo aver promosso RTTR a pieni voti (e non aveva certo bisogno che fossimo noi a farlo) alziamo il palo e vediamo cosa altro si riceve dalla cima del Col Seceda. Sempre a preamplificatore disinserito, riceviamo il canale 26 di Rai Way (da Penegal) a 59,4 dBµV [Fig. B1], e addirittura il canale 5 (sempre di Rai Way) che ci arriva a 60,2 dBµV [Fig. B2], con un valore di BER prima di Viterbi sbalorditivo: 5,2 x 10-5 [Fig. B3]. Il corrispondente valore a valle della correzione di errore è comprensibilmente al di fuori delle capacità di misura dello strumento, ma una volta che si arriva a 10-10 conoscere il valore preciso è una questione puramente accademica: a questi livelli il numero di bit errati è pari a uno ogni dieci miliardi. Considerando un bitrate di 24 megabit al secondo (facciamo cifra tonda), significa che per far passare dieci miliardi di bit ci vogliono sette minuti. Per esprimere un valore attendibile è però necessario ripetere la misura alcune volte, e calcolare il valore medio. A questi livelli è necessario attendere almeno mezz’ora (ma direi anche un’ora) senza mai azzerare il log degli errori (e senza cambiare canale!) per poter esprimere un numero con cognizione di causa. Torniamo al canale 5. L’intervallo di guardia è pari a 1/32 [sempre Fig. B3], quindi l’esercizio è chiaramente MFN, come conferma anche la risposta ad impulso [Fig. B4]. Nulla da dire anche sul MER per portante [Fig. B5], assolutamente tranquillizzante. Sul canale 8 troviamo l’emissione in DVB-T2 di Europa 7. Buono il livello [Fig. C1], come pure i valori di BER e, tutto sommato, anche di MER [Fig. C2], considerando che l’emittente trasmette a 16 QAM [si noti la caratteristica costellazione ruotata in Fig. C3]. La risposta ad impulso evidenzia con chiarezza [Fig. C4] che stiamo ricevendo il segnale di un solo impianto trasmittente, senza apprezzabili riflessioni dalle montagne circostanti. Chiaro e forte anche il segnale del mux 3 (canale 27) dell’emittente altoatesina RAS, che diffonde sul territorio della provincia di Bolzano diversi programmi per la popolazione di lingua tedesca. Livello [Fig. D1], BER [Fig. D2], risposta ad impulso [Fig. D3] e l’andamento del MER per portante [Fig. D4] sono molto validi, e non offrono particolari occasioni per approfondire. Anche il canale 33 di VideoBolzano non ci da spunti particolari [Fig. E1], e così il canale 38 20 B R O A D C A S T
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provato a trovare qualche segnale che si ricevesse meno che perfettamente. Senza giri di parole: non ci siamo riusciti. Tutti livelli eccellenti, e tassi di errore a prova di tutto. Con l’antenna alta, con l’antenna abbassata, sempre tutto bene. Unica accortezza: “azzeccare” la polarizzazione. Proprio per vedere se riuscivamo a trovare qualcosa da segnalare, magari sulla falsariga di quello che avevamo trovato sul Fig. E2 Vesuvio, con alcuni segnali abbiamo provato a “sbagliare” la polarizzazione. Niente da fare, il quadro peggiorava ma rimaneva sempre su livelli più che accettabili. Giuliano Rigotti era perplesso, sembrava quasi tutto finto. Vincenzo Potertì ed io, invece, ce l’aspettavamo. Anche se, a dire il vero, non in queste proporzioni. Il fatto è che, per noi che arriviamo da territori dove la lingua più diffusa è l’italiano, quando ci capita di confrontarci con questa parte d’Italia non ci si finisce mai di stupire di come le cose vadano bene. Con semplicità e naturalezza. Funzionano, e basta. L’ordine e l’organizzazione non sono visti come un limite, ma come un’opportunità. Se dalla cima di una montagna a 2.500 metri non troviamo un solo segnale che non dico abbia problemi, ma almeno evidenzi qualche punto di debolezza, cosa succederà a livello del suolo? Nei paesi, nelle case delle persone? Come si vede qui la televisione “normalmente”, cioè nei centri abitati e con un impianto d’antenna “normale”?. Dicevamo che ci siamo incontrati alle otto di mattina a Santa Cristina. Giuliano Rigotti abita quasi vicino, e arrivava direttamente da Trento. Vincenzo Potertì ed io, invece, la sera prima abbiamo dormito proprio a Santa Cristina, in una delle tante case-vacanza a disposizione dei turisti.
Fig. E1
Fig. E3
[Fig. E2], un residuo DVB-H di Mediaset [come si nota dalla modulazione 16 QAM, Fig. E3]. Ma potremmo continuare a lungo: il 47 di MTV, il 49 di Mediaset, il 50 di D-free….
Concludendo… Potremmo pubblicare una lunga serie di figure tutte uguali. Ci abbiamo
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LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI ▲ ▲ ▲ E, dopo cena, non abbiamo resistito alla tentazione di sfilare il cavo d’antenna dal televisore del salotto per collegarlo al nostro Sefram 7866 HD T2. Giusto per vedere cosa c’era in aria. Guardate anche voi: figura F1. Vedete qualche canale con un MER minore di 30 dB? Avete capito bene: collegando lo strumento ad una presa d’antenna di un impianto domestico (scelto a caso), nessun segnale ha un MER minore di 30. E tanti sono sopra i 35 dB: pensate che questo valore è stato a lungo la soglia che i trasmettitori dovevano superare nel corso dei collaudi di omologazione effettuati da alcuni broadcasters. Qui lo troviamo alla presa d’antenna di casa. Stupefacente? Non è tutto: vedete qualche segnale che abbia un BER dopo Viterbi peggiore di 10-8? A lungo abbiamo pensato ad uno scherzo, a qualcuno che, conoscendoci, avesse collegato un generatore o qualche diavoleria all’altro capo del impianto per prenderci in giro: invece era tutto vero. Non solo da queste parti sanno fare bene le reti, ma pure gli antennisti non scherzano. Ecco perché, la mattina seguente, non ci siamo stupiti di quello che arrivava in cima al Seceda. Complimenti a tutti! Meritati.
Fig. F1
PIZ BOÈ E TONI DEMETZ
RTTR SI PRESENTA
“Le televisioni impossibili” parla di digitale terrestre, di coperture e di come col digitale sia possibile ricevere la televisione in posti impensabili. Vi racconta storie di televisioni e di montagna. Ma, soprattutto, parla di passione: la passione di tanti di noi per la radiofrequenza “sul campo”, e per la montagna. E del mio, personalissimo, modo per intenderle. L’idea di fare questa rubrica è nata al rifugio Toni Demetz, ai piedi del Sassolungo (www.tonidemetz.it). Se vi capiterà di trascorrerci una giornata di pioggia, o anche solo immersi nelle nuvole, capirete tutto. Ci tenevo a portare le “Televisioni Impossibili” al Toni Demetz, nel contesto che le ha ispirate, ma come avrete letto nell’articolo più di un motivo, alla fine, ce lo ha sconsigliato. E anche l’idea di salire al Piz Boè, accidenti, non era male. E allora, ho preparato lo zaino con quello che serviva a passare la notte fuori, e sono partito per fare la mia personalissima puntata delle “Televisioni Impossibili”. Un giro di due giorni che, partendo da Santa Cristina, mi ha portato prima alla Forcella del Sassolungo e poi, salendo alla Forcella Pordoi, in cima al Piz Boè. Non avevo strumenti con me, ma in omaggio all’idea minimale e solitaria avevo un computer, un ricevitore DVB-T Pinnacle (USB), e la classica antenna doppia a “baffo”, quella dei televisori portatili. La storia completa la trovate online, sul nostro sito web (www.broadcast.it). Qui vi dico solamente che dalla mia cameretta al Toni Demetz (alla base di una gola strettissima) si ricevevano una ventina di programmi, con una qualità di visione sicuramente soddisfacente. In cima al Piz Boè, invece, con una visibilità a 360°, quasi ogni canale di frequenza riservava un segnale ricevibile. 101 programmi trovati, fra cui il segnale regionalizzato di Rai Tre per il Veneto e quello per l’Emilia Romagna, oltre ovviamente al segnale Rai Way per l’Alto Adige emesso dal “Sender Bozen”. Con i suoi 3.152 metri, il Piz Boè è il punto più alto raggiunto dalle “Televisioni Impossibili”: chissà se qualcuno ci aveva mai provato.
Da oltre trent’anni RTTR è la televisione del Trentino Alto Adige. È il punto di riferimento per chi vuole essere informato in modo puntuale e indipendente a partire dal mattino con la rassegna stampa fino alla sera con l’ultima edizione del telegiornale alle 23, ma anche per chi vuole divertirsi con le battute di “Notizie alla Brace” o essere aggiornato sugli appuntamenti sportivi dal calcio alla pallavolo. RTTR è la tv partner dei campioni dell’Itas Diatec Trentino Volley. I più piccoli possono vedere cartoni animati divertenti, ma non violenti. I più grandi trovano approfondimenti giornalistici, film e documentari. RTTR è nata nel 1980: erano i tempi dei pionieri delle tv e radio locali. Egidio Demarchi, che i televisori li vendeva, decise che quegli schermi andavano anche riempiti di contenuti. Da quella felice intuizione è nata l’avventura editoriale del fondatore di RTTR portata avanti assieme alla moglie Angelina. Un’altra sfida è quella che hanno affrontato nel terzo millennio Marta e Davide Demarchi, diventati editori dopo la scomparsa dei genitori. È la sfida dell’avvenuto passaggio al digitale terrestre e della multimedialità. Avventura diversa, ma stesso obiettivo per RTTR: quello di essere la tv di riferimento di trentini e altoatesini di tutte le età.
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“Televisioni Impossibili" è un progetto di Davide Moro, realizzato in collaborazione con Delo Instruments/Sefram e Aldena Telecomunicazioni. Ringraziamo il Marketing Val Gardena per il prezioso supporto fornitoci in questa occasione. Ringraziamo Giuliano Rigotti, Direttore Tecnico di RTTR, appassionato conoscitore della montagna, di questi luoghi e del panorama radiofrequenziale locale: l’idea del Piz Boè è stata la sua e, come vedete, non è andata sprecata
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FILMMAKERS ▲ ▲ ▲
a cura di Enrico Ventrice*
Realtà o fantasia? Il 30 luglio scorso, con la messa in onda su Rai 5 della puntata finale, dalla splendida cornice del set dell’antica Roma a Cinecittà, si è conclusa la prima edizione italiana di Tutto in 48 ore, programma tv basato sul concorso internazionale The 48 hour film project. Stravince la prima edizione il film “Abbiamo tutta la notte”, del giovane regista Adriano Giotti (nella foto a destra), aggiudicandosi, tra l’altro, i premi per la miglior regia, sceneggiatura e fotografia. E pensare che non era iniziata proprio nel migliore dei modi, dato che il team Florida non era riuscito ad aggiudicarsi la puntata di Torino, vinta dal bravo Michele Fenu con il corto Effetto Barnum. I voti ottenuti sul web hanno però permesso ad Adriano e al suo team di essere ripescati per la finale di Roma, ottenendo un grandissimo risultato e notevoli consensi anche da parte degli altri giovani registi in gara. Adriano, nato a Firenze 28 anni fa, è comunque abituato alle false partenze. “In prima elementare odiavo i cartoni animati e guardavo solo MTV” afferma, “evidentemente qualcosa di sbagliato già c'era! Ero un adoratore del rumore, suonavo il basso e mettevo costantemente in dubbio il mondo che mi circondava. Poi Kerouac, Henry Miller e Celine hanno rovinato quella piccola parte di normale che ancora resisteva in me”. Adriano inizia ad appassionarsi all’immagine usando la vecchia Pentax di suo padre. “Mi permise di diventare tecnico su diaframmi, profondità di campo e tempi di esposizione, e di iniziare a collezionare pezzi di vita reale”. Ma secondo lui mancava qualcosa. Il respiro. È per catturare il respiro che si avvicina pian piano al mondo dell’immagine in movimento, con una handycam prestata dal suo compagno di banco e una copia pirata di Première! La sua passione cresce e lo porta a iscriversi a Siena alla facoltà di Teoria della Comunicazione prima e Tecniche dei Linguaggi Persuasivi poi, focalizzandosi sulla semiotica dell'audiovisivo e sulle tecniche del cinema, scrivendo i primi abbozzi di romanzo e imparando a usare molto bene Adobe Première e Final Cut Pro presso il Loading Lab. Nel 2008 inizia a fare sul serio, specializzandosi presso la Scuola Holden di Torino. Sono gli anni della sperimentazione e delle prime esperienze professionali. “Cercavo di capire cosa c’era dentro di me e, soprattutto, come tirarlo fuori! - afferma Adriano -. Quei due anni sono stati il mio playground: oltre alla scrittura di numerosi racconti, ho diretto diversi cortometraggi di vario genere e tematica, alcuni molto inquietanti come Bruciature di sigaretta (molto conosciuto nella scena dark di Torino), altri molto reali (come Dialogo 7, Jean-Pierre e Burnt). Invece, come videomaker free-lance, ho iniziato a realizzare i primi videoclip (le migliaia di video visti nell'infanzia e l'esperienza di bassista durante l'adolescenza hanno finalmente capitalizzato la loro utili-
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tà) tra i quali i teaser per il gruppo newAdriano Giotti wave Interferenze, girati con la One della Red; è stato il mio primo lavoro professionale sotto ogni aspetto. Qualche mese dopo ho girato lo spot sociale per il progetto Navigare Sicuri di Telecom Italia, una storia di cyberbullismo per aiutare le nuove generazioni a fronteggiare questo problema”. Nel giugno 2010 la Scuola Holden gli concede il privilegio di frequentarla gratuitamente per un terzo anno. Adriano riesce addirittura a convincere Alessandro Baricco a fargli da tutor nella stesura del suo primo lungometraggio “Playground”. Un’occasione unica che gli ha permesso di migliorarsi notevolmente nella scrittura, tanto che viene selezionato come sceneggiatore per il laboratorio NCN LAB 2011 organizzato dalla Casa del Cinema di Roma, dove si trasferisce lo stesso anno. Alla fine del laboratorio, la sua sceneggiatura del cortometraggio “A Vuoto” riceve la menzione speciale. “Mi ritengo un narratore di esperienze prima di tutto, come Henry Miller, come Celine. Un viaggiatore in un certo senso. Perché mi piace raccontare quello di cui ho esperienza, per poter così trovare qualcosa di intenso e, soprattutto, di vero. Qualcosa che non sia possibile trovare da nessun'altra parte. Per me, è questa l'urgenza del narrare. Raccontare quello che c'è di vero adesso”. Come tutti i figli senza soldi del cinema italiano, anche Adriano è abituato a creare con niente. Macchina a mano, poche luci e tempi ridottissimi di ripresa. “A livello tecnico punto su velocità ed efficienza, per questo ho girato quasi tutti i miei lavori con le DSLR (Digital Single-Lens Reflex, NdR), sia Canon 5D che 7D o 60D”. Adriano conosce bene, grazie alla sua formazione, obiettivi, diaframmi e profondità di campo, per questo esige molto dalla composizione dell'inquadratura: “il mio obiettivo è bilanciare la cruda realtà delle storie che racconto con un'impeccabile armonia estetica a livello fotografico. Il mio sguardo non fonda la scena, ma partecipa alla scena. Per questo prediligo la macchina a mano, lo spettatore deve poter sentire il respiro della scena e degli attori. La mia ossessione della verità infat-
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ti mi porta, riguardo agli attori, a scegliere qualcuno che permetta di e poi Giuseppe Bisceglia, Valeria La Rocca, Vittorio Scifo e, coniugare il corpo vero, materico, con il corpo cinematografico, soprattutto, il grande Luca Angeletti, il tutor della squadra che li ha apparentemente impenetrabile che però nasconde al suo interno un seguiti incessantemente durante tutte le 48 ore della competizione, nucleo così caldo da scottare. La verità, appunto. Toccare i personagdando validi consigli e riuscendo persino a procurare scorte di caffè e gi, toccarli fino a bruciarsi”. Red-Bull alle tre di notte! “Abbiamo girato con la Panasonic P2 con Adriano lavora molto con gli attori, cosa normalissima negli Stati Uniti ottiche Canon, per illuminare abbiamo utilizzato i Kino Flo. È stata un'esperienza esaltante, la sicurezza di poter contare su una troupe ma forse meno scontata in Italia, dove i registi, soprattutto quelli più esperta e motivata ha reso la lavorazione molto serena e divertente, giovani, si dedicano più alla costruzione dell’immagine che non alla senza problemi né ansie. Quindi, se posso permettermi di dare un cura della recitazione. D’altronde, puntualizza giustamente Adriano, consiglio, il 48ore si vince prima, al momento di scegliere la troupe”. “se non hai mezzi, né tempi decenti per girare, è inevitabile puntare Ora Adriano si gode il meritato successo in attesa di mettersi al lavoro ancora di più sul calore e sull'emozione che solo l'attore sa darti”. per la realizzazione del cortometraggio prodotto da Rai Cinema, Anche le sue scelte tecniche sono in qualche modo legate al lavoro come premio ufficiale per la vittoria del programma. Gli piacerebbe con gli attori. Non ama molto i grandangoli. Preferisce utilizzare raccontare la sua generazione, come ha già fatto nelle due sceneggiasoprattutto 50, 85 e 135, a diaframmi molto bassi, 1.8, al massimo ture di “Playground” e “Vedersi le ossa” che sono attualmente in let2.4, proprio per isolare il personaggio dall'ambiente che lo circonda tura in Fandango. ed avere così uno sguardo più simile all'occhio umano. Un po’ strano In bocca al lupo! per uno con queste caratteristiche realizzare un film come “Abbiamo tutta la notte”. Il sorteggio del genere infatti non lo ha aiutato, costringendolo a mettersi in gioco: il genere fantasy. Un po’ beffardo per uno come lui, con l’ossessione per la realtà che lo circonda. “Io che sono allergico al treppiede e a tutto quello che non è reale, ho girato una storia fantasy utilizzando interamente il cavalletto! Ma “Abbiamo tutta la notte”, una storia così minimale e delicata, esigeva uno sguardo impercettibile, apparentemente neutro. Uno sguardo che si nascondeva. Per questo l'utilizzo del cavalletto invece della mia predilezione per la macchina a mano. Alla mia idiosincrasia sulla non-realtà del fantasy e della situazione diegetica, ho sopperito puntando sulla realtà dei sentimenti dei personaggi. Ho messo in scena dei personaggi non-reali ma con dentro delle emozioni assolutamente reali: l'amore, il timore di non essere corriVincitori del “Tutto in 48 ore” sposti e l'impossibilità di esprimere i propri sentimenti. Sono questi gli ingredienti universali che hanno graffiato i cuori degli spettatori, così da far percepire vero anche il resto dell'im* Dal 2007 ad oggi ha curato le ultime 5 pianto narrativo, grazie anche all’ottimo lavoro dei miei sceneggiatori edizioni italiane di “The 48 Hour Film Serena Patrignanelli, Filippo Losito e Andrea Montuschi, che Project”, una competizione internazionale di conosco dai tempi della Scuola Holden”. filmmaking che gli ha dato la possibilità di Un team di scrittura veramente di altissimo livello, grazie al quale si è scoprire il talento di centinaia di giovani aggiudicato il premio per la miglior sceneggiatura. Senza dimenticare professionisti della macchina da presa. Nel però il resto della squadra: Dario Di Mella, il direttore della fotogra2012 è diventato un programma per Rai5: fia (anch’egli vincitore nella sua categoria); i due attori principali, bra“Tutto in 48 ore”. In questa rubrica Enrico vissimi, Matteo Pianezzi e Valeria Ghignone; le costumiste, Ventrice presenta i progetti, realizzati o in Francesca Cibischino e Giulia Accornero; Fabiana Tomasi alla corso di realizzazione, di alcuni dei migliori filmmaker che ho avuto la scenografia; Martina Zingoni al trucco; Laura Rotunno, assistente fortuna di incontrare, cercando di capire come lavorano e cosa succede operatore; Tommaso Bosso e Lorenzo Grippo per l’audio; nel mondo della produzione cinematografica indipendente in Italia. Per Dimitri Bertolini al montaggio; Adriano Aponte, autore della contatti: enrico.ventrice@gmail.com colonna sonora originale; Mauro “Jesus” Ciocia agli effetti speciali
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a cura della redazione di Altratv.tv*
Le web television che fanno l’impresa “L’impresa moderna sta facendo dei piccoli tentativi di upgrading. Prima lo spot di trenta secondi era demiurgo. Ora stiamo entrando in un’epoca nuova. Bisogna rivisitare la conoscenza, le mappe, i paradigmi che abbiamo”. Così aveva dichiarato pochi mesi prima della sua morte Giampaolo Fabris, intervistato dal blog Themagazinepost.com Per la quasi totalità degli analisti internazionali le aziende stanno vivendo una fortissima accelerazione sul fronte della cultura digitale, complici un'alfabetizzazione maggiore con le nuove tecnologie e un abbattimento dei costi delle strumentazioni di produzione, distribuzione e fruizione. La rappresentazione di questa rivoluzione digitale è dettata dal boom del video online, oggi pienamente inserito nei social network e di fatto legato ad una fruizione in mobilità grazie ai devices mobili (tablet e smartphone in testa). Per un'azienda avere iniziato ad adottare strumenti straordinariamente efficaci come la web tv e, più in generale, il video per informare, formare, fare squadra e dialogare con la propria community fa sì che oggi la vera sfida si sposti verso una maggiore consapevolezza dello strumento ed un’aumentata sperimentazione. In questo senso il ruolo delle centinaia di web tv sparse in ogni angolo d'Italia e mappate dal nostro osservatorio e network Altratv.tv diventa strategico. Perchè le aziende d'eccellenza, pur internalizzando alcune figure gestionali, hanno compreso l'importanza di porre in outsourcing risorse competenti e con competenze specifiche su questo ambiente. Sulla spinta che arriva dalle esperienze americane anche il mercato italiano dei contenuti webvisivi sta evolvendo. Così l'azienda proiettata nel prossimo futuro è di fatto digitale e parla il linguaggio del video: Cisco stima che entro il 2014 addirittura il 90% del traffico ip sarà caratterizzato dalla fruizione di video online. Non importa a quale settore merceologico si faccia riferimento e neppure se l'impresa sotto la lente di ingrandimento sia a gestione familiare o parte di un colosso multinazionale. L'azienda del futuro, per vincere la sfida della competitività e battere la crisi, sta di fatto imparando a dialogare utilizzando le nuove tecnologie, adottandole all'interno dell'impresa con una formazione mirata dei propri dipendenti o rivolgendosi a professionisti del settore dando in gestione in outsourcing una parte o la totalità dei progetti. Così il supporto video, emblema di una comunicazione di impresa efficace, immediata e trasparente (senza filtri o anche “senza rete”, pur di fatto “essendo in rete”), riesce oggi ad intercettare community sempre più numerose, permettendo di allargare anche la customer base dell'azienda. D'altronde cresce la fruizione di video online, mentre crolla vertiginosamente quella di tipo tradizionale: la percentuale di italiani per i quali la televisione rappresenta l’unica fonte di informazione si è ridotta dal 46,6% al 26,4% negli ultimi cinque anni (Fonte: Open Society Foundation). Un dato al quale si aggiunge anche quello dei 27 milioni di utenti attivi su Internet nel 2011, il 50% 26 B R O A D C A S T
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in più rispetto al 2006 (fonte: Audiweb). Gli utenti sul web guardano video: in cinque anni, dal 2006 al 2011, sono di fatto il 367% in più. Una “rivoluzione videocentrica”, per l'appunto. Il video cresce certamente per una maggiore alfabetizzazione e per l'abbattimento dei costi del mercato. Ma è di fatto trainato anche dalla penetrazione di smartphone e tablet. Infatti è il mobile che registra crescite a due cifre: secondo YuMe.com le impression delle pubblicità sono cresciute del 35% e Tom Picket di YouTube ha rivelato come il 10% delle views, ovvero delle visualizzazioni di video sul più noto portale di videosharing al mondo, YouTube per l'appunto, arrivi dalla fruizione in mobilità. Così la rivoluzione videocentrica si gioca su un Internet che diventa anche fruibile in mobilità. Andando ad intercettare pubblici un tempo sconosciuti per l'azienda e diventando di fatto un volano per una nuova economia combattuta oggi in un agone digitale complesso. •
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NOVITÀ! MULTIVIEWER QUAD SDI a HDMI PER 3G/HD/SD
Quad SDI a HDMI Multiviewer per 3G/HD/SD Se ti dedichi al broadcast o al video professionale, chissà quante volte ti sarà capitato di dover controllare più flussi video 3G-, HD- o SD-SDI con dispendio di apparecchiature. Ora, grazie all’innovativo dispositivo Matrox MicroQuad, è possibile visualizzare al meglio i segnali video anche su di un super economico schermo HDMI! Ideale per regie mobili, produzioni sul set ed eventi in diretta, Matrox MicroQuad offre dimensioni contenute e semplicità d’uso. E’ sufficiente collegare l’alimentazione per avere subito a disposizione fino a quattro ingressi SDI con il vantaggio di tutti i controlli presenti sul dispositivo senza dover ricorrere al computer. I quattro stream appaiono sul display HDMI in perfetto sincronismo e frame rate originale; sfiorando un apposito pulsante si passa alla visualizzazione a schermo intero dei singoli flussi video. Matrox MicroQuad assicura sempre un’esperienza di monitoring limpida, ben definita ed esente da artefatti grazie all’avanzato scaling a 10-bit con tecnologie di deinterlacciamento e filtraggio all’avanguardia.
