Anno XIII - Numero 6 - Dicembre/Gennaio 2012
E D I Z I O N E I TA L I A N A D I R A D I O W O R L D & T V T E C H N O L O G Y
GUIDA TRASMISSIONE RADIO E TV
On Air, ma digitale!
Sommario pag.
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OSSERVATORIO SWITCH-OFF pag.
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NEWS
SUONO &STUDIO
16 pag. 18
pag.
REPORT IBC 2011 - Video
REPORT pag. 38 IBC 2011 - Audio SPECIALE pag. 44 Alimentazione eolica GUIDA TRASMISSIONE pag. 52 Prodotti, novità ed interviste esclusive
IN THE AIR
Hope
Passion for FM and TV Broadcasting La speranza è nell’aria, intangibile ma reale. Non riesci a toccarla con mano, ma puoi sentirla con il tuo cuore: è la forza che muove le tue azioni. Come la speranza, i segnali FM e TV viaggiano nell’aria per consentire alle persone di comunicare in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo. DB Elettronica, leader mondiale nel Broadcasting FM e TV dal 1975, fornisce prodotti, sistemi e servizi per la tua comunicazione.
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Benvenuto signor Ministro! E qualche spunto per la sua agenda Benvenuto, Corrado Passera. Benvenuto, si accomodi: in base alla sua storia come uomo d’azienda confidiamo che abbia le carte in regole per dare un colpo d’ala al nostro settore. E vorremmo dirle qualcosa
La conosciamo per essere l’uomo che ha “resuscitato” le “Poste e Telegrafi”, trasformandone la sostanza e l’immagine. La conosciamo come l’uomo che ha inventato la Posta Prioritaria, e da quel momento in poi le lettere sono davvero arrivate in un giorno. La conosciamo come l’uomo che ha inventato i servizi bancari di Bancoposta, i prestiti, le assicurazioni. La conosciamo per il Paccocelere 3, e per tutta la famiglia di servizi online delle Poste che hanno preso il via con lei. Benvenuto. Le persone capaci sono sempre benvenute.
Non s’annoierà Vedrà che anche questa volta non si annoierà: troverà ad aspettarla una tale quantità di grattacapi e di situazioni spinose da permetterle di dare ancora una volta una chiara dimostrazione delle sue capacità, della sua energia e della sua determinazione.
Non che lei abbia bisogno di dimostrare alcunché, ci mancherebbe. Per quanto ci riguarda, francamente, ci piacerebbe che lei confermasse il motto “repetita iuvant”. Noi siamo manovali dell’alfabeto, facciamo il nostro lavoro con passione (tanta) e con i mezzi che abbiamo a disposizione (non tanti). Parliamo ai cosiddetti “addetti ai lavori” di imprese che fanno radio, tv e attività collegate. Raccontiamo storie che speriamo utili, cercando sempre di guardare oltre la punta del nostro naso. Non abbiamo risposte, ma tante domande. A volte anche qualche idea. Non che lei ne abbia bisogno, ci mancherebbe, ma se qualche volta sui temi della radio e della televisione in Italia, e del mondo che vi gira intorno, volesse (così, per completezza) sentire anche il nostro parere, ne saremmo onorati, e ci metteremmo l’anima per raccontarle quello che
sappiamo e quello che ci pare di intuire oltre la punta del naso. Per ora ci permettiamo di riepilogarle le situazioni aperte che lei troverà sul suo tavolo, e sulle quali sarebbe un gran bene per il nostro mondo avere una risposta chiara, definitiva e, possibilmente, illuminata nel minore tempo possibile. Non che lei abbia bisogno di promemoria, ci mancherebbe. Ma… repetita iuvant!
Dare, ma con senso Il settore delle radio e delle televisioni ha dato già molto. Certamente è pronto, in un momento che chiama tutti alla responsabilità, a dare ancora tanto, ancora di più. Solo che questo settore vorrebbe arrivare a farlo, finalmente, con regole chiare e, se possibile, uguali per tutti. L’assegnazione delle frequenze Tv con la procedura del beauty contest non ci piace. Regalare a chi già ha tanto, sottraendo a chi ha già poco è un mondo alla rovescia che non vogliamo capire. La definizione e la gestione degli switch-off per le regioni non ancora coinvolte nel passaggio alla televisione digitale richiede attenzione e cura, anche sulla scorta dell’esperienza fatta. Non deve essere un “completare l’opera” tanto per… L’avvio e
Governo Monti
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l’implementazione dell’LTE, le possibili interferenze ai televisori nelle nostre case, il modo di prevenirle e di risolverle sono stati opportunamente valutati? Siamo in grado di prevenire i problemi? I nuovi limiti sulla compatibilità elettromagnetica, di cui si inizia a parlare - curiosamente – proprio in parallelo all’asta per le frequenze del “Dividendo Digitale” sono frutto di scrupolo o di lobbing? Il futuro della radiofonia analogica, digitale, ibrida, satellitare – è oggetto di considerazione? La banda larga, fissa e mobile, rientra nelle priorità del Paese, al pari delle (vere) grandi opere? E poi, tra l’altro, ci viene in mente il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda digitale, una delle sette azioni guida del piano Europa 2020: l'Italia è nelle ultime posizioni in Europa per numero di Pmi che sviluppano business nel mondo online, e un elevatissimo numero di aziende che operano nel nostro settore sono, appunto, Pmi. Benvenuto Ministro. Se ritiene, ci chiami quando vuole. Anche solo per una chiacchierata. I temi non mancano. Buon (tanto) lavoro. (Andrea Rivetta e Davide Moro)
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DPA stabilisce un nuovo standard col d:fine I nuovi microfoni headset DPA migliorano ulteriormente un design che è diventato un classico DPA, azienda costruttrice dei microfoni headset originali, ha lanciato la nuova serie di microfoni headset d:fine che si aggiunge ai modelli classici 4066 e 4088, apprezzati e amati in tutto il mondo, largamente usati nei teatri, nel broadcast, nel settore delle conferenze e ovunque serva un headset. Come i modelli precedenti, i nuovi microfoni offrono performance audio consistenti a qualsiasi livello di spl, dal sussurro alle urla, un livello impressionante di guadagno prima del feedback ed una costruzione davvero stabile. Disponibili nelle versioni direzionali ed omnidirezionali, i nuovi headset sono stati battezzati d:fine per rifletterne nel nome l'accurata definizione audio e le caratteristiche sonore del tutto naturali. Inoltre, definiscono un nuovo standard negli headset su singolo orecchio, progetto curato dalla DPA in risposta alle esigenze del mercato. Il sistema di posizionamento sull'orecchio è realizzato con un materiale tipo molla usato nella costruzione dei sistemi di ausilio all'udito e questo li rende estremamente confortevoli e dimostra l'esperienza della DPA anche nella fabbricazione di componenti per sistemi acustici. Si tratta di un raffinato sistema a molla che regola automaticamente l'headset su chi lo indossa, assicurandone il posizionamento con una pressione costante, indipendentemente dalle dimensioni dell'orecchio. Lo si può mettere e togliere con facilità e torna sempre alla forma originale.
Mini e maxi Il microfono sfrutta la stessa capsula in miniatura da 5mm del 4066 e dei 4088, pur essendo ancora più piccolo grazie al nuovo sistema di alloggiamento che si adatta perfettamente alla capsula. La diminuzione delle dimensioni del microfono permette l'uso di antisoffio ancora più piccoli. “Riducendo le dimensioni della nostra capsula, dalle prestazioni ampiamente provate, non volevamo nessun compromesso nella qualità sonora,” dichiara Il CEO della DPA Christian Poulsen. “Col nuovo design siamo stati in grado di mantenerne il suono incredibile e di ridurne la sensibilità ai rumori da soffi, 'pop' e maneggiamento. L'unico cambiamento che abbiamo effettuato sulla capsula è stato un leggero arrotondamento dei bordi, per meglio alloggiarla.”
del cavo è facile ed economica. “Il design più minuscolo di questo nostro nuovo headset lo rende meno visibile, pur mantenendo il suono firmato DPA della tecnologia della nostra capsula in miniatura, per la quale siamo riconosciuti come pionieri in tutto il mondo,” ha dichiarato ancora Poulsen. “Può sembrare troppo bello per essere vero, ma vi invitiamo a provarla e a giudicare voi stessi.” È una soluzione di ripresa assolutamente stabile, in grado di mantenere la posizione di ripresa anche se ad usarlo è un ballerino, un atleta o addirittura un acrobata. Molto interessante la dimostrazione video sul sito della DPA, dove ad indossare il d:fine è un esperto di parcour (disponibile anche con i sottotitoli sul canale YouTube di M. Casale Bauer). Il d:fine DPA viene consegnato con mollettine a clip di colore differente che
Ingegnoso connettore Una delle chiavi del sicuro successo di questo headset è un connettore sottile e ingegnoso che collega il braccetto del microfono al cavo. In questo modo è facile cambiare il microfono dal modello direzionale al modello omni. Basta ruotare il braccetto per poter montare l'headset in posizione ottimale sull'orecchio destro o sinistro. Non essendo a installazione fissa, la sostituzione
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permettono la facile identificazione dei diversi microfoni e il fissaggio del cavo di dispositivi “in-ear”, affinché i due cavi non si intreccino. È inoltre presente una clip da colletto, per il fissaggio del cavo all'abbigliamento di chi lo indossa.
Prezzi Il prezzo di listino, IVA esclusa, delle due versioni è: d:fine direzionale (nero o beige) a 470,00 Euro; d:fine omnidirezionale (nero o beige) a 440,00 Euro. La distribuzione per l'Italia è curata dalla M. Casale Bauer spa, azienda leader nel settore dell'audio professionale e degli strumenti musicali. Per informazioni: www.dpamicrophones.com www.casalebauer.com info@casalebauer.com
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I mini converters con la migliore qualitĂ broadcast ora nei modelli regular e heavy duty! I convertitori piĂš popolari del mondo sono ora disponibili in due famiglie,
Tecnologia 3 Gb/s SDI
per uso in studio o heavy duty per la trasmissione in diretta fuori! I nuovi
I Mini Converters includono la tecnologia 3 Gb/s SDI, quindi sei pronto per il futuro! 3 Gb/s SDI è anche pienamente EQORCVKDKNG EQP VWVVK K XQUVTK CVVWCNK FGƂ PK\KQPG UVCPFCTF G CVVTG\\CVWTG CNVC FGƂ PK\KQPG 5&+
modelli heavy duty sono lavorati dal pieno in alluminio in modo da apparire DGNNK G UWRGT TGUKUVGPVK %K UQPQ OQFGNNK VTC EWK *&/+ CPCNQIKEQ Ć‚ DTC ottica, audio embedding/ de-embedding e up,down,cross conversion. I Mini Converters sono anche disponibili come schede OpenGear per quando hai
QualitĂ broadcast
bisogno di una soluzione rack.
I Mini Converters sono costruiti con la massima qualitĂ con jitter SDI basso, in modo da ottenere la massima lunghezza dei cavi SDI in combinazione con low noise video e audio analogici.
Commutazione automatica SD e HD I Mini Converters cambiano all’istante fra tutti i formati SD e HD, inclusi NTSC, PAL, 1080PsF23.98, 1080PsF24, 1080PsF25, 1080i50, 1080i59.94, 1080i60, 720p50, 720p60 e 720p59.94. Gli aggiornamenti possono essere caricati via USB.
La famiglia dei Mini Converter Regular
Heavy Duty
Ingresso ridondante SDI I Mini Converters dispongono di un ingresso ridondante e loop though SDI in uscita. Collega un cavo SDI ridondante al secondo ingresso, e se l’ingresso principale SDI è perso, i Mini Converters passano automaticamente all’altro in un istante. Questo è importante per compiti mission critical, come eventi dal vivo. Audio Pro analog e AES/EBU Jack da 1/4 pollici sono inclusi per audio bilanciato professionale che passa da AES/EBU o analogico. A differenza di altri convertitori non è necessario l’uso di costosi cavi audio personalizzati in modo da risparmiare migliaia di euro!
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Mini Converter SDI to Analog
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Mini Converter Analog to SDI
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Mini Converter H/Duty HDMI to SDI
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Mini Converter Sync Generator
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Mini Converter SDI to Audio
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Audio-Technica BP4027 e BP4029: i microfoni stereo a fucile “olimpionici” Basati su sistemi sviluppati per le Olimpiadi di Sidney 2000, i modelli stereo a fucile BP4027 e BP4029 sono progettati per broadcast di alto livello e produzione. Entrambi i microfoni comprendono elementi indipendenti linea-cardioide e figura-di-otto in configurazione MS (Mid-Side) con matrice interna selezionabile tramite interruttori. Questi microfoni innovativi consentono ai fonici la scelta fra un’uscita stereo leftright (ampia o stretta) o scegliendo segnali separati per una manipolazione successiva, una flessibilità non disponibile da nessun altro costruttore. Un filtro attenuatore dei bassi aiuta a minimizzare la ripresa di rumori indesiderati alle frequenze inferiori. Questi modelli ad alimentazione Phantom si caratterizzano per un design robusto, anche se sottili e leggeri, ed una colorazione nera patinata. Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche entrambi i microfoni sono a condensatore polarizzato esternamente e si differenziano esclusivamente per la risposta in frequenza (BP4027 30-20.000Hz e BP4029 40-
20.000Hz, per la lunghezza (rispettivamente 380mm. e 236mm.) ed il peso (142gr. e 103gr.). Per tutti e due i modelli il rapporto segnale/rumore varia da 72dB (config.Mid) a 68dB (config.Side) fino a 70dB SPL (LR stereo) e la gamma dinamica è, rispetto alle configurazioni, di 101, 101 e 102 dB. Oltre alle prestazioni tecniche, questi microfoni si distinguono anche per la ricca dotazione standard che comprende supporti da asta ed adattatori, schermo antivento, anelli elastici e custodia protettiva. Il connettore di uscita è un XLR5M integrato. Ad ulteriore corredo di questi due microfoni (ma anche di tutti gli altri “a fucile”), AudioTechnica ha realizzato una vasta gamma di schermi antivento rapidi nel montaggio e di elevato rendimento. Pensati per il telegiornalismo, il teatro ed il cinema, consentono di estrarre velocemente e silenziosamente il microfono senza creare problemi alla troupe di lavoro. La struttura esclusiva di cui dispongono (gommapiuma a cella aperta da 20 Ppi ovvero “Pores Per inch”) garantisce una maggior riduzione
del rumore del vento ed un’ottima performance alle alte frequenze. Il rivestimento è realizzato con pelliccia sintetica da 30mm, scelta per il suo peso minimo e le proprietà acustiche. Da sempre fornitore ufficiale nelle precedenti Olimpiadi (Atlanta, Sydney, Salt Lake City, Atene, Torino e Pechino), AudioTechnica fornirà all’edizione di Londra del prossimo anno oltre 2.000 microfoni a tutte le reti
emittenti, oltre a prestare completo supporto tecnico “onsite” con la presenza di propri ingegneri del suono. “London 2012” sarà pertanto l’occasione più prestigiosa per festeggiare il cinquantesimo anniversario dalla nascita di Audio-Technica, da decenni leader consolidato a livello mondiale di apparati audio professionali! Info su: www.prase.it
Radio Punto Nuovo in diretta dal Giffoni Film Festival Con un notevole sforzo organizzativo, Radio Punto Nuovo ha trasmesso in diretta, ogni pomeriggio dal Giffoni Film Festival, la rassegna internazionale di cinema per ragazzi più conosciuta al mondo. Singolare la soluzione tecnica adottata per trasferire il segnale dalla postazione, allestita presso il Village “Banca della Campania” (a ridosso del red carpet) agli studi di Cesinali (Av) con un collegamento permanente bidirezionale su linea ISDN (Codec CCS) ed una linea di back up via ponte radio (con ritorno su IP), attraverso cinque
dei numerosi tralicci di cui l'emittente dispone sul territorio campano. Per la produzione in questione sono stati impiegati, nella postazione remota presso il festival, 3 microfoni AKG dinamici, 3 radiomicrofoni AKG, 2 registratori portatili Edirol (editing su PC dedicato), un mixer Spirit 8 canali, un coder ISDN CCS, un link a 2.4 Ghz Sielco. Tutta la tecnologia è stata assemblata a regola d'arte in 2 “case” su ruote da Lele Urciuoli, direttore tecnico di Radio Punto Nuovo. I partecipanti al Giffoni Film Festival, ed i particolar modo i giurati, sono stati
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coinvolti nell'iniziativa con interventi live, dalle diverse aree della cittadella cinematografica, grazie ad interviste “al volo”, realizzate con tecnologia wireless. Bella l'interazione, con foto e messaggi, postati su Facebook. Ai microfoni si sono alternati riscuotendo notevole successo •
Jerry Laszlo, Maria Silvia Malvone, Letizia Vicedomini, Dario De Simone e Francesco Bocciero; la parte tecnica è stata curata da Alfonso Mollica.
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Assegnati i Teletopi 2011 alle migliori Web Tv Oltre 250 le web tv partecipanti provenienti da ogni parte d'Italia, per la quinta premiazione. I vincitori distribuiti da nord a sud, da Torino a Bari, da Brescia ad Ancona. Da gennaio 2012 Altratv.tv gestirà una rubrica fissa dedicata alla webtv su Broadcast&Production Hanno vinto le web tv più connesse con le comunità sul web grazie alla presenza su social network e devices mobili, quelle con un'idea vincente e un business model sostenibile. Hanno vinto le web tv egualmente distribuite sul territorio, con una predominanza nel nord-Italia.
I Vincitori Sul podio dei vincitori sono saliti, oggi nella Sala Borsa di Bologna: Bari tv per la categoria miglior micro web tv informativa, Crossing tv (Bologna) per la categoria migliore web tv di denuncia, Sesto tv (Sesto FI) nella categoria miglior web tv amarcord, Giovani in rete (Torino) nella categoria migliore web tv giovane, Scrittori tv (Vibo Valentia) per la categoria miglior web tv da community, Youcatt (Brescia) per la categoria migliore web tv universitarie, Provincia autonoma di Trento (Trento) nella categoria migliore web tv della PA e Riviera del Conero tv (Ancona) nella categoria migliore web tv di promozione territoriale. Tre le menzioni speciali assegnate a: Varese news (Varese) per il miglior format per web tv, Roma Uno (Roma) per la migliore tv locale multica-
Gaffuri (Rai Nuovi Media), Carlo Infante (UniTag), Mirella Poggialini (Avvenire), Marco Pratellesi (Condè Nast), Mariano Sabatini (Metro), Antonio Sofi (Rai3), Francesco Specchia (Libero). La giuria è stata presieduta per il secondo anno consecutivo da Carmen Lasorella, attualmente a capo di San Marino RTV. Il contest ha avuto negli anni come presidenti di giuria Carlo Freccero (2007), Silvia Tortora (2008), Irene Pivetti (2009) e Carmen Lasorella (2010).
nale e Board tv (Modena) per il miglior modello di business.
Un settore che cresce “La vittoria di canali così strutturati – ha sottolineato Giampaolo Colletti, fondatore dell’osservatorio e network Altratv.tv - è il segno di una evoluzione delle web tv italiane che stanno sfruttando tutti i benefici del digitale dialogando sempre meglio con i propri interlocutori”. “Professionalizzarsi, entrare in una logica di servizio” questa la chiave di crescita individuata dal presidente di giuria Carmen Lasorella per il futuro dei centinaia di canali accesi sul web “in un senso che ritrovi quel servizio pubblico da cui è nata la comunicazione”.
Non solo premi Oltre 250 le web tv - provenienti da ogni parte d’Italia - mappate dall'osservatorio e network Altratv.tv e federate nella FEMI (Federazione dei Media Digitali Indipendenti) - che hanno partecipato all’incontro. Non solo premiazione: la giornata “TeleVISIONI del mondo: come le web tv diventano start up” - promossa con il supporto di Comune di Bologna, Movi&Co e Sala Borsa è stata scandita da workshop e assemblee, con interventi su regolamentazione, nuovi business, social network e
Una realtà vivace Sono 533 i canali mappati nel 2011 da Altratv.tv con un tasso di crescita del 52%. Le web tv vincitrici sono state selezionate tra 130 canali partecipanti e votate da una giuria di dieci giornalisti, esperti di nuovi media e critici del mondo della carta stampata, tv e web: Riccardo Bonacina (Vita), Alessandra Comazzi (La Stampa), Luca De Biase (Nòva24-Sole24Ore), Piero
G. Colletti
YouTube. Sono intervenuti: Paolo Gila (RAI – autore “100 Start up” per Gruppo24Ore), Giovanna Cosenza (Università di Bologna), Giampaolo Colletti (Altratv.tv – FEMI), Dino Bosco (YouTube), Vincenzo Rau (imprenditore della Rete), Guido Scorza (Istituto Politiche dell'Innovazione). La diretta della sola mattina è stata trasmessa su Altratv.tv e su Tiscali.it.
Rubrica WebTv in B&P Broadcast&Poduction crede da tempo allo sviluppo della comunicazione audiovisiva online. Per questo ne scrive con particolare attenzione. Le informazioni non mancano, anche grazie al fatto di appartenere ad un gruppo editoriale statunitense: negli USA il web è certamente sempre “un passo avanti” rispetto al mercato europeo, che però poi immancabilmente segue il trend. Con particolare piacere annunciamo quindi che dal prossimo numero di B&P potrete trovare sulle nostre pagine anche una rubrica fissa, gestita da Altratv.tv, l'osservatorio italiano sulle micro web tv e i micromedia iperlocali. Nato nel 2004 a Bologna, l’osservatorio oggi monitora oltre 500 canali audiovisivi online. Il suo presidente, relatore della rubrica, è Giampaolo Colletti.
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DTT in Italia: H3G vuol entrarci, Sky ne esce! Sembra confermato il detto secondo cui nessuno è mai contento di quel che ha! In merito al travagliato “ultimo miglio” di transizione della tv digitale terrestre in Italia si sono registrate, tra l’altro, le prese di posizione diametralmente opposte di due dei colossi della comunicazione digitale internazionale. Da prima è uscita la notizia sul quotidiano Repubblica che H3G, l’azienda partecipata da Hutchison Whampoa, vorrebbe usare le frequenze DVB-H per trasmettere in digitale terrestre. La richiesta è già passata dall’Agcom e attende la pronuncia dell’Antitrust. Era già verso la fine del 2006 che pareva chiaro come a ben pochi sembrasse importante avere in tasca un “videofonino”… E così ora H3G ha chiesto il cambio di destinazione d’uso alle frequenze
che possiede, nominalmente allo scopo di effettuare la trasmissione della Tv mobile su standard DVBH. La diffusione del video on demand e la fruizione in streaming attraverso reti dati mobili ha di fatto soppiantato un tecnologia mai decollata, e nei principali paesi europei gli operatori che avevano avviato il servizio DVB-H sono stati costretti ad uscire dal mercato e, in alcuni casi, a restituire le frequenze. Per questa ragione, nell’autunno 2011, H3G ha deciso di rivolgersi all’allora ministro Paolo Romani per ottenere che sulle proprie frequenze possano essere veicolati anche programmi televisivi “classici”, trasmessi in digitale terrestre. Certo, se H3G dovesse ottenere il cambio di destinazione delle frequenze, l’equilibrio del mercato televisivo verrebbe messo in discussione. Non perché pensiamo che H3G voglia lanciarsi davvero nel broadcasting terrestre: più verosimilmente crediamo che quelle frequenze andrebbero in vendita, ed il ricavato porterebbe ossigeno prezioso alle casse dell’operatore italo-cinese. Chi le potrebbe comprare, verrebbe da chiedersi?
C. Fok
Sera quest’altra notizia: “Sky Italia: stop partecipazione gara frequenze digitale terrestre”! L’azienda di Rupert Murdoch ha infatti rese noto di aver ufficializzato al Ministero dello Sviluppo Economico e alla Commissione Europea la decisione "incondizionata e con effetto immediato" di ritirare la propria domanda di partecipazione alla gara per l'assegnazione delle frequenze televisive digitali terrestri, il cosiddetto Beauty Contest. Nella sua nota Sky ha spiegato di aver partecipato alla gara, avviata dal precedente Governo, sulla base di una specifica autorizzazione ricevuta nel luglio 2010 dalla Commissione Europea, "autorizzazione che sottolineava come proprio Sky avesse contribuito allo sviluppo della
Controcorrente R. Murdoch
Quasi in un botta e risposta mediatico, ecco uscire pochi giorni dopo sul Corriere della
concorrenza nel mercato televisivo italiano e come la sua partecipazione alla gara per l'assegnazione delle frequenze sul DTT avrebbe comportato un'ulteriore apertura del mercato". La motivazione, spiega Sky, è legata a "tempi poco chiari e regole discutibili" che sono "incompatibili con un mercato televisivo e uno scenario competitivo che è invece in rapida e costante evoluzione". Un complesso giro di parole per dire che, forse (o molto probabilmente) dal proprio punto di vista il business della tv digitale terrestre in italia, per l’operatore numero uno mondiale della tv digitale dal cielo si sta sviluppando in tempi e modi per niente appetibili nel rapporto tra investimenti necessari certi e potenzialità di ricavo.
Il mondo a 35mm... ma digitali! “The world of 35mm”: questo il titolo della open house di Panatronics edizione 2011, svoltasi a fine ottobre a Milano presso gli Start Studios. La manifestazione ha registrato un ottimo successo di pubblico, ed ha offerto una panoramica completa sul mondo del Super-35 mm digitale, attualmente in forte sviluppo, e degli accessori ad esso dedicati, il tutto in funzione del digital cinema low budget. I seminari sono stati tenuti da
personale di Sony Professional, che ha illustrato le caratteristiche delle nuove camere PMW-F3 e NEXFS100, e da personale specializzato di Zeiss Germany e Thales Angenieux, per una panoramica completa sul mondo delle ottiche pensate per il digital cinema low budget. In particolare, la serie Zeiss CP.2 e Angenieux Optimo DP. Ottima affluenza e alto tasso di gradimento sono
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stati registrati per tutti gli interventi, caratterizzati da professionalità e chiarezza.
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Successo per la giornata Gestitel Come sempre l’azienda della famiglia Brambilla, con Claudio, Gabriele e Silvia in prima linea, ha la capacità di creare appuntamenti
che sanno coniugare alla perfezione professionalità dei contenuti e familiarità di stile. Non ha tradito le aspettative neppure l’incontro “Meeting Gestitel”, svoltosi presso l’elegante Agriturismo La Camilla di Concorezzo, fuori Milano, in collaborazione con l’immancabile partner Dehn (azienda tedesca specializzata in protezione dai fulmini) e con SAI Forg, impresa che si occupa di sicurezza, ambiente, sistemi di gestione
integrati, organizzazione e formazione aziendale. Protagonista dell’incontro la tematica della sicurezza e protezione in postazione, sotto i differenti aspetti. Non è mancata la presentazione delle ultime innovazioni rilasciate da Gestitel, per incrementare l’efficacia dei prodotti ormai ben noti: i cassetti Tecno GB e Tecno GBT. Questi
I processori digitali Orban Grande affluenza di tecnici, curiosi di conoscere le novità Orban, all’Open House di Leading Tecnologies. Lucio Gerelli, responsabile commerciale dell’azienda, ha anticipato alcune delle caratteristiche dei due
principali protagonisti della giornata: il processore multifunzione audio digitale stereo per radio e Tv digitale, netcast e mastering DAB 6300 e il processore surround audio a 2 bande e 5 bande di processamento
audio per trasmissioni broadcast surround, netcasting e mastering per TV con In/Out HD-SDI TV 8685 Surround Sound.
apparati sono integrati in un rack molto leggero, ma allo stesso tempo molto resistente; sono a oggi i più completi e affidabili disponibili sul mercato, testati con relativo report contro le scariche da fulmine e da sovratensione.
O S S E R VATO R I O S W I TC H O F F ▲ ▲ ▲
a cura dell’Ing. Davide Moro*
Gli alti e bassi dell’alta definizione Per una volta potremmo dire “alta definizione all’italiana” senza che l’espressione suoni canzonatoria. L’Italia si sta facendo parte (molto) attiva nella proposizione in sede ITU di un criterio oggettivo per dare una valutazione qualitativa al tipo di “alta definizione” che un determinato contenuto rende possibile. A difesa dei veri professionisti del broadcasting, che rischiano di vedere i propri sforzi vanificati da chi disinvoltamente adotta approcci troppo quantitativi Pensiamoci un attimo. Uno schermo nero, completamente nero, l’incubo più ricorrente di chi si occupa di produzione e distribuzione di contenuti. Se viene diffuso ad una risoluzione di 1.080x1.920 pixel è Alta Definizione. Punto. Anche se l’apporto qualitativo alla esperienza di visione di uno schermo nero Full HD è esattamente lo stesso che avrebbe lo stesso monoscopio costituito, per assurdo, da un solo, gigantesco, punto nero in proporzione 16:9. Comprendete quindi che, con il significato attuale, l’attributo HD, da solo, non vi da alcuna informazione sulla qualità effettiva dell’immagine che il vostro cliente finale potrà visualizzare sullo schermo di casa.
Questione di termini La terminologia ufficiale ITU (International Telecommunication Union, il massimo organismo regolatore a
sopra enunciato. Nel sistema per la rilevazione delle immagini di cui gli umani sono dotati (la vista), la capacità di riconoscere come separati due punti che nella realtà sono distinti non è distribuita in modo uniforme sull’intero campo visivo. E’ il motivo per cui, anche leggendo un cartellone molto distante, i nostri occhi compiono dei millimetrici spostamenti intanto che ne leggiamo il contenuto. Vi è infatti una zona della nostra retina, (il vero e proprio “sensore” del nostro occhio), chiamata fovea, dove è concentrata la massima acuità visiva. È la zona dalla quale parte il nervo ottico che collega la retina alla corteccia visiva del cervello. La fovea è un avvallamento di forma circolare nella retina, di circa 1,5 mm di diametro. Un essere umano adulto, dotato di normale acuità visiva (nel senso statistico del termine, l’unico consentito quando si parla di “normalità” riferita alla specie umana), al centro dell’area di maggiore acutezza visiva è in grado di distinguere due punti ad una distanza angolare di circa 1 minuto primo. Un’immagine osservata da una distanza pari a tre volte la propria altezza può essere inclusa in un arco di circa 18,9 gradi in senso verticale, che corrisponde a 1135 volte una distanza angolare di 1 minuto primo. Capite quindi che, osservando l’immagine da una distanza pari a tre volte l’altezza della medesima, una rappresentazione costituita da 1.080 punti diversi fra loro è potenzialmente in grado di restituire all’osservatore medio statistico una esperienza di visione simile alla realtà, in quanto non sarà possibile perce-
livello planetario), alla voce “Televisione ad alta definizione (HDTV)” recita: "Un sistema progettato per consentire la visione a circa tre volte l'altezza dell'immagine, in modo tale che il sistema sia praticamente, o quasi, trasparente rispetto alla qualità della rappresentazione che sarebbe stata percepita sulla scena originale da uno spettatore dotato di normale acuità visiva. " Questa definizione è basata sulle caratteristiche della visione umana ed è quanto di più indipendente ci possa essere rispetto alla matrice di pixel utilizzati per la ripresa, la lavorazione, la distribuzione, il trasporto e la visualizzazione delle immagini. Ma può essere usata per confermare che l'array di pixel attualmente in uso nella ripresa (o acquisizione) e nella visualizzazione di immagini HDTV, vale a dire la matrice di 1.080 × 1.920 pixel, è stata progettata per essere conforme con il criterio
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pire la natura “a punti” del sistema di visualizzazione. Quindi possiamo assumere che (secondo la definizione di HDTV di cui alla terminologia ITU) una catena di acquisizione, lavorazione, trasporto e visualizzazione che offra 1.080 punti in verticale, sia una condizione necessaria per realizzare programmi che vengano percepiti come HDTV dall'utente finale. Stabilita la proporzione fra i due lati dell’immagine, da 1.080 punti in verticale si ottiene immediatamente la dimensione della matrice in orizzontale. Un sistema di acquisizione, distribuzione e visualizzazione con una matrice di 1.080 × 1.920 pixel può essere considerato una condizione necessaria. Purtroppo, nell’uso comune, si tende a pensare che disporre di un sistema di questo tipo sia anche una condizione sufficiente per realizzare i programmi HDTV. Ma questo non è necessariamente vero.