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Le storie: dai pastori allo sviluppo di apps La nuova generazione della videopartecipazione “dal basso”, espressione di cittadinanza attiva digitale, riparte dai social network e dai devices mobili. Lo sa bene anche Emilio Concas, un pastore sardo che ogni sera si racconta nella fanpage della sua micro web tv Sardinia Farm (www.sardiniafarm.com). Da Gergei, sessanta chilometri nell'entroterra cagliaritano, dialoga col resto del mondo, arrivando a vendere online anche i propri prodotti: quattro forme di pecorino e prelibatezze sarde (confezionate dalla moglie Franca) a 390 euro per ordinazione. In Romagna Ravenna web tv (www.ravennawebtv.it) carica i suoi
video sui telefonini. Attualmente i sette servizi al giorno realizzati da uno staff di dieci collaboratori sono visibili su iPad, iPhone e Android. Lo fa anche Vallesina tv, che informa le centoventimila anime della vallata vicino a Jesi, un comprensorio di quasi venti comuni. Canale di pubblica utilità con clip realizzate in collaborazione con Asur Marche, l'azienda ospedaliera locale. Varese News (www.varesenews.it) ha una delle community più attive con oltre trentamila fan. Ma sui media sociali si distinguono soprattutto i canali verticali, altra grande macro famiglia di coloro che adottano il video in azienda.
Al via i Teletopi 2012, con l'Emilia nel cuore Per il sesto anno consecutivo Altratv.tv rilancia la sfida con il contest che premia le migliori web tv italiane. Quest'anno la giuria - composta da otto giornalisti, esperti di nuovi media e critici del mondo della carta stampata, tv e web - si arricchisce di firme prestigiose: Alessandra Comazzi (La Stampa), Luca De Biase (Nòva24Sole24Ore), Mirella Poggialini (Avvenire), Antonio Sofi (Rai3), Francesco Soro (Next-tv.it), Riccardo Staglianò (La Repubblica), Maria Volpe (Corriere della Sera). La giuria è presieduta per il terzo
anno consecutivo da Carmen Lasorella, attualmente a capo di San Marino RTV. Dopo Bologna anche quest'anno la premiazione rimane in terra emiliana, precisamente a Reggio Emilia, con un evento promosso in collaborazione con Thedotcompany e Energee3. La cerimonia si terrà venerdì 30 novembre con workshop, plenarie e il barcamp con i media digitali emiliani, impegnati in prima linea per informare sul post-terremoto. www.teletopi.tv
AAA blogger cercansi per raccontare ostelli lombardi Turismo e di nuove tecnologie. Una cinquantina di ostelli regionali decidono di consorziarsi - letteralmente di fare rete - e di arruolare blogger per raccontare una regione troppo spesso nascosta all'ombra di Milano. Ecco Hostel Lombardia, portale promosso da Regione Lombardia e che mira anche capovolgere i luoghi comuni dell'ostello: niente docce
fredde e letti traballanti, ma una rete di strutture di alta qualità, sicure e moderne. In collaborazione con AIG e Touring Club Italia è stato creato da qualche mese il portale per scoprire tutti gli ostelli e gli itinerari turistici della Regione, che vanta addirittura nove siti dichiarati patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. www.hostellombardia.net
A Ferrara la Web Tv festeggia i vicini di casa Un bella iniziativa lanciata in Europa nel 1999, quella della manifestazione “Festa dei vicini di casa”. Ad oggi la manifestazione aggrega quasi quindici milioni di cittadini da oltre duemila comuni e coinvolge trenta Paesi. Così la festa dei vicini di casa è stata videoraccontata anche a Ferrara da Grattacielo TV, una “urban” web tv interamente dedicata a dare voce a tutte le persone che abitano o lavorano al "grattacielo" di Ferrara. Web tv multiculturale e multilingue, è un vero e proprio specchio 28 28 B R BO RAOD AC DA CS AT S & T
della società contemporanea: infatti nel grattacielo in cui la tv è prodotta coabitano circa 30 nazionalità diverse. www.grattacielo.tv
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* Altratv.tv. è l’osservatorio e redazione che monitora circa 600 emittenti tv online. Gianpaolo Colletti ne è il fondatore. Per contatti: info@altratv.tv
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WEB RADIO ▲ ▲ ▲
a cura di RadUni - Ustation*
6023: il Piemonte orientale ha i numeri L’estate per le radio universitarie italiane è stato ovviamente un periodo di vacanza, ma anche di grandi progetti per il futuro e di eventi, tra cui vari festival musicali. Come JazzRe:Found di cui è stata protagonista, in giugno, Radio 6023 (Seizeroventitrè, riferito ad una rielaborazione del numero di Avogadro), la web radio degli studenti dell’Università del Piemonte Orientale. “Siamo nati (ufficialmente) il 9 maggio 2006 in seno all’associazione studentesca Eos che proponeva un laboratorio di comunicazione alternativo. Alternativo in quanto come spesso succede, purtroppo, in campo umanistico la parte dedicata alla pratica viene un po’ “trascurata” – ci spiega Alessandro Raimondo, station manager di 6023 (nella foto a sinistra)per questo motivo fra microfoni, corsi di scrittura e rudimenti di clock radio abbiamo organizzato il nostro primo palinsesto: programmi di informazione, intrattenimento, musicali, ma soprattutto liberi e creativi. Radio 6023 è un media nato dal basso, creato e gestito da studenti ed ex studenti, che col tempo è diventato un punto di riferimento per l’università del piemonte orientale. Grazie al nostro impegno e ai molteplici riconoscimenti siamo diventati sede di stage riconosciuta, siamo partner di tutti i maggiori eventi del luogo, collaboriamo con le radio fm della zona, forniamo servizi specifici e “crossmediali” molto apprezzati dai nostri interlocutori. A gennaio 2012 è nata Noise + Srl, una società di servizi e comunicazione che ha permesso ad alcune persone del gruppo 6023 di poter guardare “oltre” e, soprattutto, di poter migliorare la qualità delle prestazioni”.
molto negli anni ed è rimasto invariato nei ruoli di responsabilità. Il ricambio è sempre stato uno dei punti deboli di questo tipo di progetti (dispersione, variabilità,ecc), ma nel nostro caso siamo riusciti a trovare un buon equilibrio fra i “veterani” e le nuove leve. Da dove trasmettete e di quale dotazione tecnica vi avvalete? Attualmente trasmettiamo dalla nostra sede storica di Vercelli all’interno del Dipartimento di studi umanistici dove, nel corso degli anni, abbiamo costruito il nostro studio. Fin da subito ci siamo dotati di Mb Studio (aggiornato alla versione 8.47) software di automazione radio, per gestire il nostro palinsesto ricco di programmi live e registrati. La scelta di questo software, molto diffusa anche nelle radio locali, è dovuta sia al rapporto qualità-prezzo, ma anche alle possibilità performanti (anche in esterna) che lo stesso permette. Per la postproduzione abbiamo optato per Adobe Audition v.3, per incrementare la qualità dei nostri prodotti. Invece per l’attrezzatura audio cerchiamo di mantenere un buon equilibrio fra la qualità e la resistenza: microfoni Røde NT2A e Samson C03, un mixer Yamaha MG-166C adattato alla radio, un altro Yamaha MG-124CX per uso esterno, cuffie AKG K121 e Shure SRH240. Come siete organizzati internamente? La nostra struttura organizzativa è basata quasi totalmente sul volontariato (anche se stiamo attivando una serie di soluzioni maggiormente sostenibili) e, al di là dei problemi legati alla “motivazione”, siamo comunque riusciti a creare un organigramma piuttosto articolato. Io sono lo station manager da circa 5 anni e mi occupo principalmente della programmazione, delle risorse umane, della formazione e dei rapporti istituzionali anche se, come sa bene chi riveste questo particolare ruolo, sono soprattutto un “jolly”. La redazione è composta da un reparto informazione e sito, una direzione artistica e musicale, un reparto tecnico, un reparto speaker e addirittura un reparto pubbli-
Qual è la vostra mission? Essendo residenti in un ateneo tripolare fra le nostre priorità c’è sicuramente quella di creare una comunità universitaria attiva e consapevole, catalizzare la creatività, dare voce all’ateneo e promuovere la musica emergente. Il tutto sperimentando nuovi modi di comunicare liberi da vincoli commerciali o pregiudizio. Qual e' il vostro punto di forza? Senza ombra di dubbio è lo staff. Il gruppo di lavoro è cresciuto 30 30 B R BO RAOD AC DA CS AT S & T
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che relazioni ed eventi. La nostra politica è però quella del “tutti devono saper fare tutto” e per questo motivo le quasi venti persone che orbitano intorno a Radio 6023 sono speaker, redattori e, quando serve, anche registi.
College Radio Day Per la prima volta oltre 500 radio universitarie nel mondo hanno festeggiato, unite una giornata dedicata al movimento della radiofonia studentesca e universitaria grazie al College Radio Day, ideato da Rob Quicke, docente di comunicazione e station manager di WPSC 88.7 FM, radio della William Paterson University nel New Jersey. Da oltre 16 nazioni differenti, dalla Giamaica alla Svezia passando per Colombia e Hong Kong, gli speaker e dj hanno trasmesso una maratona radiofonica mondiale curata da Ustation e Raduni, con il supporto tecnico di Unica Radio e TopIx. La diretta mondiale è stata trasmessa da www.ustation.it e da www.collegeradioday.com. A quest’ultimo indirizzo, per meno di 20 dollari, potrete acquistare l’album “College Radio Day”.
Cosa c’è all’orizzonte per Radio 6023? Nel futuro prossimo pensiamo di allargare il nostro raggio d’azione creando un altro studio a Novara, la città che più di tutte sta sviluppando un discorso di “campus universitario”. Attraverso la mediazione della società che abbiamo costituito abbiamo già iniziato un rapporto di collaborazione stretto con il nostro ateneo per l’erogazione di servizi di comunicazione e speriamo, in breve tempo, di diventare ancora più strategici per il nostro polo. Sicuramente cercheremo di replicare il discorso tecnico che abbiamo costruito a Vercelli, ma la vera conquista sarà sicuramente la possibilità di avere uno spazio di registrazione dedicato con una pannellatura fonoassorbente in grado di separare almeno i due ambienti di lavoro principali. Come vedi il futuro delle radio universitarie in Italia? Devo essere sincero. Il futuro delle radio universitarie in Italia non lo vedo roseo. Quello che è successo in America è difficilmente replicabile nel nostro Paese sia per una mancanza di lungimiranza, che per una questione culturale. Questo tipo di progetti o nascono vincolati mortalmente al rigore istituzionale o vengono abbandonati a sé stessi fino all’esaurimento delle risorse. La speranza è che i “pionieri” di questo ambiente non si scoraggino e trovino il coraggio di tentare strade alternative. Magari anche autonome ed imprenditoriali. Ha risposto alle domande Alessandro Raimondo, Station manager Radio 6023 e Production manager Noise +. Info: www.6023.it; info@6023.it.
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* RadUni è un’associazione di studenti e professionisti accomunati dalla passione per il modello di radio universitaria. Info: www.raduni.org. Ustation.it è il media network in Italia, che aggrega contenauti prodotti dai media universitari e dai singoli studenti reporter. Info: www.ustation.it
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a cura dell’Ing. Davide Moro*
Obiettivo: l’efficienza di Mr. Doherty Il futuro del broadcast in una soluzione sviluppata nel 1936 per i trasmettitori a valvole Dedichiamo questa puntata e la prossima, che verrà pubblicata sul numero 6, al tema dell’efficienza energetica dei trasmettitori a radiofrequenza. In questo numero parleremo della circuitazione Doherty. Sul prossimo, esploreremo i segreti di una tecnica che sta rapidamente prendendo piede: la modulazione del power envelope. Parleremo inoltre di se e come sia possibile combinare le due tecniche (Doherty e power envelope) e della migliore flessibilità che queste assicurano dal punto di vista della modulazione dinamica della potenza di trasmissione.
Nuove priorità Lo switch-off si è ormai concluso da alcuni mesi. Tutta l'Italia è digitale, per la prima volta parliamo tutti la stessa lingua e condividiamo le medesime difficoltà. Dopo anni di rincorsa, di tappe forzate, di novità dell'ultimo minuto, adesso, finalmente, abbiamo il tempo di pensare. Anche a quello che, silenziosamente, ci sta accadendo intorno. Prendiamo, per esempio, le fiere. Per il settore della radiofrequenza, in media ogni due anni si vedono cose nuove: prima i sistemi di gestione integrati, poi la corsa alla massima potenza, poi alla compattezza, poi alla densità di potenza. Poi l'efficienza. Prima la forza, ora la grazia, la furbizia, l'eleganza. Complice la congiuntura del periodo, i temi del risparmio economico e del “green” richiamano immediata (e meritata) attenzione. Quando poi sono abbinati fra loro, il messaggio “sfonda” con efficacia garantita. Consumare meno. Consumare meno facendo le stesse cose di prima. È sempre stato il sogno che rischiara i pensieri dell’umanità nei momenti di crisi. La crisi petrolifera dei primi anni Settanta ci ha regalato le prime utilitarie da 20 km con un litro. Venti anni dopo, le tensioni internazionali che sono sfociate nella Guerra del Golfo dei primi anni ’90 ci hanno regalato le centrali elettriche a ciclo combinato (vapore-gas), con rendimenti superiori al 50%, e le prime leggi sulle prestazioni energetiche degli edifici e degli
impianti termici. E ancora venti anni dopo, sotto la pesante ombra scura di una delle peggiori crisi economiche che tutti noi stiamo ancora sperimentando, l’efficienza energetica di tutti gli apparati che consumano energia. Termica ed elettrica. Muovendoci nel tempo verso i giorni nostri, si può notare come sia progressivamente aumentata la “qualità” del messaggio percepito dai consumatori e dal mercato. Si parla sempre meno del fenomeno assoluto e ci si concentra sempre più sulla redditività dell’azione. Negli anni ’70 nelle pubblicità delle auto si evidenziava a grandi caratteri il consumo medio: “18 km con un litro!”. Ovviamente nessuno avrebbe rottamato un’auto ancora in ottimo stato per acquistare il nuovo modello parsimonioso: ché per “rientrare” dell’investimento effettuato, potendo contare unicamente sul risparmio al distributore, ci sarebbe voluto un tempo superiore alla vita attesa dell’auto stessa.
Di bene in meglio Negli anni ’90 non si parla di “sostituire”, ma di “migliorare”. Si obbliga ad una maggiore attenzione al risparmio energetico nella costruzione dei nuovi edifici, si impongono regole sugli impianti termici (anche quelli esistenti), e si costruiscono nuove centrali elettriche, anche da parte di aziende private, allo scopo di guadagnarci rivendendo l’energia prodotta. E qui si comincia a parlare di “payback”: dopo quanto tempo avrete ripagato il vostri investimento e comincerete a guadagnare? La soglia si sposta all’interno della vita attesa dell’intervento effettuato, e si avvicina di molto, ma si parla sempre di tempi dell’ordine di una decina di anni. Anni ’10 del nostro secolo. Nuovo impulso alla riqualificazione energetica degli edifici (materiali e tecniche di costruzione sono stati nel frattempo rivoluzionati) e alla realizzazione di impianti per la produzione di energia. Sempre il payback in primo piano, e l’incentivazione è tale che l’investimento si può ragionevolmente ripagare in termini di “alcuni” anni. Si nota quindi che, nel corso di tre diversi “corsi” attraversati dallo stimolo ad una maggiore efficienza, la caratteristica più evidente è stata la riduzione del tempo di payback da valori “negativi” (superiori alla vita media attesa del bene, e quindi dell’investimento) a valori a portata di mano, valutabili con criteri tipicamente imprenditoriali.
Rende bene Veniamo ai nostri amplificatori per radiofrequenza. Passare da un rendimento del 20% a uno del 40% vuol dire dimezzare il consumo di energia per l’apparato, ridurre del 20% i consumi elettrici per il raffrescamento (prima “spreco” l’80, adesso “spreco” il 60%), di un buon 20% per la manutenzione (pulizia filtri meno frequente per la minore portata, eccetera). Dati anche i prezzi di vendita sempre più competitivi, si può pensare di sostituire un apparato esistente, anche se seminuovo, con uno dell’ultima 32 32 B R BO RAOD AC DA CS AT S & T
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generazione: grazie alla maggiore efficienza di quest’ultimo, il risparmio nei costi di gestione è tale da garantire il ritorno economico dell’investimento in pochi anni. Va sottolineato, in ogni caso, che il numero di anni dipende anche dal tipo di contratto di somministrazione di energia che è stato stipulato e (anche) dal potere negoziale che ciascun operatore ha verso i diversi fornitori di energia. Poco dopo l’anno 2000, lo schema per amplificatori a radiofrequenza ideato da William H. Doherty nel 1936, fino ad allora sostanzialmente ignorato, è diventato un must per tutti i nuovi trasmettitori wireless destinati alle applicazioni telco. Ironia della sorte, Doherty si era spento proprio nel 2000. Le prestazioni di potenza ed il rendimento di un amplificatore sono principalmente determinati dall'impedenza di carico presentata al dispositivo attivo. La tecnica Doherty consente di modificare l’impedenza di carico secondo il livello di ingresso del convertitore. Per ottenere questo risultato, si impiegano due amplificatori: principale (o “carrier”) e secondario (o “di picco”). L’amplificatore di picco opera come un carico attivo per l’amplificatore principale. All'aumentare della potenza in ingresso, l’amplificatore di picco comincia a condurre e modifica il carico presentato all'amplificatore principale. Si ottiene in questo modo una variazione “attiva” dell’impedenza equivalente di carico “vista” dai dispositivi attivi, che consente di raggiungere valori di efficienza particolarmente elevati (vi risparmio le relative equazioni).
Guardiamoci dentro Un "classico" amplificatore Doherty (Figura 1) impiega quindi due amplificatori. L'amplificatore “carrier” è polarizzato per operare in classe AB, mentre l'amplificatore di picco è polarizzato per operare in Classe C. Il segnale di ingresso è equamente ripartito fra ciascun amplificatore mediante un opportuno divisore di potenza (ad esempio un ibrido), con una differenza fase di 90 gradi. Dopo che i segnali sono stati amplificati, l’uscita dei due amplificatori viene ricombinata con un combinatore di potenza, che provvede inoltre al riallineamento in fase. Quando il segnale in ingresso presenta un livello elevato, entrambi gli amplificatori sono attivi, e ciascuno di essi “vede” una impedenza di carico che permette di erogare la potenza massima. Quando il livello del segnale in ingresso diminuisce, l'amplificatore di picco (polarizzato in Classe C) si “spegne”, e rimane attivo solo l’amplificatore “carrier”, che opera in Classe AB. A questi bassi livelli, l’amplificatore in classe AB “vede” una impedenza di carico tale da consentirgli di lavorare in condizioni di elevato guadagno e di elevato rendimento.
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O S S E R VATO R I O S W I TC H O F F ▲ ▲ ▲ Il risultato è una soluzione estremamente efficiente quando si tratta di amplificare segnali caratterizzati da un rapporto fra la potenza di picco raggiungibile e la potenza media del segnale da diffondere (chiamata PAR, Peak/Average Ratio) particolarmente alto. Quando Doherty ideò questo ingegnoso schema circuitale, i segnali tipicamente utilizzati per le telecomunicazioni (AM ed FM) erano caratterizzati da un basso rapporto PAR. E lo sono stati per molto tempo: il lungo oblio toccato alla soluzione indicata da Doherty è quindi imputabile agli schemi di modulazione predominanti (AM e FM) impiegati nel corso degli anni nei diversi sistemi di comunicazione (telco e broadcast). Fino a quando è arrivato il digitale: la rinascita dell’interesse per lo schema di Doherty è dovuto proprio alla elevata efficienza che questa circuitazione permette di raggiungere amplificando i segnali di ingresso con PAR alto: proprio il tipo di segnali che caratterizzano i sistemi telefonici UMTS/CDMA, ed in genere tutti i sistemi che impiegano una modulazione OFDM (Orthogonal Frequency Division Multiplexing), come il WiMAX e il prossimo Long-Term Evolution (LTE). Non credevate mica che il digitale terrestre fosse il solo ad utilizzare l’OFDM, vero?
Grazie al telefono Eh sì, la seconda giovinezza del Doherty è dovuta ai telefonici: dato il gran numero di stazioni radio base utilizzate in una rete cellulare, ogni miglioramento del rendimento, e quindi a pari potenza ogni diminuzione anche piccola dei consumi elettrici (sia diretti che indotti, vedi le minori necessità di raffreddamento) se viene replicata su diverse migliaia di siti genera immediatamente un risparmio di tre o (a seconda dell’operatore) quattro ordini di grandezza superiore: anche perché, in ogni sito, ci sono diversi trasmettitori. Nelle applicazioni telco, dove questa tecnologia è già relativamente diffusa, si ritiene che una circuitazione Doherty (se ben progettata) può aumentare il rendimento dell’amplificatore da un minimo di 11 e fino a 14 punti percentuali, rispetto al tipico amplificatore in Classe AB. Numeri enormi, considerando che l’amplificatore rappresenta una elevata percentuale del consumo energetico complessivo del sistema telefonico. Di qui, è partita la rincorsa al Doherty. Una rosa senza spine? Ovviamente no. L'elevata efficienza intrinseca dell'architettura Doherty è molto appetibile, ma la sua progettazione richiede competenze di altissimo livello: la linearità di uscita di una configurazione Doherty è leggermente inferiore a quella di un amplificatore in classe AB, e può quindi produrre maggiore distorsione. Vengono in aiuto i recenti progressi nella predistorsione analogica e digitale e nelle tecniche di linearizzazione feed-forward: questi strumenti possono drasticamente ridurre la distorsione di un amplificatore Doherty. Inoltre, una sapiente progettazione può limitare gli effetti di una linearità intrinsecamente inferiore. La sfida è rivolta anche verso i costruttori di semiconduttori di potenza, chiamati a creare transistor di potenza RF che possano soddisfare sempre meglio le esigenze dei due tipi di amplificatori utilizzati dall’architettura Doherty, erogando una elevata potenza di uscita RF su una gamma sempre più ampia di condizioni del segnale in ingresso. 34 34 B R BO RAOD AC DA CS AT S & T
Meglio tardi che mai Perché i costruttori di apparati per il broadcasting hanno sino ad oggi ignorato la scoperta di William Doherty? Non conosco la risposta, ma posso ipotizzare almeno due cause ragionevoli. La prima è che con la circuitazione Doherty è difficile raggiungere i fatidici 35 dB di MER senza impiegare un sistema di precorrezione di primissimo ordine, e comunque potrebbe essere necessario rinunciare a qualche punticino di efficienza. La seconda: il Doherty è un sistema a banda stretta. Passi per gli 8 MHz di ampiezza del canale, il problema vero è che, così com’è, un amplificatore Doherty richiede un intervento in fabbrica per poter funzionare su un canale diverso per il quale è stato costruito. Il problema è tutto nella necessità di riallineare la fase dei segnali, che escono dai due amplificatori con uno sfasamento reciproco di 90°. Per riallinearli si usa una linea di ritardo, pari ad ¼ della lunghezza d’onda del segnale da rifasare. La lunghezza d’onda varia (ovviamente) in modo inversamente proporzionale alla frequenza: per un dato canale posso inserire una linea di ritardo accordata sulla frequenza di centro banda, ma appena cambio canale devo cambiare anche la linea di ritardo. In sé non è un problema, ma una caratteristica: il vero problema è che il mercato, comprensibilmente, è abituato e richiede amplificatori agili in frequenza: il cliente non accetta l’idea di mettere mano all’apparato (ritarature comprese) quando deve cambiare il canale di trasmissione. E allora? E allora da un po’ di tempo sono tutti al lavoro, più o meno segretamente. Molte aziende che producono trasmettitori per impieghi broadcast stanno cercando il modo di rendere agile in frequenza anche la circuitazione Doherty. Impossibile avere notizie più precise, la posta in gioco è alta e le bocche sono ben cucite. Però sappiamo lo stesso che qualcuno c’è riuscito.
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* Attivo nell'ambito delle telecomunicazioni, della grande impiantistica e dell'efficienza energetica, Davide Moro si è occupato di grandi progetti operativi e strategici. Ha lavorato per AGIP, Foster Wheeler, TIM - Telecom Italia Mobile, e Rai Way. Attualmente esercita la libera professione come consulente nel mondo del Broadcasting e dell'Energia; è certificatore energetico CENED. Per contatti: davide@davidemoro.it
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REPORT EVENTI ▲ ▲ ▲
IBC 2012
Un’edizione che ci può aiutare a riflettere Il portellone dell’aereo si spalanca di prima mattina su una Schiphol assolata, di quel sole un po’ timido che va per la maggiore da queste parti, che ti accarezza delicato quasi non volesse disturbarti. È un po’ umido, del resto Schiphol è tre metri sotto il livello del mare, e gli aerei che si stanno lentamente risvegliando dopo il parcheggio della notte grondano di rugiada... ... Camminata interminabile verso la consegna bagagli, meno lunga del solito a dire il vero (ma stavolta l’aereo è della Bundesrepublik, sarà mica per questo?). La valigia arriva velocemente, e l’attesa per la navetta che porta all’IBC è ragionevole. Appena usciti all’aperto il primo pensiero va all’ombrello pieghevole, autentico must per ogni IBC: l’ho dimenticato a casa, in macchina, da qualche parte? Rapido controllo, è dove doveva essere, nel bagaglio a mano. Ma quest’anno, non servirà. Una cosa da non credere. In sei giorni che siamo rimasti ad Amsterdam (cinque di fiera e un pre Il centro RAI visto dal cielo dedicato alle conferenze stampa) siamo riusciti a non bagnarci nemmeno una volta. Ha piovuto solo il martedì, ma nemmeno troppo a quando e come si riuscirà ad invertire la tendenza erano scolungo, e poi noi (mattinieri come sempre) eravamo arrivati in modi compagni di viaggio che inevitabilmente accompagnavafiera ben prima che la pioggia aprisse le danze. Lo zero-cento no ogni visitatore, e probabilmente più di qualche espositore. A dei goccioloni, questa volta, ci ha trovati al coperto. questo sfondo con pochi colori si aggiungeva per il mercato italiano la fine ufficiale delle attività per lo switch-off. Dal 4 di The day before luglio l’Italia è digitale, ed è quindi terminata la spinta (legislaGiovedì mattina, “il giorno prima”. Al Convention Center tiva) alla digitalizzazione; le aziende sono ben consapevoli che i RAI (Rijwiel en Automobiel Industrie, la storica associazione mercati potrebbero prendersi una pausa di riflessione. O per olandese dei produttori di biciclette ed automobili che ha orgariprendere il fiato. Tanto vale dirlo subito: nel campo dei pronizzato la prima fiera nel 1895) è giorno di seminari, e degli dotti, “la” novità dell’IBC2012, semplicemente, non c’è stata. ultimi lavori ai diversi stand. È anche il giorno delle conferenze Abbiamo visto molte cose interessanti, tecnologie di indiscutistampa, la prima occasione per cercare di capire che aria tira, bile pregio, idee brillanti e ben realizzate, ma la cosa che prima con che spirito e con che profilo le diverse aziende si presentenon c’era e che ci ha folgorato, quella no. Una IBC nel puro ranno a questa IBC. Via una, avanti con l’altra, terminiamo segno della continuità, dunque? Non proprio. Certo, una l’ultimo incontro che è quasi mezzanotte, e ci stiamo facendo prima lettura delle evidenze in quanto tali porterebbe proprio l’idea che l’IBC 2012 sarà una edizione “composta”, da capire in questa direzione. Ma a nostro avviso i messaggi da cogliere leggendo fra le righe. Attenzione: non una edizione “povera”, da questa edizione volano ben più in alto. E sono almeno due. ma una dove probabilmente il vero messaggio da cogliere non Le vere e grandi novità dell’IBC, probabilmente, non si vedevasarà quello che appare per primo. no e non si toccavano. Ma c’erano, eccome se c’erano! Venerdì mattina la fiera apre alle 10:30, noi siamo lì dalle otto C’era una volta il prodotto per le ultime conferenze, ma non solo: farsi un’idea di come i C’era una volta un convertitore di standard. Un oggetto impordiversi espositori passano gli ultimi istanti prima dell’apertura è tante, costoso, ingombrante. Era collocato in qualche punto di sempre molto utile per capire meglio una fiera. L’atmosfera è una sala apparati, e magari veniva usato poche ore al giorno. “da attesa”, nell’aria una giusta tensione, ma la sensazione che Non importa. I suoi unici compiti erano: “esserci” nel momentutto sia pronto è chiara e diffusa. Le aspettative erano molte, to in cui sarebbe servito, e portare a termine il proprio lavoro perlomeno quelle di cogliere da questa fiera un messaggio ben con la qualità attesa. Il modello di convertitore faceva la diffedefinito, il polso preciso del mercato. Con la perdurante incerrenza. A seconda del costruttore e del modello il convertitore tezza sulla situazione economica internazionale, i dubbi sul se,
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era più o meno affidabile, più o meno performante. Si sceglieva in base alle prestazioni ed al prezzo. Quello che c’era prima o dopo il convertitore non ne influenzava la scelta. “Come” lo si sarebbe usato, era una domanda a cui nemmeno si pensava: che diamine, qualunque macchina, quando serve, ci va un operatore davanti (fisicamente o tramite un comando remoto) e fa quello che deve fare. Poi, poco alla volta, le cose sono cambiate. Il passaggio ai segnali digitali ha portato con se una rivoluzione: più cose da fare (perché tanto col digitale è più facile), meno tempo per farle (perché tanto col digitale è tutto più veloce), meno soldi da spendere (perché tanto col digitale tutto costa meno), meno persone per fare tutto quanto, perché tanto col digitale….Spingere i pochi operatori rimasti a trasformarsi sempre più in criceti che corrono all’impazzata sulla loro ruota era una strategia col fiato corto. Efficienza, certo. Ma se poi il criceto stramazza, la ruota si ferma. L’edizione 2012 dell’IBC, come dicevamo, non ha visto novità clamorose di prodotto. Era tutta focalizzata sui processi. O workflow, come si chiamano in gergo. Dato per scontato che ormai tutto quello che diventerà un contenuto è fatto di bit (e, al massimo, se devo usare materiale di archivio conservato su nastro, come prima cosa lo converto in digitale su un file e poi il lavoro prosegue), e che a livello di bit è molto più facile trovare un linguaggio comune fra le diverse macchine che compongono la catena (se ci fate caso, le interfacce proprietarie stanno scomparendo), gli sforzi dei produttori si sono concentrati nella direzione di spezzare la corrispondenza rigida fra la macchina e la funzione. C’era una volta il convertitore di standard. Adesso c’è un server piuttosto potente, capace di eseguire diversi processi in parallelo. A seconda delle necessità, può fare da encoder, decoder, processore audio o video, convertitore di formato, di aspect ratio, e tutto il resto. Non si controlla da un pannello ma da una interfaccia web. Il passo successivo è il cloud. Invece di allocare ad un singolo server un certo numero di compiti, creiamo una server farm ed un sistema intelligente assegna capacità computazionale alla macchina o alle macchine che in quel momento la possono offrire. Una cosa per il live ha la massima priorità, se è una transcodifica che serve per domani la metto in coda e la farò magari stanotte. Si, perché un modello di flusso efficiente include anche un sistema di booking che controlla un sistema di scheduling: ma fa tutto la macchina, e in tempo reale ci dice quando potremo avere disponibile quello che abbiamo richiesto. Il passo ulteriore sono i sistemi collaborativi. La server farm è a Roma, l’archivio è a Milano, io sono un giornalista e ho finito adesso di seguire un evento a Perugia. Voglio cercare materiale di archivio perché ho appena fatto una intervista e mi è venuta un’idea eccellente per montarne il servizio. Prendo un qualsiasi dispositivo connesso alla
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rete, smartphone, tablet, PC, altro, mi collego all’archivio e cerco qualcosa che corrisponda alla mia idea. Due, tre parole chiave e ho la preview del momento esatto in cui su vari contenuti sorgente si trova una corrispondenza con quanto ho cercato. Do un’occhiata, mark-in mark-out, e mando al montatore la mia idea. Se io sono il montatore, e sono a Palermo, posso fare il lavoro completo, con grafiche ed effetti. In rete viaggiano solo proxies e metadati, il rendering è fatto dal server centrale. Il messaggio forte di questa IBC2012 è stato sui flussi di lavoro: il prodotto non c’è più, al suo posto c’è un modo per fare la stessa cosa inserendola in un flusso di lavoro che consenta la migliore efficienza all’intera struttura a cui appartengo. Non è solo una questione di velocità, ma di condivisione: le riprese di un evento sono contemporaneamente a disposizione di giornalisti, montatori, specialisti di grafica ed effetti. Posso montare un servizio per il telegiornale, uno per lo speciale della sera, uno per l’edizione internazionale, uno per il web e due o tre per le emittenti estere che me lo hanno richiesto. Tutto in parallelo e senza duplicazione dei contenuti sorgente, nessuno deve aspettare che l’altro finisca o fare copie di files. Più cose, in meno tempo, con meno fatica. Le proposte più interessanti di questa IBC2012 erano tutte incentrate sui modelli e sull’organizzazione del lavoro di produzione end-toend, partendo (e non è un modo di dire) da ciascuna delle camere di ripresa, dove un operatore ausiliario può inserire i metadati in tempo reale. L’obiettivo è sull’uomo: i compiti di routine (come la schedulazione di processi) o i controlli ciclici sono attività per le quali l’uomo non apporta un reale valore aggiunto. Affidarli ad una macchina libera tempo (fisico e mentale) per l’uomo, che può dedicare risorse intellettuali a compiti creativi. L’imperativo non è ridurre il personale, ma creare cose migliori: le stesse persone che prima spingevano sempre gli stessi pulsanti adesso hanno più tempo per pensare, per farsi venire idee nuove, per dedicarsi a realizzarle. La spinta all’efficienza, all’arrivare prima, a volte impone qualche compromesso sulla qualità. Qualche anno fa, avreste mai pensato di vedere in diretta su una rete nazionale le immagini riprese da un telefonino? Il valore dell’informazione si è nel tempo spostato dalla perfezione formale della confezione alla forza (anche emotiva) del contenuto e al tempismo con cui lo si rende disponibile. Come al solito, può piacere o meno, ma non accorgersene sarebbe pericoloso.
Qualche “assaggio” di news Abbiamo visto diversi prodotti e tante altre idee che ci sono piaciute. Vi ricordiamo brevemente quelle che ci sono sembrate più innovative, o con il maggiore potenziale. Non invenzioni che cambiano il mondo, ma che magari rendono più semplice lavorare. Efficienza, appunto. Ad IBC2012 due novità di punta sono state presentate da Rohde&Schwarz ed erano la versione di produzione dei trasmettitori ad alta efficienza basati sulla circuitazione Doherty (il prototipo era stato mostrato in anteprima all’ultimo NAB) e un nuovo sistema completo di head-end, l’AVHE100. Quest’ultimo ha destato un certo clamore: segna l’ingresso del costruttore tedesco in un nuovo settore di mercato,
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anche se, con l’avvento della televisione digitale, sempre più esperti erano convinti che il sistema di head-end, in quanto strettamente e funzionalmente correlato all’operatività dei trasmettitori (si pensi ad esempio al MIP inserter per consentire l’operatività SFN o ai sistemi di remux distribuiti) andava Binocle 3D considerato un elemento della catena di trasmissione, piuttosto che della banda base. Sulla presenza R&S certamente torneremo con dovizia di particolari nel prossimo numero di B&P, quando da Amsterdam estrapoleremo novità, soprattutto riferite al mondo della trasmissione. Solo qui lasciateci Triaxes 3D Sisvel Technology citare anche il trasmettitore “ducted air” di ABE e quello ad alta efficienza di Thomson, che non è basato su tecnologia Doherty ma sulla modulazione del power envelope.Venendo ad altri ambiti, segnaliamo la suite di Binocle 3D per verificare e correggere prima della ripresa i parametri fondaMiomni mentali della stereoscopia. Il sistema 3D senza occhiali di Triaxes esposto allo stand Sisvel Technology. Il sistema sviluppato da EBU per testare in tempo reale le caratteristiche di emissione degli illuminatori LED, restituendo “al volo” la mappatura da importare nel sistema di Net Insight color correction per ripristinare il cromatismo desiderato. L’alimentazione phantom per camcorder “Video Ghost” di BHV Broadcast per impiegare i camcorder “stand alone” (a batteria) all’interno di produzioni stazionarie. L’obiettivo zoom 10x motorizzato per microcamere Z10HDCF di ResolveOptics, il sistema Miomni per portare anche il più piccolo produttore video nella prima fila dei contenuti delle smart tv, Il “Time Transfer” di Net Insight per le reti SFN senza GPS esteso a reti IP. Infine abbiamo intercettato tante storie di successo della radio digitale realizzate anche in Australia e nel Regno Unito, il nuovo standard per la trasmissione di segnali 3D, e tanto altro
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ancora. Anche di questi importanti capitoli parleremo diffusamente nel prossimo numero di Broadcast&Production.
Gli italiani ad Amsterdam Dedichiamo poi un plauso agli italiani “che c’erano”. Il mondo sta cambiando, la velocità delle tecnologie è da scheggia impazzita, non solo la velocità con cui avanzano, ma soprattutto la velocità con cui cambiano direzione. Essere nei luoghi dove la tecnologia forse non si decide, ma sicuramente si rivela, è fondamentale: le decisioni vanno prese qui, perché è qui che si può capire da che parte andrà il nostro mondo se non fino al NAB, almeno fino al CES di gennaio. È una sensazione spiacevole constatare che ai grandi eventi internazionali la presenza di visitatori italiani è sempre più rarefatta. Non va bene: non esserci, oltre alla cosa in sé, è un messaggio chiaro e negativo che si manda alle diverse aziende produttrici, soprattutto quelle straniere. Da alcuni anni è piuttosto diffusa fra i "grandi" la tentazione di pensare che il mercato italiano non meriti più di essere considerato fra le loro top priority. Ne abbiamo avuto più di una conferma anche a questa edizione dell'IBC, chiacchierando lontano dai microfoni. Dobbiamo smontarla, dalla base, o almeno cerchiamo di fare tutto il possibile per riuscirci. Le rappresentanze in Italia di queste grandi aziende fanno un eccellente lavoro in questo senso, ma al di là del loro impegno sta agli utilizzatori fare arrivare un segnale positivo: le ristrettezze di budget non devono tradursi in crisi di interesse. Le aziende possono comprendere molto bene una penuria economica, che fra l'altro va ben al di là dei confini nazionali, ma non riescono a difendere una posizione in palese mancanza di interesse. Anche per questo motivo ci ha fatto un grande piacere vedere ai padiglioni dell’IBC, oltre ad alcuni esponenti di aziende piccole o medie (ma evidentemente di grande lungimiranza), anche diversi responsabili delle "grandi" aziende del broadcast italiano. È davvero sempre più fondamentale che gli italiani vadano alle fiere a presenziare e a farsi vedere: le risorse di tutti sono limitate, ed chi opera su vari mercati le destina secondo una questione di priorità. diversamente arriveremo a fare ordini via web, in e-commerce e pagamento carta di credito, molto prima di quanto potremmo aspettarci.