Esempio classico L’esempio classico: prendiamo un negativo fotografico perfettamente esposto ed inciso. Se lo stampiamo utilizzando un ingranditore di ottima qualità, ma con la messa a fuoco mal regolata, la qualità della stampa finale sarà del tutto slegata dalla qualità della carta fotografica su cui la stampa è stata effettuata. Allo stesso modo i contenuti che sono stati ripresi a 1.080 × 1.920 pixel, e sono distribuiti con una etichetta HDTV, possono avere una risoluzione ben inferiore dell’immagine visualizzata sullo schermo se alcune tratte del percorso compiuto dal segnale video (in un generico istante diverso dalla fase di ripresa e
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visualizzazione delle immagini) non sono state in grado di preservare la qualità e la ricchezza di contenuti e di dettagli originali, ad esempio a causa di una banda passante non adeguata. In occasione dell’ultima Conferenza ITU, la delegazione italiana ha sostenuto che, pur riconoscendo la correttezza della definizione di HDTV attualmente presenti nella terminologia ufficiale ITU, sarebbe auspicabile sottolineare che per rendere veramente conforme l’esperienza di visione da parte dello spettatore allo spirito ed alla lettera della terminologia ITU è necessario che tutti i segmenti della catena di acquisizione, lavorazione, gestione e trasporto del segnale siano “trasparenti” (o quasi) dal punto di vista della qualità HDTV. La delegazione italiana aveva in precedenza proposto di subordinare la qualifica “HDTV” al rispetto di un valore minimo del
O S S E R VATO R I O S W I TC H O F F ▲ ▲ ▲ bitrate nelle diverse fasi della lavorazione e della consegna del contenuto, secondo quanto contenuto nella Raccomandazione ITU-R BT1203. Era sicuramente un primo strumento di difesa nei confronti dell'HD “facile”, ma così formulata la proposta era facilmente attaccabile: qualche virtuoso dell'alta definizione “disinvolta” avrebbe potuto sostenere di avere inventato un nuovo sistema di codifica, talmente efficace da consentire una qualità cristallina pure con bitrate pari ad una frazione dei requisiti previsti dalla BT1203. All'ultimo simposio ginevrino, invece, la delegazione giapponese ha presentato un algoritmo che, opportunamente integrato in un sistema, permette di confrontare in modo automatico e standardizzato il medesimo contenuto prima e dopo che lo stesso sia transitato per i sistemi di elaborazione e compressione. Utilizzando questo algoritmo, che ha incontrato i favori dell’assemblea, e diventerà quindi ufficiale, è possibile confrontare lo stesso contenuto così come esso è stato ripreso dal sensore della camera e come viene invece reso disponibile al sistema di head end per la messa in onda, o addirittura al dispositivo di ricezione dello spettatore. Potrebbe non sembrare una cosa così nuova, ma va evidenziato che questo algoritmo non fa ricorso a tecniche di fingerprinting o ad altri interventi “attivi” sul contenuto, che rimane pertanto non modificato dal sistema di rilevazione della qualità . La proposta italiana è quindi stata di processare l’immagine catturata dal sensore della camera con l’algoritmo di cui sopra (ottenendo come uscita Ingresso video originale
un indice numerico), e di riprocessare la medesima immagine nei diversi punti della catena di produzione e messa in onda, registrando l’indice numerico calcolato dall’algoritmo in quel particolare punto della catena. Il rapporto fra indice finale ed indice iniziale mi esprime il grado di “trasparenza” dell’intero processo di cattura, lavorazione e distribuzione di quel particolare contenuto, esattamente come richiesto dallo spirito della definizione ITU di “Televisione in Alta Definizione”. Il contenuto verrebbe quindi classificato con una scala di valori, che renda immediatamente percepibile allo spettatore la qualità del programma che sta seguendo e gli sforzi messi in gioco per realizzarlo. Ad esempio si andrebbe
da HD-0 per i contenuti up-convertiti ad HD-10 per i contenuti riprodotti da un blu-ray o sistema di archiviazione con caratteristiche equivalenti. Conservando la possibilità di adeguare la classificazione al miglioramento della tecnologia: sarà possibile etichettare un contenuto come HD-11 non appena diventerà disponibile qualcosa che lo consenta. Può sembrare un meccanismo farraginoso, e forse addirittura superfluo, ma in tempi in cui si sente sbandierare come HD un contenuto diffuso a poco più di 1 Mbit/s riteniamo che questo sistema vada nella giusta direzione di stimolare i broadcasters a produrre e diffondere contenuti di qualità sempre migliore, ed in ogni caso a non scendere mai sotto indici di qualità che sono ora finalmente documentabili. È un meccanismo che tutela chi lavora bene, e che dovrebbe essere appoggiato da tutti gli attori di questo mercato, incluso chi offre capacità estemporanea per collegamenti: per la prima volta lo spettatore saprebbe in anticipo a cosa si troverà di fronte, e in tempi anche recenti il
Alterazioni introdotte dalla catena di trasmissione
Coder
Digital TV chain (network, equipment)
Reference decoder
Uscita / video degradato Valutazione oggettiva della qualità immagine Measurement system
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mercato ha dimostrato di saper premiare chi ha investito sulla qualità delle proprie proposte, e ha saputo rendere non solo disponibile, ma soprattutto percepibile, questa qualità al maggior numero possibile di potenziali utilizzatori.
* Attivo nell'ambito delle telecomunicazioni e della grande impiantistica, Davide Moro si occupa tipicamente della gestione di grandi progetti operativi o strategici (comunicazione, metodi e strumenti per la gestione e l'ottimizzazione di processi aziendali, e la gestione del cambiamento). Ha lavorato per AGIP, Foster Wheeler, TIM - Telecom Italia Mobile, e Rai Way. Attualmente esercita la libera professione come consulente nel mondo del Broadcast. Contatto: davide@davidemoro.it
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SUONO & STUDIO ▲ ▲ ▲
a cura del Dr. Marco Fringuellino*
Parliamo di analisi acustiche FEM L'enorme complessità dei fenomeni in gioco in molti problemi di acustica su spazi di geometria elaborata, rende impossibile affrontare analiticamente la soluzione per mezzo di equazioni matematiche. Si ricorre dunque a metodi approssimati, ottenuti per riduzione dell’algoritmo di calcolo, ma capaci di essere implementati in software previsionali. Nel precedente articolo si è trattata la tecnica del Ray Tracing, che approssima la fisica della propagazione delle onde, conservando esatta la geometria. Un approccio opposto, che approssima la geometria del problema mantenendo esatte le equazioni di propagazione, è il metodo degli elementi finiti (FEM). Questa è una tecnica di calcolo numerico che permette di ottenere soluzioni approssimate di equazioni differenziali che predicono la risposta di sistemi fisici soggetti a eccitazioni esterne. Il dominio del problema può essere costituito da una qualsiasi forma geometrica e le proprietà fisiche possono variare attraverso il sistema. Le «condizioni di carico» sono forze d’origine esterna (temperature, correnti, campi, ecc.) che interagiscono con il sistema, causando delle variazioni del suo stato, mentre i carichi che agiscono ai bordi del dominio, «carichi al contorno», appaiono in altre equazioni separate, dette appunto condizioni al contorno. Un’analisi FEM procede secondo
alcuni passaggi fondamentali. Il dominio del problema è suddiviso in regioni più piccole chiamate «elementi», definite da un certo numero di vertici detti «nodi»; l’intera suddivisione è detta mesh (se ne può vedere un esempio in figura 1, relativo allo studio delle camere di misura del potere fonoisolante). Gli elementi adiacenti sono a contatto, ma non sono sovrapposti e non ci sono spazi tra gli elementi. Figura 2 – Soluzione modale a 83,5 Hz delle camere per la misura del Le forme degli elepotere fonoisolante. menti sono rese intenzionalmente più semplici possibili: triangoli e quadriladi equazioni. A questo punto tata come distribuzione istantateri in domini bidimensionali, sono state trasformate le equazionea di pressione, mentre in figutetraedri, pentaedri ed esaedri in ni fondamentali e devono essere ra 3 è rappresentata la soluzione domini tridimensionali. imposte le condizioni al contorno. modale per una piastra vibrante In ciascun elemento le equazioni Le equazioni del sistema sono alla frequenza di risonanza di 100 fondamentali, che hanno forma quindi risolte su tutti i nodi, con Hz. Possono essere trattati con differenziale o integrale, sono tral’uso di convenzionali tecniche di questo metodo molto problemi sformate in «equazioni degli eleanalisi numerica su calcolatore. fisici e ingegneristici nell’area della menti». Ai termini delle equazioni L’operazione finale consiste nel meccanica, del trasporto del calodegli elementi sono attribuiti rielaborare le soluzioni ai nodi re, della fluidodinamica, dell’eletvalori numerici per ciascun eledelle equazioni del sistema per tromagnetismo, dell’acustica. mento della mesh. I numeri risulottenere le previsioni desiderate. Inoltre, il metodo FEM permette tanti sono assemblati in un unico In figura 2 si può vedere la solulo svolgimento di analisi accoppiainsieme più esteso di equazioni zione modale ottenuta per lo spate, in cui è possibile tenere conto matriciali, dette «equazioni del zio di figura 1 alla frequenza di dell’interazione tra le diverse aree. sistema». Queste ultime caratterisonanza di 83,5 Hz, rappresenNel caso delle sue applicazioni rizzano la risposta dell’intero Figura 3 – Soluzione modale a 100 Hz di una piastra vibrante. sistema e, quindi, comprendono generalmente un elevato numero
Figura 1 – Modello FEM di due camere accoppiate per la misura del potere fonoisolante. 16 B R O A D C A S T
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all’acustica l’analisi è utilizzata per calcolare la distribuzione della pressione acustica e di grandezze ad essa correlate (livelli, gradienti ecc.) in un sistema. I gradi di libertà nodali, calcolati nella soluzione agli elementi finiti, sono costituiti dalle pressioni acustiche per analisi disaccoppiate, e da pressioni acustiche e spostamenti per le analisi acustico-strutturali accoppiate. Tutte le altre grandezze sono derivate dalla pressione acustica ai nodi. Le analisi acustiche più comuni sono di due tipi: armoniche o modali. Le analisi armoniche indagano sull’ampiezza della pressione sonora, mentre le analisi modali calcolano le frequenze di risonanza del sistema e la distribuzione nello spazio analizzato dei ventri e dei nodi dell’onda. Le applicazioni FEM in acustica sono legate alla presenza di un fenomeno ondulatorio, il quale per essere descritto correttamente necessita di un sufficiente numero di elementi per lun-
ghezza d’onda: questo approccio in acustica è tanto più valido quanto più la lunghezza d’onda del suono ha dimensioni grandi rispetto agli elementi costituenti l’ambiente circostante, come avviene nel campo delle basse frequenze in piccoli spazi. Le applicazioni vertono dall’analisi modale di strumenti musicali, come visibile in figura 4 nel caso della tavola di fondo posteriore di un violino (il celebre “Plowden” di Guarnieri del Gesù del 1735), all’analisi di altoparlanti, sia come studio delle risonanze interne del cabinet, sia per l’analisi armonica del moto delle membrane.
* Dott. Marco Fringuellino Tecnico competente in Acustica D.D. 639/DB1004 reg. Piemonte del 22/10/2010 Consulente della S.M. di Pino Stillitano - www.S-M.it
Figura 4 – Analisi FEM della tavola di fondo di un violino.
REPORT FIERE ▲ ▲ ▲
IBC 2011 - VIDEO
Amsterdam: vado, video, vinco! Da IBC2011 ecco una rassegna, inevitabilmente molto, molto parziale, di alcune delle novità che hanno catturato la nostra attenzione e delle quali, chiacchierando di volta in volta con i responsabili commerciali, abbiamo approfondito gli aspetti salienti. Ora vi offriamo una selezione ragionata delle soluzioni che ci sono parse degne di nota per il mondo del video AJA Marco Setti VideoCine 2000 “La crisi che ha investito i Paesi esteri negli anni passati sta arrivando anche da noi, la crisi ha impattato l'Italia e se ne sentono gli effetti più che in passato”. Marco Setti di VideoCine2000, distributore italiano di AJA, non usa mezzi termini, e il nostro incontro sembra avviato verso un ineludibile pessimismo di fondo. Per fortuna appena parliamo di prodotti Setti cambia subito registro: “La tecnologia va avanti, crisi o non crisi ci sono sempre novità. Da AJA in particolare abbiamo novità interessanti, come i nuovi firmware disponibili per i registratori digitali portatili della famiglia Ki Pro, che andranno ad estendere le potenzialità di utilizzo di questi prodotti. Poi si sta creando un legame molto stretto fra Aja e Avid. Il Ki Pro Mini avrà entro la fine dell'anno un aggiornamento che gli permetterà di registrare in tempo reale ed in forma nativa in formato Avid, e codificare flussi video in formato DNxHD, e questo semplifica molto il flusso di lavoro in ambiente Avid. Per quanto riguarda l'editing è stato introdotto un oggetto nuovo, l’AJA XT nuovo box di acquisizione con la connessione Thunderbolt presente sui computer Apple. Questa connessione permette di usare sul set sia computer che questi nuovi box di acquisizione, utilizzando formati non compressi grazie all’elevatissima velocità di trasferimento dati. Si aprono decisamente nuovi scenari di lavoro.. L’AJA XT sarà disponibile in 2 mesi, e avrà un prezzo indicativo intorno ai 1.300/1.400 Euro”. Per i convertitori, uno dei classici cavalli di battaglia di AJA, è ora disponibile il nuovo convertitore rack mount FS2, evoluzione del precedente FS1, che rimarrà comunque in produzione. Rispetto a quest’ultimo, il convertitore FS2 gestisce due ingressi video simultanei e separati, con conversioni simultanee di formato. È possibile gestire i segnali Dolby E con una scheda opzionale, ed è prevista la possibilità di una scheda aggiuntiva per connessioni in fibra ottica. Ricordiamo poi il nuovo mini converter UDC, che gestisce i cambi di risoluzione, da SD a HD 720/1080 o la cross conversion da 1080 a 720. È un tipo di strumento che sui set sta diven-
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tando sempre più fondamentale, perché è ormai frequente trovarsi ad utilizzare contemporaneamente camere SD con altre camere HD e sistemi di storage di varia natura. Questi miniconvertitori permettono di omogeneizzare i segnali ed i formati direttamente sul set di produzione. Il prezzo di listino è atteso fra i 700 e gli 800 Euro. Per i sistemi di editing, AJA ha compiuto un grande sforzo per uniformare le interfacce di gestione dei diversi sistemi destinati ai vari sistemi operativi (Mac e PC). Ora, indipendentemente dalla piattaforma, l'operatore che dovesse cambiare postazione a seconda del set si troverà davanti la medesima interfaccia, con indubbi vantaggi sulla facilità e immediatezza d'uso. Allo stand AJA inoltre un prodotto di Promise Technology. I nuovi sistemi di storage basati su interfaccia Thunderbolt permettono di collegare in catena fino a sei periferiche. Sul set un portatile può essere connesso in catena ad un sistema di storage, ad una scheda di acquisizione e monitor per la previsualizzazione o a tutte le altre apparecchiature Thunderbolt. “Con questa nuova tecnologia di acquisizione del segnale” conclude Marco Setti, “certe tipologie di lavorazione su set sono state stravolte e sicuramente migliorate, rendendo possibili cose che fino a poco tempo fa erano semplicemente impensabili.”
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ATEME Alvino Cordeiro L’azienda francese è uno dei riconosciuti leader di mercato nel settore della compressione e del trattamento dei segnali audio/video, e al proprio stand di Amsterdam i prodotti esposti non potevano che confermarlo. Parliamo con Alvino Cordeiro, responsabile vendite per il mercato Europa, Medio Oriente e Africa. Ateme ritiene di avere delle ottime frecce al proprio arco, in particolare in tre segmenti di mercato ben identificabili. Il primo è la fascia alta della contribuzione. Ateme, ci dice Cordeiro, è stata la prima azienda a sviluppare ed immettere sul mercato un encoder 1080p a 10 bit, per trasportare inalterata tutta la qualità di ripresa consentita dalle apparecchiature sempre più sofisticate e performanti di cui sono dotati i mezzi di ripresa. Ateme ha ora sviluppato nuovi prodotti per la contribuzione su reti IP, e un apparato per la codifica e la modulazione del segnale per contribuzioni SNG: nel Kyrion CM3102 un solo telaio da 1RU può ospitare sia l’encoder desiderato (da 4:2:0 8bit SD fino a 4:2:0/4:2:2 10-bit SD/HD, aggiornabile anche in un secondo momento in base all’evoluzione dei requisiti dell’utilizzatore) che il modulatore DVB-S/S2, completo di tutte le caratteristiche più performanti di questa tecnologia: CCM, ACM e codifica VCM fino a 45 Mb/s. “Il sistema di contribu-
zione Ateme è stato sviluppato per clienti con le massime aspettative in termini di qualità - dice Cordeiro - e ora con l’evoluzione della nostra offerta siamo in grado di offrire anche versioni proporzionalmente scalate di questo sistema per offrire al mercato la qualità Ateme di sempre, ma con un rapporto prezzo/prestazioni assolutamente favorevole”. Il secondo filone di mercato è una piacevole sorpresa. “Non avevamo finora sviluppato un sistema di multiplexing statistico perché con il satellite non serve, e questa mancanza ci aveva penalizzato in applicazioni dove invece questa prestazione era richiesta - prosegue Cordeiro -. Adesso abbiamo anche il multiplexing statistico, ma come da filosofia Ateme non ci siamo limitati a sviluppare una cosa che altri avevano già fatto. Cerchiamo sempre di fare un passo in avanti, introducendo innovazioni significative. Il multiplexing statistico dipende tipicamente dal multiplexer; noi invece abbiamo sviluppato un “data allocator”: Lo Smart Rate SR1000 analizza il segnale che giunge agli encoder e li controlla istante per istante, impostando per ciascuno di essi il bit rate più opportuno. Il multiplexer può allora essere un qualunque modello che supporta gli ingressi a bitrate variabile. Vogliamo essere aperti, se un cliente ha acquistato i nostri prodotti deve poter completare il suo sistema scegliendo anche prodotti di altri costruttori. Anche il nostro sistema di gestione e controllo è aperto, ed è basato sul sistema DataMiner di Skyline Communications, un sistemista leader di mercato.Vogliamo che i clienti che hanno scelto i nostri encoder non siano costretti ad utilizzare i nostri prodotti anche per il resto del sistema. Saremo felici se sceglieranno di farlo, ma non li vogliamo obbligare. Devono sentirsi liberi”. Una filosofia che non ci stancheremo mai di elogiare e che auspicheremmo di trovare in tutti i costrut-
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REPORT FIERE ▲ ▲ ▲
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tori. A nostro avviso, un’adozione generalizzata di questo criterio favorirebbe il mercato: troppe volte gli investimenti non vengono effettuati per il timore di effettuare scelte che un domani costringeranno a ingenti spese per sistemi accessori. In questo modo la sensazione di poter scegliere se e cosa acquistare infonderebbe con ogni probabilità una maggiore fiducia negli operatori, favorendo quindi il concretizzarsi delle scelte tecnologiche. Il terzo ambito in cui Ateme sta concentrando le proprie energie è il concetto di “multiscreen”, la televisione ubiqua da fruire su una pluralità di dispositivi diversi con schermi, risoluzioni e bitrate conseguenti. Con il sistema Titan, Ateme ha sviluppato soluzioni per la trascodifica multi-formato e multi-profilo di segnali video live e on demand. L’obiettivo è raggiungere contemporaneamente i dispositivi mobili, smartphone, tablet, fruizione via web, garantendo al contempo uno o più uscite di qualità broadcast. Il sistema Ateme è basato su un sistema “blade”, una tipica unità computazionale dei server industriali, con ingressi e uscite IP. Rispetto ad alcune proposte recentemente apparse sul mercato, Ateme ha scelto di non utilizzare i processori grafici GPU per le operazioni di trascodifica. La grande facilità di configurazione è assicurata anche dall’immediatezza con cui è possibile selezionare il contenuto o i contenuti in ingresso fra i diversi ricevuti dal sistema Titan, indirizzandoli sul numero desiderato di formati e profili in uscita. “In un attimo si confeziona il bouquet e lo streaming è già partito” dice Cordeiro. “Non è un insieme di PC, ma un sistema industriale, affidabile, con ridondanza interna, molto flessibile per la configurazione, la gestione e la messa in onda dei canali, con load balancing interno: non siamo obbligati ad allocare un intero blade per ciascun servizio, è la macchina che autonomamente individua la distribuzione ottimale dei carichi. Se in un futuro fosse necessario aumentare la capacità di trascodifica non è necessario installare altri cavi, basta aggiungere nuovi blades”.
AXEL TECHNOLOGY Veronica Sanzaro e Matteo Castagnoli Lo stand di Axel è come sempre vivace, colorato e affollato. Di visitatori e di prodotti. Sono diversi i banchi per effettuare le dimostrazioni, ma in primo piano viene presentata la primizia di
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questo IBC. Si chiama Videophone Hybrid, ed è stato creato partendo da una considerazione molto pratica. Prendiamo il classico esempio di breaking news. Succede qualcosa che merita di essere raccontato subito. Se siamo fortunati abbiamo un corrispondente lì vicino; se così non fosse, il primo reporter disponibile viene fiondato sul posto per rendersi conto di cosa sta accadendo e per raccontare in diretta quello che vede. Appunto: quello che vede. E come ce lo racconta? Il pulmino per il collegamento video è tipicamente più lento ad arrivare, o magari è impegnato per una produzione già in corso. Quindi il reporter tipicamente si collega per telefono, e con la voce gracchiante racconta con le sue parole quello che sta vedendo. Da pochi anni la tecnologia ci mette a disposizione strumenti molto piccoli, ma molto potenti. Lo smartphone che molti di noi portano in tasca è in grado di effettuare riprese e di inviare il contenuto su rete IP, e la velocità dei collegamenti UMTS attuali è tale da consentire immagini sicuramente intelligibili, che possono dare un eccellente completamento al parlato del reporter che sta vivendo l’accaduto in diretta. Il video realizzato e trasmesso con lo smartphone veniva sino ad ora messo in onda sotto forma di francobollino tremolante, nel formato e nelle proporzioni di ripresa consentite dal telefonino e privo di ogni effetto grafico per rendere il contributo più omogeneo con il resto del contenuto in onda. Videophone Hybrid permette di fare un deciso passo in avanti. Il video viaggia attraverso i programmi di videochiamata più diffusi (Skype, MSN, Yahoo! Messenger), viene ricevuto da studio, e Videophone Hybrid permette di gestirlo come fosse un contributo professionale. Ovviamente non può migliorare la risoluzione del fotogramma, ma consente all’operatore di scegliere una specifica porzione del fotogramma e metterla in onda, aggiungere effetti grafici (loghi, titoli, animazioni), inserirlo all’interno di una grafica da studio (si vedano le foto a lato), riproporzionare il video dello smartphone come se vosse proiettato su uno schermo inclinato o sbilenco, e molto altro ancora. L’uscita dello Smartphone Hybrid è SDI, e può essere inviata a qualunque sistema di regia o di messa in onda. In aggiunta, Smartphone Hybrid può inviare allo smartphone del reporter collegato un ritorno audio e video da studio. E ci risulta che un importante network degli Stati Uniti si sia soffermato allo stand Axel proprio per questa caratteristica: anche quando il pulmino ENG è sul posto, la videochiamata può essere utilizzata per far giungere all’inviato un ritorno video da studio diverso dal segnale che va in onda (che in un pulmino ENG sarebbe facilmente ottenibile da satellite): ad esempio l’inquadratura fissa di un ospite, o il girato da un altro pulmino che si trova in un luogo differente). Lo Smartphone Hybrid ci è piaciuto molto per l’estrema facilità d’uso e per la sua indubbia efficacia. A questo si aggiunge un prezzo sorprendente, perfettamente in linea con la filosofia di consentire l’accesso al settore delle breaking news immediate e di effetto ad un numero sempre più elevato di persone. In effetti, almeno per i primi istanti, non è necessario che sul posto ci sia proprio un reporter: qualunque ascoltatore dotato di smartphone è in grado, collegandosi ad un sistema di videochiamata, di far giungere in studio il proprio contributo audio e video.
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V iale SSuzzani, Viale uz z ani, 1 13 3|2 20162 0 16 2 | M Milano ilano 0289050091 TT:: ++39 39 0 289 0 5 0 0 91 | F: F: +39 +39 0289050795 02 8 9 0 5 07 95
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BLACKMAGIC DESIGN Simon Westland Blackmagic si è imposta nel panorama del broadcasting internazionale con una serie di scelte controcorrente, che si sono rivelate estremamente efficaci. Una fra tutte? La trasparenza. In un mondo dove i prezzi sono un argomento di cui si discute a bassa voce, seguendo una antica liturgia secondo la quale prima di rivelarti le cifre il distributore vuol sapere tutto di te e decide se sei degno di venirne a conoscenza, Blackmagic ha fatto la scelta opposta, e stampa ovunque il prezzo in bella evidenza: sulle pubblicità, sul sito web, anche sulle pareti dello stand all'IBC. Di fianco ad ogni prodotto era chiaramente scritto quando ci sarebbe voluto per portarselo a casa. I prodotti Blackmagic sono tipicamente caratterizzati da un rapporto qualità/prezzo di assoluta eccellenza, e hanno permesso di abbassare di molto la soglia di accesso al mercato professionale. Lo stand è elegante, anche se l'affollamento di prodotti potrebbe facilmente comportare il contrario. Le linee sono semplici, l'allestimento è molto ordinato, con un sapiente accostamento di luci e colori. Ci riceve Simon Westland, responsabile vendite per l'intero mercato di Europa, Medio Oriente e Africa. Un bacino di clientela enorme. Simon ha quella simpatia istintiva che mette immediatamente l'interlocutore a proprio agio. Sorride, e non sembra un sorriso di circostanza. Sembra realmente soddisfatto dei nuovi prodotti che la sua azienda propone all'IBC. Ci accompagna per lo stand e ci presenta i suoi cavalli di battaglia, a ruota libera. Per ognuno ci fa una breve spiegazione, molto pratica, non parla solo del prodotto, ma ci spiega dove e come lo si potrebbe utilizzare. E poi indica il prezzo, immancabilmente. Iniziamo con il convertitore SDI/fibra ATEM Studio. È a montaggio rack, e permette di effettuare quattro conversioni indipendenti e bidirezionali, con talkback integrato. Per installazioni con più di quattro camere, e quindi con più apparati ATEM Studio, il talkback viene esteso a tutte le camere semplicemente connettendo fra loro le apposite porte di ogni apparato. Sono presenti uscite HD/SDI, HDMI, audio AES/EBU de embedded a 1.395 Euro. Sempre della serie ATEM, il Television Studio è una regia completa focalizzata sulla diffusione in streaming: 6 ingressi video, soft panel, chroma-key, transizioni, effetti e l'uscita viene codificata on the fly in formato H.264, perfetto per lo streaming su reti IP. 695 Euro è il costo. Il Camera converter è invece un convertitore da SDI o HDMI a fibra ottica, alimentato a batteria. Perfetto per l'impiego oncamera, è completo di batteria interna, talkback, tally, e ingresso microfonico. Prezzo fissato in 425 Euro. La serie HyperDeck sfrutta la velocità dei più recenti hard disk a stato solido (SSD) per consentire una cosa fino a ieri impensabile. HyperDeck Shuttle è un sistema per archiviare video non compresso direttamente dalla camera, bypassando lo stadio di compressione interno alla camera stessa. È poco più grande dell'hard disk stesso, ospitato in un apposito slot che domina un lato dello Shuttle. Sfruttando l'elevatissima velocità di lettura e scrittura continua dei dischi SSD, l'Hyperdeck Shuttle permette di registrare video SD/HD non compresso, a 10 bit. Terminate le riprese, il girato può essere editato direttamente dallo Shuttle, oppure il disco può essere estratto dallo Shuttle e inserito nell'Hyperdeck Studio, un telaio con due slot per unità SSD dove possono essere inseriti i dischi provenienti dal campo, e il
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materiale girato può essere editato direttamente o trasferito in un sistema di archiviazione centrale. Lo Shuttle costa 245 Euro, lo Studio 695 Euro. Non poteva mancare la proposta BlackMagic per sfruttare le potenzialità delle connessioni Thunderbolt. Collegato ad un computer dotato di questa interfaccia, Intensity Extreme permette di acquisire video non compresso SD e HD direttamente dal sensore della camera, e di effettuare quindi l'editing su segnali non compressi. Compatibile con i più diffusi software di editing, fra cui Adobe Premiere e Apple Final Cut 7. Permette inoltre di acquisire audio e video analogici a standard PAL e NTSC. La realizzazione in alluminio aeronautico nonché il design sono particolarmente curati, e permettono un eccellente abbinamento anche estetico con i tipici computer a cui l'Intensity Extreme verrà più probabilmente collegato. Il prezzo: 209 Euro.
BLT Alfredo Bartelletti
L’azienda di Lido di Camaiore, fornitore storico della televisione pubblica italiana e di altre emittenti di primissimo piano, era presente all’IBC con una galleria dei propri sistemi. La serie SMS, composta dai modelli SMS-2U, SMS-3U e SMS-4U, è una famiglia di video server per segnali Full HD con, rispettivamente, 4, 6 e 8 canali, e che permette di collegare fino a 6 camere. In grado di registrare e riprodurre contemporaneamente, sono perfetti per l’impiego in studio, ma grazie alle dimensioni
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particolarmente compatte trovano impiego ideale su mezzi mobili e per le produzioni esterne. Già pensati per le produzioni stereoscopiche, a partire dal modello 3U possono effettuare la riproduzione super slow-motion fino a 3x. Per tutti i modelli, la codifica è Full 10 bit, 1920x1080 nativi, con compressione intra-frame JP2K 4:2:2, VBR a Constant Quality con data rate massimo di 150 Mbit/s per ogni canale. Il pannello di controllo remoto RUS-Color è specificatamente ottimizzato per offrire una interfaccia utente veloce ed efficiente, in grado di gestire tutte le applicazioni utilizzate anche nelle più avanzate produzioni di sport dal vivo: creazione e gestione di clip, sequenze, play-list, high-lights, gestione multicamera, condivisione di clip attraverso la rete dati. È stato progettato per ottenere il massimo dai Video Server BLT, ed è quindi in grado di gestirne tutte le più avanzate funzionalità, pur mantenendo dimensioni estremamente compatte ed una eccellente semplicità d’uso. Dotato di display LCD a colori (il più grande della categoria) e di 4 porte di controllo indipendenti, RUS-Color permette di controllare simultaneamente o in maniera indipendente fino a 4 Video Server BLT, impegnando un solo operatore. Grazie alle sue dimensioni ed alle proprie potenzialità, si inserisce alla perfezione nel limitato spazio disponibile sugli OB-Van. Per un efficace controllo dei diversi sistemi BLT, il software WDR Teca è il client di video controllo per i Server BLT. Permette di controllare la registrazione, la navigazione multimediale dei contenuti e delle clip, nonché la creazione e la gestione di data base.