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L’IBC e la quadratura dei numeri Tema: quanta gente c'era quest'anno all'IBC? Le cifre ufficiali raccontano il record assoluto di affluenza: 50.937 visitatori per l’edizione 2012, contro il precedente record di 50.462, registrato lo scorso anno. Pressochè la totalità degli espositori italiani (e non solo) ha detto "Buono, bene... ... anche se c’è decisamente meno gente". Dunque, chi ha ragione? In teoria sarebbe tutto molto facile: mentre dopo il NAB bisogna attendere alcuni giorni prima di avere le stime “provvisorie” sull’affluenza dei visitatori, dopo l’IBC è subito tutto online, in una pagina dedicata del sito ibc.org. E non mettono nero su bianco solo il totale dei visitatori, sia mai che qualcuno possa pensare a numeri da estrazione del lotto: scrivono chiaro e tondo anche la stratificazione percentuale (ben approfondita) su ruolo aziendale e tipologia dei visitatori. L’ente organizzatore, che ha diffuso i dati, precisa che i numeri sono riferiti ai visitatori che hanno effettivamente varcato i cancelli della fiera, rilevati alle emettitrici dei badges elettronici. Il numero complessivo delle registrazioni, infatti, è pari a 80.072. Venerdì, ad essere sinceri, non ci avremmo contato. La fiera ha aperto i battenti alle 10:30, ma evidentemente pochi lo sapevano. Nessuna ressa all’ingresso, nessuna coda per ritirare i badge, niente che possa ricordare le folle che alle nove di mattina premono per entrare al NAB. E, difatti, venerdì mattina si sarebbe potuto girare con
Webcast&Production Durante questa IBC, c’è stato il “battesimo del pubblico” per il primo numero di Webcast&Production, una nuova pubblicazione a supplemento di Broadcast&Production (quattro numeri annuali) che abbiamo presentato anche a diversi espositori non italiani. W&P era in distribuzione insieme a tutte le altre riviste del Gruppo presso gli stand di NewBay Media, il nostro editore. W&P, che in versione digitale viene proposta a circa 4mila addetti ai lavori del mondo audiovisivo online, ha raccolto un coro unanime di plauso e, anche, di entusiasmo. Il commento più ricorrente è stato: "Era ora!". Le copie sono andate rapidamente esaurite. Un ottimo inizio. Si legge su www.webcastproduction.it
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i rollerblade. Sabato e domenica, invece, una affluenza gagliarda ha evidentemente premuto sull’acceleratore dei numeri. Lunedi di buon livello, confermando il buon risultato dei due giorni precedenti, martedì di decompressione, come al solito. Non sappiamo chi abbia ragione. Non che sia andata male, assolutamente no, ma empiricamente, quasi tutti coloro con cui abbiamo parlato hanno detto di avere l'impressione di un terzo circa di visitatori in meno. Noi non concordiamo con l’immagine di un -33%, ma effettivamente la sensazione di “meno visitatori” è chiara e ben presente. E allora? Vediamo una possibile spiegazione. Non è ad ora nota la percentuale di espositori sul totale degli accessi. Non deve sorprendere che gli espositori vengano conteggiati nel totale dei visitatori: le aziende non mandano persone alle fiere solo per presidiare gli stand, ma anche e soprattutto per guardarsi intorno e cogliere quanto sta accadendo. Fino allo scorso anno, il rapporto fra espositori e visitatori (esponenti di aziende non espositrici) era di circa 1:2. Per capirci, lo scorso anno erano circa 18.000 espositori e 32.000 visitatori. Abbiamo avuto la sensazione che, quest’anno, la presenza di persone da parte degli espositori sia aumentata. Vedremo la ripartizione ufficiale (al momento, e siamo ai primi di ottobre, questi dati non sono ancora disponibili) ma se questa ipotesi fosse confermata, saremmo in presenza di aziende che, pur protagoniste, si guardano intorno, cercano idee, di raccogliere indizi, di capire. Sarebbe una delle migliori reazioni possibili in tempi di una crisi che, inutile dirlo, era nell’aria e si vedeva. Una riprova banale? I gadget erano praticamente inesistenti.Però, record o non record, il tracollo che tanti temevano non c'è stato. La gente c'era, eccome, sicuramente a livello (e anche più) di diverse edizioni del passato che nessuno si sarebbe sognato di archiviare come un fiasco. Ottima la copertura da parte degli espositori: non si notavano assenze "eccellenti" e gli stand con allestimento del tipo "ci crediamo poco" erano davvero a livello fisiologico. La qualità ed il profilo dei visitatori erano sicuramente validi, a giudicare dal tempo dedicato ai diversi stand e dal tipo di interazione che si sviluppava con gli espositori. In diminuzione sul totale il numero di studenti, giornalisti e consulenti. In aumento gli executive di livello intermedio e i capi dipartimento, le due categorie che più spesso firmano l'ordine o fanno in modo che sia firmato. Altro dato interessante: sia la scorsa edizione dell'IBC che l'ultima del NAB sono state caratterizzate da un'affluenza vistosamente non omogenea fra i diversi padiglioni: di buon livello dalle parti della radiofrequenza, letteralmente da stadio negli antri della grafica e della post-produzione. All'IBC2012 invece la situazione era molto più equilibrata: non si notavano zone che, a confronto di altre, apparivano "vuote". Pure lungo i corridoi dedicati alla stampa non mancavano i capannelli di visitatori che si soffermavano a sfogliare e a commentare questo o quel giornale.
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NewBay VIP Dinner
Una novità di quest’anno è stata rappresentata dalla cena esclusiva alla quale la nostra casa editrice NewBay Media ha invitato un centinaio di rappresentanti di aziende operanti nel mondo del broadcast a livello internazionale. Durante alcune ore di puro relax è stato possibile gustare la tradizionale cena Rijsttafel, in tipico stile olandese, e chiacchierare di questioni inerenti l’industria radiotelevisiva vista dai differenti Paesi, ma anche semplicemente incontrare vecchi amici e colleghi, così come stringere nuove relazioni in un clima di rilassato networking. Nelle immagini: sopra il presidente di NewBay Media Lcc Steve Palm mentre saluta gli intervenuti e a sinistra in uno scatto con il direttore responsabile della nostra rivista, Andrea Rivetta.
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FORUM TV DIGITALE
La Tv è andata a prendere il garbo a Lucca Nell’Italia degli ottomila borghi e degli infiniti campanili è normale che a un detto popolare vengano associati più significati. A noi piace intendere questo motto come “andare a cercare qualcosa dove se ne trova in abbondanza”. Ebbene, se l’aspirazione era raccogliere pensieri, stimoli e prospettive sull’evoluzione dei sistemi digitali per la televisione, e per le comunicazioni visive in genere, la nona edizione del Forum Europeo sulla Televisione Digitale si è rivelata l’occasione giusta È strano iniziare a raccontare All’ingresso dell’evento di un evento legato alla tecnoil mezzo mobile M-Three Satcom logia parlando di una passegequipaggiato Ka-Sat giata nel centro storico di una delle più affascinanti città di questa nostra Italia. Ma l’evento è così intimamente legato a Lucca, al suo tessuto urbano ed architettonico, al suo humus, che facciamo fatica a immaginarlo da un’altra parte. Non è per una chiusura, è qualcosa che ben consapevole delle proprie radici, e forte di queste, si apre al mondo, si confronta, si mette in discussione, e ne riceve gli stimoli. Niente meglio della descrizione di Lucca rende l’idea di come il visitatore si sia sentito più che ricevuto, accolto, da una città e da un ambiente che aiuta la mente a distendersi e ad aprirsi agli stimoli ed ai messaggi che arrivano da quello che circonda. Arriviamo alla stazione ferroviaria. ti. Ecco: non è un ambiente che freme di tensione, con persone che si affannano e carrelli che vanno da tutte le parti. È un Una brevissima passeggiata nel mondo normale, e arriviamo ambiente dove le diverse persone stanno facendo ciò che devoalla cinta muraria di Lucca. Appena oltre, tutto cambia. Anche no con la serena certezza che, al momento giusto, ogni cosa i nomi delle strade suggeriscono che “di là” la vita si svolga sarà al suo posto. secondo canoni dettati molto tempo fa, quando la dimensione del fare era successiva (e conseguente) alla dimensione del penPrologo elegante sare. Via del Peso. Persone a piedi e biciclette. A breve distanza si apre davanti a noi Piazza Napoleone, ed il Teatro del Giglio è La sera è il momento della cena di gala e poi dello spettacolo “Flamenco Tango Neapolis”, offerti da Eutelsat. Il Teatro del come acquattato sulla nostra destra, quasi a fare la guardia. Giglio era gremito in ogni ordine di posti non solo dai parteciTradizione si, ma nel segno della modernità. Il Teatro è precepanti al Forum, ma anche dai cittadini di Lucca, a ulteriore duto sulla piazza da una moderna tensostruttura climatizzata, a segno dell’accoglienza che la città ha voluto riservare a questa mo’ di pronao. Vi si trovano gli stand di alcune delle aziende manifestazione. Il dopo-teatro, con passeggiata nel centro storiche hanno sostenuto la manifestazione, fra le quali ricordiamo co, drink e chiacchiere in una delle piazze della città, era un BLT, Eutelsat, M-Three Satcom, SES e Sisvel Technology. prologo impagabile alla manifestazione che sarebbe iniziata la L’evento inizia fra poco, con la cena di gala ed uno spettacolo mattina del giorno successivo. teatrale, e i vari addetti stanno terminando i diversi allestimen-
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I lavori del Forum sono stati aperti dal saluto del sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, che si è intrattenuto sul palco con Andrea Michelozzi ripercorrendo gli anni trascorsi dalla prima edizione del forum e prefigurando l’appuntamento del 2013. A seguire, il forum di discussione intitolato “Digitale motore di sviluppo”. Vi partecipavano Antonio Arcidiacono di Eutelsat, Enzo Argante di Nuvola Verde e Sabino Titomanlio di Toscana Spazio. Ne è emerso un domani nel quale i motivi conduttori saranno tre. La sempre maggiore richiesta di qualità di visione premierà gli operatori che investiranno costantemente nelle ultime frontiere della tecnologia, fra cui i sistemi Ultra-HD recentemente “normalizzati” anche dall’ITU. Il multisupporto sarà la chiave di volta per conservare (o addirittura per stimolare) in territorio broadcast tutte le richieste di complementarità che i dispositivi come i tablet PC rendono ormai naturali. Anzi, questi ultimi sono protagonisti di un curioso fenomeno inter-generazionale. Fino al recente passato i teenager tendevano ad abbandonare il soggiorno (luogo dove si riuniva la famiglia per guardare la televisione) per rifugiarsi nella propria stanza. Il tablet PC li sta riportando in soggiorno, perché ognuno ha la possibilità di personalizzare a proprio piacimento la visione senza interferire (più di tanto) con la fruizione del contenuto principale. Il vantaggio innegabile per i broadcasters è che il comune “filo del discorso” rimane quello che fluisce sulla “televisione”, lo schermo principale, che regge quindi ancora saldamente le redini del gioco. La televisione del domani viene sempre più percepita come non lineare: gli stimoli più efficaci al consumatore arriveranno sia dalla facilità con cui essi potranno trovare disponibile un generico contenuto di proprio interesse, meglio se caratterizzato da una elevata qualità audio/video, che dalla possibilità di avere facilmente disponibile la registrazione di tutto quanto è andato in onda sui diversi canali negli ultimi giorni. Una curiosità, molto significativa: per illustrare il modo in cui (a loro parere) evolveranno a breve le abitudini del pubblico ed il mercato, diversi intervenuti hanno raccontato modi di fare dei propri figli adolescenti o pre-adolescenti: un bel modo di rimettere i giovani al centro dell’attenzione, considerandoli un attendibile specchio di quel che sarà. Non è scontato in un ambiente, quello televisivo, che spesso ha avuto la tentazione di autoreferenziarsi, considerando i giovani come qualcosa “da orientare”. Non sono poi mancate le bacchettate agli operatori della banda larga, che gli ospiti sul palco considerano un non-problema, stante la facilita tecnica con cui potrebbero essere soddisfatte le necessità dell’intero Paese, e agli amministratori locali e nazionali, per gli scarsi investimenti nel campo delle infrastrutture dati, cui fanno da contraltare spese di ordine di grandezza molto superiore in settori che non avrebbero la medesima efficacia nell’evoluzione del Paese.
Michelozzi e Tambellini
nuovi televisori 3D appaiono sul mercato e un numero sempre maggiore di persone ne acquista uno per la propria casa. Il 3D Focus ha da poco effettuato un approfondito lavoro di ricerca presso i consumatori d’oltremanica. Come era lecito attendersi, in questo momento i consumatori considerano più importante la disponibilità di contenuti in alta definizione. Tanto premesso, un notevole aiuto al 3D è venuto dalla recente standardizzazione dei formati fra i diversi operatori.I consumatori hanno una chiara richiesta per la televisione tridimensionale: vogliono essere stupiti, da contenuti che siano belli, emozionanti, e con una grande efficacia dell’effetto tridimensionale. Tutti concordi nel ritenere che la fruizione senza occhiali, quando sarà disponibile, sarà il vero punto di svolta per l’affermazione della tridimensionalità. Il tema considerato dolente dei costi di produzione per i contenuti 3D è stato ampiamente ridimensionato: con gli ultimi sviluppi delle apparecchiature di ripresa e di produzione, il costo per produrre un evento in 3D non è significativamente diverso dal costo per una produzione convenzionale: per cui la scelta della modalità inizia ad essere un tema di marketing, più che di fattibilità tecnica o di sostenibilità economica. “Il digitale apre al mondo” è stato il panel caratterizzato dalla maggiore internazionalità degli interventi, con la presenza di Annika Nyberg di EBU, Marcel Avargues di Era (Electronic Retailing Association), Alex Mestre dell’iberica Abertis Telecom, e Itzik Woda di Viaccess-Orca. Annika Nyberg (foto sotto) ha subito ampliato il campo d’azione della discusAnnika Nyberg
Tempo di forum Il forum di discussione “The 3D experience” ha visto confrontarsi sul palco Roberto Dini, “patron” di Sisvel Technology, David Price di Ericsson, Jonathan Tustain del 3D Focus, Sergio Duretti di CSP e Sebastiano Trigila di HDForum. Subito frizzante l’avvio, con le mirate punzecchiatine di Roberto Dini (Sisvel Technology ha creato il Tile Format, per la distribuzione simultanea di contenuti 2D e 3D con la massima qualità dell’immagine). Le opinioni degli esperti sugli sviluppi e sulle potenzialità del 3D, perlomeno in ambiente domestico, sono contrastanti, ma è un dato di fatto che sempre
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REPORT EVENTI ▲ ▲ ▲
FORUM TV DIGITALE zate per gli eventi più significativi, come i recenti campionati europei di calcio. Completavano il panel Andrea Mattei di Class Editori e Giangiacomo Olivi di Atdi. Le conclusioni finali hanno visto sul palco Alessandro Luciano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni e Vincenzo Lobianco di Agcom. Al termine dell’evento, Andrea Michelozzi ha salutato i presenti rivelando una particolare anteprima: la decima edizione dell’evento si dovrebbe tenere sempre a Lucca, ma togliendo dal nome la parola “televisione”. “Non per sminuire l’importanza di questo strumento - ha detto Michelozzi -, ma per sottolineare invece la versatilità e la trasversalità che possono e devono avere i contenuti video in quest’epoca così fluida. La televisione non più come scopo, ma come elemento (pur fondante) di un sistema di comunicazione di raggio sempre più ampio”. L’ultima edizione del Forum Europeo sulla Televisione Digitale si è conclusa quindi fra gli applausi degli intervenuti.
sione: va benissimo parlare di televisione digitale, “ma perché solo la televisione? A mio parere uno degli strumenti che dovrebbero essere digitalizzati appena possibile è la radio”, ha detto, e non possiamo fare a meno di sottolineare le potenzialità espressive e di audience che ne deriverebbero a questo strumento così antico ma così attuale, visto che nulla è ancora stato in grado di sostituirlo. Secondo la signora Nyberg, oggi si parla molto di modalità ibride, chiamate di volta in volta “Hybrid broadcasting” o “Connected TV”, e si mette la modalità broadband al centro di ogni discorso sull’evoluzione delle modalità di fruizione. Ma il dato di fatto è che ad oggi non siamo in grado di migrare integralmente la televisione, e nemmeno la radio, sulla modalità broadband, e non lo saremo per molti anni a venire. Per cui grande attenzione dovrà essere dedicata da tutti gli attori del mercato broadcast agli strumenti e alle modalità che consentiranno una fruizione “integrata”, dal “second screen” alle “smart tv”. ERA è l’associazione delle emittenti e dei produttori di contenuti di vendita a distanza. Un ambito generalmente non in cima alla considerazione dei puristi del broadcast, ma dopo l’intervento di Marcel Avargues qualcuno dei presenti potrebbe aver cambiato idea. Avargues ha infatti raccontato come è stata un’emittente di vendite a distanza a sollecitare per prima lo sviluppo e l’adozione dell’interattività attraverso piattaforme complementari (web/IP) a quella di diffusione del segnale principale: la felice intuizione di un responsabile vendite di questa emittente ha colto la dimensione delle opportunità commerciali che ne sarebbero derivate mettendo gli spettatori in grado di fare “clic” e così approfondire (o addirittura ordinare) il prodotto che stavano osservando. “Siamo stati noi ad andare da chi produce sistemi a dire ‘ci serve che sviluppiate questa cosa’, non loro a venire da noi cercando di spiegarci l’idea che avevano avuto”, ha rivendicato Avargues con comprensibile soddisfazione. Il successivo panel “L’Italia digitale” ha ripercorso questi (lunghi) anni di migrazione dalla televisione analogica a quella digitale; sul palco, alcuni fra i protagonisti di questo percorso, che nelle diverse edizioni del Forum si sono incontrati a Lucca per fotografare di volta in volta lo stato dell’evoluzione. Una panoramica che ha ricordato: le primissime riunioni per lo switch-over della Sardegna (sono passati ormai sei anni!), il duplice ruolo di Dgtvi (Andrea Ambrogetti), istituzionale con gli operatori e le Autorità e pubblico con i diversi “bollini” che nel tempo hanno guidato le scelte dei consumatori per i decoder ed i televisori, il contributo dei sistemi satellitari (Renato Farina di Eutelsat e Pietro Guerrieri di SES) alla realizzazione delle reti DVB-T e la realtà ormai consolidata di TivùSat, fino alle nuove sfide cui la tecnologia chiama tutti gli attori del broadcasting (Gianluca Stazio di RAI), con le nuove “app” per “Connected Tv” realiz-
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Eutelsat investe ancora L’amministratore delegato di Eutelsat Italia, Renato Farina, intervenuto al Forum Europeo sulla Tv Digitale, ha confermato gli impegni del Gruppo in Italia, con particolare attenzione a quelle zone del paese ancora in Digital Divide. Farina ha sottolineato: “In questo momento siamo accanto al sistema paese per farlo crescere e il nostro forte impegno è quello di abbattere il digital divide: nei prossimi mesi faremo ancora più di quello che già stiamo facendo oggi per supportare il mercato”. Eutelsat Communications è uno dei “pionieri” del digitale, con una campagna iniziata nel lontano 1997 e con il primato di aver completato per primo lo switch off dall’analogico al digitale dei canali satellitari. Attualmente, solo nella posizione Hot Bird a 13 gradi est sono presenti più di 1100 canali, mentre sono circa 9 milioni gli utenti in Italia che ricevono le trasmissioni via satellite da Eutelsat. “Il satellite è “democratico” perché permette di usufruire di tutte le piattaforme ha aggiunto Renato Farina, specificando che -. Adesso la grossa sfida è sui contenuti, che devono essere live, stimolanti e a basso costo e ora, grazie al satellite KASAT di Eutelsat, siamo in grado di offrire contenuti di qualità a costi ridotti. Eutelsat guarda sempre avanti dal punto di vista dell’innovazione e della tecnologia. Sulla nostra flotta c’è già un canale in 3D, stiamo guardando al 4k e continueremo a sostenere la conversione dei canali SD a HD”. Al Forum, Eutelsat è stata presente nell’area espositiva con una stazione per livedemo di NewsSpotter - la soluzione professionale per il newsgathering - grazie alla collaborazione con il proprio partner M-Three Satcom. NewSpotter è la piattaforma progettata specificatamente per estendere le opportunità del newsgathering con l’utilizzo di terminali facili da montare e a costi contenuti. Informazioni: www.eutelsat.it
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Londra 2012: olympic broadcasting L'host broadcaster OBS Olympic Broadcasting Services ha distribuito l'intero evento nel mondo intero utilizzando tutte le piattaforme tecnologiche disponibili. Reportage esclusivo da Londra di Andy Stout L'appuntamento olimpico di Londra 2012 verrà ricordato come le "Olimpiadi digitali". Poco prima dell'apertura dei giochi il comitato organizzatore dell'evento ha dichiarato di aver previsto fino a 1 miliardo e 500 milioni di visite al proprio sito Web, e ad oggi si stima che i giochi siano stati effettivamente seguiti online da oltre 1 miliardo di persone nel mondo intero, attraverso una quantità di piattaforme che mai come questa volta è stata vasta ed eterogenea: dai classici (ma fino a pochi anni fa non lo erano) servizi IPTV fino ai sempre più innovativi servizi che forniscono dati e informazioni sugli eventi sportivi. Un volume impressionante, che in qualche modo dalla misura dell'evoluzione che ha interessato il settore della produzione degli eventi sportivi negli ultimi anni. Ma pure considerando queste realtà in crescita libera, le Olimpiadi di Londra 2012 sono prima di tutto state, come sempre, un evento televisivo: il broadcast che conosciamo alimenta anche le diverse forme di fruizione on-line, e poi va detto che questa edizione dei giochi è stata sicuramente la più ampia ed estesa che si sia mai svolta.
HD, sempre e comunque Dopo avere co-prodotto l'edizione di Pechino 2008 con la televisione di Stato cinese, Londra è stata la
prima occasione EVS cuore dell’OBS in cui l'Olympic Broadcasting Services (OBS), nel ruolo dell'host broadcaster, ha dovuto mostrare al mondo intero quello che era in grado di fare. E non si è certo tirato indietro: già prima dell'inizio dell'evento le forze in campo erano impressionanti: 5.500 persone in gioco per Stratford ha garantito una produrre oltre 5.600 ore di superficie di lavoro pari a diretta, una copertura HD 48.000 metri quadri. realizzata impiegando mille Numeri impressionanti, ma a camere ad alta definizione ben guardare l'incremento dislocate presso i diversi siti rispetto all'edizione del 2008, delle competizioni e collegate pur sensibile, non è tale da a 52 regie mobili, la maggior stravolgere il quadro complesparte delle quali provenivano sivo: si è passati a mille camedall'Europa continentale, in re dalle 900 dell'edizione prequanto i mezzi "nazionali" ed cedenti, e a 5.600 ore di i relativi service di produziocopertura live dalle 5.000 di ne erano impegnati nella Pechino. copertura dei diversi eventi I sistemi tapeless realizzati sportivi che normalmente si all'interno dell'IBC per supsvolgono nel Regno Unito portare l'intera produzione durante l'estate. A dare man erano costituiti fondamentalforte alle risorse impiegate si mente da apparati Avid ed sono aggiunti circa 13.000 EVS. I sistemi Symphony e fra tecnici e specialisti proveMedia Composer sono stati nienti dai broadcasters dei entrambi utilizzati per l'edidiversi paesi, la gran parte dei ting, ed il sistema di asset quali sia trovata a lavorare management Avid Interplay nello sterminato Production ha curato la disInternational Broadcasting tribuzione dei diversi mateCentre (IBC) la cui sede di riali.