DE SISTI Sergio De Sisti, vice presidente De Sisti Lighting fa dell’innovazione continua e della capillare presenza nei diversi settori del mercato dell’illuminazione la propria strategia aziendale. De Sisti realizza ed installa sistemi di illuminazione, sistemi di sospensione e sistemi di movimentazione dell'illuminazione all'interno dello studio che soddisfano le più stringenti normative internazionali. L’illuminazione sta vivendo una evoluzione impressionante in questi anni, e l’avvento della tecnologia LED ha aperto la strada a possibilità finora inesplorate. De Sisti, che realizza il 90 % del fatturato all'estero, ha saputo coniugare l’evoluzione tecnologica con la valorizzazione degli investimenti dei propri clienti, sviluppando soluzioni di aggiornamento e retro-fitting assolutamente innovative. Sergio De Sisti, vice-presidente dell’azienda che porta il suo nome, ci parla del brevetto che hanno sviluppato per i sistemi di illuminazione a LED a lente di Fresnel, che permette di aumentare l'efficienza luminosa del proiettore del 30%. “Una lampada tradizionale ha una sua fisicità ben precisa, e si sviluppa su tre dimensioni. Negli anni abbiamo imparato a conoscerne tutti i suoi segreti. Il passaggio all’illuminazione LED comporta molti vantaggi, ma non possiamo pensare che basti sostituire il corpo illuminante: la sorgente LED è una superficie piana, e bisogna ripensare tutto da zero se si vogliono ottenere le migliori prestazioni”, dice De Sisti. Il miglioramento di efficienza è sorprendente: i tre classici proiettori con lampada ad incandescenza da 500, 1.000 e 2.000 W possono esse-
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re sostituiti, rispettivamente, da proiettori a LED aventi il medesimo corpo, ma lampada da 40, 90 e 120 W. Si parla di proiettori “equivalenti”: a parità di distanza, un proiettore ad incandescenza con lampada da 1.000 W fa sicuramente più luce di un proiettore LED da 90 W. Ma con il proiettore da 1 kW il soggetto illuminato deve rimanere ad una distanza maggiore dall'illuminatore, altrimenti il calore causerebbe problemi non solo al soggetto ripreso, ma anche al trucco. Con il proiettore a LED la distanza minima dal corpo illuminante può essere ridotta in modo sensibile: per questo motivo si parla di “equivalenza” dei due proiettori. Il sistema a led, oltre alla riduzione del calore e al miglioramento dell'efficienza energetica, permette di installare i proiettori in locali dal soffitto molto basso, consentendo così di realizzare studi anche all'interno di locali dove prima non sarebbe stato possibile, ad esempio le abitazioni civili. E il costo di acquisto è solo apparentemente più elevato: considerando anche il minor diametro dei conduttori e l’assenza dei dimmer, il costo totale di acquisto e di installazione di un sistema a led, inclusa quindi la parte di cablaggio, a equivalenza di illuminazione è poco superiore al costo di acquisto di un sistema ad incandescenza. Ma il consumo di energia è dieci volte inferiore, o anche più, per cui il bilancio va in attivo dopo un brevissimo periodo di impiego. I sistemi LED De Sisti sono disponibili con temperatura colore daylight e luce incandescenza. “La stabilità della temperatura colore lungo la vita utile del proiettore è oggi considerata molto buona”, dice De Sisti, “quello che fa la differenza è semmai la temperatura a cui il corpo led si trova ad operare, una differente temperatura determina una differenza di temperatura colore. Diventa quindi molto importante il sistema di raffeddamento, che è poi il vincolo più rilevante che oggi si incontra verso il raggiungimento di potenze ancora maggiori a LED”. Per valorizzare, rendendolo sempre attuale, il parco installato dei propri clienti, De Sisti ha previsto anche un sistema di retro-fit per alloggiare il complesso illuminante a LED all’interno del corpo già esistente con lampada ad altro tipo di tecnologia convenzionale. La sostituzione avviene mediante un kit fornito dalla stessa De Sisti.
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Introducing Ericsson E2E TV™. Individual TV Experience is desired by people, See more at ericsson.com/televisionary. E2E TV – that’s televisionary
Distributore ufficiale per l’Italia Ericsson E2E TV™
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EVS Costantino Gelameris EVS è un gigante nella creazione e nella gestione dei contenuti, e lo stand all’IBC non fa nulla per nasconderlo. Insieme a quello di Sony ci è parso uno degli stand meglio riusciti della fiera, per la capacità di proporre un numero elevatissimo di prodotti e soluzioni, presentando ciascuno di essi in modo chiaro ed efficace, ma senza sopraffare il visitatore con un numero eccessivo di informazioni alla volta. A questo si aggiunge quello spirito allegro e positivo che tipicamente si ritrova nelle aziende che si occupano di produzioni sportive di alto livello. Arriviamo da EVS verso sera, è in corso una festa dove visitatori e personale dello stand chiacchierano e sorridono spensieratamente, Sono tanti, ma non troppi, chiacchierano ma non ti sovrastano con la loro voce. È una sensazione piacevole. Cerchiamo ad occhio il nostro interlocutore, ma alla fine ci arrendiamo e ci rivolgiamo alla reception. Il collega più esperto di me mi tende una piccola trappola, ed io ci casco in pieno. Mi aveva scritto: “chiedi del Sig. Costa”. L’originale diminutivo mi sfugge, e io dico ad una ragazza sorridente “I’m looking for Mr. Costa”. E lei, senza fare una piega: “Oh, yes, Costantino. He’s here”. Realizzo che ho chiesto di COSTAntino Gelameris, lancio un’occhiataccia al collega che se la ride sotto (e sopra) i baffi. Gelameris ci raggiunge, e ci tende la mano. Il press kit di EVS comprende un numero impressionante di prodotti e di soluzioni, e chiediamo a Gelameris di guidarci fra le novità di questa fiera. Cominciamo con i server di produzione XS e XT3. I server XS sono una nuova generazione di server da studio, specificamente pensati per sostituire i registratori a nastro. Primo passo ideale verso un flusso di lavoro “tapeless”, i server XS possono essere facilmente controllati da altri apparati o software EVS, ma essendo basati su una architettura aperta possono essere facilmente integrati all’interno di sistemi e applicazioni di terze parti, dalle suite di editing ai sistemi di messa in onda. Supportano nativamente i formati Avid DNxHD, Apple ProRes 422 ProRes 422 HQ, i codec Panasonic DVCPRO HD e AVC-intra e 1080p. Possono essere configurati fino a sei canali 3D/1080p (3G/Dual link). I server XT3 offrono prestazioni di elevatissimo livello in termini di velocità, flessibilità, affidabilità, e prestazioni. Supporto ideale per l’acquisizione dal vivo, per le post-produzioni più complesse,per l’editing in tempo reale e per le applicazioni che richiedono la riproduzione a velocità diverse dalla nominale (slow-motion o fast-motion), i server XT3 possono essere facilmente controllati anche da sistemi di terze parti, e supportano in modo nativo una vasta gamma di codec senza richiedere modifiche dell’hardware. Le caratteristiche di banda passante, flessibilità e capacità di controllo li posizionano ai massimi livelli del proprio settore. Il nuovo supporto portatile di acquisizione XFly nasce invece per gli impieghi sul campo che richiedono la massima qualità e la massima affidabilità. Il telaio può ospitare fino a otto hard disk da 2,5” in tecnologia SAS o SATA. Ciascuno di questi è rimovibile, e la capacità complessiva del sistema raggiunge il valore di 8 TB, corrispondenti a 140 ore di girato a 100Mbps. Il nuovo XFly portatile vuole essere la risposta EVS alle esigenze degli
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operatori da tempo abituati alle prestazioni ed al sistema di controllo dei server XT/XS che devono lavorare lontano dalle proprie sedi abituali, o che richiedono di effettuare velocemente e con la massima semplicità copie di backup del girato, magari da trasportare per essere impiegate in produzioni in esterna. XFly può essere connesso direttamente a sistemi Avid o Final Cut Pro per consentire l’immediata lavorazione dei materiali in esso archiviati. I sistemi EVS di slow-motion e instant replay sono ben conosciuti, ma è sempre un piacere vedere con quanta semplicità è possibile ottenere risultati di qualità eccellente. Fra i prodotti più innovativi, ci ha poi incuriosito la versione dell’interattività e del “second screen” secondo EVS. Il sistema C-Cast si basa su di una piattaforma interattiva che si installa su un dispositivo palmare (smartphone o tablet PC). Lo spettatore seduto in poltrona segue sullo schermo televisivo l’evento di proprio interesse, supponiamo un evento sportivo. Tiene a portata di mano il proprio “second screen”. In corrispondenza di azioni particolari può venir voglia di rivedere la scena che è stata appena proposta sullo schermo, e sarebbe il massimo se si potesse cambiare l’angolo di ripresa. Il sistema EVS fa tutto da solo. Lo smartphone ascolta l’audio diffuso dallo schermo principale. Tramite una connessione web, individua quale programma lo spettatore sta osservando, e a quale istante di visione ci si riferisca (in tempi di set-top box sempre più sofisticati, potremmo anche vedere l’evento registrato!). Recupera quindi dal server centrale tutte le opzioni disponibili per quel particolare momento del programma considerato, e le propone sullo schermo dello smartphone. Potrebbe essere un replay, un ralenti, una delle diverse altre camere che hanno ripreso la medesima azione. Lo spettatore sceglie, il relativo contenuto viene ottenuto tramite connessione web e, a seconda delle impostazioni, viene riprodotto sullo schermo principale (se tutti gli spettatori della compagnia sono interessati) oppure sullo schermo del dispositivo portatile. Forse uno smartphone non permette di identificare i particolari dell’azione, ma già lo schermo di un tablet PC consentirebbe una visione del tutto soddisfacente. Vedere funzionare questa combinazione di dispositivi interconnessi ha un che di magico, e da l’idea che il “second screen”, in quanto tale, è una possibilità concreta ed un modo di verticalizzare la visione senza perdere il filo ed il legame con il contenuto principale.
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Sports Production
Shaping the Future of Sports
Designed to Perform www.evs.tv
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FORBIDDEN TECHNOLOGIES Stehpen B. Streater Con un genuino understatement tutto britannico, Forbidden Technologies ha scelto di mettersi in una posizione che definire in disparte è poco. Proprio sullo spigolo più estremo del padiglione 7, quello sterminato ricettacolo di luci e colori che ospita il sancta sanctorum della post-produzione. Diciamo che sarebbe stato praticamente impossibile arrivarci per caso: bisognava proprio cercarli. Una volta arrivati, dopo aver camminato per un quarto d'ora buono, l'aspetto dello stand era particolarmente discreto, quasi dimesso, e ancora una volta veniva da chiedersi se fossero proprio loro. Loro chi? Per cominciare il sistema ForScene di Forbidden Technologies era stato scelto dall'IBC TV News, il broadcaster ufficiale dell'IBC, per la produzione dei contenuti. La notizia, captata quasi per caso, parlava di un sistema di editing su piattaforma cloud. Poi allo stand Chyron (mica gli ultimi arrivati) scopriamo che ForScene è uno dei sistemi con cui il “cloud” di Chyron è interfacciato. E allora, bisognava davvero andarli a trovare. Arriviamo una mattina a pochi istanti dall'apertura, e Stehpen B. Streater sta accendendo le luci. Il suo biglietto da visita dice “Chief Executive”, come a dire, “Capo supremo”. Ci accoglie con molta cortesia e inizia a parlarci del ForScene. È un sistema di archiviazione e di editing completamente basato sul concetto di “cloud”. Cosa significa “cloud”, almeno nel nostro mondo? Le infrastrutture informatiche fisiche non sono a casa dell'utilizzatore, e superata la remora psicologica “dove sono i miei dati?” questo comporta un duplice vantaggio: non ci sono costi iniziali da sostenere per l'acquisto di software, e in caso di danni alla nostra infrastruttura informatica i dati possono essere recuperati con la massima semplicità, visto che i sistemi di archiviazione delle piattaforme cloud sono strutturati per il cosiddetto “disaster recovery”. I dati vengono infatti conservati in almeno due siti geograficamente molto distanti fra di loro. Se una installazione è interessata da un evento devastante (incendio, allagamento, terremoto, …) è altamente improbabile che anche l'altra installazione, tipicamente situata dall'altra parte dell'oceano, abbia patito conseguenze per lo stesso evento. Sono architetture che comportano costi difficilmente sostenibili per il singolo operatore, ma diventano molto più semplici per le aziende che gestiscono enormi banche dati, anche e soprattutto per conto di terzi.Il funzionamento di ForScene è estremamente semplice. Non appena un contenuto viene immesso o acquisito nei server dell'operatore che ha sottoscritto un contratto con Forbidden, lo stesso contenuto viene copiato (in modo assolutamente trasparente) presso la “nuvola” di ForScene. A questo punto qualunque dispositivo informatico connesso alla rete e che disponga di un browser web può operare su quel contenuto (e su tutti gli altri archiviati) come se si trovasse nello studio televisivo. Noi abbiamo visto ForScene all'opera su un tablet PC e su uno smartphone, e l'esperienza è impressionante. Il dispositivo che utilizza l'operatore funge unicamente da schermo del server centrale del sistema ForScene: la potenza di calcolo è tutta là, non ci sono dati che viaggiano sulla
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rete, solo comandi e metadati, e questo rende possibile operare con dispositivi dotati di una potenza di calcolo infinitesima rispetto a quella richiesta per effettuare le operazioni di editing. Si apre l'applicazione sul dispositivo remoto, si sceglie il contenuto da editare, e lo stesso viene “caricato”. Appare una timeline, zoomabile a piacere, che non solo visualizza il video o il fotogramma del punto selezionato, ma consente anche una preview dell'andamento del colore e dell'audio lungo la traccia. In pratica: se il contenuto da editare è un'intervista già montata da qualcun altro, e lungo il filmato si alternano primi piani dell'intervistato con immagini del paesaggio circostante, la preview del colore mi mostrerà in corrispondenza del viso dell'intervistato una “macchia” del colore dell'incarnato. Espandendo la timeline fino a comprendere una lunga porzione del girato, i fotogrammi nei quali viene inquadrato il viso dell'intervistato saranno tutti caratterizzati dalla “macchia” dell'incarnato, nella medesima posizione, che formerà quindi una striscia lungo la timeline. Non appena l'inquadratura cambia, e diventa ad esempio un paesaggio, la striscia si interromperà, e il cambio scena sarà immediatamente evidente. Vengono visualizzate anche le informazioni sul livello audio: una barra lungo la timeline diventa più scura o più chiara a seconda del livello rilevato. Posso quindi selezionare un fotogramma per effettuare un taglio avendo la certezza che nessuno in quel momento stava parlando. Per i professionisti dell'editing queste cose sono ampiamente scontate, ma se pensate che ForScene vi permette di farle sul vostro tablet o computer di casa, o su un generico computer sparso per il mondo (l'interfaccia è interamente web based, non si installa nulla sul proprio dispositivo) ecco che il discorso cambia. Le possibilità non si fermano naturalmente qui. Posso sempre effettuare ogni tipo di post-produzione ed editing con strumenti professionali, attingendo al file disponibile sulla “nuvola”, per poi ri-caricare il risultato e trovarlo immediatamente disponibile ed accessibile da ogni parte del globo. ForScene è inoltre pienamente integrato con sistemi EVS, AP, Sienna e Chyron. A questo punto la domanda è: quanto costa? Tenetevi forte. 100 sterline al mese per 100 ore di storage. Si, avete capito bene, si pagano le ore di storage, non il tempo di impiego della piattaforma di editing. E si paga per ogni accesso, non per ogni utente. Significa che se un piccolo produttore acquista tre accessi, potrà archiviare fino a 300 ore di girato (è sempre possibile cancellare quello che non serve più per ripristinare capacità disponibile) e potranno collegarsi contemporaneamente fino a tre operatori. Se poi ad usare ForScene sono un totale di 15 persone, che però accedono al massimo tre alla volta, va bene lo stesso. Se anche vi servisse una versione amatoriale di questo prodotto, senza i timecode per intenderci, sappiate che la potete acquistare per pochi euro. “Vogliamo far crescere i potenziali professionisti”, dice Stephen, “chi è bravo deve poter contare su strumenti efficaci senza investire i propri risparmi”. Se infine farà il salto di qualità, viene da pensare, sarà probabilmente lieto di diventare un cliente di ForScene, e qui sta il (giusto) contraltare dell'offerta. In ogni caso: bravi. Sentiremo ancora parlare, del cloud.
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JVC Paolo Grossetti e Isacco Borgianni JVC è soprattutto camere e monitor, e anche questa edizione dell'IBC è caratterizzata da novità concentrate in questi ambiti di prodotto. Cominciamo dai monitor, dove il bouquet di nuovi prodotti è particolarmente ricco. Due le principali linee presentate, la serie entry level DT-E e la serie DT-V alto di gamma, entrambe nei formati da 17 e 21 pollici. La serie DT-E permette di contenere i costi rinunciando all’ingresso component e agli strumenti di bordo, come il vettorscopio. Per entrambe, la retroilluminazione a LED permette un risparmio vicino al 30% di consumo energetico, e la minore dissipazione termica permette di estendere la vita del pannello addirittura del 300% rispetto alla retroilluminazione convenzionale CCFL. Il GD-323D20 è invece un monitor full HD 3D progettato per usi medicali: rispetta le normative standard del settore (IEC60601-1 + IEC60950-1) ed è dotato di una completa serie di ingressi professionali: 2 ingressi HDMI 1.4A e due ingressi HD-SDI, con mixer interno per la gestione o la separazione dei segnali 3D e porta RS-422 per il controllo remoto. Le camere. La GY-HM150 è un modello molto compatto, per uso professionale. Costituisce di fatto l'upgrade della GYHM100, un modello di grande successo, che rimane in listino con la possibilità di ottenere dai rivenditori un prezzo particolarmente competitivo. La GY-HM150 eredita il telaio della HM100, registra in contemporanea sulle due schede SD-card, può registrare anche in SD; JVC ha inoltre migliorato in modo sensibile il controllo dell'iris, ora in posizione più comoda e con controllo sequenziale, in luogo del controllo a step precedente. Il mercato elettivo di questa camera è la produzione di news con una qualità professionale ma con un dispositivo comodo, compatto e leggero. Per il mondo delle produzioni 3D, la GY-HMZ1 è una camera 3D fra le più compatte sul mercato, e si caratterizza per un livello qualitativo particolarmente elevato, il doppio sensore C-MOS da 3,32 megapixel per registrazioni in formato AVCHD full hd. La camera può inoltre contare su una memoria interna da 64 GB, monta un pregevole doppio gruppo ottico con apertura massima F1,2 e sul display autostereoscopico. Pensando alle camere 4k tipicamente pensiamo a prodotti di ingombro e peso considerevoli. JVC ci stupisce, e presenta un prototipo di camera 4k compatta, con un fattore di forma tipico delle compatte professionali. La GY-HMQ10 è sviluppata sul medesimo sullo chassis delle HM100 e HM150; registra in 4k (3.840 x 2.160 pixel) MPEG4/AVC/H.264 a 144 Mb/s su quattro schede SD-card contemporaneamente, ed è dotata di quattro
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uscite mini-HDMI, a 144 Mb/s Arriverà sul mercato nei prossimi mesi, per ora è un prototipo. Ma i bene informati danno la produzione già confermata per i primi mesi del 2012. Ulteriore novità IBC 2011: il nuovo registratore combo SRHD2500,compatibile con tutte le camere AVCHD e HDV ed input SDI. Tramite interfaccia SDI permette di ottenere un BD o DVD direttamente dalla camera.
MANTRICS DIGITAL VIDEO Carlo Struzzi e Franco Chiusa
Sicuramente uno degli stand più eleganti e meglio riusciti del Padiglione 7 era quello di Mantrics Digital Video. Non era enorme, ma era ben concepito e realizzato. Il gigantismo dei big che tradizionalmente affollano il “sette” rischia di far passare in secondo piano ogni espositore di taglia ragionevole. Lo stand Mantrics, pur se collocato in posizione perimetrale, riusciva invece a catturare l’attenzione. Questa recente realtà aziendale tutta italiana, specializzata in sistemi di Media Asset Management, può contare sull’esperienza e sulle capacità di una solution house ben conosciuta ed apprezzata sul mercato italiano, Video Progetti. E infatti a darci il benvenuto abbiamo trovato Carlo Struzzi, “patron” della stessa Video Progetti. In occasione dell’IBC, Mantrics (si legge come si scrive) ha lanciato due nuovi prodotti, Mantrics Catalog System e Mantrics Visual QC, e ha presentato le nuove possibilità che sono state recentemente aggiunte al prodotto di punta, Mantrics Workflow Manager. Mantrics Catalog System è stato disegnato per piccole e medie aziende nei mercati Broadcast, Telco e nelle post-produzioni. Offre un sistema di ingresso, ma con tutti i benefici e la performance di Mantrics Workflow Manager. Con cinque workflow, la versione “leggera” non scende a compromessi, mantenendo la qualità e l’usabilità che ha reso il prodotto di punta un importante alleato per i clienti che si affidano alla sua gestione efficiente delle risorse e dei media asset. Mantrics Visual QC fornisce una interfaccia intuitiva per consentire all’operatore di visionare il materiale e registrare accuratamente i difetti riscontrati – oggettivi o soggettivi che siano. Disponibile sia come applicazione stand-alone o integrato nel Workflow Manager, Mantrics Visual QC migliora lo svolgimento della digitalizzazione dei nastri, permettendo di riportare efficacemente i difetti presenti su qualsiasi formato di videotape prima di iniziare il costoso processo di acquisizione. Le nuove features di Mantrics Workflow Manager includono un cruscotto che riporta lo stato dei contenuti, il controllo dei parametri di ricerca per singolo utente, l’adaptive streaming, nuovi elementi del workflow e l’acquisizione video multipla e simultanea.
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MATROX Alberto Cieri Matrox ha annunciato Matrox MC-100, un convertitore da doppio SDI a HDMI che supporta un'ampia gamma di risoluzioni 3G, Dual Link, HD e SD-SDI. Venduto al prezzo di 399 Euro, la stessa unità portatile può essere utilizzata come commutatore HD-SDI, distributore, multiplexer e unità di elaborazione 3D, rivelandosi il mini convertitore più versatile disponibile sul mercato. "Broadcaster e professionisti A/V hanno esigenze diverse per quanto riguarda la gestione dei segnali SDI all'interno dei propri ambienti – ad esempio il monitoring, la distribuzione, la commutazione, il multiplex e la gestione dei segnali 3D", ha affermato Alberto Cieri, Senior Director vendite e marketing di Matrox. "Fino ad oggi, sono stati obbligati ad acquistare dispositivi diversi per eseguire queste attività. Il nuovo Matrox MC100 risolve tutte queste problematiche con un singolo dispositivo semplice ed economico". Tra le caratteristiche principali di Matrox MC-100 ricordiamo i due ingressi SDI e due uscite SDI per 3G, Dual Link, HD e SD, l’uscita HDMI per monitorino, l’OSD (On-Screen Display) controllato da pulsanti facilmente accessibili per una configurazione immediate su monitor HDMI e/o SDI, la distribuzione multiformato del segnale SDI e da segnalare che l’apparato, in caso di perdita o segnale non valido su un canale, effettua la commutazione automatica sull'altro.
NEWTEK Roberto Musso e Franck Lafage “Il passaggio al digitale terrestre ci sta aiutando perchè nel marasma delle spese di passaggio il budget rimanente è ridotto, e questo ci aiuta: i nostri prodotti si caratterizzano per il costo competitivo, che permette sia di limitare l'investimento iniziale che di ridurre il costo complessivo delle produzioni”. Roberto Musso parla chiaro. Anche quando dice che “Il mercato ha smesso di considerare pericoloso lavorare con i personal computer. Noi abbiamo iniziato 25 anni fa a inseguire questo il concetto di “one man operation”, tutta la produzione fatta da un solo operatore, sviluppando dei software ad hoc. È stato molto difficile perchè l'hardware non era sufficientemente performante. Oggi è cambiato tutto, e l'hardware è diventato anche molto affidabile”. All’IBC, Newtek ha presentato due grandi novità. La regia completa TriCaster 450 Extreme è un mixer 14 canali con 4 ingressi HD. Può registrare fino a 4 canali in contemporanea, con risoluzione e formato completamente configurabili. Può creare ed applicare animazioni a colori, trasparenze e transizioni di ogni tipo, ed è possibile memorizzare effetti anche di notevole complessità per utilizzarli come modelli in
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applicazioni successive. Con il TriCaster Virtual Set Editor (VSE) si possono creare e gestire virtual set e “double box” con sfondo completamente personalizzabile. I controlli audio sono altrettanto raffinati: il TriCaster 450 Extreme ha un compressore/limitatore integrato ed un equalizzatore a sette bande. Il mondo del web è a portata di mano: è possibile collegarsi al proprio account CDN tramite un web browser integrato, anche durante la produzione di eventi dal vivo. È inoltre possibile effettuare lo streaming diretto su web dell’uscita master semplicemente premendo un pulsante, registrando contemporaneamente il flusso emesso. E tutto questo può essere controllato anche a distanza da dispositivi tablet e smartphone con sistema operativo Apple. Non manca neppure l’uscita monitor con multiviewer integrato. Il prezzo è da sempre uno dei punti forti della produzione Newtek: un TriCaster 450 Extreme costa circa 18.000 Euro, ma esistono versioni più semplici, che ad esempio rinunciano a qualche funzione accessoria (non alla qualità o alle caratteristiche fondamentali), e che partono da un prezzo base di circa 15.000 Euro. Il 3Play 820 è invece un sistema di Instant Replay a 10 canali, 8 ingressi e 2 uscite, che permette di effettuare Instant Replay e Highlight HD, con tutte le caratteristiche e le prestazioni richieste dal mercato della produzione live. Registra fino a 8 camere live contemporaneamente, e gestisce due canali in uscita completamente indipendenti, con ralenti integrato privo di disturbi. Può utilizzare una ampia scelta di formati video, risoluzioni, tipi di file, con playlist ed effetti sonori. “Tre anni fa abbiamo fatto il nostro primo prodotto Instant replay”, ci dice Musso, “il 3play 3 canali. In questo periodo abbiamo raccolto tutte le indicazioni dei nostri clienti, e abbiamo lavorato molto per rispondere alle necessità che ci sono state segnalate. Adesso usciamo con il prodotto “forte”, su cui puntiamo moltissimo per i prossimi anni”. Anche il prezzo del 3Play 820 è estremamente competitivo, circa 35.000 Euro. “Il nostro mercato naturale sono le tv regionali, è un mercato molto grande, ma anche i grandi broadcasters stanno iniziando ad essere incuriositi dai nostri prodotti”, dice ancora Musso “e se anche in Italia inizierà a crescere l’interesse dei grandi operatori per i canali web, ecco che potrebbero trovare la nostra proposta molto interessante. Guardiamo con interesse al mercato del web, abbiamo prodotti semplicemente perfetti per quel tipo di applicazioni, e anche per l'educational: in Inghilterra abbiamo venduto una quantità enorme di TriCaster alle scuole medie: i ragazzi fanno prati-
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ca con i nostri apparati e si preparano alle scuole professionali”. In questi anni Newtek ha accompagnato la crescita dei propri clienti facendo uno sforzo molto importante, ma che ha dato grandi soddisfazioni. Musso: “Abbiamo puntato molto sulla fidelizzazione del cliente, permettendo di fare il cross upgrade delle macchine. Se oggi un cliente viene da noi con un Video Toaster comprato nel ’99, gli facciamo un upgrade con un TriCaster HD e, in cambio del suo vecchio prodotto gli facciamo uno sconto importante. Il cliente ha fiducia perchè si sente tranquillo nell'investire, e si sente seguito, accompagnato nel suo percorso. È importante”.
PANASONIC Salvatore Palillo e Stefano Tura Lo stand Panasonic ci riceve all’ingresso del padiglione 9. Non è un modo di dire, appena ci si avvicina al padiglione è come se lo stand ti venisse incontro. Dominato da colori freddi, si apre in un colpo d’occhio accattivante, e si sviluppa come ad avvolgere un set di ripresa che è probabilmente il meglio riuscito di tutta l’IBC. Un allestimento scenico che, come spesso accade in questi casi, sembra costituito da una quantità di oggetti disposti quasi per caso, ma che cattura l’occhio con una piacevole armonia di forme e di colori. Il set è molto esteso in larghezza, e consente di mettere alla prova le diverse camere esposte con una pluralità di soggetti, forme lineari e curvilinee, e condizioni di luce. Ci accolgono Salvatore Palillo, country manager per l’Italia, e Stefano Tura, responsabile marketing. La prima novità che incontriamo è la nuova camera da studio AK-HC3500. Nuova per l’Europa, in quanto era già in vendita negli Stati Uniti ed in Giappone, ma per ragioni commerciali si era preferito attendere per il lancio nel Vecchio Continente. È un modello di fascia alta, con tre sensori IT-CCD da 2/3" e 2,2 megapixel, conversione a 14 bit,
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processore digitale di segnale LSI a 38 bit dotato della funzione “dynamic range stretch” (DRS) che permette di effettuare riprese estremamente dettagliate anche con un contrasto delle immagini particolarmente elevato. Completamente remotabile, è dotata della sola interfaccia in fibra ottica, e questo sottolinea ulteriormente la collocazione apicale di questo prodotto, che sarà venduto ad un prezzo nell’ordine di 70.000 Euro. La remotizzazione delle camere, ed il relativo sistema di controllo sono uno dei piatti forti di Panasonic, in tutte le taglie di camere. Le piccole HE-120 sono perfette per riprese non presidiate in studio, sale congressi, o per la videosorveglianza di ambienti dove la qualità dell’immagine è fondamentale. A vederla esposta si apprezzano le dimensioni estremamente compatte, ma questo non deve trarre in inganno: la camera è completa di tutto: genlock-in, HD-SDI, controlli via LAN. Proposta nei colori bianco e nero, ha un design accattivante, e sostituisce la best seller HE-100, rispetto alla quale costituisce un notevole passo avanti nelle prestazioni e anche nei costi. La nuova HE-120 avrà un prezzo intorno ai 7.400 Euro, rispetto ai circa 11.000 Euro della precedente HE100. In mostra anche il modello entry-level HE-50, ancora più compatta e perfetta per sale congressi e, diciamo noi, per i piccoli studi delle web TV dove la presenza di cameraman spesso non è materialmente possibile. Passando alle camere palmari, Panasonic propone tre nuovi modelli che sono un gran passo avanti rispetto alle già note (ed apprezzate) AG-HMC 151 AVC-HD (che registra su scheda SD-card) e AG HPX-171 (su scheda P2). Questi modelli potevano infatti raggiungere la piena risoluzione HD grazie alla tecnologia “pixel shifting” di cui è dotato il loro sensore CCD. Anche grazie ad un cambio di tecnologia per i sensori utilizzati, la nuova AG-HPX250EJ, una camera
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P2, permette ora di ottenere immagini full HD con 1920x1080 pixel nativi grazie ad un nuovissimo sensore MOS. La registrazione viene effettuata in AVC-intra senza alcun sottocampionamento in modalità 4.2.2 intra frame, con campionamento a 10 bit e 100 mbit/s. L’ottica è ora 22x, con una escursione focale che spazia da 28 a 616 mm, ed è dotata di controlli a ghiera dello stesso tipo utilizzato sulle ottiche intercambiabili, per la massima facilità e precisione di impiego. La corrispondente versione con registrazione su schede SDcard si chiama AG-AC160EJ, affiancata dalla versione (lievemente) semplificata AG-AC130EJ. Stesso sistema di sensori del modello precedente, per riprese full HD con 1920x1080 pixel nativi e registrazione 4.2.2 a 10 bit e 100 mbit/s. L’ottica è lo stesso eccellente elemento 22x. A garanzia di affidabilità, queste due camere supportano ora la registrazione parallela su entrambe le schede di memoria. E vale sempre la pena ricordare che il successo delle SD-card non accenna a diminuire anche grazie alla velocità, alla compattezza e al costo particolarmente contenuto di queste schede. Proprio per la convenienza di questi supporti, è bene non esagerare con i compromessi dal punto di vista economico. Il costo di supporti nominalmente identici può variare in modo sorprendente, e per dare un’idea del motivo Stefano Tura ci ricorda che le SD-card panasonic devono superare cinque differenti test di resistenza (fra cui resistenza meccanica e resistenza all’acqua) e hanno installato uno specifico software per la gestione dei dati che, da solo, può fare la differenza rispetto ad una scheda comune. La AC130 è quasi identica alla 160 ma è priva di uscita HDSDI. In aggiunta la 160 permette riprese a cadenza variabile, con ralenti e fast motion direttamente in camera; può inoltre registrare audio non compresso a 24 bit e 48 khz, e può essere utilizzata sia a 50 che 60 Hz. Una rapida occhiata al nuovo mixer AV-HS410, da 9 a 13 ingressi con opzione stereoscopica (disponibile nel 2012), e a proposito di 3D torniamo alle camere: sarà disponibile per la fine dell’anno la nuova camera integrata AG-3DP1 (registrazione P2) che permette riprese in full HD1920 x 1080 con campionamento 10 bit 4:2:2. È la soluzione di camere integrata di livello broadcast, con nuovi sensori 1/3” MOS ad elevata sensibilità. Completa il quadro la doppia ottica con zoom 17x e possibilità di messa a fuoco in 3D da 45 cm. La “piccolina” AG-3DA1, con doppio sensore da ¼ di pollice, molto compatta e molto economica, completa la gamma dei prodotti: dovrebbe costare meno di 4.000 Euro.