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Il sistema di media server era costituito da 12 macchine EVS XT3 per la registrazione dei contributi live, abbinati a un nearline server EVS XstoreSAN 360 TB. Sempre di EVS era il sistema di accesso remoto al materiale di archivio, che consentiva di accedere a quanto presente in sede mondo, e anche 50 postazioni di IPDirector, per il logging iniziale e la preparazione rapida degli highlights. Delle 1000 camere che costituivano la sorgente principale dei contenuti conservati nei sistemi di archivi tapeless, la parte del leone la facevano le Sony 1500 e le Grass Valley LDK8000, che peraltro sono le camere più utilizzate in Europa per le riprese esterne. Le posizioni di tutte le camere erano già state definite nel corso dei
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test svolti nel 2011; non solo per le mille camere destinate alle riprese dei circuiti internazionali, ma anche per le eventuali postazioni da rendere disponibili (a pagamento) per eventuali broadcasters stranieri che volessero riprendere le performance dei propri beniamini nazionali. OBS ha scelto di tenere riservate le proprie scelte per quanto riguarda le attrezzature utilizzate per le riprese più specializzate, ma come prevedibile alcuni nomi sono lo stesso trapelati. Ad esempio si dà per buono che per le riprese del nuoto sincronizzato sia stato impiegato il sistema Twinscam di NHK, caratterizzato da algoritmi di processamento delle immagini in grado di tradurre le riprese effettuate sia fuori che sotto il livello dell'acqua in una sola immagine. La copertura degli eventi che tipicamente si
svolgono al di fuori di ambienti delimitati (ad esempio canottaggio, le gare di mountain-bike e gli sport equestri) è stata assicurata con un massiccio impiego di mezzi aerei. Anche l'impiego di apparati di Ultra-Slow Motion ha visto un significativo incremento in questa edizione dei giochi olimpici: circa 50 canali, distribuiti fra i cavalli di battaglia di Digital Video Sud (Francia), Live Motion Concept (Germania) e NAC (Giappone), con cadenza di riprese variabili fra 600 e 1000 fotogrammi al secondo, in base alle condizioni di illuminazione.
3D, Super Hi-Vision e anche... Il 3D è stato un sicuro protagonista anche prima dell'inizio dei giochi: man mano che si avvicinava la data di
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apertura ufficiale, il numero di ore previste per le produzioni 3D aumentava sempre più. Alla fine il dato consuntivo è stato nell'ordine delle 230 ore, realizzate impiegando 33 camere in totale, fra camcorder 3D e sistemi a rig, utilizzate da sei equipaggi di ripresa. Per il 3D è stato previsto un sistema di produzione dedicato. Le diverse camere 3D erano collegate a mezzi mobili riservati esclusivamente a questo tipo di riprese, e collegate direttamente all'unità di produzione 3D collocata all'interno dell'IBC. Era presente anche un mezzo mobile speciale, arrivato direttamente dal Giappone, collegato a molte meno camere (tre) ma dotate di sistema di riprese Super HI-Vision, che è stato riservato a “pochi eletti”: i soli punti di visione SHV allestiti erano sei schermi pubblici da 50 pollici, collocati nel Regno Unito ed in Giappone, oltre a due schermi installati all'IBC e nella città di Washington. Questo tipo di segnale richiede una capacità trasmissiva davvero enorme: pensate che per far giungere il segnale fino al Giappone è stata utilizzata una rete basata su network universitari, per la grande capacità che queste infrastrutture (normalmente utilizzate a scopi di ricerca) possono consentire. Per distribuire il segnale
all'interno del circuito olimpico è stata utilizzata fibra dedicata, mentre per raggiungere i diversi schermi del Regno Unito il segnale è stato incapsulato in due distinti Transport Stream MPEG. Per poter essere registrato, il segnale originale, pari a 16 volte la risoluzione di un segnale 1080i, veniva convertito in otto segnali 1080p, poi registrati da 16 registratori che lavoravano in parallelo.Tutti i segnali (diversi dal Super-Hi Vision) destinati ad essere distribuiti all'esterno dell'OBS transitavano dal Transmission Center, dal quale partivano tutti i circuiti di ritorno verso le varie sedi di eventi o altri siti dove fosse necessario disporne. Ma il lavoro dell'OBS non si limitava solo a questo. Undici canali HD sono stati costantemente distribuiti criptati via satellite verso il mondo intero: 10 erano dedicati alle riprese in diretta di eventi olimpici e l'undicesimo era un canale di news H24 relative all'evento. Secondo le stime di OBS questo pacchetto di canali (da solo) ha distribuito per il mondo intero oltre 2500 ore di riprese in diretta e 500 ore di contenuti lavorati e highlight. OBS ha fornito anche quello che viene chiamato il "Broadcast Data Feed" ai diversi broadcaster collegati, composto essenzialmente da
un flusso dati che comprende tutte le informazioni correnti relative agli eventi in corso (orari, composizione delle batterie, risultati, medagliere e altro) insieme a diverse informazioni di servizio utilizzate dai broadcaster collegati per la gestione, la messa in onda dei contenuti e l'interazione con il centro stesso e di sistemi di distribuzione utilizzati da IBC. Può sembrare un contributo di secondo piano, ma è grazie a questo genere di informazioni, combinate con i servizi del tipo di quelli forniti dallo specialista italiano dei dati deltatre, che i diversi broadcaster hanno potuto offrire ai
Roger Mosey
propri clienti i contenuti "second screen". Il risultato di tutti questi sforzi è stato una copertura completa in diretta ed in HD di ogni istante di ogni evento che si è svolto in qualunque luogo fra quelli protagonisti delle Olimpiadi. La televisione a definizione standard non ha avuto diritto di cittadinanza a Londra 2012. Operatori come la BBC e Sky sono arrivati a distribuire fino a 24 canali HD in diretta ed in contemporanea. Si calcola che, nel mondo intero, qualcosa come 3 miliardi e mezzo di persone hanno guardato, almeno in parte, uno degli eventi che si sono svolti a Londra 2012 utilizzando la vecchia e cara televisione lineare. Circa metà della popolazione mondiale. Il direttore di produzione della BBC per le Olimpiadi 2012, Roger Mosey, foto a sinistra, sintetizza così: "è normale farsi prendere dall'euforia e viaggiare sul vento delle tecnologie più avanzate e sofisticate, ma in ogni caso il ruolo della televisione è rimasto centrale e fondamentale. Siamo sicuramente molto soddisfatti del nostro percorso di evoluzione tecnologica, ma non possiamo dimenticare che il maggiore risultato di tutto il nostro lavoro era l'appuntamento fisso delle nove di sera su BBC One”.
La copertura di NBC Olympics: broadcast, via cavo e on-line raccontata in diretta
Dave Mazza
Lo staff che NBC Olympics ha inviato a Londra per la produzione dei giochi olimpici era di assoluto rispetto: più di 1500 professionisti esperti in questo tipo di eventi, quasi dei veterani, capitanati da Dave Mazza (responsabile tecnico di NBC Olympics - foto a sinistra), 48 B R O A D C A S T
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Terry Adams (responsabile tecnico per NBC delle attività presso IBC) e Chip Adams (responsabile tecnico NBC per le riprese sportive esterne). La rivista TV Technology, consorella americana di Broadcast&Production, li ha incontrati per un'intervista •
esclusiva ad avvio lavori. TV Technology: eccoci qui. Quella che s’è promessa di essere la più grande edizione dei giochi sta per iniziare. Qual è la più grande sfida che vi troverete ad affrontare? Mazza: NBC Universal assicura più di 5500 ore di
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copertura durante l'intero svolgimento dei giochi di Londra 2012, attraverso le varie reti NBC, NBC Sports, MSNBC, CNBC, Bravo, Telemundo, NBCOlympics.com (tutt’ora accessibile e pieno di contenuti), due canali specializzati e un'inedita piattaforma 3D. È un livello di copertura mai realizzato, che va ben oltre ogni precedente evento olimpico. Il nostro team è incaricato di realizzare la piattaforma tecnica per produrre, distribuire e gestire la mole di contenuti di questo genere. È un progetto enorme, ma per noi è anche una grande opportunità. TV Technology: dal punto di vista della produzione, è possibile confrontare questi giochi con gli analoghi eventi che si sono tenuti nel passato a Vancouver e a Pechino? Mazza: il numero complessivo di ore di copertura assicurate a questa edizione dei giochi è molto superiore a quanto abbiamo fatto per Pechino, sono quasi duemila ore in più (oltre 5.500, contro 3.600). Sembra un numero come un altro, ma corrisponde a 231 giorni di copertura. Per la prima volta in assoluto, NBCOlympics.com trasmette in diretta ogni evento di ogni sport. In totale questo sito distribuisce in diretta più di 3500 ore di programmazione, compresa la cerimonia di premiazione per tutte le 302 medaglie che verranno attribuite. Per fare il confronto con Pechino, NBCOlympics.com aveva allora distribuito in diretta 25 specialità sportive e 2200 ore di programmazione. Abbiamo due nuove applicazioni, specifiche per dispositivi mobili e tablet PC, una focalizzata sullo streaming live, l'altra su brevi highlight, programmi di gara, risultati e statistiche. Come nelle edizioni precedenti, è
preziosa la collaborazione con OBS che fornisce a NBC la parte essenziale della copertura. OBS ci consegna il feed che rappresenta la copertura internazionale di ogni evento e di ogni venue. Noi ovviamente integriamo questi contenuti, ma ovviamente le nostre risorse e il nostro personale è focalizzato ad assicurare la copertura di eventi a cui partecipano atleti degli Stati Uniti e a raccontare le loro storie. Abbiamo anche diverse persone che sono impegnate nella produzione dell'Olympic Zone show, che comprende diversi contributi giornalieri utilizzate dalle emittenti affiliate a NBC per ricavarne i propri highlight destinati sia ai programmi olimpici che queste emittenti realizzano in proprio che per ricavare immagini e informazioni sugli atleti originari del territorio nel quale operano queste emittenti.
ed il tennis (fino a cinque campi diversi). Ad esempio, durante la sessione di atletica, invece di poter seguire un singolo flusso video che si sposta da un evento all'altro, ciascun cliente può decidere di seguire le immagini dedicate a un evento specifico, per esempio il salto in lungo o il giavellotto. All'interno degli studi utilizziamo le nuove camere multiformato Sony HDC2400, e per le riprese in campo utilizziamo invece 30 PDWF-800. Le ottiche sono tutte Canon: in studio utilizziamo varie lenti, fra cui le 27x e le 22x, mentre per le produzioni esterne ed ENG usiamo ottiche 86x, 22x e 14x grandangolari. Per quanto riguarda l'editing, invece, abbiamo a disposizione oltre 40 postazioni Avid, con una combinazione di Media Composer e Symphony che fanno riferimento a un sistema centrale Avid ISIS. Useremo anche le XDCam Station di Sony, che includono in un unico apparato un lettore ottico e un disco fisso. 48 canali di contributi sono registrati a Londra attraverso queste XDCam Station e sono poi trasferiti a un server Omneon Media Grid da 288 TB, replicato su un altro Media Grid situato a New York utilizzando sia un formato ad alta risoluzione LonGOP50 sia dei proxy a bassa risoluzione.
TV Technology: ci può evidenziare una tecnologia o comunque un sistema per migliorare la qualità dell'immagine ai giochi di Londra? Mazza: come dicevo, per la prima volta il sito NBCOlympics.com trasmette in diretta ogni evento di ogni sport. Sul sito sono inoltre disponibili le immagini di ogni evento trasmesso in precedenza, informazioni complete sugli atleti e sui loro profili sportivi, gli highlight dei vari elementi, un tour virtuale della città ospite (Londra), e altro ancora. Comprensibilmente, quasi tutti questi contenuti sono disponibili solamente per i clienti di NBC, senza distinzioni: via cavo, via satellite e per gli abbonati telco. In aggiunta, sempre per la prima volta, su NBCOlympics.com sono disponibili molte immagini in parallelo per diversi sport, fra cui la ginnastica (uno per ogni attrezzo), atletica (uno per ciascun evento),
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TV Technology: come si sente al pensiero di una distribuzione di un enorme volume di contenuti su così tante piattaforme differenti? Qualche difficoltà particolare? Mazza: beh, il compito è sicuramente impegnativo. •
Abbiamo gestito fino a 35 venue, contemporaneamente attive. Distribuire in diretta più di 3500 ore vuol dire come prima cosa chiedersi come si fa a ingestare e fare arrivare fino ai nostri clienti una simile quantità di contenuti, che a seconda del momento possono arrivare da 60 contribuzioni contemporanee? In America abbiamo trasformato uno spazio equivalente allo studio del nostro Saturday Night Live Show in quella che noi chiamiamo "la fabbrica degli highlight". Possiamo contare su una banda pari a 10 gigabit che ci collega con gli Stati Uniti attraverso circuiti dedicati forniti da AT&T. Sembra un numero enorme, ma in realtà è a malapena sufficiente, se consideriamo che molti di questi contributi dovranno essere convertiti da 50 a 60 Hz e devono raggiungere gli Stati Uniti passando per una quantità di formati diversi, compresi diversi modificatori MPEG-2 ed MPEG-4 di Ericcson e alcuni collegamenti JPEG2000. Una simile quantità di contributi comporta un livello di complessità davvero molto elevato, ma non si può davvero fare nulla per evitarlo. Un lavoro duro, ma sono convinto che alla fine ce la faremo come sempre. … (E così è stato - NdR)
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I Giochi Olimpici di Londra anche per la radio Le emittenti radio di tutto il mondo hanno trasmesso le cronache dei Giochi Olimpici 2012 sin dalla cerimonia di inaugurazione. Sono state messe a loro disposizione un totale di 1275 postazioni per i commentatori, contando tutti gli stadi. Ciascuna postazione conteneva una, due o anche tre persone. Secondo Matt Mason, direttore dell’informazione e delle pubblicazioni per gli Olympic Broadcasting Services (OBS), il 18% circa delle prenotazioni per queste postazioni sono state fatte da emittenti che detenevano i diritti radiofonici, detti anche RHBs. OBS, l’agenzia del Comitato Olimpico Internazionale responsabile della copertura continua delle Olimpiadi, ospita le emittenti sin dal 2008. Secondo i numeri di Mason, le emittenti hanno occupato 288 postazioni nella sede dei Giochi Olimpici di Londra. Di essi, BBC Radio ne ha usate 46. Nell’ambito di quelle che sono state
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soprannominate le prime “Olimpiadi digitali”, BBC ha offerto la copertura dei Giochi su una stazione radio temporanea dedicata, con la trasmissione di un segnale DAB.
Il nucleo I detentori dei diritti sono stati accomodati con i giornalisti della Tv, della carta stampata e altri, all’International Broadcast Center (IBC). Posizionato nell’angolo Nord-Ovest del Parco Olimpico, questo storico edificio è lungo 276 metri, largo 104 e alto 21. Mason ha detto che i detentori dei diritti radiofonici hanno prenotato i loro posti negli studi dell’IBC presso la “zona mista”. Gli studi radiofonici solitamente comprendono un ufficio, una sala regia e uno studio. Il modulo dello studio radiofonico standard dell’OBS è grande oltre 44 metri quadrati, ampio abbastanza per supportare una struttura basilare di produzione radiofonica. Detto ciò, molti detentori dei
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Postazione radio svizzera ai Giochi
Connettori Broadcasting Connettori coax + triassiali a 50 e 75 Ohm I connettori originali broadcasting push-pull Convertitore integrato da triax a fibra ottica Sezionamenti e patch panels LEMO Italia srl Viale Lunigiana 25 20125 Milano Tel : (+39 02) 66 71 10 46 Fax : (+39 02) 66 71 10 66 sales.it@lemo.com
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diritti hanno richiesto strutture personalizzate. La zona mista è un’area per le interviste presso lo stadio, a disposizione delle organizzazioni radio e della carta stampata per “mescolarsi” con gli atleti, conducendo interviste post-evento. L’area è adiacente al campo di gioco, o più vicina possibile. Ci sono, poi, le postazioni per i commentatori dove le emittenti radio possono fornire la copertura in diretta delle competizioni olimpiche in corso. I collegamenti audio provenienti da queste postazioni sono indirizzati al Commentary-Swithcing Center nell’IBC. Il Commentary-Switching Center è l’hub principale per la rete dei circuiti di coordinamento e dell’audio internazionale destinato alla radio, o “IS-RA”. Tutto il coordinamento RHBs/OBS e i circuiti IS-RA terminano nel Commentary-Switching Center e possono quindi essere estesi agli spazi dedicati alle emittenti nell’International Broadcast Center. Oltre alla loro copertura originale, i detentori dei diritti hanno avuto accesso ai contributi audio forniti
Matt Mason
smettere i programmi sulle Olimpiadi nel 1928, quando i Giochi si sono svolti ad Amsterdam. Tuttavia, solo in occasione dei Giochi di Berlino del 1936 il medium ha seguito le Olimpiadi in modo approfondito. Secondo la storia di OBS disponibile online, “i Giochi del 1936 hanno ricevuto un’ampia copertura radiofonica, con un totale di 2500 trasmissioni fatte in 28 lingue diverse”. Allo stesso evento, i produttori tedeschi di televisori
da Olympic Broadcasting Services, idem per i contributi broadcast rivolti ai detentori dei diritti televisivi. OBS ha fornito ai detentori dei diritti radio gli ISRA prodotti in modo da potere essere miscelati con i loro commenti, ha detto Mason. Questi sono stati resi disponibili agli RHBs nell’IBC, come parte del pacchetto, sia in formato analogico, sia in AES/EBU.
Una lunga storia La radio ha iniziato a tra-
Telefunken e Fernseh, hanno trasmesso le olimpiadi del 1936 agli “uffici della televisione pubblica” di Berlino e Potsdam. Circa 162.000 persone hanno visto i Giochi in TV. Molti meno di quanti li abbiano ascoltati alla radio, ma abbastanza per far scoccare la scintilla che ha dato avvio alla lunga relazione tra la televisione e i Giochi. La Seconda Guerra Mondiale portò alla cancellazione dei Giochi del 1940 e del 1944. I Giochi ripresero nel 1948 con i cosiddetti “Austerity Games”, in una Londra devastata dalla guerra, dove gli atleti utilizzarono gli stadi e gli alloggi esistenti. BBC colse l’opportunità di trasmettere l’evento in TV. Ma la radio era ancora l’attore principale. Il Broadcasting Center della BBC (nel Palace Of Arts dell’epoca 1924), aveva otto studi radiofonici. Oggi, 84 anni dopo la prima trasmissione dedicata alle Olimpiadi, la radio rimane una componente importante nella loro copertura, secondo Mason. (James Careless)
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Olimpiadi a errore zero, grazie a Net Insight Dalle 7:30 del mattino all’una di notte, 17,5 ore al giorno per ventidue giorni. Quattordici canali in diretta. Cinquemila ore di trasmissione. Service availability: 100%. Nemmeno una frazione di freeze o assenza di segnale. Su nessun canale. La ”prima volta” di un grande evento internazionale con compressione JPEG2000 e tecnologia Net Insight Affidabilità, certo. Ma ci sono momenti in cui anche il minimo errore avrebbe una visibilità ed una rilevanza tali da non essere nemmeno ipotizzabile. Sono i momenti in cui l’audience è alle stelle, oppure quando l’importanza e l’emozionalità del contenuto sono tali per cui una interruzione di un solo secondo potrebbe comportare un
danno irreparabile, sia alla struttura narrativa del contenuto che alla soddisfazione degli spettatori. Le Olimpiadi costituiscono una rara e temibile alchimia di queste due situazioni, e per rincarare la dose si aggiunge il fatto di essere in diretta, di ricevere i feed da una distanza considerevole, e come se non bastasse l’evento si sviluppa su un ser-
ratissimo calendario che prevede eventi da mattina presto a notte inoltrata per una interminabile (per chi produce) maratona di due settimane. I mesi che hanno preceduto l’appuntamento di Londra 2012 sono stati a dir poco frenetici per tutti gli operatori e le diverse realtà coinvolte nelle produzione, nella distribuzione e nella tra-
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smissione dell’evento verso le case dei telespettatori. Net Insight era fra queste. Gli apparati della casa scandinava sono stati scelti per un compito delicatissimo: trasportare un complesso set di segnali da Londra fino alla sede di un importante broadcaster italiano, che ha fatto dei giochi olimpici uno dei propri fiori all’occhiello. All'IBC,
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presso lo stand di Net Insight, abbiamo incontrato Francesco Crupi di Globecast (nella foto, il primo a destra) che è stato il project manager dell’operazione e ci ha dato il quadro completo del sistema di trasporto che è stato realizzato. Come passano i dieci secondi prima della cerimonia di apertura? Guardando tutto quello che si ha davanti, controllando tutto dieci volte al secondo, o forse venti. Certo, la tensione era forte, ma a livello razionale i test preliminari erano andati benissimo, per cui non avevamo motivo di temere. Ci racconta in dettaglio quale era il vostro compito? Globecast Italia ha curato il trasporto dei feed unilaterali destinati ad uno dei maggiori broadcaster italiani. In totale quattordici feed “main” e quattordici feed “backup” che venivano trasportati da Londra e fino alla sede di Milano di questo broadcaster. Dalla regia di Londra ci arrivavano quattordici segnali Full-HD su standard HDSDI. Noi dovevamo garantire la compressione, il trasporto fino alla sede del broadcaster, la decodifica e la scelta del segnale migliore fra main e back-up. Dovevamo quindi consegnare ciascun segnale in
Team Globecast e Net Insight ad IBC2012: il primo a destra è Francesco Crupi
banda base (HD-SDI). Più i ritorni audio da Milano a Londra e i flussi di servizio per LAN e telefonia. Un totale di oltre seimila ore di contenuti video. E, ovviamente, l’obiettivo era un’affidabilità totale.
Globecast, e da noi utilizzate solo per questo delicatissimo servizio. Ma, paradossalmente, questa era la parte più facile del tutto: ci siamo rivolti a due partner di assoluto livello, Cable&Wireless per il transito internazionale, e a Fastweb per la tratta urbana di Milano. Il bello invece è stata la definizione del sistema di compressione, e di “qualcosa” che ci permettesse di garantire nel modo più assoluto l’integrità dei segnali che giungevano a destinazione: come se noi, lì in mezzo, non ci fossimo nemmeno.