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SMPTE CONNECTION SYSTEM 3K.93C SERIES FOR HDTV
SONY Gianfranco Penocchio
Lo stand Sony è imponente come da tradizione. L’allestimento è molto meno scenografico rispetto allo scorso anno, e si ispira a canoni più concreti, più tradizionali. I prodotti sono esposti in modo arioso, in assoluto ce ne sono tantissimi, ma disposti in modo tale che non si viene mai sopraffatti da un eccesso di informazioni. L’occhio si può soffermare su un apparato, e nel campo visivo dell’osservatore entrano solo stimoli pertinenti all’oggetto focalizzato. Contemporaneamente il disegno complessivo dello stand viene percepito “ricco”, convesso, e la transizione anche fra prodotti completamente diversi fra loro (dove anche lo sfondo è parimenti discontinuo) è morbida, quasi accompagnata. Detta così sembra banale, sarebbe l’obiettivo minimo ed imprescindibile di ogni persona che si occupi di allestimenti: e allora come mai ci riescono così in pochi? Unica eccezione: il settore dedicato alle camere entry-level, che appariva più denso e più compresso, ma in fin dei conti è comprensibile la volontà di segmentare anche visivamente la categoria di appartenenza dei prodotti. Geniale il passaggio fra la camera F65 per il cinema digitale, esposta in penombra sullo sfondo di un set cinematografico in interni (parimenti con poca luce) e l’adiacente spazio dimostrativo dedicato al confronto fra monitor CRT, LCD e i nuovi OLED: era allestito in una saletta di visione ripresa pari pari da quelle utilizzate per le proiezioni cinematografiche di anteprime riservate, un cubo nero con l’ingresso chiuso da una spessa tenda oscurante di velluto nero. Dentro, non c’era nulla, solo il nero e i tre monitor, e allora perché tutti eravamo convinti di essere al cinema? In una parola: bravi.
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Connettori HDTV 3K.93C Ibridi 2 Fibra ottica + 2 connessioni di potenza + 2 basso voltaggio Aderiscono agli standard ARIB + ANSI / SMPTE + EBU Più di 30.000 cicli di connessione / sconnessione Possibilità di fornire cavi precablati sul territorio italiano
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Ci accompagna nel nostro percorso Gianfranco Penocchio, Country Sales Manager di Sony Professional Italia. Iniziamo dalla camera cinematografica F65. Già il treppiede fa capire che il prodotto è di rango: una camera 4k per il cinema, sensore C-MOS e sistema di registrazione SRMaster con capacità fino a 1 Terabyte e 5,5 Gbps di throughput. Listino 38.000 Euro, assolutamente competitivo con il resto del mercato. Parlando di Sony è impossibile non citare i monitor. All’IBC l’attenzione era puntata sui nuovi monitor con schermo in tecnologia OLED. Questa tecnologia promette di essere il primo stadio dell’evoluzione dei monitor a schermo piatto che possa consentire di superare le prestazioni e le caratteristiche dei monitor CRT. E Sony ha preparato una dimostrazione per evidenziare le caratteristiche eccezionali dei nuovi OLED. Il confronto viene effettuato in una saletta apposita fra CRT, LCD e OLED. E' impressionante il nero, siamo ben oltre il CRT, e l'LCD mostra con tutta evidenza i propri limiti in questa specifica prova. Ma il display OLED, per il quale SONY ha realizzato in proprio anche il circuito integrato di controllo, presenta anche una eccezionale riproduzione dei colori nelle aree più scure del fotogramma, un range dinamico in grado di visualizzare per intero la dinamica del sensore di ripresa delle camere, e un’estrema velocità di accensione/spegnimento dei pixel, in grado di assicurare una eccellente naturalezza dei movimenti anche in scene dal contenuto molto dinamico riprese con focali spinte. Il risultato visivo è eccellente, e tale da sorprendere anche i più accesi sostenitori dei monitor a tubo. Il contraltare a queste prestazioni è il prezzo, ancora a livelli top di gamma, ma è prevedibile che il tempo e la diffusione di questi dispositivi consentiranno di estendere i vantaggi della tecnologia OLED anche ai monitor di prezzo intermedio. Attesa per l'inizio del prossimo anno, la camera da studio HDC.2500 ha un sensore CCD di nuova concezione, con una migliore sensibilità, un miglior rapporto S/N, ed è dotata di interfaccia segnale in fibra ottica che permette connessioni fino a 4 chilometri. Ma quest’anno Sony vuole stupire più con i prodotti che con gli allestimenti: davanti alla HDC-2500, in effetti si resta a bocca aperta. Il telaio è in fibra di carbonio, robusta, leggera, resistente alle intemperie. E bellissima. Chi ha trascorsi di meccanica non può che entusiasmarsi davanti a questo corpo camera, probabilmente la suggestione che evoca la trama del carbonio in bella vista non è direttamente proporzionale ai benefici pratici consentiti da questa scelta costruttiva. Ma chissene, per una volta lasciamo vincere le emozioni e non i numeri (che beninteso, trattandosi di Sony, sono comunque di primissimo livello). Il PMW-TD300 è il primo camcorder stereoscopico di livello professionale, e fa il suo debutto “reale” all’IBC 2011. Al NAB era esposto in una teca, qui si può vedere e provare. Fra le caratteristiche più innovative, il sistema di Auto convergence: con un camcorder c'è tipicamente un vincolo meccanico sulla distanza delle lenti, ma qui andiamo a cambiare la posizione del sensore, aprendo nuove possibilità creative avvicinando molto il risultato al convenzionale sistema di camere su rig 3D. Dotato di due sistemi di sensori 3 x ½” Exmor CMOS, effettua riprese 1920x1080 su schede SxS utilizzando il codec XDCAM EX. Equipaggiabile con una piattaforma opzionale che permette di utilizzare questo cam-
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corder in studio, trasportando separatamente i due flussi di ripresa.per la massima funzionalità il visore integrato è di tipo autostereoscopico, ed è disponibile inoltre una unità RF che trasforma questo camcorder in radiocamera, consentendone inoltre la completa remotizzazione. Dopo le camere si passa al mixer multiformato MCS-8M SD/HD, con mixer audio integrato. Le sue caratteristiche principali sono l’eccellente rapporto qualità/prezzo, i diversi preset impostabili per transizioni ed effetti, il multiviewer incorporato, la possibilità di importare immagini e fotogrammi via porta USB, l’input frame synchronizer e freeze per ogni ingresso, e per finire il mixer audio a sei canali.
ELEMENT TANGENT Forse non era lo stand più bello dell'IBC, ma era sicuramente il più originale. Guardate la foto sotto e diteci: dove vi sembra di essere? Sembra di stare “a castello”, ma anche qui siamo in uno stand espositivo! Ma cosa producono alla Tangent? Per buona parte di voi (quelli più “dentro” la postproduzione) scopriremo l’acqua calda, ma per il popolo tutto della radiofrequenza vale la pena approfondire. Fanno tastiere. Tastiere per controlli, utilizzatissime nei sistemi di postproduzione più complessi. Composte da vari moduli, liberamente combinabili fra loro. Basta avvicinarli, e un sistema di piccoli magneti provvede all’aggancio. Il design è semplicemente splendido. Teso e lineare, ha la bellezza unica della funzionalità, e a riprova queste tastiere erano utilizzate
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all’IBC praticamente da tutti i dimostratori dei nomi che contano nella post-produzione. Sui moduli non c’è un marchio, non un nome. Il display che riporta la funzione assegnata ad ogni tasto è perfettamente integrato nel disegno della tastiera. I materiali utilizzati hanno una finitura superficiale che trasmette la sensazione tipica degli oggetti di pregio, e l’abbinamento dei colori ci sembra particolarmente elegante. Forse non era lo stand più bello dell’IBC. Ma il prodotto, a nostro parere, era davvero il più “cool” di tutti.
ancora quel bianco ad evitare la saturazione dello sguardo, e accompagna morbidamente lo sguardo facendolo scendere verso il prodotto. Quando si dice, il modo di distinguersi e farsi notare. È in assoluto lo stand che ci è piaciuto di più di tutta l’IBC. (Davide Moro)
TV ONE Era impossibile non notare lo stand di TV One. Quelle secchiate di colore che sembravano essere state appena gettate sulle pareti, i tre schermi sghembi appesi alla parete, che sembravano un unico telo fatto in tre fettine “scivolate”, un filmato indubbiamente ammiccante ma sempre di buon gusto. Cosa fa TV One? Sistemi di processori video. Neri, perdipiù, come li fanno in tanti. Ma gli slogan dei prodotti (“Let your imagination dance”), le immagini scelte per l’allestimento, per le brochure, e i nomi dei prodotti fanno il miracolo: far notare dei prodotti che, di fatto, diverse aziende hanno a catalogo e che sicuramente non hanno nell’estetica il proprio pregio migliore. Il motivo conduttore è lo sfondo bianco, di un bianco luminoso. Vale per lo stand, per le pubblicità, per le brochure. Su questo sfondo bianco si staglia un lampo di colore: è quello che cattura l’occhio, ovviamente reso più evidente dallo sfondo. Ma dopo che l’occhio è stato catturato, e inizia a guardare oltre quel dettaglio dai colori così pieni, ecco che è
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Un IBC 2011 che è stato anche tutto da ascoltare Certo il video “comanda”, ma come sempre anche la parte del suono a questa manifestazione si ritaglia uno spazio di primissimo piano. Seppure con maggior sintesi, vedrete quanti spunti interessanti per chi volesse metter mano al portafoglio e rinnovare i propri studi AEQ
ritirato e trasportato. È progettato per la generica registrazione stereofonica, così come per la cattura del suono sul campo. L’AT2022 comprende un cavo da 50 cm che termina con connettori a tre pin del tipo XLR femmina e del tipo da 3,5 mm. L’uscita del microfono è a 3 pin del tipo XLR maschio. Per funzionare, il microfono ha bisogno di una batteria da 1,5 Volt AA. Un commutatore permette di scegliere tra la risposta piatta e quella che taglia le frequenze basse (mediante un filtro integrato passa-alto a 80 Hz), per migliorare il controllo del rumore d’ambiente indesiderato. Il microfono è contenuto in un robusto involucro. Il supporto AT8405a, compreso, permette di montarlo su qualsiasi asta microfonica con viti da 5/8”-27. Sono compresi anche uno schermo anti soffio, una batteria e un panno protettivo. Altre informazioni a pagina 6, nelle News.
Basato sull’AEQ Arena, che ha ottenuto un successo globale, e sui riscontri dei nostri validi clienti, Forum offre eccellenti funzioni per l’audio digitale, all’interno di un progetto modulare contenuto in un’unica apparecchiatura. La superficie di controllo del Forum è disponibile con 4, 8 o 12 fader ed ha come standard la configurazione a 12 fader. Il “motore audio” è parte integrante della superficie di controllo e comprende ingressi/uscite analogici e digitali (AESSPDIF), ingressi microfonici (MIC/LINE con possibilità di attivare l’alimentazione phantom) e IONS per la connettività multicanale MADI. Forum è in grado di instradare fino a 64x64 canali audio in entrata e uscita (analogici, digitali o microfonici), più 64x64 in formato MADI. Forum fornisce una qualità audio superiore utilizzando tecnologie DSP avanzate (equalizzatore, filtri, ritardi… tutti integrati), ma è rimasto semplice e immediato per chi lo utilizza, sia egli un principiante, sia egli un utente esperto.
AUDIO-TECHNICA
DPA La cuffia a singolo padiglione d:fine aggiorna radicalmente il progetto dei modelli 4966 e 4088 di DPA, ampiamente utilizzati nel mercato broadcast internazionale. Il nome richiama l’accurata definizione audio della cuffia e le sue caratteristiche sonore naturali. La d:fine stabilisce anche un nuovo standard per le cuffie a singolo padiglione, che DPA ha lanciato in risposta alla domanda del mercato. I microfoni miniaturizzati e quelli ad archetto restano ineguagliabili in qualità, affidabilità e rendimento, in generale. La postazione di ascolto situata nello stand DPA era dotata di microfono ad archetto d:fine. Più informazioni le trovate in questo stesso numero a pagina 4.
Audio-Technica sta attualmente consegnando il microfono stereofonico a condensatore AT2022 X/Y. Microfono a condensatore a due elementi progettato per la registrazione stereofonica, l’AT2022 è formato da due capsule a condensatore unidirezionali in configurazione a pivot X/Y, per consentire riprese a 90 gradi (strette) o 120 gradi (larghe) con estrema versatilità. Le capsule si possono anche posizionare in modo che il dispositivo si appiattisca, quando viene
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IBC 2011 - AUDIO
GENELEC All’IBC 2011, Genelec ha mostrato il suo sistema di monitoraggio SE DSP, perfetta soluzione per il monitoraggio in piccoli spazi dedicati alla registrazione e al missaggio, e i suoi pluripremiati 82690A, monitor triamplificati, portabandiera della sua popolare serie 8000. Il Genelec SE (Small Environment) DSP System rappresenta un nuovo approccio nella risoluzione dei problemi di acustica negli ambienti piccoli. Le stanze di dimensioni ridotte impongono l’utilizzo di soluzioni compatte e il sistema SE DSP trasferisce la semplicità d’uso e l’affidabilità di Genelec in questo campo. Il sistema di monitoraggio SE DSP è un notevole esempio dell’eccellenza tecnica e di progettazione di Genelec. Gli studi hanno forme e dimensioni diverse di caso in caso e, con questa linea di prodotti, Genelec può sicuramente offrire un sistema compatto e conveniente per il monitoraggio in qualsiasi ambiente di piccole dimensioni, senza compromettere la resa e la qualità sonora. Il software GLM.SE (la versione 1.2 funziona anche con Windows7 e Mac OS X), unisce l’intero sistema DSP sotto il controllo di rete del computer. Il controllo software del SE7261A, subwoofer DSP, fornisce tutte le necessarie connessioni di rete al computer e offre risorse DSP per gli altoparlanti ad ingresso digitale 8310A, attraverso le sua uscite AES/EBU ad ampia capacità.
connettività del Send-It4 si basa su tecniche di standard SIP ampiamente adottate dalla comunità dei professionisti per l’audio su IP. Tuttavia, la codifica audio utilizzata dalla piattaforma Send-It4, comprende l’algoritmo FlashCast a bassa latenza che è disponibile solo all’interno della famiglia Mayah.
SENNHEISER All’IBC di Amsterdam, lo specialista dell’audio Sennheiser ha mostrato i suoi microfoni a canna di fucile MKH 8060 se MKH 8070 per il broadcast. Entrambi i microfoni si possono utilizzare in installazioni analogiche o in combinazione con il modulo digitale MZD 8000, come microfoni digitali AES42. Il MKH 8060, molto compatto, è un microfono a canna di fucile molto compatto, che si può posizionare indifferentemente sulle telecamere o altrove, mente il lungo MKH 8070 a fucile è lo specialista delle sorgenti sonore più distanti ed è la scelta perfetta per le cronache sportive e la registrazione dei suoni della natura. Entrambi i modelli hanno un suono naturale e molto simile a quello reale, e i suoni fuori asse vengono attenuati senza colorazione. Il loro principio di funzionamento a condensatore di radiofrequenza rende anche entrambi i microfoni estremamente resistenti all’acqua, assicurando la possibilità di funzionamento in qualsiasi condizione climatica, anche difficile, come caldo estremo e umidità.
MAYAH Send-It4 è una piattaforma di community online che permette la comunicazione audio in tempo reale via Internet con qualità sonora di livello professionale e la minima latenza. È anche una piattaforma di rete e promozione per gli studi di registrazione, gli speaker e i giornalisti. Allo stato attuale, la piattaforma di community Send-It4 offre collegamenti audio monofonici tra due, tre o quattro partecipanti per qualsiasi utente PC o Mac. Sono disponibili quattro differenti profili di qualità per l’utilizzo ottimale di canali di trasmissione a banda ridotta, comunicazione con latenza estremamente bassa sulla Internet pubblica, abbonamenti a basso costo. Come prossimo passo di sviluppo che sarà fatto da Mayah, è prevista la compatibilità con l’hardware dei codec attualmente prodotti, compresi il Centauri III, C11 e altri. La
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SOUNDCRAFT Il nuovo Si+ è molto compatto, la sua proiezione sul piano orizzontale è larga solo 120 mm, così da poterlo collocare facilmente in luoghi angusti come teatri, sale convegni, luoghi di culto e, naturalmente, ha un prezzo estremamente competitivo. Il Si+ rappresenta un’espansione del Si originale, grazie all’aggiunta di 16 ulteriori ingressi microfonici, due ulteriori slot opzionali, unità di alimentazione ridondante e word clock come standard. Il Si+ ha 48 ingressi microfonici mappati su 16 fader e, con quattro ingressi dedicati ai canali di linea stereofonici più quattro dedicati ai ritorni degli effetti di altrettanti processori Lexicon FX integrati, offre 64 ingressi, da miscelare con gli ingressi/uscite interni. I 16 ingressi microfonici addizionali si
possono scambiare con un modulo da 8 ingressi microfonici + 8 uscite di linea, se richiesto, mentre gli slot di espansione da 64x64 canali permettono l’installazione di ulteriori sorgenti di ingresso/uscita, compresa la connessione degli stagebox di Souncraft e Studer.
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REPORT FIERE ▲ ▲ ▲
IBC 2011 - AUDIO
STUDER Studer ha presentato l’OnAir 1500, una console digitale per missaggio con 12 canali e 6 fader (espandibile fino a 12 fader). Funzioni integrati di riproduzione e registrazione, rendono l’OnAir 1500 un’unità molto compatta, ma molto completa, di produzione. La flessibilità viene incrementata da un blocco aggiuntivo di 6 fader, che creano sia una superficie da 12 fader, sia un gruppo di 6 fader in più che si possono piazzare in una postazione remota di produzione o utilizzare come superficie ridondante. Il sistema colma il vuoto tra le necessità della produzione e quelle della messa in onda, offrendo una soluzione omnicomprensiva che semplifica la realizzazione dei programmi in entrambe le modalità. I parametri dei canali, come l’equalizzazione e il controllo della dinamica, si possono editare utilizzando i controlli della console in combinazione con gli schermi OLED, senza la necessità di uno schermo addizionale o un PC. Per le funzioni più avanzate e la configurazione, la console fornisce interfacce per collegare uno schermo per PC, una tastiera e un mouse. La sezione master dona all’operatore un semplice, ma completo, accesso al monitoraggio del segnale e alla commutazione, per la regia e lo studio, con un altoparlante interno preconfigurato per ascoltare i segnali pre-fader e talkback. Il monitoraggio audio è supportato da due indicatori a barra PPM da 29 segmenti, che offrono una costante panoramica di tutti i segnali importanti, con la scelta di sei diversi standard di misurazione.
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Funzioni uniche come l’Headphone Split permettono all’utente di ascoltare due sorgenti differenti, una sull’orecchio destro e una sul sinistro. I bottoni dei preset permetto anche il controllo “in un solo tocco” di tutti i monitoraggi. È possibile attivare un monitoraggio supplementare per gli studi separati mediante un’unità esterna, per avere ancora più flessibilità. La console è disponibile a un prezzo base si circa 10.000 Dollari, a listino (ovvero circa 7.600 Euro).
TELOS Il VX è il primo sistema telefonico VoIP studiato appositamente per soddisfare le richieste delle stazioni radio. Altamente scalabile e configurabile, il VX è di casa nelle più grandi strutture, con le funzioni più sofisticate, ma è anche sorprendentemente economico per strutture con soli due o tre studi. Dotato dei nuovi ibridi digitali Telos di quinta generazione, il VX si scala facilmente grazie alla connessione Internet e può gestire fino a 30 chiamate attive in 20 studi. Il VX utilizza una collaudata tecnologia audio su IP per trasportare e condividere le linee tra gli studi e si integra perfettamente con le console IP e le reti Axia Livewire™ IP, oltre a potersi collegare con i mixer tradizionali attraverso interfacce audio analogiche o AES.Il VX si collega alle linee telefoniche POTS e ISDN, mediante i gateway standard delle compagnie telefoniche, e si collega anche ai moderni e convenienti servizi SIP Trunking. Il VX si può anche collegare alle moderne PBX per VoIP, dando luogo a una soluzione telefonica completa per l’intero edificio che ospita la stazione radio. (Piero Rigolone)
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A lot more broadcasting for a lot less money DIGITAL MIXING CONSOLE
Progettato come soluzione flessibile per la radiodiffusione e la produzione, OnAir 1500 combina una superficie di controllo intuitiva con I/O adattabili ad ogni esigenza, fornendo una console digitale con il massimo rapporto qualità prezzo.
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NANO SCORE Flessibilità Compatta Il core dell’OnAir 1500 racchiude sia il motore audio che il sistema di controllo, il tutto contenuto in una struttura dalle dimensioni contenute. È in grado di ospitare tutte gli I/O analogici e digitali, unitamente a 2 slot opzionali per le schede I/O dello standard D21m, rendendo superflui ulteriori pannelli di breakout.
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Eolico
Fino a dove ci potrà portare il vento? Da dieci anni una stazione radiofonica statunitense sta sviluppando un rivoluzionario progetto basato sull’energia eolica. Non ha ancora finito di imparare. E non ha mai smesso di risparmiare. Un modello degno della massima attenzione! di Randy J. Stine Come a volte capita negli Stati Uniti, e negli Stati federati in genere, alcuni insediamenti urbani non ricadono sotto la giurisdizione di alcun comune. Non pagano tasse comunali, e non ricevono servizi come illuminazione pubblica, acqua potabile, manutenzione delle strade. Devono arrangiarsi da soli, di solito attraverso consorzi privati. Contact
è una di queste realtà. È un piccolo insediamento dove il tipo di panorama più facile da incontrare sono le slot machines ed i tavoli da blackjack. Ma non solo. Da ormai dieci anni, Contact è la sede dell’impianto eolico per la generazione dell’energia elettrica utilizzata dall’emittente non commerciale KBSJ (FM) per alimentare il proprio impianto trasmittente. Contact si trova circa 100 km a sud di Twin
Falls, in Idaho. La licenza di trasmissione è rilasciata dalla città di Jackpot, Nevada (un nome, una garanzia), circa 25 km a nord di Contact. I responsabili dell’impianto ritengono che KBSJ sia l’unica infrastruttura trasmittente per la diffusione radiofonica degli Stati Uniti ad essere alimentata unicamente con energia eolica, e ha da poco festeggiato il decimo anniversario da quando è stato dato il via libe-
ra a questo ambizioso progetto. La rivista Radio World, consorella americana di Broadcast&Production, aveva dedicato un articolo a questa realizzazione nel 2002, quando i lavori di installazione stavano ormai volgendo al termine. KBSJ irradia il segnale FM più potente di tutti quelli che si possono ricevere dalle diverse stazioni appartenenti al network Boise State Public
Lo splendido profilo dello spartiacque sulle montagne e le turbina eolica di KBSJ come appaiono tipicamente in inverno
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Radio, con una copertura che arriva in varie aree di tre diversi stati: Nevada, Idaho e Utah. Il trasmettitore è un impianto appartenente alla classe C (FM) degli Stati Uniti, irradia sui 91,3 MHz con un ERP di 4.700 W. L’impianto trasmittente riceve il segnale di alimentazione dalla stazione KBSX (FM), con sede a Twin Falls, Idaho, attraverso un collegamento in ponte radio. KBSJ è riconosciuta dal Registro Statale per la Formazione dell’Idaho, e trasmette un ensamble di programmazione composta principalmente da contenuti forniti dai canali National Public Radio (una organizzazione non-profit privata che opera come syndicator di 797 emittenti radiofoniche pubbliche degli Stati Uniti, fondata nel 1970 per dare attuazione al Public Broadcasting Act del 1967, NdT), Public Radio International (una organizza-
zione radiofonica pubblica con sede a Minneapolis ma con uffici a Boston, New York, Londra e Pechino. Il motto di Public Radio International è "Hear a different voice". PRI è il principale produttore di contenuti per la radiofonia pubblica degli Stati Uniti, NdT) e American Public Media (il secondo maggior produttore di contenuti per la radiofonia pubblica USA, appartenente a American Public Media Group, una organizzazione non-profit che possiede e gestisce direttamente stazioni radio in Minnesota, California, e Florida, NdT).
Fame di energia Per il proprio fabbisogno di energia, il sito trasmittente si affida ai venti del Nevada, che soffiano fortissimi al culmine della montagna di Ellen D. Mountain, alta circa 2900 metri. La forza del vento, che raggiunge costantemente velo-
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cità comprese fra 130 e 160 km/h, muove tre turbine eoliche da 10 kW ciascuna; per non sprecare nemmeno un soffio di questo vento imperioso, il generatore eolico può immagazzinare l'energia prodotta in eccesso rispetto ai fabbisogni della stazione in una batteria di accumulatori alloggiata all'interno dell'edificio che ospita anche il trasmettitore. Per darvi un'idea, il sistema di accumulatori ha un peso complessivo di oltre 7 tonnellate. In caso di qualunque necessità il sito può contare su un gruppo elettrogeno alimentato a GPL, che può fornire tutta l'energia necessaria. Per dare corso al progetto l'emittente ha costruito quattro torri sulla sommità della montagna che ospita il sito trasmittente, tre per le turbine eoliche da 10 kW ciascuna, e una quarta per ospitare l'antenna trasmittente della stazio-
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ne. Il costo complessivo del progetto, che include sia l'installazione eolica che il sito trasmittente vero e proprio, è stato di circa 600.000 USD (circa 440.000 Euro). L’installazione è entrata in servizio nel 2002. Radio World aveva riportato all’epoca che, per lo sviluppo e la realizzazione di questo progetto, Boise State Public Radio aveva ricevuto un contributo federale di 251.000 Dollari (circa 185.000 Euro) dal Public Telecommunications Facilities Grant (un ente nazionale che ha il compito di sostenere i progetti e la crescita dell’emittenza pubblica statunitense, NdT). Nel 1998, quando Thomas Lowther, responsabile della progettazione tecnica del gruppo Boise State Public Radio, con sede nella East Region, ha iniziato i primi studi per la progettazione del sito trasmittente, in questa
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zona selvaggia all'estremo nord del Nevada non era disponibile alcuna connessione ad una rete elettrica in grado di poter garantire l'alimentazione del trasmettitore. Boise State Public Radio non si è data per vinta, e ha semplicemente scelto di affidarsi all'energia eolica per garantire la realizzazione del progetto.
OK in 5 anni “Certo, se ci fosse stata una connessione elettrica disponibile, fosse pure al termine della fase di progettazione, fra il 2001 e il 2002, avremmo sicuramente scelto di collegarci ad una rete esistente piuttosto che realizzare un sistema eolico. Ma non potevamo aspettare altro tempo, perché i permessi di costruzione e le varie autorizzazioni che ci erano stati concessi stavano per scadere, e quindi c’era una sola cosa da fare: costruire” dice Lowther. In effetti a partire dal 2004 un distributore commerciale di energia elettrica aveva raggiunto la sommità della montagna con una rete in grado di alimentare il trasmettitore, ma Boise State Public Radio ha ricevuto un preventivo di spesa per l'allacciamento pari a 100.000 dollari (circa 75.000 Euro). È in più ci sarebbero state le bollette da pagare. Grazie al risparmio energetico che ha potuto conseguire, Boise State Public Radio ha recuperato i maggiori costi per l'installazione del sistema eolico dopo soli cinque anni di esercizio.
Sfida in vetta Nei vari anni di operatività, il sistema di generazione eolico ha sicuramente avuto qualche problema, e anche qualche necessità di messa a punto, ci dice Lowther. C'è stato anche qualche guasto, ma sono stati episodi sporadici se valutati sull'intero periodo. Un guasto al sistema eolico occorso nel novembre 2010 ha causato il fuori servizio del trasmettitore; il problema era relativo all'in-
Mike Strolberg, uno dei tecnici responsabili delle attività di installazione, ripreso davanti al gruppo pale di un generatore eolico che sta per essere innalzato per il montaggio verter di potenza. “Purtroppo l’inverter è insieme il cuore e la mente del sistema eolico dice Lowther - e nel primo periodo di attività dell'impianto abbiamo purtroppo sperimentato diversi problemi di affidabilità dell’inverter. Nel 2003 abbiamo sostituito l'inverter originale costruito da Xantrex/Trace con un modello prodotto da Exceltech. Da quel momento i problemi all'inverter si sono praticamente azzerati. Il guasto di novembre è stato causato da un problema a una delle schede di controllo. Il nostro inverter ha una costruzione completamente modulare, pensata per garantire che la maggior parte dei guasti o dei problemi non possano causare il fuori servizio dell'intero sito. Purtroppo quello che si è verificato a novembre non era uno di questi. Ci sono capitati anche alcuni eventi distruttivi che hanno interessato le turbine eoliche, e per eventi distruttivi intendo episodi a valle dei quali la macchina non è più recuperabile. Abbiamo però lavorato in
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stretta collaborazione con il produttore dei gruppi eolici, Bergey Windpower, per scoprire quale fosse la causa vera che aveva scatenato il disastro. Siamo giunti alla conclusione che il principale imputato è una anomala vibrazione che si è instaurata nelle pale, e che probabilmente le ha portate a lavorare in condizioni di risonanza. Bergey sta lavorando al disegno delle pale, per cercare di eliminare il problema o perlomeno di attenuarne le conseguenze”. Questa anomala vibrazione delle pale, secondo il costruttore del sistema eolico, potrebbe essere stata causata da una velocità eccessiva del vento, che porta le varie componenti del rotore a lavorare in condizioni limite che, se protratte a lungo, possono causare il cedimento della turbina. Lowther non lavora a Twin Falls, ma in ogni caso non si è fatto problemi a trasferirsi per un po’ presso lo stabilimento di Bergey a Norman, in Oklahoma, per approfondire le proprie competenze sul "suo" generatore eolico. “Le •
turbine prodotte da Bergey sono prevalentemente installate in zone dove l'energia del vento è classificata "media", come il Midwest ed il Texas. Il nostro sito, invece, appartiene ad una zona dove l'energia del vento è classificata "elevata". Anche se le condizioni del vento che si riscontrano al nostro sito rientrano sicuramente all'interno delle specifiche di progetto, è possibile che l'energia del vento sia comunque sufficiente per evidenziare anche le più piccole debolezze del sistema” aggiunge Lowther.