Come si costruisce un sistema ad “affidabilità totale”? Abbiamo iniziato a lavorare su questo progetto agli inizi del 2011, e abbiamo studiato ogni minimo particolare per evitare nel modo più assoluto di avere anche un solo “single point of failure”. I segnali viaggiavano dall’IBC di Londra (il megacentro di produzione delle Olimpiadi) alla sede di Milano del broadcaster su un doppio percorso in fibra ottica completamente ridondato: i due circuiti non avevano nemmeno un metro in comune lungo l’intero percorso. Le due fibre erano interamente riservate a
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Ci siete riusciti? Adesso possiamo dirlo: si. Ma non dovevamo “solo” comprimere ventotto segnali HDSDI e trasformarli in qualcosa che potesse viaggiare su due fibre ottiche. Dovevamo anche trasportare diversi segnali di ritorno, fra cui segnali audio AES, alcuni multiviewer, e due flussi dati bidirezionali. Avremmo potuto realizzare il tutto utilizzando apparati specializzati per ogni singolo servizio, ma avremmo ottenuto un sistema estremamente complesso ed articolato. La complessità •
non va d’accordo con l’efficienza, e nemmeno con l’affidabilità. Volevamo una macchina in grado di gestire ogni possibile tipo di collegamento che avremmo dovuto garantire, anche perché la responsabilità di gestire i change-over posti a valle dell’intera catena (presso la sede del broadcaster, che permettevano la commutazione fra segnali main e back-up) era interamente in capo a noi. Ma non servivano solo gli apparati: anche l’assistenza era un punto critico. Ci siamo guardati intorno, alla ricerca di un partner che credesse in questo progetto. Chi ha raccolto il guanto della sfida? Net Insight ci ha proposto una soluzione estremamente compatta, efficace e con affidabilità garantita. Le macchine della serie Nimbra 680 possono accettare ogni tipo di interfaccia in ingresso, sia per segnali video che per segnali audio, IP e dati. L’interfaccia di uscita può essere praticamente di ogni tipo, anche STM-16 su fibra ottica, come nel nostro caso. Tutti i segnali vengono instradati sulle con-
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nessioni disponibili, secondo il bitrate ed il livello di priorità impostato, con una affidabilità che, nel nostro caso, è stata totale. Net Insight ci ha poi offerto anche la sua eccellente soluzione per la compressione JPEG2000 lossless: è la prima volta che un grande evento viene interamente trasportato con questa compressione. Anche gli encoder ed i decoder JPEG2000 erano alloggiati all'interno degli stessi telai Nimbra che gestivano il trasporto dei segnali. Come venivano consegnati i segnali al broadcaster? Presso la sede del broadcaster i segnali venivano decodificati in banda base, e venivano poi gestiti e lavorati per essere consegnati alla regia MCR. In particolare, i segnali erano de-embeddati, down-convertiti (perché la consegna doveva avvenire contemporaneamente sia in HD che in SD) e selezionati: al broadcaster veniva consegnato un feed unico: i 14 change-over venivano comandati dal nostro
operatore a Centro di controllo a Londra Londra, che li controllava costantemente e per ogni segnale decideva se consegnare il “main” o il “back-up”. L’operatore di turno a Londra disponeva di cinque multiviewer: uno per il controllo dei 14 segnali HD-SDI “main” che arrivavano dalla regia, un multiviewer presso la sede del secondo multiviewer per i 14 broadcaster tornava a Londra segnali di backup, e gli altri attraverso una scheda encoder tre servivano a controllare i montata sui Nimbra, che così segnali che consegnavamo al gestivano contemporaneacliente finale: due per ri-conmente sia i segnali in uscita trollare come gli stessi segnali che quelli in ingresso dai “main” e “back-up” uscivano multiviewer di fine catena. dai Nimbra e l’ultimo, il più importante, era messo a valle Quindi tutto telecontrollato dei change-over, e ci permete gestito da Londra? teva di controllare cosa effetI Nimbra sono fatti appostitativamente consegnavamo al mente per essere controllati broadcaster. L’uscita dei tre
anche da una sola postazione, e questo per ogni possibile topologia di rete, anche per reti molto più complesse e magliate di quella che abbiamo utilizzato in questa occasione. Il sistema di gestione NimbraVision ha una potenza fenomenale: abbiamo potuto centralizzare tutte le attività operative a Londra, che venivano gestite con sole due persone.
Configurazione dei collegamenti: tutto attraverso i Nimbra Dei 14 feed “main”, due avevano una priorità “massima”, e 10 avevano una priorità “media”. I rimanenti 2 feed erano utilizzati come canali di servizio, uno dei quali come back-up. I due canali principali trasportavano 180 Mbit/s a canale, con tre gruppi audio, e sui quali veniva trasportato anche il Dolby discreto. Un ulteriore feed era predisposto per fungere da back-up immediato per tutti gli altri canali, per cui doveva essere in grado di veicolare “al volo” anche i contenuti a massima priorità, ed era anch’esso configurato a 180 Mbit/s. Gli altri 9 canali avevano un data rate di 145 Mbit/s, con un solo gruppo audio. C’erano poi 2 canali “main” di ritorno da Milano a Londra, configurati con 4 gruppi audio a 200 Mbit/s, più due canali di back-up. L’intera configurazione era pensata per non presentare “single point of failure”. Si aggiungevano 2 feed dati, uno a 100 Mbit e uno a 70 Mbit, uno per la connettività e l’altro per lo scambio di file, uno in VPN per la posta, la telefonia IP e l’accesso alla rete aziendale dell’operatore. In più abbiamo curato il trasporto da Milano a Londra di 2 feed di audio AES (2 “main” e 2 back-up), per il ritorno audio di due studi di Milano.
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RAI a Londra: integrazione e produzione da remoto su sistemi BLT BLT ha supportato RAI nell’allestire la postazione principale a Casa Italia, potendo contare non solo sull’intero mondo dei segnali che le telecamere dispiegate nelle varie venues di gara fornivano a tutti i network internazionali, ma anche di poter attingere repertorio clip sportive da un immenso archivio Per realizzare la produzione dei propri contenuti durante i recenti Giochi Olimpici, la televisione italiana del servizio pubblico ha adottato un approccio diverso da quello di altri operatori. La scelta più comune prevedeva infatti di allestire un proprio centro di produzione ed editing presso il centro nevralgico dei media olimpici, l’International Broadcast Centre (IBC). RAI, invece, ha scelto di ospitare presso l’IBC olimpico solo una piccola squadra, concentrando le proprie risorse presso Casa Italia, la location scelta e gestita dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano come destinazione chiave per gli atleti italiani, i vip ed i media, situata a circa 10 chilometri dall’IBC. Il sistema realizzato da BLT consentiva di annullare virtualmente questa distanza, in modo che i diversi operatori si trovassero ad operare come se fossero seduti presso tavoli affiancati. RAI utilizza da molti anni i sistemi BLT, e in occasione delle ultime Olimpiadi è stata sfruttata appieno una prestazione di eccezione di queste macchine: la produzione e condivisione remota dei contenuti tra due postazioni distanti svariati
chilometri, poste all’esterno delle sedi aziendali e collegate tra loro tramite “leased line” in VPN. La postazione allestita presso l’IBC aveva il compito di acquisire e catturare i feed principali forniti dal circuito internazionale dell’ente di produzione ufficiale OBS. Questa postazione era equipaggiata con server BLT SMS-4U 6R2P, che offre la possibilità di acquisire contemporaneamente fino a sei sorgenti HDTV. Il materiale registrato in questa postazione veniva completato localmente con l'aggiunta dei metadati descrittivi (gara, nomi degli atleti e breve descrizione dell'evento) tramite il software BLT Teca. Il materiale così confezionato era immediatamente disponibile attraverso il collegamento dati (non in ponte video, quindi) anche per gli operatori dalla postazione principale presso Casa Italia, dove un secondo server SMS-4U (gemello del primo) aveva la possibilità di "vedere" il materiale confezionato e prodotto dal centro IBC. Questa seconda postazione
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svolgeva due compiti delicatissimi: si occupava contemporaneamente sia della messa in onda che di supportare l’invio dei materiali a svariate postazioni di editing non lineare (i NLE utilizzati erano Edius e MediaComposer) per confezionare i servizi giornalistici da trasmettere sulle varie testate RAI. In aggiunta, il secondo server SMS-4U installato da RAI a Casa Italia era dotato di un sistema di storage particolarmente capiente su cui era stato preventivamente riversato lo storico delle gare più rilevanti delle precedenti edizioni delle gare olimpiche e dei campionati di atletica: le •
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clip residenti per la parte storica erano alcune decine di migliaia. I redattori potevano quindi “sfogliare” l’intero archivio delle clip durante il montaggio ed utilizzarle insieme ai contenuti di attualità per realizzare tutti i contributi che sono andati in onda sulle diverse reti RAI nel corso dei giochi: telegiornali, programmi sportivi, retrospettive, approfondimenti, e altro ancora. Oltre che per la realizzazione dei servizi giornalistici, questo sistema, è stato intensivamente sfruttato per effettuare tutta la contribuzione "live" durante le dirette da Casa Italia.
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Tutto in una teca RAI utilizza il sistema di BLT Teca da diversi anni per la costruzione di un archivio che è in crescita esponenziale. L'architettura scalabile e le potenti capacità di creazione e gestione dei metadati di BLT Teca permettono di memorizzare centinaia di migliaia di clip: dal punto di vista della produzione, è una autentica una miniera d'oro, che può essere facilmente consultata e che è sempre disponibile in tempo reale e con pochi click. I due BLT Teca media server erano dotati di slow-motion dal vivo; il sistema installato presso il centro IBC era in grado di gestire fino a otto canali simultanei: in questa occasione, quattro erano utilizzati come ingressi per l'ingest diretto e quattro come canali di playout. Il sistema di Casa Italia disponeva di due canali in ingresso per effettuare l’ingest
locale, due canali di playout e le connessioni IP verso reti esterne. Entrambi i sistemi erano basati su piattaforma hardware BLT e software dedicato. “BLT è una azienda da sempre impegnata nell’innovazione. Fu fondata nel 1959 per volontĂ di mio padre, Leonardo Bartelletti, un pioniere in campo televisivo, che ancora oggi è presidente dell’azienda – racconta Alfredo Bartelletti, direttore tecnico della società –. Siamo passati da valvole e transistor alla tecnologia digitale e all’HD. La qualitĂ piĂš grande di mio padre Leonardo è sempre stata quella di guardare avanti, di capire per tempo verso che direzione sarebbe andata la televisione e la tecnologia. Per noi il digitale era cosa giĂ assodata nel 1978â€?. Quella di Londra non è certo la prima “partecipazioneâ€? olimpica di BLT, che ha ini-
ziato da Sidney 2000, passando per Atene 2004 e Pechino 2008, portando ogni volta qualche novità tecnologica a servizio delle riprese. Per l’immediato futuro BLT continua a guardare avanti con ottimismo. Tre i campi su cui si stanno concentrando le attività di ricerca e sviluppo: la stereoscopia (3D), l’Ultra High Definition 4k e 8k (una definizione fino a 16 volte maggiore degli attuali sistemi HD) e l’ambito delle applicazioni Second Screen
(contenuti e approfondimenti personalizzati, su tablet o smartphone). "Siamo molto soddisfatti che la RAI si sia affidata ancora una volta alle attrezzature BLT - spiega Emilano Rossi, responsabile delle operazioni BLT -. A partire dalle Olimpiadi di Sydney 2000, la nostra tecnologia ha giocato un ruolo chiave in tutti i grandi eventi sportivi, o comunque mission critical. Ogni evento è per noi l'occasione per migliorare sempre piÚ".
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Avere una misura che si rispetti Queste pagine sono realizzate
Una ventina di soluzioni per gestire test e misure nel mondo della televisione. Una guida che si apre con una serie di interessanti e qualificati giudizi sugli apparati che sono stati provati da esperti tecnici internazionali
in collaborazione con la redazione di TV Technology www.tvtechnology.com
Misure in un mondo che cambia: il caso della Nuova Zelanda e Phabrix di Geoff Durant L'intero sistema televisivo della Nuova Zelanda ha affrontato una serie di cambiamenti strutturali nel corso degli ultimi anni che ne hanno profondamente modificato le diverse infrastrutture a disposizione dei diversi operatori, sia quelli attivi nel campo del broadcasting sia diverse aziende impegnate a fornire servizi di pay tv. Uno dei cambiamenti più significativi è stato sicuramente il passaggio alla tecnologia file-based. Sono state introdotte le trasmissioni in alta definizione e la gestione dei diversi contributi HD, sia nelle modalità 720p che 1080i, entrambe a 50 Hz. Ovviamente, i fornitori di contenuti continuano ancora ad inviare diverso materiale anche a 60 Hz, ed in ogni caso lo standard SD-SDI viene tuttora comunemente utilizzato. Trovarsi a gestire una così ampia varietà di standard all'interno della medesima installazione rende necessario dotarsi di
apparecchiature di test in grado di generare ed analizzare compiutamente ogni tipo di possibile segnale che possa trovarsi in quella infrastruttura, o comunque la possa raggiungere attraverso i diversi canali disponibili. Parliamo di segnali video e ovviamente anche dei diversi segnali audio associati. Comprensibilmente, gli operatori vorrebbero che queste apparecchiature fossero da un lato estremamente compatte e leggere, in modo da poterle spostare con facilità da un punto all'altro degli edifici e degli studi, dall'altro molto avanzate e com-
plete, in modo da poter effettuare un'analisi completa ed affidabile sui segnali, oltre al fatto di poter generare segnali di test in tutti i differenti standard uti-
In questa guida parliamo di: Apantac....................................................pag. 70 Bridge Technologies ..........................pag. 71 DK-Technologies..................................pag. 70 DNF Controls ........................................pag. 72 Ensemble ................................................pag. 64 Hamlet......................................................pag. 64 Harris VideoTek....................................pag. 71
Jünger Audio ........................................pag. 73 Kathrein....................................................pag. 73 Leader Instruments ............................pag. 66 Linear Acoustic ....................................pag. 73 Phabrix ....................................................pag. 59 Rohde & Schwarz ..............................pag. 68 Ro.Ve.R. ....................................................pag. 67
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Sincron Sistemi ....................................pag. 71 Snell ..........................................................pag. 72 Tektronix..................................................pag. 72 Trilogy ......................................................pag. 73 Wohler ....................................................pag. 63
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Test & Misure
lizzati. È un problema che si sono posti anche i tecnici di Television New Zealand, il più grande broadcaster della Nuova Zelanda, comunemente chiamata TVNZ. Questa azienda (di proprietà pubblica) produce e distribuisce diversi canali: due canali gratuiti commerciali (con affollamento pubblicitario), TV ONE e TV2, due canali commerciali digitali, U e TVNZ Heartland, e un canale digitale senza pubblicità, TVNZ7. L'operatore TVNZ ha anche una significativa presenza on-line, attraverso i siti tvnz.co.nz, dove gli ascoltatori possono trovare notizie costantemente aggiornate e contenuti di intrattenimento e TVNZ Onemand, una piattaforma on-line che permette di rivedere programmi andati in onda nel passato. Per gestire al meglio le proprie necessità di effettuare misure su una pluralità di segnali formati diversi tra loro, i tecnici di TVNZ hanno scelto la famiglia di prodotti Phabrix Sx. per la verifica dei vari tipi di segnali SDI, TVNZ ha acquistato diversi moduli SxAs (single link a 3 GHz) e SxD (e la corrispondente versione dual link); la più recente versione SxE aggiunge poi alla già completa dotazione dei primi anche la visualizzazione e l'analisi del diagramma ad occhio. Le diverse versioni sono complete di ingressi e uscite per audio AES (sbilanciato) e possono effettuare una serie completa di misure sui segnali audio embedded, come pure generarne un set completo. Questi strumenti palmari
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sono stranamente compatti: in una dimensione pari a 92 mm (h) x 225 mm (l), x 42 mm (p) offrono una completo set di funzioni come generatore, analizzatore e monitoraggio di segnali 3G-SDI, HD-SDI ed SD-SDI. In precedenza, per riuscire a contare su un'analoga dotazione di funzionalità, era necessario rivolgersi a strumenti da banco, con un ingombro ed un costo di acquisto molto superiori. L'interfaccia utente di questi strumenti e la loro modalità di impiego e di impostazione logica ed intuitiva consentono ai tecnici di passare rapidamente da una funzione all'altra. La visualizzazione dei risultati è chiara, efficace e favorisce l'interattività con l'operatore, e sono in grado inoltre di visualizzare in modo molto leggibile una completa serie di immagini o segnali di test, sia statici sia animati (come una serie di cerchi concentrici che si spostano sullo schermo), su un ampio schermo TFT a colori da 4.3 pollici, in formato 16:9. I tecnici di TVNZ sono particolarmente colpiti dalla grande facilità d'uso che caratterizza i prodotti della serie Sx. David Parker ne è uno degli utilizzatori più assidui: "Mi piace particolarmente la grande portabilità di questi strumenti", ci dice, aggiungendo che gli capita spesso di dover "inseguire" il suo strumento che viene costantemente preso "in prestito" dai vari colleghi. "Un tipico punto debole degli strumenti palmari e la scarsa durata della batte-
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ria, ma in questi Phabrix l'autonomia è eccellente, soprattutto considerando quanto sono piccoli e leggeri e la luminosità del display" ci dice ancora Parker. Uno dei suoi colleghi ha realizzato appositamente alcuni specifici segnali di test, per riuscire a cogliere maggiori dettagli e maggiori informazioni rispetto agli classici segnali di test che vengono comunemente utilizzati. Anche questi segnali personalizzati sono stati facilmente implementati su tutti gli strumenti della serie Sx in dotazione ai tecnici di TVNZ. "La possibilità di raggiungere alla dotazione standard anche i segnali di test creati dall'utente è sicuramente molto importante", aggiunge Parker. " Abbiamo anche verificato che gli strumenti Phabrix sono estremamente facili da aggiornare. Sono molti i prodotti broadcast che hanno la possibilità di aggiornare il software con gli ultimi sviluppi rilasciati dal costruttore. Ma troppe volte l'aggiornamento è reso quasi impossibile dai diversi firewall che i broadcaster hanno installato per proteggere le proprie delicatissime reti informatiche, e anche noi non siamo da meno; la semplice interfaccia "drag-and-drop" dei Phabrix ci permette invece di effettuare gli aggiornamenti in modo immediato e senza complicazioni". Certo, per le reti non protette da firewall sarebbe sufficiente collegarsi alla rete e cliccare su "download"! Lavorando su infrastrutture molto este-
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se, come tipicamente capita nelle grandi installazioni dei broadcaster, è facile che, mentre vi state dannando per analizzare un segnale, qualcuno da remoto commuti il segnale che state ricevendo e vi faccia arrivare qualcos'altro. Il problema è che è difficile accorgersene se state guardando una maschera di waveform o qualche altro insieme di dati. Per cui troviamo particolarmente intelligente il tasto che con un solo tocco permette di visualizzare sul display dello strumento il segnale video in ingresso da ogni punto del menù di navigazione. "Un'altra caratteristica particolarmente utile è lo strumento che mostra a video la scritta 'No Video' non appena il segnale in ingresso viene a mancare, ed indica il tipo di segnale in ingresso e lo standard del segnale in uscita dal generatore sulla prima riga di tutte le schermate. Varie volte capita che nel mezzo dei vari test il segnale venga a mancare a causa di una qualche commutazione fatta magari chissà dove, e voi vi trovate ad impazzire per cercare di capire cosa sta succedendo ad un segnale che semplicemente non sta più arrivando". David Parker apprezza inoltre la particolare struttura del menù dei Phabrix: "La struttura del menù è semplice, poco ramificata, e tutte le funzioni più frequentemente utilizzate sono immediatamente sotto mano in ciascuna delle varie sotto pagine. I tasti di navigazione, di selezione, e quelli che permettono di esplodere i sotto-menù delle diverse voci sono particolarmente semplici da usare e molto efficaci". La famiglia Phabrix Sx si completa di una serie di opzioni software, come la verifica dei dati ANC, la visualizzazione in formato testuale dei segnali (esadecimale, decimale o binario) o la possibilità di operare su altri standard video. L'opzione probabilmente più richiesta in Nuova Zelanda è la capacità di analisi sui segnali Dolby E: è una funzione recente che però è arrivata giusto in tempo per la necessità di TVNZ. "Avevamo appena iniziato a introdurre il suono surround in alcune nostre trasmissioni, per cui la possibilità di analizzare i segnali Dolby era perfetta", dice Parker, "è fondamentale avere la possibilità di verificare i segnali Dolby lungo i diversi punti della catena di trasmissione, per essere sicuri che rimangano perfettamente sincronizzati e agganciati ai diversi fotogrammi". (Attualmente gli strumenti possono visualizzare la struttura completa dei 62 B R O A D C A S T
metadati Dolby E; la possibilità di una completa di codifica audio verrà aggiunta di una prossima versione destinata al montaggio rack). Tutti gli strumenti in dotazione ai tecnici di TVNZ sono i modelli 3G-SDI a single link (SxA) o dual link (SxD).