Piccole turbine Lowther definisce il sistema eolico di KBSJ “turbine a vento di piccole dimensioni”, da non confondersi con le enormi turbine eoliche per applicazioni industriali. “C'è una gran differenza fra i margini di sicurezza che vengono adottati per le turbine piccole rispetto a quelli utilizzati per le turbine più grandi”. Il diametro del rotore delle turbine utilizzate da KBSJ è di circa 7 m, mentre le tipiche
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Le tre turbine eoliche sono alloggiate ciascuna su una propria torre strallata turbine per applicazioni industriali hanno un diametro complessivo del rotore che può arrivare a 100 metri “Bergey ha condotto una lunga serie di prove utilizzando pale più lunghe e pale più corte per il nostro sito. Le nostre piccole turbine a vento sono progettate per generare l'energia che viene consumata direttamente presso il sito di installazione”. Potrebbero essere installate presso un'abitazione cittadina, una installazione rurale o presso siti di telecomunicazioni. Per poter analizzare in dettaglio i problemi di risonanza delle pale, nel sito è stato installato un sistema di raccolta dati a partire dal 2007.
Esperienza cruciale Mike Bergey, presidente di Bergey Windpower, ci ha detto: “Lavorando nel sito di KBSJ stiamo maturando una grande esperienza. Quella montagna è una sfida davvero enorme per una turbina a vento, le condizioni e la velocità del vento raggiungono limiti veramente estremi. Abbiamo installato turbine in
più di 7000 diverse località in tutto il mondo, ma questa è davvero quella che ci ha creato le maggiori complicazioni. Uno degli aspetti che ci causano più problemi è che in quel sito ci possono essere raffiche di vento fino a quasi 200 km/h che risalgono il crinale della montagna e investono a quella velocità il rotore della turbina con un angolo di incidenza veramente molto elevato. Le tipiche condizioni di progetto prevedono invece che l'angolo di incidenza sia tipicamente contenuto, o comunque non così estremo. Il tutto è complicato dal fatto che il sito è praticamente irraggiungibile per nove mesi all'anno. I nostri tecnici stanno facendo del loro meglio per affinare il progetto in modo da correggere questi problemi. Pensiamo di aver trovato la soluzione giusta, ma per saperlo dovremo aspettare un po' e vedere cosa succede nel frattempo”. Nel luogo dove è installato l'impianto eolico, sulla cima della montagna, la velocità media del vento, misurata a 30 m dal livello del suolo, e
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ponderata sulle 24 ore per 365 giorni l'anno, è pari a 40 km/h. Sembra poco, ma questo valore colloca di diritto quest'area nella classe di ventosità 7, quella che prevede il più alto indice di potenza del
vento secondo la classificazione effettuata dal Laboratorio Nazionale delle Energie Rinnovabili, un laboratorio federale con sede a Golden, Colorado. Questo laboratorio classifica le diverse regioni geografiche in base al valore medio dell’energia eolica che è possibile trasformare in energia elettrica o di altro tipo, e le assegna a diverse classi tenendo in considerazione anche l'altitudine sul livello del mare di ciascuna regione. Nel sito eolico di KBSJ il vento soffia tipicamente in modo imperioso, ma nei mesi estivi anche il vento si concede alcuni momenti di pausa. Quando questo succede, le turbine eoliche non riescono a produrre una quantità di energia sufficiente al funzionamento del trasmettitore, che deve quindi fare affidamento sul gruppo elettrogeno alimentato a GPL per assicurare la continuità di esercizio. “Dobbiamo tipicamente passare l'alimentazione sul gruppo elettrogeno per alcune ore a settimana dalla metà del mese di luglio e fin verso la
La torre di KBSJ ospita senza problemi anche i sistemi trasmittenti e le antenne di diversi soggetti terzi
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fine di agosto. Il gruppo batterie ha una capacità di accumulo pari a 3000 ampere/ora, quanto basta per assicurare una intera giornata di funzionamento partendo dalle batterie completamente cariche”.
Problemi di spazio e di accessibilità Se tutto questo non vi sembra abbastanza complicato, è il caso di ricordare che il sito dove sono installati la stazione eolica ed il trasmettitore è raggiungibile solo per pochi mesi all'anno. La strada principale di accesso viene in genere chiusa per neve dalla metà di ottobre, e viene tipicamente riaperta solo agli inizi di giugno. “Così abbiamo solo una finestra di circa quattro mesi per compiere tutti gli interventi di manutenzione e ogni nuova installazione sul sito. In alcuni momenti l'accesso è limitato a veicoli fuoristrada, motoslitte, gatti delle nevi, e a volte è necessario ricorrere
all'elicottero per effettuare controlli sugli apparati. Con queste premesse, prevenire è molto meglio che curare, e KBSJ prevede tutti gli anni un completo controllo di manutenzione preventiva nei mesi di giugno e di ottobre. Durante questi controlli ogni particolare del sistema di generazione eolica è verificato visivamente e testato in modo accurato. Questi controlli di routine comprendono la sostituzione delle protezioni sui bordi delle pale, la verifica del corretto serraggio di tutte le viti e di tutti i tiranti, controlli per la verifica dell'usura delle varie parti e la verifica delle prestazioni dell'alternatore ai morsetti della macchina”. Il gruppo accumulatori è costituito da elementi Absolyte II, un prodotto GNB. Le batterie sono al piombo-gel e ciascuna ha una tensione nominale di 2 V. L'intero gruppo accumulatori ha una vita utile compresa fra 10 e 15 anni, quindi KBSJ
ha messo in preventivo la sostituzione completa degli accumulatori durante i prossimi cinque anni. Il costo attuale di sostituzione dell'intero gruppo accumulatori ammonta a circa 18.000 Dollari (poco più di 14.000 Euro).
Manutenzione “Abbiamo dovuto sostituire alcuni elementi negli ultimi anni. Il costo di sostituzione di un singolo elemento è pari a circa 700 Dollari (circa 500 Euro)”. Il sistema di alimentazione ad energia eolica potrebbe costituire un’incognita nel caso KBSJ volesse convertire le proprie emissioni allo standard HD Radio, considerate le maggiori richieste di energia per un sistema trasmittente di questo tipo. “Ma crediamo che non sarà un problema. Dobbiamo solo riuscire a risolvere definitivamente i problemi di vibrazioni che ha il nostro sistema eolico, e una volta fatto questo non sarà un
problema adattare il sito allo standard HD Radio. Certo, probabilmente dovremo ampliare il nostro edificio per accogliere le nuove apparecchiature, per prima il trasmettitore HD”. Dopo che è diventata operativa, l'installazione in cima alla montagna ha fatto molto parlare di sé, e diversi clienti hanno pensato che fosse un sito eccellente per installare le proprie antenne; hanno quindi stipulato un contratto di ospitalità con KBSJ per sfruttare la torre e l'intera installazione. Fra questi vanno ricordati la Polizia di Stato dell’Idaho, l'emittente NOAA Weather Radio, il Dipartimento dei Trasporti dell’Idaho, la società Enexco Mining e il club di radioamatori di Elko. I trasmettitori e gli impianti di tutti questi clienti sono connessi alla stazione eolica di KBSJ, con l'eccezione del gruppo di radioamatori che ha chiesto ospitalità nel sito nel corso del 2004,
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quando la montagna era già stata raggiunta da una connessione elettrica commerciale di potenza adeguata. Quando gli abbiamo chiesto se, in base alla sua esperienza, gli sarebbe piaciuto cambiare qualcosa nel sito, Lowther ci ha risposto che la collocazione del sito era diventata talmente attraente da aver causato dei problemi di sovraffollamento nell'edificio di KBSJ che ospita il trasmettitore: c'è da credergli, visto che la piccola costruzione misura circa tre metri per sei. “Il sistema di apparecchiature necessarie per la generazione eolica occupa più di metà dell'intera costruzione, per la necessità di trovare posto a sistemi di controllo, quadri elettrici di potenza e di servizio, sistemi di inverter, ed il gruppo di accumulatori. Questi problemi di spazio avrebbero potuto essere previsti, ed evitati con la costruzione di un edificio anche solo poco più grande” ci ha detto. Il gruppo Boise State Public Radio e Bergey Windpower considerano KBSJ come un esperimento pilota per maturare esperienze finalizzate ad applicazioni future nel campo delle energie alternative.
USA tiepidi, ma in Europa… L'interesse per il sito di KBSJ da parte di altre stazioni radio statunitensi è stato invece più tiepido, secondo Bergey Windpower principalmente perché gli Stati Uniti hanno una rete elettrica di potenza con un'estensione veramente capillare. Certo che in altri Paesi, dove l’energia costa già cara e sempre più costerà, questo modello potrebbe divenire davvero interessante. “Stiamo invece notando in USA un interesse sempre crescente da parte di operatori di telefonia mobile, specialmente quelli che si trovano ad operare in territori (magari stranieri) dove le connessioni alla rete elettrica sono un
problema, e questi operatori si trovano a gestire migliaia di siti non connessi ad una rete elettrica commerciale, che costano (ciascuno) fino a 50.000 dollari l'anno solo per garantire il funzionamento attraverso un gruppo elettrogeno alimentato a gasolio - ci ha detto Mike Bergey - e si sta sviluppando una corrente di pensiero che prova a ridurre i costi di esercizio utilizzando l'energia eolica e solare”. In ogni caso, ci dice ancora Lowther, “la nostra installazione è sicuramente un case study da cui tutti possono e devono imparare. L'impiego delle energie alternative può veramente fare la differenza nel mondo del broadcasting, anche se ad oggi il futuro dell'energia eolica per l'alimentazione di siti montani che ospitano applicazioni di broadcasting e telecomunicazioni non è del tutto chiaro. Abbiamo un ripetitore di bassa potenza installato a Stanley, Idaho, che è alimentato da anni con energia solare, sicuramente adatta in tutti i casi in cui la potenza richiesta è contenuta. Invece installazioni che operano con un elevato livello di potenza, come quella di KBSJ, hanno un fabbisogno di energia molto superiore, e devono puntare su sorgenti di energia alternative, come l'eolico. Sono convinto che i prossimi cinque anni di esercizio saranno sicuramente più sereni dei primi dieci. Una volta che avremo risolto in modo definitivo i pochi problemi che ancora sono rimasti in sospeso, non avrò il
Nei dettagli dell’impianto, dall’alto, si vedono: - il sistema di controllo della sezione a corrente continua (il punto più critico del sistema a 48 V); - le bobine per la soppressione statica dei disturbi collocate sui cavi di potenza del generatore eolico; - il VCS-10 (regolatore di carica) trasforma la corrente alternata prodotta dalla turbina eolica in corrente continua, e immette l'energia generata nella sezione a corrente continua. È necessario un regolatore di carica per ciascuna turbina
RISORSE ONLINE Sul sito www.radioworld.com potete trovare altri dossier di questo tipo nella sezione “Green Radio”, presente nel tab “Columns”.
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Trasmissione
Novità dalla fiera e storie dal mercato Queste
Questa guida all’acquisto dedicata alla trasmissione risulta anomala. C’è una prima parte dedicata ad alcune novità di prodotto e news che arrivano da IBC2011. Poi seguono articoli di approfondimento che trattano tematiche originali relative al dominio della trasmissione e della sua evoluzione. Finiamo con una curiosità che dimostra quanto sia “incontenibile” la creatività trasmissiva nel nostro paese!
pagine sono realizzate in collaborazione con la redazione di TV Technology e di Radio World
ABE L’azienda di Caravaggio (BG) ha sede al centro di quel “triangolo d’oro” della radiofrequenza italiana che si estende fra Milano e Brescia. Roberto Valentin, oltre che massimo responsabile operativo, è uno dei fondatori di ABE, e ne parla con grande competenza e con quella consapevolezza che è tipica di chi davvero ci mette l’anima nelle cose che fa. I nuovi amplificatori TV siglati MTX sono apparati multi standard / multi mode; possono operare su più bande, e sono caratterizzati da una tecnologia interamente sviluppata all’interno di ABE, e come da tradizione aziendale sono votati alla massima efficienza e alla massima affidabilità. La nuova serie appartiene alla generazione cosiddetta “software-based”: per garantire la massima flessibilità, ma anche un significativo contenimento
dei costi industriali, i nuovi apparati abbandonano la tradizionale concezione basata su moduli specifici a seconda dello standard di trasmissione (analogico, DVB-T, DVB-T2, ATSC, ISDB-T, …) e sono invece costituiti da un “cuore” che, a seconda del software caricato, è in grado di operare su ogni standard utilizzato nel presente e nel futuro: in ogni caso sarà sufficiente una modifica del software installato per consentire di operare secondo standard differenti, o nuovi. Denominatore comune all’intera serie, utilizzabile in analogico ed in digitale, l’impiego di dispositivi LDMOS 50V di ultima generazione, contraddistinti da alta efficienza. All’IBC, ABE ha inoltre presentato la versione aggiornata del proprio encoder MPEG-4 HD/SD; l’anno scorso, nel nostro
report sull’IBC 2010, così descrivevamo il codificatore MPEG-4 di ABE: “Per i sistemi di head end, spettacolare il nuovo codificatore H264 di ABE, al loro stand c'era una demo che proponeva un filmato full HD a 5Mbit codificato in tempo reale, trasmesso in radiofrequenza e poi ricevuto con un TV LED commerciale. Il risultato era
davvero eccellente.” Bene, quest’anno la versione aggiornata dell’encoder dava risultati ancora più spettacolari. Se pensate che è possibile alloggiare quattro schede di codifica MPEG-4 in una sola RU, che ospita anche il modulo di uscita ASI o IP, ecco che il risultato è davvero eccezionale. Ci hanno parlato del costo di questo
In questa guida parliamo di: ABE.....................................................................pag. 52 ATS......................................................................pag. 72 CRIT RAI ..........................................................pag. 64 CTE Digital Broadcast................................pag. 53 DB Broadcast .................................................pag. 54 Delta Meccanica ..........................................pag. 54 Elber...................................................................pag. 56
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Eurotek .............................................................pag. 54 IRTE ....................................................................pag. 56 Innovaction.....................................................pag. 56 Italtelec .............................................................pag. 56 Net Insight ......................................................pag. 78 Orion/gt..........................................................pag. 84 RadioDNS........................................................pag. 64
Rohde&Schwarz..........................................pag. 58 RS Comunicazioni .......................................pag. 60 Screen Service...............................................pag. 62 SIRA ....................................................................pag. 74 Sisvel ..................................................................pag. 62 SyES....................................................................pag. 62
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sistema: è davvero sorprendente, se paragonato alla flessibilità, alla compattezza, ed alle sue prestazioni. Può inoltre alloggiare schede di codifica MPEG-2 ed MPEG-4 nel medesimo telaio da 1RU, per consentire la creazione di bouquet “misti” SD/HD salvaguardando lo spazio necessario per l’installazione. Ricordiamo, fra gli altri prodotti ABE, il modulatore DVB-S2, equipaggiabile anche con funzione multi stream (con pre-correzione lineare e non lineare), utilizzabile sia per up-link satellitare, che per applicazioni via ponte a microonde. Particolarmente interessante il ponte radio a modulazione DVB-S2: si ha l’enorme vantaggio di non sfruttare modulazioni proprietarie e di non aggiungere overhead per la trasmissione di transport stream multipli (il ponte radio sfrutta la modalità a multiplo PLP prevista come nativa nello standard DVBS2). Per le applicazioni come ponte radio, ABE produce il BUC (Block Up Converter) e la sezione LNB per la parte di ricezione.
CTE DIGITAL BRODCAST Con oltre 60 anni di esperienza alle spalle, Cte Digital Broadcast può vantare un parco di referenze internazionali importanti che hanno contribuito a sviluppare un portafoglio prodotti audio e video particolarmente affidabile, performante e completo specie nelle medio/ basse potenze. Un apparato che si è particolarmente distinto sul territorio nazionale ed internazionale, nel settore TV è il 5 in 1; esso è un trasmettitore, ripetitore dual cast, rigenerativo, gap filler con echo canceller . In cascata dispositivo “capo famiglia”, CTE DB ha realizzato dapprima l’amplificatore da 125Wrms (DTA 125 ) e successivamente l’amplificatore 250W rms ( DTA250), con questa nuova realizzazione si garantiscono una ottima efficienza elettrica/RF oltre a fornire agli utilizzatori
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una fascia di prodotti che coprono la maggior parte delle esigenze per territori medio grandi. Con questa famiglia di apparati, CTE Digital Broadcast si propone nel settore della media potenza dedicata al DVBT presentando opportunità a livello mondiale di apparati/sistemi in configurazione single drive, dual drive, questo grazie ad una logica di commutazione dedicata alla versione trasmettitore e una dedicata alla logica ripetitore. A completamento di quanto sopra, CTE DB per far fronte a ogni tipologia di richiesta in ambito televisivo propone apparati di TekoTelecom dedicati all’utilizzo della ripetizione del segnale DVB-T lowpower, low- cost (questi apparati sono considerati
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storici in termini di diffusione, prestazione affidabilità e prezzo). Con questa soluzione, vengono a coincidere le esigenze di tutti i broadcaster che devono fare coperture territoriali in zone poco servite, ma, con l’ambizione di buona copertura garantendo un rapporto copertura costi con investimenti ridotti. Altro aspetto importante da non sottovalutare è nel settore radio dove, oltre alla nuova linea FM con tagli di potenza da 30W a 1KW si allineano la fattibilità di dispositivi in configurazione 1+1 e N+1, senza esclusione di sistemi sia radio che tv isofrequenzali. Nota comune per entrambe le famiglie di apparati, sono: interfaccia parallela, interfaccia LAN dotata di protocollo SNMP, ed infine interfaccia seriale RS485 .
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EUROTEK
DB ELETTRONICA Nato a Padova, ma conosciuto ormai in tutto il mondo, il brand DB indica ormai un Gruppo, più che una singola azienda. Appartiene al Gruppo DB anche il marchio EBS (European Broadcast Systems), importante azienda controllata da DB Elettronica e fondata nel 2004 assorbendo parte dell'ex staff tecnico di una nota azienda che oggi non esiste più, la ABS. EBS può essere considerata il "Luxury Brand" del marchio DB Elettronica, si occupa dello studio e della progettazione di complessi sistemi in alta frequenza indirizzati ai grossi enti tipo i network nazionali, le reti di stato di livello internazionale, i grandi clienti internazionali anche nel settore scientifico. All'IBC DB Elettronica esponeva per la prima volta i nuovi prodotti per la TV digitale: in particolare i ripetitori digitali ed i gap fillers, oltre alla nuova serie di eccitatori/trasmettitori per TV analogica dual cast ready e digital ready, per trasmettere segnali DVB-T/H (DVB-T2 ready), ATSC, ISDB-T, ISDB-Tb, con dimensioni ridotte e cambio frequenza direttamente da pannello frontale. I motivi conduttori della produzione attuale DB sono la costante ricerca della massima efficienza energetica, grazie all'impiego delle più recenti e raffinate tecnologie di avanguardia, che permette di ottenere non solo eccellenti risultati in materia di riduzione dei costi di esercizio, ma anche una
compattezza ed una robustezza delle macchine (che significa affidabilità) senza pari. Allo stand DB Elettronica riflettori puntati anche sul mondo FM, con i nuovi trasmettitori FM compatti della linea DPM. Le caratteristiche più innovative della linea DPM sono l’interfaccia SNMP, una interfaccia utente estremamente facile ed intuitiva con tasti a controllo diretto delle principali funzioni e visualizzazione tramite led dello stato della macchina. Le qualità audio e radioelettriche sono state migliorate al punto di essere al limite della capacità di misura con gli strumenti attualmente disponibili. L'ormai indispensabile connettività TCP/IP è garantita da una scheda basata su processore ARM9 a 350MHz, con sistema Linux embedded. Grazie a questa scheda l'intera macchina risulta completamente controllabile via Web: tutte le impostazioni, tutte le misure, tutti gli allarmi file o eventi e ogni parametro presente sul trasmettitore sono controllati tramite Web o SNMP. Una memoria interna pari a ben 8GB permette di registrare migliaia di eventi e allarmi, e in caso di necessità permette di ricostruire l'intera storia del trasmettitore. Contraddistinti da una estetica accattivante e da una costruzione modulare per una facile manutenzione (il tempo medio di ripristino dichiarato è minore di 10 minuti), al pari di tutti i modelli di casa DB
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esibiscono una altissima efficienza anche nelle macchine di taglio piccolo. Tutti gli apparati sono disponibili con raffreddamento ad aria o a liquido, e permettono la configurazione Dual Drive da 1+1 a 6+1.
DELTA MECCANICA Delta Meccanica ha presentato all’IBC il nuovo filtro DVB-T VHF a poli estratti da 150W. La configurazione del filtro è a 4 cavità più due notch, ma la
curva caratteristica sviluppa in realtà 2 picchi aggiuntivi nella curva del R.O.S., come se in realtà il filtro fosse a 6 poli, da qui il nome di “poli estratti”. Questa soluzione consente di avere un apparato a maschera non critica, economico e compatto. “Non abbiamo fatto ancora le prove in potenza - ci dice Marco Longo allo stand Delta Meccanica -, ma siamo fiduciosi che, dato il buon valore della perdita d’inserzione, il filtro possa gestire una potenza significativamente maggiore di 150W”. •
La caratteristica più evidente della Eurotek è che ha a catalogo tutta la linea di prodotti in alta frequenza necessari per creare una catena completa di trasmissione televisiva in DVB-T. E sicuramente è uno dei pochissimi produttori che vanta una specializzazione così elevata su un range di apparati piuttosto vasto. Loris Trucchi ci riceve allo stand Eurotek presente all’IBC. Gli apparati All4Digit sono sviluppati su uno schema hardware comune e un software sviluppato in ambiente Linux, e mediante opportune implementazioni di schede hardware dedicate e semplici aggiornamenti software, i sistemi All4Digit si adattano a qualsiasi nuova funzione. La Eurotek dichiara una assoluta e completa padronanza degli sviluppi dei propri prodotti, e oltre alla garanzia di un costante aggiornamento tecnologico, questo equivale a dire che qualsiasi problematica odierna o futura sarà sempre risolvibile internamente. Anche i modulatori in Eurotek sono sviluppati completamente all’interno. Questo impone a volte dei tempi di sviluppo congrui con la complessità tecnologica del prodotto in questione, e questo comporta spesso l’impossibilità di uscire tra i primi sul mercato. D’altronde, la tempestività nel proporre nuovi prodotti non è tra le priorità aziendali, quanto piuttosto la assoluta affidabilità degli apparati che non a caso vengono garantiti 5 anni. Tutti gli apparati Eurotek sono contraddistinti da una eccezionale compattezza, che consente spesso di ottenere in una sola unità rack quello che normalmente richiederebbe ingombri ben superiori. Il Mainframe EK-MFR offre un’innovativa, flessibile e modulare piattaforma che consente l’utilizzo di vari tipi di
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schede inserite al suo interno. Tutti i moduli inseriti nell’apparato vengono automaticamente identificati dal sistema operativo che adatta le funzioni dei tasti e delle informazioni visive disponibili sul display a colori presente sul frontale dell’apparato. L’impostazione di funzionamento delle singole schede può avvenire localmente, tramite la tastiera, e da postazioni remote, grazie alla presenza di un’interfaccia ethernet 10/100 base T che permette un collegamento anche tramite web. Due ulteriori porte seriali RS232 e sei contatti a relè completano le interfacce disponibili. La sezione di alimentazione accetta sia tensioni alternate che continue (anche simultaneamente), inoltre può anch’essa essere estratta completamente (compreso l’interruttore di accensione) per
facilitare eventuali manutenzioni. La ventola di raffreddamento alloggiata nell’alimentatore varia la sua velocità proporzionalmente alla temperatura dei moduli presenti nell’apparato per un corretto raffreddamento del sistema. Il display a colori presente sull’apparato rende disponibili, oltre alle informazioni sul funzionamento delle singole schede, anche i segnali video in ingresso ed in uscita dai codificatori MPEG-2 presenti nel Mainframe. Eurotek opera in diversi settori delle telecomunicazioni quali il broadcast radiotelevisivo, il wireless, la trasmissione dati e la videosorveglianza. L’azienda è specializzata nella progettazione e produzione di ponti radio analogici e digitali nelle varie configurazioni fisse e mobili, nei modulatori e demodulatori digitali
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QPSK/16QAM e negli encoder MPEG2. Fornisce inoltre antenne paraboliche di varie dimensioni e frequenze e tutti gli accessori (guida d'onda, connettori, ecc.) per la realizzazione di un
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collegamento in ponte radio. Inoltre progetta e produce su specifica, applicazioni "custom made" differenziate, quali amplificatori, oscillatori DRO, filtri, duplexer e altre.
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raddoppiando la capacità a parità di spettro occupato. “È davvero un prodotto all’avanguardia” ci dice Luca Barello, uno dei responsabili commerciali IRTE “Impiega una tecnologia così innovativa che vogliamo testarlo nel modo più approfondito per consegnare ai nostri clienti un prodotto già al massimo delle proprie potenzialità. Per questo motivo inizieremo le consegne nel 2012, ma vedrete che l’attesa sarà ampiamente ripagata!”. Ancora fra i ponti radio, il modello Newlink: completamente modulare, progettato per funzionare a temperature estreme (postazioni molto calde), offre connettività ASI a 8 canali o a 4 canali + IP, mono o bidirezionale, disponibile con booster +40 dBm. Il ponte radio Digilink COFDM è invece specificamente destinato alla produzione di eventi Live, con encoder integrato e ricevitore diversity a 2 o 6 vie. Altro prodotto d’elezione a marchio IRTE sono le antenne. L’IBC 2011 ha visto il debutto del nuovo pannello a polarizzazione circolare. Frutto di una progettazione completamente originale, è stato appositamente
ELBER Il ponte radio Elber Reble è stato venduto in un anno in oltre 700 unità. E questo da solo basta a spiegare il successo ed i numeri di un gruppo e di una azienda che sta cavalcando alla grande il momento del contestuale switch-off. È prevista a brevissimo una nuova versione di questo ponte che punterà soprattutto sul miglioramento della banda passante massima: si passerà da 300 o 600 Mbps.
INNOVACTION InnovAction conferma le sue doti peculiari per la realizzazione di amplificatori RF ad elevata tecnologia per applicazioni radio e tv, oltre che industriali e militari. Tra i prodotti recenti da segnalare i moduli amplificatori FM in formato ultrapiatto con potenze da 500W a 1700 W con i nuovissimi dispositivi LD-MOS. In evidenza anche Jazz 500 2G, un trasmettitore FM compatto da 500 W di potenza di uscita; infine ricordiamo la famiglia di amplificatori ultracompatti ad alta efficienza modello Brain, realizzati in chassis solamente da una unità rack
IRTE Allo stand della IRTE, altro marchio storico del broadcasting italiano, incontriamo una delegazione Rai Way composta da tecnici della Direzione Ingegneria – Reti di Trasmissione, come potete vedere nella foto a destra: vi si riconoscono (da sinistra): Luca Barello (IRTE), Giuseppe Paolucci, Goffredo Pimpinelli e Marcello Di Gianfrancesco. Come da tradizione, IRTE propone diverse linee di prodotto al mercato Broadcast. Per uno dei cavalli di battaglia dell'azienda varesina, i ponti radio, l'IBC ha visto il debutto del nuovo ponte radio NL0411, compatto e performante. È
un ponte bidirezionale con alta potenza d’uscita (+30 dBm @128 QAM). Questa caratteristica permette di trasformare una tratta analogica in digitale 155 Mb/s mantenendo le medesime caratteristiche di tratta e anche le stesse antenne paraboliche. In più la versione con la tecnologia XPIC permette di realizzare 2 tratte con la stessa frequenza,
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sviluppato per il DVB-T2 che può beneficiare dell’impiego contemporaneo di due polarizzazioni (ma anche per la ricezione in mobilità, dove l’antenna ricevente non ha una polarizzazione predeterminabile). È alimentabile con 2 ingressi per poter variare la circolarità del diagramma in funzione degli sfasamenti H e V, oppure viene fornito con un ibrido a sfasatura costante per avere la perfetta circolarità, con alimentazione a un solo cavo di salita. Nel campo dei trasmettitori DVB-T, segnaliamo il nuovo modello IRTE TU50M, da 50W RMS con ingresso IP, ASI e RF, un prodotto ormai testato ed installato in più di 300 esemplari, con un prezzo veramente aggressivo e con la flessibilità dell’ingresso multiplo e del GPS on-board per realizzare una rete SFN a basso costo. All’estremo opposto troviamo i trasmettitori di alta potenza Harris Maxiva, di cui IRTE è distributore per il mercato italiano.
ITALTELEC Allo stand dell’azienda laziale incontriamo direttamente il “parton” Carlo Di Donato. Ci accoglie con molta cordialità, e come di consueto riesce immediatamente a creare una atmosfera piacevole e serena. Ci espone le più recenti novità della propria azienda. Il sistema MLM “Multi Last Mile”, costituisce la risposta Italtelec a chi cerca una soluzione per estendere la copertura di un insieme di reti DVB-T. Concepito come un sistema multicanale 4+1, il Multi Last Mile pone l’accento sulla completezza delle dotazioni: un solo telaio da 3 RU può ospitare, oltre a 4+1 moduli DVB-T da 10 W RMS, i relativi 4+1 ricevitori satellitari DVB-S2 con
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descrambling, ricevitore GPS ridondato, e l’adattatore SFN. Nel mese di ottobre Italtelec stava realizzando oltre 200 sistemi multicanale, più della metà dei quali composti dagli apparati multicanale compatti MLM di ultima generazione. I restanti sistemi coprono richieste ad alta potenza fino a 500 W. Solo conferme dalla serie Broadstone, caratterizzata dall’estetica immediatamente riconoscibile e dalla grande versatilità: completamente agile in banda VHF ed UHF, è composta da modulatori stand-alone, trasmettitori fino a 25 W RMS, ripetitori e gap filler con e senza rigenerazione, con e senza cancellatore di eco. Sono però in arrivo i modelli della nuova serie Broadstones da 1 RU, una naturale evoluzione tecnologica di questa fortunata famiglia di apparati. Per ora sono disponibili anticipazioni sul nuovo Exciter Broadstones DVB-T, un apparato di alta qualità basato su tecnologie all’avanguardia per la gestione dei segnali. Fra queste, l'uso dell'FPGA (Field Programmable Gate Array) e Up-Converter a sintesi digitale diretta del segnale RF. L'utilizzo delle più recenti tecnologie ha permesso la
regalava allo stand una riconoscibilità immediata, ma riusciva al contempo a rimanere in secondo piano rispetto ai prodotti esposti, senza correre il rischio di prevaricarli, offuscandoli. In Italia pensi ad un trasmettitore Rohde & Schwarz e pensi a Roberto Gaddoni, anche se Roberto collabora con il marchio tedesco “solo” da una decina di anni. Personaggio tanto poliedrico quanto imprendibile, al momento della nostra visita Roberto era già rientrato in Italia, per seguire di persona un affare urgente. Siamo stati accolti allora da uno dei signori del broadcasting mondiale: Friedrich Rottensteiner, una delle “firme” storiche R&S, che con la passione e la cortesia di sempre (ed in un perfetto italiano!) ci ha presentato le novità del marchio tedesco. Abbiamo iniziato dal trasmettitore ad alta potenza THU9, che secondo R&S è il trasmettitore TV a stato solido con il migliore rendimento energetico “all in” sul mercato (28% per sistemi COFDM e 30% per sistemi ATSC, inclusi i consumi per raffreddamento), e la maggiore densità di potenza per singolo
realizzazione di un apparato compatto ed efficiente, con dimensioni e consumi molto contenuti. La serie Broadmoon comprende invece gli apparati di maggiore potenza: fino a 30 kW di picco con amplificazione in modo comune. Italtelec non si ferma. Dopo il rilascio del sistema MLM, l'ultimo nato in azienda e che già sta riscuotendo notevole successo sul mercato, è già in cantiere il prossimo apparato di ultima generazione. Il progetto si sta sviluppando sotto il nome di "MLA". Ne sentiremo parlare presto.