L’esperienza di Kordia Il più grande operatore di rete di trasmissioni della Nuova Zelanda, Kordia, ha invece scelto per i propri tecnici la versione SxE, che completa la dotazione dei modelli SxA con la visualizzazione e l'analisi del diagramma ad occhio. Kordia progetta, realizza, gestisce e cura la manutenzione delle reti per i principali operatori radiofonici e televisivi della Nuova Zelanda. Offre inoltre servizi tecnici avanzati nei campi dell'ingegneria di rete a diversi altri operatori di broadcasting e ad agenzie governative nella regione asiatica e pacifica. Kordia è l'azienda che si occupa di distribuire e trasmettere la gran maggioranza dei segnali televisivi in Nuova Zelanda, e offre inoltre servizi di connettività dal campo per aziende che effettuano produzioni esterne. "Mi sono subito reso conto che la possibilità di analizzare il diagramma è fondamentale", ci dice Peter Kent, uno dei tecnici di Kordia che si occupa prevalentemente di collegamenti video. "I segnali HD non vanno d'accordo con cavi troppo lunghi o comunque usurati, ma durante le riprese esterne queste sono condizioni che si possono verificare con relativa facilità. Per cui, essere in grado di verificare che il segnale che ricevo sia integro è una possibilità preziosa. I modelli SxE, inoltre, sono in grado di verificare che tutti i segnali Dolby E che arrivano dal mezzo mobile sono correttamente sincronizzati e che l'assegnazione dei vari canali sia esattamente quella che l'utente finale si aspetta. I piccoli Phabrix sono davvero perfetti per fare questo". Kent apprezza molto anche le funzionalità di logging inserite negli SxE, che permettono di fissare liberamente le soglie di errore ed i livelli e di memorizzare ogni evento successivo sopra soglia per poterlo poi analizzare quando necessario. "Con i modelli di produzione attuale, le persone che lavorano all'interno dei mezzi mobili durante la produzione di eventi sono sempre di meno, e nessuno ha tempo di sedersi da qualche parte e cercare di capire a cosa sia dovuto un &
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possibile problema intermittente, per esempio qualche sporadico errore di CRC e cose simili. Poter contare su una funzionalità di logging significa che posso lasciare il mio strumento a controllare tutto quello che sta succedendo, mentre io posso continuare a lavorare su cose che richiedono la mia attenzione. Se si sono verificati degli errori, lo strumento non perderà nemmeno uno e io potrò andarli a rivedere con calma non appena sarà possibile. È una cosa di una utilità fondamentale." Come i suoi diversi colleghi che operano in tutta la Nuova Zelanda, Peter Kent apprezza in modo particolare il display ad alta risoluzione luminoso, nitido e ben definito degli strumenti SxE, la loro compattezza e la buona autonomia che garantisce la batteria incorporata. Apprezza molto anche un accessorio a volte trascurato: "So che può sembrare strano notare una cosa di questo tipo, ma persino la custodia di cui è dotato è perfetta per il tipo di lavoro che dobbiamo fare". Quando non è impegnato in attività sul campo, Kent si occupa di verificare e gestire i diversi apparati nel centro di servizio Kordia. Qui ha avuto modo di apprezzare le varie funzioni di generare ed analizzare molti diversi tipi di segnale che caratterizza la serie SxE. Non ha ancora avuto modo di utilizzare la funzionalità di controllo remoto di questi strumenti, ma la considera in ogni caso una caratteristica preziosa. L'attività di Kordia è focalizzata sui sistemi di trasmissione, con un massiccio ricorso a segnali ASI, per cui comprensibilmente la possibilità di gestire anche segnali ASI, che verrà prossimamente aggiunta agli apparati Phabrix, è vista con particolare interesse. È previsto che venga dapprima implementata sulla nuova versione di questi apparati destinata al montaggio rack, che sarà sul mercato a breve. Gli apparati Phabrix della serie Sx hanno avuto un ottimo successo nei mercati, come la Nuova Zelanda, che sono tecnicamente all'avanguardia ma anche con elevate aspettative anche in termini di ricavi da parte degli operatori. Le loro caratteristiche li rendono d'altronde particolarmente efficaci e versatili anche in questo tipo di contesto. Geoff Durant è il direttore generale di Cobalt Technologies, in Nuova Zelanda. Per informazioni www.phabrix.com
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I monitor Wohler semplificano la vita ai tecnici di Comcast Sports Group di Rich Franz Per realizzare le nostre produzioni utilizziamo due mezzi mobili da 18 metri (espandibili), che vengono impiegati anche per produrre un grande numero di eventi sportivi di interesse regionale, trasmessi tutti dal vivo; questi mezzi vengono anche affittati per produzioni esterne quando non sono impegnati per le nostre realizzazioni. Ci occupiamo inoltre della produzione di studio di diversi programmi.
Embedded audio monitoring Oltre a queste due "ammiraglie", possiamo contare anche su diversi mezzi mobili per uplink satellitare. Il più importante di questi è un mezzo da 8 metri, completo di tutto quanto serve per le produzioni HD via satellite ed ha un ruolo fondamentale nei nostri piani di produzione di eventi sportivi regionali live e in generale per le diverse produzioni sul campo. Dalle varie regie mobili tipicamente inviamo a questo mezzo di uplink segnali video HD-SDI con audio embedded, perché a nostro avviso è il sistema più semplice ma allo stesso tempo più sicuro. Di contro, il fatto di avere l'audio embedded crea un problema addizionale per il monitoraggio dei segnali. Per risolvere al meglio la cosa, abbiamo scelto e installato il sistema di monitoraggio audio video Wohler AMP2-E16V-M per controllare e gestire questi segnali audio SDI-embedded in una sola unità. L'apparato Wohler è davvero perfetto per applicazioni di questo
flessibilità ogni sorgente in ingresso e ci consentono quindi di configurare l'apparato con grande velocità e semplicità. Un'altra cosa che ci piace molto è la possibilità di configurare delle "hot-key" che ci permettono di passare da una sorgente all'altra in modo facile e veloce. I preset di cui è dotato controllano anche l'impostazione delle scale di misurazione, il formato di visualizzazione dei dati e altre caratteristiche in base al tipo di segnale in ingresso. Ad esempio, se dobbiamo convertire un segnale Dolby 5.1 in un segnale stereofonico oppure un segnale stereo in un segnale mono, è sufficiente selezionare la "hot-key" downmix. Il Wohler AMP2-E16V-M presenta anche notevoli capacità di processamento dei segnali, che ci mettono in grado di misurare e monitorare ogni singolo ingresso audio a nostro piacimento, come pure di riordinare, miscelare, modificare (inclusi pan e trim) e reindirizzare i segnali con la massima libertà. Ad oggi abbiamo installato solo un AMP2-E16V-M, ma dopo averlo provato ci siamo convinti ad acquistarne immediatamente un altro. La mia intenzione è di installare prodotti Wohler in tutti i nostri mezzi di produzione, i nostri studi e le nostre master control room.
tipo, e fra le altre cose permette all'operatore che gestisce l'uplink satellitare di regolare con precisione sia il livello audio di tutti i segnali sia ogni altro aspetto relativo alla trasmissione. Il Wohler AMP2-E16V-M permette di effettuare il monitoraggio di 16 canali, e grazie ai due monitor incorporati da 4.3 pollici OLED consente inoltre di effettuare il monitoraggio video, dei metadati, le misure ed il controllo del loudness e le varie funzioni Dolby zoom. Queste caratteristiche, unite alla completa dotazione di interessi ed uscite SDI, AES, ottiche (analogiche in opzione), fanno di questo sistema un completo strumento per la gestione audio di qualsiasi segnale che possiamo ricevere. E, come ulteriore valore aggiunto, le sue dimensioni davvero compatte ci permettono di guadagnare spazio prezioso all'interno dei mezzi mobili, sempre molto affollati: in una sola unità rack abbiamo tutte le funzionalità che normalmente si trovano in tre diversi apparati.
Una dotazione veramente completa Per seguire le diverse produzioni, ci dobbiamo spostare in molte venue differenti, ognuna delle quali tipicamente caratterizzata di esigenze di monitoraggio dei segnali molto diverse fra loro. Il Wohler AMP2-E16V-M può essere rapidamente configurato e adattato alla perfezione alle diverse esigenze di ogni produzione e di ogni luogo. I 32 preset di cui è dotato permettono di gestire con la massima
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Comcast Sports Group fa parte di NBC Sports Group. Rich Franz può essere contattato all'indirizzo rich.franz@nbcuni.com Per informazioni: www.wohler.com
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Sulle regie mobili di Frontline Ensemble è il compagno di viaggio ideale di Gary W.Britt
è preziosa per l'impiego sui mezzi mobili: il contributo per un programma che deve andare in onda la mattina potrebbe infatti essere ripreso in SD e trasmesso poi con standard. HD È molto semplice: è immediatamente possibile ottenere un sistema di barre colore a definizione standard da trasmettere al sito ricevente e sincronizzare tutte le apparecchiature con il segnale di riferimento SD. Due ore dopo, magari, lo stesso cliente potrebbe avere bisogno di riprendere un contributo in alta definizione, con la necessità di configurare tutte le apparecchiature del mezzo mobile. La possibilità di passare in un attimo da una modalità all'altra attraverso il pannello frontale del BrightEye permette all'operatore di risparmiare una gran quantità di tempo. Sulle più grandi piattaforme, come ad esempio i mezzi mobili per i gestori di rete, utilizziamo invece i moduli Avenue 7900 SPG/TSG, sempre di Ensemble. Stiamo attualmente realizzando un complesso mezzo satellitare per un grande operatore satellitare di Chicago (la Platinum Uplink Services), e loro stessi hanno scelto di utilizzare l'Avenue 7900 insieme ad altri prodotti della famiglia Avenue. Ad esempio prevedono di installare anche il modulo opzionale GPS di Ensemble per agganciare il sistema di sincronizzazione del mezzo mobile a questo riferimento universale, per essere sicuri di uniformarsi al blocco dell'intera rete. Gli Avenue 7900 hanno un pannello touch-screen che permette di effettuare una configurazione rapida senza dover utilizzare un computer, pur essendo comunque dotati della possibilità di essere controllati tramite un PC.
A Frontline Communication sappiamo bene quello che dobbiamo fare: realizzare mezzi mobili che possano mettere in grado i nostri clienti di far fronte ad ogni necessità di produzione con la massima efficienza e in condizioni di massima sicurezza. Ci occupiamo di ogni tipo di mezzi: dalle piccole sport-utility trasformate in mezzi agili e veloci fino agli enormi complessi “motrice con semirimorchio” lunghi quasi 18 metri. Uno dei requisiti che accomuna ogni tipo di mezzo per applicazioni broadcast è poter contare su un test generator ed un sync generator che possano fornire sia le classiche barre colore, sia segnali di test, un identificativo univoco, e i segnali di sincronismo per poter collegare ed utilizzare tutte le apparecchiature collegate al mezzo mobile. Per andare sul sicuro utilizziamo gli apparati BrightEye 56 di Ensemble Design. È un piccolo generatore per segnali di test e di sincronismo, ma fa tutto quello che serve, lo fa molto bene, e ci mette a disposizione tutto quanto può rendersi necessario a bordo di qualsiasi veicolo che realizziamo; in aggiunta, viste le prestazioni, il suo prezzo è assolutamente competitivo.
Da SD ad HD e poi ancora SD Tanto per fare un esempio, in questo periodo stiamo trasformando molti dei nostri veicoli per la produzione di news da SD ad HD. Ci troviamo davanti ad ogni possibile tipo di segnale: dal classico video composito analogico a segnali SDI standard o ad alta definizione. La possibilità di commutare molto rapidamente dalla modalità SD a quella HD direttamente dal pannello frontale del BrightEye
Il massimo, quando è importante La completa dotazione delle funzionalità,
la facilità di impiego, la facilità di set-up ed il prezzo assolutamente competitivo sono però solo alcune delle ragioni per cui continuiamo a scegliere i prodotti di Ensemble Design. Un altro motivo è sicuramente l'assistenza post vendita. Mi è capitato solo una volta di pensare che uno dei prodotti Ensemble che avevamo installato potesse avere un problema. È successo con uno dei nuovi BrightEye 56 e ho pensato al classico caso del problema che capita ad uno dei primi esemplari della serie. Ho informato il produttore e il suo servizio assistenza ha risolto tutto in modo impeccabile: il giorno successivo avevo già ricevuto una unità in sostituzione. Ma non appena l'ho installata mi sono reso conto che il problema non era nel BrightEye, ma c'era qualcos'altro nel mezzo mobile che non funzionava. In ogni caso, quella volta ho avuto modo di constatare che il servizio assistenza di Ensemble è davvero impeccabile, e questo mi dà la tranquillità che, qualora ce ne fosse bisogno, sapranno risolvere immediatamente il problema. Gary W.Britt è responsabile tecnico commerciale di Frontline Communications e si occupa della realizzazione di mezzi mobili da 26 anni. Lavora in Frontline dal 1993. Può essere contattato all'indirizzo gbritt@frontlinecomm.com. Per informazioni: www.ensembledesigns.com
La soluzione all-in-one di Hamlet è ideale per tutti gli impieghi sugli OB-Van di Steve Ryder
raman per più di 30 anni. Nel corso di tutto questo tempo, le attività di Satellite News Gathering sono aumentate in modo esponenziale; tutto bellissimo, ma non sono mai riuscito ad
Come molti in questo settore, ho iniziato la mia carriera alla BBC, per poi spostarmi a ITV e sono stato un came64 B R O A D C A S T
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adattarmi ai diversi vincoli a cui un cameraman si deve adeguare quando lavora collegato ad un mezzo mobile satellitare. Nel 1998 ho fondato la mia azienda Stryder TV. Mi sono costruito
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mente configurato per poter iniziare a lavorare subito. Il sistema Hamlet MicroFlex ha risolto tutti i miei problemi. Ho scelto una configurazione che prevede un generatore di segnali test e le misure HD e SD: in questo modo tutte le funzionalità che mi occorrono in un unico dispositivo estremamente compatto e portatile. Il generatore di segnali di test è in grado di fare tutto quello di cui posso avere bisogno: ha una piccola calcolatrice incorporata che può inserire un identificativo alfanumerico nel segnale, ma anche una barra scorrevole che permette di capire subito che il segnale è "vivo" e non freezato. Il generatore include anche la possibilità di generare audio embedded. Su altri mezzi mobili tipicamente trovavo dispositivi che per fare le stesse cose che posso fare con un Hamlet MicroFlex occupavano una unità rack, e ovviamente erano più pesanti (sapete bene quanto il peso conti, soprattutto sui mezzi piccoli) e più costosi.
da solo il mio mezzo di uplink satellitare e ho iniziato a lavorare per broadcaster e per altri clienti che producevano in proprio. È andata bene: i miei servizi sono stati apprezzati e da poco abbiamo aggiornato il nostro mezzo mobile per metterlo in grado di svolgere anche produzioni 100% HD.
Un mezzo buono per tutte le stagioni L'impiego principale del nostro mezzo è sicuramente come uplink satellitare, ma in ogni caso porto sempre con me un camcorder ad alta definizione, un sistema di collegamento wireless e tutto quanto serve per l'illuminazione e l'audio: in questo modo posso offrire, quando serve, un completo servizio di produzione. Il mezzo è equipaggiato con un piccolo mixer video e audio, e in questo modo posso gestire tre o quattro camere, realizzando così una piccola regia per la copertura di piccoli eventi o notizie dal campo. Mi piace chiamarlo "OB Lite". Col passare degli anni mi sono trovato a lavorare per un gran numero di clienti e, naturalmente, ognuno di loro aveva le sue specifiche esigenze: SD, HD, MPEG-2, MPEG-4, audio stereofonico, audio surround 5.1, e molto altro ancora. In questo modo, praticamente ogni giorno bisognava riconfigurare completamente le varie apparecchiature del mezzo. Io invece avevo bisogno di poter arrivare in qualsiasi posto e trovare tutto immediata-
Cavi sotto controllo Mi capita spesso di dover collegare il mio veicolo di uplink con un altro mezzo mobile e, ovviamente, devo essere ben sicuro che ogni cavo di connessione funzioni perfettamente prima di mettermi a srotolare centinaia di metri di cavi coassiali o di fibra ottica. Posso semplicemente collegare il MicroFlex ai due estremi di ciascun
rotolo di cavo prima ancora di tirarla giù dal veicolo, e fare un rapido controllo di integrità. Se serve, dopo aver srotolato i cavi, posso collegare il mio MicroFlex all'estremo remoto del cavo (il MicroFlex funziona a batteria ed è estremamente portatile) e fare un ulteriore controllo. Ovviamente i miei clienti si aspettano che io faccia tutto a colpo sicuro, sia che si tratti di un semplice collegamento satellitare sia di un completo service di produzione. Per cui, qualunque lavoro mi accinga a fare, devo avere la certezza che tutto funzionerà perfettamente al primo colpo. L'Hamlet MicroFlex è un prezioso alleato e ha dimostrato di essere uno strumento intelligente, utile e di costo assolutamente stimolante. Steve Ryder è il direttore generale di StryderTV. Può essere contattato all'indirizzo ryder@stryder.tv Per informazioni: www.hamlet.tm
I monitor Leader per produzioni 4K estreme di Randy Wedick
Obiettivo: la messa a fuoco
Naturalmente ogni produzione è importante, ma quando alla Band Pro abbiamo deciso di portare per la prima volta le nuovissime camere Sony per le riprese cinematografiche F65 per una veloce prova di ripresa alle Hawaii, la posta in gioco era molto alta. La camera era stata ufficialmente resa disponibile per il mercato solo poche settimane prima e le nostre riprese sarebbero state fra le primissime mai effettuate ad una qualità così alta e al di fuori di un laboratorio della stessa Sony. Il nostro obiettivo era girare il materiale per un breve documentario che è stato successivamente proiettato all'edizione 2012 del NAB Show.
L'idea di base era riprendere le meraviglie naturali di quelle isole, soprattutto dall'elicottero, con la risoluzione 4K. A queste risoluzioni la messa a fuoco è un fattore estremamente critico, soprattutto quando si impiegano obiettivi ad un’elevata apertura, quando nemmeno la profondità di campo ti aiuta più di tanto. Il nostro piano di lavoro prevedeva una serie di riprese all'alba e al tramonto, che in quanto tali dovevano per forza venir buone al primo tentativo. Non è un vincolo da poco e, dopo aver considerato tutti i vari fattori in gioco, ho deciso di portare con me un monitor Leader LV5330 per controllare l'esposizione e la messa a fuoco. Stavamo sorvolando la costiera di Ne Pali, passando sopra vulca-
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ni ancora attivi e canyon nella giungla; io ero seduto nel retro dell'elicottero e tenevo sulle mie gambe il Leader LV5330; avevo impostato il display nella modalità 1:1 per la visualizzazione pixel a pixel di quello che riprendeva la F65, per controllare che tutte le riprese rimanessero costantemente a fuoco anche in quelle condizioni di ripresa a dir poco difficili. Commutavo continuamente dalla modalità 1:1 a quella waveform monitor, e quando serviva potevo passare alla modalità Cinelite per un controllo più approfondito del waveform e per avere una visione di insieme più completa e tridimensionale dell'esposizione complessiva delle scene. Non ero però il solo sull'elicottero ad avere in mano un monitor Leader. Il nostro direttore della fotogra-
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fia, Ruben Carrillo, usava un più grande LV5380 per controllare continuamente le riprese della camera fissata all'elicottero. La sua impostazione tipica era la visualizzazione contemporanea dell'immagine e del waveform. Sono molto confidente delle misure che effettuano gli strumenti Leader e poiché entrambi avevamo sottomano le informazioni giuste in tempo reale, Ruben ed io ci scambiavamo continuamente informazioni sui diversi parametri dell'esposizione che potevamo leggere sui nostri strumenti, con la certezza che entrambi i monitor erano tarati sugli stessi risultati. Durante le riprese, c'è capitato alcune volte di fare atterrare l'elicottero, prendere la camera a spalla e muoverci a piedi in ambienti davvero estremi. Per tutte le riprese a terra abbiamo utilizzato come monitor di ripresa il piccolo e leggero LV5330, montato su un braccio Noga. A quel monitor (e anche a noi) è capitato davvero di tutto: dall'umidità estrema della giungla all'acqua salata della costa, ma il test più difficile di tutta la nostra avventura è stata sicuramente la lava!
Testato con lava e vapore Eh, si. Ruben ed io abbiamo portato la
camera fino ai margini di un campo di lava battuto dal vento, avvicinandoci fino a circa 3 metri da un fiume di lava incandescente. Non è abbastanza: pioveva. La temperatura dell'aria era qualcosa come 65° e la pioggia si trasformava immediatamente in vapore non appena toccava la superficie del fiume di lava. È difficile immaginare un ambiente di ripresa più ostile. Ci siamo trovati ad affrontare gli aspetti più estremi di tutti i quattro i classici elementi che può capitare di incontrare: terra, acqua, aria e fuoco. Mentre facevamo questo, mi domandavo chi avrebbe ceduto per primo, se noi oppure la nostra attrezzatura. Quando siamo rientrati, sia i monitor che la camera funzionavano ancora perfettamente e siamo riusciti a riprendere delle immagini eccezionali che sono state presentate allo stand di Band Pro allo scorso NAB. E onestamente devo
dire che i monitor Leader sono stati un alleato preziosissimo nella nostra avventura, che ci ha consentito di girare immagini come poche volte nella vita capita di incontrare. Randy Wedick è un consulente tecnico di Band Pro Film & Digital. Si occupa tipicamente della formazione dei propri clienti su tutti gli aspetti dell'imaging e del workflow. Può essere contattato all'indirizzo randy.wedick@bandpro.com Per informazioni: www.leaderamerica.com
Ro.Ve.R. 1972-2012: 40 anni di broadcast Emittenti e operatori richiedono soluzioni affidabili, tempestive e convenienti per progettare, operare e gestire il trasporto, la distribuzione ed il controllo delle loro reti. Il continuo miglioramento delle offerte del mercato, con un numero sempre crescente di standard e tecnologie disponibili, impone ai network di essere sempre più competitivi e attenti alle soluzioni innovative. Vicina ai propri clienti, e potendo con-
rivolgendosi all'installatore evoluto e al tecnico di stazione, ma offrendo anche supporto a chi vuole effettuare una completa e approfondita analisi del segnale oppure vuole monitorare in stazione o sul territorio i parametri della rete, con un dispositivo leggero, maneggevole e con una interfaccia utente semplice e intuitiva. Oltre a permettere le classiche misure tipiche di questa classe di strumenti, qualità, livello, spettro, costellazione, echi ecc., supporta funzioni specialistiche adatte in particolare per la caratterizzazioni di segnali SFN. Collegandolo ad una sorgente GPS esterna, oppure volendo anche interna allo strumento stesso, è possibile effettuare la misura di ritardo di rete e quindi valutare la coerenza dello stesso parametro rispetto a quanto impostato nella progettazione della rete. Permette una completa analisi del flusso ASI direttamente sullo strumento senza la necessità di collegare un PC esterno, e dispone di un comodo filtro LTE per valutare le eventuali attenua-
tare su partner commerciali qualificati per i vari mercati internazionali, Ro.Ve.R. Instruments si pone come fornitore di soluzioni adeguate per qualsiasi emittente e operatore del settore, con proposte per tutti gli standard più diffusi, che si concretizzano nell'offerta di analizzatori portatili professionali e apparati fissi di stazione per la ricezione e il monitoraggio DVB-T/T2 e DVB-S/S2, singolo e multistream.
HD PRO TAB L'ultimo nato in casa Ro.Ve.R. è un analizzatore broadcasting professionale con display 10,2” per misure di SAT S2 multistream, TV T2 con M-PLP, CATV C2 e T.S. Analyzer; esso rappresenta una nuova interpretazione dello strumento di misura, O T T O B R E / N O V E M B R E
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zioni alle interferenze. Quindi non solo uno strumento di misura portatile, ma un sistema di monitoraggio molto completo e specialistico, utilizzabile in laboratorio,in impianto e sul territorio.
esigenze dell'utilizzatore, potendo contare su funzioni di ricezione terrestre e satellitari, di controllo e monitoraggio ASI, di decodifica audio e video, e di trasmissione dei parametri a distanza. Questo sistema è consigliato soprattutto per impieghi in siti di diffusione per il monitoraggio della qualità del segnale. Consente il controllo locale del canale RF, del video e audio, del flusso
Sonde di monitor MFE 802-2 L’altra proposta Ro.Ve.R. trova nella famiglia MFE802 una soluzione modulare che ben si adatta alle più svariate
di trasporto ASI, così come il monitoraggio e il controllo remoto tramite SNMP e gestione web. Permette la misura contemporanea di 2 flussi ASI segnalando eventuali errori su data logger interno e inviando i dati con protocollo SNMP o su interfaccia WEB. Sempre da remoto possono essere controllati e registrati i contenuti video trasmessi. Permette il monitoraggio del template del Transport Stream e la verifica dei ritardi di rete e il controllo del jitter della rete stessa. Per informazioni: www.roverinstruments.com
Generatori, analizzatori e test dei segnali da Rohde&Schwarz Il generatore di segnale multicanale Rohde&Schwarz CLG è il primo strumento sul mercato in grado di simulare le emissioni di una intera rete per televisione via cavo, con tutti i canali completamente occupati da segnali televisivi analogici e digitali. Questo compatto strumento è in grado di sostituire (da solo) i numerosi generatori di segnale che sino ad oggi erano necessari per effettuare compiutamente questo tipo di test e che potevano arrivare ad occupare anche un intero armadio. Il generatore Rohde&Schwarz CLG può operare su frequenze comprese fra 47 MHz e 1002 MHz. Può generare fino ad un massimo di 160 segnali contemporanei, scegliendo a piacere fra analogici e digitali; è quindi in grado di simulare compiutamente un network di televisione via cavo statunitense (che trasmette 158 canali) e un network europeo (sino a 119 canali). I produttori di tuner e settop-box per televisione via cavo sono ora in grado di utilizzare solamente il generatore Rohde&Schwarz CLG per testare i propri prodotti durante le fasi di sviluppo. Questo strumento è inoltre in grado di effettuare diversi test di certificazione. Il Rohde&Schwarz CLG supporta gli standard digitali J.83/B, DVB-C e ISDB-T, oltre ai segnali analogici PAL e NTSC. Possono inoltre essere effettuati test dei ricevitori in conformità alle specifiche ANSI/SCTE 40, che prescrivono di verificare il corretto funzionamento di un ricevitore 68 B R O A D C A S T
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televisivo anche nelle condizioni di un network via cavo con tutti i canali completamente occupati e con presenza di interferenze.
Analizzatore audio UPV L'analizzatore audio UPV di Rohde&Schwarz è invece un generatore integrato in grado di generare segnali di test audio ed effettuare misure. Può visualizzare simultaneamente i risultati di tutte le misure disponibili, e può essere impiegato per ogni tipo di interfaccia per segnale audio (analogico, digitale, combinata). L'analizzatore è in grado di campionare audio fino ad una frequenza di 400 kHz, offrendo la possibilità all'operatore di programmare con la massima flessibilità vari filtri per applicazioni di generazione e analisi di ogni tipo. L'UPV può essere espanso fino ad un totale di 16 canali di misura, e per esso sono disponibili numerose opzioni, fra cui la possibilità di analisi e generazione per diversi protocolli digitali, la possibilità di testare il jitter e l'interfaccia collegata, l'analisi del bitstream PDM e diverse interfacce per l'audio digitale. È in aggiunta dotato di slot di espansione per l'applicazione di future opzioni. P R O D U C T I O N
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Testare le interfacce video MHL Rohde&Schwarz ha recentemente presentato una soluzione compatta e integrata per effettuare le necessarie verifiche di interoperabilità e di funzionamento della nuova interfaccia video per collegamenti ad alta definizione (MHL). La nuova piattaforma per i test audiovideo è disponibile in due modelli: il video tester Rohde&Schwarz VTE ed il video tester compatto VTS. Il modello VTE si compone di una piattaforma modulare ed espandibile per testare le interfacce video e audio nelle fasi di sviluppo e a scopi di assicurazione qualità. Il modello VTS, dal costo particolarmente competitivo, è stato utilizzato per l'impiego nelle produzioni. Entrambi i modelli includono un modulo test MHL. Il sistema MHL permette di trasmettere un contenuto audio video HD, disponibile ad esempio in rete Internet, di essere trasmesso direttamente da uno smartphone o un tablet PC ad un televisore predisposto. Per informazioni: www.rohde-schwarz.com
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Test & Misure
Multiviewer Apantac: per la monitoria offre un ottimo rapporto “costo-efficacia” Mentre l'Europa sta vivendo tempi di crisi economica, l'efficacia dei costi e l'innovazione sono ancora due fattori chiave per il successo come designer e produttore. Apantac crede che i budget ristretti non significhino che le caratteristiche importanti debbano essere sacrificate durante la scelta delle attrezzature, anche se alcune caratteristiche non prioritarie potrebbero essere trascurate. L’azienda quindi produce e fornisce prodotti che includono la più recente tecnologia per un mercato in continua evoluzione. MiniQ e MicroQ. MiniQ è un modulo compatto (con soli 25 centimetri di profondità dello chassis), hot swappable e che include un set completo di funzionalità. Può essere utilizzato come unità stand-alone o configurato sino a otto moduli, oppure può essere montato in un telaio da tre unità rack, con alimentatori ridondati. Il MicroQ è un modulo quad fisso molto compatto, in grado di riprodurre la monitoria anche a pieno schermo, che - grazie alla
dotazione degli attrezzi di montaggio può essere facilmente installato nella parte posteriore di un monitor. Entrambi i prodotti accettano segnali a standard composito, SD, HD e 3G SDI, con rilevazione automatica del tipo di segnale. Inoltre garantiscono un'uscita HDMI/DVI e SDI, decodificano e visualizzano tramite meter l’audio embedded e supportano il protocollo TSL over IP. Il consumo è molto limitato: 20 W per il MiniQ e 12 W per il MicroQ.
zionale monitoraggio per OB Van o da studio, ad un prezzo che, sostiene Apantac, non ha concorrenza sul mercato. Una tipica configurazione per il monitoraggio in un OB Van o in studio, comprende: unità MicroQ quad fisse per la postazione del regista e la posizione dell’assistente di produzione, oltre ad unità MiniQ per il controllo camere, SloMo e VTR, nella postazione del tecnico audio. Per informazioni: www.apantac.com
Spazio minimo Anche l'utilizzo dello spazio è minimo; per esempio, montando il quad split MicroQ direttamente sul retro dei monitor, non è necessario occupare ulteriore spazio rack. Entrambi i prodotti, se combinati con una matrice SDI di qualsiasi tipo, oppure con un sistema di gestione Tally&Label con funzioni di controllo (come il Tallyman TSL) permetteono di realizzare un fun-
DK Technologies: l’analizzatore palmare di colore e il misuratore compatto di loudness L'analizzatore colore PM5639/06 di DK Technologies può essere utilizzato dall'operatore per ottenere tutte le informazioni necessarie ad effettuare il corretto bilanciamento del colore dei monitor video a cristalli liquidi, oltre ad una serie di altre informazioni estremamente utili. Presenta un display a barre estremamente intuitivo che può essere calibrato secondo ogni sistema di riferimento. L'analizzatore palmare è dotato di filtri dicroici di estrema stabilità, e può essere riferito agli standard
colore internazionali. Non è influenzato dalle frequenze di refresh né dalla carenza di fotogrammi, e può essere utilizzato sia con monitor video di origine informatica sia con ogni altro monitor video. L'analizzatore colore PM5639/06 è alimentato a batterie e quindi completamente portatile. Può anche essere utilizzato per effettuare misure in ambienti automatizzati, ed è caratterizzato da una rapidissima velocità di risposta. Non manca l'interfaccia RS-232 per la connessione a dispositivi esterni.
Misuratore compatto di loudness DK Technologies ha presentato anche una nuova versione del proprio strumento DK Meter, in grado di operare secondo gli 70 B R O A D C A S T
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standard ITU, EBU R128 e ATSC. Il DK3 Compact Audio Loudness Meter (CALM) è equipaggiato con un ingresso video 3G HD/SDI. È quindi possibile de-embeddare direttamente l'audio da un flusso video. Questa possibilità aggiunge una maggiore versatilità alla serie degli strumenti DK Meter, mettendo l'utilizzatore in grado di operare con qualsiasi formato audio 5.1, compreso i formati analogico, AES e SDI. DK-Technologies ha inoltre annunciato che sono disponibili gli analizzatori DK-1 e DK-2 che, con un fattore di forma pari a quello di uno smartphone rappresentano la soluzione ideale per misurare segnali stereo e 5.1, incluso il valore di loudness. Caratterizzati inoltre da un prezzo particolarmente favorevole, il modello DK-1 è pensato per segnali stereo, mentre il modello DK-2 è per segnali 5.1. Per informazioni: www.dk-technologies.com
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Harris VideoTek: misure di jitter e loudness Da Harris un nuovo prodotto, specificamente pensato per il monitoraggio e la valutazione del jitter su sorgenti multiformato: si tratta de modellol VideoTek TVM-VTM-JEM3, ideale per l'impiego all'interno dei mezzi mobili di produzione e sale apparati. Grazie al generatore incorporato, è in grado di verificare che le oscillazioni dei valori di jitter siano all'interno dei requisiti fissati dagli standard video SMPTE; è in grado di generare cinque distinti livelli di jitter su frequenze comprese fra
50 Hz e 500 kHz è inoltre in grado di verificare l'integrità dei segnali digitali SDI, una necessità tipica per verificare i flussi di ingresso lavorando in esterna. Harris ha inoltre recentemente aggiunto alla propria serie di analizzatori multisorgente Videotek (modelli MSA-100 e MSA-300) la possibilità di verificare la compliance del loudness. La nuova opzione MSA-OPT-LOUD è infatti in grado di misurare il segnale in ingresso, generando appositi allarmi qualora l'audio rilevato risultasse non
conforme. È stato inoltre presentato un aggiornamento software (al momento allo stadio di prototipo) in grado di integrare le funzionalità del sistema di monitoraggio e logging del loudness Harris LLM-1770 all'interno del sistema di automazione harris ADC, per non rendere immediatamente disponibili le tracce dei livelli di loudness relative alla programmazione appena andata in onda. Per informazioni: www.broadcast.harris.com
Sincron PPS Meter 509, economico ed efficace L’utilizzo del segnale PPS nel settore broadcasting è essenziale per garantire la migliore qualità di diffusione del segnale. Monitorare la stabilità e precisione dei PPS generati dai riferimenti (tipicamente sono dei ricevitori GPS) è utile per mantenere sotto controllo i sistemi di sincronizzazione. A tale scopo Sincron Sistemi ha sviluppato PPS Meter 509. Si tratta di un semplice e, soprattutto, poco costoso strumento che consente di monitorare, anche in maniera remota tramite porta IP, fino a 4 segnali PPS contemporaneamente e tracciare poi i conseguenti grafici, confrontandoli ad un segnale PPS di riferimento. Le caratteristiche tipiche del PPS
Meter 509 comprendono una risoluzione a 25 nSec, un campo di misura nell’intervallo +/- 256 µSec con segnalazione di overflow, la durata dell’analisi con 1024 punti programmabili da 6 a 3600 secondi (ed illimitato con autoscala). Altre caratteristiche: generazione dati con database; memorizzazione del dato massimo (Errore Picco); rappresentazione grafica con autoscala. La gestione dell’apparato avviene tramite
PC Board Linux interna; inoltre dispone di porta Ethernet fully programmable (il che consente la gestione anche remota via Internet) ed è equipaggiato con un portale di configurazione direttamente residente nell’apparato. Per informazioni: www.sincron.it
Da Bridge Technologies la nuova probe di monitoraggio per reti DVB-T2 VB252, che completa la serie di soluzioni già proposte da Bridge Technologies per il completo monitoraggio di reti DVBT2, inclusa la verifica del protocollo T2-MI. La scheda a doppio ingresso VB-252 è dotata anche di un ingresso per segnale di sincronizzazione GPS esterno per il monitoraggio di precisio-
VETRINA COMMERCIALE
Bridge Technologies VB-252: prove di monitoring per DVB-T2 ne del drift nelle reti SFN, una misura del MER di elevata qualità e della rilevazione dei livelli del segnale. Per informazioni: www.bridgetech.tv
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Test & Misure
Snell Hyperion: sistema automatizzato per il controllo qualità Il sistema automatizzato per il controllo qualità Hyperion di Snell è in grado di effettuare una valutazione completa sui diversi parametri del segnale, non una semplice verifica della presenza o mancanza del segnale stesso, ed è quindi particolarmente indicato per gli ambienti non presidiati o con una limitata disponibilità di personale. È in grado di riportare tutti gli allarmi rilevati a qualunque sistema di controllo e all'automazione anche se forniti da terze parti, e può essere integrato con tutti i più diffusi processori per i video wall per un'immediata visualizzazione degli allarmi nei siti di playout. Gli algoritmi utilizzati da Hyperion si basa-
no su un modello matematico dotato di una sensibilità analoga agli occhi e alle orecchie umane e può così valutare l'evoluzione effettiva del contenuto trasportato dal segnale video, oltre ad effettuare ogni possibile misura delle caratteristiche tecniche del segnale stesso. Completamente programmabile, può essere adattato con molta facilità a ogni specifico ambiente di
impiego e destinazione d'uso. Per informazioni: www.snellgroup.com
DNF Controls tester RS-422/RS-232 "The Analyst" Il tester per protocolli RS-422/RS-232 denominato “Analyst” è in grado di individuare ed isolare rapidamente
un’ampia varietà di problemi che possono riguardare i controlli e le interfacce di segnale. È stato progettato per essere utilizzato con soddisfazione sia da personale esperto che da tecnici alle prime armi, mettendo ciascuno di essi in grado di analizzare i problemi che possono verificarsi alle diverse interfacce di controllo utilizzate all’interno di installazioni broadcast per consentire ai diversi apparati di interagire fra di loro. Il tester permette all’operatore di spostarsi con facilità tra le linee di trasmissio-
ne e di ricezione, e di invertire la polarità di uscita delle linee di trasmissione e/o delle linee di ricezione. The Analyst è uno strumento compatto, e dispone di un display LCD a 40 caratteri su 4 linee, di facile lettura, di un pannello di controllo ad 8 tasti, e connessioni separate per i protocolli RS-232 e RS-422. Può essere alimentato da sorgenti in corrente continua od alternata e può essere equipaggiato con una batteria opzionale. Per informazioni: www.dnfcontrols.com
Tektronix digital tv monitor MTM400A di telecomunicazioni, effettuando il monitoraggio da remoto multicanale e multiformato, unito alla misura dei livelli di radiofrequenza, di BER, di rapporto segnale rumore, rumore di fase, risposta di impulso e d'altro ancora. Può gestire segnali MPEG-2 e H.264/AVC, e può effettuare un'analisi avanzata che permet-
Il Tektronix MTM400A è in grado di effettuare il monitoraggio in tempo reale di Transport Stream MPEG che provengono da interfacce a radiofrequenza o ASI. E progettato per essere installato ai principali nodi di rete, effettua misure sulla qualità video ed invia automaticamente i risultati ed altre informazioni diagnostiche ai centri principali di controllo.
Versatile Il Tektronix MTM400A può essere impiegato nelle reti di broadcasting terrestre, via cavo, via satellite e nelle reti 72 B R O A D C A S T
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te di prevedere il verificarsi di problemi, avvisando il centro di supervisione con uno schema di allarmi a due livelli. Il sistema permette di effettuare analisi a livello del singolo PID, del programma, o del Transport Stream, permettendo così all'operatore di individuare rapidamente con ogni possibile problema.
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Per informazioni: www.tek.com 2 0 1 2
Trilogy master reference generator Mentor XL Il Master Reference Generator Trilogy Mentor XL è in grado di generare contemporaneamente i segnali di sincronismo per video 525/625/SD/HD, ed è equipaggiato di un ricevitore GPS per garantire la massima precisione del riferimento. L'apparato può fungere sia da master sync, operando quindi autonomamente, come pure essere asservito (genloccato) a sorgenti di riferimento esterne. Oltre a queste funzioni, il mentor XL può inoltre generare un set completo di segnali video di test che
possono essere prelevati a scelta dell'operatore in formato analogico o SDI. Oltre ai canonici segnali di test, come le barre colore o un canonico frame video, il Mentor XL può inoltre generare un segnale a "piena apertura", per assicurare che gli artefatti al di fuori dell'area di visione non vengano effettivamente
visualizzati, e un segnale pilota di lipsync per assistere l'operatore nella risoluzione di problemi di ritardi audio/video. Per informazioni: www.trilogybroadcast.co.uk
A tutto loudness da Jünger Audio Jünger Audio ha recentemente presentato due nuovi prodotti nella propria famiglia di processori per il controllo del loudness, serie *AP. La linea *AP può contare sulla Versione II dell'esclusivo algoritmo di loudness adattativo di Jünger Level Magic, che risponde a tutte le specifiche sulla loudness audio attualmente adottate dal mondo del broadcast. È in grado di effettuare la gestione del livello con una elevatissima qualità audio e senza alcuna colorazione e senza effetti di accentuazione di
bande, distorsione, modulazione ed altri artefatti. Jünger ha inoltre completato la propria offerta con l'Audio Processor T*AP, in grado di effettuare il controllo del loudness, l'upmix ed il processamento del suono surround fino ad un totale di otto canali audio (8x1, 4x2, o 6+2). T*AP è specializzato nel controllo automatico ed adattativo del loudness, ed offre inoltre come standard la funzione Spectral Signature, l'esclusiva di Jünger Audio. Questa tecnologia consente ai broadca-
sters di creare una maschera di effetti che può essere memorizzata allo scopo di ricreare il medesimo tipo di atmosfera e dinamica del suono anche sui successivi contenuti audio. Una ulteriore novità è il Loudness Logger, che consente agli utilizzatori di tutti i processori di livello sonoro Jünger un facile e comodo sistema di tracciare e registrare l'andamento del loudness nel tempo. Per informazioni: www.junger-audio.com
Controllo di loudness stereofonico Linear Acoustic Il nuovo Aero Lite di Linear Acoustic è un controllo di loudness a due canali (stereo) pensato per offrire la conosciuta, elevatissima qualità dei prodotti di processamento audio Linear Acoustic ai broadcaster che non hanno la necessità di gestire audio multicanale, e che desiderano un prezzo altamente competitivo. Il nuovo Aero Lite ha un fattore di
forma particolarmente compatto da una sola unità rack ed è dotato di ingressi e uscite HD-SDI, SD-SDI, AES e per segnali analogici. L'audio da processare pur essere estratto da ogni coppia HD/SD-SDI e, una volta processato, può essere re-embeddato all'interno di qualsiasi coppia SDI, come pure all'interno di tutte le coppie con-
temporaneamente. Completano la dotazione allarmi e controlli di GPI/O. Fra le opzioni disponibili segnaliamo un misuratore di loudness conforme alla specifica ITU-R BS.1770, la connettività SNMP ed un alimentatore esterno ridondato. Per informazioni: www.linearacoustic.com
Kathrein MSK200 è completo MSK200 è un completo analizzatore di segnali Tv digitali e analogici che permette di verificare in laboratorio o sul campo i segnali televisi diffusi via satellite e via terrestre. Consente di effettuare tutte le misure sulle diverse varianti dei sistemi Tv digitali a standard DVB, tra cui misure di campo, analisi di spettro, qualità della modulazione tramite diagrammi a costellazione, MER,
BER prima e dopo la decodifica di Viterbi e visualizzazione in chiaro del programma sintonizzato. Tra le funzioni: MER, per tutti i modelli digitali; BER (prima e dopo Viterbi); analizzatore di spettro (5MHz 3.1GHz); spettro simultaneo e analisi dell’immagine; analisi della costellazione per tutti i standard DVB; analisi minima del MPEG 2; demodulazione del segnale ana-
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logico AM/FM; demodulazione del segnale digitale DVB-C, BVB-T, DVB-S (2); oscilloscopio; data logging; interfacce Ethernet, RS-232, PCMCIA (GSM-Modem, Bluetooth, WLAN). Per info: www.kathrein.com &
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INDICE INSERZIONISTI
Azienda
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Azienda
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3D Storm/Newtek
II cop.
IRTE
pag. 69
3G Electronics
pag. 27
JVC
pag. 25
Aldena Telecomunicazioni pag. 21
Lemo
pag. 51
ATS Gruppo
pag. 41
Lupo Light
pag. 15
Audiotek
pag. 47
Movie People
pag. 49
Blackmagic Design
pag. 5
M-Three Satcom
I cop.
BLT Italia
pag. 55
M-Three Satcom
III cop.
Broadcast Solutions
pag. 39
Panatronics
pag. 24
BV Media
pag. 29
Powerbox
pag. 53
Canon
pag. 13
Rohde & Schwarz
pag. 35
Consumer Electronics Ass. pag. 11
Ro.Ve.R.
pag. 58
Delo Instruments
pag. 19
Sincron Sistemi
pag. 33
Digital Rapids
pag. 31
SIRA
pag. 61
DIEM Technologies
pag. 23
SITEL
pag. 17
Elber
pag. 45
Telsat
pag. 65
Elle Erre Elettronica
pag. 71
Videocine 2000
pag. 9
Eutelsat Italia
IV cop.
Video Progetti
pag. 7
✁
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Broadcast & Production - Ottobre/Novembre 2012
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CAP
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Paese
Data
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(1) Tipo di azienda ❏ A Emittente Radio ❏ B Emittente TV
Prov
❏ 1 Nazionale ❏ 2 Locale ❏ 3 Satellite ❏ 4 Web ❏ C Centro di Produzione A/V ❏ D Centro di Postproduzione A/V ❏ E Azienda Distributrice/Rappresentante
❏ F Azienda Produttrice ❏ G Fotografo Prof. ❏ H Consulente ❏ I Ag. Pub/Concess. ❏ J Laboratorio A/V. ❏ K Altro _____________ _______________________
(2) Funzione in azienda ❏ A Proprietario/Presidente ❏ B Ammininistratore Delegato/Direttore Generale ❏ C Dirigente o Funzionario Tecnico ❏ D Dirigente o Funzionario Commerciale ❏ E Produzione o Programmazione
❏ F Redazione ❏ G Comp. Grafica ❏ H Montaggio ❏ I Altro _____________ _______________________
Firma
Spazio per richieste, consigli e critiche:
INVIARE VIA FAX AL N° 02 70 300 211 (3) Ruolo nel processo decisionale d’acquisto ❏ A Raccolta informazioni
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❏ B Decisione finale
Massima Riservatezza. NewBay Media Italy srl, ai sensi della L. 196/2003, garantisce la massima riservatezza e la possibilità di chiedere la cancellazione o rettifica dei dati personali.
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