ROHDE & SCHWARZ Rohde & Schwarz è da sempre uno dei fornitori di riferimento nel campo della radiofrequenza e dei sistemi di misura. Anche quest’anno, il design dello stand Rohde era sobrio ed elegante al tempo stesso, come da tradizione della Casa, ma grazie una sapiente alternanza di vuoti e di pieni, di luci e di ombre, di colori e di toni neutri, era impossibile non notare lo spazio espositivo del marchio tedesco, anche da parte del visitatore più distratto. Un motivo dominante di un azzurro vivido e saturo, in linea con i tipici cromatismi del marchio,
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rack. Grazie ad una progettazione particolarmente accorta, è possibile ottenere la massima flessibilità di configurazione dei diversi cassetti amplificatori inseriti in un armadio: è impressionante la facilità con cui si può ottenere un trasmttitore singolo che massimizzi la potenza in antenna o diverse macchine completamente indipendenti (raffreddamento a parte). Il terminale operativo e l’interfaccia grafica utilizzano uno schermo touch-screen per ottenere la migliore semplicità d’uso. Aprire il pannello posteriore di questi apparati lascia impressionati: la qualità della componentistica, la “pulizia” generale, e l’ingegnerizzazione della sistemistica sono “alla tedesca”, e danno una chiara, immediata impressione di eccellenza. Il nuovo generatore di segnali compatto SFC è la risposta R&S a chi cerca un generatore di segnali in grado di operare su tutti gli standard attualmente in uso (inclusi il DVB-T2 ed il DVB-C2) fino ad una frequenza di 3 GHz. Con un costo paragonabile a quello di un modulatore, il nuovo SFC offre un MER migliore di 40 dB, una eccezionale compattezza, la possibilità di integrare un generatore di rumore e di essere completamente remotizzabile. Il sistema di monitoring territoriale DVMS si arricchisce dell’opzione DVMS-B40 IP, che permette di monitorare la distribuzione
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di transport stream su reti IP. Da ricordare infine il sistema di gestione per reti di trasmettitori R&S TS4570K14, che elimina la necessità di configurare manualmente i singoli siti trasmittenti grazie all’impiego di templates che possono essere liberamente definiti per ciascuna tipologia ricorrente di impianto. Strumenti di misura: l’ETL è il leader indiscusso del mercato di fascia alta degli analizzatori TV, ma per venire incontro alle esigenze della fascia intermedia del mercato Rohde&Schwarz ha presentato all’IBC il proprio asso nella manica. Un nuovo prodotto della serie EFL, che in Italia ha costituito la prima generazione di strumenti “DOC” per il digitale terrestre a costo accessibile. I due nuovi modelli EFL240 ed EFL340 hanno un fattore di forma estremamente compatto, sono leggeri e specificamente pensati per essere utilizzati parecchie ore al giorno senza affaticare l’utilizzatore. Basati sull’analisi dei segnali tramite DSP, i nuovi strumenti compatti assicurano una
eccezionale rapidità di risposta anche nella modalità analizzatore di spettro, dove tipicamente i prodotti di questa categoria mostrano la corda. In grado di effettuare misure e demodulare segnali satellite, digitale terrestre (EFL340: anche DVB-T2 ed MPEG-4) e cavo, i nuovi EFL sono pensati per i broadcasters, ma hanno l’ambizione di affrontare anche il mercato degli installatori più evoluti, consentendo loro di effettuare il grande salto ed entrare nel mondo Rohde & Schwarz, da sempre sinonimo di eccellenza. Il prezzo dei nuovi strumenti è competitivo per la fascia di mercato di appartenenza. Segnaliamo inoltre che all’indirizzo web https://webstore.rohdeschwarz.com/it potrete acquistare la strumentazione di misura Rohde & Schwarz "entry-level" e Hameg e gli strumenti ex demo ricondizionati ad un prezzo estremamente conveniente, coperti da 12 mesi di garanzia e con costi di spedizione già compresi nel prezzo di acquisto.
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RS COMUNICAZIONI RS Comunicazioni S.r.l. comincia la sua storia nel 1976 ossia quando la tv privata compare nel panorama delle trasmissioni analogiche italiane. Il suo management proviene da Elettronica Industriale, azienda che ha realizzato i network Canale 5, Italia 1, Rete 4, Tele + e che è proprietaria delle rete di trasporto e diffusione del gruppo Mediaset. Il suo amministratore unico, Romano Scotto, annovera oltre 20 anni di attività come dipendente Fininvest Mediaset durante i quali ha rivestito cariche di rilievo nell’engineering & maintenance, nel quality control, ma soprattutto nel settore sales e pubblic relation con le Istituzioni. Esaurito il rapporto di dipendenza con Mediaset, nel 1995 Romano Scotto costituisce una prima società di broadcast in outsourcing che offre servizi di consulenza, promozione e selling alle principali aziende nazionali del settore come Elettronica Industriale, DMT ed Eurotel e che, nel 2000, amplia il proprio business includendo nelle sue attività istituzionali anche la vendita, l’installazione e la manutenzione di impianti radio televisivi prodotti da Eurotel. Nel 2005 l’azienda amplia ulteriormente il proprio ambito estendendo l’attività all’intero settore delle telecomunicazioni. In questo periodo RS Comunicazioni raccoglie una sfida lanciata dal mercato attento al problema dei costi: ossia quella di commercializzare ed •
ingegnerizzare apparecchiature per la trasmissione televisiva e radiofonica a basse/medie ed alte potenze in digitale, utilizzando apparati rigenerati e certificati, di costo chiaramente inferiore ad apparecchi nuovi. Seguendo questa filosofia viene sviluppata anche una nicchia operativa, quella della “riparazione” di apparati per la trasmissione TV per conto di clienti prevalentemente istituzionali come Mediaset, “La7” e “B.R.T.” I servizi offerti da RS Comunicazioni si arricchiscono ulteriormente grazie ad un accordo di aziende, offrendo al settore broadcast la possibilità di certificare gli impianti come “Organismo di Ispezione abilitato dal Ministero delle Attività Produttive” (aut. Ministeriale 9-12-2003) che si occupa di certificare la conformità delle prese a terra dell’impianto elettrico in ottemperanza al DPR 462/01 Dal 2010, con la rivoluzione digitale delle trasmissioni televisive, RS Comunicazioni, è intervenuta per conto di Mediaset e altre emittenti locali, operando lo “switchoff ” nel Lazio, nella Campania ed è tuttora impegnata in quello delle Marche e dell’Abruzzo. RS Comunicazioni a tutt’oggi, è presente sia a livello locale che nazionale, grazie alla partecipazione a numerosi progetti sviluppati nel campo dell’emittenza televisiva; nonché a livello internazionale in virtù della partnership con le principali imprese produttrici di tecnologie multimediali.
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SCREEN SERVICE Allo stand Screen Service Broadcast Technologies era in esposizione la linea completa dei prodotti Screen per il broadcasting. La parte del protagonista va sicuramente alla piattaforma ARK 6, la piattaforma più recente che include il “trasmettitore universale”: la macchina è infatti un trasmettitore multimodo, in grado di operare su base software su tutte le modulazioni del mondo, con front-end sostituibili a seconda dello specifico impiego. Sono previsti feed terrestri, satellitari, IP e altro ancora. La piattaforma ARK 6 include anche i modelli DVB-T2, ed è sinora stata installata in diverse centinaia di unità distribuite in tutto il mondo; fra i clienti principali di questa tecnologia, Gianluca Baccalini (Sales Director di Screen Service) ricorda Arqiva, l‘operatore di rete che distribuisce e diffonde i segnali di BBC1 e BBC2 nel Regno Unito. Oltre ai trasmettitori, da sempre cuore della produzione Screen Service, ricordiamo i prodotti per head end: encoder, multiplexers e (a dire il vero a cavallo fra questo settore e l’area Diffusione propriamente detta) i gateway per Multiple PLP. Gli apparati Multichannel sono stati estesi in funzionalità ed in potenza: oltre al canonico 5W, altre “star” in vetrina allo stand Screen Service riguardavano le potenze 10W e 30W, con feed non più soltanto satellitare, ma anche da sorgenti ASI e IP). La linea di ponti a microonde comprende ora dispositivi ad alta capacità (155 Mbps), tanto ASI quanto IP, realizzati in collaborazione con l'alessandrina Skylinks.
SISVEL TECHNOLOGY
SYES Allo stand SyES si respirava un’aria di ottimismo. Per fortuna, vista la complessità del periodo che il team di persone capitanato da Gianni Brenda è stato chiamato ad affrontare. Dopo poco più di un anno dalla costituzione della Società, è ora possibile fare un piccolo bilancio delle attività svolte in questi mesi. Allo stand SyES ne parliamo con Piergiuseppe Mantica. “I risultati sono buoni, e confermano una posizione di primo piano sul mercato nazionale e interessanti aperture in campo internazionale. In questo periodo abbiamo investito molto nello sviluppo di nuovi prodotti, sia in termini economici che di impegno dei nostri
In mostra anche il 3D Tile Format che, fra i numerosi vantaggi, possiede anche la capacità di migliorare la qualità dei contenuti in 3D rispetto alle soluzioni attuali (Side-by-Side o Top-Bottom) e permette al broadcaster di raggiungere sia l’utenza 2D sia quella 3D senza dover raddoppiare l’occupazione di banda necessaria alla trasmissione. Infatti con questa tecnica i consumatori in possesso di un sistema di ricezione 3D godono appieno delle caratteristiche della televisione stereoscopica, mentre i consumatori in possesso di apparati di ricezione 2D Full HD possono senza problemi fruire del servizio in alta definizione.
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tecnici, ma ora possiamo portare in fiera una rassegna di prodotti completamente rinnovati, dalle eccellenti caratteristiche, che ci consentono di guardare con fiducia al futuro”. Lo stesso Gianni Brenda, parlando con il nostro Direttore, ha confermato di avere positivamente completato un inevitabile consolidamento dei conti economici della ex-DMT, e ora i conti di SyES sono assolutamente in attivo. Veniamo ai prodotti. SyES conferma il proprio cavallo di battaglia, PCM. È una piattaforma di modulazione multistandard, basata sul software come consentono le ultime frontiere della tecnica, ed è integralmente frutto della ricerca SyES. Oltre che come modulatore, il PCM si presta ad essere utilizzato anche in modalità stand-alone, come trasmettitore di bassa potenza. Tra le caratteristiche, la possibilità di caricare in memoria il codice di un massimo di 3 standard analogici o digitali (incluso il T2 multi-plp), con la possibilità di passare da uno all'altro in un clic. Una soluzione perfetta per le aree che devono ancora essere interessate dallo spegnimento della televisione analogica. Gli standard disponibili includono anche l’ISDB-T e il DTMB (versione cinese dello standard DMB-T/H). Oltre alla versione con fattore di forma 1RU, che arriva a 12Wrms/25Wp.s., all’IBC è stato presentato il modello PCM130, che in 2U eroga 130Wrms/600Wp.s., e la versione NPU, un trasmettitore multichannel,
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fino a 5+1, con ingressi ASI e DVB-S2 (con switch hitless). Per gli apparati di medio/alta potenza SyES adotta transistor di potenza in tecnologia 42V e 50V, quest'ultima utilizzata in configurazioni specializzate per il digitale. La sistemistica e le meccaniche sono state riviste e aggiornate, con l'obiettivo di ottimizzare consumi, praticità d'uso e affidabilità. I trasmettitori con raffreddamento a liquido possono integrare nello stesso armadio la centralina idraulica con pompe ridondate. La gestione adattativa della circolazione del refrigerante e delle ventole degli scambiatori di calore consente un consistente risparmio energetico, oltre a una riduzione
dell'usura dei componenti in movimento. La struttura in acciaio inox è in grado di proteggere al meglio le parti vitali del sistema in ogni evenienza. Per rispondere anche alle richieste più specifiche di ciascun cliente, 0è anche possibile configurare più trasmettitori nello stesso armadio, consentendo di risolvere anche le più particolari esigenze installative ed operative.
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La Radio Ibrida: un’opportunità per la radiofonia Ing. Paolo Casagranda CRIT RAI La tecnologia ibrida per la radiofonia si propone di combinare la capacità propria delle tecnologie diffusive di raggiungere contemporaneamente e in modo efficiente gli utenti, indipendentemente dal loro numero, alla flessibilità di internet, che permette l’arricchimento del programma audio con contenuti aggiuntivi e l’interattività. Una simile strategia presenta diversi vantaggi, come la possibilità di avere un servizio di alta qualità anche per eventi con un gran numero di utenti collegati, senza rinunciare alla personalizzazione del servizio. Un altro vantaggio è l'economicità sia per l'utente, che non deve prelevare tutti i contenuti attraverso internet, sia per il broadcaster i cui server di distribuzione non vengono saturati. Come la radio digitale, rendendo più efficienti e flessibili i servizi radiofonici, è un’evoluzione delle tecnologie analogiche, così la radio ibrida, razionalizzando l’utilizzo delle risorse di rete, è un’evoluzione della tecnologia broadcast [1].
Il Progetto RadioDNS [2] è attualmente lo standard più avanzato per la radio ibrida. RadioDNS permette di aggiungere ad un qualsiasi canale radiofonico audio tradizionale un collegamento Internet ed è stato concepito per tutte le
più diffuse tecnologie broadcast come FM, DAB/DAB+/DMB, DRM e HD Radio. Anche l'Internet Radio può utilizzare le applicazioni definite all'interno del progetto. RadioDNS aggiunge flessibilità alla tecnologia broadcast, rendendola capace di adattarsi a richieste di contenuti più ricchi e interattività da parte degli utenti. Un elemento importante per il successo di questa tecnologia è indubbiamente la presenza sul mercato di dispositivi che già integrano ricezione broadcast e accesso a reti 3G o WiFi: gli smartphone. Alcuni tra i modelli più diffusi infatti integrano ricezione FM e connettività 3G. RadioDNS non ha creatorichiede tecnologie nuove, ma ha adottatosi basa su protocolli e tecnologie già esistenti. I cardini del sistema proposto sono il DNS (Domain Name Service), utilizzato da anni su internet per risolvere indirizzi di siti web e servizi, le tecnologie radiofoniche diffusive esistenti e protocolli disponibili liberamente. Per questo motivo non sono necessarie modifiche alla catena di trasmissione utilizzata dai broadcaster e i costi di implementazione delle applicazioni proposte sono molto limitati. RadioDNS comprende tre sottoprogetti che forniscono le specifiche per implementa-
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re tre diversi tipi di applicazione: RadioVIS, RadioEPG e RadioTAG [3].
RadioVIS specifica come aggiungere informazioni visive, quali testo e immagini, ai programmi radiofonici. Le informazioni vengono ricevute da Internet ed occupano una banda relativamente stretta. Alcuni esempi di servizi abilitati da RadioVIS sono le informazioni sulla programmazione radiofonica, le news, le informazioni sul traffico, le previsioni del tempo, le foto di ospiti ed eventi di interesse. RadioVIS è tuttora in evoluzione, con e accanto a migliorie tecniche affiancate anche da proposte sono stati proposti anche per l’arricchimentoi dei contenuti.
L'applicazione RadioEPG consente alle emittenti di pubblicare informazioni di palinsesto, oltre a descrivere l'emittente e specificare come ottenere i servizi collegati alla stazione radio.
RadioTAG abilita l'interazione con l'utente, acquisendo una semplice selezione, quale può essere la pressione di un pulsante. L'utente, ascoltando un brano musicale può, premendo un pulsante, indicare il suo interesse per quel brano e ricevere più informazioni per un eventuale acquisto. Oppure può votare per un sondaggio o per il suo programma preferito. &
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L'elaborazione è interamente a carico del service provider, che si occupa di associare l'evento con il programma giusto, quindi non è necessario mettere in onda metadati o altre informazioni. Gli strumenti elaborati dal progetto RadioDNS hanno consentito recentemente l'implementazione del service following tra FM e internet streaming, dimostrato pubblicamente per la prima volta nel Settembre 2011 in UK e in USA. Uno smartphone con l'applicazione RadioVIS ha dimostrato lo switching immediato tra network FM e collegamento Internet valutando la qualità della copertura FM. Se la ricezione FM scendeva sotto un livello critico, lo smartphone si collegava automaticamente alla rete IP, tornando alla rete FM appena possibile, con un'esperienza di ascolto quasi ininterrotto. Ciò consente un ascolto radiofonico orientato al servizio e non più al mezzo di trasmissione, sia esso FM, DAB o Internet. In altre parole l'utente, ovunque si trovi può scegliere di ascoltare Radio2. Quindi nel ricevitore sarebbe tTeoricamente sarebbe quindi sufficiente un unico preset per ogni servizio, indipendentemente dal luogo in cui si trova l’ascoltatore e dal tipo di ricezione, sia essa FM, DAB o internet [2]. Attualmente, il Progetto RadioDNS conta, tra supporter e membri, oltre 70 broadcaster (tra i quali Rai), principalmente Europei e Statunitensi. I servizi attivati, anche a titolo sperimentale, sono attualmente, centinaia in tutto il mondo [2].
La sperimentazione Rai Nel 2011 Strategie Tecnologiche e il Centro Ricerche e Innovazione
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Tecnologica in stretta collaborazione con Radio Rai hanno iniziato i test di Radio Ibrida nel 2011. Nello stesso anno la Rai è diventata ufficialmente supporter del Progetto RadioDNS, contribuendo attivamente all’evoluzione dello standard. Attualmente sono state attivate le applicazioni sperimentali RadioVIS e RadioEPG sui servizi canali radiofonici Rai Radio1, Radio2, Radio3, Isoradio e Filodiffusione Auditorium della trasmessi in FM. L’applicazione RadioVIS sviluppata consente di trasmettere immagini quali loghi, foto di eventi ed ospiti, schede informative. Le immagini sono state sincronizzate con il programma in onda nel caso di Rai Radio1, Radio2, Radio3 e Isoradio, e con il brano musicale in onda per Filodiffusione Auditorium.
Analogamente vengono trasmessi messaggi testuali con informazioni sui programmi in onda, news e informazioni sul traffico. Per il servizio Filodiffusione Leggera è stata sperimentata la versione IP streaming del collegamento con le applicazioni. La specifica dell’applicazione RadioEPG è in rapida evoluzione (si veda [3]). Si è scelto quindi di aderire alla versione più recente anche se provvisoria, mandando in onda la descrizione del servizio corrispondente. I dispositivi che meglio si prestano
all’adozione delle applicazioni di Radio Ibrida sono, chiaramente, quelli che già integrano ricezione broadcast (FM o altro) e connettività cellulare (3G, HSPA o altro), come buona parte degli smartphone. Per abilitare i
servizi ibridi in uno smartphone con ricezione FM o DAB+/DMB basta quindi installare un’applicazione. Come possiamo vedere nelle immagini, il servizio RadioVIS viene dimostrato utilizzando un telefono
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Nokia N900 e un Samsung Galaxy S, grazie al software sviluppato e rilasciato gratuitamente dall’istituto di ricerca canadese CRC (Communication Research Centre). Anche alcuni ricevitori domestici (home radio) sono già predisposti a RadioVIS: fra tutti spiccano Sensia di Pure e Axis di Revo (il cui software non è ancora stato rilasciato in versione definitiva). Le home radio possono validamente essere equipaggiate con tecnologia ibrida, soprattutto perché sempre più utenti dispongono di una connessione ADSL WiFi. I servizi sperimentali sono per ora accessibili solo all’interno della rete aziendale, e sono stati presentati pubblicamente nel 2011 in diverse occasioni tra cui l’Innovation Day di Rai Strategie Tecnologiche a Roma e il Prix Italia a Torino.Tecnicamente, il Progetto RadioDNS ha riutilizzato per quanto possibile tecnologie già esistenti [4-6], e il suo nucleo si basa sul protocollo DNS (si veda ad es. [5] e [6] e aggiornamenti successivi). Il protocollo DNS è utilizzato per convertire i parametri broadcast ricavati dalla radio in un FQDN (Fully Qualified Domain Name)
risolvibile, che permette di individuare il server a cui fanno riferimento i servizi del broadcaster. Immaginiamo che l’ascoltatore sia a Torino, sintonizzato su Rai Radio2. Per prima cosa, la radio identifica il servizio broadcast su cui è sintonizzata. In caso di RadioVIS/FM è sufficiente il codice PI dell’RDS, la frequenza e il codice della nazione. Da questi dati il software ricava un FQDN che nel caso di Rai Radio2 a Torino sarà di questo tipo: “09560.5202.it.fm.radiodns. org”. Si noti che, per uno stesso servizio radiofonico FM, il FQDN sarà dipendente dalla localizzazione della radio (non essendo in genere i servizi FM isofrequenziali). Il server di risoluzione centrale, che è attualmente radiodns.org, fornisce il CNAME (Common Name) “servizi.rai.it”. Utilizzando il CNAME appena ottenuto, e facendo un’in-
terrogazione rispetto ai servizi di interesse (nella fattispecie “_radiovis._tcp.servizi.rai.it”) otterrò l’indirizzo del server che eroga il servizio RadioVIS (ad es. radiovis.servizi.rai.it e la relativa porta 61613). Sopra viene riportato un diagramma che riassume il funzionamento di un’applicazione del progetto RadioDNS. Dopo l’individuazione dei servizi, all’appli-
cazione RadioVIS non resta che connettersi ai relativi server e richiedere i contenuti attraverso protocolli standard (STOMP [4], http). Come risulta da questa breve descrizione, la tecnologia ibrida rappresenta è il naturale complementouna naturale evoluzione del broadcast radiofonico tradizionale. Tecnologie già esistenti sono state integrate per fornire agli utenti servizi di qualità broadcast, contenuti visuali e personalizzati, razionalizzando l’utilizzo delle reti e offrendo una user experience sempre più vicina alle mutate esigenze del pubblico. La radio ibrida, accanto a tecnologie digitali e internet streaming, può essere quindi considerata un’opportunità per nell’evoluzione dei servizi radiofonici.
TERMINOLOGIA
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
PROGETTO RADIODNS: comprende il team di broadcaster e produttori che creano le specifiche RadioDNS, forniscono supporto agli interessati e diffondono documenti e software. RADIODNS: RadioDNS è la specifica che definisce il collegamento tra tecnologia broadcast ed Internet Protocol. A volte viene chiamato "il nucleo di specifica RadioDNS" (Core RadioDNS Specification). RADIOVIS, RADIOEPG, RADIOTAG: sono le applicazioni definite nell'ambito del Progetto RadioDNS. Funzionano con le specifiche RadioDNS, ma possono essere utilizzate indipendentemente da esso. Ad esempio RadioVIS può essere utilizzata come vettore per slideshow di immagini non richiedendo RadioDNS.
[1] “Public Radio and New Media Platforms 2011”, EBU Report [2] Sito RadioDNS, www.radiodns.org, ultimo accesso il 11.11.2011 [3] Specifiche tecniche RadioVIS, RadioTAG, RadioEPG, http://radiodns.org/documentation/, ultimo accesso il 10.11.2011 [4] Protocollo STOMP 1.0 e 1.1, http://stomp.github.com/, ultimo accesso 11.11.2011 [5] P. Mockapetris: “DOMAIN NAMES CONCEPTS AND FACILITIES”, RFC1034, 1987 [6] P. Mockapetris: “DOMAIN NAMES IMPLEMENTATION AND SPECIFICATION”, 0RFC1035, 1987
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La sperimentazione RAI DVB-T2 in Valle d’Aosta: 3 (volte) D(igitale). Anzi, quattro Il Centro Ricerche RAI sta conducendo una interessante sperimentazione sul campo che permette di apprezzare tutti i vantaggi del nuovo sistema di televisione digitale terrestre. Siamo andati ad incontrare i protagonisti di questa iniziativa In questo periodo ci capita spesso di andare a Torino: è forse la città che più si è votata alla celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, e la convinzione con cui ha abbracciato questo tema è evidente anche al turista distratto. Un sapiente equilibrio comunicativo, presente ma discreto al tempo stesso, permette al visitatore di prendere atto della ricorrenza, poco alla volta, ma in modo inequivocabile, senza domande o questioni: è un dato di fatto, e l’evento a poco a poco prende forma all’interno di ciascuno, quasi per osmosi, con una consapevolezza che alla fine appare così naturale da chiedersi come mai nella propria città non si aveva avuto la medesima impressione. Suggestioni, forse, chissà.
Gita al CRIT Una analoga suggestione ci accompagna quando, in una fredda mattina di ottobre, ci presentiamo ai cancelli del
Centro Ricerche Rai di Corso Giambone a Torino. Abbiamo appuntamento con il Direttore, Alberto Morello, noto in Italia e ancor più all’estero anche per la sua costante presenza in seno all’EBUITU e al consorzio DVB. Diciamo Ingegnere, ma lì sono tutti ingegneri, e ci mancherebbe, stiamo per entrare nel sancta sanctorum della ricerca italiana sulla Televisione (“T” maiuscola, prego). E allora non ce ne voglia nessuno se, per una volta, lasciamo i titoli accademici fuori dalla porta. Vittoria Mignone, Gino Alberico, Mirto Tabone. Parliamo con loro, quelli che scrivono gli articoli di “Elettronica e Telecomunicazioni” e i contributi che l’Italia (Repubblica Italiana) porta in discussione all’International Telecommunication Union. Cosa ci ha portati a Torino? Era la fine del mese di giugno, e in una conferenza stampa tenutasi in Viale Mazzini a Roma veniva annunciato che Rai iniziava ufficialmente le sperimentazioni sul digitale terrestre di seconda generazione. Il DVB-T2, di cui tante volte abbiamo parlato dalle pagine di questo giornale, con l’auspicio (finora inascoltato) di un atto di coraggio da parte dei grandi operatori, che potesse aprire la
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strada alla diffusione di una tecnologia che potrebbe costituire (per una larga fascia di clienti) una valida alternativa al broadcasting satellitare. La sperimentazione sarebbe stata condotta dalla Direzione Strategie Tecnologiche, e affidata al Centro Ricerche Rai. Era veramente il caso di capirne di più. Il Centro Ricerche Rai, con la collaborazione di RaiWay, ha allestito presso la sede di Aosta, che ancora una volta si confermano pionierie nel broadcasting italiano, ha allestito presso la sede di Aosta, una catena di codifica e multiplazione di segnali ad alta definizione. Quattro segnali: grazie alla codifica H.264, è infatti possibile trasportare un segnale HD di buona qualità utilizzando solo una banda pari a 10 Mb/s. Moltiplicato quattro fa 40 Mb/s, una chimera per ogni sistema DVB-T. Ma del tutto normale per il sistema DVB-T2, rispettando il conosciuto vincolo della canalizzazione standard a 8 MHz. I quattro segnali HD vengono affasciati in un unico Transport Stream, che raggiunge via ponte radio il sito RaiWay di Gerdaz, da cui viene irradiato con una potenza di 120 W. Poca cosa, ma sufficienti a garantire la copertura della città di Aosta e di alcune zone limitrofe. Del resto, l’orografia della regione è tale da rendere inopportune le grandi potenze. Semmai, si potrà verificare il comportamento della nuova tecnologia in un ecosistema complesso, caratterizzato da molte riflessioni dovute •
alle montagne circostanti. Un bel banco di prova per verificare sul campo le superiori potenzialità del sistema DVB-T2. L’impiato di Gerdaz è esercito con modulazione (FFTa 32k portanti, 256-QAM), code rate 2/3(specificare) e intervallo di guardia 1/128(specificare), parametri che permettono di disporre di una capacità complessiva di 40.2 Mbit/s. Sono valori che suonano strani a chi è abituato agli omologhi DVB-T, ma ci dovremo fare l’abitudine: con l’intento di raggiungere una flessibilità sempre maggiore, il DVB-T2 ha introdotto una quantità di nuove possibilità, per consentire ad ogni operatore di costruirsi il migliore equilibrio fra capacità di trasporto, robustezza del segnale e area di copertura.
Visita istruttiva Ci mostrano la piattaforma
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pilota da cui ha preso il via la sperimentazione, e il confronto (anche visuale) è impari: con i tipici parametri dell’SFN italiana, a parità di banda radioelettrica occupata e di robustezza del segnale il sistema DVB-T consente di trasmettere quattro contenuti SD in buona qualità. Il sistema DVB-T2 può invece trasmettere quattro segnali full HD in buona qualità: si veda la foto in Fig. 1. Uno di questi quattro segnali è un contenuto 3D trasmesso in formato retrocompatibile, secondo la metodologia sviluppata in Italia e portata dallopresso lo stesso Centro Ricerche RAI al DVB per la standardizzazione: sfruttando una caratteristica naturalmente presente nei diversi ricevitori, è possibile trasmettere un contenuto 3D mappando le informazioni relative al fotogramma “destro” e “sinistro” all’interno del medesimo fotogramma HD, in modalità “side-by-side” (metà del quadro HD dedicata al fotogramma “sinistro”, affiancato nella seconda metà dal fotogramma “destro”). In questo modo, i ricevitori 3D riconosceranno normalmente il contenuto ad essi destinato, mentre i comuni ricevitori 2D mostreranno solo uno dei due fotogrammi. Questo sistema, sviluppato proprio all’interno del Centro Ricerche Rai, consente di destinare all’intero parco dei ricevitori HD già presenti nelle nostre case, o disponibili sul mercato, il medesimo contenuto realizzato per consentire la visione trimensionale: i. Il vantaggio in termini di banda occupata è evidente, e questo argomento è oggi particolarmente sensibile: trasmettere il 3D non comporterebbe un aggravio di banda a chi oggi già trasmette contenuti HD. Una ulteriore chicca che abbiamo avuto modo di sperimentare al Centro Ricerche è la modalità DVB-T2
lazione QPSK ruotata, perfettamente definita. Siamo infatti in assenza di rumore. Osservate ora la Fig. 3: siamo in presenza di un rapporto segnale/rumore di circa 1,5 dB. In pratica, rumore puro. Ebbene, osservate la Fig. 4: la costellazione appare distrutta, e non potrebbe essere altrimenti, ma come vedete l’immagine è perfetta.
Fig. 1
Spiegazioni
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4 porto segnale/rumore (C/N) di 2 dB. Se non lo avessimo visto con i nostri occhi non ci crederemmo neppure noi, ma basta un’occhiata alle Fig. 2, 3 e 4 per rendersene conto. La Fig. 2 rappresenta un sistema DVB-T2 in normali condizioni di esercizio. Se notate la costellazione, in basso al centro, noterete una tipica costel-
LightLite. Nato anche alla luce delle esperienze maturate con il poco fortunato DVBH, il DVB-T2 è la quintessenza della televisione mobile. Sfruttando appieno le superiori potenzialità del sistema T2, abbiamo avuto modo di verificare che il T2 light-Lite consente una perfetta ricezione anche in presenza di un rap-
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“Il sistema DVB-T2”, ci dicono Vittoria Mignone e Mirto Taboneo, “è molto più performante del DVB-T anche in contesti SFN, dove anche grazie ad un numero di portanti molto maggiore (fino a 32.000 invece delle 8.000 consentite dal DVB-T) consente prestazioni di livello decisamente superiore. La modalità T2-light Lite consente di modificare il numero delle portanti per lo specifico contenuto destinato alla fruizione mobile: un numero minore di portanti avvantaggia invece il ricevitore mobile. Ma si deve sempre ricordare che, se il DVB-H richiedeva di utilizzare una FFT da 28.000 portanti per ottenere le migliori prestazioni in mobilità, con il DVB-T2 Lite possiamo spingerci fino a light siamo ad 8 16.000 portanti, con gli ovvi vantaggi dal punto di vista della durata dell’intervallo di guardia (che diventa sempre maggiore all’aumentare del numero di portanti, NdR) e, quindi, di una maggiore predisposizione ad operare in ambienti ricchi di echi, come i sistemi SFN”. Dopo una rapida ma significativa presa doi contatto con le sperimentazioni che il Centro Ricerche sta conducendo sul tema della radio ibrida, ringraziamo i nostri interlocutori e ci congediamo da loro. Certo, ci rimane la curiosità di vedere “come si vede” questo DVBT2. In campo, cioè ad Aosta e dintorni. Certamente su queste pagine ne riparleremo.
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La TV incontra la rete IP: il Gruppo ATS fornisce competenza nella convergenza Il mondo del broadcasting radiotelevisivo è alle soglie di una rivoluzione tecnologica destinata a stravolgere il modello di business su cui tradizionalmente è basato. Negli ultimi anni la digitalizzazione dei contenuti, il crescente numero di accessi Internet a banda larga e l’evoluzione delle tecnologie web hanno di fatto reso disponibile una piattaforma alternativa e a basso costo per la distribuzione di contenuti televisivi. Anche in Italia, il flusso dei video digitali ha ormai invaso schermi di PC, smartphone, tablet e console multimediali. L’offerta dei broadcaster televisivi dovrà necessariamente adattarsi a questa evoluzione per cercare di difendersi dalla concorrenza dei nuovi attori nazionali ed internazionali in grado di offrire contenuti multimediali su rete IP.
Nuove sfide con ATS La nuova sfida tecnologica si chiama Over The Top TV (OTT). Questo è l’ambiente di convergenza in cui i contenuti televisivi classici ed i nuovi di origine web condividono lo stesso schermo televisivo, mettendo a disposizione dell’utente canali lineari tradizionali, ma anche canali non-lineari (VOD e catch-up TV) fruibili attraverso la Rete. In questo scenario agli operatori televisivi tradizionali “incumbent” si aggiungono i nuovi “challenger” che,
adottando queste nuove tecnologie, possono significativamente avvantaggiarsi trasformando Internet in un nuovo “media” ubiquo ed a basso costo. Il Gruppo ATS si propone ai protagonisti del mercato televisivo, tradizionale e non, quale partner tecnologico di riferimento per la realizzazione di infrastrutture di convergenza multimediale. Attivo come network integrator multivendor da oltre 15 anni, il Gruppo ATS propone una soluzione completa alle esigenze specifiche di chi vuole progettare, realizzare e gestire una infrastruttura per la distribuzione di contenuti multimediali su piattaforme broadband IP fisso e mobile.
oltre 10 anni realizza prodotti per la codifica del video su rete IP ed oggi leader di mercato per la TV su iPhone/iPad e per la WebTV, consente al Gruppo ATS di disporre della migliore tecnologia oggi disponibile sul mercato. Il prodotto di riferimento, Envivio 4Caster C4 Gen III, è un potente encoder/transcoder per la produzione di video in vari formati contemporanei, su singola piattaforma, utilizzabili per Mobile TV, Internet TV, IPTV e DVBT. La soluzione Envivio permette da subito di aumentare l’efficienza delle head end e di indirizzare le future tecnologie preservando l’investimento. A complemento di queste soluzioni infrastrutturali video e IP, il Gruppo ATS propone la tecnologia IneoQuest (www.ineoquest.com), l’unica oggi disponibile sul mercato per il monitoraggio della qualità di servizi basati su Adaptive Streaming. IneoQuest iVMS ASM permette di monitorare, correlare ed aggregare metriche in real-time dal centro di produzione fino al terminale utilizzato dall’utente. Il Gruppo ATS dispone di personale certificato ed altamente qualificato in grado di fornire ai propri
Marchi affidabili Gli elevati standard di sicurezza, di affidabilità e di prestazioni, sono garantiti dalla scelta della tecnologia Juniper Networks (www.juniper.net), da sempre sinonimo di performance e continuità del servizio. I router, gli switch e le appliance per network security di Juniper Networks, società statunitense di cui il Gruppo ATS è uno dei principali integratori e training center italiani, consentono di realizzare una infrastruttura IP di core e di accesso “content aware”, senza penalizzare prestazioni e sicurezza. La partnership esclusiva con Envivio (www.envivio.com), azienda franco-americana che da
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Clienti tutta l’assistenza e la consulenza specializzata necessaria nelle fasi di progettazione, implementazione, formazione e gestione delle soluzioni. Lo staff tecnico specialistico può assistere il cliente nella gestione ordinaria e straordinaria della rete (attività di gestione, migrazione, consolidamento, ecc.), così come in attività di assessment e di progettazione. Sono disponibili risorse trasversali (Network Specialist, Security Specialist, Test & Assessment Specialist) e specializzate su specifiche tecnologie. Ing. Manuel Forni sales@atsweb.it Modena – Trento Milano – Roma www.gruppoats.it
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LTE e Broadcasting: la risposta di SIRA Sistemi Radio va nel verso giusto Da un anno abbiamo iniziato ad occuparci di LTE: abbiamo raccolto spunti e segnalazioni nei paesi dove questa tecnologia è già arrivata oppure dove le autorità o gli enti regolatori del posto hanno intrapreso delle iniziative per assicurare una equilibrata coesistenza fra LTE e sistemi di broadcasting. In Italia, invece, il nulla. Silenzio. Fino a qualche giorno fa... La nostra prima presa di posizione risale proprio a dodici mesi fa: la rubrica “Osservatorio Switch-off” pubblicata sul numero 6/2010 di Broadcast&Production. Il titolo, di per sé eloquente, era “La lunga mano dell’LTE: proponeva la nostra ricostruzione, frutto di mesi di ricerche condotte sulla base di diversi documenti utilizzati in sede di regolamentazione internazionale (dalla Commissione Europea all’International Telecommunication Union), di quello che avrebbe potuto essere lo scenario di coesistenza fra LTE e sistemi televisivi terrestri.
Un necessario ed ampio preambolo Una ricostruzione preoccupata, che evidenziava il tentativo in atto di suonare il de profundis al broadcasting che conosciamo, per sostituirlo con forme di diffusione radiotelevisiva basate su tecnologie telco (LTE e gli sviluppi futuri di questo). Nel corso del 2011 abbiamo poi puntualmente riportato le evidenze che si riscontravano nelle ricerche internazionali in materia (soprattutto Inghilterra e Francia) ed in occasione di sperimentazioni di sistemi LTE in banda televisiva (Svezia, Francia), per intenderci i canali del cosiddetto “dividendo digitale esterno”. I segnali erano concordi: in assenza di precauzioni, i casi di “oscuramento” dei segnali televisivi da parte di stazioni radio base LTE erano inevitabili. Il nostro auspicio era che si prendesse atto di una realtà, e che si trovassero le soluzioni più opportune ed
adeguate per consentire un equilibrio virtuoso fra le esigenze del broadcasting e quelle LTE. In un mercato sano, non ha infatti senso sviluppare una tecnologia “contro” un’altra. Le migliori premesse per uno sviluppo sostenibile sono infatti nel virtuoso equilibrio tra i diversi ambiti che condividono lo spettro radio che fanno le stesse cose. Nello specifico, sarebbe stato autolesionista fare l’asta delle frequenze LTE, indurre gli attuali utilizzatori di dette frequenze a migrare su altre canalizzazioni (magari consorziandosi con altri soggetti), investire miliardi per realizzare le infrastrutture LTE, accenderne gli impianti, e constatare poi che la gente non vede più la televisione. Tutta la televisione, non solo gli operatori che si sono spostati per lasciare posto all’LTE: il problema non è infatti “solo” dei canali più vicini alla banda messa a gara. Andrebbe giù tutto: il passaggio al digitale terrestre ha tipicamente spazzato via i già pochi impianti canalizzati di ricezione, lasciando la quasi totalità del mercato ai centralini a larga banda. Se un centralino satura, o intermodula, diventa impossibile ricevere tutti i segnali che vi transitano. E siccome nelle grandi città lo stesso centralino viene molto spesso utilizzato anche per distribuire i segnali satellitari, ecco che in un solo colpo si rischia di perdere la possibilità di ricevere ogni segnale televisivo che era possibile ricevere nelle nostre case. Nelle grandi città le celle GSM hanno un raggio medio anche di 500m. Per le
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celle LTE sono ipotizzabili dimensioni paragonabili. Considerando che da subito ci saranno tre operatori nella banda 800 MHz, quindi tre reti e tre gruppi di siti trasmittenti distinti, i quali già dalle prime fasi di roll-out potrebbero offrire il servizio in aree ad alta densità di popolazione, è facile capire come buona parte della popolazione si troverà con il proprio centralino di antenna a meno di 100m da una antenna LTE in banda 800 MHz. Non si ferma il progresso, ci mancherebbe: ma il progresso vero si ha solo quando i benefici di una innovazione vanno a vantaggio di tutte le persone coinvolte, e nessuno viene penalizzato per il solo fatto di avere introdotto una innovazione. Poi si compete, e allora vinca il migliore.
L’incontro cruciale Con queste premesse ci ha fatto molto piacere ricevere (finalmente!) un segnale dal mercato. Alcuni giorni fa Claudio Cattaneo, il Direttore Commerciale di SIRA, ci ha fatto sapere di avere qualcosa da raccontarci. Siamo andati molto volentieri ad incontrarlo. La sede di SIRA è nelle immediate vicinanze del casello di Agrate Brianza, sulla A4, alle porte di Milano. Le procedure •
Bulla e Cattaneo
di accoglienza sono tipiche di un’azienda che lavora anche nel settore militare. “Si, è uno dei nostri settori storici” ci conferma Cattaneo.
L’INTERVISTA SIRA opera principalmente con due divisioni: quella che segue il mercato broadcasting e quella che segue la telefonia mobile; per questa tipologia di prodotti siamo distributori in esclusiva per l’Italia del marchio Kathrein. In parallelo, abbiamo una nostra linea di prodotti complementari al catalogo Kathrein, tipicamente soluzioni speciali: antenne per coperture di tunnel ,antenne per coperture di indoor e sistemi di soppressione disturbi. Ci parli della soluzione che avete specificamente sviluppato per la soppressione dei disturbi che i sistemi LTE potrebbero causare in banda televisiva Stiamo affrontando questa casistica con tre linee di sviluppo specifiche. Sul fronte delle sta-
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Trasmissione attenuazione sul canale 60, talmente ridotto da risultare inavvertibile per il ricevitore,ma andrà a introdurre un’ attenuazione di 35 dB già da 791 Mhz. Dal punto di vista meccanico sarà un tipico prodotto a standard consumer, con involucro modulare e dimensione contenute per consentire l’alloggiamento nei classici centralini TV e con un costo previsto attorno ai 120 Euro.
Claudio Cattaneo zioni radio base della telefonia abbiamo sviluppato con la nostra casa madre Kathrein dei filtri passa banda molto innovativi, con sistema di notch molto pronunciato che vada a proteggere la banda broadcasting (quindi con limite superiore fissato a 790 MHz), ma anche particolarmente efficace per lasciar transitare pressochè indisturbate le frequenze degli operatori LTE. Un filtro quindi con caratteristiche molto spinte, e molto performante: già a 1 MHz sotto il primo blocco LTE va a introdurre una attenuazione di circa 25 dB. È un prodotto professionale, immune da intermodulazione, che date le proprie caratteristiche avrà un costo sicuramente competitivo, ma non potrà giocoforza essere in assoluto un prodotto economico. Sono filtri di tecnologia molto innovativa, pensiamo che verranno utilizzati in casi estremi. Cosa avete pensato invece per proteggere gli impianti di antenna? Abbiamo sviluppato due tipologie di prodotto. La soluzione più generica e “smart” è un filtro da utilizzare sul centralino tv prima dell’amplificatore di antenna. Siamo riusciti ad ottenere un prodotto di basso costo, ma di elevate prestazioni, tipiche del settore professionale dove SIRA opera da anni. Questo prodotto ha una perfetta trasparenza sulla nuova banda di ricezione broadcasting, con un minimo livello di
siamo capaci per evitare che le eventuali interferenze possano rallentare il roll-out della rete a 800 MHz. Gli operatori telefonici si troveranno in prima linea a dover risolvere i problemi delle interferenze, in un campo per loro non familiare. Le esperienze che hanno maturato all’estero non saranno significative, perché la situazione frequenziale italiana è davvero unica. Saremo quindi al loro fianco per offrire tutto il supporto necessario, sia tecnico che logistico.
Sarà adatto a tutti i casi? Nei casi più estremi, potrà essere corredato da un ulteriore filtro, di costo ancora più contenuto, che abbiamo sviluppato per i casi “border-line”, pensandolo per essere specificamente integrato al primo. Questo secondo tipo di filtro, realizzato con un fattore di forma differente, potrà essere utilizzato anche a valle del sistema di amplificazione, per intenderci se l’interferenza sugli apparati di ricezione sarà causata da una risonanza del montante di discesa dell’impianto di ricezione, oppure per interferenze causate direttamente dal terminale mobile al televisore.
Nel valore aggiunto che potete apportare agli operatori telefonici potrebbe esserci anche lo sviluppo di una rete di accordi commerciali per la distribuzione di filtri da installare sugli impianti di ricezione? Noi produciamo sistemi d’antenna e componenti passivi complementari ma non per il mercato consumer, per cui difficilmente potremo avere una parte attiva in questo mercato qualora la distribuzione dei prodotti venga effettuata per esempio dalla grande distribuzione. Potremmo invece avere un ruolo importante nella fornitura di questa linea di prodotti ad eventuali reti di antennisti autorizzati agli interventi. In modo che gli operatori telefonici, al momento del bisogno, potranno trovare sul mercato una risposta strutturata: se ci si lasciasse guidare dall’emergenza, e si scegliesse una soluzione “mix and match”, con i diversi elementi non coordinati fra di loro, probabilmente i risultati sarebbero ben diversi da quelli attesi.
Andrà montato sul centralino o su ogni singolo ricevitore? Come dicevo, dovrà essere utilizzato solo nei casi estremi, qualora il primo sistema di filtro sul centralino non dovesse rivelarsi sufficiente; andrà allora montato in serie al primo filtro, e ne verrà prodotta una versione con fattore di forma per montaggio a centralino. Se avrà la funzione di ridurre i disturbi che verranno introdotti a valle del centralino, andrà invece montato sul singolo ricevitore.
Dove è stato curato lo sviluppo dei prodotti che proponete? Il prodotto professionale, da montare sulle stazioni radio base (BTS) è stato sviluppato da Kathrein su nostre indicazioni: all’estero è veramente raro trovare occupato il canale 60, per cui gli sviluppi dei prodotti filtranti tengono conto di specifiche meno performanti. Nel caso del mercato italiano è stato invece necessario sviluppare un prodotto dalle caratteristiche estreme, ma siamo particolarmente soddisfatti del risultato perché avendo affiancato Kathrein nello sviluppo sappiamo che il prodotto è pensato per soddisfare fin dall’origine le necessità del nostro mercato. I due prodotti “consumer”, da montare all’ingresso del centralino di antenna o del ricevitore, sono stati direttamente sviluppati da noi, e saranno venduti con il marchio SIRA. Qual è il messaggio che volete lanciare alla vostra tradizionale clientela nel mercato broadcasting? SIRA sta proseguendo lo sviluppo di prodotti sempre più performanti per il mercato broadcasting: una delle ultime novità è un ibrido multi section per alta potenza. Vorremmo però far sapere che SIRA fa anche altri tipi di prodotti, per esempio articoli che pur essendo proposti nel mercato consumer andranno a risolvere i problemi di crescita di un nuovo servizio della telefonia mobile con la garanzia di non creare disturbi a quella che è la ricezione dei canali televisivi broadcasting. Un perfetto esempio di vera sinergia. (D.M.)
Saranno elementi passivi od attivi? Tutti passivi, semplicissimi da montare. Gli operatori telefonici avranno una parte attiva nell’installazione di questi oggetti? Credo proprio di no. Da parte nostra cercheremo di offrire loro tutta l’assistenza di cui
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Alternative al GPS per reti SFN: RAS e Net Insight ne hanno realizzata una perfetta Fino a pochi mesi fa erano tutti convinti che del GPS non se ne potesse fare a meno. Poi si viene a sapere che di reti SFN DVB-T che fanno a meno del GPS ce ne sono già, eccome. E alcune ce le abbiamo proprio in Italia. Hanno rinunciato al GPS quattro anni fa. Peccato che non lo sapesse (quasi) nessuno. Siamo allora andati alla scoperta di una piacevole realtà. Appena ci siamo avvicinati ci è venuto da pensare a uno slogan di tanti anni fa. Isn’t it nice when things just work?
Era la fine del 2010, e qualcuno ha iniziato a farsi delle domande: ma davvero il GPS è un male (così) necessario? Non parliamo del GPS in quanto tale, ovviamente, ma della necessità di installare presso tutti i siti trasmittenti delle reti DVB-T a singola frequenza uno o più sistemi di ricezione GPS, a cui affidare in sostanza la ricevibilità dei segnali di ogni operatore. Anche noi di Broadcast&Production abbiamo buttato la nostra benzina sul fuoco (ad esempio con la rubrica “Osservatorio Switchoff” pubblicata sul numero 3 del 2011). Poi, lo scorso mese di maggio, il culmine del percorso: Rai Way e l’Università Tor Vergata organizzano un seminario dedicato allo stato dell’arte delle tecnologie alternative o complementari al sistema GPS per la distribuzione di segnali di sincronismo, e anche in questa iniziativa il nostro giornale ha creduto molto (si veda il report completo sul numero 4/2011). A questo seminario la platea viene a sapere che di reti SFN DVB-T che fanno a meno del GPS ce ne sono già, eccome. E alcune di queste, fra l’incredulità e lo stupore generali, ce le abbiamo proprio in Italia. Sono le quattro reti della RAS, l’azienda di Bolzano che diffonde sul territorio dell’Alto Adige programmi radio e televisivi in lingua tedesca (www.ras.bz.it). Gli addetti ai lavori sanno bene che le reti RAS, radio o
TV che siano, sono considerate esemplari per la qualità di copertura e del servizio; se proprio loro decidono di percorrere una strada controcorrente, vale sicuramente la pena di approfondire il discorso. La sede RAS è a Bolzano, in una palazzina molto discreta. Ci arriviamo in una mattina piovosissima, di vero autunno. Johann Silbernagl, Direttore Tecnico di RAS, riassume con rara efficacia l’intera questione: “Agli inizi del digitale terrestre usavamo anche noi i GPS su ogni sito, ma non ci davano la stabilità che volevamo. Allora abbiamo cercato per le nostre reti SFN un sistema migliore del GPS, e lo abbiamo trovato. Adesso tutti i trasmettitori DVB-T e DAB funzionano in SFN senza essere collegati a ricevitori GPS: e la rete è più stabile di prima”. Questa proprio non ce l’aspettavamo. Mentre i broadcasters vedono il GPS come il dato di fatto per esercire le reti SFN, ma al contempo si interrogano sulla possibile esistenza di soluzioni “complementari” o “di rincalzo” al GPS, principalmente per ragioni di ridondanza, RAS ha rinunciato al GPS perché lo considera poco performante. Abbiamo fatto trecento chilometri sotto la pioggia battente di fine ottobre per arrivare a Bolzano e, dopo l’acqua presa per strada, ora ci becchiamo questa doccia fredda. Cerchiamo di capire meglio. Hugo Moroder è il responsabile RAS per la rete di distri-
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B. Wikerstal (Net Insight) e H. Moroder (RAS) buzione e per lo sviluppo e la realizzazione del sistema televisivo DVB-T. Ha quella piacevole immediatezza che è tipica della gente abituata a risolvere i problemi in prima persona.
L’intervista esclusiva Signor Moroder, ci delinei le caratteristiche principali di RAS. La rete RAS è composta da circa 110 siti trasmittenti distribuiti in tutto l’Alto Adige: assicuriamo la diffusione di 4 mux DVB-T, 3 mux DAB e di 4 reti FM. Per alimentare i trasmettitori con i contenuti da diffondere utilizziamo una rete di ponti radio. La rete principale di distribuzione è un anello 2xSTM-1 che “gira” per tutto l’Alto Adige. Oltre all’anello ci sono poi le diverse “foglie” verso le valli laterali. Abbiamo iniziato a costruire la nostra rete di distribuzione diversi anni fa, e abbiamo realizzato una prima parte di rete (12 siti) con tecnologia ATM. Ma ci siamo accorti subito che •
la tecnologia ATM era piuttosto complessa e non dava la flessibilità che era richiesta. Inoltre per una azienda piccola come la nostra era anche molto complessa da gestire, anche per la necessità di trovare interfacce e tributari specifici per i segnali che dovevamo gestire, fra cui i nuovi segnali ASI per i canali video digitali. Ci aspettavamo di entrare immediatamente nel vivo del tema GPS, invece capiamo subito che il discorso si fa (se possibile) ancora più interessante. Che soluzioni avete allora considerato? Abbiamo iniziato una ricerca di mercato, e abbiamo trovato il prodotto Nimbra di Net Insight, che sembrava perfetto per noi: a noi servono interfacce ASI per il DTT, E1 per il DAB, e connessioni IP per i diversi sistemi di gestione di rete. Nimbra aveva tutti questi tipi di interfacce, e inoltre permetteva facilmente di effettua-
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re il punto-multipunto, che con l’ATM era molto più complesso fare. Sulla carta il Nimbra prometteva di gestire e sfruttare la capacità complessiva della rete in modo molto efficace, ma al contempo molto semplice e con una grande affidabilità. Gli avete creduto sulla parola? No, abbiamo fatto un progetto pilota, abbiamo installato per
alcuni mesi due Nimbra, abbiamo fatto tutti i test e abbiamo visto che era proprio l’apparato per noi. Pensi che dopo un training di una settimana riuscivamo già a fare tutto da soli. Avevamo considerato anche degli switch ATM, ma sia per i costi che per la flessibilità non erano la soluzione giusta per noi. Quindi la scelta del vostro sistema di rete non è stata
fatta per trovare una alternativa alla sincronizzazione delle reti SFN. Il sistema Time Transfer che distribuisce il segnale di sincronismo non era disponibile all’inizio, quando abbiamo adottato il sistema Net Insight: era il 2006, la scelta del Nimbra è stata fatta per rispondere alle nostre esigenze di ottimizzare la gestione e la capacità disponibile della nostra rete. Per i sincronismi usavamo quindi il GPS, però non eravamo soddisfatti della sua precisione. Non eravate soddisfatti del GPS (con stupore-NdR)? Agli inizi utilizzavamo dei GPS da laboratorio, strumenti di elevatissima precisione, che per ragioni di affidabilità sono completamente ridondati all’interno. Per cui, in assenza di guasti, avevamo disponibili due segnali in uscita, elaborati a partire dalle stesse infrastrut-
ture e coordinate di installazione; ebbene, già misurando lo sfasamento fra questi due segnali, provenienti da due apparati nominalmente identici, abbiamo riscontrato delle differenze, che sono minime in condizioni normali, ma di tanto in tanto si verificava uno “scalino”: uno sfasamento fra i segnali di sincronismo generati da due apparati che non avevano ragione di performare diversamente. Ovviamente lo stesso sfasamento si sarebbe verificato fra il sincronismo utilizzato dal sistema di Head-End per inserire i riferimenti SFN e ogni trasmettitore che avrebbe dovuto diffondere quel segnale in modalità SFN. Ancora più grave: non ho nessun allarme che mi avvisa di quando si è verificato lo “scalino”. Lo sapevamo anche noi, ma fa piacere che anche altri, ripetendo le ricerche, abbiano ottenuto gli stessi risultati.
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Avete verificato anche cosa succedeva fra il segnale di sincronismo rilevato in una sede e quello rilevato da un altro apparato in una sede distinta? Si, abbiamo installato un ricevitore GPS da laboratorio presso la nostra sede centrale, e abbiamo distribuito il segnale 1pps generato da questo attraverso la nostra rete. Siamo quindi andati in diversi siti dove era installato un GPS autonomo, sempre di elevatissima qualità e abbiamo confrontato lo sfasamento reciproco fra il segnale 1pps ricevuto in loco e quello ricevuto dalla nostra sede con un oscilloscopio di elevatissima precisione. Stesso risultato di prima. Una nota: il Sig. Moroder ci ha indicato anche marca e modello dei ricevitori di cui ci parla, e alcuni li abbiamo anche visti installati negli armadi. Non li citiamo esplicitamente perché riteniamo che questa informazione non aggiungerebbe valore ai dati esposti, ma vi possiamo assicurare che si tratta di prodotti di qualità (e costo) indiscutibili, al di sopra di ogni possibile obiezione. Avevamo già installato il sistema Nimbra, di cui eravamo molto soddisfatti. Dai contatti che avevamo, sapevamo che Net Insight stava sviluppando una soluzione per distribuire anche i segnali di tempo e frequenza attraverso le reti. Li abbiamo chiamati. Sono
venuti a fare test presso di noi, e abbiamo paragonato il loro sistema rispetto al GPS. La prima versione non dava i risultati che ci saremmo aspettati, e anche i tecnici Net Insight hanno verificato con noi questa prestazione ancora non del tutto soddisfacente. Ma per noi era una opzione molto interessante. Abbiamo chiesto a Net Insight di impegnarsi a sviluppare una versione più performante, e forse anche grazie al nostro interessamento e alle nostre prove hanno sviluppato una seconda versione. L’abbiamo messa in campo e abbiamo verificato che fra un sito e l’altro le differenze di sfasamento erano inferiori a quelle che si riscontravano utilizzando due apparati GPS diversi.
In alto: Nimbra 360 con Time Transfer. Sotto: Nimbra 680
Come funziona? La nostra rete SFN precedente, al pari di quelle comunemente implementate in Italia, prevedeva un sistema GPS centrale nella sede di Bolzano che forniva i riferimenti all’SFN Adapter della catena di Head-End. In ogni sito trasmittente, poi, un ricevitore GPS indipendente forniva i riferimenti tempo/frequenza al trasmettitore asservito. Con il sistema Net Insight, invece, alla piattaforma Nimbra installata presso la nostra sede centrale arriva il riferimento 1pps e 10 MHz, e da qui viene distribuito ai vari nodi. Dalla sede di
Bolzano partiamo con due linee, una verso monte Penegal e una seconda (per ridondanza) va a Pretonico, e da lì si inseriscono sull’anello principale, che tra l’altro tocca tutti i siti più importanti. A Bolzano abbiamo installato un GPS da laboratorio, ed in altri tre siti ho lo stesso ricevitore GPS: il segnale di questi quattro ricevitori viene costantemente distribuito sulla nostra rete. A seconda delle circostanze e dei parametri di rete uno di questi quattro farà da master. Sulla postazione “master”, in caso di guasto al sistema GPS il ripartitore commuta su uno dei segnali di tempo/frequenza disponibili sulla rete, e imposta automaticamente il relativo ricevitore GPS per il funzionamento master. Nel caso Net Insight abbiamo quindi lo stesso segnale master che viene distribuito a tutti i trasmettitori, e globalmente la rete diventa più sincrona. Le differenze sono dell’ordine dei 40 nanosecondi. Quindi i trasmettitori non solo collegati ad un ricevitore GPS locale?
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No, in ogni sito trasmittente il corrispondente apparato Nimbra ricava dalla rete il segnale tempo/frequenza (1PPS e 10 MHz) e lo rende disponibile per tutti gli apparati di stazione. Ma avrete nei siti un GPS, almeno per ridondanza… No, anzi in alcuni siti dove agli inizi c’erano (li usavamo prima di installare il sistema Time Transfer) li abbiamo tolti, oppure con l’obsolescenza non li abbiamo sostituiti. La doccia fredda è completa. È quasi disarmante ascoltare le parole di Moroder, tanto è limpida la consecutio fra una considerazione e la successiva, fra un problema e la sua soluzione, con un rapporto causa/effetto che ci causa, lo dobbiamo dire, profonda invidia: ecco la sensazione “Isn’t it nice when things, just, work?” Avete cercato un sistema alternativo al GPS unicamente per ricercare una migliore precisione o anche perché eravate preoccupati da possibili fenomeni di interferenza o comunque
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indisponibilità dei segnali GPS? Avevamo avuto esperienze con la rete DAB (sono più di 15 anni che è in esercizio), e anche lì in assenza di alternative utilizzavamo i GPS. Però si saturavano, si guastavano, o c’era così tanta interferenza che alla fine per ottenere la stabilità che volevamo eravamo costretti ad installarli in posti strani, tipo sotto i tetti, in modo che “vedessero” i satelliti ma non venissero investiti dai segnali della diffusione: in più, con i sistemi GPS andavano acquistate ed installate anche le antenne, come dicevo in posti a volte complicati da raggiungere, e per avere una buona affidabilità bisognava installare in tutti i siti due sistemi con due antenne diverse, e anche alla seconda bisognava trovare un posto adatto… Col sistema che usiamo adesso, le antenne GPS semplicemente non ci sono più. Ne avete parlato con altri broadcaster? Sono stati qui i maggiori operatori nazionali, e abbiamo mostrato loro volentieri il nostro sistema, non per fare pubblicità. Ma perché eravamo e siamo convinti che fosse la soluzione ideale per un broadcaster, e anche la più conveniente dal punto di vista dei costi complessivi: è già dotato di tutte le interfacce che servono in questo mondo, non serve acquistare interfacce e tributari di nessun genere, e quando lo abbiamo acquistato il costo rispetto ad un apparato tradizionale con due interfacce ASI bidirezionali il costo era paragonabile al sistema Nimbra. In più i consumi energetici e gli ingombri sono molto favorevoli al sistema Net Insight. ha una facilità di installazione e gestione sorprendente, e con il sistema Time Transfer rende già disponibile il segnale di sincronismo attraverso la stessa infrastruttura che trasporta il segnale da diffondere.
Quante persone servono per il management di tutta la rete? Quattro persone in totale. Dal punto di vista dell'operatività, una per turno. Ci rimane un dubbio. Ma trasportare il segnale di tempo/frequenza sulla rete non diminuisce la capacità utile per i contenuti? Forse, ma non ce ne accorgiamo: con la piattaforma Nimbra posso allocare la capacità a piacere, con una granularità di 0,5 Mb, e su un collegamento STM-1 posso trasmettere fino a 147 Mb. Per un broadcaster può significare poter trasmettere anche 1 mux in più, a pari di capacità lorda disponibile sulla rete. Il giorno della nostra visita a Bolzano era in corso una gara per i trasmettitori DVB-T, e
H. Moroder e J. Silbernagl(RAS) davanti alla piattaforma di head end DVB-T tutti i costruttori di trasmettitori che ben conosciamo erano al piano di sopra. Incontrandoli per le scale ci è sembrato di essere a casa. Per certi altri aspetti, invece, ci sentivamo molto lontani. Sig. Moroder, come fa a far
sembrare tutto così semplice? Siamo una piccola azienda di 25 persone, e io sono il responsabile dell’implementazione DVB-T; ho quindi dovuto seguire tutti gli aspetti, distribuzione, contribuzione, trasmissione, e fare in modo che i vari elementi della catena
RAS RUNDFUNK-ANSTALT SUEDTIROL La RAS (Radiotelevisione Azienda Speciale, oppure Rundfunk-Anstalt Suedtirol) è un’azienda provinciale con personalità giuridica propria e amministrazione autonoma. La RAS è stata istituita l'anno 1975 quale servizio pubblico radiotelevisivo della Provincia di Bolzano e come tale svolge un compito di pubblico interesse. Primo compito istituzionale della RAS è la diffusione in Alto Adige dei programmi radiotelevisivi provenienti dall’area culturale tedesca e ladina. In tutta la provincia di Bolzano vengono diffusi i quattro programmi televisivi ORF1, ORF2 e ZDF, lo SF1 nella parte occidentale del territorio provinciale e l’ARD nella parte orientale. Inoltre si ricevono in tutta la provincia anche i programmi radiofonici dell’ORF Ö1, Ö2, Ö3, il programma della SRG Radio Rumantsch nelle valli ladine e in Alta Val Venosta. Vengono anche irradiati in tecnica digitale (DAB = Digital Audio Broadcasting), in tutto il territorio provinciale, i programmi radiofonici Ö1, Ö2Radio Tirol, Ö3 come anche FM4, Radio Rumantsch, RadiJojo e i programmi radiofonici del Bayerischer Rundfunk Bayern1, Bayern2, Bayern3, Bayern4Klassik e B5aktuell. Già nel 1974 sono state stipulate apposite convenzioni fra la Provincia di Bolzano e gli enti radiotelevisivi pubblici ORF, ZDF, SRG e ARD, con le quali questi ultimi mettono i loro programmi gratuitamente a disposizione per la diffusione nel territorio provinciale. I segnali di questi programmi vengono trasportati dai paesi di origine tramite le stazioni ricetrasmittenti Patscherkofel e Cima Capra (Val Sarentino) all’impianto principale Penegal e da qui poi distribuiti attraverso una rete ricetrasmittente ampiamente ramificata in tutto il territorio provinciale. La messa in onda è diretta e integrale, per cui, p.es., tutte le trasmissioni del programma ORF 1 si ricevono in Sudtirolo in contemporanea alla diffusione in Austria ed integralmente (compresa la pubblicità). Gli impianti della RAS vengono inoltre utilizzati per altri servizi di pubblico interesse come protezione civile, polizia, guardia di finanza, esercito, telefonia mobile ecc. e dal 1999 anche dalle emittenti private. Primo in Italia, su incarico della Provincia ed in collaborazione fra RAS, RAI, Bayerischer Rundfunk e Ministero delle Comunicazioni in Sudtirolo nel 1999 è stato attivato la trasmissione digitale DAB. Conta su di un organico di circa 25 persone, e cura esclusivamente in proprio l’installazione, l’esercizio e la manutenzione dei propri impianti.
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potessero lavorare insieme. Non sono solo scatole, sono parti di un sistema, se le scatole funzionano perfettamente ma il sistema non va, era facile accorgersene…
In automobile? “No, con l’autobus fino a Ponte Gardena, e poi da lì con il treno fino a Bolzano. È più comodo che con l’automobile”.
Una curiosità conclusiva: il suo cognome è molto diffuso nella zona di Ortisei. “Si, sono nato lì, e abito ancora lì. Tutti i giorni vengo a lavorare a Bolzano.”
Isn’t it nice when things, just, work? E se non ricordate la citazione, basta che cerchiate su YouTube il video “Honda - When things just work”…
NIMBRA E NET INSIGHT La piattaforma Nimbra si inserisce al livello più elevato di infrastrutture di trasmissione esistenti o da realizzare. È una sistema che permette di allocare liberamente la banda disponibile sull’intera rete, con una granularità minima di 0,5 Mbit e gestione delle priorità dei flussi, con possibilità di creare percorsi protetti, alternativi e ridondanti. Include nativamente praticamente tutte le interfacce utilizzate nelle reti di telecomunicazioni e televisive, fra cui ASI, SDI, HD-SDI, AES-EBU, E1/T1, E3/DS3, STM-1/OC-3, 10/100/1000 Base-T e GbE. La piattaforma Nimbra viene utilizzata in un gran numero di reti, inclusa la rete DTT di Telenor (Norvegia), una delle più estese al mondo. Il sistema Time Transfer permette di distribuire attraverso le reti esistenti i segnali di sincronismo 1PPS e 10MHz, consentendo una reale alternativa all’installazione in campo di sistemi di sincronizzazione locali. Contemporaneamente al servizio di distribuzione televisiva, la piattaforma Nimbra può gestire sui medesimi collegamenti servizi di contribuzione per radio e TV, dorsali di comunicazione, trasporto reti IP per telegestione, telecontrollo e trasmissioni dati. Net Insight è stata fondata nel 1997, ha più di 100 dipendenti a Stoccolma, Singapore e Stati Uniti. Per ulteriori informazioni: www.netinsight.net
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Orion/gt: la voce della chiesa vola nell’etere Potremmo definirlo “l’ovetto di Colombo” che risolve un problema per migliaia di utenti. Il problema all’origine è stato: come posso far sì che anche le persone con difficoltà motorie o impedimenti, anche temporanei, possano comunque vivere la vita comunitaria? Marco Pieretti ha proposto la soluzione! Nei decenni scorsi molti preti avevano risolto la questione del comunicare ai propri fedeli creando delle vere e proprie radio in FM. Radio che negli anni hanno vissuto un’evoluzione tale per cui oggi andiamo dalla realtà principe della radiofonia devozionale, a livello mondiale, che è Radio Maria, sino alle centinaia di radio locali, per lo più comunitarie, che con sempre maggiore affannno assolvono al loro compito. Da circa 7 anni la Orion/gt di Marco Pieretti offre ai Parroci un’alternativa certamente più semplice da gestire, non meno efficace in termini pastorali, per permettere a tutti i devoti che abbiano difficoltà a raggiungere il luogo di culto, di vivere comunque via etere in modo comunitario gli appuntamenti liturgici. Questa soluzione si chiama “Comunicatore Parrocchiale”.
Il sistema si compone di: - una trasmittente omologata Ministero delle Comunicazioni che opera in banda larga a modulazione di frequenza su bande omologate completa di un antenna che viene collocata in un punto alto della Chiesa. - un certo numero di riceventi (a seconda delle esigenze della Parrocchia) che possono essere alimentate a batterie o con alimentatore a 12 Volt, dotate di regolazioni di volume, sintonia e toni oltre ad un altoparlante di diffusione, e provviste della marchiatura indelebile ed inamovibile degli estremi di omologazione del Ministero delle Comunicazioni, obbligatoria per legge. Tali ricevitori sono
compatti ed eleganti e, per via della forma (vedi la foto sottostante) sono stati soprannominati “ovetti”.
Sistema ben collaudato In Italia Orion/gt ha già installato circa 200 sistemi, in soli sette anni. Se pensiamo che in media ogni sistema viene utilizzato da circa un centinaio di famiglie, ad oggi ci sono circa 50mila utenti finali che possono seguire la vita spirituale della loro comunità grazie a questa soluzione!
Ovetto senza sorprese Il ricevitore, o “ovetto” che dir si voglia, è un apparato
“Ovetto” ricevitore
Il Comunicatore Parrocchiale
Costo accessibile , installazione facile
Il sistema “Comunicatore Parrocchiale” garantisce elevata qualità di trasmissione di parole e musica ed è estremamente utile in tante occasioni, come ad esempio i servizi e le funzioni liturgiche (Santa Messa, incontri di preghiera, matrimoni, dibattiti, comunicati di servizio urgenti ed utili per la comunità). Questa tecnologia opera in banda larga a modulazione di frequenza ed è omologata dal Ministero delle Telecomunicazioni (quindi è perfettamente a norma) . 84 B R O A D C A S T
espressamente ed esclusivamente dedicato a questa funzione: si presenta elegantemente come una piccola cassa acustica con un design accattivante, dispone di un tasto on/off, di un tasto per il volume e una rotellina atta ad effettuare il fine tuning per compensare eventuali leggere discrepanze di sintonia e ottenere una ricezione impeccabile. L’oggetto può essere collegato alla presa elettrica a 220V, ma con batterie (anche ricaricabili) può diventare un ricevitore usabile all’esterno. Certo ilc osto del ricevitore è sensibile, in quanto oggetto prodotto su piccola scala e dedicato allo specifico compito, però la sua funzione è così preziosa per l’utente da non rappresentare un vero ostacolo all’acquisto. E rappresenta un ottimo ed originale dono, magari per i “nonni”, da fare, per esempio, in occasione delle festività.
Venendo a parlare di costi, possiamo dire, in linea di massima, che un impianto radio base per la trasmissione del servizio può partire da circa 5mila euro, inclusivo dei primi 20 ricevitori domestici. Successivamente, ogni ricevitore costa circa 50 euro. In termini di installazione della trasmittente, se non ci sono pretese insolite o circostanze logistiche anomale, dall’ordine comemrciale all’entrata in servizio dell’impianto passano circa 24 ore. L’impianto per sua &
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può in qualche modo “seguire” almeno dal punto di vista audio la processione stessa). Infine tale sistema può diventare un canale di animazione pastorale, coinvolgendo giovani o adulti per produrre contenuti audio che poi possono essere diffusi in diretta o registrati.
Orion/gt si presenta
breve tempo, il suo entusiasta impegno, la professionalità e la competenza lo hanno posto ai vertici dell'azienda sino a divenirne titolare, nel gennaio 2004. Costantemente al passo con i tempi, Orion/gt si avvale di innovativi processi di lavorazione, di tecnologie avanzate e sofisticate che consentono progettazione e produzione di alta qualità. Ogni strumento è studiato nei minimi particolari ed è dotato di ottima funzionalità e grande affidabilità nel tempo. Orion/gt ha scelto fin dalla sua costituzione di dedicare tutte le sue risorse alla risoluzione dei problemi acustici all'interno delle chiese, per questo, grazie all'esperienza acquisita e alla continua attività di
Orion/gt è un gruppo storico che guarda al futuro. Nel 1963 fu fondata da Gianfranco Torre, subito avvalendosi delle più avanzate tecnologie. Da allora progetta, produce ed installa sistemi di diffusione sonora nelle chiese. L'esperienza maturata in questi decenni ha portato Orion/gt ad essere leader nel settore, con una struttura tecnica d'avanguardia. Il nipote Marco Pieretti, titolare Orion/gt di Torre, Marco Pieretti, ha dato altro slancio al gruppo, che ha ampliato la schiera dei suoi collaboratori assumendo personale altamente qualificato. Dopo essersi laureato presso l'università Bocconi di Milano, Marco Pieretti, ha iniziato ad occuparsi della Orion/gt, ricoprendo la carica di amministratore delegato. Nell'arco di
innovazione, il suo staff è in grado di soddisfare l'esigenza di ogni ambiente liturgico con soluzioni personalizzate e tecnologicamente avanzate. Il personale tecnico, rispettoso dell'ambiente nel quale opera e sensibile ad ogni esigenza liturgica, installa con precisione ogni sistema, esaudendo qualsiasi richiesta dell'utilizzatore. Particolare da sottolineare la competenza specifica per l’installazione dei trasmettitori del Comunicatore Parrocchiale: Stefano Barzaghi opera in prima linea e garantisce un servizio efficace e puntuale, consentendo la massima tranquillità per ogni tipo di installazione. Info: www.oriongt.it
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natura è pensato per prevenire qualsiasi fastidio gestionale: ogni elemento è sovradimensionato, realizzato ed installato ad arte, proprio per non dover necessitare di manutenzioni ordinarie. In ogni caso Orion/Gt offre una seria disponibilità al pronto intervento per qualsiasi esigenza: di certo non serve trovare alcun manutentore in loco. Nella sua semplice efficacia, va quindi detto che questo sistema “va da sé” e una volta avviato, nella sua configurazione di base, ogni volta che si accende l’impianto di amplificazione in chiesa esso avvia la sua trasmissione verso i ricevitori. Le dimensioni compatte del trasmettitore fanno sì che possa essere installato senza problemi in un qualsiasi punto della chiesa, o del campanile o comunque in prossimità dell’antenna trasmittente. Eventuali collegamenti possono andare dalla parrocchiale al punto di emissione, ma anche, p.es. dall’oratorio o da altri centri nevralgici della struttura della Parrocchia (p.es. la redazione del giornale locale) verso il sistema di trasmissione. Poi con un sistema mobile è possibile la radiodiffusione delle processioni (e quindi anche chi fosse limitato nella mobilità
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INDICE INSERZIONISTI
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Azienda
pag.
Azienda
pag.
3G Electronics
pag. 51
IRTE
pag. 69
ABE
III cop.
Italtelec
pag. 57
Advanced Telecom Systems pag. 63
JVC
pag. 15
APW
pag. 85
Leading Technologies
pag. 43
Belco
pag. 45
Lemo
pag. 35
Blackmagic Design
pag. 5
Lupo Light
pag. 11
BLT
pag. 13
M. Casale Bauer
pag. 67
Broadcast Solutions
pag. 49
Movie People
pag. 83
Canon
pag. 9
M-Three Satcom
pag. 73
Cartoni
pag. 41
M-Three Satcom
I cop.
Celte
pag. 55
Net Insight
pag. 29
D1 Group
pag. 23
Network Electronics
pag. 37
DB Elettronica
II cop.
NewTek
pag. 7
Diem Technologies
pag. 25
Prase
pag. 65
Elber
pag. 59
Rohde & Schwarz
Inserto
Electrosys
pag. 61
Sachtler
pag. 19
Elettrica 2000
pag. 47
Screen Service
IV cop.
Elle Erre Elettronica
pag. 85
Sira
pag. 75
Elpro Video Labs
pag. 31
Sitel
pag. 53
Eurotek
pag. 81
SM di Stillitano
pag. 17
EVS
pag. 27
Telsat
pag. 71
Exhibo
pag. 39
Vector
pag. 79
Gestitel
pag. 77
Video Progetti
pag. 21
Innovaction
pag. 33
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E D I Z I O N E I TA L I A N A D I R A D I O W O R L D & T V T E C H N O L O G Y
ROHDE&SCHWARZ PUNTA ANCORA PIÙ IN ALTO
I nuovi trasmettitori Rohde&Schwarz THU9 riscrivono le regole del gioco Una nuova generazione di trasmettitori di elevata potenza alla conquista del mercato con il massimo dell’efficienza ed il massimo delle prestazioni Rohde&Schwarz ha deciso di puntare tutto sull’efficienza. Per progettare e sviluppare la nuova famiglia di trasmettitori UHF di alta potenza R&S®THU9, il primo esempio della nuova generazione di trasmettitori R&S®Tx9, l’efficienza dell’intero sistema è stata studiata e ottimizzata in tutti i suoi diversi aspetti. Efficienza intesa come economia, ottimizzazione, facilità di uso, flessibilità e modulabilità. Economia di gestione, di consumi e di manutenzione, grazie all’efficienza nelle performances, alla progettazione tesa a garantire la durata almeno decennale degli impianti, e alla qualità della componentistica che si traduce in minore necessità di manutenzione. Ottimizzazione dello spazio occupato da questa apparecchiatura, raggiunta attraverso un eccellente rapporto potenza/impronta al suolo. Facilità di uso grazie all’utilizzo di pannelli touchscreen, che rendono le operazioni estremamente intuitive, sia per tecnici esperti sia per quegli operatori che utilizzano solo raramente questo apparato. Flessibilità e modulabilità: il progetto utilizza criteri di avanguardia, sia nella strategia di configurazione per gli impieghi attuali, sia per future espansioni, riducendo le necessità di elevati investimenti per i futuri aggiornamenti. Il livello della tecnologia si è ulteriormente alzato con
Fig. 1
quest’ultima generazione di trasmettitori (la nona ormai della sua storia) a firma Rohde&Schwarz. Lo slogan che li accompagna, “efficienza alla quinta potenza (E5)” riassume tutte le nuove caratteristiche: (1) massima efficienza energetica, (2) risparmio di spazio, (3) elevata efficienza operativa, (4) facilità di manutenzione e (5) risparmio economico sugli investimenti futuri.
considerazione dagli operatori. Per questo motivo, proprio l’efficienza energetica (intesa in tutti i suoi aspetti) ha costituito l’obiettivo principale per la progettazione della nuova serie di trasmettitori R&S®THU9 (fig. 1), ed i risultati ottenuti sono stati di assoluta eccellenza: i trasmettitori, grazie alle numerose innovazioni introdotte, raggiungono un’efficienza del 28% (misurata quando l’apparato lavora secondo lo standard COFDM), ed arrivano al 30% operando con standard ATSC. Nel calcolo di questi valori sono stati considerati anche i consumi del sistema di raffreddamento, un fattore chiave per l’efficienza energetica. Il cuore del trasmettitore, l’amplificatore R&S®PHU901 (fig.2), si basa su transistor di potenza LMDOS di ultima generazione, alimentati da una tensione di 50V. Un circuito specificamente disegnato e ottimizzato consente la massima efficienza e stabilità dei semiconduttori in ogni condizione di lavoro. La rete di coupling dei segnali a radiofrequenza che segue i transistor è stata progettata a componenti discreti, ed è stata via via ottimizzata fino ad introdurre una attenuazione del segnale estremamente ridotta, aumentando così in modo significativo l’efficienza del sistema. L’obiettivo di ridurre al
Fig. 2
Il risparmio è continuo negli anni grazie all’alta efficienza energetica Per gli operatori di rete, la maggior parte dei costi di esercizio legati al ciclo di vita dei trasmettitori di alta potenza è riconducibile al costo dell’energia di alimentazione degli apparati: questo è dunque un parametro di cruciale importanza, ed è quindi tenuto in grande
minimo l’attenuazione del segnale ha guidato anche il progetto dei combinatori di potenza e dei filtri di uscita. L’incremento dell’efficienza si è ottenuto non solo attraverso l’ottimizzazione della progettazione hardware dell’apparato, ma anche attraverso lo sviluppo di nuovi sistemi per il processamento del segnale e per il controllo dell’intero sistema.
Potenza concentrata e funzionalità integrate: gli ingredienti per il trasmettitore compatto
rispettivamente in standard ATSC oppure in trasmissione per la TV analogica. Questo è il primo trasmettitore sul mercato a presentarsi con un tale livello di potenza per rack. L’immediata conseguenza di una densità di potenza così elevata è un ingombro dell’apparato ridotto ai minimi termini, e quindi si riducono di conseguenza gli eventuali costi di ospitalità nei siti trasmittenti. In caso di siti di proprietà, invece, rimane molto più spazio libero per l’installazione di altri apparati, riducendo quindi i costi infrastrutturali. Un ulteriore risparmio di spazio è stato ottenuto con l’integrazione di altre funzionalità all’interno dei rack. Si veda ad esempio l’architettura dell’eccitatore R&S®TCE900: questo apparato consente, su richiesta, sia di integrare un sistema GPS per il time reference che di essere alimentato da transport stream trasportati su reti IP. La tecnologia IP, infatti, è molto efficace per la riduzione dei costi, e per questo motivo sta rapidamente guadagnando terreno anche nelle reti broadcast. Questo eccitatore di fatto può essere equipaggiato (sempre a richiesta) con le opportune interfacce per tutti gli standard digitali (in modo da avere una completa ridondanza anche del sistema di alimentazione del transport stream su Gigabit Ethernet), rendendo quindi superflui i diversi gateway esterni IP-to-ASI. Anche questo consente di risparmiare spazio, denaro, e consumi, semplificando inoltre la gestione dei flussi per il telecontrollo ed il monitoring.
L’impiego di transistor di potenza alimentati con una tensione di 50 V ha consentito di aumentare significativamente la potenza di uscita di ogni singolo amplificatore. E grazie all’ottimizzazione degli spazi interni, in ogni rack c’è la possibilità di alloggiare fino a 12 amplificatori, per un totale massimo di 15kW di potenza (quando si lavori secondo lo standard COFDM), elevati fino a 18.5 kW e 30 kW quando si lavori
Un altro elemento costruttivo che è stato oggetto di una grandissima attenzione è il sistema di raffreddamento: in un trasmettitore generico, questo componente costituisce normalmente un ingombro rilevante. Nell’ottica di ottimizzazione seguita da Rohde&Schwarz, quindi, è stato immediatamente deciso che questo sistema meritava un’accurata progettazione, allo
Alimentatori specificamente progettati consentono all’unità di controllo del trasmettitore di adattare automaticamente la tensione di alimentazione dei transistor alle diverse esigenze di lavoro. Con questa caratteristica, e anche grazie all’integrazione di sistema automatico di precorrezione adattativa, l’efficienza del trasmettitore è stata portata a livelli finora mai raggiunti. Anche nella condizione critica in cui al trasmettitore viene richiesta solo una minima parte della potenza di uscita, condizione che tipicamente porta l’efficienza della maggior parte dei trasmettitori a livelli bassissimi, i sistemi di controllo dei R&S®THU9 riescono comunque ad ottenere livelli di efficienza più che rispettabili. Rohde&Schwarz, primo fra tutti i produttori, riesce a mettere sul mercato un eccitatore - il nuovo R&S®TCE900 – che consente di ridurre al minimo il crest factor negli standard COFDM. Questa riduzione è ottenuta mediante l’uso di un sofisticato algoritmo che non interferisce con la qualità della modulazione del segnale. Inoltre, lo stesso algoritmo migliora l’efficienza del 2% circa, un risultato molto apprezzabile se si pensa che viene ottenuto solamente attraverso il software. Nel caso in cui si lavori con lo standard DVB-T2, questo apparato può utilizzare anche la modalità “tone reservation” prevista in questo standard per ridurre il crest factor.
efficienza, questi trasmettitori dissipano meno calore e quindi richiedono scambiatori di calore di minori dimensioni.
Fig. 3
scopo di ridurne quanto più possibile l’ingombro. E grazie al nuovo disegno (fig.3) della pompa di raffreddamento, di minimo ingombro, il R&S®THU9 diventa realmente un trasmettitore compatto. La sua pompa può essere installata a pavimento, oppure sovrapposta ad un’altra unità pompa, fino ad essere, se necessario, addirittura integrata nel rack. La pompa funziona in modalità stand-by attivo, in modo da massimizzare le disponibilità del trasmettitore. La portata del liquido refrigerante è calcolata in base alla configurazione del sistema ed al numero di amplificatori attivi. La velocità delle pompe viene quindi adeguata alla portata richiesta di liquido refrigerante, riducendo così il consumo di energia ed allungando la vita operativa del trasmettitore. Inoltre, grazie alla loro maggiore
standard digitali DVB-T, DVB-T, DVB-T2, ISDB-T / ISDB-TB e ATSC, oltre agli standard DVB-H e ATSC Mobile DTV per la ricezione in mobilità. Ogni Configurazioni standard richiede solamente di specifiche, installare una specifica opzione proiettate nel futuro software, senza alcun intervento I trasmettitori sono un tipo di sui componenti hardware; solo nel apparato soggetto a una caso dello standard ATV è personalizzazione molto spinta: necessaria una scheda plug-in per ogni operatore broadcast richiede le interfacce di ingresso da inserire una serie di specifiche ad hoc per i nell’eccitatore. diversi trasmettitori da impiegare Nel prossimo futuro, molti nella propria rete. Per questa operatori effettueranno il ragione, Rohde&Schwarz ha passaggio dalla televisione lavorato sullo sviluppo di una analogica alla televisione digitale. modularità molto spinta per i Il trasmettitore R&S®THU9 suoi trasmettitori R&S®THU9, rende quest’operazione di una fino al punto che ognuno di essi è semplicità assoluta, in quanto il praticamente costruito a misura suo eccitatore può essere per il singolo cliente. alimentato sia da segnali analogici, Questa flessibilità e modularità sia da segnali digitali. Lo inizia già dall’eccitatore e switchover può essere quindi dall’unità di controllo del effettuato sul sito (con un trasmettitore: la configurazione semplice tasto), in remoto, oppure base del R&S®TCE900 include addirittura programmato. questi due sistemi. Ma con l’uso Le possibili configurazioni di specifiche schede plug-in, includono non solo trasmettitori l’unità base può essere con diversi gradi di ridondanza, configurata come trasmettitore o ma anche sistemi flessibili e eccitatore senza bisogno di modulabili, come la famiglia intervenire sulla MultiTX®, che permette un componentistica. Un solo significativo risparmio di spazio eccitatore può supportare molti nei siti di installazione. standard di trasmissione. E, dal I sistemi MultiTX® sono formati momento che l’unità base è da un massimo di quattro sempre la medesima, gli operatori trasmettitori raffreddati ad acqua di rete possono cambiare la alloggiati nello stesso rack (fig 4), destinazione d’uso di questo e, a secondo del numero di apparato direttamente sul sito. trasmettitori effettivamente L’eccitatore è estremamente presenti, possono essere versatile, e può supportare gli equipaggiati con eccitatori single drive, dual drive o backup. Il Fig. 4 grado di ridondanza del sistema di trasmettitori installato nel singolo rack è determinato dal tipo di configurazione N+1 che Fig. 5
può assumere il sistema. L’unità di controllo R&S®TCE900 assicura il buon funzionamento del trasmettitore e dei suoi accessori: è l’interfaccia verso l’esterno, e, allo stesso tempo, controlla il sistema di raffreddamento. I sistemi MultiTX® sono disponibili per tutti gli standard di trasmissione attuali, e adattati a diversi livelli di potenza. Un esempio di una possibile configurazione è un singolo rack equipaggiato con tre trasmettitori DVB-T2, ciascuno con una potenza di uscita pari a 5.2 kW e con ridondanza backup exciter. Si possono vedere schematicamente in fig. 5 le diverse combinazioni possibili per il sistema. I trasmettitori in configurazione all-in-one integrano tutto quanto è necessario per l’esercizio. Anche in questo caso, le configurazioni possibili sono caratterizzate da un’alta densità di potenza, che si riflette in maggior spazio a disposizione per integrare nel rack direttamente i filtri passa-banda e le pompe di raffreddamento. L’integrazione di questi elementi può essere fatta su sistemi che comprendono fino a quattro amplificatori (nelle taglie di 5.2 kW per lo standard COFDM, 6.4 kW per ATSC and 10 kW per ATV). Esiste inoltre la possibilità di inserire nell’apparato solo la pompa di raffreddamento o solo il filtro passa-banda integrati.
Semplicità e velocità Una gestione del lavoro quotidiano finalizzata all’efficienza e alla riduzione al minimo del numero di errori deve poter contare su di un modus operandi
Fig. 6
semplice e intuitivo. A questo scopo, durante la progettazione di questa famiglia di apparati, Rohde&Schwarz ha tenuto nella massima considerazione le molteplici esperienze in campo raccolte nei vari anni di esercizio dei propri trasmettitori: grazie ad un parco installato particolarmente ampio, ed alle diverse condizioni operative di ogni apparato, queste esperienze assicurano di poter contare su una base di studio estremamente ampia e variegata. Anche grazie a questo contributo, è stato possibile realizzare un sistema di controllo del trasmettitore estremamente chiaro e semplice, che visualizza i dati necessari sulla macchina e sullo stato di questa in modo intuitivo, ed è inoltre estremamente semplice acquisire un’ottima dimestichezza con i comandi del trasmettitore. Il display retraibile del trasmettitore R&S®TDU900 (riprodotto in fig. 6), installato sull’eccitatore di controllo, è l’interfaccia utente di questo apparato. Il touchscreen da 7” scivola fuori al semplice tocco di un dito, e può inoltre essere orientato secondo le necessità del caso. Un altro punto di forza di questa generazione di trasmettitori: le interfacce utente per il controllo locali e da remoto (via web-browser) sono assolutamente identiche, così gli utilizzatori possono lavorare sempre nel medesimo ambiente. Per lo scambio dati sono invece disponibili una connessione USB ed una porta LAN. L’interfaccia utente (fig 7) permette agli utilizzatori di controllare lo status del sistema in un solo colpo d’occhio. Lo schermo presenta uno schematico della struttura del trasmettitore, e permette così di accedere ai parametri dei singoli componenti semplicemente toccando il relativo simbolo sullo schermo. La parte sinistra dello schermo è
dedicata alla visualizzazione delle funzioni più usate, come ad esempio il log degli eventi, le funzioni per lo switchover locale o da remoto, e le specifiche funzioni direttamente legate all’ambiente in cui si sta operando al momento. Un sistema di navigazione nella parte inferiore dello schermo consente agli utilizzatori di cambiare velocemente il parametro visualizzato, passando rapidamene a quello desiderato. Una visualizzazione del tutto nuova è la vista task-oriented, che si viene ad affiancare alla tradizionale vista device-oriented (fig.8). Operazioni che vanno dal semplice monitoring a complesse procedure di commissioning possono essere visualizzate sull’interfaccia grafica utente già scomposte nei loro passi base, così che tali operazioni si possono realizzare nel minor tempo possibile. Per esempio,
l’avviamento del trasmettitore è una procedura guidata: passo dopo passo l’operatore viene accompagnato nella configurazione dei diversi apparecchi e aiutato al momento di assegnare I valori necessari a una serie di parametri oppure di aggiustare i vari set-point.
È un tipico prodotto R&Schwarz: affidabile e di ridottissima manutenzione Gli utilizzatori possono contare sull’affidabilità della famiglia di trasmettitori R&S®THU9. Questi trasmettitori sono stati ottimizzati per un’alta disponibilità e tutti i loro componenti si possono fregiare dell’elevatissima qualità dei prodotti Rohde&Schwarz. I trasmettitori sono stati progettati per durare negli anni, riducendo nel contempo al minimo i costi di manutenzione. Un esempio? Non ci sono ventilatori negli amplificatori, che sono raffreddati esclusivamente a liquido. Il R&S®TCE900 invece ha un
ventilatore speciale, con una durata di progetto superiore a dieci anni.
Riepilogando Rohde&Schwarz con la famiglia di trasmettitori R&S®THU9, ha lanciato un sistema che combina nel modo più efficiente diverse soluzioni per migliorare vari aspetti dell’apparato: un’efficienza superlativa da ogni punto di vista, una estrema flessibilità di configurazione, pronta a recepire anche gli sviluppi futuri, una elevatissima densità di potenza; a tutto questo si aggiunge la possibilità di una personalizzazione anche molto spinta per ciascun utilizzatore. Tutte queste caratteristiche definiscono veramente un nuovo standard per l’efficienza globale di un trasmettitore. Da ultimo, cosa che non guasta, bassi costi di installazione, manutenzione e gestione.
Fig. 7
Fig. 8
SCHEDA DI SINTESI LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLA SERIE THU9 Un’eccellente efficienza. Elevata efficienza del sistema grazie a criteri di progettazione innovativi. Amplificatori di nuova concezione, di alta efficienza. Regolazione della tensione di alimentazione e riduzione del crest-factor. Efficiente sistema di raffreddamento a liquido. Una configurazione flessibile e modulabile. Sistema MultiTX® con trasmettitori multipli e varie configurazioni possibili in un rack singolo. Unità R&S®TCE900: una base che può essere usata come unità di controllo del trasmettitore o come eccitatore. Switchover tra trasmissione analogica e digitale semplificato.
Costi di infrastrutture ridotti grazie al sistema alimentazione su flusso IP del transport steam. Disegno versatile e compatto. La più alta densità di potenza disponibile sul mercato. Il sistema MultiTX® consente fino a quattro trasmettitori singoli su di un unico rack. Trasmettitore integrato con filtri passa banda e pompa di raffreddamento. Sistema di raffreddamento a liquido flessibile e compatto. Semplicità operativa per risposte rapide. Unità operativa ergonomica e user-friendly. Navigazione semplificata con visualizzazioni device-oriented. Menù task-oriented per la formazione del personale operativo.